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SINTESI IN PRIMO PIANO – 23 luglio 2019

– Autonomie, verso il rinvio
– Autonomie, la proposta delle imprese
– Caso Siri, rese note nuove intercettazioni di Arata
– Attentato all’Alta Velocità paralizza il Paese
– Migranti, nuovo scontro Macron – Salvini
– Golfo, si inaspriscono le tensioni

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Stampa 
Autore:  Alessandro Barbera
Titolo: L’autonomia per le Regioni verso il rinvio I Cinque Stelle: dibattito in Parlamento
Tema: Autonomie, verso il rinvio
Luca Zaia, che su questa partita si gioca un pezzo di credibilità personale, la mette in modo malizioso: «Questa è la politica del carciofo, via un petalo al giorno per arrivare al cuore. Ma stiano attenti perché poi resta la punta». Dal plebiscito veneto che ha detto sì all’autonomia differenziata sono passati due anni. Il governatore leghista – e con lui il collega lombardo Attilio Fontana – non sanno più che inventarsi per rassicurare la base elettorale. La soluzione alle richieste del Nord non c’è ancora, ma la battaglia dei due presidenti ha raggiunto l’obiettivo di mettere il problema al centro dell’agenda politica. Per Matteo Salvini – inventore della Lega nazionale – è una faccenda difficile da gestire. E Giuseppe Conte, premier di fatto designato dai Cinque Stelle, non può non tenere conto delle obiezioni dell’altro partner di governo, i cui voti sono sempre più concentrati al Sud. Da Palazzo Chigi fanno sapere che dai due vertici tecnici previsti per oggi – uno con gli esperti del Tesoro, l’altro con i due ministri Erika Stefani (Regioni) e Alberto Bonisoli (Cultura) non usciranno conigli dal cappello. Il nodo – lo spiega bene Zaia – «sono i soldi». Il Nord vuole poter trattenere più gettito fiscale nei suoi confini, e il timore di Conte – il quale ha sul tavolo una nota poco rassicurante dei suoi uffici giuridici – è quello di un travaso di fondi da Sud a Nord. Ecco perché l’aria che si respira a Palazzo è quello dell’ennesimo rinvio. Il consiglio dei ministri già annunciato per giovedì quasi certamente slitterà, anche perché Conte ha preso l’impegno di un confronto con i due governatoriribelli. Lo scenario più probabile è un’intesa di massima che rinvii i nodi al dibattito parlamentare. Lo si intuisce dalle parole dei vertici pentastellati, del presidente della Camera Roberto Fico e di Luigi di Maio: «Se qualcuno gioca a spaccare l’Italia non lo permetteremo. L’autonomia va fatta, ma la dobbiamo scrivere bene. E dobbiamo ascoltare i governatori che chiedono dialogo».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Massimo Rebotti 
Titolo: Intervista a Luca Zaia – «Può esserci il Big bang del governo» – «Lo stop può diventare il Big bang del governo Ora un conclave con Conte»
Tema: Autonomie, verso il rinvio

