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SINTESI IN PRIMO PIANO – 25 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– M5S-Lega: le fibrillazioni interne ai partiti;
– “Trattativa Stato-mafia”: sentenza ribaltata in appello;
– Lavoro: la strada verso il salario minimo;
– PA: dal 15 ottobre in ufficio; smart working con pagelle;
– Elezioni in Germania: si vota il 26 settembre;
– Italia-Spagna: scarcerato il leader catalano Puidgemont.


PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Verderami Francesco
Titolo: L’orizzonte 2023 e il futuro del premier La politica si divide (il Pd più di tutti)
Tema: Governo
Quasi fosse un’etichetta, si parla dell’«agenda Draghi», del «partito di Draghi» e persino di un «Draghi bis». Ma l’idea che dopo Draghi ci sia ancora Draghi, che possa cioè rimanere a Palazzo Chigi anche la prossima legislatura, non appartiene a Draghi. Il suo governo, figlio della crisi dei partiti, è una specie di circolazione extra corporea della politica, che come ogni soluzione emergenziale ha un limite temporale. E un ministro del Pd conviene che ci sarebbe una sostanziale differenza tra l’attuale esecutivo «senza colore», deciso da Mattarella nel pieno di una pandemia, e un gabinetto con lo stesso premier scelto però dai partiti dopo il voto: «Perché la strategia di Draghi funziona se non diventa il totem di una parte. E così che va avanti». Sebbene non abbia ancora terminato l’opera, c’è però chi ne sente già la mancanza. «Avete sentito Confindustria?», diceva l’altro ieri il titolare dei rapporti con il Parlamento D’incà a un capogruppo della maggioranza: «Vogliono che vada oltre il 2023». E non si capiva se stesse dando una notizia o confidando il suo auspicio. Che non è l’auspicio di tutti.
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Testata:  Stampa
Autore:  Capurso Federico
Titolo: Il fantasma dell’alleanza M5S-Lega Conte teme l’asse Di Maio-Giorgetti
Tema: M5S-Lega
Da alcuni giorni, Giuseppe Conte osserva con particolare attenzione le fibrillazioni interne alla Lega. Qualcuno lo preoccupa da vicino ed è Luigi Di Maio. «Che partita sta giocando?». La domanda è rimbalzata più volte all’interno di conversazioni e telefonate intercorse nell’ultima settimana tra i fedelissimi dell’ex presidente del Consiglio. Nessuno mette in dubbio che Di Maio si stia spendendo per costruire l’alleanza con il Pd, ma la preoccupazione condivisa nell’inner circle di Conte è che, parallelamente, non abbia mai smesso di coltivare la possibilità di una futura alleanza con il Carroccio. Così da avere, se le condizioni lo permetteranno, da una parte una Lega del Nord, dall’altra un Movimento del Sud. Di Maio è immerso in continue missioni all’estero, prima in Medio Oriente, ora a Washington, ma nessuno all’interno dello Stato maggiore del Movimento crede che l’ex capo politico grillino stia rimanendo immobile sui tavoli della politica romana. I loro timori nascono dal rapporto che Di Maio ha continuato a coltivare, anche dopo la caduta del Conte I, con il numero due del Carroccio, Giancarlo Giorgetti.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Arachi Alessandra
Titolo: Duello sui test rapidi non validi per il pass Salvini: usiamoli tutti
Tema: Test salivari
La circolare del ministero della Salute, emanata ieri, parla chiaro: per ottenere il green pass non sono validi i tamponi salivari antigenici. Per capire, stiamo parlando di tamponi rapidi. E la circolare del ministero parla chiaro perché riprende le norme europee per l’ottenimento della certificazione verde Covid-19 che al momento escludono dall’elenco comune dell’Europa i test antigenici rapidi. Ma il leader della Lega Matteo Salvini quella circolare ieri l’ha contestata apertamente. «I test salivari molecolari sì, quelli rapidi ancora no. E noi invece contiamo che tutti i tamponi possano essere utili al fini del green pass». Matteo Salvini si trovava a Bologna ieri pomeriggio, ad un incontro con la ministra per la Disabilità, Erika Stefani. Davanti al leader della Lega un gruppo di giornalisti, la circolare del ministero era appena uscita. «Vogliamo che tutti i tamponi siano utili per avere il green pass», ha ribadito Salvini. E ha aggiunto: «Questo perché a metà ottobre se non si usa il buon senso noi condanniamo all’isolamento milioni di italiani che hanno avuto il Covid e sono guariti dal Covid».
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Testata:  Giornale
Autore:  Di Sanzo Domenico
Titolo: Conte. gaffe e colpi di mano. Via agli esterni per blindarsi
Tema: M5S
Con tigna e sarcasmo, Conte ribatte a un contestatore ma finisce per smentire se stesso. E non è la prima volta per l’ex premier, prima al governo con la Lega poi con il Pd. Conte uno contro Conte due. Il leader del M5s sta intervenendo a un comizio a sostegno di Virginia Raggi, a Roma. Un uomo non fa altro che interromperlo. Protesta contro il Green Pass. L’avvocato prima cerca di placarlo: «Con noi parlano tutti, non si scaldi. Dopo la faremo parlare e ci dirà, stia tranquillo». Niente da fare, la contestazione prosegue, accorrono altre persone. Il presidente grillino alza i toni. Coinvolge la Lega: «C’è il banchetto della Lega qui, sono dieci metri. Gli chieda dei 49 milioni, delle altre fesserie». La Raggi duetta con l’ex presidente del Consiglio: «O anche se era buono il mojito che ha bevuto ad agosto». A questo punto Conte non trattiene un impeto di vanità per l’operazione che nel 2019 l’ha portato al governo con il Pd. «No, lui ancora non si è ripreso», ironizza il capo del M5s mastino di Italia Viva durante riferito a Matteo Salvini.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Bianconi Giovanni
Titolo: La diaspora del pool di Stato-mafia Nessuno in Procura si sente sconfitto
Tema: “Trattativa Stato-mafia”
La Procura antimafia di Palermo che imbastì il processo sulla presunta trattativa tra Cosa nostra e lo Stato non esiste più da tempo. Tra i pubblici ministeri che hanno rappresentato l’accusa nel dibattimento di primo grado solo uno continua a fare il magistrato in servizio: Francesco Del Bene, che adesso lavora alla Direzione nazionale antimafia e della vicenda conclusasi con le assoluzioni dell’altro ieri ha sempre parlato solo nelle aule di giustizia. Degli altri, l’ex procuratore aggiunto Vittorio Teresi è andato in pensione, Nino Di Matteo siede al Consiglio superiore della magistratura e Roberto Tartaglia è diventato prima consulente della commissione parlamentare antimafia e poi vicedirettore delle carceri. Antonio Ingroia, il primo procuratore aggiunto a guidare il pool, ha da tempo lasciato la toga da magistrato per indossare quella di avvocato, dopo la poco fortunata avventura politica da candidato premier nel 2013. Del gruppo originario che condusse l’inchiesta c’erano altri due pubblici ministeri tuttora in servizio: Lia Sava, trasferitasi presto a Caltanissetta dove ha fatto il procuratore aggiunto e ora è procuratore generale; e Paolo Guido, l’unico rimasto in carica a Palermo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Intervista a Nicola Mancino: “Io vittima di un teorema ora crollato sulla trattativa Stato-mafia”
Tema: “Trattativa Stato-mafia”

