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SINTESI IN PRIMO PIANO – 22 settembre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– L’Italia ha votato: al referendum vince il Sì; alle Regionali finisce in parità;
– Conti pubblici e riforma fiscale: il piano del Ministro Gualtieri;
– Fondi Ue: spendere in tre anni almeno 120 mld;
– Vertice per i 75 anni dell’Onu: Italia rappresentata dal Presidente Mattarella;
– Trump: nei prossimi giorni i 5 nomi per la Corte Suprema.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  D’Alimonte Roberto 
Titolo: Nuove camere: meno seggi per tutti (tranne Meloni) – Camera, meno seggi per tutti tranne FdI
Tema: Referendum, vince il sì

Ha vinto il sì. E la sola cosa certa oggi è che il parlamento di domani avrà meno deputati e meno senatori. Sarà più simile a quello di tante altre democrazie. I partiti avranno meno seggi da distribuire. Per il resto cambierà poco. Lo abbiamo detto tante volte insieme a tanti altri la vera riforma da fare è la differenziazione delle due Camere. Forse, con un Senato più snello, si potrà fare meglio, ma è tutto da vedere. Non è detto che la spinta a cambiare il nostro assetto istituzionale venga rafforzata dall’esito di questo referendum. Se Pd e M5s insistessero sulla riforma elettorale che hanno messo in cantiere sarebbe vero il contrario. Come abbiamo scritto più volte, quella riforma, falsamente etichettata Germanicum, rappresenta un ritorno al passato. Sarebbe paradossale che questa fosse la sola conseguenza concreta della vittoria del sì. Tanto più che la riforma appena approvata, pur tra mille ambiguità nelle ultime ore, conferma che la strategia corretta per cambiare le nostre istituzioni, ivi compreso il sistema di voto, è quella della condivisione delle scelte e non quella dell’uso partigiano di una occasionale maggioranza parlamentare contro una minoranza, che tra l’altro oggi è quasi certamente maggioranza nel Paese. Ma su questo avremo modo di tornare. Intanto possiamo chiederci quale sarebbe la composizione della Camera nel caso in cui si votasse a breve con il sistema elettorale che Pd e M5s vorrebbero introdurre.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Referendum, vince il Sì: ecco cosa cambia – Vince il Sì, via 345 parlamentari Il No prevale tra chi vota il Pd
Tema: Referendum, vince il sì

Un’affluenza al di sopra delle aspettative e una spinta venuta soprattutto dal Sud consegnano un successo tondo, non un plebiscito, al Si. Il taglio dei parlamentari è realtà, anzi lo sarà a partire dalle prossime elezioni: in arrivo le Camere in versione small, con il numero degli eletti che si schioderà da quota 945 per la prima volta dal 1963 e scenderà a 600. Il 53,8 per cento di votanti è un dato che sfida la paura del Covid e deprime presto il fronte del No, che ben sapeva di avere maggiori chance con una partecipazione al voto più bassa. Ma quel 70 a 30 finale con cui, più o meno, si chiude la partita fa esultare i vincitori – i 5Stelle in primis – e alla fine certifica una seppur inutile rimonta dei nemici della riforma. Che i primi sondaggi, un mese fa, relegavano a una soglia non superiore al dieci per cento. «Risultato storico: abbiamo riavvicinato la politica ai cittadini», si affretta a dire Luigi Di Maio, quando lo spoglio ha da poco superato la metà delle schede, con un’esultanza sfogata sui social anche per mettere in secondo piano il tonfo grillino alle Regionali. «È stato un boomerang per le molte forze che si sono riunite attorno al No per colpire il governo e il sottoscritto». È nelle zone d’Italia dove i 5S hanno più voti, il Centro e il Meridione, che il Si prende comunque il largo: accade in Molise (80 per cento), in Calabria (78) ma soprattutto in Campania (77) e in Puglia (75), le ultime due regioni popolose e con un’affluenza trainata dalle sfide fra i governatori. Al contrario nel Friuli Venezia Giulia il Si ottiene la performance più magra (59,5 per cento) e i sostenitori della posizione opposta, di converso, si spingono oltre il 40.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Il retroscena – Conte: resterò fino al 2023 – Conte rivendica il risultato: durerò fino al 2023 Ma gli alleati già preparano il pressing su Palazzo Chigi
Tema: Dopo il voto

“Durerò fino al 2023”. Le urne non erano ancora chiuse che già si metteva le medaglie al collo. Conte — unico caso di vincitore che non partecipa alla competizione — ieri si è congratulato con sé stesso mentre indossava il premio per il successo del referendum ottenuto da Di Maio e quello per il risultato delle Regionali ottenuto da Zingaretti. E non c’è dubbio che il voto stabilizzi il governo, ma se è vero che le medaglie hanno due facce, l’altro risvolto della sfida elettorale impone al premier di porre attenzione di qui in avanti alle iniziative dei partiti che lo sorreggono e alle reazioni delle Camere che gli danno la fiducia. È chiaro intanto che gli alleati andranno a Palazzo Chigi per battere politicamente cassa. Per primo Zingaretti, che è sopravvissuto al tentativo di spallata del centro-destra, a cui avrebbe certamente fatto seguito la spallata nel partito: ce n’è traccia in alcune conversazioni delle scorse settimane, quando un ministro di seconda fascia del Pd arrivò persino a compulsare il sindaco di Bari Decaro per sapere cosa volesse fare in futuro. II segretario dem — che si è salvato ma non è ancora salvo — eviterà inizialmente di impantanarsi in una disputa sulle poltrone ministeriali. Nuttosto metterà il premier alla prova sul terreno più insidioso: sui provvedimenti. Già ieri ha iniziato a rivendicare il Mes e la modifica dei decreti Sicurezza, sui quali il Conte e (versione giallo-rossa) ha difficoltà a sconfessare il Contea (versione giallo-verde). E Zingaretti non può non sapere che la sua mossa provocherà la reazione di Di Maio, che presentandosi a commentare il successo referendario ha fatto capire chi è il capo di ciò che resta del Movimento.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Conte ora guarda avanti vuole evitare il rimpasto ma accontenterà i dem
Tema: Dopo il voto