Per il presidente del Veneto Luca Zaia l ‘autonomia può essere «il momento in cui si fa la storia tutti insieme» oppure «il Big bang» su cui cade questo governo. Insomma, una linea molto sottile divide due scenari opposti. Zaia propone all’esecutivo, anzi direttamente a Conte, un «conclave». «Producano una bozza di intesa. Ci chiudiamo in una stanza e stiamo lì tutto il tempo che serve». Affida al premier l’onere di assumere l’iniziativa do proporre una proposta dell’esecutivo sulla quale confrntarsi: «Noi la nostra l’abbiamo presentata nell’ottobre 2018. E dai referendum sono passati oltre 600 giorni, non so se mi spiego», incalza. E sfida i Cinque Stelle, i quali «sono a un bivio. Devono decidere se continuare a fare la lobby del Sud, un ruolo anacronistico, oppure accettare la sfida». «Se l’assistenzialismo – prosegue – è l’unico mantra, significa che il Paese non funziona più. E poi – precisa, sempre rivolto ai Cinque Stelle – se qualcosa non dovesse funzionare, l’autonomia si può sempre revocare. Molti si dimenticano di questo aspetto e preferiscono dipingerci come gli “spacca-Italia”».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Roberto D’Alimonte 
Titolo: Velo alzato sulla finzione della Lega una e trina – La finzione della Lega una e trina
Tema: Autonomie e il progetto politico di Salvini
il progetto delle autonomie, scrive D’Alimonte, svela la “finzione” della Lega nazionale voluta da Salvini. ma che “in realtà – spiega –  non è mai esistita. La realtà è che le Leghe sono sempre state tre. La prima si chiama ancora Lega Nord per l’indipendenza della Padania, creata da Bossi nel 1991. e seconda è la Lega per Salvini premier, nata ufficialmente nel dicembre 2017 […] A queste due Leghe nel 2018 si è aggiunta la Lega simbolo elettorale. Fino a oggi la finzione di una Lega nazionale ha funzionato […] La Lega una e trina di Salvini è stata, e lo è tuttora, una straordinaria operazione politica. Rappresenta il tentativo di trasformare in maniera indolore un partito secessionista in un partito nazionalista e sovranista”.
Ora, però, continia D’Alimonte, “è arrivata l’autonomia e le cose si complicano. I nordisti vogliono l’autonomia. I sudisti no. In mezzo c’è Salvini che vuole una Lega nazionale. Giustamente, dal loro punto di vista, le regioni del Nord governate dalla Lega Nord reclamano che la Lega di Salvini, arrivata al potere a Roma, realizzi almeno in parte quelli che da sempre sono gli obiettivi del partito in cui sono nati e cresciuti. Come andrà a finire dipenderà dal tipo di compromesso che Salvini, attraverso Conte, cercherà di far ingoiare e dalla loro reazione. Questo è il momento in cui si scoprono le carte. Il re è nudo. Non si può fare la Lega nazionale e allo stesso tempo realizzare veramente la missione – o il sogno – della Lega Nord”. Tuttavia, conclude D’Alimonte la sua analisi, è probabile che Salvini “riesca ancora una volta a spuntarla. Dalla sua ci sono gli straordinari risultati elettorali, la prospettiva di arrivare da solo al governo del Paese e la insussistenza delle opposizioni. Alla fine, la Lega Nord si dovrà accontentare. Almeno per ora. Il compromesso dunque si farà. In fondo non conviene ai leghisti del Nord rompere il giocattolo di una Lega che è diventata il primo partito del Paese”.
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Testata:  Repubblica 
Autore: Emanuele Lauria
Titolo: L’apertura ai 5S spacca il Pd Zingaretti: “Diversi dalla Lega”
Tema: L’apertura di Franceschini ai 5 Stelle. il dibattito nel Pd

Attacchi incrociati e minacce di scissione: la questione del rapporto con M5S finisce nuovamente per far alzare la temperatura nelle stanze del Nazareno. Per Dario Franceschini, alleato di ferro del segretario Nicola Zingaretti, «i 5 Stelle sono diversi dalla Lega» e insieme «si può pensare a un’intesa su valori umani e costituzionali che Salvini calpesta ogni giorno». Franceschini lo dice al Corriere, spiazzando Luigi Di Maio che alza subito disco rosso («Con i dem non abbiamo nulla a che fare») ma scatenando soprattutto il fuoco amico. E soprattutto innescando la reazione di Matteo Renzi: «Insieme ai grillini possiamo difendere certi valori? Ok, ma #senza di me», scrive l’ex premier, con un hashtag che verrà rilanciato da molti militanti durante la giornata. Nella polemica interviene Nicola Zingaretti, che difende Franceschini: «Nessun governo con il M5s – afferma – è alle porte e nessun governo con il M5s è l’obiettivo del Pd. Questo anche Franceschini lo dice in modo chiarissimo. Così come prendere atto che ci sono due forze diverse significa semplicemente evitare che sempre di più diventino un blocco». Una dichiarazione che allontana l’ipotesi di un accordo di governo in seguito a una crisi ma non quella di un’intesa in caso di elezioni anticipate.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Maria_Teresa Meli
Titolo: Intervista a Massimo Cacciari – Cacciari «Lega e Movimento sono incompatibili I dem furono miopi»
Tema: L’apertura di Franceschini ai 5 Stelle. il dibattito nel Pd

