In evidenza sui principali quotidiani:
– Coronavirus: possibile allentamenti a Natale, no a riaperture
– Vacanze sugli sci: dubbi anche in Europa
– Coronavirus: scuole aperte prima di Natale?
– Violenza sulle donne, una pandemia senza vaccino
– Biden svela il suo nuovo governo: la Borsa vola
– Recovery e Mes: ancora dibattiti
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Palmerini Lina
Titolo: Politica 2.0 – Recovery e vaccinazioni, la doppia sfida di Conte
Tema:
Se sul Recovery Conte ha ammesso che «siamo poco in ritardo», l’altro calendario che il Governo non deve dimenticare è quello dell’organizzazione per la vaccinazione. In effetti le due cose vanno di pari passo perché, come si è detto mille volte, non c’è rilancio economico senza la via d’uscita dalla pandemia rappresentata dai vaccini. Da Palazzo Chigi e dalla Salute fanno sapere che il modello preso a riferimento è quello tedesco e già questo preoccupa perché le strutture ospedaliere della Germania sono più forti e capillari e le capacità gestionali dei Länder surclassano quelle di alcune Regioni italiane, come si è visto. Finora, soprattutto nella seconda ondata, tutte le inefficienze hanno assunto una veste politica fatta di accuse reciproche tra Esecutivo e Governatori fino alla decisione di stabilire le zone rosse o arancioni. La differenza è che oggi per difendersi dal virus si può “chiudere” una regione nei suoi confini e imputarle le responsabilità ma quando sarà disponibile il vaccino, lo scaricabarile istituzionale non sarà più un argomento accettabile.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica
Titolo: Il retroscena – Spiragli, ma non si apre – Conte sul Natale cerca l’intesa Ue Ma l’Austria: niente stop agli sci
Tema: Coronavirus: possibile allentamenti a Natale, no a riaperture
La mission europea di Giuseppe Conte per stoppare le vacanze sulla neve sembrava partita in discesa e invece, un paletto dopo l’altro, sta diventando per l’avvocato uno slalom ad alto rischio. Sei leader e I ministri giallorossi non fanno che lanciare appelli alla responsabilità, ricordando il drammatico numero di morti da Covid, è perché hanno chiaro quanto stretta sia per il premier la porta del Natale. Per scongiurare che le feste diventino l’anticamera della terza ondata di contagi il presidente del Consiglio ha messo al bando le vacanze sulla neve, un rischio che l’Italia «non può permettersi». Ma le conseguenze sul piano economico sono enormi, prova ne siano la tensione con le Regioni del Nord e gli sforzi diplomatici dell’Italia per un «coordinamento europeo». Che, ammettono a Palazzo Chigi, incontrerà «qualche sbavatura». In quell’ora di «ottimo scambio» telefonico con Ursula von der Leyen (che però lo ha definito «good», buono), tra Recovery, Brexit e migranti Conte è riuscito a portare il colloquio su un tema per lui cruciale: le regole del Natale. Sulla necessità di tutelare «la salute prima di tutto» e cercare al tempo stesso di ridurre i danni che le restrizioni causeranno all’economia, la presidente della Commissione Ue e il capo del governo italiano si sono trovati d’accordo. Ma realisticamente non si potrà andare molto oltre il comune intento, sostenuto con forza dalla presidente Ue, di «armonizzare il più possibile le decisioni».