Nicola Mancino, cosa ha provato quando ha saputo dell’esito della sentenza Stato-mafia? «Ho pensato che il verdetto cancellava d’un colpo ciò che la Procura di Palermo aveva costruito in dieci anni di indagini. È crollato un intero castello d’accusa». Se l’aspettava? «Sì e no, però trovo che abbia ragione il maestro Giovanni Fiandaca: i suoi allievi pubblici ministeri hanno preso una cantonata». II professor Fiandaca sostiene anche che l’aula di giustizia è troppo piccola per una vicenda così grande. «Concordo, anche se l’aula di appello io non l’ho mai vista, perché in primo grado, il 18 aprile 2018, venni assolto con formula piena». Lei incontrò Paolo Borsellino il giorno del suo insediamento al Viminale come ministro dell’Interno, nel giugno del 1992? «Venne con il procuratore Aliquò, così sostenne quest’ultimo al processo. Ma ci fu tra noi un saluto, nulla di più». L’ipotesi accusatoria è che in quell’incontro si accennò alla trattativa. «Impossibile. Fu un colloquio di circostanza. Del resto le pare possibile che io, proprio nel giorno del mio insediamento, come prima mossa abbia convocato Paolo Borsellino che fino a quel momento non avevo mai conosciuto?». II pm Nino Di Matteo in aula l’accusò di omertà istituzionale. «L’ho sempre ritenuto un giudizio ingeneroso».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Colonnello Paolo 
Titolo: Liliana Segre: “Sento tutto il peso dei miei anni a troppe domande non ho trovato risposte”
Tema: Testimonianza della senatrice a vita