Massimo Cacciari interviene nella polemica che si è accesa nel Pd in seguito all’apertura operata da Franceschini nei confronti dei Cinque Stelle. Contesta la tesi renziana che sostiene che Lega e 5 Stelle siano due facce della stessa medaglia, e sottolinea la fragilità di un esecutivo basato su «una convergenza di interessi tra Salvini, che non vuole tornare con Berlusconi e non vuole stringere un nuovo accordo di destra con la Meloni, e Di Maio che tornerebbe a vendere nespole, una volta che finisce questo governo». Sollecita il Pd a costruire un alternativa che induca il M5S ad abbandonare la linea di Di Maio:  «Le alternative si costruiscono. Il Pd – esclama – doveva costruirla questa alternativa! E doveva farlo sulla base della consapevolezza che il contratto tra la Lega e il Movimento non poteva dare vita ad alcun vero governo del Paese. Ma quando mai si è visto un esecutivo nascere con un contratto! Il Pd è stato strategicamente miope».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Salvo Palazzolo – Maria_Elena Vincenzi
Titolo: Arata sponsor di Siri “Ne ho parlato anche con Berlusconi e Letta” – Così Arata spingeva Siri al governo “Salvini ha chiamato casa nostra”
Tema: Caso Siri, le nuove intercettazioni

Il faccendiere Francesco Paolo Arata, consulente della Lega in materia di energia, si vantava di aver parlato direttamente con Salvini dell’incarico di governo per Armando Siri, l’amico che doveva sbloccare un fiume di finanziamenti: «Salvini non sa dove mettere Armando – diceva al figlio Francesco, il 23 maggio 2018- poi io gli ho detto che deve fare il vice ministro con la delega all’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri». La Dia di Trapani precisa che non risultano conversazioni intercettate fra Arata e Salvini, ma nelle 300 pagine dell’ultimo rapporto depositato ai pm di Roma, il 6 maggio, emerge comunque un quadro inquietante di pressioni nei giorni della formazione del governo gialloverde.
Ma emergono anche contatti tra Arata, che è stato deputato di Forza Italia,  e Gianni Letta La telefonata da Arcore «Armando l’ho fatto chiamare io da Berlusconi — diceva soddisfatto Arata — cazzo non c’era riuscito, devo dire che Letta è sempre un amico… sono andato lì… gliel’ho detto… dico chiama… chiama Armando… perché Armando… dice… sai se non mi sostiene Berlusconi».In una intercettazione si ascolta  Marco Perini, collaboratore di Siri, dire ad Arata padre: «So che oggi Armando ha ricevuto una telefonata da Arcore». E lui commentava: «Quindi è stato utile l’intervento che abbiamo fatto». Poi, raccontava l’incontro con Letta: «Mi ha detto, non l’ho ancora fatto, allora intervengo subito. Ci mancherebbe altro, è una persona che stimiamo molto».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Paolo Berizzi
Titolo: L’Italia paralizzata il governo anche peggio – Attentato ai viaggiatori
Tema: Lattentato ai treni

Probabilmente un attentato che ha mandato in fuoco, a Firenze, le centraline dell’Alta Velocità ha parlaizzato il Paese spaccando l’Italia in due, causando ore di ritardi nei collegamenti ferroviari  ed enormi disagi tra i passeggeri. Ci vorranno almeno altre 24 ore per ripristinare completamente la situazione nell’epicentro, e cioè lo snodo fiorentino dove è collocata la cabina dei cavi dell’Alta velocità. Incalcolabili al momento sono i danni provocati. Sia per quanto riguarda i disagi ai 40mila passeggeri coinvolti nel caos, sia per Trenitalia e Italo. Che adesso dovranno aprire il cordone dei rimborsi.Ieri è apparso
su un sito web di area anarchica un annuncio che assomiglia molto a una rivendicazione: «Non riusciamo a trattenere la nostra emozione» nel vedere come «sia sufficiente accendersi una sigaretta» per mandare in tilt questo «gigante coi piedi d’argilla». L’attentato sarebbe motivato dalla condanna inflitta ieri a ventisei militanti appartenti ai movimenti anarchici insurrezionalisti.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:   Nicoletta Picchio
Titolo: Intervista a Stefano Pan – Le imprese: autonomia per più efficienza, ma va tutelata l’unità – «L’autonomia chance per i territori, ma tutelare l’unità»
Tema: Autonomie, la proposta delle imprese

