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SINTESI IN PRIMO PIANO – 22 MARZO 2021

In evidenza sui principali quotidiani :

– Linea dura con le case farmaceutiche. Draghi chiede unità ai Paesi europei;
– «Task force per i vaccini». Il governo alle Regioni: pronti ad aiutare sui vaccini;
– Letta contro le resistenze nel Pd: «I capigruppo devono essere donne»;
– Sostegni, al via la verifica sul fatturato, stop ai codici Ateco;
– Di Maio primo nella Ue a volare nella nuova Libia: “Ripartire dall’economia”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita – Salvia Lorenzo 
Titolo: «Task force per i vaccini» – Il governo alle Regioni: pronti ad aiutare sui vaccini
Tema: Covid-19, piano vaccinale

La disponibilità c’è. Difesa e Protezione civile sono pronte a intervenire con task force di supporto per aiutare le regioni più indietro con i vaccini. La procedura, per scattare, aspetta solo la richiesta delle Regioni stesse. I governatori, però, nonostante le difficoltà riscontrate nell’ultimo periodo e nonostante la difformità dei risultati da Regione a Regione raggiunti con gli over 80, non hanno ancora avanzato richieste formali. Fino a ieri, nessuno ha fatto il primo passo. Di certo la Difesa, la Protezione civile e il commissario Francesco Paolo Figliuolo confermano la loro disponibilità ad intervenire. Ad esempio, pur nel rispetto delle scelte che spettano alla Regione, negli ultimi giorni è arrivato dal governo il suggerimento di accelerare sul cambio della piattaforma informatica della Regione Lombardia. Stop ad Aria, che anche ieri ha dato i suoi problemi, per passare a quella più collaudata di Poste, gi&agra ve; operativa in cinque Regioni senza intoppi. La scelta era stata già fatta dai vertici della Lombardia, ma ora è meglio accorciare il più possibile i tempi per la transizione. Resta il problema degli over 80, la fascia d’età più a rischio che però è ancora indietro con le vaccinazioni: solo il 15% ha avuto tutte e due le dosi. Con l’aggravante di forti differenze tra le singole Regioni. Negli ultimi giorni il governo ha ricordato la necessità di dare la precedenza proprio agli anziani e ai fragili: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ricorda infatti le raccomandazioni sui gruppi target di dieci giorni fa. «Quel piano strategico è passato all’unanimità in conferenza Stato Regioni. Quello è un atto ufficiale, già vincolante per tutti». Quindi al momento non servirebbe un ulteriore atto formale per stimolare le Regioni ad accelerare.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolò 
Titolo: Vaccini, consegne a rilento solo 200 mila dosi al giorno – Vaccini, consegne a rilento la campagna non decolla Scontro medici-farmacisti
Tema: Covid-19, piano vaccinale

Potremmo vaccinare ogni giorno il doppio delle persone. Ma non abbiamo abbastanza dosi per portare a regime la macchina. Secondo le stime della struttura commissariale, guidata dal generale Francesco Figliuolo, la prossima settimana si riusciranno a somministrare circa 200 mila dosi di vaccino al giorno, una media già raggiunta la settimana precedente alla sospensione di AstraZeneca. Negli ultimi giorni la media giornaliera è stata più bassa, circa 175 mila iniezioni, ma con l’arrivo delle nuove forniture si potrà salire. Abbiamo a disposizione altre 334 mila dosi di Moderna, recapitate ieri all’aeroporto di Pratica di Mare e in distribuzione sul territorio da parte dell’esercito. Aspettiamo per oggi una ulteriore consegna da parte di Pfizer, oltre mezzo milione di dosi, e per mercoledì fino a 280 mila dosi di AstraZeneca, con il recupero delle fiale non consegnate la scorsa settimana a causa del blocco. Fatti i calcoli, dunque, si potranno vaccinar e 200 mila persone al giorno, ha fatto sapere Figliuolo, ma la capacità di inoculazione raggiunta in Italia in questo momento consentirebbe di raddoppiare, se solo avessimo un numero sufficiente di dosi. Le aspettative sono tutte riposte nel secondo trimestre dell’anno, quando «ci aspettiamo fino a 50 milioni di dosi, di cui 7 milioni sono di Johnson&Johnson quindi monodose – ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza -. E nel terzo trimestre ci aspettiamo fino a 80 milioni di dosi. Ci sono le condizioni per accelerare, dobbiamo superare le differenze fra territori, devono correre tutti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Landi Stefano – Morandi Francesca 
Titolo: Prenotazioni, l’azienda lombarda sotto accusa – Lombardia, un altro giorno in tilt L’azienda regionale è sotto accusa
Tema: Covid-19, piano vaccinale

