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SINTESI IN PRIMO PIANO – 24 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Trattativa Stato-mafia «Non ci fu reato»: ribaltato il verdetto. Assolti Dell’Utri e i carabinieri;
– Terza dose di vaccino a tutti. L’Ema deciderà a inizio ottobre;
– Bonomi lancia il patto per la crescita. Draghi: «Nessuno può chiamarsi fuori»;
– Bollette, stop rincari alle famiglie fragili ma le quarantene restano non pagate;
– Duello su Europa e Cina, la Germania si spacca sul debito comune Ue;
– Crisi dei sottomarini, la cautela della Francia: «Serve tempo per tornare a fidarci degli Usa»;
– Haiti, l’inviato si dimette Usa: «Migranti trattati in modo disumano».

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Trattativa Stato-mafia «Non ci fu reato»: ribaltato il verdetto – Stato-mafia, verdetto ribaltato Assolti Dell’Utri e i carabinieri
Tema: Trattativa Stato-mafia

«Il fatto non costituisce reato»: la trattativa tra i carabinieri e Cosa nostra avviata tramite l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino al tempo delle stragi di Capaci e via D’Amelio fu dunque legittima, e non c’era il dolo né la volontà da parte degli ex ufficiali dell’Arma Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Dorano di innescare o rafforzare il ricatto mafioso alle istituzioni. Cadono l’accusa e le condanne per minaccia a un Corpo dello Stato. Lo ha stabilito la corte d’assise d’appello di Palermo con la sentenza pronunciata ieri pomeriggio, dopo tre giorni di camera di consiglio, ribaltando quella di primo grado che il 20 aprile 2018 aveva giudicato colpevoli gli ex carabinieri. Per Marcello Dell’Utri l’assoluzione è ancora più radicale: lui «non ha commesso il fatto», cioè non ha veicolato la minaccia al governo guidato da Silvio Berlusconi nel 1994, che fu solo «tentata». Non arrivò dunque a destina zione. Anche l’ex senatore di Forza Italia nel 2018 era stato condannato, come intermediario del ricatto mafioso. Il verdetto d’appello rovescia quindi completamente quello che tre anni e mezzo fa aveva suscitato tanto clamore, sollevandone a sua volta. In questo caso infatti non escono sconfitti soltanto la Procura e la Procura generale che hanno sostenuto l’accusa nei due gradi di giudizio, ma anche i giudici della corte d’assise che avevano individuato reati e colpevoli.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cesaretti Laura 
Titolo: Spiazzati il Pd e i forcaioli – «Schiaffo ai manettari» Letta disorientato: leggerò le motivazioni
Tema: Trattativa Stato-mafia

Spiazzati, confusi, imbarazzati: i colpevolisti che avevano sponsorizzato il surreale teorema della «trattativa», o che per acquiescenza o utilità politica lo avevano silenziosamente avallato si riconoscono subito. Sono tutti trincerati dietro la polverosa formula di rito: «Aspettiamo le motivazioni». Ecco subito i Cinque stelle, ancora frastornati dalla sentenza che smonta anni di loro propaganda: «La rispettiamo e non la commentiamo – recita un comunicato imbarazzato dei parlamentari della commissione Giustizia -. Possiamo solo aggiungere che rimaniamo in attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni». Poi si aggrappano alla formula dell’assoluzione, «il fatto non costituisce reato», per alimentare un ultimo filo di speranza: «Lascia intendere che i fatti siano confermati e che a livello politico restino intatte le responsabilità». Ma è una speranza esile, tant’è che il presidente della Commi ssione Antimafia Morra evita di aprire bocca sul tema. «Tre servitori dello Stato e l’intera Arma dei carabinieri hanno visto infangato il loro nome per lunghi anni. Chi potrà risarcirli?», si chiede il parlamentare Umberto Buratti. Che non usa giri di parole e parla di inchiesta «farsa» e di «giustizialismo spettacolo che ammorba il paese». Salvini si dice «felice» per l’assoluzione, che è «l’ennesima prova che è necessaria una vera e profonda riforma della giustizia, tramite i referendum promossi dalla Lega». Un j’accuse durissimo arriva da Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso dalla mafia: «Ho sempre avuto dubbi sull’inchiesta, e ritenuto scorretto che a pomparla mediaticamente fossero i pm titolari: un comportamento che mio padre non avrebbe mai approvato». E denuncia: «Le energie dedicate alla trattativa potevano essere indirizzate verso piste che volutamente non si sono percorse».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Zurlo Stefano 
Titolo: Intervista a Marcello Dell’Utri – Demoliti i PM Dell’Utri: 10 anni di fango – «Ancora non ci credo Mi hanno infangato ma posso perdonare»
Tema: Trattativa Stato-mafia