Nell’infuocato dibattito sul progetto di riforma del governo scende in campo la Confindustria: una maggiore autonomia «può accrescere le condizioni di competitività dei territori e costituire l’occasione per le Regioni virtuose di incrementare l’efficienza complessiva del sistema pubblico» ha detto Stefan Pan, vicepresidente della confederazione e responsabile per le politiche di coesione territoriale. Le Confindustrie regionali hanno adottato una linea comune, «articolata in varie proposte, per rendere il trasferimento delle funzioni coerente con i valori costituzionali e le esigenze del mondo produttivo» spiega Pan. E il presidente di Confindustria Boccia ha annunciato che «a breve» il documento sarà pubblico, «nella speranza di dare un contributo ad una vicenda che non deve indebolire il Paese e deve essere nell’interesse di tutti»
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Manuela Perrone
Titolo: Governo, chiarimento in alto mare Conte convoca le parti sociali – Governo sul filo, tre giorni decisivi
Tema: Conte convoca le parti sociali
Nell’agitato quadro politico che circonda l’esecutivo, e che, dalle autonomie fino alle nuove intercetazioni di Paolo Arata che emergono dall’inchiesta che coinvolge il leghista Armando Siri, sembrano minare la tenuta del Governo Giuseppe Conte – si legge – “prova a tenersi lontano dalla bufera. Convoca le parti sociali sulla manovra, come promesso: giovedì alle 16 il primo workshop sul fisco, lunedì sul Sud e il 5 agosto sul salario minimo. Le riunioni, accolte come «un fatto positivo» dal segretario Cgil Maurizio Landini, saranno aperte a tutti i ministri. Il premier liquida invece come inesistenti e volti soltanto ad alzare la tensione i retroscena che lo vogliono pronto a guidare un Goverro sostenuto da M5S, Pd e Fi” .
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Manuela Perrone
Titolo: Ultime ore per la scelta sulla Tav, fondi Ue a rischio
Tema: Tav, la strategia di Conte

Mancano tre giorni alla scadenza del 26 luglio, la deadline per rispondere all’Inea, l’Agenzia della Commissione europea che ha chiesto ai Governi di Italia e Francia di chiarire formalmente la propria posizione sull’Alta Velocità Torino-Lione. Ma la domanda cade in un momento delicatissimo per l’Esecutivo gialloverde. E il risultato è ílbuio pesto: da Palazzo Chigi si limitano a far sapere che prima di venerdì Giuseppe Conte potrebbe dare un cenno. In quale senso ancora non si sa. Così come non si può escludere del tutto la richiesta di un’ulteriore proroga,dopo quella già concessa dall’Inea a giugno. L’ipotesi più probabile in queste ore, funestate dal caos treni e dall’assedio della Lega al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, è però quella che l’eventuale risposta di Conte possa limitarsi a descrivere lo stato dell’arte, anche per scongiurare il rischio di perdere i fondi Ue, e dunque di richiamare il via libera lo scorso matzo agli “avis de marchés” per la tratta italiana della galleria di base. Passaggio con cui è stata di fatto aperta la strada alle gare per i tre lotti da 2,3 miliardi, che dovrebbero essere avviate a settembre. Nella stessa missiva, il premier potrebbe ribadire la necessità del confronto con la Francia e con la nuova Commissione Ue. Un pannicello caldo per evitare al M5S di dover far digerire subito agli attivisti il “sì” ufficiale alla Tav.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Valentina Conte
Titolo: Reddito di cittadinanza stop al 40% delle domande
Tema: Reddito di cittadinanza, i dati dell’Inps

Le domande non accolte di reddito di cittadinanza non sono solo un quarto, come comunicato sin qui dall’Inps. Ma molte di più, quasi il 40%:  Lo rivela lo stesso Istituto di previdenza con i dati aggiornati e diffusi ieri mese per mese. Su 1,4 milioni di richieste presentate – da marzo al 15 luglio quelle accettate risultano poco più di 895 mila. La differenza – 505 mila, sopra il mezzo milione – va divisa tra i rifiuti veri e propri per mancanza di requisiti (il 25-27% circa) e tutte le domande sospese. Il grosso di queste richieste congelate viene da famiglie straniere, le più permeabili ad alti indici di povertà assoluta, alcune anche con la cittadinanza italiana, bloccate da paletti resi molto stringenti dal Parlamento in sede di conversione in legge del decretone istitutivo del reddito di cittadinanza. Paletti poi finiti in una circolare Inps altrettanto rigida, incluso il recupero della documentazione nei paesi di origine. La probabilità che queste domande da congelate diventino rifiuti veri e propri è quindi molto alta.
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Testata:  Giorno – Carlino – Nazione 
Autore:  Claudia Marin
Titolo: Intervista ad Annamaria Furlan – Furlan al governo: basta bugie «La realtà è che il lavoro non c’è»
Tema: Occupazione e salario minimo, il giudizio di Anna Maria Furlan

