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SINTESI IN PRIMO PIANO – 26 maggio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Sui migranti Italia respinta dalla Ue ma Draghi non ci sta: “Faremo da soli fino al prossimo Consiglio Ue”.
– Draghi: vacanze, il green pass europeo sarà pronto a metà giugno.
– Il compromesso sulla fine del blocco dei licenziamenti divide la maggioranza.
– Regeni fu seguito per mesi. A giudizio gli 007 egiziani.
– Bielorussia. Volo dirottato, l’Europa isola Lukashenko.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Draghi: vacanze, il pass sarà pronto a metà giugno
Tema: Green pass europeo

Un «prudente ottimismo» sulla situazione epidemiologica in Europa ma «dobbiamo restare vigili» per le varianti. II presidente del Consiglio europeo Charles Michel fa il punto della lotta al Covid al termine del summit straordinario dei leader Ue e sottolinea i «progressi con le vaccinazioni». E la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a dare le cifre: «Questa settimana oltre 300 milioni di dosi saranno state consegnate nell’Ue. Siamo sulla buona strada per ricevere dosi sufficienti per vaccinare il 70% della popolazione adulta entro la fine di luglio». Ma soprattutto: «Questa settimana metà degli adulti dell’Ue avrà ricevuto la prima dose». Poi l’annuncio che per il certificato Covid dell’Ue il sistema informatico sarà pronto il 1° giugno e da metà mese i Paesi membri potranno accedere al sistema. Ma non tutto è definito come ha spiegato il premier Mario Draghi: «II certificato con lo stato di salute dei cittadini europei sarà pronto a metà giugno. Ci sono ancora questioni aperte su cui si dovrà pronunciare l’Ema, in particolare sulla durata di questo passaporto».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bartoloni Marzio 
Titolo: Green pass per locali e ristoranti
Tema: Green pass

Friuli, Molise e Sardegna da lunedì prossimo diventeranno zona bianca e potrebbero essere le prime Regioni a sperimentare l’addio al coprifuoco andie se è molto più probabile che vinca la linea della prudenza che preveda anche l’avvento di una «zona bianca rafforzata» in caso di aumento dei contagi. II “caso Sardegna”, la prima Regione ad entrare in zona bianca addirittura nel marzo scorso dove c’è rimastaperò solo due settimane scivolando poi direttamente In zona rossa, ha fatto scuola e quindi potrebbe prevalere la cautela con l’asticella del coprifuoco che almeno in questa prima fase si potrebbe spostare nelle regioni «bianche» alle 24, mentre nel resto dell’Italia (tutta gialla) resterebbe alle 23 fino al7 giugno, in attesa della eliminazione per tutti dal 21 giugno. Ma si studia anche la possibilità di consentire, sempre in zona bianca, di andare al ristorante senza più limltazioni togliendo il tetto attuale delle 4 persone al tavolo che oggi si può derogare solo se si è conviventi, una scelta necessariaquesta invista dell’estate e dell’arrivo dei turisti a cui rendere la vita più facile.  Sul tavolo c’è l’ipotesi di consentire questa possibilità soprattutto a chi potrà esibire il green pass, il certificato verde già attivo in Italia e forse già da metà giugno anche in tutta Europa, che funzionerà come un “lasciapassare” per chi si è già vaccinato o è guarito dal Covid.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Il retroscena – Tensioni nei partiti in competizione tra loro L’irritazione del premier per i ritardi sull’agenda
Tema: Tensioni nella maggioranza

II potere logora chi non ce l’ha. E siccome i partiti di maggioranza il potere oggi non ce l’hanno, cercano di sintonizzarsi con l’elettorato entrando in competizione con l’esecutivo. Cioè con Draghi. Epperò — come sottolinea un ministro — «questo schema di gioco è vecchio. E quanti lo adottano non si rendono conto che attorno a loro, nel Paese, è cambiato tutto. Prima o poi dovranno svegliarsi». Nell’attesa, il premier deve fare i conti con le manovre delle forze politiche. E l’irritazione maturata negli ultimi giorni non è dettata dalla necessità di trovare dei compromessi, semmai dal fatto che queste azioni tattiche stanno provocando ritardi al ruolino di marcia stabilito per i provvedimenti messi in cantiere. Fonti accreditate del governo ricostruiscono le cause dello scontro sul decreto Sostegni e raccontano che, mentre Lega e Forza Italia si erano mosse per tempo con le loro richieste, il Pd l’ha fatto «solo all’ultimo momento» con il pacchetto sul Lavoro: lo slittamento di un paio di settimane rischia così di ingolfare l’attività del Parlamento e di far saltare il timing per l’approvazione dei decreti e delle riforme.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Geremicca Federico 
Titolo: L’analisi – Lavoro, tasse, ius soli tra Letta e il premier divergenze parallele
Tema: Tensioni nella maggioranza

