Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 23 dicembre 2019

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Salvini, «Lega per Salvini premier» e «Lega Nord»;
– I contratti della Casaleggio Associati;
– Concessioni: oggi il Consiglio dei Ministri;
– Ancora il caso della PopBari;
– Situazione in Libia e il ruolo dell’Italia;
– Francia: Macron rinuncia alla sua pensione.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guastella Giuseppe 
Titolo: Intervista a Paolo Ielo – «Serve una legge per regolare lobby e politica» – «Ora una legge chiara su lobbisti e politica Anche per le fondazioni serve più trasparenza»
Tema: Lobby e politica

Disciplinare l’attività di lobbying e aumentare, e di molto, la trasparenza di quella delle fondazioni per evitare, se non proprio tutti, almeno parte di quegli incroci problematici tra politica e imprese che finiscono nelle indagini della magistratura. E’ la «ricetta» che il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, coordinatore del pool di pm che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione, declina al convegno su «Relazioni pericolose: rappresentanza di interessi e rischio penale nei rapporti tra imprese e poteri pubblici» organizzato dalla Scuola Federico Stella della Università Cattolica di Milano. Dottor Ielo, sembra così semplice! «Ed infatti non lo è. Però sono convinto che una parte significativa dell’ingorgo Istituzionale, che viene definito scontro tra politica e magistratura, derivi dall’assenza di una legge chiara che regoli l’attivita di lobbying. L’esistenza di gruppi di pressione sui decision maker è una realtà in tutte le democrazie occidentali che viene regolata in forme diverse, tutte però improntate al principio della trasparenza. In Italia esiste una regolazione che è stata autorevolmente definita strisdante e ad andamento schizofrenico. Il problema, già rilevantissimo, s’intreccia con quello del finanziamento della politica».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Martini Fabio 
Titolo: Il piano di Zingaretti: una lista di Conte alleata ai progressisti – Il piano di Zingaretti Una lista di Conte alleata ai progressisti
Tema: Il piano di Zingaretti

AIla fine, dopo averci rimuginato sopra per diverse settimane, Nicola Zingaretti il «pompiere» ha preso due decisioni che un tempo si sarebbero definite strategiche. Sul governo e sul rapporto con Giuseppe Conte. La prima decisione del segretario Pd in ordine di tempo riguarda il destino dell’esecutivo: a gennaio il Partito democratico affronterà la verifica con il Movimento Cinque stelle per rilanciare per davvero l’esecutivo, senza retropensieri «sfascisti», tenendo la guardia ben alta, non abbassando «l’asticella del rigore», provando ad «imporre qualità al governo» e mettendo in campo un elenco di provvedimenti targati Pd. Ma con un retropensiero, che è il vero snodo della strategia del Pd: se dopo due, tre mesi di rilancio serio, i Cinque stelle ricominceranno a destabilizzare la maggioranza, a quel punto, si assumeranno loro la responsabilità di una rottura, che diventerà inevitabile. Zingaretti lo ha deciso e non lo può esplicitare in modo chiaro, ma tutto questosi può”leggere”, seguendo quanto detto dal segretario del Pd in una intervista a Lucia Annunziata su Rai 3: «È da matti far parte di un governo e picconarlo tutti i giorni. Mi auguro che si vada verso un programma non di titoli ma di provvedimenti e di azione». E poi la frase-chiave: «Se dobbiamo far finta lasciamo stare». Dunque: facciamo sul serio, sottoscriviamo un «programma condiviso» e da quel momento in poi si rema tutti nella stessa direzione.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Dieci ragioni per cui questo governo può durare più del previsto – Le ragioni per cui il governo può durare più del previsto
Tema: Governo

Nelle prossime ore, tra un panettone, un Mercante in fiera e una cena di Natale, chi ha passione e interesse per la politica, nelle settimane in cui la politica si prenderà qualche giorno di vacanza, si ritroverà spesso a porsi a tavola con gli amici una domanda semplice a cui rispondere non è facile. La domanda è grosso modo questa: ma questo governo dura o non dura? Gli ultimi due anni di legislatura ci hanno insegnato che le categorie della razionalità non sono lenti di ingrandimento che aiutano a decifrare sempre con esattezza la realtà della politica, ma per quanto possa essere spericolato fare previsioni su un governo debole che come tutte le creature fragili potrebbe inciampare per una qualsiasi ragione non del tutto razionale, potrebbe essere utile mettere insieme un po’ di buone ragioni per cui il governo è forse destinato a durare più di quanto si possa credere. La prima ragione riguarda la discesa verso il basso della soglia di successo ed essendo oggettivamente molto basse le aspettative rispetto al futuro di questo governo ci sono buone possibilità che un qualche tratto di normalità (per esempio rimettere a posto il guaio combinato su Ilva) possa trasformarsi in una botta di fiducia.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Diamanti Ilvo – Gardani Ludovico – Porcellato Natascia 
Titolo: Vengo anch’io Cresce la voglia di piazza – Lo Stato non convince Tornano l’impegno e la voglia di piazza
Tema: Studio Demos

Un anno dopo, gli italiani sembrano essere tornati alla “tradizione”. Segnata da un certo distacco rispetto alle istituzioni. Tuttavia, la “sfiducia politica” procede insieme a una ripresa dell’impegno e della protesta sociale. Alla mobilitazione dei cittadini intorno a questioni di interesse comune. In primo luogo, il futuro – e il presente – dell’ambiente. Del clima… Sul piano globale, ma anche locale. E l’indicazione offerta dalla  XXII indagine dedicata al rapporto fra “Gli Italiani e lo Stato”, curata da Demos per La Repubblica. Rispetto al 2018, infatti, fra i cittadini, si osserva un certo declino dei principali riferimenti del sistema politico e istituzionale. La fiducia nello Stato, in primo luogo, scende di 7 punti. Si ferma al 22%. Comunque, 7 punti in più del Parlamento, “stimato” da una quota di persone molto ridotta: 15%. In calo di 4 punti, nell’ultimo anno. Accanto a loro, le “banche”. Penalizzate dalle crisi che si ripetono negli ultimi anni. Più dietro, in fondo alla graduatoria, incontriamo solo i “partiti”. I soggetti della rappresentanza democratica. Appunto. Non per nulla la “riduzione dei parlamentari” raccoglie consensi larghissimi fra gli elettori di tutte le parti e tutti i partiti. In testa alla graduatoria si confermano, invece, le “Forze dell’ordine”. Riflesso della diffusa domanda di sicurezza che pervade il Paese. Subito dopo incontriamo il Papa. Il quale, tuttavia, subisce un significativo ridimensionamento, sul piano della fiducia. Che si ferma al 66%. Due italiani su tre. Ancora molti. Ma 6 meno di un anno fa.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: Casaleggio, è polemica sui contratti
Tema: Casaleggio Associati