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Testata: Stampa
Autore: Russo Paolo
Titolo: Il retroscena – Scuole aperte sette giorni prima di Natale – Nuove regole per blidare il Natale Mini-riapertura per negozi e scuole
Tema: – Coronavirus: possibile allentamenti a Natale, no a riaperture
Altro che aperture, cene al ristorante e vacanze sulle piste da sci. Per Natale il governo pensa più a chiudere che a riaprire. E per farlo si prepara a cambiare già con il prossimo Dpcm le regole che fanno accendere il semaforo che poi indirizza le regioni verso l’area rossa del lockdown, quella arancione dei bar e dei ristoranti sempre chiusi o la fascia gialla delle misure più soft. Quelle che con l’attuale sistema già a metà dicembre potrebbero regolare, senza troppi divieti, la vita degli italiani da Bolzano a Caltanissetta. Perché con l’Rt che già venerdì potrebbe essere sotto la soglia di sicurezza di uno, mano a mano tutte le regioni andrebbero a stingere i colori della stretta. Con Piemonte, Lombardia, Valle d’Aosta e Calabria che già il 27 potrebbero passare dal rosso all’arancio, fino via via ad arDa venerdì potrebbero esserci misure più soft in Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia rivare a metà mese ad un’Italia tutta tinta di giallo. Quindi con la libertà di spostarsi da una regione all’altra. Magari per grandi riunioni familiari sotto l’albero ad alto rischio di contagio. Ma anche con tutte le saracinesche dei negozi alzate e con i bar e ristoranti aperti fino alle 18.
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Testata: Tempo
Autore: Bechis Franco
Titolo: Riportano i contagi a scuola – Non aprite quelle scuole
Tema: Coronavirus: scuole aperte prima di Natale?
Come abbiamo più volte dimostrato su Il Tempo è proprio fra la popolazione scolastica, quella da zero a 19 anni che fra fine agosto e la prima settimana di novembre sono esplosi i contagi. Al 25 agosto in quella fascia di età erano 9.544 i ragazzi contagiati. Al 7 novembre erano diventati 102.419, con una crescita record del 1.073,10%, il doppio di quello che è avvenuto nella fascia di età 20-29 (dove comunque c’erano tutti gli studenti universitari), e cinque volte più di quel che era avvenuto nelle altre fasce di età. Ma la conferma è arrivata dall’ultimo bollettino, che riporta i dati fino al 18 novembre scorso. Il 6 novembre con un dpcm a firma di Giuseppe Conte si sono chiuse in tutta Italia le scuole superiori, e con le istituzioni delle varie zone rosse si è applicata la didattica a distanza anche per le seconde e le terze medie. Da quel momento la classifica dei contagi è radicalmente mutata: la fascia scolastica che era ampiamente in testa alla classifica è scesa al quinto posto: davanti aveva i contagi fra i trentenni, i quarantenni, i cinquantenni e i sessantenni. Fin lì i contagi fra i ragazzi fino a 19 anni erano cresciuti di dieci volte, dalla chiusura in poi sono saliti invece solo del 45,69%, una percentuale venti volte inferiore a prima. E senza quel boom la curva dei contagi che era esponenziale fino al dpcm del 6 novembre, è rallentata per poi addirittura diminuire negli ultimi giorni. E stata dunque la scuola il cuore della tragedia che stiamo di nuovo vivendo e che si aggrava anche per le gravi responsabilità del governo in un altro settore: non è stato fatto nulla per mesi per rafforzare la rete ospedaliera, che oggi è drammaticamente in tilt ovunque.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Stefanelli Barbara
Titolo: Tre strade per fermare la violenza – Tre strade anti violenza
Tema: Violenza sulle donne
«Pandemia ombra»: è stata chiamata così. Eppure vederla alla luce è facilissimo: da marzo a maggio-giugno 2020, mentre si appiattisce la curva della mobilità perché in Italia le persone sono in lockdown, a impennarsi è la curva delle minacce e delle violenze sulle donne. Le telefonate al numero verde 1522 aumentano del 120 per cento. Che cosa sta succedendo dietro le porte sbarrate al virus? Che gli uomini — mariti, compagni, a volte fratelli — riversano il disorientamento e la furia dell’insicurezza economica, sociale e psicologica innescata dal confinamento sulle loro mogli, compagne, sorelle. Di ogni età, dalle ragazze alle anziane delle quali spesso ci dimentichiamo. Nel 96% delle richieste di aiuto, chi ha subito attacchi è una donna. Nel 77% siamo tra le mura di casa. E’ per questo che, in tutte le lingue e culture, si parla di «violenza domestica». Da domus che, secondo il vocabolario Treccani, rimanda alla sede della famiglia, al focolare per antonomasia e persino al lari protettori dell’abitazione romana. Ogni 25 novembre i dati piovono come pugni sulla convinzione, abbastanza diffusa, che viviamo in mondi dove l’equità è stata ormai raggiunta.