Difesa e Protezione civile pronte a intervenire con task force per aiutare le regioni rimaste indietro con i vaccini ad anziani e persone fragili. La procedura, per scattare, aspetta solo la richiesta dei governatori. Intanto in Lombardia un’altra giornata difficile, con l’azienda regionale «Aria» sotto accusa per il caos a Cremona. Dopo il blackout di sabato che aveva fermato oltre duemila sms di prenotazione per over 80 anni lombardi, ieri il bis a Cremona. Non doveva succedere, invece, è risuccesso che Aria, l’azienda che gestisce i servizi informatici per la Regione Lombardia, non riuscisse a recapitare le convocazioni ad anziani che da giorni vivono incollati al telefono, aspettando solo quello. «Le cose che non funzionano vanno cambiate e su Aria servono decisioni rapide e drastiche», promette l’assessore al Welfare Letizia Moratti. Praticamente in rima con il leader della Lega Matteo Salvini che qualche ora prima, in modo solo leggermente pi&ugra ve; sibillino, aveva commentato: «Chi sbaglia pagherà». Ieri a Cremona è andato in onda un (brutto) film già visto. Archiviato il sabato di caos sulle prenotazioni, che aveva coinvolto anche gli hub di Como e Monza, medici ed infermieri erano pronti a vaccinare ieri mattina nell’hub in Fiera. E invece, per il secondo giorno consecutivo è andato in tilt il sistema di Aria. Erano, infatti, solo 58 su 600 le prenotazioni di over 80 gestite con successo dalla piattaforma informatica.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gabanelli Milena – Ravizza Simona 
Titolo: Dataroom – Quando l’Italia immunizzata potrà finalmente ricominciare – Quando con i vaccini l’Italia potrà ripartire
Tema: Emergenza Covid-19

La domanda che ci poniamo tutti: «Quando grazie ai vaccini l’Italia potrà ripartire?». L’ipotesi più plausibile è quando il Covid ucciderà meno, diventando paragonabile all’influenza stagionale, passando cioè dagli undici decessi su mille infetti, a uno. A quel punto gli ospedali saranno in grado di gestire il virus senza dover rimandare per mesi, e per milioni di persone, interventi chirurgici e visite. Con le conseguenze che conosciamo e di cui pagheremo il prezzo in un futuro molto prossimo. Infatti, oggi i pazienti contagiati occupano oltre il 40% dei posti letto in nove Regioni, e superano il 50% delle terapie intensive in Emilia-Romagna, Lombardia, Umbria, Marche e nella Provincia autonoma di Trento. Ebbene, sulla base dei calcoli elaborati con un modello matematico dal ricercatore Matteo Villa dell’Istituto per gli Studi di politica Internazionale (Ispi) in esclusiva per Dataroom, la data nella quale si può raggiungere una letalità del Covid, stimata senza vaccini all’1,15%, in linea con quella dell’influenza stagionale, che è dello 0,1%, si colloca intorno al 25 giugno. A queste percentuali si arriva attraverso studi internazionali che si basano sui test sierologici e che dunque tengono conto di tutte le persone che si sarebbero contagiate, anche se non hanno fatto il tampone.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Sfida di Letta: eleggiamo due donne capogruppo – «I capigruppo devono essere donne» Letta contro le resistenze nel Pd
Tema: Pd

Il neosegretario del Pd Enrico Letta va avanti spedito. E lancia una nuova sfida all’interno del partito. «Quando sono arrivato ho detto che c’è un problema enorme di presenza femminile: tre ministri sono uomini, io sono un uomo. Penso che per forza di cose due capogruppo debbano essere donne». Perché avere ai vertici solo maschi è «roba da Orbán». Non è – dice, addolcendo la pillola – «una bocciatura per Graziano Delrio e Andrea Marcucci: sono tra le figure di maggior rilievo, hanno lavorato benissimo e potranno tornare utilissimi in altri moli». Una piccola bomba lanciata nello stagno delle correnti. Nella chat degli ex renziani di Base riformista, i toni sono aspri: «Questo è uno schiaffo alla nostra autonomia»; «a Letta gli mandiamo un vocale di dieci minuti». Salvatore Margiotta ironizza: «Mi sfugge il nome della donna del Pd eletta capogruppo al Parlamento europeo al posto di Benifei».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tamburini Stefano 
Titolo: Intervista a Enrico Letta – Letta: Pd e 5S alleati e Renzi non metta veti – “Alleanza con i 5S, ma da loro niente veti In Parlamento due donne capogruppo”
Tema: Pd

E’molto più che una mezza rivoluzione, quella lanciata dal neosegretario del Partito democratico, Enrico Letta. In questa intervista pubblicata dal Tirreno traccia una serie di punti chiave che ridisegnano strategie e dettano nuove linee che, specie nelle periferie, sono destinate a cambiare il volto a un partito in mano a troppi personalismi, a circoli tenuti in piedi per carriere personali. Ci sono tre linee fondamentali di azione. La prima è il riguardo assoluto verso i giovani ma con un patto di solidarietà per gli anziani. La seconda è lo stop al maschilismo della politica, con il conseguente riequilibrio nelle cariche interne, con due nuove capogruppo al Senato e alla Camera al posto di Andrea Marcucci e Graziano Delrio. La terza, la sostenibilità dello sviluppo con un’azione concreta che parta dalle esigenze reali, con la creazione di lavoro, di opportunità. Il tutto con una politica che torna a gestire il cambiamento e non a subirlo. Il Pd veniva dalla burrasca della scelta dei ministri del governo Draghi: tre su tre, tutti uomini. «Appunto, io non posso immaginare che nel nostro partito ci siano solo volti maschili al vertice. Non possiamo essere quelli con uomini al comando e donne vice, quando va bene. Servono leadership mischiate, specie adesso che in Europa ci sono Angela Merkel, Ursula von der Leyen e Christine Lagarde. Per me questo è un passaggio chiave».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Patto con Grillo e i big per la rinascita M5S La prudenza di Conte sulle prossime mosse
Tema: M5S