«Non mi aspettavo favoritismi». Si difende così l’armatore della Moby, Vincenzo Onorato, finito sotto la lente della Uif, l’Unità antiriciclaggio di Bankitalia, per aver versato fondi alla Fondazione Open di Matteo Renzi, ma anche alla società che gestisce il blog di Beppe Grillo e alla Casaleggio associati, per consulenze di comunicazione. «Operazioni sospette» che hanno fatto scattare un’indagine mirata ad accertare che non ci siano state contropartite normative in suo favore. Ma siccome una legge sull’imbarco dei marittimi sulle navi italiane è stata varata (e salutata con favore da Onorato) anche la Ue ha aperto un’istruttoria su presunti «aiuti di Stato» alla Moby, che ha ereditato la Tirrenia ed è titolare di una convenzione con lo Stato da 72 milioni di euro l’anno per il monopolio di alcune rotte. E così accuse di «conflitto di interessi» arrivano anche dal partito di Silvio Berlusconi, da sempre bersaglio di analoghi attacchi da parte del Movimento 5 Stelle. Ma cosa è accaduto? La Moby ha stilato un «contratto di partnership» in due anni con l’azienda che gestisce il blog di Grillo, in cambio di pubblicità. E un altro da 600 mila euro con la Casaleggio associati per la stesura di un piano strategico: «Sensibilizzare le istituzioni e raggiungere una community di un milione di persone» e «iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Nuovi contratti e boom degli utili La stagione d’oro della Casaleggio
Tema: Casaleggio Associati

Una delle poche certezze, dietro i verbi coniugati al futuro di Davide Casaleggio, sono i cari vecchi danè, per dirla alla milanese. Ovvero i soldi che spuntano dall’ultimo bilancio disponibile della sua azienda, la Casaleggio associati: giro d’affari passato da 1,17 a 2,05 milioni di euro, e utili che si sono moltiplicati per nove, balzando da 20 mila a 181 mila euro. Il tutto, valga almeno la coincidenza temporale, nel primo anno dei 5 Stelle al governo. Un dato che colui che viene indicato come il vero capo del movimento – si legge nella relazione al bilancio – ricava «dall’attività consulenziale verso aree di business in forte espansione» come «la digital strategy, l’intelligenza artificiale, il blockchain, i sistemi di finanziamento dell’innovazione e modelli di integrazione fisico digitale». Quegli stessi, medesimi campi in cui interviene direttamente il piano del governo che la ministra grillina Paola Pisano, che – giusto per non lasciar cadere nel vuoto i sospetti dopo l’accentramento di tutte le competenze sull’innovazione sul suo dipartimento – ha pensato bene di corredare con ringraziamenti espliciti a Casaleggio junior. Ma così vanno le cose, di questi tempi, in casa grillina: il piano per l’Innovazione è stato bloccato ma l’alone del conflitto d’interessi ogni giorno di più avvolge Davide Casaleggio, che ora si scopre destinatario anche di 600 mila euro da Vincenzo Onorato, capo della Compagnia di navigazione “Moby”.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Intervista a Marco Canestrari – L’ex dipendente “Capo e imprenditore ruoli inconciliabili”
Tema: Casaleggio Associati

Marco Canestrari, 36 anni, ha lavorato per tre anni e mezzo alla Casaleggio associati. Conosce bene l’azienda milanese e sull’ambiguità di Davide Casaleggio (è un imprenditore? È un politico? Quali interessi cura?) ha scritto due libri assieme al giornalista Nicola Biondo: Supernova e Il sistema Casaleggio. «Adesso l’unità antiriciclaggio di Bankitalia mette nero su bianco una evidenza che toglie di mezzo ogni dubbio, ammesso ci fosse: Casaleggio è una persona “politicamente esposta”. Ma questo è solo l’inizio della valanga», dice. I ringraziamenti della ministra Paola Pisano a Casaleggio per la consulenza prestata per il plano innovazione, il contratto della società dell’armatore Vincenzo Onorato sempre con Casaleggio: perché stupirsi?, potrebbe chiedersi qualcuno. «Un ipotetico imprenditore che va a chiedere una consulenza a Casaleggio, proprietario di fatto del M5S, si rivolge a lui perché è bravo o perché lo pub mettere in contatto con ministri, sottosegretari, parlamentari del “suo” partito? Casaleggio riceve sponsorizzazioni da aziende del settore di tecnologia e innovazione e poi la ministra competente lo cita nella stesura del piano per l’innovazione a cui sono interessate ovviamente quelle stesse aziende. Il suo nome non dovrebbe comparire da nessuna parte ma anzi stare lontano migliaia di chilometri da una tematica del genere».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Titolo: “Bussetti restituisca al ministero i soldi spesi per 44 finte missioni” – “False missioni Bussetti restituisca 24 mila euro”
Tema: Bussetti

Le missioni istituzionali erano, in verità, rientri dell’ex ministro dell’istruzione nella sua Gallarate. Voli a spese dello Stato per vedere l’appartamento per il quale stava firmando il rogito, fughe dal Consiglio dei ministri per un weekend con la compagna. Creste, quindi. Per 24 mila euro totali. SI, l’ex ministro leghista Marco Bussetti deve ora restituire i soldi impropriamente utilizzati per i suoi quindici mesi di spostamenti finto-istituzionali. Con una lettera dello scorso 26 novembre, un mese dopo le rivelazioni di Repubblica, il dirigente del VI Ufficio del ministero, il responsabile del “Monitoraggio dei flussi finanziari”, ha chiesto a Marco Bussetti «chiarimenti sulla documentazione giustificativa per missioni effettuate dal mese di giugno 2018 a settembre 2019». L’intero arco di governo, ecco.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Orsina Giovanni 
Titolo: La Lega di Salvini nasce dal bisogno di radicamento
Tema: Salvini

