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SINTESI IN PRIMO PIANO – 22 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Vaccini Covid-19: Pfizer, tagli alle Regioni per altre tre settimane. Zaia lo produciamo noi;
– Blitz contro la ‘ndrangheta. Cesa indagato: mi dimetto;
– Centrodestra da Mattarella compatto: meglio votare;
– Gentiloni: «Dettagliare riforme e tempi del Recovery Plan italiano»;
– Il B20: ripresa mondiale, serve più governance;
– Gualtieri: aiuti fino all’autunno. Persi 662 mila posti di lavoro;
– Londra, Johnson «declassa» l’ambasciatore europeo;
– Biden comincia dalla sfida vaccini. E prepara la svolta sulla Russia.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Calano i ricoverati gravi, ma ancora più di 500 morti Con le restrizioni natalizie contagi giù del 20 per cento
Tema: Emergenza Covid-19

Altre 521 persone ieri hanno perso la vita a causa dell’infezione da Covid ed è questo dato drammatico, quello dei deceduti ogni 24 ore, che continua a preoccupare. Il numero totale dei morti dall’inizio dell’epidemia è 84.202. La curva è invece sostanzialmente stabile, segno che le misure restrittive adottate nel periodo natalizio hanno evitato l’escalation. Sono 14.078 i nuovi casi, 600 in più rispetto a 24 ore prima, ma i tamponi (e i test rapidi) sono stati di meno, 267.567 contro i 279.762 del giorno precedente. Abbastanza stabile anche il tasso di positività, che ieri era del 5,3% e nel bollettino di mercoledì era del 4,8%. Sono poi 20.519 i guariti nelle ultime 24 ore, il totale è di 1.827.451 dall’inizio della pandemia. L’effetto di questi numeri sugli attuali positivi è quello di un costante calo: secondo i dati del ministero della Salute sono 6.985 in meno, per un totale di 516.568. «La pressione sulle terapie intensive e sui reparti ospedalieri da qualche giorno inizia lievemente ad alleggerirsi ma dobbiamo continuare a tenere alta la guardia», commenta il commissario straordinario Domenico Arcuri. E Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico aggiunge: «Rimane molto alto il numero delle vittime ma per quanto riguarda la cosiddetta terza ondata, direi che non ha senso parlarne, perché non abbiamo mai smesso di avere la seconda. Si sta protraendo e speriamo che le misure decise possano fermarla». Ma se una terza ondata non è partita, «è frutto dell’inasprimento delle misure nel periodo natalizio».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Malfetano Francesco 
Titolo: Vaccini, tagli per tre settimane – Pfizer, tagli alle Regioni per altre tre settimane Zaia lo produciamo noi
Tema: Emergenza Covid-19

Ritardi, slittamenti, compensazioni e Regioni che pensano di andare per conto loro. A meno di un mese dall’avvio del piano vaccinale italiano. Il bilancio – quantomeno a livello organizzativo – non è dei più rosei. Se le dosi somministrate hanno ormai superato abbondantemente il milione e già quasi 20mila persone hanno ricevuto anche il richiamo, ora le vaccinazioni hanno rallentato e hanno fatto slittare l’inizio delle inoculazioni agli over80. Anche la prossima settimana, infatti, le consegne dl Pfizer-BioNTech «saranno 20mila in meno di quelle previste». Ad annunciarlo in conferenza stampa ieri è stato il commissario per l’Emergenza Domenico Arcuri, aggiungendo che per questo «Abbiamo già dovuto ridurre di quasi due terzi le dosi di vaccino somministrate». Non solo. A peggiorare la situazione. c’è anche il fatto che l’azienda farmaceutica ha già comunicato alle Regioni che, nonostante gli annunci, non potrà integrare le dosi mancanti e che anzi i ritardi si protrarranno per le prime 2 settimane di febbraio. Il tutto proprio mentre la Ue ieri annunciava che «dalla prossima settimana le consegne riprenderanno secondo i piani». Per il portavoce della Commissione Ue, Stefan de Keersmaecker infatti: “Dalla prossima settimana torneremo al 100% delle consegne”. È evidente però come, quantomeno per le Regioni italiane, non sia affatto cosi. Tant’è che ieri anche il governatore campano Vincenzo De Luca ha attaccato: «Abbiamo ricevuto nella serata di ieri la comunicazione che la fornitura di vaccini prevista per la Campania il giorno 25 gennaio è stata dimezzata. E’ una situazione grave e Inaccettabile». Ma i ritardi sono diffusi e coinvolgono tutti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Macrì Carlo 
Titolo: Cesa indagato si dimette da segretario dell’Udc. Di Maio e Di Battista: basta con il dialogo – Blitz contro la ‘ndrangheta Cesa indagato: mi dimetto
Tema: Udc – Indagini su Cesa