II braccio di ferro con Davide Casaleggio sul ruolo di Rousseau (e sui mancati introiti che l’imprenditore reclama) e poi il malessere dei parlamentari, preoccupati sia dall’idea di dover restituire 3 mila euro al mese, sia dallo stallo politico che accompagna il Movimento ormai da quasi un mese: Giuseppe Conte ha diverse spine nel fianco, eppure sceglie la via del silenzio. Conte non vuole parlare senza averne ancora pieno titolo. L’ex premier attende di poter agire in un perimetro politico autonomo, legittimato dall’assenso di vertici, eletti e attivisti al suo progetto. «Intervenire quando ancora non ci sono certezze, quando ci potrebbero essere modifiche è improduttivo», dicono i fedelissimi. II professore in queste settimane ha lavorato alacremente, «riscrivendo» di fatto la struttura del Movimento. Non solo: con Vito Crimi ha affrontato i nodi relativi a Rousseau, mentre ha incontrato i capigruppo per cercare di tenere la barra sui gruppi a Montec itorio e Palazzo Madama. «Parlare in questo momento non è utile, non ha nessun senso per lui», ribadiscono fonti vicine all’ex premier. Conte vuole evitare fughe di notizie, specie prima che il suo progetto sia condiviso dai Cinque Stelle. L’avvocato ha in mente un iter chiaro che vede appunto un confronto prima con i big, poi con gli eletti. Beppe Grillo è in costante contatto con lui. Dopo Pasqua si potrà scegliere come affrontare il nodo più spinoso, ossia le questioni politiche ed economiche con Rousseau.
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Testata:  Giornale 
Autore:  de Feo Fabrizio 
Titolo: Berlusconi: bene Draghi «Forza Italia decisiva» – Berlusconi ora applaude «Draghi segue la strada indicata da Forza Italia»
Tema: Forza Italia

«Realtà, convinzione, spirito costruttivo». Nella visione di Silvio Berlusconi è questo lo spirito con cui Forza Italia partecipa all’esecutivo Draghi, senza cancellare le differenze che la dividono dagli «alleati». «In una situazione di emergenza, le forze politiche responsabili hanno dato vita all’unico governo possibile, questo governo di solidarietà nazionale. La strada imboccata è quella giusta», dice il presidente di Forza Italia in un videomessaggio postato in occasione del varo del Dl Sostegni, primo atto politico di un governo a cui gli azzurri contribuiscono da attore protagonista. Questo governo è «la soluzione che noi avevamo chiesto per primi, l’unica che può dar vita a una collaborazione tra forze politiche avversarie, per vincere la lunga e difficile lotta contro la pandemia e le sue gravissime conseguenze. Non è il momento per pensare all’interesse di parte. Questo non cancella però le profonde differenze che ci distinguono dai nostri avversari della sinistra ma anche dai nostri alleati del centrodestra». Il Dl Sostegni percorre «la strada giusta. L’accelerazione sui vaccini, i ristori immediati per chi è in difficoltà, i risarcimenti per le aziende che sono in perdita, l’abolizione dei codici Ateco per i risarcimenti, i congedi parentali immediati e il contributo per le baby sitter quando le scuole chiudono sono passi concreti».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  d’Albergo Lorenzo 
Titolo: La parentopoli in Campidoglio che frena la corsa di Raggi
Tema: Comune di Roma

L’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, fa assumere la sua compagna dal collega all’urbanistica, Luca Montuori. E così il Campidoglio grillino piomba in una piccola quanto maldestra parentopoli. L’inciampo pentastellato rischia di minare la campagna elettorale di Virginia Raggi,a caccia del bis. Non a caso ieri la sindaca si è prima affrettata a far filtrare la sua «ira» per la nomina incriminata e poi ha telefonato al titolare dei conti di palazzo Senatorio, ora in bilico: «La tua fidanzata deve fare un passo indietro. Oppure ci penso io a revocare l’atto». Come se la prima cittadina fosse all’oscuro di quanto accaduto nel Comune che guida ormai da quasi cinque anni. Per raccontare la storia dall’inizio, bisogna però riavvolgere il nastro e tornare a mercoledì sera. Con Raggi assente per motivi personali, la giunta si riunisce per votare 11 assunzioni. Nel pacchetto ci sono comunicatori e videomaker buoni per la campagna elettora le. Con loro c’è anche Silvia Di Manno, compagna di Gianni Lemmetti. Sulla relazione non ci sono dubbi: in un video pubblicato su Facebook, i due si baciano prima di parlare di libri. L’affiatamento tra i due è testimoniato anche dal pressing messo in atto dall’assessore: nelle ultime settimane il curriculum della fidanzata sarebbe stato proposto a più di un assessorato. Ad accettare l’offerta alla fine è stato Luca Montuori, titolare dell’Urbanistica: via libera all’assunzione come segretaria politica per 23 mila euro da qui a fine mandato.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Melis Valentina 
Titolo: Il nuovo lavoro oltre il Covid: le scelte del futuro – Il lavoro agile guarda oltre la pandemia: nodi e scelte tra orari e pc
Tema: Smartworking