Ci poteva provare – vien da dire – solo chi mancava dal Pd e dall’Italia da un po’ di anni. Letta ci sta provando: scoprendo, giorno dopo giorno, quante siano le difficoltà. La prima è strategica, anche se non ci si pensa più: ma che rotta si può dare a un partito che ha già perso prima la sua “ala sinistra” (Bersani, D’Alema e gli altri) e poi quella “destra” (Calenda e Renzi)? La seconda è tattica, ed è evidente: ci sono momenti migliori – che stare al governo con Berlusconi e Salvini – per provare una operazione di rilancio già complessa di per sé. La terza, potremmo definirla genetica: la pax lettiana ha già le ore contate, visto che le correnti (“Ho vergogna del nostro dibattito”, le maledisse Zingaretti) stanno ricominciando ad alzare i toni e le pretese. Enrico Letta per ora finge di infischiarsene, come da copione. E a testa bassa batte la sua strada. In verità, quando la rialza per guardarsi intorno, a volte riesce perfino a cogliere immagini che un po’ lo rincuorano. Guarda Matteo Salvini inseguito dalla Meloni, e pensa che non è che poi stia messo così meglio. Oppure osserva Giuseppe Conte, alle prese con una rifondazione della quale non si intravede più il senso: sistemato molto male anche lui. Il panorama, insomma, induce a qualche speranza: fenomeni in giro non se ne vedono.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Pd vs Draghi. Perché? – Pd vs Draghi. Why?
Tema: Tensioni nella maggioranza

La domanda in fondo è semplice: ma che problema c’è tra Mario Draghi e il Partito democratico? La scorsa settimana, come è ormai noto, Enrico Letta ha lanciato un’idea: intervenire sulla tassa di successione per finanziare una dote da diecimila euro da offrire in futuro ai diciottenni. In questi giorni, per commentare la proposta del segretario del Pd (pagare per le successioni che hanno un valore oltre i 5 milioni il 20 per cento anziché il 4 per cento) sono stati offerti diversi spunti di riflessione (ancora tasse, really?) e sono stati offerti diversi numeri utili a giustificare la bontà della scelta (l’aliquota massima di tassazione delle eredità tra genitori e figli in Italia è del 4 per cento; in Germania del 30; in Spagna del 34; in Gran Bretagna del 40; in Francia del 45). Ma tra i molti elementi presenti nel dibattito pubblico ce ne sono alcuni rimasti sottotraccia e che meritano invece di essere  valorizzati per provare a capire la ragione che fa della proposta di Letta un’idea che ha certamente un fine giusto (aiutare i giovani, chi non lo vorrebbe?) ma che parte da alcune premesse sbagliate, pericolose e persino dannose per la vita di un partito come il Pd. Premesse che, dato non irrilevante, ci offrono qualche elemento per rispondere alla domanda da cui siamo partiti: ma che problema c’è tra Mario Draghi e il Partito democratico?
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto – Vitale Giovanna 
Titolo: Il retroscena – Lavoro, ferita nel governo
Tema: Polemiche sul blocco licenziamenti

Sarà molto chiaro Enrico Letta quando, nei prossimi giorni, incontrerà a quattr’occhi il presidente del Consiglio. Gli strappi dell’ultima settimana, sulla dote per i diciottenni e la proroga dei licenziamenti, hanno lasciato il segno. Che però il segretario del Pd non intende far degenerare: una ferita aperta nel cuore del governo comprometterebbe il cammino delle riforme necessarie al Paese. Un pericolo da scongiurare a ogni costo. Questo dirà Letta a Mario Draghi. Senza tuttavia nascondere la difficoltà di tenere insieme le battaglie identitarie di una forza di sinistra. Orlando, preoccupato per le crisi che potrebbero scoppiare nelle prossime settimane soprattutto nelle piccole imprese, pensava di dare una mano ai sindacati e alla loro richiesta di bloccare i licenziamenti fino ad ottobre. Il risultato, pero, è stato opposto. Cgil, Cisl e Uil si ritrovano ora in una situazione di debolezza, rispetto alla Confindustria. Se quelle crisi ci saranno, il sindacato potrà essere accusato di non essere capace di difendere i lavoratori coinvolti, anche se poi nelle piccole imprese italiane il tasso di sindacalizzazione è praticamente pari a zero. Ecco perché il leader della Cgil, Maurizio Landini, continua a ripetere che «la partita non è chiusa».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Letta Enrico 
Titolo: Letta: La sinistra deve fare autocritica ha dimenticato la giustizia sociale
Tema: Polemiche sul blocco licenziamenti