«Ho grande difficoltà a piangere mentre un bellissimo pianto liberatore mi farebbe benissimo…» Succede quando da una parte si trova una donna come Liliana Segre e dall’altra l’ambasciatore tedesco Viktor Elbilingl, rappresentante di un Paese come la Germania che a quella ragazzina milanese ed ebrea che fu, strappò quasi 80 anni fa la giovinezza e gli affetti più cari internandola in un campo di sterminio. «Non c’è perdono», dice lei. Ma può esserci pace. E succede quando, 80 anni dopo, quello stesso paese «nemico», decide di riconciliarsi con quell’antica fanciulla conferendole la più alta onorificenza democratica, l’Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania «per lo straordinario impegno per ricordare la Shoah e l’instancabile lotta contro l’odio e l’intolleranza». Una medaglia che in realtà è molto più di un’onorificenza: è un ponte che si getta dagli abissi della storia fino ai giorni nostri nella speranza di una riconciliazione dell’umanità. E Liliana, che a lungo ha combattuto sul piano psicologico ed emotivo per arrivare a ricevere ieri mattina nella sala Zuccari del Senato questo riconoscimento, sa bene, e lo dice commuovendo tutti, quanto costi fatica aver costruito quel ponte: spetta a noi attraversarlo. «Sento tutto il peso degli anni oggi, è come quando al cinema si vede una carrellata pazzesca di bisonti che corrono nella campagna e non si sa dove vanno e alla fine non si sa se sono andati al macello oppure no. Ho milioni di domande a cui in realtà non ho trovato risposta».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni
Titolo: Con il condono stop anche alle cartelle oltre i 5mila euro
Tema: Riscossione: stop fino al 31/10
Entra nel vivo l’«operazione straldo» del Fisco, relativa alle cartelle fiscali non ancora riscosse e contestate dal 2000 al 2010: saranno annullati automaticamente entro fine ottobre tutti gli importi iscritti a ruolo fino a 5mila euro. Con una novità, spiegata dalle Entrate. Il limite dei 5mila euro varrà non in relazione al valore della cartella ma dei singoli carichi: se una cartella è composta da più partite, ad esempio multe stradali per 3mila euro e contestazioni su imposte locali per 4mila euro, può scattare la cancellazione automatica anche se il valore complessivo è 7mila euro. La sanatoria, prevista dal primo decreto Sostegni, è riservata ai contribuenti, persone fisiche e non, che hanno conseguito un reddito imponibile fino a 30 mila euro nel 2019: interessa una platea di 2,5 milioni di contribuenti, per un numero di cartelle cancellate pari a quasi 16 milioni.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Lavoro e Bankitalia: 830mila posti in 8 mesi, ma il 90% è a termine
Tema: Occupazione

La ripresa dell’economia ha spinto il mercato del lavoro: tra gennaio e agosto sono stati creati oltre 830mila posti di lavoro, a fronte dei 327mila del 2020; siamo ben oltre i 689mila del 2019, anno pre emergenza Covid. Quasi il 90% dei posti di lavoro è stato attivato con un contratto a termine (al netto delle cessazioni), le posizioni a tempo indeterminato hanno risentito del numero esiguo di nuove assunzioni e di trasformazioni di occupati, attestandosi al di sotto dei livelli del 2020 e del 2019 (-23,8% rispetto a gennaio-agosto 2019). I dati delle comunicazioni obbligatorie, nella nota redatta dal ministero del Lavoro e della Banca d’Italia evidenziano che «il numero delle cessazioni è rimasto modesto», anche dopo il 30 giugno, quando è terminato il blocco dei licenziamenti per circa 4milioni di lavoratori a tempo indeterminato dei comparti edile e industriale. Si stima che a luglio, con la fine del divieto, siano stati sbloccati circa iomila licenziamenti, tornando sui livelli medi del 2019. Ad agosto, poi, i licenziamenti si sono attestati «su valori estremamente contenuti», grazie alla ripresa ciclica dell’economia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  fra.oli. 
Titolo: Asse Pd-5 Stelle sul lavoro “Il patto con le parti sociali parta dal salario minimo”
Tema: Lavoro