Molto difficilmente Zingaretti deluderà le attese del premier, Non conviene a nessuno, ritiene l’avvocato, smuovere equilibri già messi a dura prova dal disastro elettorale dei grillini e di Italia Viva. Stabilizzazione, ecco cosa serve, non l’inevitabile scossone provocato da un rimpasto. È la pax a cui lavora anche Dario Franceschini, che non a caso ribadisce a caldo íl ruolo di Zingaretti nel rilancio del partito e poi aggiunge: «Il governo e le riforme costituzionali potranno andare avanti». E d’altra parte, ogni piccolo sussulto potrebbe far saltare il castello di carte del Movimento. Per Conte, c’è da celebrare una vittoria. Nessun governo tecnico odi unità nazionale sembra all’orizzonte, riflette con i suoi. E questo nonostante alcuni «mondi» abbiano a suo dire lavorato per una staffetta a Palazzo Chigi. Averla scampata, almeno per adesso, aver assicurato elezioni in tempi di Covid, aver riaperto le scuole, sono punti a favore dei giallorossi. Che non mettono però al riparo il premier da uno stress test politico immediato. Perché Zingaretti chiederà molto, da subito. E il premier ha già deciso di accontentarlo. Il punto più delicato si chiama Mes, ancora ieri la prima richiesta del segretario a spoglio ancora in corso. In astratto, Conte è convinto che vada attivato. Ma l’idea di rischiare l’incidente al Senato certo non lo rende sereno. Fatto sta che il premier in privato ha già promesso al governatore del Lazio un’immediata «discussione politica», anticamera di un sofferto via libera del Fondo per la sanità, a maggior ragione adesso che il Covid torna a premere alle porte del Paese. Ma non basta. L’altro segnale immediato che l’avvocato offrirà al Pd è la revisione dei decreti sicurezza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Foschi Paolo 
Titolo: Il voto dà respiro al governo – Regioni, il 3 a 3 premia Pd e Meloni Sì dei 69,9% al taglio in Parlamento
Tema: Parità alle Regionali

II governo tira un sospiro di sollievo al termine della grande tornata l’elettorale ai tempi del Covid. L’assalto del centrodestra alla Toscana e alla Puglia fallisce e Matteo Salvini, nonostante i consensi in crescita dell’alleata Giorgia Meloni, non riesce a dare la spallata all’esecutivo. Alla fine la sfida con il centrosinistra alle Regionali termina 3 a 3. Superiore alle attese l’affluenza: la voglia di votare ha prevalso sulla paura dei contagi, per il referendum si è recato ai seggi il 53,84% degli elettori, ancora più alta la partecipazione alle Regionali (57,21%) e alle amministrative (66,19%). Il risultato delle Regionali vale come una vittoria per il Pd di Nicola Zingaretti e al tempo stesso celebra affermazioni nette per i governatore uscenti che si sono ricandidati in entrambi gli schieramenti. Il leghista Luca Zaia in Veneto è stato confermato con numeri record. Anche Giovanni Toti, in Liguria, è stato rieletto con netto distacco sull’avversario Sansa. Due governatori uscenti confermati anche nel centrosinistra: in Puglia Michele Emiliano si è affermato volando sopra il 46% dei voti, sconfiggendo l’ex ministro Raffaele Fitto. Percentuali di gradimento molto più alte per Vincenzo De Luca, il governatore-sceriffo della Campania, rieletto con oltre il 66% delle preferenze. Eugenio Giani, con oltre il 48% dei voti ha invece respinto in Toscana l’assalto di Susanna Ceccardi, pupilla di Salvini. Il centrosinistra ha invece perso dopo 25 anni le Marche: il nuovo presidente è Francesco Acquaroli, deputato di FdI, che ha raccolto quasi la metà delle preferenze. Infine in Valle d’Aosta, dove non c’è l’elezione diretta del presidente che sarà invece scelto dal Consiglio, in vantaggio c’è la Lega (20-24%), davanti all’alleanza di centrosinistra Progetto Civico Progressista.
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Testata:  Repubblica 
Titolo: Regioni, il Pd ferma Salvini – Zingaretti esulta Pd primo partito “Mes e decreti Salvini non ci sono più scuse
Tema: Parità alle Regionali

«Sarebbero da prendere a schiaffi: se ci avessero dato retta sulle alleanze, probabilmente avremo vinto tutte le regioni eccetto il Veneto». Alle cinque della sera Nicola Zingaretti, chiuso con Dario Franceschini e Peppe Provenzano nel disadorno studiolo al secondo piano del Nazareno, quasi non crede ai suoi occhi. Sul pc portatile scorrono le prime proiezioni che danno Eugenio Giani stabilmente avanti a Susanna Ceccardi e Michele Emiliano in forte vantaggio su Raffaele Fitto, ben al di là di ogni rosea aspettativa, e il segretario del Pd fatica a trattenere l’entusiasmo. Tutte le regioni confermate salvo una, e non tanto per colpa del Pd: citofonare Cinquestelle, che l’accordo nelle Marche non l’hanno voluto. Sulla porta incrocia Andrea Orlando, un abbraccio lungo, strettissimo, che vale più di mille parole. Giuseppe Conte non ha ancora chiamato, lo farà un’oretta più tardi, per fargli i complimenti, riconoscergli un successo che, ne è convinto, mette in sicurezza il suo governo: una telefonata «affettuosa» per tenerselo buono, ora che tutti sostengono essere proprio lui – il leader dem, dipinto per mesi come incerto, appiattito sui grillini, sempre a un passo dalle dimissioni – l’unico vero vincitore di questa parti «Ma guardate che quelli preoccupati eravate voi», scherza il segretario guardando in faccia i “suoi” ministri. «Da quando Daniele Leodori mi ha detto che sarebbe finita 3 a 3 io mi son messo tranquillo: negli ultimi quindici anni non ne ha sbagliata una». E l’aruspice ha avuto ragione. Portando con sé due risultati indiscutibili: la blindatura al vertice del partito – «A questo punto le chiacchiere sul dopo Zingaretti si chiudono qui», certifica ai microfoni del Tg1 il vice Orlando – e Il rafforzamento del Pd in seno all’esecutivo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Francesco Boccia – «Nei 5 Stelle gli elettori più coraggiosi dei leader Ma l’alleanza è la strada e il centro non ha spazi»
Tema: Intervista al Ministro Boccia