Il sospetto di essere intercettati e pedinati più volte gli ha tolto il sonno. L’obiettivo che l’organizzazione criminale che teneva insieme parlamentari, politici regionali, notai, commercialisti, imprenditori e capi ‘ndrangheta era infatti quello di tenere il «Basso profilo» sulle operazioni finanziarie, per allontanare i sospetti. L’accortezza non è servita perché la Procura distrettuale di Catanzaro ha individuato un «modello criminale-politico-affaristico», arrestando 13 persone e mandandone 35 ai domiciliari con l’accusa, per tutti, di associazione di stampo mafioso. Indagato anche Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc: è accusato di associazione a delinquere aggravata per aver agevolato la mafia. «Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura. Come sempre ho piena fiducia nell’operato della magistratura. Rassegno le mie dimissioni da segretario, con effetto immediato» ha commentato Cesa. Le reazioni politiche non si sono fatte attendere: «Mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi» ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Sulla stessa Linea Alessandro Di Battista: «Con chi è indagato per reati gravissimi al tavolo noi non ci sediamo». Cesa ha ottenuto piena solidarietà dal suo partito e gli ha fatto visita anche il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, per manifestargli solidarietà e vicinanza: «È un mio amico e una persona per bene».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Il M5S mette il veto sui centristi Pd: torna alto il rischio elezioni
Tema:  Udc – Indagini su Cesa

Già il sentiero era «strettissimo», per dirla con Zingaretti. Dopo il ciclone giudiziario abbattutosi sull’Udc, si è fatto pure in salita. Impregnando di pessimismo l’aria che si respira al quartier generale dei due principali azionisti del governo. «Oggi sento che il voto è molto più vicino», riassume a sera il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. Sin dal mattino, le chat del Movimento ribollono. Deputati e senatori sono sul piede di guerra, pretendono lo stop a ogni trattativa coi centristi. Sempre più indignati, col passar delle ore, per il silenzio dei vertici, il reggente Crimi e il capodelegazione Bonafede, che preferiscono tacere sull’inchiesta calabrese pur di non complicare la partita da cui dipende la sopravvivenza del Conte due. Altri tempi quando bastava un avviso di garanzia per far scattare la pubblica gogna. L’ingresso nella stanza dei bottoni ha cambiato il quadro e impone cautela. Fino a un certo punto però. «Perché va bene tutto, ma a tutto c’è anche un limite», recita uno degli sms più teneri. Una marea di malumore montante che un po’ si placa solo quando, Alessandro Di Battista esce allo scoperto, primo fra i 5S d’un certo peso (e pure il più interessato) a metterci la faccia. «Chi ha condanne sulle spalle e indagini per reati gravi, perché Cesa non è certo indagato per diffamazione, non può essere un interlocutore», sentenzia l’ex deputato. Con Luigi Di Maio che entra subito in scia: «In queste ore siamo al lavoro per un consolidamento della maggioranza», premette su Facebook il ministro degli Esteri, ma «mi sento di dire che mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi».
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Testata:  Tempo 
Autore:  F.S. 
Titolo: «Crolla tutto», il centrodestra si affida al Colle – «Presidente, così crolla tutto»
Tema: Crisi di governo – centrodestra

Occhio presidente, che il clima che si registra tra governo e Parlamento rischia di scassare tutte le istituzioni, nessuna esclusa. E noi siamo preoccupati per questo. In sostanza, dal centrodestra un allarme responsabile nell’incontro tra Sergio Mattarella, ieri sera al Colle, con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, dopo quanto accaduto al Senato con una maggioranza davvero limitata nei numeri. I rappresentanti di Lega, Fdi e Forza Italia hanno manifestato «la grande preoccupazione per la condizione dell’Italia». E ancora: «E’ meglio investire due mesi per ridare la parola agli italiani piuttosto che perdere anni per garantire la poltrona». Giorgia Meloni ha detto che «il centrodestra compatto ha manifestato al Presidente della Repubblica la sua preoccupazione per la gravità della situazione politica. Perché mentre l’emergenza sanitaria ed economica si abbatte sui cittadini, il voto di martedì ha dimostrato che il Governo non ha più una maggioranza compatta. E la nostra convinzione è che il problema non sia semplicemente il Governo ma questo Parlamento, che non può risolvere i problemi della Nazione e che non può dare all’Italia una maggioranza compatta per fare le cose coraggiose delle quali c’è bisogno». Toni simili da Antonio Tajani per Forza Italia: «Abbiamo espresso al Capo dello Stato la nostra grande preoccupazione per la crisi economica, sanitaria ed occupazionale dell’Italia. Di fronte a queste difficoltà, la maggioranza non ha i numeri per governare e per risolvere le grandi questioni che ci troviamo di fronte».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Nicotra Fabrizio 
Titolo: Intervista ad Antonio Tajani – «Il governo di unità nazionale è un’ipotesi che non esiste Non prevedo altre fughe da FI»
Tema: Crisi di governo – centrodestra

Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, il centrodestra ha incontrato il presidente Mattarella. Dopo il passaggio alla Camera e al Senato di Conte, cosa avete chiesto al Capo dello Stato? «Abbiamo manifestato la nostra grande preoccupazione per la situazione economica e sanitaria che deve affrontare il Paese e abbiamo anche illustrato i rischi di una crisi occupazionale che si presenterà in futuro. Di fronte a queste emergenze la maggioranza non c’è, non ha i numeri per affrontare e risolvere queste grandi questioni. Lo abbiamo visto al Senato. Abbiamo ribadito la nostra disponibilità di collaborazione istituzionale. Abbiamo dimostrato che sui temi fondamentali come il Recovery Fund siamo disposti a collaborare, però è mancata la risposta da parte del governo. Noi abbiamo sempre risposto positivamente all’appello all’unità del Quirinale, ma non abbiamo mai trovato riscontri da parte del governo e della maggioranza. Anche sul Recovery plan nulla». Riuscirà l’operazione del presidente del Consiglio di creare nuovi gruppi alla Camera e al Senato per puntellare la maggioranza? «Guardi, sono in atto una compravendita di parlamentari e un tentativo di spaccare i gruppi dell’opposizione. Queste non sono certo le premesse per affrontare le emergenze attuali, le maggioranze raccogliticce non servono. Questo governo non è in grado di governare ed è inadeguato ad affrontare le emergenze attuali». Polverini, Rossi e Causin hanno votato la fiducia al governo. Se lo aspettava? Cosa è successo? «Questo bisognerebbe chiederlo a loro. Chi viene da noi lo fa per motivi nobili e non per le poltrone, chi se ne va non credo. La storia ha dimostrato che chi abbandona la forza politica con cui è stato eletto nel futuro è destinato all’irrilevanza».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cottone Sabrina 
Titolo: Centrodestra da Mattarella compatto: meglio votare – Il centrodestra al Colle Berlusconi: meglio il voto di questo immobilismo
Tema: Crisi di governo – centrodestra

L’opposizione compatta continua a credere che il governo possa cadere e che andare a votare a breve sia una strada possibile. «C’è la pandemia ma meglio le elezioni dell’immobilismo» dice il leader di Fi, Silvio Berlusconi, ai suoi. Il centrodestra va all’incontro chiesto a Sergio Mattarella nel tardo pomeriggio. La linea del voto è ribadita dal segretario della Lega e aspirante leader del centrodestra Matteo Salvini, poco prima di entrare al Quirinale in auto, dall’ingresso secondario, con la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani. La richiesta a Mattarella sono le dimissioni di Conte, e il suggerimento neanche tanto implicito è lo scioglimento delle Camere. La nota finale, dopo un incontro durato un’ora e dieci in cui Mattarella è rimasto sostanzialmente ad ascoltare, e dopo il quale non ha rilasciato commenti, è più morbida perché non è presente la parola «voto», nel rispetto delle prerogative del capo dello Stato. Si ribadisce la «fiducia nella saggezza» del presidente della Repubblica. I tre leader politici in coro dicono che «è convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare» e che il voto di fiducia di martedì scorso al Senato, ha «certificato l’inconsistenza della maggioranza». L’attacco non è solo al governo, ma anche al Parlamento e Meloni, dopo l’incontro, dice a muso duro che le Camere non possono offrire «una maggioranza compatta per fare le cose coraggiose che servono».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: L’appello della Bce ai governi: stringere sui piani per la ripresa
Tema: Bce – Recovery

Il Consiglio direttivo della Bce ha «esortato» ieri esplicitamente gli Stati membri «ad accelerare il processo di ratifica, a completare tempestivamente i rispettivi piani per la ripresa e la resilienza» di adesione al Next Generation Eu. Questa esortazione, per la prima volta nella dichiarazione introduttiva  che segue la riunione del Consiglio sulla politica monetaria, è stata rafforzata dalla presidente Christine Lagarde in conferenza stampa, con richiami a più riprese all’importanza delle politiche fiscali espansive «ben mirate e temporanee» e a tutti gli strumenti messi in campo dall’Europa in risposta alla pandemia, scanditi uno ad uno: la linea di credito speciale del Mes, il fondo di garanzia della Bei, Sure, e il «ruolo fondamentale» del Recovery and resilience Facility «a sostegno dell’efficacia della politica monetaria nell’area dell’euro» che resta «molto accomodante». il Consiglio direttivo non ha annunciato ieri nuove misure, come nelle attese, e ha confermato con vigore la necessità di mantenere «condizioni di finanziamento favorevoli», perché «un ampio grado di stimolo monetario continua a essere essenziale» in un contesto dove i rischi delle prospettive di crescita nell’area euro «restano orientati al ribasso, nel breve, anche se meno pronunciati». L’incertezza  rimane elevata, per quanto riguarda la dinamica della pandemia con l’arrivo delle varianti e la velocità delle campagne di vaccinazione. Il coronavirus «continua a porre seri rischi all’economia», i contagi aumentano, le misure di contenimento si allungano, e anche se questo era stato previsto nello scenario base delle proiezioni macroeconomiche Bce dello scorso dicembre – che restano confermate – l’inflazione «rimane molto bassa»: il Pil dell’area dell’euro si è contratto nel quarto trimestre 2020 e questo, ha ammonito Lagarde, peserà anche sul primo trimestre di quest’anno.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: “Basta ritardi sul Recovery” – L’allarme della Bce “Bisogna accelerare sul Recovery Plan”
Tema: Bce – Recovery