Giovedì erano tutti applausi, i mugugni erano impercettibili o manifestati con grande discrezione. Ieri per il “Patto” di Mario Draghi sono arrivati i primi paletti. Il centrosinistra si compatta e apre un fronte comune: il salario minimo. Formalmente nessuno dice no alla proposta del premier lanciata all’assemblea di Confindustria, ma adesso occorre dare dei contenuti e lo stipendio base diventa la priorità di un quasi inedito fronte progressista. L’occasione scelta per lanciare l’offensiva dei salari non è casuale, Enrico Letta e Giuseppe Conte aprono il dibattito (introdotto giovedì sulla Stampa dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico) sul palco di “Futura”, la tre giorni della Cgil inaugurata ieri a Bologna, senza le masse di delegati, ma con un pubblico attento. «E’ tempo di introdurre il dibattito sul salario minimo, è un tema europeo come la garanzia di piena occupabilità», dice Letta. Giuseppe Conte, collegato in streaming, annuisce e rilancia con parole ancora più esplicite: «Quella del salario minimo è una battaglia di cui siamo convinti. Il cosiddetto lavoro povero, che tocca il 25% dei lavoratori, non favorisce la qualità di vita delle persone e delle famiglie. Dobbiamo contrastare il calo demografico. Con l’assegno unico, ma anche con il salario minimo».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Olivo Francesco 
Titolo: Landini: “Si al salario minimo, ma la contrattazione non si tocca”
Tema: Salario minimo

La Cgil apre all’introduzione del salario minimo. Mette dei paletti, «serve una legge sulla rappresentanza», dà un contenuto più articolato, vuole capire bene i confini, ma la sostanza è che si è rotto un tabù antico. Per i sindacati questa è stata, ed in parte lo è ancora, una linea rossa da non attraversare, il motivo è semplice: un limite agli stipendi può mettere a rischio la contrattazione e questo, per le organizzazioni, va scongiurato in ogni modo. Ma nella prima giornata di “Futura”, la manifestazione della Cgil a Bologna, il tema è emerso con chiarezza sin dal primo dibattito. E sul palco del teatro Duse è nato un asse di sinistra di fatto, Enrico Letta chiedeva l’apertura del dibattito, «in chiave europea», Giuseppe Conte indicava il salario minimo come una priorità del “patto” proposto da Mario Draghi alle parti sociali all’assemblea della Confindustria, la vicepresidente dell’Emilia Romagna Elly Schlein lo rilanciava e il segretario generale Maurizio Landini, da padrone di casa, non ha liquidato l’argomento, anzi, inquadrandolo in una strategia più ampia commentava soddisfatto: «È un bene che le forze politiche progressiste recuperino la capacità di rappresentanza del mondo del lavoro», dice.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Intervista a Enrico Letta – Letta a Draghi: “Sul patto noi ci siamo con 5 idee per unire lavoro e impresa”
Tema: Salario minimo

«Noi ci siamo» risponde Enrico Letta a Mario Draghi, accettando la sfida del Patto nazionale per la ripresa lanciato dal premier alla convention di Confindustria. Il Pd non solo vuol sedersi al tavolo con il governo e le parti sociali per progettare insieme la rinascita del Paese attraverso l’attuazione del Pnrr, di cui le riforme sono parte essenziale, ma intende farlo da protagonista. Con un obiettivo prioritario: «Non lasciare indietro nessuno». D’altronde in aprile era stato proprio Letta ad avanzare, nella sua prima assemblea da segretario, l’idea di un patto con sindacati e imprese sul modello Ciampi. E ora che il presidente del Consiglio l’ha fatta propria, riscuotendo unanime consenso, il leader dem è soddisfatto: «La considero una vittoria del Pd», sorride. «Noi siamo il partito del lavoro e il partito dell’impresa, non esiste contrapposizione, chi lo dice fa una caricatura novecentesca del Pd», rivendica il segretario, passato in meno di 24 ore dalla platea degli industriali a quella della Cgil. «Lavoro e impresa sono pilastri della stessa casa».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Orari, controlli, multe e ferie Così «rientrano» gli statali
Tema: Statali: in ufficio dal 15 ottobre