È polemica sulla proroga al 28 agosto del blocco dei licenziamenti, prima inserita dal governo nel decreto Sostegni bis e poi cancellata. “I partiti progressisti hanno disprezzato il disagio e vissuto le disuguaglianze come il prezzo da pagare per la globalizzazione egli ultimi anni ho pensato, e scritto, che una delle cause più profonde della crisi delle élite in Europa, in particolare dei partiti progressisti, sia stata la tendenza diffusa a disprezzare il disagio, derubricare il conflitto sociale a orpello novecentesco, vivere le disuguaglianze come il prezzo da pagare, apparentemente minimo, di fronte alle opportunità, apparentemente infinite, della globalizzazione e dell’apertura. È stato il nostro abbaglio storico, su cui tutti dobbiamo fare autocritica”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sorgi Marcello 
Titolo: Il taccuino – La società civile e i timori di Mattarella
Tema: Polemiche sul blocco licenziamenti

Non è solo insoddisfatto e preoccupato del clima politico nella maggioranza e tra maggioranza e opposizione, come ha spiegato la scorsa settimana riferendosi alle tante dispute che rendono più difficile il compito del governo, in un momento in cui servirebbe il massimo impegno comune. I timori del Presidente Mattarella, che anche ieri ha parlato a Cremona riferendosi a De Gasperi e al periodo della Ricostruzione, riguardano anche le parti sociali, e più in generale la società civile, che si prepara ad affrontare il passaggio verso l’uscita dall’emergenza. Il Capo dello Stato non lo dice esplicitamente, ma sembra di cogliere la sua angoscia perla piega che sta prendendo il confronto tra imprenditori e sindacati, tutto giocato sulla contrapposizione. Uno scontro che ha come effetto ancora unavolta mettere in difficoltà il governo che cerca di proporre, con l’iniziativa del ministro Orlando, una mediazione tra interessi opposti. È evidente che nel momento in cui si passa dal blocco dei licenziamenti a un regime puntato più sugli incentivi a garantire il lavoro in attesa della necessaria ristrutturazione delle imprese, i risultati possono venire solo se c’è spirito di collaborazione. Una «collaborazione indispensabile, che ha bisogno del concorso di tutte le energie del Paese, ha ribadito il Presidente della Repubblica, e qui il suo riferimento alla difficoltà del momento di crisi economica e sociale è apparso chiaro. Ma è inutile nascondersi che l’appello di Mattarella in queste ore sembra lontano dall’essere accettato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: «Nessun trucco dietro il blocco dei licenziamenti»
Tema: Intervista ad Andrea Orlando – Polemiche sul blocco licenziamenti

«La dinamica che può guidare un Paese in pandemia non è la stessa di un Paese che ne esce. O le forze di maggioranza ripongono le bandiere, oppure mettono a rischio la tenuta del quadro politico. E ciò riguarda prevalentemente la Lega, che è quella che agita più bandiere». Andrea Orlando,
ministro del Lavoro del Pd, è stato al centro dell’ultimo caso nel governo di Mario Draghi: un blocco dei licenziamenti prorogato ancora per due mesi, fino a fine agosto, per le imprese che chiedono cassa integrazione Covid in giugno. Misura poi ritirata. Onorevole Orlando, com’è possibile non vi siate capiti in Consiglio dei ministri? «La norma è stata elaborata in poche ore in modo da dare più strumenti alle imprese per attenuare l’impatto della fine del blocco dei licenziamenti. La sostanza è rimasta, con gli incentivi alle imprese a usare la cassa integrazione fino a fine anno senza dovervi contribuire. In cambio si impegnano a non licenziare. L’altra norma, su chi chiede cassa Covid a giugno, era un corollario conseguente». Chi la critica dice che non era nel decreto e lel ha fatto un blitz, non parlandone in Consiglio dei ministri. «Mica l’ho scritta all’ultimo nei corridoi di Palazzo Chigi. Quella norma è stata inviata per posta elettronica certificata agli uffici legislativi competenti due giorni prima. In Consiglio ho solo rinviato al testo, come si fa in questi casi. E poi ne ho parlato apertamente in conferenza stampa, a fianco di Mario Draghi. Secondo lei lo avrei fatto, se ci fosse stato un sotterfugio?»
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Semplificazione, subappalti e ribassi verso lo stralcio dal decreto – Subappalto, stralcio per la riforma
Tema: Dl Semplificazioni