Il ministro Francesco Boccia risponde che è notte e da ore non fa che salutare e ringraziare ed esultare per la vittoria di Michele Emiliano: «E’ la vittoria di una comunità intera. E’ la vittoria della Puglia, che ha dimostrato che ci può essere un Sud di successo, la vittoria di chi pensa che si possa crescere rispettando l’ambiente, investendo sulla scuola, sull’università, sulla sanità pubblica…». Va bene ministro, ma posso farle una domanda? «…Ha vinto un’idea di società. La Puglia è saldamente europeista e mediterranea, mentre la proposta della destra collocava la regione in un contesto che non c’entra nulla con la propria storia…». Sta dicendo che Salvini e Meloni non c’entrano nulla con la Puglia? «Dico che hanno danneggiato Fitto, perché non hanno capito che qui c’è un ancoraggio molto forte all’Europa e all’integrazione culturale». Emiliano ha vinto senza i 5 Stelle. Cambierà la strategia del Pd sulle alleanze? «Noi ci siamo rivolti direttamente agli elettori 5 Stelle, che hanno avuto più coraggio Lo stop Il nodo è che Italia viva e Azione hanno provato a costruire un’alternativa: ma quest’area non c’è dei dirigenti del Movimento. L’alleanza l’abbiamo cercata fino alla fine e saremo coerenti, proveremo a coinvolgerli anche in futuro».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzi Emanuele 
Titolo: Intervista ad Alfonso Bonafede – «Ora coordinarsi di più con gli alleati sul territorio per poter fare meglio»
Tema: Intervista al Ministro Bonafede

Ministro Bonafede, è passato il referendum sul taglio del parlamentari. M5S esulta, ma non è un bottino un po’ magro? «Assolutamente no. Stiamo parlando di un risultato storico che senza il M5S non sarebbe mai stato raggiunto: se ne parlava dal 1983 con la commissione Bozzi e finalmente il taglio dei parlamentari è divenuto realtà. Con questo referendum si è aperta la stagione di un rinnovamento della nostra democrazia che non era più rinviabile. È inconfutabile che da quando il M5S è in Parlamento la politica ha iniziato a dare segnali concreti di cambiamento che i cittadini apprezzano. Lo dimostra proprio il risultato trasversale del referendum». Ora dopo l’ok al taglio nel governo si aprono altri nodi come la riforma della legge elettorale con Italia viva che mette paletti. «Ci siamo impegnati fin dall’inizio a lavorare con le altre forze politiche della maggioranza per una nuova legge elettorale. Sono certo che, ancora una volta, grazie anche a questo risultato straordinario, sarà possibile trovare una sintesi. Del resto in commissione Affari costituzionali a Montecitorio è già stato approvato il testo base».
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – Sì primo passo: ora via i nominati e tutti con Conte” – “Lo schema tripolare non funziona, ma ora il governo è più forte”
Tema: Intervista all’ex capo politico M5S

D. Cosa rappresenta l’esito del referendum per il Movimento? La chiusura di una lunga fase? R. “Io lo vedo piuttosto come la porta verso un nuovo inizio. Orapuò iniziare unastagione riformatrice che segnerà i prossimi tre anni del governo. E non penso solo alla legge elettorale e alla necessitàdi evitare che gli eletti siano paracadutati dai partiti. Parlo anche della riduzione degli stipendi dei parlamentari, magari legandoli all’effettiva presenza, e di norme per scoraggiare i cambi di casacca, intervenendo sui regolamenti parlamentari”. D. Le urne hanno blindato il governo? R. “L’esecutivo è più forte. L’assalto delle opposizioni alla diligenza del Recovery Fund è fallito. E ci sono dati che colpiscono: per esempio Luca Zaia in Veneto con la sua lista prende molto più della Lega”. D. Governo più forte, ma per le Regionali non potete certo prendervi il merito. L’unica alleanza che avete accettato è stata in Liguria, ed è andata male. R. “Ho già detto che avrei organizzato diversamente queste elezioni. E proprio per evitare errori di questo tipo in futuro ho già proposto al Pd un tavolo perle Comunali del 2021”. D. Nell’attesa gli elettori del M5S sono stati più lungimiranti dei dirigenti, scegliendo il voto disgiunto in Puglia e Toscana Ossia ciò che non avete avuto il coraggio di chiedere direttamente, no? R. “Per giudicare voglio attendere i dati esatti e i flussi. Ora le valutazioni sono premature”.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Orsini Emanuele 
Titolo: Una riforma credibile per una Italia più solida – Una riforma fiscale credibile per dare solidità all’Italia
Tema: Riforma fiscale

Nella delicata fase che stiamo vivendo, abbiamo appreso ancor meglio che la sopravvivenza di una comunità dipende dalla solidità, anche economica, che riesce a esprimere. Tale solidità prende spesso la forma e la consistenza delle risorse pubbliche ed è, di conseguenza, legata a doppio filo al sistema tributario. Per quanto concerne il nostro Paese, quello fiscale è senz’altro uno degli ambiti che più ha risentito di una produzione normativa convulsa e di una programmazione assente. Abbiamo capito che le politiche fiscali fino a oggi non hanno avuto gli effetti sperati. Infatti, i micro-bonus hanno costruito un sistema parcellizzato che non sta funzionando, mentre ci aspettiamo ripercussioni positive da eco-bonus e sisma-bonus al 110%, che invece costituiscono un’operazione che scarica a terra i suoi effetti in maniera massiva e per diversi settori. Serve quindi un rinnovamento che parta dai pilastri del sistema fiscale e lo modernizzi rendendolo competitivo in un mondo che continuerà a cambiare e a subire shock. Con ottimismo e curiosità abbiamo accolto la ripresa dei lavori sulla tassazione diretta e in particolare su un possibile ridisegno dell’Irpef.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Paladini Ruggero – Visco Vincenzo 
Titolo: L’aliquota continua che salva il ceto medio – Irpef, l’aliquota continua che salva il ceto medio
Tema: Riforma fiscale