Indietro non si torna ll lavoro da casa sperimentato da 6,5 milioni di lavoratori durante il primo lockdown, e che coinvolge ancora oggi, in chiave antiCovid, oltre 5 milioni di persone, è destinato a lasciare un segno permanente nell’organizzazione del lavoro. Lo conferma il monitoraggio del Sole 24 Ore del Lunedì sui contratti collettivi, condotto in collaborazione con gli Osservatori sullo smart working di Adapt e del Politecnico di Milano- Adapt ha setacciato 162 contratti aziendali sul lavoro agile stipulati dal 2017 al 2020, e gli ultimi contratti collettivi nazionali oggetto di rinnovo. Emerge che 13 Ccnl (5 sui 10 rinnovati nel 2021 e 8 sui 22 rinnovati nel 2020) hanno cominciato a dettare regole sullo smart working del futuro per altrettanti settori. E così fanno le linee guida siglate da Ania e sindacati per il settore assicurativo, il 24 febbraio 2021. «In futuro – osserva Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano – prevediamo che un terzo dei lavoratori dipendenti (oltre 7 milioni di persone), saranno interessati dalle nuove modalità di organizzazione del lavoro, almeno per alcuni giorni alla settimana. Modalità nuove – aggiunge – che porteranno cambiamenti anche nel settore immobiliare, con la ricerca di case più grandi e inserite in un contesto accogliente, e con la richiesta di laboratori, uffici e punti d’appoggio per il coworking. Resterà anche la possibilità di lavorare da luoghi distanti dalle grandi città, con lo spostamento nelle sedi aziendali soltanto per alcuni giorni alla settimana».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Finizio Michela – Landolfi Flavia 
Titolo: Baby sitter, alle famiglie bonus e voucher regionali – Baby sitter, il salvagente regionale
Tema: Bonus per le famiglie

Regioni in campo sul fronte bonus baby sitter nel tentativo di allungare la coperta delle misure nazionali per molti giudicate insufficienti. Anche i Comuni in soccorso delle famiglie alle prese con smart working e didattica a distanza. Sul territorio nascono bonus e voucher per le famiglie i cui figli sono alle prese con scuole chiuse e Dad: si va dal contributo ligure di 350 euro (nuclei con Isee sotto i 35mila euro) al voucher «conciliazione» in Veneto. In Friuli-V.G. bonus Le misure attive fino a 575 euro da 6 a 8mila euro a figlio per i professionisti.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Aquaro Dario – Dell’Oste Cristiano 
Titolo: Sostegni, al via la verifica sul fatturato – Stop ai codici Ateco: i sostegni guardano solo il fatturato
Tema: Dl Sostegni

Niente più codici Ateco a guidare le domande per i nuovi sostegni varati venerdì scorso dal Governo. Conterà solo il calo di almeno il 30% del fatturato e dei corrispettivi (media mensile 2020 rispetto a quella 2019). La richiesta andrà fatta in via telematica alle Entrate e il contributo sarà determinato con un meccanismo a scalare in basa alla dimensione del richiedente. Tre milioni di beneficiari, 3.700 euro l’importo medio, che potrà essere usato anche in compensazione. Intanto, negli enti locali il blocco fino al 30 aprile dell’attività di riscossione coattiva, riguardante sia le notifiche delle cartelle di pagamento e delle ingiunzioni fiscali sia l’avvio delle attività cautelare o esecutive, investe un sistema al limite del collasso. È l’ennesima proroga (la settima) che interviene a termini già scaduti bloccando per oltre un anno (dall’8 marzo 2020 al 30 aprile 2021) l’attività di recupero delle entr ate e facendo accumulare il carico degli arretrati.
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Testata:  Stampa 
Autore:  P.Bar. 
Titolo: Da luglio addio cassa integrazione in deroga per tutte le piccole aziende che licenziano
Tema: Dl Sostegni