Sale il nervosismo in Europa, a Bruxelles e Francoforte, per la crisi italiana e le sue possibili ricadute sul Recovery Plan. Ma anche sulla qualità del programma di ricostruzione post pandemia. E il motivo l’ha ricordato ieri il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, nel giorno in cui la bozza italiana del Recovery è stata trasmessa a Bruxelles, prima di un confronto in Parlamento e con le parti sociali che lo modificherà ulteriormente. Per Bruxelles è chiaro sin d’ora che servirà uno sforzo aggiuntivo per rendere il piano più in sintonia con gli obiettivi definiti dalla stessa Commissione. Il successo del Next Generation Eu, dipende molto da cosa farà Roma, in quanto «maggiore beneficiaria» dei soldi europei. Ci vuole «chiarezza sui tempi e sugli obiettivi che vuoi raggiungere», ha ammonito il commissario italiano che esaminerà i piani. Che ha anche toccato l’aspetto cruciale dei contenuti, su cui anche in altre istituzioni europee si comincia a registrare qualche dubbio. Non si placano, poi, le preoccupazioni per il proseguio della crisi di governo. Già dopo l’Ecofin dei giorni scorsi era stato il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis ad esprimere l’auspicio che «l’instabilità politica in Italia non metta a repentaglio questo lavoro. L’Italia è Il maggiore beneficiario e bisogna assicurarsi che i fondi arrivino, sono molto importanti per la ripresa in Italia». E un’enorme responsabilità nei confronti dell’Europa. Nel suo piano nazionale di ripresa e resilienza, ha scandito ieri Gentiloni, l’Italia deve mandare «un chiaro segnale sulle riforme in relazione alle raccomandazioni che la Commissione ha pubblicato nel 2019». Sull’aderenza ai suggerimenti e alle priorità di Bruxelles, Gentiloni ha promesso una stretta vigilanza.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Gentiloni: «Dettagliare riforme e tempi del Recovery Plan italiano»
Tema: Recovery Plan

Attuazione piena della riforma Fornero delle pensioni, spostamento delle tasse dal lavoro alla rendita con l’aggiornamento dei valori catastali, una spinta alle politiche attive del lavoro e un taglio ai vincoli che limitano la concorrenza nel commercio al dettaglio e nei servizi alle imprese. C’è anche questo, insieme al taglio delle spese fiscali, allo sviluppo del lavoro femminile e alla riforma della Pa per sviluppare le competenze tecniche e digitali, nelle richieste Ue all’Italia. L’elenco è noto, e fissato da ultimo nelle Raccomandazioni 2019 della commissione Ue all’Italia. Ma è noto anche che molti di questi temi provocano lacerazioni pericolose nella politica italiana, soprattutto oggi che la maggioranza relativa al Senato prova le strade più impervie per tornare assoluta. La prova di queste difficoltà è nel silenzio che per ora la bozza di Recovery Plan italiano riserva a molte delle riforme considerate strategiche a Bruxelles. E ieri è stato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni a ricordare espressamente che le Raccomandazioni 2019, assieme a quelle 2020 plasmate però dalla crisi Covid, sono al centro dei criteri di valutazione comunitari sui Recovery Plan nazionali. Il problema di oggi non sono i numeri, complicati, di finanza pubblica «All’indomani della pandemia dovremo riflettere sull’eredità dei debiti pubblici alti e tornare a politiche di bilancio più prudenti – ha spiegato nel suo intervento al B20 Italy 2021 organizzato da Confindustria per ragionare sui programmi di rilancio post-epidemia -, ma ancora non ci siamo, non mentre le nostre economie sono ben al di sotto della loro piena capacità e mentre ogni giorno in Europa perdiamo circa 2mila cittadini a causa del Covid».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Manacorda Francesco 
Titolo: Il retroscena – Gualtieri: “Non esiste un caso Italia nell’Ue ma faremo più riforme”
Tema: Recovery Plan

«Sul Recovery Plan non esiste un caso Italia, ma un’interlocuzione molto positiva con la Commissione, che sta ponendo una serie di questioni a tutti i Paesi». Chi ha parlato ieri con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, lo ha sentito stupito per una narrazione che mette la sola Italia sul banco degli imputati a Bruxelles. Ma al tempo stesso Gualtieri è ben consapevole che il Piano italiano è tutt’altro che concluso: «Su alcune riforme e sull’articolazione di una parte dei progetti sappiamo di dover lavorare ancora». E i richiami ripetuti sulla necessità di rispettare tempi e standard del Recovery Plan che in nemmeno una settimana sono venuti da Gentiloni, Dombrovskis e adesso anche Lagarde? Ci sono certamente, ma si tratta di richiami che valgono per tutti, dice lo stesso ministro – e che sono comunque benvenuti perché «porteranno noi come altri a rafforzare il nostro Piano anche attraverso il dialogo con le parti sociali e produttive». Certo, nessuno può negare che gli oltre 200 miliardi che vanno al nostro Paese sono la fetta individuale più sostanziosa del Recovery Plan e che proprio per questo un nostro fallimento non sarebbe solo nazionale, ma si rifletterebbe su tutta l’Unione. E nemmeno Gualtieri lo fa: «Naturalmente siamo consapevoli della particolare responsabilità che l’Italia, che ha fortemente voluto il piano e ne è forte beneficiaria, ha nell’utilizzare al meglio le risorse europee».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: «Dal G20 risposte tempestive e azioni urgenti»
Tema: L’avvio del B20