E’ severo il giudizio di Anna Maria Furlan, numero uno della Cisl, sullo stato di salute dell’azienda Italia. «Non ci si può adagiare – dice – su qualche segnale incoraggiante sui dati occupazionali e sul saldo positivo tra assunzioni e cessazioni. Il saldo è, infatti, significativamente inferiore a quello dello stesso periodo del 2018. E la cassa integrazione conferma il preoccupante trend di aumento, con una media mensile molto più alta di quella dei primi sei mesi del 2018. E’ il segno evidente che la crisi continua a colpire duro e che le tante vertenze aperte al Mise continuano a essere irrisolte». La segretaria del sindacato cattolico è scettica anche sulla proposta del salario minimo che il mistro Di Maio vuole come obiettivo prioritario dell’azione di governo: «Il problema del nostro Paese non è il salario minimo, che si affronta estendendo a tutti i lavoratori le tutele dei contratti collettivi e combattendo i tanti contratti pirata siglati al ribasso da organizzazioni fantasma. La vera questione – sottolinea – è proprio la mancanza di lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno, dove più di un giovane su due (il 51,9%) non lavora. Si tratta di 1,5 milioni di persone senza prospettiva».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Stampa 
Autore:  Paolo Mastrolilli  
Titolo: Teheran: catturate 17 spie della Cia Ma Trump smentisce – Teheran: catturate 17 spie al soldo della Cia Trump smentisce: “È una storia inventata”
Tema: Golfo, si inaspriscono le tensioni

Teheran annuncia di aver arrestato, e in parte già giustiziato, 17 cittadini iraniani che lavoravano come spie per la Cia. Il presidente Trump smentisce, e sulla scia delle tensioni crescenti anche per il sequestro della petroliera britannica Stena Impero, avverte di non essere più sicuro della possibilità di fare un accordo con gli ayatollah.  L’annuncio degli arresti è stato accompagnato da un documentario, in cui il capo del controspionaggio della Repubblica islamica ha accusato le spie di essersi fatte corrompere dagli americani, con la promessa di ottenere visti e posti di lavoro negli Usa. Le persone arrestate erano dipendenti del settore della difesa o di altre strutture strategiche, e rubavano informazioni che poi venivano consegnate agli interlocutori di Washington vicino alle città di confine. Trump ha detto che «si tratta di una storia totalmente falsa. Un’altra bugia». Quindi ha aggiunto che «la situazione in Iran si sta deteriorando molto velocemente. Il Paese è nel caos, nessuno sa dove andare. Siamo pronti al peggio». Il capo della Casa Bianca nelle ultime settimane ha ribadito in varie occasioni che non vuole una guerra, come ha dimostrato fermando la rappresaglia dopo l’abbattimento del drone Global Hawk, ma il suo obiettivo è rinegoziare l’intesa nucleare firmata dal predecessore Obama, allargandola a questioni come le attività aggressive di Teheran nella regione e il programma missilistico. Ieri però ha segnalato un indurimento della posizione: «Francamente, sta diventando più difficile per me fare un accordo con l’Iran. Noi siamo pronti, può andare in entrambi i modi». Con questo Trump ha tenuto aperta la possibilità di un confronto militare, anche se finora aveva frenato il consigliere John Bolton che ha sempre sostenuto il cambio di regime.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Giuseppe Sarcina 
Titolo: «Arrestate spie della Cia in Iran» Trump: falso, il Paese è nel caos
Tema: Golfo, si inaspriscono le tensioni