Si è discusso nelle scorse settimane sul modo di intervenire a riformare la nostra imposta personale sul reddito, dividendosi tra i di Ruggero Paladini e Vincenzo Visco favorevoli all’ipotesi avanzata dal ministro Gualtieri di un prelievo effettuato in base a una funzione continua dell’aliquota media (e implicitamente di quella marginale), e i favorevoli al sistema attuale dell’imposta a scaglioni eventualmente modificati. I sostenitori di quest’ultima posizione hanno in particolare insistito sul fatto che l’imposta continua sarebbe «poco trasparente» in quanto occulterebbe le aliquote marginali. Per valutare la fondatezza di tale rilievo è opportuno esaminare le aliquote formali dell’Irpef (quelle stabilite per legge) e quelle che si applicano effettivamente a un lavoratore dipendente senza carichi di famiglia. È facile verificare come l’asserita trasparenza del sistema vigente sia del tutto inesistente. Anzi è proprio questa mancanza di trasparenza uno dei motivi per intervenire a riformare l’imposta, superando le detrazioni decrescenti e i bonus che sono i responsabili della situazione che si è creata e che moltiplicano gli scaglioni, rendono le aliquote decrescenti al crescere del reddito, e determinano salti di aliquota anche superiori ai 15 punti percentuali.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bassi Andrea 
Titolo: Verso una manovra senza deficit venti miliardi da tagli e risparmi
Tema: Conti pubblici

Potrebbe sembra quasi una prova di equilibrio. Dopo le tre manovre d’emergenza costruite per fronteggiare gli effetti negativi della pandemia sull’economia e che sono costate un deficit aggiuntivo di 100 miliardi di euro, la prossima legge finanziaria potrebbe essere a “indebitamento zero”. Insomma, finanziare le misure per il prossimo anno, senza appesantire ulteriormente i conti pubblici. Non sarà semplice. Nella prossima legge di bilancio ci sono due capitoli che il governo considera «prioritari» e che caratterizzeranno il provvedimento: l’avvio della riforma fiscale con l’approvazione del primo modulo e l’introduzione dell’assegno universale per i figli a carico. Si tratta di interventi costosi. Le prime stime parlano, nel complesso, di 15-20 miliardi di euro. Una decina solo per l’assegno unico, altri tre per confermare il taglio del cuneo fiscale (attraverso il bonus 100 euro) per i redditi da 28 mila a 40 mila euro che, altrimenti, scadrebbe a fine anno. E poi, come detto, l’avvio della riforma dell’Irpef. Ma come sarà possibile costruire una manovra da 20 miliardi senza fare deficit? Il “miracolo” potrebbe avverarsi grazie ai soldi avanzati dai 100 miliardi stanziati nelle tre manovre precedenti. Non tutte le risorse stanziate sono state spese. I tecnici sono al lavoro per cercare di quantificare il “tiraggio” delle varie misure.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Chiellino Giuseppe
Titolo: Fondi Ue, l’Italia tra sviluppo e declino – Fondi Ue, 120 miliardi da spendere in tre anni
Tema: Fondi Ue
In poco più di tre anni l’Italia dovrà spendere tra i 100 e i 120 miliardi di euro di fondi europei. Una cifra che fa paura se confrontata con quanto regioni e ministeri hanno speso in sei anni e mezzo, dal 2014 a oggi, nel periodo di programmazione che si chiude a fine anno. II nodo è sempre lo stesso, la bassa capacità di assorbimento delle risorse comunitarie per le scarse capacità di realizzare gli investimenti in tempi ragionevoli. Secondo l’ultimo monitoraggio della Ragioneria generale dello Stato, fermo a giugno scorso, sono stati spesi 28,5 miliardi su una dote complessiva di 72,5 miliardi. Ne restano da spendere 43,7 di cui quasi 27 assicurati dalle politiche strutturali europee e gli altri dal cofinanziamento nazionale. Alle “vecchie” risorse del 14-20 si aggiungono due voci dei nuovi fondi del Next Generation Eu. La più rilevante è rappresentata dai 65 miliardi di sovvenzioni del Recovery and Resilience Facility (rbbattezzato più in breve Recovery fund), di cui due terzi da spendere tra il 2021 e il 2022 e il resto nel 2023. L’ultima dote sono i 10-12 miliardi che l’Italia riceverà da uno dei pilastri di Next Generation, il React-Eu che vale in tutto una cinquantina di miliardi per le politiche di coesione regionale. A metà ottobre si conosceranno gli importi esatti. Ma si sa già che Italia Spagna saranno le principali beneficiarie.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Trovati Gianni
Titolo: Recovery Plan da costruire tra esami Ue e manovra
Tema: Recovery Plan
Il governo prova ad accelerare sugli assi portanti del Recovery Plan, in un percorso inedito in cui però le incognite superano ancorale certezze. Sul piano tecnico e su quello politico. Ieri la riunione dell’organismo tecnico (Ctv) che supporta il Comitato interministeriale sugli Affari europei (Ciae) nella definizione del Piano, è servita a fissare le regole d’ingaggio delle prossime settimane: il comitato sta raggruppando nei “cluster” indicati dalle Linee guida la montagna di proposte arrivate dai ministeri, con una prima scrematura che scarta i doppioni e le indicazioni più palesemente datate o incoerenti rispetto alle missioni del Recovery. In questi giorni un fitto calendario di incontri bilaterali con i ministeri servirà a fare la selezione vera e propria che raggrupperà le proposte nella prima griglia di cui discutere con Bruxelles. E questo primo impianto, ha ribadito il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola nella riunione, dovrà essere pronto per il 15 ottobre. Per avviare il confronto con la Commissione. Roma, insomma, conferma l’intenzione di correre, dopo un avvio reso caotico dalle quasi 600 indicazioni ministeriali. Ma il calendario è critico su più livelli. Italiano ed europeo. Perché il Next Generation Eu è almomento un accordo politico tradotto in bozze, che per diventare regole definitive hanno bisogno del passaggio al Parlamento europeo e con tutta probabilità di un trilogo per mettere d’accordo Maxi Piano Ue.
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Testata:  Mf
Autore:  Clarich Marcello
Titolo: Recovery Fund, in Italia la stesura dei progetti da finanziare è un’impresa quasi impossibile
Tema: Recovery Fund
Nel dibattito pubblico gli oltre 200 miliardi di euro di fondi europei stanziati a favore dell’Italia nell’ambito del programma Next Generation Eu sono dati per cosa fatta. Ma basta scorrere le linee guida pubblicate dalla Commissione europea il 17 settembre scorso sull’elaborazione dei piani nazionali contenenti i progetti da finanziare per capire che non si tratterà di una passeggiata. Le asticelle fissate nel corposo documento (45 pagine, più schede, modelli e tabelle per altre 19 pagine) sono infatti molto elevate e sfidanti. In primo luogo, i progetti da presentare entro il 30 aprile 2021 (ma da sottoporre in bozza preferibilmente già il 15 ottobre) devono essere coerenti con gli obiettivi generali europei già individuati (digitale, green economy ecc.). Devono anche dare seguito alle raccomandazioni inviate agli Stati membri dal Consiglio europeo nell’ambito del ciclo della programmazione finanziaria (cosiddetto European Semester) negli ultimi due anni. Fra le raccomandazioni inviate all’Italia, per esempio: contrastare il lavoro sommerso, ridurre i tempi della giustizia civile e penale, evitare ritardi nei pagamenti, rendere più incisiva la lotta alla corruzione, migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione, aumentare l’efficienza e qualità dei servizi locali, rimuovere le normative restrittive della concorrenza. In secondo luogo, i progetti dovranno essere descritti in modo estremamente analitico, secondo schemi preconfezionati, indicando con precisione le sfide e gli obiettivi da raggiungere, l’impatto concreto delle misure adottate, i tempi di realizzazione.
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Testata:  Avvenire
Autore:  Arena Cinzia
Titolo: Intervista a Enrico Giovannini – Giovannini: «Per le risorse Ue serve una governance unica»
Tema: Risorse Ue
«Sostenibilità. E’ ora di agire». E questo lo slogan scelto per la quarta edizione del Festival dello sviluppo sostenibile organizzata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che si apre oggi. Una maratona di 17 giorni, tanti quanti gli obiettivi Onu dell’Agenda 2030 che si concluderà con la partecipazione del premier Giuseppe Conte. Al centro del dibattito le misure indispensabili per avviare una ripresa “sostenibile” che coniughi l’aspetto economico, con quello sociale e ambientale. Lotta ai cambiamenti climatici, decarbonizzazione e transizione energetica da un lato, contrasto alle diseguaglianze e alla disoccupazione con un nuovo patto generazionale dall’altro saranno i temi centrali. II portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, membro della task force per la Fase 2 guidata da Vittorio Colao, ex presidente dell’Istat ed ex ministro del Lavoro, è convinto che occorra costruire una “resilienza trasformativa” per portare l’Italia fuori dal guado. “L’Europa ha messo in campo un impegno straordinario in termini di risorse ma anche di strategia. Oggi il Festival partirà proprio da un focus sulle linee guida della Commissione europea per il “Piano per la ripresa e la resilienza”, il nome corretto del Recovery fund. Si tratta di un compito molto complesso: per ogni progetto deve esserci un collegamento tra i fondi europei e quelli del bilancio nazionale, servirà uno sforzo straordinario di coerenza. Un’altra considerazione riguarda il territorio: bisognerà indicare come i 209 miliardi che lo Stato riceverà verranno spesi dalle Regioni, che hanno le competenze sulle politiche della formazione e sociali, ma anche energetiche. Anche in questo caso servirà uno sforzo straordinario per creare comunità di intenti”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ferraino Giuliana 
Titolo: Paura Covid e scandalo banche Tonfo delle Borse, Milano -3,7%
Tema: Paura in Borsa