La decisione di affiancare la «Lega per Salvini premier» alla «Lega Nord» non richiede di per sé grandi commenti. Sono sei anni ormai che Salvini è diventato segretario e si è dedicato alla coltivazione intensiva del campo sovranista. Ha trasformato così il proprio partito nella prima forza politica nazionale, decuplicandone i voti e «sfondando» anche al centro-sud. La nascita del nuovo soggetto non fa che sancire la conclusione di questo processo. L’evento, d’altra parte, sollecita una riflessione meno contingente sulla posizione della Lega di Salvini nel contesto politico nazionale e globale. E qui le cose si fanno più interessanti. Comunque vada, il 2020 sarà per il leader leghista un anno cruciale. Se, come lui auspica, si andrà al voto, potrà giocarsi la possibilità di salire a Palazzo Chigi. Se invece le urne resteranno chiuse, dovrà dimostrare di saper sopravvivere all’opposizione. In entrambi i casi – ma a maggior ragione nel primo – lo attende un passaggio assai difficile: la trasformazione della Lega, ma anche sua personale, da soggetti politici minoritari, fatti per la guerra di movimento, in soggetti a vocazione maggioritaria. Sarà il secondo grande «salto» in sette anni. E si capisce allora come, in previsione di questa trasformazione ulteriore, sia stata avvertita l’esigenza di completare la transizione dalla Lega Nord alla Lega di Salvini.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  La Mattina Amedeo 
Titolo: Il retroscena – Salvini accerchia il premier “Ora la sfida inizia dal Sud”
Tema: Salvini

Se il governo non cade nell’anno che verrà, Matteo Salvini punta all’assedio. I passaggi non sono però così scontati: dovrebbe andare a segno con una serie di obiettivi, a cominciare dalla vittoria elettorale in Calabria e in Emilia Romagna il 26 gennaio. Ma se ciò non accadesse? La Lega Salvini premier che sabato ha di fatto archiviato la Lega perl’Indipendenza della Padania ha bisogno di tempo per consolidare e mettere radici al Sud. Ma per fare questo deve passare per le forche caudine calabre: e non sarà una passeggiata dopo la rottura dentro Forza Italia con la candidatura di Jole Santelli e il veto posto dal leader leghista al sindaco azzurro di Cosenza Mario Occhiuto. Se il governatore Dem uscente Oliverio dovesse rinunciare a candidarsi (ieri girava con insistenza questa ipotesi) e sostenere con le sue truppe il candidato voluto dal Pd, Pippo Callipo, non sarà facile per il centrodestra vincere. Salvini potrebbe trovarsi di fronte a uno scenario imprevisto: di non farcela nè in Calabria nè in Emilia dove Bonaccini sembra che stia accrescendo il distacco dalla leghista Borgonzoni. La partita delle regionali è comunque tutta da giocare, in bilico. Salvini, ovviamente, deve sostenere che «questo governo delle tasse, delle manette, senza dignità e consenso imploderà da solo, crollerà su se stesso». L’ex ministro dell’Interno dovrà però mettere in contoche i suoi avversari ritengono andreottianamente che è meglio tirare a campare che tirare le cuoia.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  La Verita’ 
Autore:  Giordano Mario 
Titolo: Intervista a Matteo Salvini – «Oggi la democrazia è sospesa (e Mattarella tace)» – «La democrazia è sospesa E preoccupa il silenzio di chi dovrebbe controllare»
Tema: Salvini

Senatore Salvini il congresso della Lega è stato più un passaggio emotivo o amministrativo? «È stato un passaggio doveroso». Si cancella il passato? «No, non si cancella nulla. Ma si guarda al futuro. Si va avanti». Ma c’era anche una questione pratica, quella legata ai 49 milioni. c’era una questione pratica perché la Lega è l’unico partito europeo sotto sequestro per iniziativa della magistratura». Si vanta del record? «C’è stato un solo precedente dal dopoguerra a oggi». Mi pare di ricordare in Turchia. «Si, in Turchia. Un partito bloccato e sotto sequestro. Non mi sembra che deponga a favore della democrazia italiana». L’abbraccio con Bossi? «Io gli porto eterna riconoscenza perché lui ci ha svegliati. Se poi lui ritiene che la Lega debba occuparsi solo di un pezzo di Paese, beh, questa non è la mia idea…». Uno strappo? «No, lui c’era. E si è espresso a favore. Il nuovo statuto è stato approvato all’ unanimità. E a me va bene cosa». Lei è entrato al congresso con un presepe. Sempre evviva il presepe. Però questo è un Natale un po’ amaro… «Si, sottotono. Preoccupazione, luci spente. Come se il grigiore a livello governativo si riflettesse sul Paese. Ma è pur sempre Natale. La festa della nascita di Gesù». Non lo dica. Lo sa che non è politicamente corretto, magari qualcuno si offende… «Eh lo so. Solo stamattina mi sono arrivate segnalazioni da quattro scuole di genitori che si lamentavano dell’abolizione del Natale a scuola. Niente presepe, niente recite. Una follia assoluta».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: Intervista a Mariastella Gelmini – «Ogni energia nel partito non in altre associazioni» – l’intervista » – «Impegniamoci nel partito non in nuove associazioni»
Tema: Forza Italia