Dal 15 ottobre i dipendenti pubblici dovranno rientrare in ufficio. C’è un’unica norma nel Dpcm firmato ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi: «La modalità ordinaria di lavoro nelle Pubbliche amministrazioni torna ad essere quella in presenza». Dopo l’approvazione avvenuta la scorsa settimana del decreto che impone il green pass a tutti i lavoratori, compresi privati e autonomi, arrivano le disposizioni per 3 milioni e 200mila persone. Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta parla di «era della nuova normalità». L’obiettivo è spiegato nella relazione: «Sostenere cittadini e imprese nelle attività connesse allo sviluppo delle attività produttive e all’attuazione del Pnrr consentendo alle amministrazioni pubbliche di operare al massimo delle proprie capacità». Le linee guida saranno diramate nei prossimi giorni, ma alcune regole sono già state stabilite e alcuni dettagli vengono chiariti nelle Faq pubblicate sul sito del governo. Tenendo ben presente un dato: sono 320 mila i dipendenti pubblici non vaccinati, il 10% del totale. Nel Dpcm è specificato che «il rientro dovrà avvenire nel rispetto delle misure di contrasto al Covid 19» e Brunetta ha già chiarito che dovrà essere «coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bassi Andrea 
Titolo: Intervista a Renato Brunetta – «Lavoro agile con le pagelle»
Tema: Smart working con le pagelle

Con la vaccinazione di massa il rientro al lavoro sarà sicuro. I primi saranno i dipendenti pubblici. Cosa accadrà il 15 ottobre? «Dal 15 ottobre torneranno tutti in presenza». Tutti? «Tutti. Si partirà organizzativamente dagli addetti agli sportelli e dagli uffici. Entro una, massimo due settimane, a rotazione anche gli altri. Ma dal 15 ottobre la regola per tutti sarà la presenza». Non temete assembramenti ai tornelli? «No! L’unico punto sensibile è la sostenibilità dei trasporti. Stiamo facendo un’analisi di impatto. Ci saranno delle fasce orarie più elastiche per ingressi e uscite». E il distanziamento negli uffici? «Il Cts determinerà le nuove regole. Nell’attesa, dove non è possibile mantenere il distanziamento, sarà possibile una organizzazione a rotazione, per fasce orarie». In che forma il lavoro agile resterà nel Pubblico impiego dopo la pandemia? «Il lavoro agile avrà quattro condizioni, che a breve dettaglieremo in un decreto ministeriale e in apposite linee guida: la regolazione nel contratto, alla quale sta lavorando l’Aran con i sindacati, un’organizzazione del lavoro per obiettivi e monitoraggio dei risultati, una piattaforma tecnologica dedicata e sicura e la verifica della customer satisfaction. Lo smart working sperimentato sinora nella Pa è stato utile nell’emergenza, ma non è stato un vero lavoro agile».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Werner Hoyer: “Su hi tech, turismo e città, così aiuteremo l’Italia”
Tema: Intervista al Presidente della Bei

«II D-20 Long-Term Investors Club è una grande opportunità per riunire insieme la finanza privata e pubblica e lanciare una cooperazione. Servirà uñ ammontare gigantesco di soldi perla modernizzazione dell’economia». Werner Hoyer, presidente della Banca europea per gli investimenti e del D20 Ltic, era a Roma per la due giorni che ha riunito 23 istituzioni finanziarie di tutto il mondo (oltre 5.400 miliardi di dollari di asset complessivi). Di quanti investimenti ci sarà bisogno nei prossimi io anni per rilanciare la ripresa europea e quale sarà il ruolo della Bei? «Non saremo capaci di raggiungere uno sviluppo sostenibile e gli obiettivi climatici con le tecnologie attuali. Abbiamo bisogno di investire in innovazione. E’ impossibile pensare di provare a raggiungere questi obiettivi con solo i soldi del settore pubblico, bisogna tenere insieme il settore privato, le città, le istituzioni finanziarie, la società civile. Con il sostegno del governo italiano e dell’industria privata (abbiamo fatto un grande accordo con Intesa Sanpaolo) saremo capaci di dare un contributo considerevole. Alcuni Paesi sono indietro nella transizione energetica, nell’Ue siamo capofila. L’Unione è leader nelle tecnologie verdi in molti settori».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Fraioli Luca 
Titolo: Roberto Cingolani: “Anche i rifiuti ci aiuteranno- Le tre armi per ridurre la CO2 e salvare l’ambiente”
Tema: Intervista al Ministro della transizione ecologica
II ministro della Transizione ecologia Roberto Cingolani è reduce dall’operazione bollette: giorni concitati in cui si è cercata una soluzione ai rincari dell’elettricità che gli italiani avrebbero dovuto pagare per l’aumento dei prezzi del gas. Ma il suo sguardo è già rivolto alla PreCop di Milano, da giovedì a sabato della prossima settimana. Nel frattempo si moltiplicano gli allarmi, compreso quello di pochi giorni fa del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici che disegna scenari preoccupanti per le principali città italiane: temperature medie più alte di due gradi, ondate di calore più frequenti e intense, eventi meteo estremi più violenti. Dice Cingolani: «Insieme all’Europa abbiamo preso impegni precisi: taglio delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e neutralità carbonica al 2050. Ora stiamo costruendo le armi per centrare questi bersagli. Il 30 settembre il ministero della Transizione ecologica pubblicherà i decreti con i criteri di selezione dei progetti relativi agli investimenti per le infrastrutture a supporto della raccolta differenziata e per gli impianti di riciclo dei rifiuti».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Marroni Carlo 
Titolo: La fiducia delle famiglie ai massimi da 23 anni
Tema: Dati Istat su fiducia consumatori