Nel «decreto Sostegni» spunta un meccanismo di flessibilità e una nuova disposizione importante in tema di licenziamenti per le piccole imprese, che è un po’ la logica prosecuzione del criterio adottato sino ad oggi ed in base al quale fintanto che si utilizzano gli ammortizzatori sociali non si può licenziare. Nel testo, che nelle ultime ore è stato bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato, si specifica infatti che «a decorrere dal 1° luglio il blocco dei licenziamenti è collegato alla fruizione dei trattamenti di integrazione salariale con causale Covid-19». Quindi ai datori di lavoro che avviino licenziamenti dopo questa data, parliamo esclusivamente di piccole imprese e tutte quelle attività che prima del Covid non avevano accesso alla cassa integrazione ordinaria, «resta preclusa la possibilità di presentare domanda di concessione dei trattamenti di integrazione salariale con causale Covid- 19». I licenziamenti restano consentiti solo in caso di cessazione dell’attività e per fallimento. Il tetto complessivo all’utilizzo della cassa Covid è fissato a 40 settimane. Ma se ci saranno risparmi su questa voce si potranno finanziare altre settimane di Cig in deroga per i datori di lavoro che avranno superato questo tetto. Solo per chi avrà usato tutte le settimane a disposizione, quindi, si potranno eventualmente finanziare altre settimane oltre le 28 già disposte dal nuovo decreto. In totale per rifinanziare gli ammortizzatori vengono stanziati altri 4,88 miliardi: 2,9 miliardi di euro per Cig e assegno ordinari, 1,6 per la cassa in deroga e 375,9 milioni per quella degli operai agricoli. A favore di stagionali, precari senza altre coperture e lavoratori dello sport, in tutto circa 565 mila lavoratori, viene invece prevista una nuova indennità una tantum da 2.400 euro.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Ristori, l’ira delle aziende: “Troppo poco” – “È troppo poco”
Tema: Ristori

Appena sopra la soglia del 30% di calo di fatturato, ma con un giro d’affari che nel 2019 viaggiava attorno a quota 550 mila che consentiva l’accesso alla terza fascia degli indennizzi (da 400 mila euro sino ad un milione di giro d’affari) anche un medio ristorante non può aspettarsi più di tanto dai nuovi indennizzi che arriveranno entro aprile. Con un calo del 30% del giro d’affari (-165 mila euro) il ristorante in questione contabilizza una perdita media mensile pari a 13.750 euro ed ha diritto al 40% di contributo a fondo perduto. In pratica corrisponde ad appena il 3,3% della perdita complessiva. «La prendo a ridere, è il mio carattere, ma magari quei soldi arrivassero: mi servirebbero per pagare anzitutto l’affitto del ristorante» commenta lo chef Cristiano Tomei, secondo il quale ora ancora più importante è investire nel sistema dell’accoglienza e del turismo. «Lo Stato ci ha abbandonati – protesta invece Giuseppe Santoro, p residente della Federazione Italiana Pizzaioli – ma noi non ci arrendiamo. Oggi le nostre perdite superano il 75-80%. Si rimane aperti solo per avere un po’ di moneta per continuare a vivere. La situazione che stiamo vivendo è catastrofica».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Il retroscena – Vaccini, il piano Draghi per scuotere l’Europa – Draghi cerca Merkel e Macron Patto per incalzare la Commissione
Tema: Ue – Vaccini Covid-19

Una locomotiva europea con i motori di Italia, Germania e Francia. In grado di trainare politicamente tutta l’Unione e soprattutto la Commissione. Superando le incertezze che si sono registrate nella gestione dell’emergenza Covid. In vista del Consiglio europeo che si riunirà giovedì prossimo, Mario Draghi sta cercando di imprimere una accelerazione alla campagna vaccinale. Uno dei centri nevralgici, però, non si trova nel nostro Paese ma a Bruxelles. Ed è da lì che deve partire un cambio di marcia. Per i prossimi giorni, allora, il presidente del Consiglio sta studiando la possibilità di organizzare una serie di contatti informali che preparino i lavori del summit. Le interlocuzioni riguarderanno in primo luogo Germania e Francia. Merkel e Macron. Berlino, Parigi e Roma del resto rappresentano i soci più grandi dell’Ue, dal punto di vista economico e per popolazione. Un asse preferenziale è quasi fisiologico. Nel recente p assato, però, era fondato solo sulla tratta franco-tedesca e ora può ampliarsi all’Italia. L’obiettivo dunque è quello di presentarsi alla prossima riunione di vertice con un patto ancor più stringente. In occasione del prossimo Consiglio europeo la “locomotiva” con tre motori dell’Unione formulerà le sue aspettative e illustrerà le sue indicazioni alla presidente della Commissione. L’idea è quella di affiancare e coadiuvare il “governo” dell’Ue nelle decisioni e nelle operazioni che concernono la battaglia contro il coronavirus. Naturalmente l’aspetto decisivo resta l’approvvigionamento delle fiale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto – Ginori Anais 
Titolo: Più impianti di produzione ecco la mappa della Ue per l’autonomia vaccinale
Tema: Ue – Vaccini Covid-19