Sono passate meno di due ore dalla lettura del verdetto della Corte d’Assise di Palermo. Marcello Dell’Utri assapora la sentenza che lo toglie dalla ragnatela vischiosa dei rapporti fra Cosa Nostra e lo Stato. Ci sarà tempo per leggere le motivazioni, intanto la pronuncia segna il flop di una delle più ambiziose indagini della storia giudiziaria italiana. «Ero accusato di aver ricevuto minacce da mafiosi che avrei dovuto riferire a Berlusconi minacciandolo a sua volta se non avesse provveduto a fare leggi a favore dei mafiosi. Una cosa allucinante, pensi che durante il governo Berlusconi ci sono state soltanto leggi contro i mafiosi». Insomma, era convinto di farcela? «Ci speravo, ma non ero sicuro di essere assolto. In questo Paese non basta avere avvocati bravissimi come i miei avvocati, che in aula avevano smontato tutta questa storia». Lei arrivava da una condanna di primo grado. «No, non mi parli del primo grado, ero nauseato».&n bsp;Forse il vento soffia da un’altra parte. «Sono stati dieci anni di fango. E sono contento per me, per la mia famiglia e pure per gli sconosciuti che mi hanno sostenuto. Aggiungo che sono disposto a dimenticare quello che mi hanno rovesciato addosso i giornali e le televisioni». Le parole lasciano spazio ad una smorfia, fra l’amaro e il sarcastico.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Salvaggiulo Giuseppe 
Titolo: La nuova giustizia
Tema: Riforma della giustizia

Con 177 voti favorevoli e solo 23 contrari, anche il Senato ha approvato la riforma del processo penale, uno degli impegni presi dall’Italia nel Pnrr. Innestandosi sul disegno di legge del predecessore Bonafede, la riforma Cartabia l’ha modificato in 26 punti. Dopo la prima approvazione in consiglio dei ministri, la sollevazione dei magistrati e dei 5 Stelle aveva indotto il governo a una mediazione, per edulcorare la parte sulla improcedibilità dei processi dopo la sentenza di primo grado. La riforma è subito applicativa per una parte; per un’altra, delega il governo ad approvare decreti specifici. .Anche la riforma del processo civile è in dirittura di arrivo, dopo il primo sì della Camera Quella del Csm dovrebbe essere discussa in Parlamento entro un paio di mesi. La ministra della Giustizia Marta Cartabia ha «ringraziato tutte le forze parlamentari per la solerzia con cui hanno contribuito al cammino delle riforme»
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Il retroscena – Berlusconi irritato dalla campagna acquisti Ma fa i conti per il Colle
Tema: Centrodestra

Berlusconi è un mondo che si è sempre mosso in un’orbita diversa da quella di Salvini, malgrado siano alleati. L’unico momento in cui gli astri potranno (forse) allinearsi sarà la quarta votazione per la presidenza della Repubblica. Bisogna allora calcolare le traiettorie dei due partner per capire cosa li tiene insieme: il Cavaliere sogna il Colle, il leader della Lega mira alla federazione del centrodestra per entrare «dalla porta principale» a Palazzo Chigi. Per tentare di realizzare i loro disegni sono consci di aver bisogno l’uno dei voti dell’altro. Ma in questi casi bisogna fidarsi. Ma è iniziata la campagna acquisti di Salvini in Forza Italia. Una manovra che ha irritato Berlusconi: «Non capisco la ritorsione». La «ritorsione» è riferita all’ennesima falsa partenza della federazione, per la quale era stata programmata una riunione ai primi di settembre, alla presenza dei vertici dei due partiti e dei loro ministri. All’ultimo momento si è proposto di spostare l’evento dopo le Amministrative. Berlusconi ha assecondato le ragioni del rinvio, anche per non irritare la Meloni, dei cui voti ha bisogno se davvero vuole partecipare alla Corsa per il Colle. A quel punto Salvini ha sentito puzza di bruciato. E viste le defezioni subite al gruppo parlamentare europeo, ha aperto le porte della Lega a quanti già bussavano per entrarci. I nuovi arrivi in Lombardia sono un segnale al Cavaliere: più che spostare vo- ti, infatti, spostano gli equilibri nella selezione dei grandi elettori regionali per la presidenza della Repubblica. Il leader forzista ha provato in extremis a trattenere i partenti, senza riuscirci.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Lega, la grande fuga degli eurodeputati nelle regioni del Sud
Tema: Centrodestra

La Lega delle porte girevoli ha una solida, e non confortante, certezza: con l’eurodeputata Francesca Donato sono già cinque i parlamentari di Bruxelles che hanno lasciato il partito di via Bellerio in questa legislatura. E tutti e cinque erano stati eletti nel Centrosud. Tutti, insomma, facevano parte della nouvelle vague salviniana che, dal 2014 in poi, ha dato corpo alla strategia del segretario di sfondamento sotto la linea del Po. A uno a uno, i volti della trasformazione in partito nazionale si sono eclissati. Una fuga che si è verificata nel breve giro di undici mesi. L’ultima uscita col botto, è quella della No Vax Francesca Donato, palermitana d’adozione, che ha sbattuto la porta sostenendo che nella Lega ormai prevale la linea filo-draghiana di Giancarlo Giorgetti. Ora, al di là delle diverse motivazioni alla base delle scelte, questo smottamento (che ha tolto alla Lega il titolo di partito più rappresentato nell’emiciclo di Str asburgo) ha sollevato nuovamente, all’interno del partito, gli interrogativi sulla strategia di reclutamento del nuovo personale politico. Dando forza, nelle frenetiche conversazioni sottotraccia che animano questa fase della vita leghista, al malcontento di esponenti del potente asse nordista. Nessuno, da Giorgetti ai governatori del Nord, assicura di voler attentare alla leadership del senatore milanese. Ma la sensazione diffusa è che la conquista del Meridione, da parte dell’ultimo guerriero di Legnano, sia a un punto morto
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele – Giannoli Viola 
Titolo: Stadi, cinema e palestre spinta a togliere le restrizioni
Tema: Covid-19