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Testata: Messaggero
Autore: Bonetti Elena
Titolo: L’intervento – La ministra Bonetti «Questa battaglia da vincere insieme»
Tema: Violenza sulle donne
In mesi difficili che hanno squarciato definitivamente il velo su tutte le nostre fragilità, la violenza contro le donne si conferma un’emergenza che richiede una risposta urgente e condivisa. Venticinque anni dopo la Conferenza di Pechino che ricordiamo quest’anno, tanto cammino è stato fatto ma restano ancora diversi gli ostacoli da superare. E l’azione su cui le Istituzioni tutte hanno il dovere di impegnarsi è nitida: sostenere e rafforzare le reti di comunità che hanno nei centri antiviolenza, nelle case rifugio, nell’associazionismo e nelle forze dell’ordine il loro fulcro, e dire con ancora più coraggio alle donne che il Paese è accanto a loro, che non sono sole. Che dalla violenza possono uscire e c’è una comunità tutta intera pronta a sostenerle e ad accompagnarle in questo percorso di libertà. Questi mesi ci hanno detto con chiarezza che le richieste d’aiuto aumentano e il numero di pubblica utilità antiviolenza e antistalking, il 1522, è sempre più diffuso e ritenuto uno strumento di sostegno per le donne. In questo tempo così complesso ho visto aumentare la consapevolezza del contrasto alla violenza come responsabilità sociale, è qualcosa di molto importante.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Tamburini Fabio
Titolo: L’editoriale – Un piano contro il tracollo demografico
Tema: Natalità in negativo
L’emergenza sanitaria è certamente, oggi, il nemico numero uno da battere. L’aumento inarrestabile del debito pubblico rappresenta la vera incognita che mina alla radice il futuro del Paese. La bassa produttività rischia di compromettere, o di ridurre significativamente, la portata della ripresa economica post pandemia. Ma il male oscuro italiano è un altro: «Il tracollo demografico prossimo venturo», come abbiamo intitolato ieri l’articolo a firma di Alessandro Rosina. Un rapporto pubblicato dall’Istat lo conferma. Il numero delle nascite sta scendendo inesorabilmente sotto quota 400mila all’anno. È la soglia critica indicata dagli esperti come il segnale di una spirale negativa diventata inarrestabile. È un segnale da non sottovalutare perché significa che l’Italia, dispiace dirlo, è un Paese in agonia.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Perrone Manuela
Titolo: Recovery e Mes, alta tensione tra Conte e Pd
Tema: Recovery e Mes: ancora dibattiti
«Si circonda solo di tecnocrati. Basta, non ne possiamo più». Lo sfogo di un dirigente dem rende bene l’idea della temperatura nel Pd nei confronti del premier Giuseppe Conte. Tomata a rialzarsi ieri ai massimi livelli sui due fronti caldi del Recovery Plan, a partire dalla struttura di governance per gestire progetti e risorse che ancora non si vede, e del Mes. Ma non solo. «Non siamo affatto in ritardo sul piano, siamo perfettamente in linea con il cronoprogramma», ha chiarito sin dal mattino Conte per provare a spegnere l’incendio nato dopo che lunedì sera in Tv aveva spostato a febbraio la deadline per la presentazione del documento a Bruxelles. «Febbraio? Forse vuole usare il Recovery Plan per blindarsi dal rischio crisi?», la domanda velenosa che circolava ieri nei palazzi romani. Per uscire dal guado, il premier ha cercato e ottenuto la sponda della presidente della Commissione Ue, che ha sentito in occasione del Global Health Summit in collegamento con il Geo.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Ducci Andrea
Titolo: Si riapre il duello sui soldi del Mes La Ue: Recovery, Italia a buon punto
Tema: Recovery e Mes: ancora dibattiti