In Borsa è tornata la paura: che si ricominci daccapo, che il numero dei contagi Covid in aumento ogni giorno in tutta Europa spinga a nuovi lockdown, dopo i blocchi in Israele, in Gran Bretagna e in Spagna, e i timori in Belgio, Francia e Libano, mentre negli Stati Uniti la pandemia conta quasi 200 mila vittime. Una nuova ondata del coronavirus darebbe un KO fatale all’economia, in ripresa nel terzo trimestre, dopo il crollo dei primi 6 mesi. Davanti a tanta incertezza, sui mercati è scattato il segnale di fuga dal rischio. E i listini hanno chiuso in profondo rosso, appesantiti anche dallo scandalo sul riciclaggio globale, che ha affondato le banche. Sembra di essere tornati a marzo, in piena crisi Covid: Francoforte -4,37%, la peggiore Borsa in Europa; Milano -3,75%; Parigi -3,74%; Madrid 3.43; Londra -3,38%.  Perché se la ripresa rallenta, la domanda di greggio si raffredda, ma gli investitori fanno i conti anche con il possibile ritorno alla produzione della Libia. Tra i settori più colpiti dalle vendite figura il credito, con i titoli delle banche che pagano doppio pegno: non solo a causa delle prospettive incerte sull’economie, ma anche per quanto rivelato da un’indagine dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), quello dei Panama Papers, in collaborazjone con BuzzFeed News. Secondo i reporter, le più grandi banche del mondo avrebbero permesso di riciclare un fiume di denaro sporco, circa 2 mila miliardi di dollari, con 2.100 segnalazioni di attività sospette alle autorità Usa, effettuate tra il 1999 e il 2017.
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Testata:  Mf 
Autore:  Leone Luisa 
Titolo: Mef: a Misiani la delega sul Green New Deal, a Castelli la spending review
Tema: Deleghe Viceministri Economia

Dopo mesi di tira e molla, a oltre un anno dall’insediamento del governo giallorosso. sono state finalmente assegnate ufficialmente le deleghe dei viceministri dell’Economia: Antonio Misiani (Partito Democratico) e Laura Castelli (Movimento 5 Stelle). Tra i ruoli più significativi affidati a Misiani, quello di seguire per conto del Mef tutti gli investimenti legati al Green New Deal, che sarà una buona fetta del Recovery Plan e quindi dei circa 209 miliardi che l’Italia potrà ricevere dalla Ue. Alla Castelli, invece, è andata la responsabilità della spending review. L’ufficialità nella divisione delle competenze è arrivata solo la scorsa settimana, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dei relativi decreti, dopo che il 3 settembre scorso era stata messa nero su bianco l’assegnazione del ruolo di viceministro per entrambi. A Misiani, compagno di partito del ministro Roberto Gualtieri, è stata affidata la responsabilità dell’area di finanza pubblica e bilancio dello Stato, «compreso il monitoraggio dei relativi provvedimenti attuativi», si legge nel decreto. Al sottosegretario saranno delegate anche le competenze in fatto di investimenti pubblici e privati rientranti nella sfera del ministero dell’Economia, tra cui appunto quelli «in materia di green new deal».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mancini Umberto 
Titolo: Commissari per le Grandi opere, Gentile in pole per i lavori nel Lazio – Commissari, Gentile in pole per le grandi opere nel Lazio
Tema: Commissari per le Grandi opere