Ieri il ministro alla Cultura Enrico Franceschini ha presentato al Cts la proposta di «superare le misure di distanziamento e i limiti di capienza» al 50% per teatri cinema e sale da concerto. Dagli esperti, che daranno la loro risposta martedì, ci sarebbe un’apertura. Addirittura la maggioranza dei membri del comitato sarebbero per portare al 100% la capienza dei luoghi più piccoli, sotto i 2.000 posti e al 75-80% quella delle arene più grandi. Di certo comunque la percentuale di persone che potranno assistere a film, spettacoli e concerti, sarà più alta. Tutti gli altri obblighi, come la mascherina e il Green Pass, resteranno validi. Forti sono le pressioni per aumentare la capienza degli stadi e in generale degli impianti sportivi all’aperto, che al momento è al 50%. II Cts starebbe per dare il via libera a un aumento degli spettatori fino al 75% e al 50% al chiuso, ovviamente sempre con il Green Pass obbligatorio. La questione è legata a quella dei luoghi di cultura e spettacolo. Ieri dallo staff della sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali è arrivata la notizia che ci sono segnali dell’aumento di capienza, al quale sarebbe pronto il Comitato tecnico scientifico. Più avanti, in base alla circolazione del virus, si vedrà se far salire ancora la percentuale di occupazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Terza dose di vaccino a tutti L’Ema deciderà a inizio ottobre – L’Ema valuta la terza dose per tutti «Una decisione agli inizi di ottobre»
Tema: Covid-19

«L’Ema sta valutando l’uso di una terza dose del vaccino Pfizer per persone di almeno 16 anni da somministrare sei mesi dopo la seconda». Marco Cavaleri, responsabile della strategia dell’Ema (Agenzia europea per i medicinali), apre all’ipotesi dell’estensione generalizzata del richiamo. «I dati presentati finora dimostrano che c’è una risposta immunitaria molto buona dopo la terza». E attesa una «valutazione ai primi di ottobre». Per ora la Fda americana l’ha autorizzato solo per gli over 65. I medici però chiedono un confronto con il ministero della Salute. Il presidente dell’Ordine di Roma, Antonio Magi, pretende sia «attivata il prima possibile la procedura». Ma le posizioni, anche all’interno dei camici bianchi, non sono univoche. Il presidente della Federazione dei Medici Filippo Anelli rileva che è più «una pretesa psicologica perché siamo sulla linea del fronte. Al momento i dat i non segnalano un’importante riduzione dell’efficacia vaccinale tra i sanitari, ma monitoriamo».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara 
Titolo: Bonomi lancia il patto per la crescita Draghi: «Nessuno può chiamarsi fuori» – Draghi: «Nessuno si sottragga a un patto per il futuro»
Tema: Confindustria

Un «patto» per íl futuro dell’Italia, per rendere «duratura e sostenibile» la ripresa in atto e «offrire «una prospettiva di sviluppo ai più deboli e alle nuove generazioni». Un «patto» da cui – avverte Mario Draghi citando espressamente la proposta rilanciata poco prima del presidente degli industriali, Carlo Bonomi – «nessuno può chiamarsi fuori». Così il presidente del Consiglio conclude il suo applauditissimo intervento all’Assemblea di Confindustria, nel quale indica le sfide e le incognite che gravano sul futuro del Paese. Il Governo è pronto a fare la sua parte. Il premier conferma non ci saranno «aumenti delle tasse», perché in questa fase – come disse quando ancora non era a Palazzo Chigi – í soldi «si danno e non si prendono». Draghi però evita di entrare nel merito della riforma fiscale, che di qui a breve dovrà essere lic enziata, e di rispondere alle perplessità espresse da Bonomi sulle poche risorse che sarebbero a disposizione del nuovo Fisco. Il premier insiste sulla assunzione di responsabilità ricordando che la fiducia di famiglie e imprese è sì «elevata&raqu o; ma anche «fragile». I dati più che positivi registrati negli ultimi mesi sulla crescita (a breve la Nadef certificherà al 6% come ha confermato anche S&P), sull’occupazione e sulle esportazioni non sono sufficienti a garantire il futuro. Perché a pesare e tanto, oltre la pandemia, è il passato. Bonomi afferma: “Ci riconosciamo nel Governo Draghi, ci auguriamo che continui a lungo”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi lancia il patto per la crescita Draghi: «Nessuno può chiamarsi fuori» – Bonomi: serve patto per lo sviluppo
Tema: Confindustria