Il governo di Teheran annuncia di aver arrestato 17 iraniani, identificati come agenti della Cia sotto copertura. L’operazione è stata condotta nelle scorse settimane, ma l’Iran ha deciso di renderla nota soltanto ieri, in pieno scontro con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. La squadra si sarebbe infiltrata «in infrastrutture sensibili» come basi militari e installazioni nucleari. Obiettivo: raccogliere informazioni, senza sabotare le attività. Donald Trump ha subito commentato la notizia con un tweet: «È tutto falso, completamente falso. Sono solo ulteriori bugie e propaganda». Per il presidente americano «questo regime religioso sta fallendo miseramente e non ha idea di che cosa fare. La loro economia è morta e andrà anche peggio. L’Iran è nel caos più totale». Nel corso della giornata, parlando con i giornalisti nello Studio Ovale, Trump ha aggiunto che adesso «sarà difficile negoziare». Al momento la diplomazia sembra spiazzata dai continui incidenti nello Stretto di Hormuz. Alla linea di scontro tra Usa e Iran si è aggiunta quella tra Londra e Teheran. Ieri il gabinetto di Theresa May ha esaminato le possibili contromisure da adottare, dopo che i pasdaran hanno sequestrato una petroliera britannica nel Golfo Persico. L’idea è quella di affiancare una scorta militare alle navi cargo in transito per lo Stretto. In un primo momento si era parlato di «coalizione europea», ma il ministro degli Esteri Jeremy Hunt suggerisce un’altra formula: «Proporremo alla Camera dei comuni di costituire una più ampia alleanza di Paesi, compresi quelli che hanno un approccio differente dal nostro rispetto all’accordo nucleare». Chiaro il riferimento agli Stati Uniti, che hanno ripudiato il protocollo sull’energia atomica. E in effetti solo l’intesa angloamericana può produrre qualche risultato, con la Quinta Flotta già pronta nelle acque del Bahrein. Tutte le altre ipotesi sembrano velleitarie
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: Le accuse di Macron all’Italia sui migranti – Sbarchi, Macron spinge il suo piano sui migranti Stoccata all’Italia
Tema: Migranti, nuovo scontro Macron – Salvini

Quattordici Paesi europei si sono trovati d’accordo ieri a Parigi nel creare un «meccanismo di solidarietà» che permetta di ridistribuire immediatamente i migranti appena sbarcati nei porti del Mediterraneo sulla base del diritto internazionale. In questo modo Francia, Germania, Portogallo, Lussemburgo, Finlandia, Lituania, Croazia e Irlanda hanno assicurato la loro «partecipazione attiva» alla gestione dei migranti, e altri sei Paesi hanno aderito all’intesa. Non l’Italia, che non ha partecipato alla riunione di Parigi e ha bocciato l’accordo. Anzi, la giornata di ieri segna la ripresa degli scontri verbali tra il presidente francese Emmanuel Macron e il vicepremier italiano Matteo Salvini, dopo mesi di tregua.Macron non ha nominato Salvini ma lo ha evocato chiaramente quando ha deplorato le assenze «ingiustificate» e ha aggiunto che «non si guadagna mai nulla a non partecipare». Il presidente francese ha poi ribadito che «quando una nave lascia le acque della Libia e si trova in acque internazionali con rifugiati a bordo deve trovare accoglienza nel porto più vicino». E i porti più vicini ai quali allude Macron sono quelli italiani. Salvini ha definito la riunione di Parigi «un flop», «un errore di forma e di sostanza. Nella forma, perché convocata con poco preavviso e in modo assolutamente irrituale visto che siamo nel semestre di presidenza finlandese. Nella sostanza, perché ha ribadito che l’Italia dovrebbe continuare a essere il campo profughi dell’Europa». Salvini poi ha aggiunto una risposta diretta a Macron, nuova puntata della polemica che lo contrappone al leader francese dall’estate scorsa: «L’Italia ha rialzato la testa, non prende ordini e non fa la dama di compagnia: se Macron vuole discutere di immigrati venga pure a Roma».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Francesca Paci
Titolo: Salvini snobba il summit sui migranti “Non prendiamo ordini da Macron”
Tema: Migranti, nuovo scontro Macron – Salvini