L’ultima parola sulla lista dei commissari straordinari per riavviare le grandi opere spetterà al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Così come al premier sarà affidata la responsabilità di aggiungere o eliminare le opere indicate dal ministero delle Infrastrutture, attualmente 48, da far marciare rapidamente. Nell’ultimo elenco planato a Palazzo Chigi, esattamente il 17 settembre scorso e che il Messaggero ha potuto visionare, ci sono dieci infrastrutture stradali (dalla Statale Jonica al raddoppio della Salaria), quindici ferroviarie (dal potenziamento della linea Fortezza-Verona alla linea Roma-Pescara all’alta velocità Palermo-Catania-Messina), una infrastruttura di trasporto pubblico locale (la Metro C), sette tra reti idriche e dighe, due interventi per i porti con la darsena per Livorno e la diga foranea di Genova e, infine, 12 proposte del ministero dell’Interno per riqualificare caserme e uffici in tutta Italia. Ma se il piano delle opere è praticamente pronto, tutta da definire è invece la partita delle nomine dei commissari. Al momento, va detto subito, i candidati in lizza sono più di uno, ma in pole position per la Roma-Latina, il completamento dell’anello ferroviario e, forse, anche per la Metro C, ci sarebbero l’attuale amministratore delegato di Rfi Maurizio Gentile e alcuni tecnici del ministero che ricoprono alti incarichi. Gentile, una vita passata a Rfi, la rete ferroviaria italiana di circa 17 mila chilometri, è in uscita dalle Fs e sarebbe subito disponibile ad assumere la nuova responsabilità.
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Testata:  Mf 
Autore:  Zoppo Angela 
Titolo: Il piano Enel guarderà a 10 anni
Tema: L’ad Starace presenterà il nuovo piano

Reti, digitalizzazione, elettrificazione dei consumi, mobilità elettrica e rinnovabili guideranno la strategia dell’Enel anche nell’arco del prossimo piano 2021-2023, che verrà presentato al mercato il 24 novembre. Rispetto ai precedenti, però, stavolta il piano potrebbe avere un respiro più lungo, tracciando assieme agli obiettivi triennali anche le linee guida a 10 anni. La bussola dell’amministratore delegato Francesco Starace è orientata anche sugli sviluppi del Green Deal della Commissione Europea e verso le iniziative del Global Compact delle Nazioni Unite, nell’ambito del quale Enel è appena stata riconfermata azienda Lead per il decimo anno consecutivo. La strada maestra è resa ancora più irrinunciabile dalle tendenze che la pandemia Covid sta accelerando su consumi, sostenibilità ed economia circolare. Le aspettative del mercato sono alte anche su una possibile uscita accelerata dal carbone al 2025 invece che al 2030, e sul mantenimento delle guidance 2021-2022. Secondo Barclays (target price alzato da 8,9 a 9,1 euro), per esempio, il gruppo dovrebbe essere in grado di rispettare gli obiettivi finanziari, soprattutto se riuscirà a cogliere le opportunità di crescita organica, mettere ancora ordine in America latina e mantenere basso il costo del debito e dei nuovi finanziamenti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Greco Andrea 
Titolo: Unicredit mette le condizioni per prendere il Monte dei Paschi
Tema: Unicredit-Mps

Il Tesoro, primo azionista con il 68,5% del Monte, sarebbe tornato giorni fa alla carica con Unicredit, come ipotetico compratore già sondato verso luglio. Tuttavia, come allora, l’ad Jean Pierre Mustier avrebbe chiesto, per sedersi al tavolo negoziale, una cornice finanziaria di «assoluta neutralità» circa l’impatto sul capitale di Unicredit. Secondo tre diverse fonti, ciò si declinerebbe in una contropartita in contanti per assorbire lo sbilancio dovuto all’acquisizione dell’attivo Mps (pari a 141 miliardi nei conti semestrali), oltre che i rischi legali della banca, che ha richieste danni per totali 10 miliardi. Nell’estate 2017 Intesa Sanpaolo ebbe 4,98 miliardi di euro dal Teso rodi allora per accettare di intestarsi buona parte delle attività (ma solo quelle “in bonis”) di Popolare di Vicenza e Veneto banca, oltre ai loro dipendenti. Unicredit ha dato ieri un no comment, ribadendo la linea per cui «non è interessata ad acquisizioni». Il tempo per vendere la banca senese, ottemperando al contempo alle richieste di Francoforte per consentire l’ennesima pulizia di bilancio da 8 miliardi, è poco. Il Tesoro ha già preparato il Dpcm ad hoc (ancora alla firma di Palazzo Chigi), e nel “decreto Agosto” ha stanziato 1,5 miliardi per una possibile, nuova iniezione di fondi nella banca in difficoltà. Pure, questi soldi potrebbero non bastare a rendere Mps appetibile per potenziali compratori: la coperta è corta. Per un “ristoro” al 10% delle richieste danni – per le banche venete fu il 15% – ci vorrebbe un miliardo, e sull’operazione Hydra il buco da colmare è di 1,1 miliardi.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: I 75 anni dell’Onu: resuscitare la sfida del multilateralismo
Tema: 75 anni Onu

Le Nazioni Unite celebrano 75 anni di vita. Furono fondate dai paesi alleati vincitori sulle ceneri della Seconda Guerra con l’obiettivo di evitare un’altra discesa all’inferno, dopo il fallimento della Società delle Nazioni, travolta dai totalitarismi e dagli orrori della guerra mondiale. Eleanor Roosevelt chiamò quel sogno dei paesi uniti «la nostra grande speranza per un futuro di pace». Sull’onda di quell’aspirazione i126 luglio 1945 i delegati di una cinquantina di paesi a San Francisco firmarono la Carta che pose le basi per far nascere l’Onu. Ieri in un evento ai più alti livelli il segretario generale Antonio Guterres ha dato il via alle celebrazioni per i 75 anni con un forte appello per rilanciare la politica multilaterale, nell’anno forse più difficile dell’organizzazione dalla fondazione. «Il coronavirus – ha spiegato Guterres – ha messo a nudo le fragilità del mondo. Possiamo sconfiggerle solo insieme, ma oggi abbiamo un surplus di sfide multilaterali e un deficit di soluzioni multilaterali». Dopo Guterres sono intervenuti i capi di stato di oltre 180 paesi che hanno inviato i loro discorsi pre-registrati di tre minuti. L’Italia è stata rappresentata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al termine i leader hanno approvato una Dichiarazione politica per il 75esimo anniversario, dove è scritto: «Il nostro mondo non è quello che avevano immaginato i nostri fondatori 75 anni fa. Esso è flagellato da diseguaglianza crescente, fame, povertà, conflitti armati, terrorismo, insicurezza, cambiamenti climatici e pandemie. Tutto ciò richiede un’azione maggiore, non minore».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Nel vertice Onu virtuale irrompe l’iraniano Zarif “Niente sconti a Biden”
Tema: 75 anni Onu