Conclude a braccio, guardando a Mario Draghi: «Signor presidente, ci faccia realizzare i nostri bellissimi sogni». Carlo Bonomi li ha spiegati nelle ventisei pagine di relazione, all’assemblea di ieri, a partire dalle riforme strutturali che «l’Italia aspetta da troppo tempo». Un appello al governo e poi uno al sindacato per realizzare quel Patto per l’Italia che il presidente di Confindustria chiede dall’assemblea del 2020: «Facciamolo almeno noi, non perdiamo altro tempo». Il presidente del Consiglio lo dice subito dopo, nel suo discorso: serve un patto tra le forze economiche e sociali. «Era una nostra convinzione già dall’anno scorso che servissero relazioni industriali forti, il fatto che Draghi abbia dato l’avallo ci richiama alle nostre responsabilità, andare al tavolo con convinzione», ha incalzato Bonomi nella conferenza stampa dopo l’assemblea. «Scegliere di cambiare», è lo slogan dell’assemble a. Riforme, quindi, per cogliere l’occasione del Pnrr: «Basta rinvii, basta veti, basta giochetti». E ai partiti, davanti al rischio che il cronoprogramma possa slittare, dice: «È una strada profondamente sbagliata quella del gioco a risiko delle bandierine del consenso effimero». Confindustria si opporrà a chi intralcia il processo di riforme, a chi «flirta con i no vax invece di pensare alla sicurezza dei cittadini e lavoratori». È alla «mano ferma» di Draghi che il presidente di Confindustria rende merito. Lo definisce «l’uomo della necessità, come prima di lui De Gasperi, Baffi e Ciampi». Draghi ha fatto recuperare al paese credibilità internazionale, ha sottolineato Bonomi, è interesse dell’Italia e dell’Europa che sia un punto di riferimento delle future riforme europee. «Ecco perché noi imprese non esitiamo a dire che ci riconosciamo nell’esperienza di questo governo e ci auguriamo che continui a lungo e oggi torniamo a esprimergli con forza raddoppiata tutto il nostro apprezzamento», ha detto Bonomi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Draghi: non aumento le tasse – Draghi lancia il patto sociale: «Nessuno può chiamarsi fuori»
Tema: Confindustria

Alla Confindustria, che ieri nell’assemblea generale gli ha riservato un sostegno plateale senza precedenti, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha chiesto di sedere intorno a un tavolo, insieme con i sindacati e il governo, per arrivare a «un patto economico, produttivo, sociale per il Paese». Obiettivo: «una prospettiva economica condivisa». Perché, ha affermato Draghi, «buone relazioni industriali» sono l’elemento decisivo per affrontare bene i grandi cambiamenti, come quelli in corso. Il rischio inflazione Perché, è vero, l’economia si sta riprendendo e l’Italia sta crescendo più degli altri. Il premier ha confermato che il Pil quest’anno salirà del 6%, ma è pur sempre di un parziale recupero dopo il -8,9% del 2020. Si tratta allora di rendere stabile la crescita. La fiducia di imprese è famiglie «è molto elevata, ma è fragile». Del resto, le tensioni sui prezzi c ontribuiscono a mantenere elevato il livello di incertezza. «L’economia globale – ha detto l’ex presidente della Bce – attraversa una fase di aumento dei prezzi, che riguarda anche i prodotti alimentari e tocca tutte le fasi del processo produttivo. Non sappiamo ancora se questa ripresa dell’inflazione sia temporanea o permanente, strutturale. Se dovesse rivelarsi duratura, sarà particolarmente importante incrementare il tasso di crescita della produttività, per evitare il rischio di perdita di competitività internazionale». Di qui l’importanza di un Patto sociale che leghi governo, imprese e sindacati, come fu all’inizio degli anni Novanta, sotto la regia di un altro ex governatore della Banca d’Italia chiamato alla guida del governo: Carlo Azeglio Ciampi
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bei Francesco 
Titolo: Il fantasma del conflitto sociale – Il premier e lo spettro del conflitto sociale da evitare a ogni costo
Tema: Nuovo “patto” sociale tra imprese e sindacati