Una considerazione iniziale: «mai nella storia recente la comunità globale ha affrontato una minaccia diffusa, capillare, dirompente e persistente come la pandemia». E rispetto alla crisi dello scorso decennio quella attuale «richiede al G20 di attuare un cambiamento sistemico, è chiamato a portare risultati. Solidi, tempestivi ed efficaci». Un cambiamento forte e determinato: «chiediamo al G20 di tornare ad essere un consiglio in cui i leader concordino azioni urgenti, approvino linee guida e le facciano applicare», anche sollecitando regole vincolanti. Per Carlo Bonomi la presidenza italiana «affronta sfide epocali, ma ha la capacità di cambiare le regole del gioco». E «per avere successo il ruolo delle imprese è cruciale». È un messaggio di «grande responsabilità» quello che il presidente di Confindustria ha voluto inviare ieri mattina aprendo l’Inception Meeting, l’incontro di avvio del B20. L’organizzazione è stata affidata a Confindustria. «Un onore e un privilegio, siamo orgogliosi», ha sottolineato Bonomi, che ha aperto l’evento salutando Emma Marcegaglia, cui ha affidato il ruolo di chair del B20, l’inviato speciale Usa per il clima John Kerry, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il presidente del Parlamento europeo, Davide Sassoli, il commissario Ue per l’economia, Paolo Gentiloni, il vice presidente Bei, Dario Scannapieco e gli altri ospiti internazionali, tra cui Larry Fink, ceo di BlackRock. Il mondo delle imprese, quindi si impegna per superare la crisi, «stabilire un nuovo paradigma globale, siamo pronti a sostenere la comunità del G20 nella costruzione di una nuova era di crescita e prosperità», offrendo alla presidenza del G20 «un partenariato pubblico-privato veramente coeso e lungimirante».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: Il B20: ripresa mondiale, serve più governance
Tema: L’avvio del B20

Il B20 italiano al via. Parliamo della riunione del mondo del business delle maggiori economie mondiali: dagli Usa alla Cina, dalla Russia all’India, oltre all’Unione europea. Visto che quest’anno l’organizzazione del G20 tocca all’Italia, anche il B20 è tutto tricolore. Ieri l’evento di avvio è stato in streaming, come impone l’emergenza Covid 19. Apertura affidata alla padrona di casa, la B20 chair Emma Marcegaglia. La ripresa dopo lo choc legato alla pandemia: è questa l’ossessione che ha fatto da filo conduttore a tutti gli interventi. «Il G20 è chiamato a portare risultati. Solidi, tempestivi ed efficaci», ha richiamato il presidente di Confindustria. Tutti sono d’accordo su un punto, dalle autorità europee (il commissario Ue Paolo Gentiloni e il presidente del parlamento David Sassoli) al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri passando per John Kerry, rappresentante della presidenza Usa per i terni dell’ambiente, Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei e il ceo di BlackRock Larry Fink: non si tratta di tornare al mondo pre-Covid, ma di trovare una via d’uscita dal tunnel dell’emergenza orientata al futuro, a un nuovo mondo tutto da costruire. Con due caratteristiche imprescindibili: sostenibilità ambientale e riduzione delle disuguaglianze. Il tutto attraverso un approccio basato su un rilanciato multilateralismo. Emma Marcegaglia ha rivendicato il ruolo che in questo «rinascimento» deve avere il settore privato. Precisando anche che il multilateralismo «non è un’ideologia, ma uno strumento». E comprensibile, quindi, che tutti abbiano salutato quasi con sollievo l’avvicendamento alla Casa Bianca. «America is back» il leitmotiv in quasi tutti gli interventi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ferraino Giuliana 
Titolo: Gualtieri: aiuti fino all’autunno Persi 662 mila posti di lavoro
Tema: Misure anti-Covid