«Possiamo dialogare con Joe Biden, ma non ri-negoziare un accordo che lui stesso aveva approvato. L’America deve risarcire danni enormi al popolo iraniano. E non abbiamo chiuso i conti per l’assassinio del generale Soleimani». Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, parla al Council of Foreign Relations di New York, in quella che doveva essere la giornata di apertura solenne dell’assemblea generale Onu. Ma quest’anno, proprio quando si celebra il 75esimo anniversario dalla loro fondazione, le Nazioni Unite sono costrette anch’esse a ripiegare sulla “modalità remoto”. Nessun leader è venuto a New York, neppure Donald Trump che fino all’ultimo aveva promesso di farlo. Tutti si collegano in videoconferenza, per lo più trasmettendo massaggi registrati in anticipo. Il summit virtuale però non riduce le tensioni. L’Iran è di nuovo al centro dell’attenzione dopo che l’Amministrazione Trump ha varato nuove sanzioni mirate su individui coinvolti nel traffico darmi, e soprattutto ha decretato il ripristino delle sanzioni Onu su Teheran che erano state sospese: una mossa che contestano gli altri firmatari dell’accordo sul nucleare iraniano, compresi Francia e Regno Unito. L’intervento di Zarif era atteso. Appena una settimana fa la Casa Bianca ha ospitato la firma degli Accordi di Abramo, che normalizzano le relazioni tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, un disgelo con il mondo arabo sunnita che accentua l’isolamento del regime degli ayatollah.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Trump, cinque nomi per la Corte Suprema
Tema: Corte Suprema Usa

Donald Trump annuncia che sceglierà il successore di Ruth Bader Ginsburg tra venerdì e sabato prossimi. Il presidente prende qualche giorno di tempo sulla nomina del giudice per la Corte Suprema. Ieri, in un’intervista a Fox e Friends, ha rivelato di avere pronta una lista di cinque finalisti. In testa rimane Amy Coney Barrett, 48 anni, magistrata ultra conservatrice. Il leader ha citato altre due figure: Barbara Lagoa, 52 anni, nata a Miami e figlia di immigrati cubani; Allison Jones Rushing, 38 anni, togata della North Carolina. Ginsburg è morta venerdì, a 87 anni, lasciando un ultimo messaggio alla nipote: «Vorrei che fosse il nuovo presidente a nominare chi verrà dopo di me». Trump ha commentato: «Non lo so se lo abbia detto lei o se quella dichiarazione sia stata scritta da Adam Schiff, Schumer e Pelosi. Propendo per la seconda ipotesi, mi sembra più una manovra di Schumer, di Pelosi o di “Shifty Schiff” (l’ambiguo, il losco Schiff ndr)». Il presidente, dunque, usa le parole di Ginsburg per un’altra polemica contro la leadership democratica del Congresso, evocando un complotto ordito dalla Speaker Nancy Pelosi, dal leader della minoranza al Senato Chuck Schumer, con la collaborazione di Schiff, che guida la Commissione Intelligence della Camera.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Basile Massimo 
Titolo: Corte Suprema, Trump forza i tempi I Dem sono pronti all’impeachment
Tema: Corte Suprema Usa

Donald Trump annuncerà tra venerdì e sabato il nome del giudice della Corte Suprema che prenderà il posto di Ruth Bader Ginsberg, morta a 87 anni. «Abbiamo vinto le elezioni e ne assumiamo le conseguenze, abbiamo molto tempo». In realtà, il tempo corre veloce: tra una settimana ci sarà il primo dibattito televisivo tra lui e lo sfidante, il democratico Joe Biden. E tra 42 giorni, le elezioni presidenziali. Secondo i dati del Congressional Research Service, dal 1975 per votare un giudice della Corte-Suprema ci sono voluti 69 giorni di media. Per questo la vera sfida sarà sui tempi. Ma intanto i democratici hanno reagito con durezza. Biden ha definito «brutale esercizio del potere politico» la decisione di Trump di nominare un giudice della Corte, nonostante sia alla fine del mandato presidenziale. Nancy Pelosi non ha escluso l’opzione di un nuovo impeachment nei confronti del capo della Casa Bianca: «Useremo tutte le frecce che abbiamo nella nostra faretra». Trump ha accettato la sfida: «Se vorranno incriminarmi per una cosa legittima, lo facciano, perderanno le elezioni, perderanno tutte le prossime elezioni». Il presidente ha l’occasione di portare a 6-3 il rapporto tra conservatori e democratici nella Corte, una maggioranza schiacciante che risulterebbe decisiva per i prossimi decenni. Sul tipo di giudice ché la Casa Bianca sceglierà non ci sono dubbi: sarà cattolico, conservatore, probabilmente donna e giovane perché possa restare a lungo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Intervista a Leon Panetta – Panetta, ex capo della Cia “Trump ritirerà gli Usa dalla Nato” – Panetta: “Trump ha minato la leadership americana Ritirerà gli Usa dalla Nato”
Tema: Usa-Cia

L’avvertimento che lancia Leon Panetta è di quelli pesanti: «Se Trump verrà rieletto, c’è una minaccia molto reale che ritiri gli Usa dalla Nato». Poi l’ex capo di Pentagono e Cia con Obama avverte Italia e Santa Sede di «non aspettarsi un’inversione di linea sulla Cina dall’eventuale amministrazione Biden», che invece rilancerebbe le alleanze e il rapporto con l’Unione europea, e ci aiuterebbe a «tenere la Russia fuori dalla Libia». Mosca «continua le interferenze politiche anche da voi, e bisogna tracciare una linea invalicabile», mentre la riverenza di Trump per Putin si spiega solo col fatto che «hanno qualcosa sudi lui». Tra Covid, sicurezza, Corte Suprema, qual è lo stato della sfida? «Come dicono i sondaggi nazionali e statali, è molto competitiva. Biden è in vantaggio, ma da qui a novembre sarà testa a testa». Quali saranno i fattori decisivi? «Credo che il Covid resterà predominante. La volontà di Trump di non avere una strategia nazionale; la negazione di quanto fosse serio il virus, mentre a Woodward diceva che sapeva, ma mentiva agli americani; l’ostilità alla scienza e alle misure per frenare il contagio; 200.000 morti, cioè milioni di famiglie devastate; l’impatto su economia, lavoro, imprese. Questo fallimento di leadership sarà dominante».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Dusi Elena 
Titolo: La Francia diventa zona rossa L’Italia si difende con i tamponi
Tema: Francia zona rossa