Presidente Mariastella Gelmini, Forza Italia appare in un momento di travaglio e divisione e i consensi calano, che cosa serve per rilanciarla? «Paghiamo lo scotto di un periodo in cui, grazie agli errori e al lassismo della sinistra, gli italiani hanno avuto paura per l’esplosione incontrollata del fenomeno migratorio e si sono rivolti ad una più radicale proposta politica. Ma adesso abbiamo una grande opportunità, perché i nostri temi (il lavoro, le tasse, la tutela della libertà d’impresa, le infrastrutture, la giustizia) sono tornati centrali nel dibattito politico e nel Paese. Noi siamo quelli della legge Biagi, della legge obiettivo sulle grandi opere, dell’alta velocità, dell’aumento delle pensioni mini. Dopo le Regionali lanceremo gli Stati generali del programma me e del milione di posti di lavoro». Questo è il passato, ma la Fi del futuro? «Non possiamo vivere di nostalgia, né essere pigri o immobili: dobbiamo costruire con coerenza, forza e competenza il nostro futuro e quello degli italiani. Lo dobbiamo ai tanti militanti, sindaci, amministratori, elettori che in questi anni ci hanno dato fiducia».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Galluzzo Marco
Titolo: Conte e la norma sulle concessioni: non è punitiva – Conte e le concessioni: non puniamo nessuno, così togliamo privilegi
Tema: Concessioni
Giuseppe Conte è assolutamente sereno, convinto che oggi si scioglierà la riserva sul provvedimento che riguarda le concessioni autostradali, determinato nell’abbracciare il senso di un provvedimento che per lui «colma anche un vuoto normativo» e ristabilisce «condizioni di uniformità e trasparenza» per tutti i concessionari. Oggi vedremo se la previsione è stata giusta, se i contatti preventivi con il Quirinale hanno avuto un loro peso, se verrà meno il dissenso di Italia viva, visto che sette ore di Consiglio dei ministri, due giorni fa, sono serviti anche ad accogliere molte osservazione del partito di Renzi. Di sicuro, a chi parla di Stato di diritto i cui principi verrebbero violati, cambiando le norme in corso di contratto, da Palazzo Chigi replicano che lo Stato «ha tutto il diritto di intervenire per cambiare le clausole in essere, se ritiene che sussista un interesse pubblico». Si citano anche gli articoli del codice civile che autorizzano l’intervento, il 1339 e il secondo comma del 149, il diritto dello Stato di imporre delle norme imperative a contratti In essere o ad inserire clausole che tutelano gli interessi pubblici. Una ricognizione che lo stesso Conte ha fatto prima di modificare ulteriormente il testo del Milleproroghe che riguarda le concessioni autostradali in generale, non quella di Autostrade, perché su quella ci tiene a ricordare Conte esiste già, da mesi avviato, un procedimento di caducazione, con tanto di procedura presso il Mit, che deve ancora essere concluso.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica
Autore:  Pagni Luca
Titolo: Autostrade va allo scontro – La linea dura di Atlantia “Pronti ad andarcene”
Tema: Concessioni
Autostrade per l’Italia, la società del gruppo Atlantia controllato dalla famiglia Benetton, si aspettava una iniziativa del governo. Ma non quella contenuta nel decreto milleproroghe. Aveva lavorato, nelle ultime settimane, a una soluzione “negoziale” coni tecnici del ministero dei Trasporti e dell’Economia per evitare contenziosi legali inevitabili di fronte alla possibilità di una revoca unilaterale della concessione. Ma ora Atlantia è pronta a dare battaglia: se il governo dovesse procedere nella direzione indicata sabato, Autostrade per l’Italia chiederà a sua volta «la risoluzione di diritto» del contratto di concessione nel «rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della società». Andando oltre il linguaggio legale, questo significa che la società dei Benetton potrebbe agire per chiedere al governo l’indennizzo per gli anni rimanente della concessione autostradale (scade nel 2038): secondo le ultime stime 23-25 miliardi di euro. È la risposta arrivata nella tarda serata di ieri al termine di un cda di Autostrade per l’Italia convocato d’urgenza dopo la diffusione del milleproroghe. In pratica, il cda fa riferimento a un articolo della convenzione che regola l’affidamento della concessione in cui è previsto che possa chiederne la risoluzione a fronte di un «sostanziale cambio normativo». Il riferimento è, ovviamente, all’articolo che individua nell’Anas il gestore provvisorio in caso di revoca, considerato contrario alle norme Ue oltre che passibile di illegittimità incostituzionale.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa
Autore:  Salvaggiulo Giuseppe
Titolo: Il dossier del governo “Autostrade, violato il patto con i cittadini” – “Profitti alti e investimenti minimi Le autostrade come una zona grigia”
Tema: Concessioni
Pochi investimenti. Scarsa manutenzione. Profitti alti, ingiustificati e slegati dai costi sostenuti. Opaco sistema tariffario. Controlli fumosi. Sistematica violazione delle regole di mercato. Interesse pubblico mortificato. Sicurezza degli utenti non garantita. Slealtà nei rapporti con lo Stato. Mai il buco nero delle concessioni autostradali private era stato illuminato così in profondità come nella relazione della Corte dei Conti consegnata a Palazzo Chigi poche ore prima che nel decreto Milleproroghe fosse inserita la norma che prefigura la nazionalizzazione delle autostrade senza penali in caso di revoca delle concessioni. La relazione – 200 pagine con una mole impressionate di numeri – è frutto di un anno di lavoro. Quindici magistrati, coordinati dal presidente Angelo Buscema, hanno analizzato le carte di presidenza del Consiglio (che aveva manifestato interesse ai più alti livelli dello staff del premier Conte), tre ministeri, Anas, tre Autorità indipendenti e associazione deiconcessionari. La rete autostradale è di quasi 7 mila chilometri, su cui transita il 90% del traffico su gomma e il 25% della mobilità nazionale. Le 22 società private ne gestiscono poco meno di 6 mila chilometri. Autostrade per l’Italia (gruppo Benetton) da sola oltre 3 mila (i più ricchi, valgono 1’80% dei pedaggi); segue il gruppo Gavio con 1500. Per vent’anni le concessioni sono state tenute nascoste come ilsegretodi Fatima da ministero e concessionari.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fontana Luciano 
Titolo: Intervista a Ignazio Visco – «PopBari, niente da nascondere» – «Pronti a rispondere in tutte le sedi Abbiamo svolto il compito di vigilare»
Tema: Banca d’Italia – PopBari

Sono stati giorni importanti e difficili per la Banca d’Italia e il suo Governatore. Il Consiglio Superiore dell’Istituto ha appena nominato Daniele Franco direttore generale e Piero Cipollone vice direttore. Sono state contestate l’efficacia e la tempestività della vigilanza della Banca d’Italia, il suo ruolo nella vicenda che portò la Popolare di Bari ad acquisire una banca in dissesto come Tercas. Con la politica di governo e d’opposizione pronte ad allontanare da sé ogni responsabilità e a sottolineare quelle di altri. Governatore, sono giorni di attacchi ripetuti nel confronti della vostra azione. «Ci sono molte dichiarazioni e andrebbero valutate una per una. Intanto bisogna esaminare individualmente le due attività: quella di vigilanza e quella di gestione e risoluzione delle crisi, che sono cose diverse. La vigilanza sulle banche ha svolto il suo compito, con il massimo impegno e io reputo positivamente. La scelta di porre in amministrazione straordinaria questa banca è il risultato, come sempre in questi casi, di un’attenta analisi, è un atto possibile in termini di legge solo dopo aver rilevato gravi perdite o carenze nei sistemi di governo societario. Ma la vigilanza non può intervenire nella conduzione della banca, che spetta agli amministratori scelti dagli azionisti. La banca deve seguire delle regole, la vigilanza verifica che cio effettivamente accada. Dal 2007 abbiamo posto in amministrazione straordinaria circa 80 intermediari: più della metà è tornata alla gestione ordinaria, per quelli liquidati o aggregati con altre banche, non vi sono state, nella generalità dei casi, perdite per depositanti e risparmiatori. La soluzione ordinata delle crisi bancarie, di per sé non semplice, è complicata dal nuovo approccio europeo in materia di gestione delle crisi e aiuti di Stato. Ma questo non ha niente a che fare con l’essere arbitro e giocatore».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica 
Autore:  Bonini Carlo – Foschini Giuliano 
Titolo: Bari, così Jacobini svuotò la cassa – Popolare Bari Così Jacobini svuotò la cassa
Tema: PopBari