Fiducia dei consumatori ai massimi da 23 anni. L’Istat stima che a settembre l’indice che rileva appunto il clima di fiducia, dopo un calo dello scorso mese è tornato a salire – da 116,2 a 119,6 – che è il livello più alto dal gennaio 1988, quando è iniziata la serie storica: tutte le nove serie componenti l’indice di fiducia sono in miglioramento, con esclusione delle attese sulla situazione economica personale. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese, invece, è stimato in lieve diminuzione (da 114,0 a 113,8). Il deciso aumento dell’indice di fiducia dei consumatori, sottolinea l’Istituto di Statistica, «riflette un diffuso ottimismo soprattutto sulla situazione economica generale e su quella corrente. In particolare, il clima economico e quello corrente registrano gli incrementi più marcati (rispettivamente, da 132,4 a 143,6 e da 112,0 a 116,1); il clima personale e quello futuro evidenziano aumenti più contenuti (da 110,8 a 111,5 il primo e da 122,5 a 124,7 il secondo)».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Germania, poche riforme ma la crescita non è mancata
Tema: Germania

A pochi giorni dal voto del 26 settembre, Angela Merkel ha partecipato a un comizio della Cdu nel suo collegio elettorale dal 1990 e le immagini hanno fatto il giro del mondo. Nella piccola Stralsund affacciata sul Mare del Nord in Meclemburgo-Pomerania, la cancelliera ha cambiato come sempre il colore della giacca, questa volta un giallo paglierino. Ma non ha modificato né il suo stile, che è rimasto essenziale, nè i contenuti, concreti e diretti: nonostante la campagna elettorale disastrosa del leader del suo partito Armin Laschet. Rivolgendosi ai cittadini di Stralsund, Merkel in un breve discorso durato una manciata di minuti ha detto che nel 2004, prima del suo arrivo in cancelleria, «più del 24 per cento delle persone qui in questa regione erano disoccupate: oggi sono sotto l’8 per cento». In questi numeri Merkel sa bene che si racchiude una delle sue più grandi conquiste, se non la più grande: la crescita dell’occupazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: La Germania dopo Merkel, il voto incerto a Berlino
Tema: Germania 

Germania d’autunno. Si chiude in questo finale di settembre l’età di Angela Merkel e per la prima volta in 70 anni i tedeschi sono soli sul cuor della terra, senza un cancelliere o una cancelliera a cui guardare in cerca di rassicurazioni e certezze. La madre della nazione li ha governati con mano sicura per sedici lunghi anni, proteggendoli attraverso crisi drammatiche e consecutive, assicurando loro stabilità e benessere. E’ stata un’epoca dai tratti Biedermeier, opulenta e confortevole, segnata da una certa condiscendenza, ma calma e piatta, nella quale il limite di Merkel, campionessa mondiale della soluzione dei problemi dell’oggi, è stato di non aver saputo o voluto affrontare le sfide della modernità. Ed è in questo bilancio in chiaroscuro la contraddizione che ha marcato la campagna elettorale appena conclusasi, la più imprevedibile a memoria d’uomo, dove per tre volte l’opinione pubblica ha svoltato bruscamente. Prima in favore della Cdu-Csu, poi per i Verdi fioriti e appassiti insieme alla primavera. E infine per la rediviva Spd. I «triellanti» – Armin Laschet, Annalena Baerbock e Olaf Scholz – non entusiasmano veramente i tedeschi, che per mesi hanno cercato qualcosa o qualcuno che assomigliasse ad Angela Merkel.
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Testata:  Stampa
Autore:  … 
Titolo: Testa a testa Spd-Cdu allavigilia del voto Scholz: “Vogliamo il cambiamento”
Tema: Germania