La soluzione per far marciare il decreto semplificazioni verso il traguardo del Cdm di domani o più probabilmente di venerdì (insieme al decreto governance del Pnrr) è lo stralcio delle norme più contestate di riforma del codice degli appalti, a partire dal subappalto e dal massimo ribasso, per tornare all’ipotesi già indicata dal Pnrr: un decreto con le misure urgenti di velocizzazione subito e poi una riforma più compiuta delle regole per gli appalti con la legge delega prevista per fine anno. Resta quindi per ora il tetto legislativo fisso del 40% per il subappalto: un fronte delicato con Bruxelles, che andrà spiegato bene rispetto a tempi e modi della riforma, perché su quella norma (l’articolo 105 del codice) grava la bocciatura senza appello della Corte di giustizia Ue nel settembre 2019 (e di sentenze successive). Resta anche la prevalenza dell’offerta economicamente più vantaggiosa – rispetto al massimo ribasso – fra i criteri di aggiudicazione delle gare, entrambi ammessi e previsti dalle direttive Ue.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  La Malfa Giorgio 
Titolo: Perché sia vera ripresa è necessario infondere subito fiducia nelle imprese
Tema: Ripartenza

Qualche giorno fa, in un articolo molto importante, l’ex ministro dell’Economia Domenico Siniscalco ha chiarito come si colloca il piano italiano di utilizzo dei fondi del Next Generation Eu nel quadro della politica economica complessiva del Governo Draghi. Ha scritto Siniscalco che il piano «non è una misura conglunturale per uscire dalla pandemia: per questo obiettivo ci sono gli interventi nazionali e gli acquisti di titoli della Bce». il Next Generation Eu ha invece un obiettivo strutturale che poggia su due componenti. Una è costituita dagli investimenti pubblici i quali avranno un impatto che il ministro dell’Economia ha quantificato in circa un +3,5% di Pil rispetto a quella che sarebbe la crescita senza di essi. L’altra sono le riforme che la Commissione europea ha individuato come necessarie per accelerare la ripresa e che servono a correggere il fatto che «sin dal 1992 la crescita italiana si è incagliata nei “lacci e lacciuoli” che la imbragano da tutte le parti, frustrando le forze imprenditoriali che pure sono ancora un punto di forza dell’Italia». Le riforme, della giustizia, della pubblica amministrazione etc. hanno il compito «di rimuovere questi ostacoli strutturali che per decenni hanno rallentato e poi bloccato la crescita». Dunque la ripartenza dell’Italia poggia su tre gambe: i vari decreti congiunturali, l’avvio dei programmi di investimento di fondi pubblici, le riforme.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Cdp e Ferrovie, le scelte di Draghi Scannapieco e Ferraris sono in pole
Tema: Nomine