Nella fine della Banca Popolare di Bari, nelle ore del suo cornmissariamento, l’epitaffio ne racconta le ragioni. Il suo padre padrone, Marco Jacobini, che svuota la cassa – 5 milioni e 556 mila euro – mentre il parco buoi dei correntisti vive l’ora più difficile. Quella di chi, in quel momento, teme che alla riapertura degli sportelli non potrà ritirare i propri depositi. Si, 5 milioni 556 mila euro, svuotati, tra giovedì 12 e venerdì 13 dicembre, dal libretto di deposito che Marco Jacobini aveva presso la sede centrale della Popolare e dirottati a sei diversi destinatari – quattro persone fisiche e due società – attraverso la Banca Sella. Il bonifico più importante girato su un altro conto a lui intestato in Banca Sella. Ora il saldo è di 2.500 euro. Un’operazione che non poteva passare inosservata all’interno della Banca e che è così diventata una “segnalazione di operazione sospetta” per riciclaggio su cui ora stanno lavorando la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza e la Procura. Un’operazione che racconta molto delle ultime ore della Popolare, del suo ormai ex Presidente, e dimostra – ammesso ce ne fosse bisogno – che nel nostro Paese ci sono segreti a qualcuno meno impenetrabili che ad altri. Conviene dunque ritornare agli ultimi giorni della seconda settimana di dicembre. E avvolgerne con pazienza il nastro.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica Affari&Finanza 
Autore:  Penati Alessandro 
Titolo: Banchieri nudi sul bagnasciuga – Popolare Bari e i banchieri nudi sul bagnasciuga
Tema: PopBari

“Solo quando si abbassa la marea si scopre chi nuotava nudo” (W. Buffet). Per le banche italiane la marea si è abbassata con la crisi dei 2008, lasciando una lunga scia di dissesti causati da gestioni clientelari e cattiva governance. Popolare di Bari è solo l’esempio più recente e non certo inatteso. Il tratto comune è una governance che ha permesso la prevaricazione di interessi particolari, spesso locali. Non è una novità: in questa rubrica ne abbiamo analizzati innumerevoli, anche prima della crisi. Allora però c’era “l’acqua alta” e la Banca d’Italia mascherava le magagne del sistema promuovendo l’acquisto della banca dissestata da parte di un’altra in salute. Ma con la crisi del 2008 la marea si ritira, Banca d’Italia e i vari governi tardano a capirlo, col risultato che da qualche anno vediamo banchieri nudi sul bagnasciuga. Dal 2008 l’indice delle banche italiane quotate ha perso l’85% rispetto all’indice del mercato azionario europeo: un po’ più della media dalle banche europee (72%) per via del “rischio Italia”. La crisi, dunque, non finisce a Bari ma ha toccato l’intero settore.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  L’Economia del Corriere della Sera 
Autore:  De Bortoli Ferruccio 
Titolo: Canto di Natale alla rovescia Pagano solo i piccoli creditori
Tema: PopBari

Allontaniamoci per un attimo dalle trame, sempre sostanzialmente uguali, dei vari dissesti bancari. Non per sottovalutarne le responsabilità. Tutt’altro. Ma solo per ottenere uno sguardo di insieme e interrogarci sulle incongruenze, chiamiamole così, del mondo dei prestiti e sul funzionamento, non sempre perfetto, degli strumenti di mercato. La morale del racconto natalizio è una sola: i poveri e disagiati sono debitori più affidabili di molti grandi e ricchi possessori di un merito di credito che – alla prova dei fatti, ultimo caso la Popolare di Bari – è del tutto immeritato. Se, ragionando molto in astratto, gli istituti di credito andati via via in crisi avessero avuto una platea di soli piccoli debitori, le sofferenze sarebbero state largamente minori se non inesistenti. La logica e la giustizia vorrebbero che questi ultimi, i piccoli, pagassero tassi d’interesse minori. Ma essendo incapienti e privi di garanzie accade esattamente il contrario. Sopportano oneri percentualmente maggiori, si pensi solo al credito al consumo. Qualche volta al limite dell’usura, spesso oltre la decenza.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico 
Titolo: Il retroscena – Il Pd propone l’alternativa al 5G dei cinesi “Una società italiana per proteggere i dati”
Tema: 5G

Prudenza. È quel che chiede il segretario del Pd Nicola Zingaretti agli alleati dei SS, prendendo per la prima volta una posizione netta sui nodi del nostro futuro digitale. Prima con lo stop al piano presentaco dal ministro per l’Innovazione in quota MSS, Paola Pisano, poi con la frenata sull’apertura alle aziende cinesi Huawei e Zte che operano nel 5G difese dai grillini. Le due partite sono facce della stessa medaglia: riguardano la sicurezza dei dati – quindi delle informazioni, anche sensibili – che circolano nella Rete italiana. E la difesa di questa ricchezza strategica incide, inevitabilmente, sui rapporti con i nostri alleati in Europa e nella Nato. Ecco perché, nella visione dem, non si può lasciare con leggerezza che uno Stato straniero, con le sue aziende, abbia la possibilità di mettere mano ai nostri dati. Si dovrebbero invece dare a una società italiana sulla quale lo Stato abbia un controllo diretto. Tema delicato, perché il SG è destinato a essere la tecnologia che rivoluzionerà la vita nei prossimi anni. Il Comitato parlamentare per la sicurezza, a proposito dell’ingresso delle aziende cinesi nelle infrastrutture 5G, «ha detto una cosa molto seria – avverte Zingaretti, in tv- e cioè che potrebbero esserci problemi perla sicurezza nazionale. Un governo serio deve verificare questi timori». Il segretario dem non ci gira intorno.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica Affari&Finanza 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: Tasse etiche e Coca Cola – Governo giallorosso e Coca Cola, le tasse etiche fanno due perdenti
Tema: Tasse

La Plastic Tax e la Sugar Tax impatteranno sui bilanci della società per 160 milioni. Poca roba, rispetto ai numeri del colosso di Atlanta: la casa madre ha chiuso la trimestrale di luglio con 10 miliardi di ricavi e 2,6 miliardi di utile, la controllata italiana con i due stabilimenti di Marcianise e Oricola dà lavoro a 590 dipendenti, fattura 905 milioni l’anno e ha chiuso 112018 con un utile di 103 milioni. Ma così va il mercato. Eppure, dopo il grottesco taglia e cuci inscenato dalla maggioranza giallorossa sulla legge di bilancio, la stangata per le aziende che producono bibite gasate e le imbottigliano con la plastica non pare così insopportabile. Nella versione finale, la Plastic Tax è dimezzata da 1 euro a 45 centesimi per ogni chilo di imballaggi, mentre la Sugar Tax è ridotta a 10 centesimi al litro e rinviata a ottobre 2020. Ma tanto è bastato a scatenare una guerra che vede sconfitti tutti e due i contendenti. Il governo non ha ragione a intestardirsi su due misure che, così concepite, avranno un basso impatto sui processi di produzione e gli stili di consumo e soprattutto frutteranno rispettivamente la miseria di 140 e 58 milioni di gettito.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Casadei Martina – Finizio Michela 
Titolo: L’Italia nascosta che vola nelle province dei record – L’Italia delle piccole province virtuose
Tema: Province virtuose