Un testo di 6 articoli che riassumono la destinazione dello stanziamento da 2 miliardi di euro. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ristori ter entrano in vigore le misure, varate dal governo, per il finanziamento a fondo perduto delle imprese e delle partite iva colpite dalla pandemia. Un pacchetto di interventi che l’esecutivo si appresta a integrare con un nuovo decreto ristori, una priorità che ieri il premier Giuseppe Conte non è riuscito a trattare con i capidelegazione della maggioranza poiché la discussione è stata interamente assorbita dal Mes (Meccanismo europeo di stabilità). Con tanto di tensioni nel corso di due diverse riunioni, durate complessivamente quattro ore, e terminate con l’evidenza di una spaccatura tra le forze di governo sul fondo salva stati e sul destino dei 36 miliardi di euro da destinare alla sanità. Un terreno scivoloso per l’avversità del M5S nei confronti del Mes e per. il timore, proprio all’interno del Movimento, che il via libera della riforma a Bruxelles implichi l’utilizzo del fondo da parte italiana.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Fotina Carmine
Titolo: Sud, crolla il lavoro femminile: in tre mesi persi 171mila posti
Tema: Lavoro Femminile
Gli effetti della pandemia rischiano di aggravare malesseri strutturali del Mezzogiorno in termini economici e di diritti di cittadinanza. Questa lettura di lungo periodo, contenuta nel rapporto annuale della Svimez, parte da previsioni per il Pil 2010 peggiori di quelle formulate dalla stessa associazione a luglio: -9% nel Mezzogiorno, -9,8% nelle regioni del Centro-Nord, -9,6% a livello italiano. Significa per il Pil meridionale risultare a fine 2020 al di sotto del suo picco minimo del 2014 e inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7). La lettura si estende poi al 2021 che sarà «segnato dal riaprirsi di un forte differenziale Nord/Sud: 4,7% contro 1,6%» e questo nonostante gli effetti della legge di bilancio – soprattutto per decontribuzione sul lavorato dipendente, bonus investimenti e spesa del Fondo sviluppo e coesione – saranno leggermente superiori al Sud sia l’anno prossimo (+0,4%) rispetto al Centro-Nord (+0,2%) che nel 2022.
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Testata: Il Fatto Quotidiano
Autore: Ronchetti Natascia – Rotunno Roberto
Titolo: Lavoro: 470mila posti persi. Mille denunce revenge – Senza lavoro o in congedo: le donne ai tempi del virus
Tema: Lavoro Femminile
Il papà è al lavoro, la mamma è in casa con i figli. Guardando i numeri, l’emergenza Covid ha finito per fortificare questo fastidioso stereotipo che l’Italia non ha scrostato nemmeno dopo anni di (lenti) miglioramenti. Anzi, quei piccoli progressi sono stati polverizzati durante pochi mesi di lockdown. Durante i quali – spiega uno studio che oggi pubblicherà l’Istituto di analisi delle politiche pubbliche (Inapp), e che il Fatto può anticipare – il 90% delle lavoratrici ha usato per intero il congedo parentale, solo l’8% lo ha suddiviso con il partner. La crisi dovuta alle chiusure – ha fatto poi notare ieri la Svimez (l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) – ha colpito soprattutto le donne del Sud: la perdita di occupazione femminile nelle regioni meridionali (171mila) è stata pari al doppio dell’aumeto registrato tra il 2008 e il 2019 (89 mila).
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Testata: Messaggero
Autore: Bassi Andrea
Titolo: Il Covid e il conto salato dei blocchi Si allarga il divario tra Nord e Sud – Ciascun mese di blocco costa al Sud 10 miliardi
Tema: I costi della chiusura
Se il Nord perde più prodotto interno lordo, è il Mezzogiorno a pagare il prezzo più elevato in termini di occupazione. Ogni mese di chiusura è costato quasi 48 miliardi di euro, il 3,1% del Pil italiano. Di questi oltre 37 li ha “paga” il Centro-Nord (3,2% del Pil) e quasi 10 pesano sul Mezzogiorno (2,8% del Pil). Ma il Sud ha pagato un conto carissimo soprattutto sul fronte occupazionate. Nei primi tre trimestri di quest’anno, la diminuzione dei posti di lavoro è stata del 4,5%. Significa che sono 280 mila i meridionali che sono andati ad ingrossare le fila dei disoccupati (-8% l’occupazione giovanile), senza contare quell’area “grigia”, esclusa dalle tutele: i lavoratori irregolari, quelli completamente in nero, i precari. Una platea di quasi 2 milioni di persone, solo alcune delle quali probabilmente hanno avuto accesso al Reddito di cittadinanza.