Dario Scannapieco per Cassa depositi e prestiti, Luigi Ferraris e Paolo Scaroni per Ferrovie. Sono questi i nomi caldi della prima tornata di nomine del governo Draghi. A 24 ore dall’assemblea di Cdp la lista del rinnovo del consiglio di amministrazione non è ancora definita, mentre per Fs si va verso una convocazione lampo tanto che la deadline di venerdì dovrebbe essere anticipata. Ieri a Palazzo Chigi i funzionari del Mef e lo staff di Draghi hanno fatto una breve ricognizione con il premier, ma il vertice per chiudere è saltato e probabilmente si terrà questa mattina. Complice il Consiglio europeo che ha tenuto Mario Draghi occupato a Bruxelles, il suo rientro a Roma, infatti, è awenuto solo in serata. I contatti con il ministro dell’Economia Daniele Franco e il direttore generale del Mef Alessandro Rivera nelle ultime ore sono proseguiti costantemente. Scannapieco sembra quindi favorito per la carica di amministratore delegato della Cassa, ma Fabrizio Palermo conta ancora di spuntarla
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Rosana Gabriele 
Titolo: Sassoli: «Rivedere il Patto di stabilità» – «Il Patto di Stabilità europeo è inadeguato e da riformare»
Tema: Patto di Stabilità in Europa
«Pensiamo che quanto fatto negli ultimi 15 mesi sia sufficiente?». Secondo il presidente del Parlamento europeo David Sassoli no, ed è anzi tempo di intavolare sul serio una riflessione sulla riforma delle regole di bilancio Ue che apra «una seconda fase», soprattutto «ora che Bruxelles si prepara all’emissione dei bond comuni» per finanziare il Recovety Plan. «Gli strumenti di prima, come il Patto di Stabilità, sono inadeguati ad affrontare questa situazione; se lo fossero stati, del resto, non sarebbero stati sospesi», come invece è accaduto un anno fa al regime sui conti pubblici, che la Commissione ha congelato fino a fine 2022. «Pensare che il 1° gennaio 2023 quegli strumenti ritornino come li abbiamo conosciuti prima della pandemia è sbagliato», sentenzia Sassoli. E un assist tutto italiano quello che fa andare in porta il numero uno dell’Eurocamera: rispondendo a una domanda sull’agenda economica e sul bilaterale avuto con il premier Mario Draghi, Sassoli tira in ballo la questione della riforma del Patto di Stabilità, una posizione ben radicata in Parlamento, schierato contro la riattivazione della disciplina di bilancio (deficit al di sotto del 3% e rapporto debito/Pil al 60%, quando i Paesi del sud, come l’Italia, sono quasi al 150%). Lo stesso Draghi, in un question time alla Camera, aveva detto con chiarezza che «le attuali regole sono inadeguate. Lo erano prima e lo sono di più per l’uscita dalla pandemia».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Messori Marcello 
Titolo: Per l’unificazione fiscale della Ue occorrono regole ma anche discrezionalità
Tema: Patto di Stabilità in Europa

Le previsioni di primavera, elaborate dalla Commissione europea, offrono un quadro di cauto ottimismo rispetto al potenziale di ripresa delle economie dell’area. Anche grazie a un uso differenziato delle risorse della Recovery and resilience facility (Rrf), nel corso del 2022 i tassi attesi di crescita economica dei vari Stati membri sono tali da consentire il recupero dei livelli reali di Pil vigenti prima della pandemia. È quindi ragionevole ritenere che, se non vi saranno recrudescenze del Covid-19 o altri shock negativi inattesi, sempre nel 2022 le istituzioni dell’Unione europea cercheranno di definire nuove regole fiscali accentrate per sostituire, dall’anno successivo, il vecchio Patto di stabilità e crescita di fatto sospeso, ma mai abrogato. Al riguardo, gli esperti hanno avanzato da tempo varie proposte. In particolare, il Fiscal board e vari accademici hanno auspicato che le complesse regole europee, basate su soglie massime dei rapporti fra deficit pubblici e Pil e su tassi annuali di riduzione degli eccessivi rapporti fra debito pubblico e Pil, vengano rimpiazzate da regole idonee a subordinare gli aumenti dei flussi di spesa pubblica ai tassi di crescita macroeconomica di medio periodo e al peso del preesistente stock di debito pubblico.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pelosi Gerardo 
Titolo: Immigrazione, Draghi: possibile accordo tra gruppo di Paesi Ue
Tema: Draghi incontra Macron