Tra i 90 parametri della Qualità della Vita 2019 si incontrano eccellenze da Nord a Sud. Viterbo è in cima alla classifica delle province per numero di imprese in Start up rete (ogni 1000 registrate), quindi associazioni temporanee di imprese o consorzi. Napoli vince per innovative e le imprese che fanno e-commerce, anche se la percentuale sul totale è ancora molto bassa, pari allo per cento. Poi c’è Ascoli Piceno, con la più alta svetta per incidenza di start up innovative ogni mille società di capitale registrate, provincia dove a gennaio 2019 ha l’export; aperto una sede l’importante incubatore Digital Macerata Magics (Digital Magics Adriatico), in collaborazione per palestre con il polo scientifico e tecnologico Hub21. E più a sud si incontra Siracusa, che arriva prima per quota di esportazioni sul Pil grazie all’export petrolifero. Se il Centro-Sud spicca sul piano delle imprese, in ambito demografico – a eccezione di Firenze, prima per speranza di vita – molti primati territoriali si concentrano solo nel Mezzogiorno: BarlettaAndria-Trani si distingue sia per famiglie numerose, con un numero medio di componenti che si avvicina a tre (2,7, al pari di Napoli), sia nel numero di nuclei familiari e convivenze in rapporto alla popolazione (una sorta di “indice dei single”, ma ribaltato): 623 ogni mille abitanti. La questione demografica oggi si gioca anche sul tema dell’immigrazione regolare. E, anche in questo caso, è Isernia a primeggiare: qui si registra il più alto numero di residenti stranieri che chiedono e ottengono la cittadinanza italiana.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica Affari&Finanza 
Autore:  Griseri Paolo 
Titolo: Si è fermata la locomotiva – Il Nord spegne i motori dell’industria si ferma anche la locomotiva d’Italia
Tema: Nord – industria

La grande frenata è arrivata alla chetichella. Prima a macchia di leopardo, poi sempre più diffusa. Ormai coinvolge tutto il Nord senza distinzione. Dalle aree già prima in difficoltà (come il Piemonte a vocazione metalmeccanica) a quelle dove la crisi era uscita dal vocabolario, come Lombardia e Veneto. Gli indici manifatturieri scendono, diventano negativi, segnalano un motore che si inceppa. Pesano le incertezze del quadro internazionale. Nel mondo globale una scelta del comitato centrale del partito comunista cinese sulle tasse automobilistiche, provoca la cassa integrazione a Grugliasco, periferia di Torino, dove si realizzano le Maserati. Il si delle campagne inglesi alla Brexit frena le esportazioni del Nordest. Ci sono province che hanno imboccato, trimestre dopo trimestre, un preoccupante piano inclinato. L e imprese manifatturiere della provincia di Udine hanno visto la produzione scendere dello 0,9 per cento nel primo trimestre 2019, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel secondo trimestre il calo è stato del 2,7 per cento e nel terzo del 3,7. Una valanga che ingrossa e aumenta di velocità con il passar del tempo. La Lombardia si avvicina alla crescita zero. Rispetto ai primi nove mesi del 2018 i dati forniti da Assolombarda parlano di una sostanziale stagnazione: più 0,3 per cento.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Repubblica Affari&Finanza 
Autore:  Piana Luca 
Titolo: Intervista a Luciano Vescovi – Il grido di dolore di Vicenza “Il governo ci lasci investire”
Tema: Confindustria Vicenza

Racconta di non essere sorpreso dai dati che mostrano come anche le regioni del Nord, la locomotiva d’Italia, si stiano fermando. «Il contesto internazionale è molto complicato, con le incertezze legate alla Brexit, che solo ora potrebbero sciogliersi, i dubbi sul fatto che la guerra commerciale scatenata da Donald Trump contro la Cina finisca davvero oppure no, le difficoltà della Germania, la polveriera dell’Iran, le manovre della Turchia. E in questa situazione il nostro governo cosa fa? Discute per mesi del nulla che si rivela la finanziaria, e ora inizieremo a perdere altro tempo e denaro con il referendum per la riduzione del numero dei . parlamentari». Luciano Vescovi, 57 anni, imprenditore nel settore degli impianti elettrici e nelle costruzioni, è il presidente della Confindustria di Vicenza. Una delle province d’Italia con la più forte vocazione manifatturiera, 1.700 imprese associate, 100 mila partite Iva su un totale di 850 mila abitanti, un export di 18 miliardi di euro che genera un surplus di 9 miliardi: «Da noi la produzione industriale è ormai quasi tornata ai livelli precedenti la crisi del 2008-2009, mentre la media italiana è ancora sotto del 15 per cento», dice. L’indice di fiducia degli imprenditori vicentini, che Confindustria diffonde trimestralmente, sembra perb dire che qualcosa si è rotto.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Intervista a Fayez Sarraj – Sarraj all’Italia: «Aiuti concreti, noi sotto attacco»- «Le armi dalla Turchia? Le avevamo chieste all’Italia Ma non c’è stata risposta»
Tema: Libia

Fayez Sarraj non chiama mai Khalifa Haftar per nome. Si chiudono le porte della diplomazia? Ieri i guardacoste di Haftar hanno sequestrato una nave turca e intanto la Grecia manda il suo ministro degli Esteri a dialogare con Abdullah al Thani, premier del governo dell’Est non riconosciuto dall’Europa. Primo ministro, l’Italia si rifiuta di mandare le armi che chiedete per combattere Haftar. Così le avete ottenute dai turchi. Dopo la visita martedì di Luigi Di Maio qui in Libia sono ormai tanti a parlare di rischio di «irrilevanza» italiana… «Noi avevamo chiesto le armi a tanti Paesi, inclusa l’Italia, che pure ha diritto di scegliere la politica che più le aggrada e con cui i rapporti restano comunque ottimi. Da Roma, in verità, non sono mai giunte risposte ufficiali. Con Di Maio abbiamo avuto un ricco scambio d’opinioni. Quanto invece alla sua tappa a Bengasi dal nostro aggressore e Tobruk non ho visto alcuna sostanza, oltre a generiche dichiarazioni di amicizia che lasciano il tempo che trovano. Così, la comunità internazionale risulta divisa. Da una parte i Paesi disposti ad armare i nostri avversari-aggressori. A loro si contrappongono altri Paesi, tra cui l’Italia, che credono tutt’ora alla formula per cui l’unica soluzione resta il dialogo politico. Ma si tenga a mente che qui siamo sotto attacco militare, con sofferenze indicibili per la popolazione vittima di bombardamenti, morti, feriti, con centinaia di migliaia di sfollati».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio 
Titolo: Di Maio: missione Ue per la Libia
Tema: Libia