La devastazione della pandemia sull’occupazione sta in questi numeri dell’Inps: 662 mila posti di lavoro in meno in un anno, nonostante il blocco dei licenziamenti e 4 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate. Ma l’emergenza continua, mentre le vaccinazioni rallentano. Tanto che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ora non esclude che la cassa integrazione possa essere prorogata «fino in autunno». L’ipotesi è anticipata nella lettera che ieri ha inviato al vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis e al Commissario all’Economia Paolo Gentiloni, per spiegare la richiesta di un nuovo scostamento da 32 miliardi, approvato dal Parlamento. Lo scollamento serve per «un nuovo pacchetto di aiuti», che attutisca l’impatto delle misure anti-Covid e per «avere risorse sufficienti» se dovessero protrarsi «anche in primavera», scrive Gualtieri. Questo comporta un peggioramento dei conti pubblici: il disavanzo previsto per il 2021 sale all’8,8% del Pil dal 7,0% nel bilancio 2021, ma «il governo continua a mirare a un deficit del 4,7% nel 2022 e del 3,0% nel 2023». Con la promessa, assicura Gualtieri, di riportare il rapporto debito/Pil al livello del 2019 entro il 2030. Intanto a oggi il debito ha già raggiunto il 154,2% del Pil, solo la Grecia fa peggio. Ma la situazione è drammatica, come segnalano gli ultimi numeri del lavoro. Dopo la ripresa estiva, l’Inps ha registrato un peggioramento, con l’arrivo della seconda ondata del virus. Le assunzioni nel settore privato nei primi dieci mesi del 2020 sono diminuite del 31%, a circa 4,3 milioni, rispetto allo stesso periodo del 2019, soprattutto a causa del calo dei contratti a termine.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Longo Morya 
Titolo: La scommessa di Wall Street su Biden – Spatta a Obama il primato di crescita in un mandato – Biden incoronato re di Borsa, rally da record dalle elezioni
Tema: Wall Street

Sarà per la sbornia di liquidità offerta dalle banche centrali. Sarà per le speranze riposte sul vaccino. O per la “normalità” promessa dalla nuova amministrazione Usa. Sta di fatto che Joe Biden non ha fatto in tempo ad insediarsi alla Casa Bianca che già può essere ricordato come il presidente esordiente più amato dalla Borsa: non solo il 20 gennaio Wall Street ha registrato il balzo più forte in un «inauguration day» dai tempi del secondo mandato di Reagan (1985), ma dal giorno delle elezioni di novembre l’indice S&P 500 ha segnato la miglior performance di sempre. Con un calcola eToro, Biden ha battuto anche il precedente record di Herbert Hoover. Per quest’ultimo il primato non fu di buon auspicio, dato che nell’anno della sua elezione scoppiò la grande crisi del 1929. La domanda da porsi oggi è: Wall Street continuerà a sorridere a Biden o gli volterà le spalle come fece con Hoover? Il problema è che Biden eredita da Trump una Borsa sui massimi storici, con investitori che già scontano – per il futuro – molto ottimismo: la fine del Covid, stimoli fiscali, banche centrali generose a lungo. Biden dovrà impegnarsi per non deludere le aspettative. Il futuro di Wall Street sarà determinato dal Covid e dalle banche centrali, questo è ovvio, ma l’agenda del presidente potrà avere un impatto altrettanto forte. Per capire in quale direzione, bisogna osservare quali settori potrebbero essere influenzati dalle sue politiche.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  N. D. I. 
Titolo: Panorama – Londra declassa l’ambasciatore Ue
Tema: Gran bretagna – post Brexit

A tre settimane dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea è già scontro aperto tra Londra e Bruxelles. II Governo britannico si rifiuta di concedere status diplomatico all’ambasciatore della Ue nel Regno Unito, João Vale de Almeida, perchè ora considera la Ue un’organizzazione internazionale non equiparabile a un Paese sovrano. La Commissione Ue ha detto che Brexit non giustifica in alcun modo la mossa e ha sottolineato che la Gran Bretagna sarebbe l’unico tra i 143 Paesi dove la Ue ha ambasciate a non concedere status diplomatico al rappresentante di Bruxelles, in linea con la Convenzione di Vienna. «Londra sarebbe saggia a trovare una soluzione intelligente», ha avvertito ieri Michel Barnier, ex negoziatore e ora consigliere speciale della Commissione per i rapporti con il Regno Unito. Downing Street si è limitata a dire che «la delegazione Ue riceverà i privilegi e le immunità necessarie per svolgere il suo lavoro nel Regno Unito», al pari del Commonwealth e dell’organizzazione marittima internazionale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Johnson «declassa» l’ambasciatore europeo
Tema: Gran bretagna – post Brexit

Dalla battaglia sulle aringhe a quella per le feluche diplomatiche: l’accordo sulla Brexit ha sistemato i diritti di pesca – e molte altre cose – ma ha lasciato scoperto il fianco a parecchie questioni importanti. A partire dallo status dell’ambasciatore europeo a Londra. Si, perché dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, Bruxelles ha una rappresentanza diplomatica a tutti gli effetti al di là della Manica, trattandosi ormai di uno Stato terzo. Solo che il governo di Boris Johnson si rifiuta di riconoscere pienamente il ruolo dell’emissario Ue, che è il portoghese Joao Vale de Almeida. I britannici sostengono che l’Unione europea non è un vero Stato, ma una semplice organizzazione internazionale alla stregua di Onu o Nato, e dunque i suoi rappresentanti non godono degli stessi diritti e privilegi accordati a quelli delle nazioni vere e proprie. Ad esempio, l’ambasciatore de Almeida non ha potuto recarsi in carrozza a Buckingham Palace, come da tradizione, per presentare le sue credenziali alla regina: ma soprattutto non si può avvalere della piena immunità diplomatica. Gli europei sono decisamente irritati dall’atteggiamento di Londra. L’Alto rappresentante per la politica estera comunitaria, Josep Borrell, ha scritto al ministro degli Esteri britannico per esprimergli le sue «serie preoccupazioni»: «Le disposizioni offerte non riflettono il carattere specifico della Ue, nè rispondono alla futura relazione fra Ue e Regno Unito. Le proposte non costituiscono una base ragionevole per concludere un accordo». Ma l’ex capo negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, ha lanciato un avvertimento ancora più secco: Londra dovrebbe stare «molto attenta» a maneggiare la questione: «Penso che sarebbe saggio per la Gran Bretagna trovare una soluzione intelligente».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Giallo in Francia su una nuova variante del virus Salgono i contagi – Il focolaio impazzito alle porte di Parigi La Francia ora teme una nuova variante
Tema: Emergenza Covid-19