Roma e Parigi sempre più vicine per guidare politiche europee in Nord Africa e Sahel, governare ilfenomeno migratorio e rispondere come singoli Stati e come Ue agli attacchi russi di spionaggio e cybersecurity. Emmanuel Macron e Mario Draghi ne discutono per un’ora ieri mattina colazione in una saletta riservata dell’Hotel Amigo di Bruxelles. Il caso senza precedenti del dirottamento del volo RyanairAtene-Vilnius ha già monopolizzato oltre misura i lavori del Consiglio europeo e fatto scattare le sanzioni mettendo sotto una luce nuova le relazioni Ue-Russia proprio alla vigilia dell’incontro tra il presidente americano, Joe Biden con ilpresidente russo Vladimir Putin il 16 giugno a Ginevra. In una fase delicata per il futuro dell’Unione e con una cancelliera tedesca come Angela Merkel ormai a fine mandato, Draghi e Macron si assumono la responsabilità di guidare il vagone di testa dell’Europa con la precisa consapevolezza dei nostri punti di forza e di debolezza. Ma Draghi e Macron inaugurano anche una nuova collaborazione sul Nord Africa e migranti. «Quello con Macron è stato un incontro molto cordiale – ricostruisce il presidente del Consiglio – è iniziata una collaborazione sui temi che riguardano una parte del mondo che ci ha visti se non su fronti opposti quanto meno lontani». Draghie Macron parlano di Sahel, Ciad, Malie Libia. Condividono la necessità di sostenere il Governo transitorio libico Abdel Hamid Dbeibah in vista delle elezioni del 24 dicembre. Un Governo che dovrà essere l’interlocutore anche per un accordo sul controllo dei flussi di migranti. E lo stesso Draghi si assume nel vertice Ue l’onere di riaprire il dossier migranti ottenendo che se ne discuta in maniera concreta al Consiglio del 24 e 25 giugno.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Il retroscena –  Accordo ponte sui migranti asse fra Draghi e Macron “Ma l’Italia lasciata sola”
Tema: Immigrazione al Consiglio Ue

Subito un accordo ponte che permetta il ricollocamento dei richiedenti asilo in arrivo sulle coste italiane, solo dopo una soluzione di lungo termine con i Paesi disponibili a farne parte. Mario Draghi sa che il tema migranti impegnerà buona parte della sua estate. Una stagione che coinciderà con l’addio di Angela Merkel, e una campagna elettorale—quella delle amministrative in Italia — che condizionerà la sua maggioranza. L’ondata di sbarchi a Lampedusa e nell’enclave spagnola di Ceuta, le immagini terribili, «inaccettabili» dei corpi di tre bambini abbandonati sulle spiagge libiche spingono il premier a richiamare l’attenzione dei partner europei, di norma abituati a girare la testa. Draghi ha iniziato dal più influente e riluttante, Emmanuel Macron, colui che pochi anni fa non esitò a respingere migranti sulla frontiera di Ventimiglia. Ma Draghi punta comunque a qualcosa di più del mero ricollocamento dei migranti su base volontaria, quello adottato con gli ultimi accordi di Malta e affossato dall’emergenza Covid. Occorre almeno «un sottoinsieme di Paesi che si aiutino fra loro», sottolinea il premier.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Il premier disegna un’Europa post covid
Tema: Immigrazione al Consiglio Ue

Dal Consiglio europeo a Bruxelles Mario Draghi torna con due indicazioni: spingere gli alleati a sostenere ‘Italia sull’immigrazione più di quanto abbiano fatto finora; e compattarli su un atteggiamento di maggiore durezza nei confronti della Russia, sia sullo spionaggio che sui diritti umani. Stavolta la pandemia è rimasta un po’ sullo sfondo. Certo, le vaccinazioni debbono proseguire e accelerare. Ma per la prima volta dopo molti mesi il problema è apparso, se non motto, ridimensionato e affiancato da altre priorità. In qualche modo, senza dichiararlo, l’Europa si prepara alla fase post Covid. E Palazzo Chigi intravede una stagione che promette di essere più impegnativa e incerta dell’attuale. Questo spiega la cautela del premier quando ripropone il tema dell’immigrazione clandestina, avvertendo che «mettere a dormire un problema non lo elimina». Sebbene ritenga di avere già ottenuto un mezzo sì da Germania e Francia, non si illude di vedere risultati in tempi brevi e con facilità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni – Sacchettoni Ilaria 
Titolo: Regeni fu seguito per mesi A giudizio gli 007 egiziani – Omicidio Regeni, si farà il processo a quattro agenti dei servizi egiziani
Tema: Il caso Regeni