Se ci fosse il partito di Draghi, questo sarebbe il suo congresso fondativo e questi 1200 industriali in grisaglia, che si spellano le mani a ogni suo passaggio, i suoi delegati. Il partito del Pil. Ma l’interessato sembra quasi imbarazzato di tanto incondizionato entusiasmo, come se soffrisse a restare schiacciato soltanto su una parte. E non è un caso allora se, poche ore dopo il tripudio all’assemblea di Confindustria, palazzo Chigi fa sapere che lunedì prossimo il presidente del Consiglio riceverà ufficialmente i segretari di Cgil, Cisl e Uil. Un incontro allargato e pubblico, perché di faccia a faccia riservati nelle ultime settimane Draghi ne avuti con tutti i leader delle tre confederazioni. L’intento è chiaro: mantenere la pace sociale nel Paese in un momento delicato, con i prezzi delle materie prime e dell’energia che schizzano verso l’alto e interi settori industriali che rischiano di entrare in forte sofferenza. Raccontano che Draghi sia rimasto colpito dal corteo che pochi giorni fa ha sfilato per le strade di Firenze, con migliaia di lavoratori dietro gli striscioni dei licenziati della Gkn, di Alitalia, di Whirpool. Così come abbia notato con soddisfazione le parole di Maurizio Landini su una possibile ricostruzione dell’unità sindacale. E chissà se è vero quello che confida un ministro che parla di frequente con Draghi e che ieri ha partecipato all’assemblea degli imprenditori. Ovvero che quell’appello del presidente di Confindustria Bonomi a un nuovo “patto” sociale tra imprese e sindacati sia stato preventivamente concordato e suggerito dallo stesso premier. Il capo del governo sa bene quanto sia fragile la ripresa ed esposta a rischi geopolitici non controllabili. Per questo serve puntellare il più possibile il fronte interno. «Occorre essere uniti – ha spiegato ieri Draghi – per non aggiungere incertezza interna a quella esterna». E il «pilastro» di questa unità sono «le buone relazioni industriali».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: Bollette, sconti a imprese e famiglie
Tema: Rafforzamento del bonus sociale

Un intervento da 3 miliardi di euro per sostenere famiglie e imprese che dal primo ottobre dovranno affrontare la stangata delle bollette di luce e gas. Via gli oneri di sistema nella bolletta elettrica per tutti fino alla fine dell’anno. Aliquota Iva al 5% sui consumi di gas metano e bonus sociale per circa 3 milioni di persone. Lo aveva annunciato ieri mattina il presidente del Consiglio Mario Draghi durante il suo intervento all’assemblea di Confindustria a Roma, e nel pomeriggio il Consiglio dei ministri ha dato l’ok al decreto legge per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas per il quarto trimestre 2021. Dal primo ottobre al 31 dicembre 2021 dunque 26 milioni di utenze domestiche fino a 16,5 kilowatt e 6 milioni di piccole e medie imprese con utenze in bassa tensione usufruiranno del taglio totale degli oneri generali di sistema nella bolletta elettrica. A questi si aggiungono oltre 3 milioni di persone che già oggi ben eficiano del bonus energia, previsto per i nuclei famigliari con un Isee al di sotto di 8.265 euro annui, per i nuclei famigliari numerosi (Isee entro i 20.000 euro e almeno 4 figli), per i percettori del reddito o della pensione di cittadinanza, e per coloro che si trovano in gravi condizioni di salute: «Per costoro – spiega Palazzo Chigi – sono azzerati gli effetti del futuro aumento della bolletta». Impegnati 2,5 miliardi per un intervento, ha sottolineato il presidente del Consiglio Draghi, «con una forte valenza sociale, per aiutare in particolare i più poveri e i più fragili».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Bollette, aumenti azzerati a famiglie povere e piccole imprese – Bollette, stop rincari alle famiglie fragili ma le quarantene restano non pagate
Tema: Rafforzamento del bonus sociale

Scudo di tre mesi all’aumento delle bollette del gas e della luce per circa 3 milioni di famiglie disagiate, per 6 milioni di microimprese e per 26 milioni di utenze domestiche fino a 16,5 kw saranno azzerate le aliquote relative agli oneri di sistema. Il provvedimento varato ieri dal consiglio dei ministri ha messo sul tavolo circa 3 miliardi per impedire il rincaro nell’ultimo trimestre dell’anno delle utenze domestiche e aziendali. L’intervento è indirizzato soprattutto alle famiglie in condizioni di disagio e alle piccole attività, ma per l’intera platea dei consumatori è prevista una riduzione temporanea dell’Iva sul gas al 5% dagli attuali livelli del 22 (che pagano le imprese) e 10% (che pagano le famiglie). Stop del Tesoro invece al varo previsto, fino alle ultime ore, del provvedimento per prorogare a quest’anno le indennità di quarantena: per i 900 milioni necessari ci vuole tempo per individuare con precisione le coperture. Maretta anche per la proroga delle cartelle: il governo è diviso tra chi come la Lega chiede un intervento più radicale e chi propende per una proroga più limitata. «In assenza di un intervento, nel prossimo trimestre il prezzo dell’elettricità potrebbe salire del 40 per cento, e quello del gas del 30», ha detto il premier Draghi, nel suo discorso all’assemblea di Confindustria. Si tratta di un intervento, ha aggiunto, che «ha una forte valenza sociale, per aiutare in particolare i più poveri e i più fragili», ha spiegato, sollecitando poi un’azione «anche a livello europeo, per diversificare le forniture di energia e rafforzare il potere contrattuale dei Paesi acquirenti». Soddisfatti i partiti della maggioranza, da Pd, a Lega a Forza Italia.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cerretelli Adriana 
Titolo: Così Merkel ha avviato la rinascita economica Ue – Europa, così Merkel ha gettato le basi della rinascita economica
Tema: Germania al voto
Domenica i tedeschi si recano alle urne per il rinnovo del Bundestag, la Camera bassa. Spd in testa secondo i sondaggi pericoloso e autolesionistico per l’Europa. Apoteosi europea per la cancelliera che lascia dopo quattro mandati ininterrotti. Proprio come il suo predecessore e mentore, Helmut Kohl. Lui diede il massimo all’Europa accettandone, con un grandioso gesto di generosità politica, il condominio sul marco, che non era solo una moneta ma il simbolo stesso dell’identità tedesca post-bellica. Nacque l’euro dopo il mercato unico. Lei, Angela Merkel, la cautela fatta persona, ne ha ricalcato le orme con un guizzo di non minore audacia, rompendo a sua volta un altro tabù della cultura nazionale, il divieto di messa in comune del debito, in nome della causa europea prostrata dal Covid. Ha accettato così di finanziare il NextGenerationEU, un imponente piano di riforme e investimenti in modernizzazione, innovazione e rinascita del modello socio-econo mico, industriale e politico per trasformare l’Ue in un solido protagonista della scena mondiale e stabilizzarne l’unione economica e monetaria con l’embrione di un pilastro fiscale. Sarà questo il marchio con cui sarà ricordata l’era Merkel in Europa, sempre che la sfida si concluda alla fine, come si spera, nel grande successo collettivo dei 27 Paesi membri..
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Testata:  Stampa 
Autore:  Audino Uski 
Titolo: Duello su Europa e Cina la Germania si spacca sul debito comune Ue
Tema: Germania al voto