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Testata: Tempo
Autore: Caleri Filippo
Titolo: I tecnici del Parlamento demoliscono la manovra – I tecnici licenziano Gualtieri
Tema: Contrasti sulla Manovra
Non sono stati teneri i giudizi dell’Ufficio parlamentare del bilancio sulla Manovra arrivata in Parlamento. Innanzitutto sulle cifre. A bastonare l’esecutivo davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato è stato il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro per il quale il deficit, ad esempio, sarà superiore a quello previsto dal governo. «La stima per il 2020 rimane caratterizzata da elevata incertezza» ma dovrebbe essere «leggermente superiore al 10,8% del pil» stimato nella Nadef di «uno o due decimi di punti percentuali» (10,9%-11%). Non solo. Le perplessità sono state espresse anche sulle previsioni di crescita. «Appare difficile realizzare l’obiettivo programmatico di Pil, stimato per il governo nel 2021, di una crescita del 6%». «La battuta d’arresto» che si sta registrando nel quarto trimestre «è tale da ridurre la crescita almeno di un punto, portando il Pil intorno al +5%».
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Testata: Italia Oggi
Autore: Oldani Tino
Titolo: Torre di controllo – La Merkel è contro Macron sulla riscrittura dei trattati Ue perché le norme europee rispecchiano l’ordoliberismo tedesco
Tema: Merkel- Macron
La partita di potere, oggi in Europa, è quella tra Emmanuel Macron e Angela Merkel sulla riscrittura dei trattati Ue. Ieri abbiamo visto alcuni motivi che spingono Macron a volerli modificare, per imporre quello che lui definisce il «Parigi consensus», ovvero la propria ipotetica leadership futura in Europa. Di motivi per cambiare, però, ce ne sono altri. Basta osservare l’incredibile stato confusionale in cui si trova oggi l’Unione europea di fronte al veto di Polonia e Ungheria sul Recovery Fund. Ricapitoliamo: il piano di aiuti da 750 miliardi per fare fronte alla pandemia è stato varato il 21 luglio dal Consiglio europeo e firmato da tutti i 27 paesi Ue, comprese Polonia e Ungheria. Nei mesi successivi, l’euroburocrazia si è dedicata alla stesura di una serie di condizionalità, a cui vincolare l’erogazione dei fondi. La più nota è il regolamento «a tutela dello Stato di diritto», fortemente voluto dai 2 paesi frugali» e dalla Germania. Questo regolamento è stato concordato il 5 novembre dalla presidenza di turno tedesca e dal Parlamento europeo, e approvato a maggioranza qualificata il 16 novembre. Tutto fatto? Nemmeno per sogno.