A una settimana dagli incontri avuti a Tripoli con il presidente Sarraj e a Bengasi col generale Haftar, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha deciso di bruciare i tempi per lanciare finalmente una missione Ue in Libia a guida italiana, con un incaricato speciale del governo nominato dalla Farnesina. Così, in queste ore, Di Maio ha già sentito al telefono il suo omologo tedesco Heiko Maas e l’alto rappresentate Ue Josep Borrell, che hanno subito accolto favorevolmente la proposta di Roma. Sarà lo stesso Borrell ad ingaggiare i francesi, che pure hanno mostrato interesse. Il ministro degli Esteri di Parigi, Jean-Yves Le Drian, ora è in Messico e Di Maio conta di sentirlo nei prossimi giorni. «E’ importante questa missione Ue perché l’Italia riprenda il suo ruolo guida, ma occorre essere realistici e coinvolgere tutti gli interlocutori, serve real-politik…», va ripetendo Di Maio al suoi. Perciò, oggi stesso sentirà anche il segretario di Stato Usa Mike Pompeo e contatti sono in corso pure con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, così come con i governi di Ankara e Il Cairo, a cul però il capo della Farnesina chiede «passi avanti concreti».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Ottaviani Marta 
Titolo: Haftar sfida Erdogan Sequestrato cargo con equipaggio turco – Libia, Haftar sequestra nave turca L’ira di Erdogan: piu armi a Tripoli
Tema: Libia

Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, non indietreggia e la situazione in Libia diventa più incandescente con il passare delle ore. Ieri mattina un cargo battente bandiera di Grenada ma con equipaggio turco è stato sequestrato dalle truppe del generale Haftar al largo della città di Derna e portato nel porto di Ras el Hilal per ispezionarne il carico. Non è stata resa nota nessuna delucidazione né sul contenuto del cargo, né sulla sorte del tre cittadini turchi arrestati. Quasi nelle stesse ore, alcuni siti turchi hanno dato notizia di un 747 non tracciato, che dall’aeroporto di Sabiha Gokcen, il secondo scalo di Istanbul, è decollato alla volta di Tripoli, forse carico di armi e munizioni. Sulle coste libiche, la situazione è di massina allerta e a Bengasi in molti pensano che il prossimo passo di Ankara potrebbe essere l’invio di altri soldati. La situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore, quando scadrà l’ultimatum di Haftar contro le truppe di Misurata, alle quali è stato intimato di lasciare Tripoli e Sirte. Chi fa già fuoco con le parole è il presidente Erdogan che, a poche settimane dal clamoroso voltafaccia al generale Haftar, non solo ha siglato il protocollo con Fayez al-Sarraj, premier del Governo di Accordo Nazionale della Libia.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Messaggero 
Autore:  Mangani Cristiana 
Titolo: I russi in Libia con Haftar Usa in allarme – Sale la tensione in Libia ok alla missione europea
Tema: Libia

Tensione altissima in Libia, dove il rischio di una escalation diventa ogni giorno più concreto. Sul terreno continuano i combattimenti, mentre la situazione internazionale si fa sempre più complessa. E tra chi filma i mercenari russi mentre combattono a fianco del generale Khalifa Haftar contro Misurata, c’è chi, come Debka file (sito generalmente molto informato), annuncia l’arrivo nel paese africano di alcuni carri armati T-72 egiziani e APC, pronti a sostenere l’Esercito nazionale libico (Lna) dell’uomo forte della Cirenaica. Le fonti militari e di intelligence a cui fa riferimento Dekka, sostengono che l’intervento sia stato predisposto dal presidente Abdel-Fatteh El-Sisi, al quale non va a genio la presenza militare turca nella zona. In tutto questo scenario Haftar e Serraj diventano quasi personaggi di secondo piano, perché ormai la guerra è sempre più combattuta per procura. Ieri le forze del generale hanno annunciato il sequestro di un cargo con a bordo diversi marinai turchi, mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ribadito di essere pronto a sostenere militarmente Tripoli in ogni modo. la Turchia «può elevare il proprio sostegno militare navale, aereo e terrestre al governo legittimo libico se richiesto», ha sottolineato, aggiungendo che entro il 2027 verranno schierati nel Mediterraneo sei sottomarini di nuova generazione.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Pizzati Carlo 
Titolo: Hong Kong ora manifesta in difesa degli Uiguri Si salda il fronte anti-Xi
Tema: Hong Kong

E’ finita con spruzzate di spray al peperoncino, cariche violente e arresti, la protesta dei manifestanti di Hong Kong in difesa dei diritti della popolazione Uigura, due realtà ai margini geografici del colosso cinese, ma al centro dell’attenzione mondiale. Sono due grandi tematiche che si riuniscono e che finiscono sotto i manganelli dei poliziotti di Hong Kong i quali, al termine di una marcia pacifica di mille persone che ieri pomeriggio hanno sfilato con calma in una piazza affacciata sul porto di Hong Kong, sono passati ai metodi violenti. Dozzine di agenti hanno invaso la piazza per rimandare a casa i manifestanti, che a quel punto hanno abbandonato i metodi pacifici lanciando bottigliette di vetro e sassi. Così la polizia ha caricato, buttando a terra i manifestanti, pigiandoli sotto il peso del proprio corpo, lanciando spray urticante e facendo scattare le manette, in una serie di scene cruente cui ormai il mondo siè lentamente abituato in questi 7 mesi di proteste che dilaniano la metropoli asiatica, causando seri danni all’economia, compresa un’imminente ondata di chiusure di esercizi commerciali. La protesta di domenica presenta una novità rilevante. Hong Kong chiama lo Xinjiang.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  S.Mon. 
Titolo: Caos pensioni, Macron rinuncia alla sua
Tema: Macron