A tre giorni dal voto in Germania si confrontano per l’ultima volta i pesi massimi della politica tedesca nell’«Elefanten Runde», il duello televisivo che conclude la campagna elettorale con i sette rappresentanti dei maggiori partiti tedeschi.  Per la prima volta la politica estera e l’Europa entrano nel dibattito elettorale. Il candidato socialdemocratico Olaf Scholz sostiene di «capire bene l’irritazione francese» e sfrutta l’episodio della mancata vendita dei sottomarini d’Oltralpe all’Australia per ribadire la necessità «che l’Europa parli con unavoce sola in politica estera». Si allinea il cristiano-democratico Armin Laschet: serve «un Europa più forte», ma la sua è un’idea di Europa più orientata alla sicurezza «nel caso manchi la protezione degli Usa», come è accaduto in Afghanistan, quando gli europei non sono stati in grado di mantenere neppure la sicurezza di un aeropor to senza l’aiuto degli Stati Uniti, sostiene Laschet. Un’Europa che con Laschet troverebbe voce per contrastare Putin, poiché il leader della Cdu sottolinea che se il Cremlino violasse le intese e mettesse a repentaglio gli introiti ucraini, lui «sarebbe pronto a bloccare Nord Stream 2″, il gasdotto che taglia il Baltico portando gas dal Baerbock accusa “Berlino non ha fatto squadra con gli alleati contro la Cina” la Russia alla Germania.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: La deriva populista del partito di Merkel “Meglio l’opposizione”
Tema: Germania al voto

Ogni volta che i conservatori tedeschi precipitano in una crisi epocale, c’è qualcuno che evoca Tangentopoli e la fine della Democrazia cristiana. Fu così nel 1999, quando scoppio lo scandalo dei fondi neri di Helmut Kohl. E anche adesso, a microfoni spenti, i cristianodemocratici sentono aria di apocalisse “all’italiana”. Hanno paura che la Cdu possa autodistruggersi. E stavolta non per un’inchiesta giudiziaria, bensì per una crisi di identità che dopo la lunga era Merkel ha già precipitato la Cdu ai minimi storici nei sondaggi. Il candidato per il dopo-Merkel, Armin Laschet ha recuperato lievemente – è al 22% contro il 25% del socialdemocratico Olaf Scholz. Tuttavia il voto di domenica deciderà ormai non soltanto il destino personale del leader Cdu, ma quello dell’intero partito. Che secondo la vecchia guardia merkeliana sta scivolando troppo a destra: «Stanno rinunciando all’elettorato di centro per rincorrere l’Afd e un fanto matico elettorato di base, invece di accogliere gli ex elettori di Merkel», azzarda qualcuno. Soprattutto, a giudicare dai segnali inquietanti che arrivano in queste ore da Monaco di Baviera, il risultato delle urne potrebbe mettere in discussione i rapporti con lo storico alleato bavarese, la Csu di Markus Soeder. C’è aria resa dei conti a tutti i livelli, in casa dei conservatori. Nelle ultime ore è stato il segretario generale della Csu, Markus Blume, a sparare un colpo di avvertimento a Laschet. «Per noi vale esclusivamente il primo posto, noi vogliamo il cancellierato. Noi puntiamo alla vittoria, non al piazzamento». I bavaresi mettono le mani avanti. Niente governo nel caso di un piazzamento dietro la Spd.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R.Mi. 
Titolo: Haiti, l’inviato si dimette Usa: «Migranti trattati in modo disumano»
Tema: Haiti – Respingimenti Usa