È ancora botta e risposta a distanza sui migranti tra il vice-premier italiano Salvini e il presidente francese Macron dopo la conclusione del vertice dei ministri dell’Interno europei svoltosi ieri a Parigi per un secondo tempo supplementare dopo la riunione, assai poco risolutiva, di Helsinki. Salvini non è andato, come già aveva anticipato giovedì nella capitale finlandese, dove il suo omologo Castaner si era impegnato con i colleghi in un nuovo incontro a stretto giro. Ma Macron, che porta a casa un primo accordo di massima tra 14 Paesi membri su temi che comprendono anche la redistribuzione attacca l’«assente ingiustificato» e gli manda a dire quante cose si possano fare anche senza di lui. Salvini si era dichiarato subito indisponibile al nuovo summit per «lo scarso preavviso», salvo poi precisare in una lettera inviata domenica a  Castaner la propria contrarierà sostanziale alla bozza franco-tedesca per quella menzione specifica del «primo porto sicuro di approdo» che penalizzerebbe i Paesi di sbarco, alias Italia e Malta. Si ridiscuta il documento, il reiterato dictat del titolare del Viminale: oppure non se ne fa nulla. Salvini ha poi replicato alle esternazioni del presidente francese: «quella riunione – ha detto – è stata un flop, l’Italia non prende ordini: se Macron vuole discutere di immigrati venga pure a Roma». Difficile immaginare posizioni più distanti. Il leader leghista rifiuta l’approccio «efficace e umano» rivendicato da Parigi e Berlino perché, sostiene, condannerebbe l’Italia e la sua nuova alleata mediterranea Malta ad essere «l’hotspot d’Europa». Su queste basi aveva inviato ieri nella capitale francese una delegazione tecnica incaricata di affossare qualsiasi tentativo di documento condiviso.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Luca Veronese
Titolo: Sanchez cerca la fiducia del Parlamento (con l’aiuto di Podemos)
Tema: Spagna, le trattative per il nuovo Governo

Pedro Sanchez spinge per un governo di coalizione con la sinistra radicale di Podemos. Il leader socialista si è presentato ieri in Parlamento proponendo «un governo progressista per proteggere l’ambiente, difendere i diritti delle donne, e rafforzare l’Europa». E si è rivolto più volte ai banchi dei deputati di Podemos: «Il popolo spagnolo ha votato per spingerci ad andare avanti e noi possiamo farlo, per l’accordo che abbiamo con alcuni gruppi di questa Camera e in particolare con Podemos», Ha poi rilanciato alcune misure sociali, care a Podemos: dal sostegno alle pensioni, al lavoro, alla spesa perla scuola da alzare fino al 5% del Pil. Tuttavia, a tre mesi dalle elezioni di aprile, è difficile che Sanchez potrà ottenere l’investitura oggi in Parlamento. I Socialisti possono contare su 123 seggi e Podemos ha 42 deputati, ne mancano quindi ancora 11 per raggiungere la maggioranza assoluta di 176 seggi sui 350 totali della Camera bassa. È più probabile che sia il secondo voto parlamentare, che si svolgerà giovedì, a dare il via libera al primo governo di coalizione della storia spagnola: dopodomani basterà infatti la maggioranza semplice e quindi il sostegno dei partiti regionali anche attraverso l’astensione. Ma serve l’accordo con Podemos.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Filippo Santelli 
Titolo: Violenze e scontri a Hong Kong caccia ai “picchiatori bianchi”
Tema: Hong Kong, nuove violenze di piazza

LEnnesima domenica di disordini a Hong Kong, che ha visto squadre di picchiatori aggredire senza distinzione sulla metropolitana manifestanti di ritorno dalla marcia, giornalisti e passanti, ferendone 45. Secondo le ricostruzioni dei media ne farebbero parte esponenti di alcuni clan molto conosciuti della Triade, la mafia cinese che fa base a Hong Kong. La polizia ne ha arrestati sei, altri sono ricercati. Ma il ritardo con cui le forze dell’ordine (non) sono intervenute, mentre in centro i ragazzi venivano sgomberati a forza di gas lacrimogeni e proiettili di gomma, ha spinto gli esponenti del campo democratico ad accusare la polizia di «collusione con la Triade» e a ipotizzare che la Chief executive Carrie Lam abbia ricevuto da Pechino l’ordine di «creare divisioni tra cittadini».
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Titolo: Prima pagina
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CORRIERE DELLA SERA
Titolo: Prima pagina
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LA REPUBBLICA
Titolo: Prima pagina
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LA STAMPA
Titolo: Prima pagina
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IL MESSAGGERO
Titolo: Prima pagina
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IL GIORNALE
Titolo: Prima pagina
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LIBERO QUOTIDIANO
Titolo: Prima pagina
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