Un preoccupante focolaio dell’epidemia si è formato nell’ospedale di Compiègne, a circa un’ora d’auto da Parigi. Oltre 170 pazienti e 70 tra medici e infermieri sono contagiati, e sono coinvolti tutti i reparti dell’ospedale che accolse i primi malati di Covid19, quasi un anno fa. I primi test hanno escluso che si tratti della variante B117 apparsa inizialmente in Inghilterra e quindi si teme una nuova versione autoctona del virus, comunque più contagiosa della precedente. Fenomeni analoghi sono stati riscontrati negli ospedali del Sud-Ovest e dell’Est della Francia, dove la media dei contagi è molto più alta rispetto a quella nazionale. Il moltiplicarsi delle varianti del virus non è una sorpresa, gli esperti spiegano che le mutazioni sono normali con il passare del tempo e che anche per questo sarebbe necessario vaccinare la popolazione il prima possibile. Ia Francia però, nonostante la svolta chiesta dal presidente Macron a inizio gennaio, resta indietro. La Gran Bretagna ha già vaccinato oltre cinque milioni di persone, Italia e Germania 1,3 milioni, la Spagna un milione, mentre la Francia è ferma a circa 700 mila persone, con l’obiettivo di arrivare a un milione a fine mese. Le notizie sulle nuove varianti e sulla lentezza della campagna di vaccinazione provocano un clima di allarme, e il terso lockdown tante volte escluso sembra ormai inevitabile, magari in occasione delle vacanze scolastiche invernali, previste per le ultime due settimane di febbraio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Covid, clima, migranti La svolta di Biden – Biden comincia dalla sfida vaccini E prepara la svolta sulla Russia
Tema: USA – Emergenza Covid-19

Joe Biden si muove su un fronte molto largo, dall’immigrazione-alla politica estera. Ieri il suo team ha fatto sapere, tra le altre cose, che gli Stati Uniti chiederanno alla Russia di prolungare per altri cinque anni il Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, il New Start, che scade il prossimo 5 febbraio. L’iniziativa però fa parte di un approccio più severo nei confronti di Mosca. Il futuro segretario di Stato Antony Blinken ha già preannunciato maggiore attenzione alle manovre insidiose di Vladimir Putin. L’emergenza numero uno, però, resta la pandemia. Con una previsione fosca, fatta dallo stesso presidente: «Oggi dobbiamo contare 400 mila morti. Saranno 500 mila entro il mese prossimo». Biden ha firmato altri dieci ordini esecutivi. Tra questi c’è anche l’obbligo per tutti i viaggiatori in arrivo da altri Paesi di sottoporsi a un test prima di imbarcarsi sugli aerei e di osservare poi un periodo di quarantena. L’obiettivo del nuovo piano (200 pagine) è ambizioso: vaccinare 100 milioni di americani nei primi cento giorni. Ma il punto di partenza «è ancora peggiore di quello che ci saremmo aspettati», ha detto Jeffrey Zients, il capo della nuova task force anti-Covid. Zients, 54 anni, è o consigliere economico di Barack Obama. Ora Biden lo ha chiamato a gestire la campagna di vaccinazione. «Abbiamo individuato 12 gravi carenze nell’approccio dell’amministrazione precedente», ha spiegato Zients. I due vaccini approvati, Pfizer e Moderna, cominciano a scarseggiare. La produzione non riesce a tenere il passo con una domanda che è mondiale, non solo americana. Si prevede che le cose possano andare avanti così fino ad aprile.
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Testata:  Stampa 
Autore:  P.MAS. 
Titolo: Mascherine e quarantena Biden: “Siamo in guerra ma sconfiggeremo il Covid”
Tema: USA – Emergenza Covid-19