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Sorrentino Riccardo
Titolo: Yellen al Tesoro spazza i timori: più sintonia in vista con la Fed – Yellen al Tesoro, una sintonia più facile con le politiche Fed
Tema: Biden svela il suo nuovo governo: la Borsa vola
Segnare le differenze. Fin dalle nomine. La scelta, da parte del presidente eletto John Biden, di Janet Yellen come segretaria al Tesoro serve – molto più di quella di Tony Blinken come segretario di Stato o quella di Avril Haines all’intelligence – a prendere le distanze dallo stile e dalla politica di Donald Trump. Pochi altri possibili candidati avrebbero permesso di segnalare in modo così netto le differenze rispetto al passato. Janet Yellen, 74 anni, è stata la prima presidente donna della Federal reserve. Prese il posto di Ben Bernanke nel 2014, dopo essere stata sua vicepresidente dal 2010 e ancor prima, dal 2004, presidente della Fed di San Francisco. Alla scadenza del suo primo mandato, nel 2018, non è stata però riconfermata. Troppo “democratica” per Donald Trump e, soprattutto, per il suo entourage che ha molto lavorato per smorzare gli iniziali entusiasmi del presidente («Troppo bassa per guidare la Fed», sarebbe stato il suo incivile giudizio finale). Le distanze erano forti: di sostanza, e non di forma. La segretaria al Tesoro designata è sicuramente democratica, ma l’affiliazione politica è però considerata, negli Stati Uniti, un elemento di chiarezza che non impedisce di collaborare con Amministrazioni di diverso colore.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: …
Titolo: L’asse con Draghi contro deregulation e protezionismi – L’asse con Draghi a Jackson Hole
Tema: Draghi- Yellen
La rottura avvenne nel 2017, ad agosto. Fu nell’agosto di quell’anno che iniziarono a delinearsi due schieramenti, globali: quello trumpiano, sostenuto dalla Heritage Foundation (che ha copiosamente fornito il presidente di uomini e temi politici), radicale di destra, e il mondo liberal e liberale, incarnati in quell’occasione da Janet Yellen e, a sorpresa, da Mario Draghi, allora alla guida della Bce. Il palcoscenico fu il simposio estivo di Jackson Hole. In quell’occasione Janet Yellen, allora presidente della Fed e padrona di casa, sostenne la necessità di ulteriori riforme del settore finanziario, per renderlo ancora più resiliente, dopo la crisi; parole in diretta contrapposizione con la decisione di Trump – mai nominato, ovviamente – di limitare l’applicazione del Dodd Frank act, che aveva introdotto nuove regole.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Sarcina Giuseppe
Titolo: «Torna l’America» E Wall Street vola – Biden: torniamo a guidare il mondo
Tema: Biden svela il suo nuovo governo: la Borsa vola
Primi messaggi dal futuro governo Biden. Il presidente eletto ha ufficializzato ieri le sei nomine, anticipate lunedì dai media Usa. I prescelti si sono presentati insieme con Biden e la vice Kamala Harris, in una specie di passerella a Wilmington. Molte parole di circostanza, ringraziamenti. Ma anche alcuni segnali politici interessanti. Biden ha aperto dicendo: «La mia squadra riflette il fatto che l’America è tornata ed è pronta a guidare il mondo e non a ritirarsi». Il neo Segretario di Stato, Anthony Blinken, 58 anni, è stato il più chiaro: «Ia nostra politica estera sarà impronta ta all’umiltà e alla fiducia. Umiltà perché siamo consapevoli che da soli gli Stati Uniti non possono affrontare le grande sfide che abbiamo da 30 vanti, dalla pandemia all’ambiente. Dovremo lavorare con i nostri partner e con gli altri Paesi. Fiducia perché l’America ha ancora la possibilità e la capacità di formare coalizioni, mettere insieme alleanze». Sono più o meno le stesse parole usate da John Kerry, 76 anni, ex Segretario di Stato, richiamato in servizio da Biden per coordinare la task force sul «climate change».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Pelosi Gerardo
Titolo: Il Mediterraneo s’interroga sul futuro oltre la pandemia
Tema: Effetto Covid nel Mediterraneo