Nei giorni della rabbia dei viaggiatori, tra treni cancellati proprio sotto Natale e ingorghi nelle autostrade per gli scioperi contro la riforma delle pensioni, Emmanuel Macron ha deciso di rinunciare alla propria. Addio al 6220 euro lordi al mese che il capo dello Stato avrebbe potuto pretendere per il resto dei suoi giorni, a 44 anni – nel caso non venisse rieletto nel 2022 – o a 49 se ottenesse un secondo mandato. «Una questione di coerenza», dicono all’Eliseo. Il capo dello Stato e il governo cercano di instaurare per tutti i francesi un nuovo sistema pensionistico, universale, al posto dei 42 regimi speciali attualmente in vigore: e quindi logico che Macron decida di rinunciare a un privilegio che accompagna la vita dei presidenti emeriti dal 3 aprile 1955, quando venne approvata la legge in base alla quale chi ha guidato la Francia dall’Eliseo ha diritto a un vitalizio equivalente al salario di un consigliere di Stato. Macron poi ha deciso di seguire l’esempio del suo predecessore François Hollande, rinunciando alla poltrona che gli spetterebbe nel Consiglio costituzionale e ai 13 mila 500 euro mensili connessi.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Giornale 
Autore:  De Remigis Francesco 
Titolo: Svolta populista Macron rinuncia alla sua pensione – Mossa di Macron: rinuncia al vitalizio
Tema: Macron

Per placare la rabbia d’Oltralpe, ecco l’annuncio choc del presidente francese: rinuncio alla pensione da capo dello Stato «per dare il buon esempio». E’ il primo della storia, Emmanuel Macron, a rompere col tradizionale vitalizio presidenziale, datato quanto i privilegi concessi finora alle categorie protette dei lavoratori: dal 5 dicembre i sindacati tengono in scacco il Paese, colpendo il trasporto pubblico; scuole e ambulatori ospedalieri, tribunali e aeroporti. Secondo la legge del 1955, gli ex inquilini dell’Eliseo hanno invece diritto a vita (dal fine mandato) a 6.220 euro lordi al mese (circa 5.200 netti) per l’incarico svolto, oltre a un seggio certo nel consiglio costituzionale. Macron rinuncia a entrambi gli introiti e annuncia di voler riformare anche questo sistema (non solo quello pensionistico dei cittadini) applicando a se stesso il nascituro calcolo a punti. L’ex enfant prodige della politica transalpina terminerà il Quinquennato nel 2022 e potrebbe percepire l’assegno già a 44 anni; in caso di rielezione, a 49. Quanto costerebbe mantenerlo a vita? Troppo, almeno politicamente nell’attuale geografia in tensione. Gli anti-Eliseo soffiano sulla protesta: l’estrema destra di Marine Le Pen e la gauche di Jean-Luc Mélenchon agitano le acque in vista delle comunali di marzo. Così, dalla Costa d’Avorio dove Macron si trova in missione, ecco l’annuncio: «II presidente rinuncerà al suo assegno», confermano dall’Eliseo a Le Parisien.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Martinelli Leonardo 
Titolo: Addio alla moneta francese delle ex colonie Macron: un errore della nostra Repubblica
Tema: Macron

Nata nel 1945, come moneta comune delle colonie francesi in Africa, il franco Cfa era rimasto in funzione anche dopo l’indipendenza raggiunta dai Paesi dell’area, una sessantina d’anni fa. Sempre più criticato come il retaggio del colonialismo di Parigi, a sorpresa Emmanuel Macron, in visita ad Abidjan, ha annunciato al fianco del presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, il tramonto della valuta. La nuova valuta, che entrerà in circolazione nel 2020 (forse a luglio, manonèstatafissata una scadenza precisa), sarà ribattezzata Eco. Resterà ancorata all’euro, ma gli otto Paesi che l’adotteranno non avranno più l’obbligo di depositare il 50% delle proprie riserve presso il Tesoro francese. E nessun rappresentante di Parigi siederà più nel consiglio d’ammnistrazione della Bceao, la banca centrale dei Paesi dell’Africa dell’Ovest interessati dal cambiamento. Come sottolineato da Ouattara «la fine del franco Cfa porrà fine a tutte le illazioni su questa moneta». Della questione, nel gennaio scorso, era impicciato addirittura il vicepremier Luigi Di Maio. Aveva dichiarato che, «se la Francia non avesse le colonie francesi che sta impoverendo, sarebbe la 15′ forza economica internazionale e invece è fra le prime per quello che sta combinando in Africa».
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: L’allarme del Pentagono “Kim testa missile intercontinentale”
Tema: Corea del Nord

La Corea del Nord ha promesso di fare un «regalo di Natale» agli Usa, e l’intelliJgene sospetta che si tratti dell’imminente lancio di prova di un missile intercontinentale, forse capace di raggiungere il territorio americano. I satelliti hanno notato lavori in corso nella base di Pyongsong, usata per costruire gli Icbm, e in passato queste attività erano servite a preparare i test. Proprio ieri Kim Jong-Un ha riunito il Kcna, principale organo di Pyongyang per le decisioni militari, per discutere le iniziative da prendere per «potenziare le capacità delle forze armate e accelerare lo sviluppo dell’auto difesa». Nelle stesse ore il presidente americano Trump ha parlato al telefono con il premier giapponese Shinzo Abe per analizzare la situazione. A febbraio il capo della Casa Bianca e Kim si erano incontrati ad Hanoi, per il secondo vertice dopo Singapore. Il leader nordcoreano aveva offerto di s mantellare la base nucleare di Yongbyon, in cambio della fine delle sanzioni economiche. Trump aveva considerato l’apertura, ma poi il segretario di Stato Pompeo e il consigliere Bolton lo avevano convinto a rinunciare, perché l’accordo avrebbe escluso alcuni siti segreti nascosti fuori dalla centrale. I due leader si erano rivisti nella zona demilitarizzata al confine tra le due Coree dopo il G20 di Osaka, ma nonostante la storica stretta di mano, la trattativa non era ripresa.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Presidenziali, in testa l’opposizione
Tema: Croazia

Il candidato del Secondo turno centrosinistra Zoran Kolinda GrabarMilanovic, a scrutinio Kitarovic, 51 quasi ultimato, avrebbe anni, primo ottenuto circa il 30 per capo dello Stato cento dei voti al primo donna della turno delle elezioni Croazia presidenziali di ieri in Croazia, con un vantaggio di circa tre punti sull’attuale capo dello Stato, la conservatrice Koiinda Grabar-Kitarovic (giunta quasi al 27 per cento). In base a questi risultati, il cantante folk Miroslav Skoro, dato dai sondaggi come possibile vincitore, non passerebbe al secondo turno. Secondo le analisi dei media nazionali, Skoro, che ha ottenuto circa il 24 per cento delle preferenze, ha attirato una parte dell’elettorato tradizionalmente favorevole all’Unione democratica croata, il partito della Grabar Kitarovic, e quest’ultima potrebbe quindi ribaltare il risultato al secondo turno attirando su di sé i voti dello sconfitto.
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

CORRIERE DELLA SERA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LA REPUBBLICA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LA STAMPA
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL MESSAGGERO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL GIORNALE
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi l’articolo da: PC/Tablet   SmartPhone

SCARICA L'APP