Dopo due mesi di lavoro prende slancio la strategia europea per arrivare alla sospirata autonomia produttiva dei vaccini. In settimana partiranno due nuovi stabilimenti in Francia per infialare Pfizer e Moderna. In Germania è già operativo un impianto supplementare di Pflzer-Biontech, che da aprile inizierà le consegne all’Unione. E in settimana arriverà il sospirato il via libera dell’Ema ad Halix, la seconda fabbrica continentale di AstraZeneca a Leiden, in Olanda. Con l’Italia a sua volta pronta ad entrare nel grande gioco del vaccino Made in Eu. «II 14 luglio avremo la capacità di raggiungere l’immunità del continente senza più dipendere dagli altri», assicura il commissario Ue all’Industria, Thierry Breton. Proprio Breton su mandato di Ursula von der Leyen è regista dell’operazione che punta coordinare governi e aziende pronte a convertire la produzione per sfornare nuovi vaccini accedendo ai brevetti delle Big Pharma. Progressivamente l’Europa sta raddoppiando la capacità mensile: a gennaio era di 14 milioni di dosi, a febbraio di 28 e a marzo di 60. Ma si deve salire ancora visto che i vaccini arrivano con il contagocce. Principalmente per colpa di AstraZeneca, che ha consegnato meno del 30% delle dosi previste e si rifiuta di inviare le fiale che produce nel Regno Unito, come pure dovrebbe da contratto Ue. Per questa ragione al summit di giovedì i capi di Stato e di governo dei Ventisette parleranno di blocco totale dell’export, azioni legali e sequestro dei brevetti, degli impianti o delle fiale.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Il retroscena – Linea dura con le case farmaceutiche Draghi chiede unità ai Paesi europei
Tema: Ue – Vaccini Covid-19

I numeri sono impietosi. Appena il dodici per cento di vaccinati nell’Unione a Ventisette, circa la metà degli adulti in Gran Bretagna. L’uscita dal tunnel del Covid ormai dipende da un solo fattore: la consegna regolare delle forniture da parte delle aziende farmaceutiche. Mario Draghi ha dato mandato di insistere su questo punto in ogni sede possibile. E accaduto anche durante le riunioni preparatorie di questa settimana del summit dei leader dei Ventisette, da cui l’Italia chiede esca un messaggio forte di unità e determinazione. Per questo il premier vuole se ne faccia chiara menzione nel comunicato finale. Che l’Unione non parli con una voce sola è ormai un fatto fin troppo evidente. Prima il pasticcio su AstraZeneca, e la decisione tedesca – alla quale si sono dovuti allineare gran parte dei partner – a sospendere in via cautelare il farmaco. Poi l’apertura di Merkel e di Draghi al fai da te sul vaccino russo, laddove si rendesse necessario e la C ommissione europea non lo ordinasse. Ieri sera il commissario europeo ai vaccini Thierry Breton ha detto che l’Unione «non avrà bisogno del siero russo», semmai «loro hanno difficoltà a produrlo e li aiuteremo a farlo». Nelle stesse ore, il responsabile vaccini dell’Ema di Amsterdam, Fabio Cavaleri ha annunciato ispezioni in Russia ad aprile proprio per valutarne l’approvazione. Breton dice che «dobbiamo dare priorità ai vaccini europei». Non è chiaro se Breton parli di vaccini europei o prodotti in Europa, perché al momento di sieri sviluppati compiutamente contro il Covid nel Continente approvati dall’Ema non ne esiste nemmeno uno. A oggi l’unica arma a disposizione dell’Unione sono i contratti di acquisto sottoscritti – e mal rispettati – e la minaccia del blocco alle esportazioni.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Il premier libico riceve Descalzi: «Riparte l’amicizia»
Tema: Libia

Il nuovo governo di unità nazionale libico apre all’Europa. E non a caso il neopremier Abdulhamid Dabaiba sceglie d’incontrare, per primo tra i dirigenti delle aziende europee, l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. Un lungo colloquio ieri nel suo ufficio di Tripoli, avvenuto in parallelo alla visita di Luigi Di Maio. E il segnale della concretezza, tutta improntata sull’economia, voluta fortemente da Dabaiba, cresciuto da imprenditore sotto l’ala protettiva dell’ex dittatore Muammar Gheddafi, e ben contento di rimettere in pista gli «accordi di amicizia» italo-libici firmati da Gheddafi e Berlusconi nel 2008 e rilanciati adesso anche dal ministro degli Esteri italiano. «L’Eni resta parte integrante della nostra economia. E associata alla Noc, la compagnia nazionale energetica, ci fornisce il gas, raffina il nostro petrolio, non ha mai cessato di operare, neppure nei momenti più difficili. E rappresenta tuttora l’azienda con il maggior n umero di lavoratori libici», ricordano dagli ambienti governativi a Tripoli. Descalzi ha discusso tra l’altro di un progetto di cui aveva già parlato a novembre con il presidente della Noc, Mustafa Sanalla. Mira ad avviare iniziative nel campo delle energie rinnovabili, come impianti a pannelli solari per ospedali, edifici pubblici, industrie e interi quartieri in un Paese dove il sole è in abbondanza. Il Paese sembra in ripresa. Di Maio si è fatto interprete politico di queste opportunità. L’interscambio tra i due Paesi è fermo sui 6 miliardi di euro del 2019. C’è spazio per crescere, nel 2012 superava i 15 miliardi. Così, si punta alla ripresa della costruzione dell’autostrada costiera (valore 5 miliardi in 20 anni) e a finire il ripristino dell’aeroporto internazionale di Tripoli, che riserva commesse per le aziende italiane pari a 87 milioni.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Longo Grazia 
Titolo: Di Maio e la nuova Libia “Ora Italia protagonista”
Tema: Libia