II coronavirus infiamma l’Europa. E l’Italia corre ai ripari. II ministro delta Salute Roberto Speranza obbliga al tampone chi arriva dalle zone più colpite della Francia «Una nuova ordinanza – scrive – estende l’obbligo di test molecolare o antigenico ai cittadini provenienti da Parigi e altre aree della Francia con significativa circolazione del virus. I dati europei non possono essere sottovalutati. L’Italia oggi sta meglio di altri paesi, ma serve grande prudenza per non vanificare i sacrifici fatti finora». Le aree in questione sono Alvernia-Rodano-Alpi, Corsica, Hauts-de-France, Ile-de-France, Nuova Aquitania, Occitania, Provenza-Alpi-Costa azzurra. Si potrà fare un test molecolare (il tampone classico) o uno antigenico (il cosiddetto test rapido) prima di partire, in aeroporto o nella Asl dove si abita entro 48 ore dall’arrivo. Gli altri paesi per cul già vigeva l’obbligo sono Croazia, Grecia, Malta e Spagna. In Serbia si pub andare solo per «assolute esigenze lavorative, di salute, di rientro». L’Ecdc, lo European Centre for Disease Control, registra un aumento dei casi nel continente ormai da 50 giorni. Anche per colpa del «rilassamento delle misure di distanziamento e prevenzione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Cipro blocca le sanzioni Ue a Lukashenko
Tema: Consiglio Europeo – Cipro

Decise a metà agosto, non c’è però l’unanimità degli Stati Ue per l’introduzione di sanzioni nei confronti dei responsabili della repressione condotta in Bielorussa all’indomani dei brogli elettorali che hanno riconfermato alla guida Aleksandr Lukashenko, rieletto per la sesta volta. Cipro, pur favorevole, ha messo il veto perché le vuole legare all’estensione di sanzioni alla Turchia per le trivellazioni in acque considerate zona economica esclusiva di Nicosia. L’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari esteri ha spiegato che «la questione dovrà essere esaminata dai capi di Stato e di governo nel Consiglio europeo» di giovedì e venerdì prossimi. «Di fatto – ha proseguito – l’adozione delle sanzioni non era neppure in agenda», perché il Coreper (la riunione degli ambasciatori) venerdì scorso aveva constatato che mancava l’unanimità. «Tutti concordano sulla necessità di adottare samioni contro la Bielorussia – ha detto – e spero che nel prossimo Consiglio Affari esteri sarà possibile adottarle». Per Borrell «sta diventando un impegno personale, perché ne va della credibilità dell’Ue». L’Unione non riconosce la validità delle elezioni che si sono svolte in Bielorussia.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Carretta David 
Titolo: Intervista a Charles Michel – È stallo sulle sanzioni a Minsk. Michel ci spiega la strategia dell’unità dell’Ue – Autonomia strategica
Tema: Consiglio Europeo – Cipro

I ministri degli Esteri dell’Unione europea ieri non sono riusciti a sbloccare lo stallo delle sanzioni sulla Bielorussia, dopo che Cipro ha posto il veto su una lista nera di una quarantina di funzionari responsabili delle frodi nelle elezioni presidenziali del 9 agosto e della repressione contro i manifestanti che chiedono la partenza di Aljaksndr Lukashenka. “Ci hanno rubato i nostri voti durante questa elezione. Solo con il sostegno della comunità internazionale saremo in grado di vincere la nostra battaglia per una Bielorussia democratica”, aveva detto in mattinata la candidata dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya, dopo una prima colazione con i ministri degli Esteri dell’Ue. Malgrado le forti pressioni, Cipro ha continuato a esigere sanzioni alla Turchia per le attività nel Mediterraneo orientale in cambio del suo via libera a quelle per la Bielorussia. Questa era stata la promessa che era stata fatta ai ciprioti alla riunione dei ministri degli Esteri del 28 agosto a Berlino. “La reazione dell’Ue alle violazioni dei diritti umani, la nostra reazione alle violazioni della sovranità dei nostri stati membri, la nostra reazione a ogni tipo di violazione dei nostri valori e princìpi base non può essere à la carte”, ha spiegato il capo della diplomazia cipriota, Nikos Christodoulides.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Giantin Stefano 
Titolo: Bosnia, petizione su Internet “Chiudete l’hotel degli stupri Lì i serbi torturavano le donne”
Tema: Bosnia

E’ immaginabile pensare di trascorrere un weekend rilassante Jin quello che fuun luogo di torture e violenze, dove centinaia di donne vennero stuprate, solo un paio di decenni fa? Ed è accettabile che quel posto – un albergo dal passato più che fosco – venga pubblicizzato su Google e sulle mappe online come una banale struttura turistica, senza interrogarsi sulla moralità dell’operazione? Sono le domande che si stanno ponendo sempre più persone, in Bosnia e oltre. Sono i firmatari di una petizione online lanciata in estate – e che sta veleggiando ormai verso quota 30mila sottoscrizioni – che ha nel mirino l’hotel «Vilina Vlas», albergo a vocazione termale a un tiro di schioppo da Visegrad, la città del ponte sulla Drina. Vilina Vlas è un nome tristemente celebre, non solo in Bosnia. Durante il conflitto degli Anni Novanta, l’albergo venne infatti usato come «struttura di detenzione» per prigionieri bosgnacchi musulmani da parte di miliziani serbo-bosniaci, che trasformarono le camere del Vilina Vlas in stanze di tortura, si legge su documenti del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpi). Nell’hotel furono segregate centinaia di persone, tra cui tantissime donne e ragazzine, che vennero «picchiate, torturate e violentate», ha stabilito il Tpi.
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