«Non voglio essere associato alla decisione statunitense, disumana e controproducente, di deportare migliaia di rifugiati e immigrati illegali ad Haiti, uno Stato dove gli americani sono confinati in compound di massima sicurezza a causa delle gang armate che controllano la vita quotidiana». È il duro atto di accusa contro l’amministrazione Biden contenuto nella lettera di dimissioni dell’ambasciatore Daniel Foote, l’inviato speciale americano per Haiti, resa nota ieri. Foote, nominato a luglio, si è dimesso dopo l’esplosione dello scandalo del respingimento violento dei migranti in arrivo dall’isola caraibica, picchiati e frustati dalla polizia a cavallo, in un campo di rifugiati in Texas, al confine con il Messico. A Del Rio, lungo la riva del Rio Grande, si erano ammassati in rifugi di fortuna quasi 14mila migranti, tra cui molte famiglie con bambini, fuggiti da Haiti e attraverso il Messico giunti alla frontiera con gli Stati Uniti in cerca di asilo. Ma l’amministrazione ha deciso di usare il pugno di ferro: i voli di rimpatrio sono cominciati domenica scorsa e alla fine di martedì ne erano già stati effettuati dieci. Fonti Usa hanno riferito di avere aumentato il ritmo a sette al giorno, mettendo in atto l’operazione di espulsione più rapida e su più larga scala da anni. In qualche giorno il numero dei richiedenti asilo è sceso a 5mila.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Robecco Valeria 
Titolo: «Migranti maltrattati» Nuova grana per Biden Lascia l’inviato per Haiti
Tema: Haiti – Respingimenti Usa

Non ha fatto neppure in tempo a tentare di ricomporre la frattura con la Francia per l’accordo sui sottomarini che Joe Biden è finito di nuovo nella bufera, per la gestione della crisi migranti al confine con il Messico. Dopo le polemiche dei giorni scorsi per le immagini scioccanti degli agenti Usa a cavallo che prendono a frustate i migranti che tentano di attraversare il Rio Grande, sono arrivate le dimissioni dell’inviato speciale degli Stati Uniti per Haiti. L’ambasciatore Daniel Foote ha lasciato il suo incarico dicendo di non voler essere associato alla decisione dell’amministrazione Biden di rispedire migliaia di migranti haitiani nel loro paese d’origine, una mossa che ha definito «disumana» visto il deterioramento della sicurezza nello stato più povero dell’emisfero occidentale. «Il nostro approccio politico verso Haiti rimane profondamente imperfetto e le mie raccomandazioni sono state ignorate e respinte», ha spiegato Foote nella dura lettera indirizzata al segretario di stato Antony Blinken: «Non sarò associato alla decisione disumana e controproducente di deportare migliaia di rifugiati e immigrati illegali in un paese in cui i funzionari americani sono confinati in aree protette a causa dei pericoli posti dalle gang armate che controllano la vita quotidiana».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Autorità Tlc, Polonia deferita alla Corte Ue
Tema: Bruxelles – Varsavia

Nel braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sullo stato di diritto, la Commissione europea ha annunciato ieri il deferimento del governo polacco dinanzi alla Corte europea di Giustizia, questa volta per avere messo in dubbio le garanzie di indipendenza dell’autorità nazionale incaricata di vigilare sul mercato delle comunicazioni elettroniche. La decisione giunge mentre il benestare comunitario al piano di rilancio polacco è ancora sospeso. La vicenda relativa all’autorità polacca, nota con l’acronimo UKE (che sta per ufficio delle comunicazioni elettroniche), è iniziata nel maggio dell’anno scorso quando il governo polacco ha modificato alcune norme sul funzionamento dell’ente in questione e relative alla nomina e al mandato del suo presidente. Nel contempo, dopo avere emendato le regole, Varsavia ha deciso di licenziare l’allora presidente, allorché il suo mandato doveva scadere nel settembre 2021. «Secondo le regole comunitarie, le condiz ioni che possono portare al licenziamento anticipato del presidente di una autorità nazionale di regolamentazione devono essere precisate prima dell’inizio del suo mandato», ha spiegato la Commissione europea. «Si tratta, questa, di una salvaguardia importante per garantire l’indipendenza dell’ente di regolamentazione rispetto alle pressioni della politica».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Draghi: “Diritti delle donne violati Il G20 sull’Afghanistan si farà”
Tema: G20

ll G20 straordinario sull’Afghanistan ci sarà, annuncia Mario Draghi. Il premier interviene in videoconferenza, nella notte italiana, davanti all’Assemblea generale dell’Onu riunita a New York. Chiede di affrontare la crisi – una «catastrofe sociale e civile» – riscoprendo un approccio multilaterale per evitare che il Paese «torni ad essere una minaccia per la sicurezza internazionale». E boccia il regime talebano: «La composizione del nuovo esecutivo non risponde alle aspettative della comunità internazionale di un governo inclusivo e rappresentativo». Parte rilevante del discorso è dedicata proprio agli eventi di Kabul. «Stiamo assistendo allo smantellamento dei progressi degli ultimi 20 anni relativamente alla difesa delle libertà fondamentali – denuncia Draghi – soprattutto per le donne». E proprio alle donne, oggetto della repressione talebana, va garantito l’accesso all’istruzione. Sono i nuovi governan ti a dover «dimostrare con le loro scelte, e non solo a parole, di credere nel rispetto delle libertà individuali». Più in generale, l’obbligata riflessione sulle missioni internazionali non deve significare una bocciatura di questo strumento, su cui anzi l’Europa «deve consolidare progressivamente il proprio ruolo». L’altro grande capitolo è quello della lotta ai cambiamenti climatici. L’Italia presiederà con il Regno Unito la Cop26 di Glasgow. Il premier insiste sulla necessità di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Parigi: la crisi con gli Usa «richiederà tempo e azioni»
Tema: Indo-Pacifico