Non solo una missione per rinsaldare i rapporti geo-strategici – particolarmente importanti per i flussi migratori – ed economici tra Italia e Libia. Ma anche un passo importante per porre il nostro Paese come capofila, a livello europeo, per la cooperazione con il governo di unità nazionale libico in vista delle elezioni del prossimo 24 dicembre. Il viaggio del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ieri a Tripoli, non è importante solo perché è il primo di un ministro europeo nella Libia post Sarraj, ma anche per le alleanze economiche che si prefigurano all’orizzonte, soprattutto in merito alla produzione di energia. Tanto più che ieri a Tripoli era presente anche l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. Sia lui, sia Di Maio hanno incontrato Abdul Hamid Dbeibah, neo premier del governo di unità nazionale. «Un anno fa sarebbe stato impossibile immaginare un governo di unità nazionale in Libia con cui pianificare inve stimenti e il rilancio del Paese – osserva Luigi Di Maio -. Oggi sta accadendo e l’Italia, avendo sostenuto il percorso Onu, può essere protagonista. Italia e Libia sono accomunate da importanti interessi geo-strategici: oltre ai flussi migratori, ho ribadito la necessità di continuare a rilanciare la cooperazione economica tra le nostre imprese». In vista dell’estate, l’emergenza immigrazione si riproporrà con tutte le sue urgenze. Indispensabile quindi concordare un piano comune di approccio al problema e contribuire a favorire «il processo di pace e sicurezza in Libia». L’esigenza di un’intesa sul piano economico sostenuta dal ministro degli Esteri viene, inoltre, ribadita dall’ad Eni Descalzi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Audino Uski 
Titolo: Germania, Merkel prolunga il lockdown “Pronti a introdurre il coprifuoco notturno”
Tema: Germania – Covid-19

C’è una Germania che pensa a riaprire – quella dei Berliner Philarmoniker che tornano ad esibirsi per la prima volta davanti a un pubblico “certificato” da test negativo – e una che pensa a richiudere, alla luce degli ultimi dati sugli sviluppi della pandemia nel Paese. Ora si tratterà di farle dialogare. Dal nuovo incontro di oggi tra i Länder e la cancelliera Angela Merkel è molto probabile esca un ennesimo prolungamento del lockdown duro fino al 18 aprile, riferisce la «Bild», che pubblica stralci della bozza del provvedimento. La ragione è scritta nei numeri. Per la prima volta da fine gennaio l’incidenza media del contagio è tornata sopra la soglia dei 100 nuovi contagi ogni 100.000 abitanti in una settimana (103,9) e il valore Rt settimanale ieri era di 1,22, riporta il bollettino giornaliero del Rid. L’andamento della curva è «chiaramente esponenziale», ha chiarito il vice-presidente del Robert Koch Institu t, Lars Schaade. Arrivati a questo punto sarà inevitabile tirare quel «freno d’emergenza», già previsto nell’ultimo provvedimento del 3 marzo scorso: ovvero applicare il «lockdown duro». Che potrebbe anche essere rafforzato con un coprifuoco notturno. Il governo oggi dovrà dare via libera in un clima politico complicato dove anche il ministro della Sanità Jesn Spahn è finito nel vortice delle critiche per una commessa di mascherine acquistate dalla società – scrive lo Spiegel – di cui è lobbista il marito Daniel Funke. Non sarà facile affrontare in questo contesto l’incertezza che trascinerà il settore della cultura, protagonista dei primi tentativi di rinascita.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Il corsivo del giorno – Il virus a Parigi da «tutti a casa» a «tutti fuori»
Tema: Francia – Covid-19

Strano lockdown, quello in cui si è invitati a stare fuori piuttosto che in casa. Ma questa è da due giorni la situazione in sedici dipartimenti francesi, compresa Parigi: dalle sei del mattino alle 19 (quando comincia il coprifuoco), si può uscire di casa e restare fuori senza limite di tempo, entro un raggio di 10 km dal domicilio. Anzi, il ministro della Sanità incoraggia i cittadini a prendere aria perché «è in casa che ci si contagia di più». Finito lo slogan #RestezChezVous (restate a casa) mille volte ripetuto un anno fa, il presidente Macron sperimenta ora il confinamento all’aria aperta. In fondo anche questo è macronismo, quell’ambizione di essere di destra e di sinistra, di provare sempre a tenere insieme A e «en mime temps» (allo stesso tempo) anche B. E’ un confinamento per rispondere alle suppliche di epidemiologi è medici che da settimane predicono una catastrofe negli ospedali; e al lo stesso tempo non è un confinamento, per evitare la rivolta dei francesi. Tanto, come ha ammesso ieri il portavoce del governo Gabriel Attal, «la chiave non è il confinamento, ma la vaccinazione». Che in compenso, per adesso, è lenta e insufficiente
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marinelli Andrea 
Titolo: Biden e il «caso marijuana»: cinque cacciati per averla usata
Tema: Usa