A poche ore dal voto l’ultimo sondaggio fotografa un testa a testa fra i conservatori di Armin Laschet e i socialdemocratici di Olaf Scholz nella partita decisiva per il dopo Merkel. Ma il candidato Spd da settimane in vantaggio non demorde: «Sento che la gente vuole una svolta. Lo sento qui oggi, e in molte piazze del Paese. Noi vogliamo questo cambiamento. Noi vogliamo un governo a guida Spd», ha detto a Colonia il vicecancelliere. Gli ha risposto proprio la grande assente della campagna, Angela Merkel che, a Monaco per il comizio ufficiale di chiusura ha detto: «Per garantire stabilità alla Germania il cancelliere dovrà essere Laschet». Al di là delle dichiarazioni, gli ecologisti cercano di approfittare della spinta dello sciopero generale sul lima che ha riempito le piazze di tutta l’Europa. La scelta di Greta Thunberg di parlare a Berlino, davanti al Reichstag, ha reso evidente la chiara intenzione politica, mentreAnnalena Baerbock si è presentata a sorpresa a Colonia alla manifestazione dei Fridays: «In queste elezioni in ballo c’è tutto. Non possiamo permetterci di aspettare ancora perché diventerà un compito dal conto non si potrà più pagare», ha affermato a proposito della svolta necessaria, promessa e rivendicata dai Verdi, sulle politiche del clima.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Veronese Luca 
Titolo: Scarcerato Puigdemont, può lasciare la Sardegna
Tema: Italia-Spagna

È tornato libero ieri pomeriggio Carles Puigdemont, dopo essere stato arrestato all’aeroporto di Alghero e trasferito al carcere di Sassari nella notte di giovedì. Gli è stato chiesto di restare in Sardegna fino a quando non verrà stabilito se è ancora valido il mandato di arresto europeo emesso due anni fa dalle autorità spagnole, se l’immunità da parlamentare europeo lo protegge, e in quali termini potrebbe avvenire l’estradizione: una materia sulla quale si attende anche la decisione della Corte di giustizia europea. L’ex presidente catalano è accusato in Spagna di sedizione (e uso improprio di fondi pubblici) per avere attentato all’integrità dello Stato dichiarando l’indipendenza della Catalogna. Per la Corte d’Appello di Sassari, il suo arresto è stato eseguito correttamente. Tuttavia, anche accogliendo la richiesta della Procura generale, la stessa Corte ha stabilito che non c’è motivo di applicare alcuna misura cautelare a carico di Puigdemont, fermato dalla polizia mentre era in arrivo da Bruxelles per partecipare a un evento culturale. «Ci vediamo fra un po’, grazie a tutti!», ha scritto su Twitter il leader catalano dopo essere comparso (brevemente e in collegamento video) davanti al giudice.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Nicastro Andrea 
Titolo: Puigdemont già libero in Sardegna riapre la crisi Madrid-Barcellona
Tema: Italia-Spagna

La possibilità che uno Stato europeo consegni l’europarlamentare alla magistratura spagnola è estremamente limitata e casi come questo finiscono quasi per fare un favore all’ex President piuttosto che alla Spagna. Ieri per Puigdemont a Barcellona migliaia di persone hanno bloccato il traffico e hanno protestato davanti al consolato italiano. In Sardegna sono volati diversi politici, altri arriveranno: Alghero e il suo detenuto eccellente sono diventati il centro della politica spagnola. Le ferite del rapporto tra Madrid e Barcellona si sono riaperte. Nei commenti dei lettori sotto gli articoli dei siti web è riapparsa la violenza verbale contro il «traditore e golpista catalano» o, da parte del clan opposto, contro lo «Stato oppressore e colonialista». Forse era quello che, politicamente, serviva a Puigdemont per tornare protagonista e che l’ha convinto ad accettare il rischio di lasciare il suo esilio belga.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Oppes Alessandro 
Titolo: Puigdemont scarcerato “Potrà tornare a Bruxelles”
Tema: Italia-Spagna