Dopo i presidenti, i ministri degli Esteri. La distensione, però, appare lontana: Parigi vuole «azioni», non parole. Ieri il ministro della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian ha avuto un colloquio a New York, nella sede della rappresentanza francese all’Onu, con il segretario di Stato Usa Antony Blinken. Solo poche ore prima, mercoledì, Joe Biden aveva parlato al telefono con Emmanuel Macron. Il tema è la crisi dell’Aukus, l’alleanza tra Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna che ha escluso la Francia, attiva nell’area dell’Indopacifico dove ha una serie di territori d’oltremare, e ha portato alla cancellazione di un maxi ordine di sottomarini di produzione francese. La diplomazia francese ha avuto, evidentemente, l’indicazione di restare molto severa sul dossier. Così come Le Drian aveva parlato mercoledì 15 settembre, all’annuncio dell’intesa, di «pugnalata alle spalle», ieri ha sottolineato che la crisi richieder&agrav e; tempo. «Una prima tappa è stata superata dopo la telefonata dei due presidenti – avrebbe detto Le Drian a Blinken, secondo un comunicato – ma il ministro francese «ha constatato – continua la nota – che l’uscita dalla crisi trai nostri due Paesi prender&agrav e; tempo e richiederà delle azioni». Le parole, insomma, non bastano. Le consultazioni, in ogni caso, continueranno.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cesare Gaia 
Titolo: Crisi dei sottomarini, la cautela della Francia «Serve tempo per tornare a fidarci degli Usa»
Tema: Indo-Pacifico

«L’uscita dalla crisi richiederà tempo e azioni». È il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian a rimarcare la cautela con cui la Francia si muove dopo lo strappo con gli Stati Uniti per il patto anti-Cina che ha escluso Parigi. All’indomani della telefonata distensiva Biden-Macron, ieri è stata la volta dell’incontro del rappresentante della diplomazia francese con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York, quando anche l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, ha visto Blinken. Obiettivo: stemperare ancora la tensione tra Francia e Stati Uniti dopo l’accordo di sicurezza Aukus tra Usa, Gran Bretagna e Australia, che ha lasciato la Francia fuori dai giochi e senza più un contratto miliardario con Canberra per la fornitura di 12 sottomarini. Blinken e Le Drian hanno sottolineato la necessità di cooperare di più nell’Indo-Pacifico dove si gioca una partita cruciale contro Pechino. La ferita tra i due alleati è ancora viva. Nonostante la chiamata riparatrice di Biden mercoledì e la conseguente decisione di Macron di far tornare a Washington l’ambasciatore francese, il clima resta teso. Lo ha confermato ieri anche il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che in un’intervista ha sottolineato come l’Unione europea «non può più contare» sugli Stati Uniti per la propria protezione. «Gli europei devono aprire gli occhi», dice il ministro, esortando l’Ue a costruire «la propria indipendenza strategica», perché Washington «ha una sola preoccupazione: la Cina e il contenimento della sua ascesa».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Di Donfrancesco Gianluca 
Titolo: Il Giappone cerca un nuovo leader per uscire dall’ombra di Abe
Tema: Giappone verso il voto

È passato più di un anno da quando Shinzo Abe si è dimesso da premier, ma il Giappone vive ancora nella sua ombra. L’esperienza del successore, Yoshihide Suga, si è conclusa senza lasciare il segno, se non in negativo, per l’inadeguata risposta alla pandemia e per i Giochi di Tokyo, tenuti nel contesto meno favorevole. Le sue dimissioni, il 3 settembre, sono state salutate da un rally di Borsa: arrivato al potere senza opposizione all’interno di un Partito liberaldemocratico (Lpd) improvvisamente orfano del suo carismatico leader, Suga era forte di indici di gradimento altissimi (74%). Ha cercato di muoversi in continuità con le politiche ultraespansive del predecessore, senza però conquistare i cuori. Su di lui si sono concentrate le critiche peri ritardi nella campagna di vaccinazione, arrivata solo nelle ultime settimane a numeri consoni a una potenza come Tokyo. Nel frattempo, il Paese è scivolato in una crisi sanitaria forse evitabile, con il Governo costretto a dichiarare stati di emergenza a ripetizione, proprio alla vigilia delle Olimpiadi, tenute nonostante lo scarso gradimento dei giapponesi. Una scommessa persa. I consensi di Suga sono così precipitati a livelli insostenibili, attorno al 30%. La fine precoce del suo Esecutivo, dopo nemmeno un anno dall’insediamento, riporta in vita un fantasma che sembrava essere stato esorcizzato dalla lunga era Abe, quello dei Governi col fiato corto.
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