L’esordio di Med (Mediterranean Dialogues) sei anni fa coincise con quei “RomaTalks” favoriti dal ministro degli Esteri di allora, Paolo Gentiloni, che videro seduti allo stesso tavolo i capi della diplomazia americana, John Kerry e di quella russa, Serghej Lavrov, per discutere il futuro del Mediterraneo. Quest’anno, causa Covid, niente Parco dei Principi e riflettori spenti. Tutti a casa davanti a schermi di computer per un’edizione web di Med che da oggi alo dicembre sarà dedicata alle «nuove soluzioni percorribili per i tempi della post pandemia». Unica eccezione la presenza a Roma del ministro degli Esteri francese, Jean Yves Le Drian, che avrà un colloquio anche con il ministro italiano Luigi Di Maio. Quest’ultimo aprirà questa mattina la sessione inaugurale insieme a Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi di Milano che organizza l’evento insieme alla Famesina. «È vero – ammette Massolo – la pandemia è presente ma non sarà dominante in questa edizione di Med, gli interventi via web saranno diluiti fino al 4 dicembre quando i lavori verranno chiusi dal premer Giuseppe Conte; è un fatto tuttavia che il Covid sta accelerando processi che vanno affrontati in ogni caso e che riguardano la sicurezza della regione, i rapporti interregionali su economia e commercio, i flussi migratori per contenere quelli illegali e favorire quelli legali». Tutti temi, aggiunge il presidente dell’Ispi, che «vanno affrontati con il metodo Med, ossia l’incrocio tra attori statali, non statali, grandi gruppi industriali, Ong, voci della regione; metodo di dialogo che ha prodotto negli anni passati risultati concreti».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Serafini Marta
Titolo: L’effetto Covid, la Cina: la crisi del Mediterraneo – Mediterraneo l’effetto «Covid»
Tema: Effetto Covid nel Mediterraneo
Una regione fragile e complessa. E una pandemia che, se non ne ha mutato tutti gli equilibri, ne ha sicuramente accelerato il riassetto. E una fotografia con diversi focus quella che viene fuori dall’ultimo rapporto Med curato da Ispi insieme ad esperti e analisti dei più prestigiosi think tank internazionali. Al netto dell’attendibilità sui dati di test e contagi, quando si va guardare il numero di morti per coronavirus, a fronte di un numero di abitanti simile, si scopre che quelli della sponda Sud del Mediterraneo sono un quinto rispetto a quella Nord. Si parte dall’Iran, tra gli Stati più colpiti, dove la crisi sanitaria ha aggravato quella economica e dove il 2020 ha visto una contrazione del PiI di 7 punti. Ma anche l’Arabia Saudita ricca di petrolio, costretta ad aumentare di tre volte l’imposta sul valore aggiunto e a tagliare drasticamente la spesa pubblica. Così mentre in Asia, Europa e nelle Americhe, la domanda globale per le esportazioni della regione — prodotti petrolchimici e manifatturieri — e per turismo e servizi finanziari, sono drasticamente diminuite, il prezzo del petrolio è crollato insieme alla richiesta di manodopera migrante negli impianti. Con il risultato che la regione si trova ad affrontare ora un deficit di 300 miliardi di dollari.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Santevecchi Guido
Titolo: L’annuncio di Pechino: «Sconfitta la povertà»
Tema: La Cina fuori dalla povertà
Pechino, telegiornale di lunedì 23 novembre: «Le ultime nove contee afflitte da povertà assoluta nella provincia sudoccidentale del Guizhou sono state ufficialmente depennate dalla lista». Breve pausa mentre scorrono immagini di campagne coltivate, villaggi con nuove abitazioni, scuole, autostrade e linee ferroviarie poggiate su pilastri che attraversano zone montuose. Poi il mezzobusto del tg statale aggiunge: «Le nove contee del Guizhou erano le ultime sacche di povertà in tutta la Cina». Un annuncio estremamente sobrio, per dire alle masse che il Partito-Stato ha mantenuto la promessa formulata nel 2012, all’alba dell’era Xi: sradicare la povertà assoluta entro la fine del zozo, per consentire di festeggiare il centenario del comunismo cinese, nel 1921, con la proclamazione della «società moderatamente prospera».
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Testata: Corriere della Sera
Titolo: Armi e investimenti, la strategia dello «Zar»
Tema: Russia
Un capitolo a parte nel rapporto Med di Ispi è quello dedicato alla presenza russa nella regione. La «tempesta perfetta» globale del 2020 ha offerto a Mosca ulteriori opportunità di consolidare le sue posizioni nel Mediterraneo, a partire dallo sbocco sul «Mare Nostrum» ottenuto in Siria, decretando di fatto il successo della politica estera di Vladimir Putin. Tenuti fermi gli investimenti economici (solo 500 i milioni di dollari stanziati per il porto di Tartous), sul fronte siriano sfida aperta resta quella dell’impegno militare e del difficile equilibro con Ankara per il controllo del Nord-Est siriano. In Libia invece la posizione di Mosca è meno dettata da strategie di lungo periodo ma appare più spregiudicata e più tesa al controllo delle risorse energetiche che alla stabilità politica del Paese.
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