Ci sarà un processo per il sequestro e l’omicidio di Giulio Regeni, scomparso al Cairo la sera del 25 gennaio 2016 e ritrovato cadavere il successivo 3 febbraio, con i segni delle torture addosso. Un processo contro quattro militari della National security e della polizia cairota, che non compariranno davanti alla Corte d’assise convocata per il prossimo 14 ottobre ma saranno comunque giudicati. Un risultato per nulla scontato, che la Procura di Roma ha raggiunto al termine di un’indagine durata cinque anni in cui «l’impossibile è divenuto possibile», come ha detto il pubblico ministero Sergio Colaiocco davanti al giudice dell’udienza preliminare Ad ascoltarlo c’erano i genitori di Regeni, e la loro soddisfazione e affidata alle parole dell’avvocata Alessandra Ballerini, sempre al loro fianco nella lunga battaglia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Foschini Giuliano 
Titolo: 007 egiziani a processo per la morte di Regeni “E l’inizio della verità”
Tema: Il caso Regeni

«E’ l’inizio della verità». Paola e Claudio Regeni, la loro avvocatessa Alessandra Ballerini, si trovano in un punto dove probabilmente 64 mesi fa, quando «tutto il male del mondo», per usare una definizione della signora Regeni, è cominciato, non pensavano di poter arrivare. Ci sono quattro persone, quattro nomi e cognomi di agenti dei servizi egiziani, accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni, ricercatore italiano dell’università di Cambridge. E per questo, come ha deciso ieri il gup Pier Luigi Balestrieri, saranno processati da un tribunale italiano. Questo, nonostante, «i tentativi di depistaggio», come ha ribadito ieri il gup, del governo egiziano. Questo nonostante il Cairo non abbia mai collaborato alle indagini, anzi abbia lavorato «per sottrazione» della verità, fmo alla fine: nemmeno il provvedimento dell’udienza di ieri si è potuto notificare perché l’Egitto non ha comunicato né indirizzi né dati anagrafici.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Volo dirottato l’Europa isola Lukashenko – L’Europa isola Lukashenko “Più spazio all’opposizione”
Tema: Bielorussia

C’è una frase, risuonata costantemente ieri nella sala del Palazzo Justus Lipsius che ospitava il Consiglio europeo: «Ormai siamo al limite». Formula pronunciata come una parola d’ordine da tutti i leader europei. Da Mario Draghi a Emmanuel Macron, da Angela Merkel a Charles Michel. Ma stavolta non si è trattato di uno schema routinario o di un ritornello. Sul caso del giornalista Roman Protasevich, sequestrato dal regime di Minsk mentre si trovava su un aereo di linea diretto a Vilnius, il vertice europeo ha compiuto un passo in più. Di certo sul piano emotivo, ma anche sulle conseguenze che il dirottamento del volo Ryanair avrebbe comportato. E non si tratta solo della rapidissima approvazione di nuove sanzioni. Ma di qualcosa di più. Mai esplicitato, ma contemplato implicitamente nei discorsi: che contro la Bielorussia, serve un passo in più. Una soluzione più profonda. A margine del Consiglio, infatti, molti dei capi di Stato e di governo hanno accennato ad un’ipotesi in grado di mettere in difficoltà Lukashenko: fare in modo che l’opposizione in Bielorussia cresca. Offrire spazi e visibilità. Irrobustire il fronte interno contro il regime. Metterlo in condizione di aumentare il peso e di raccogliere una quota maggioritaria di consensi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: Bielorussia sempre più isolata. Il Cremlino: non c’entriamo
Tema: Bielorussia

La Bielorussia è sempre più isolata dopo che, domenica scorsa, un aereo della Ryanair in volo da Atene a Vilnius è stato dirottato a Minsk. Ieri molte compagnie europee, tra cui Air France, hanno dichiarato off limits lo spazio aereo bielorusso seguendo l’indicazione del Consiglio europeo che lunedì aveva varato un pacchetto sostanziale di misure e di sanzioni. L’Ucraina e la Polonia hanno fermato tutti i voli da e per il Paese mentre il Regno Unito ha proibito alle compagnie bielorusse di entrare nel suo spazio aereo. Si moltiplicano anche gli appelli per la liberazione del giornalista Roman Protasevich e della sua fidanzata Sofia Sapega, arrestati dopo l’atterraggio forzato del volo. Quest’ultima, secondo il sito d’informazione Meduza, è stata condannata a due mesi di carcere. Le Nazioni Unite, che oggi riuniranno un Consiglio di Sicurezza su sollecitazione dell’Ue, esigono la liberazione immediata dei due dissidenti: «Temiamo per la loro sicurezza», ha detto Rupert Colville, portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani.
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