In principio ci fu Bill Clinton, che nella primavera del 1992, mentre era in corsa per la Casa Bianca, ammise di aver «sperimentato» la marijuana «una volta o due», quando era uno studente poco più che ventenne a Oxford. «Non ho mai infranto una legge statale», puntualizzò l’allora governatore dell’Arkansas, con un equilibrismo lessicale che avrebbe ripetuto ai tempi dell’impeachment. «Non aspirai, non mi piacque, e non l’ho mai più provata». Fino ad allora, una confessione del genere avrebbe stroncato qualsiasi ambizione politica, ma in novembre Clinton divenne il primo presidente ad aver ammesso l’uso di droghe. Da allora, l’uso di marijuana per fini ricreativi è diventato legale in 14 Stati e nel District of Columbia, 35 ne permettono quello terapeutico e 16 lo hanno decriminalizzato: dall’Alaska alla Florida è legale coltivare piante, acquistare marijuana in dispensari con regolare licenza, utilizz arla per cibo o cosmetici. La cannabis resta però illegale a livello federale: a inizio 2018 l’amministrazione Trump ha anche varato un regolamento per ostacolare un mercato che nel 2020 è arrivato a valere 17,5 miliardi di dollari. Questo contrasto fra leggi statali e federali ha creato negli anni numerosi cortocircuiti: l’ultimo, nei giorni scorsi, è stato il licenziamento di 5 neoassunti della Casa Bianca che – nel «questionario di sicurezza» –  avevano ammesso di aver fumato marijuana in passato. Peccato che a febbraio l’amministrazione Biden aveva diffuso un nuovo regolamento che non ostacolava l’assunzione di coloro che avevano fatto uso di cannabis.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nizza Sharon 
Titolo: Israele alle urne Rebus alleanze ma la sfida resta su Netanyahu
Tema: Elezioni in Israele

Era nato come il governo della pacificazione nazionale, solo il 17 maggio scorso, ma ha avuto vita breve: domani gli israeliani sono chiamati nuovamente alle urne, per la quarta volta in due anni. Gli ultimi sondaggi fotografano ancora un Paese spaccato, come è stato per i tre round precedenti, in cui nessuna coalizione incassa la maggioranza di 61 seggi tra gli alleati. Tutto fa prevedere che si aprirà un’altra estenuante fase di negoziati tra i partiti, di incarichi affidati e rimessi, che potrebbe durare mesi, mentre quinte elezioni restano uno scenario reale. Rispetto ai risultati del 2 marzo 2020, l’ultima volta in cui gli israeliani sono andati a votare, il grande perdente è Benny Gantz: l’ex capo di Stato maggiore sceso in campo solo nel 2019, attuale ministro della Sicurezza, da 33 seggi è sceso a 4. Non gli perdonano di essere venuto meno alla promessa di non sedersi con Netanyahu, l’emergenza Covid non è stata un’attenuante. Netanyahu &egr ave; lontano dal raggiungere 61 con gli alleati comodi (i partiti ultraortodossi) e per ottenere una coalizione stabile deve ancora contare sull’appoggio dei rivali dichiarati. Tra questi, Naftali Bennett, leader di Yamina, partito della destra nazionalista che per posizionarsi come ago della bilancia, si è separato dagli elementi più oltranzisti. Con i suoi 8-10 seggi, potrebbe essere determinante per qualsiasi futura coalizione, essendo l’unico dell’opposizione che non ha giurato “tutto tranne Bibi”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Quirico Domenico 
Titolo: I massacri senza testimoni nel Tigray l’Onu denuncia i crimini, gli Usa: ora un’inchiesta – Etiopi ed eritrei nel Tigray gli antichi nemici coalizzati per schiacciare i ribelli
Tema: Etiopia

Bisogna fare in fret ta. Secondo la legge l’omissione di soccorso a chi è in pericolo è una condotta passibile di pena. E il seme del silenzio germoglia in fretta, bastano pochi mesi perché possa produrre la più radicale negazione, quei morti e quei profughi saranno eliminati dalla storia e il loro nome ridotto in polvere, il loro destino espulso dal passato comune. In fondo, si dirà, quella del Tigray è una piccola guerra interna, faccende di etnie, di spartizione del potere tra tribù. L’alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Michelle Bachelet però parla di «violazioni gravi» che potrebbero costituire «ipotesi di crimini di guerra e crimini contro l’umanità». Tradotto nella lingua di chi passa in questa valle di lacrime vuol dire massacri di civili, bombardamenti indiscriminati, stupri collettivi, ampi saccheggi. E poi c’è Amnesty con un rapporto sulla città santa d i Axum dove i massacri a novembre sarebbero durati due giorni e avrebbero provocato centinaia di morti. Persino gli americani con il segretario di stato nuovo di zecca Antony Blinken hanno timidamente chiesto al governo etiopico di «consentire» una inchiesta internazionale. Timidamente. Il consiglio di sicurezza ha aperto un dossier, anche lui timidamente. Tutto inizia con la conta dei morti. Chi uccide e saccheggia? L’accusa è generale: le truppe entree messe al servizio dell’amico Abiy dal dittatore di Asmara Afewerki, approfitterebbero per prendersi la vendetta sui tigrini per la guerra del Mareb, anni ottanta, centomila morti; e fare bottino. E poi ci sono le bande irregolari della etnia amhara, i Fannos, che si stanno riprendendo armi in mano le terre fertili del nord annesse dai tigrini quando erano al potere.
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