Libero a meno di 24 ore dall’arresto e combattivo come sempre: «La lotta non si ferma, nessun ostacolo ci distrarrà». Carles Puigdemont ha lasciato nel tardo pomeriggio il carcere di Bancali, alla periferia di Sassari, e potrà rientrare a Bruxelles quando lo vorrà. La decisione della Corte d’appello, che ha accolto la richiesta della Procura generale, arriva al termine di una giornata convulsa di dichiarazioni politiche e interpretazioni giuridiche che si sono intrecciate tra Barcellona e Roma, Madrid e Bruxelles. E appunto Sassari, dove i magistrati si sono trovati a dover gestire la patata bollente dopo l’arresto a sorpresa dell’ex presidente catalano, sbarcato giovedì sera all’aeroporto di Alghero Fertilia e subito bloccato da agenti in borghese, informati dell’arrivo attraverso i file del Sis, il sistema di segnalazione di Schengen da cui risultata che nei suoi confronti pende un ordine di cattura europeo emesso dal Tribunale supremo spagnolo nel 2017 e poi ripresentato nel 2019, subito dopo la conclusione del processo nel quale altri nove politici indipendentisti catalani vennero condannati a pesanti pene per il reato di sedizione.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Polonia: l’imbarazzo della Ue per i migranti morti al confine
Tema: Polonia

La situazione alla frontiera tra la Bielorussia e la Polonia sta prendendo una gravissima piega, e ricorda ad alcuni gli incidenti avvenuti nel recente passato al confine greco-turco. Sono morti ormai sei migranti mentre tentavano di entrare nell’Unione europea. A Bruxelles la vicenda è fonte di imbarazzo, tanto che la Commissione europea ha esortato il governo polacco a prestare assistenza alle persone in arrivo da Est e Sud, e si è detta pronta a inviare sul posto personale di Frontex. Interpellato ieri durante un punto stampa quotidiano, il portavoce dell’esecutivo comunitario Adalbert Jahnz è stato piuttosto esplicito sui sentimenti dominanti a Bruxelles: «Siamo consapevoli della difficile situazione e del tentativo di strumentalizzare i migranti in una ottica politica. Tuttavia, il controllo dei confini non deve avvenire a scapito della vita umana». Il portavoce ha quindi sollecitato Varsavia a prestare «la necessaria cura e assistenza».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Battistini Francesco 
Titolo: Serbia e Kosovo alla «guerra delle targhe»
Tema: Serbia e Kosovo

Su le mani e giù le targhe. Spegnete i motori e accendete i furori. Lunedì scorso il Kosovo ha inviato 350 armatissimi uomini dei corpi speciali a vigilare sulle frontiere. E a fare i vigili: la delicata missione è di bloccare tutte le automobili serbe in entrata, 1500 al giorno, svitarne le targhe siglate Srb – con lo scudetto rosso, che rappresenta l’unità slava – e imporre targhe provvisorie con l’acronimo Rks, Repubblica del Kosovo. Si fermi l’invasione, no pasaràn. Il permesso vale 60 giorni, costa 5 euro e cancella gli sforzi fatti in questi anni perche circolasse un po’ meno odio. Protestano i centomila kosovari serbi, già target di mille angherie, ora targati ogni volta che si muovono. Ribatte Pristina che il governo di Belgrado fa lo stesso da anni, perle auto dei kosovari albanesi sconfinanti in Serbia, e quindi si tratta solo d’una misura di reciprocità. In mezzo, c’è la solita Ue che ingranerebbe volentieri la retromarcia: l’aut(o)archia non aiuta e la libertà di movimento dei cittadini, per due nazioni che aspirano a entrare prima o poi in Europa, è un principio fondamentale. Ai valichi di confine sono ricomparsi blocchi, bivacchi, striscioni rabbiosi.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Guaita Anna 
Titolo: «Lady Huawei può tornare in Cina» La distensione tra Biden e Pechino
Tema: Accordo Usa-Cina 

Segnali di distensione fra Washington e Pechino. Dopo tre anni di arresti domiciliari in Canada, su mandato di cattura statunitense, la reginetta del mondo corporate cinese Meng Wanzhou sta per tornare in libertà. La 49enne figlia di Ren Zhengfei, fondatore del gigante delle telecomunicazioni Huawei Technologies, ha ieri accettato di non contestare o criticare pubblicamente le accuse mossegli dagli americani, nonostante abbia ripetuto di essere innocente. Grazie all’impegno assunto ieri dalla signora in un tribunale di Brooklyn, nel quale è apparsa in collegamento video da Vancouver, il Dipartimento della Giustizia ha dichiarato decaduto il mandato di cattura e la richiesta di estradizione. Se Meng manterrà l’impegno assunto, le imputazioni verranno del tutto cancellate entro il dicembre 2022. La signora Meng, Cfo della Huawei, era stata arrestata all’aeroporto di Vancouver il primo dicembre del 2018, con l’accusa di aver frodato la banca Hsbc, nascondendo gli affari della sua azienda in Iran, in violazione delle sanzioni Usa.
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