«Questa è una guerra. Abbiamo già perso più americani di quanti ne erano morti nel Secondo conflitto mondiale. Siamo in un’emergenza nazionale, è ora di iniziare a trattarla come tale». Sono le parole drammatiche con cui Biden ha presentato ieri il suo piano contro il Covid, perché sa che su questa operazione si gioca la presidenza. Ha avvertito che «le cose peggioreranno prima di migliorare», e nel prossimo mese le vittime americane saliranno a 500.000. «Serviranno mesi, ma sconfiggeremo la pandemia». Per riuscirci Biden userà il Defense Production Act, ossia i poteri di guerra, e le misure riguarderanno anche chi arriva dall’estero, che dovrà mostrare il test negativo per salire sull’aereo e sottoporsi alla quarantena all’arrivo. Il piano è lungo 198 pagine e si intitola “National Strategy for the Covid-19 Response and Pandemic Preparedness”. Rappresenta una svolta totale rispetto a Trump, che non aveva mai lanciato un’operazione nazionale. Anzi, secondo fonti del nuovo governo non aveva lasciato alcuna strategia in fase di attuazione. Ciò spiegherebbe quello che Biden ha definito «il fallimento della campagna per le vaccinazioni». Per avviare il piano, Biden ha firmato 10 ordini esecutivi che riguardano varie misure. Includono l’obbligo delle maschere negli edifici federali, e in tutti i mezzi di trasporto che attraversano i confini degli stati. Prevedono la creazione di un Pandemic Testing Board, per rendere i tamponi davvero accessibili ovunque; il sostegno per nuove cure; la creazione di centri di analisi; linee guida per la riapertura in sicurezza delle scuole, e per proteggere i lavoratori. ll piano include finanziamenti agli stati, aumento della produzione delle dosi, la distribuzione, i luoghi per le iniezioni, il personale, e la lotta alla disinformazione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  F.Ramp. 
Titolo: Il primo sì a Putin è sulla proroga del trattato New Start
Tema: Usa – Russia

Con la Russia il bastone e la carota: da subito il rapporto con Mosca s’impone come uno dei dossier più scottanti per Joe Biden e il messaggio a Vladimir Putin è duplice. Massimo rigore nel perseguire i cyber-attacchi dei servizi russi, e le interferenze nella campagna elettorale americana; idem per gli abusi contro l’oppositore Aleksej Navalnyj, e lo scandalo sulla “taglia” promessa da Mosca a chi uccide soldati americani. In compenso la nuova Amministrazione Usa è disposta ad accettare una proroga quinquennale del trattato New Start sulla limitazione delle armi nucleari. Il trattato New Start scade a giorni, il 5 febbraio. In mancanza di una proroga, le due superpotenze potrebbero lanciare una nuova corsa al riarmo nucleare, con una proliferazione di sottomarini atomici, bombardieri e missili. Putin ha chiesto da tempo la proroga del New Start. Trump l’aveva negata fino all’ultimo, cercando di rilanciare una trattativa sugli arsenali nucleari a patto che coinvolgesse la Cina (che non è affatto interessata a legarsi le mani). Ora Biden rompe gli indugi, annunciando il suo assenso per la prolunga di cinque anni: a tutti gli effetti questo è il primo atto di politica estera del nuovo governo. «New Start – ha spiegato un esponente della nuova Amministrazione al Washington Post – chiaramente protegge gli interessi strategici degli Stati Uniti e la sua logica è perfino maggiore quando I rapporti con la Russia sono ostili».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: Panorama – Mosca, arrestati collaboratori di Navalny
Tema: Russia

Senza neppure aspettare sabato, le autorità russe hanno iniziato ad arrestare collaboratori e simpatizzanti di Aleksej Navalny chiamati a manifestare per la sua liberazione. Era stato lui stesso, poco dopo l’arresto con cui è stato accolto domenica scorsa al rientro dalla Germania, a chiamare a raccolta i sostenitori invitandoli a scendere in piazza il 23 gennaio: «Non per me – ha detto il grande accusatore del Cremlino – ma per voi stessi e il vostro futuro». Dopo aver negato l’autorizzazione ai cortei, aggiungendo alle accuse che si accumulano sul nome di Navalny quella di incitamento illegale alla sovversione, il viceministro dell’Interno Aleksandr Gorovoi ha chiarito che gli agenti antisommossa sono «pronti ad assicurare l’ordine pubblico», mentre verrà perseguito chiunque inviti alla protesta di persona, online o con messaggi scritti. E senza perdere tempo, la polizia si è presentata a casa della portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, e di altri collaboratori.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Battistini Francesco 
Titolo: La sentenza: illegali i respingimenti in Slovenia
Tema: Immigrazione

Piano con le espulsioni: rispedire un immigrato nei Balcani, rimandarlo a congelare nei boschi della Bosnia senza nemmeno esaminarne lo status di profugo, non si può. Un’ordinanza del tribunale di Roma accoglie il ricorso d’un 27enne pakistano, arrivato in luglio a Trieste per chiedere asilo, che come migliaia d’altri asiatici e africani era stato rispedito da dov’era venuto, prima in Slovenia e di qui in Croazia e in Bosnia. Sono quelle che la legge chiama «riammissioni», di fatto respingimenti, e servono a tamponare la rotta balcanica: per il ministero dell’Interno, in base a un accordo del 1996 col governo di Lubiana peraltro mai ratificato, solo negli ultimi mesi l’Italia ne ha effettuate almeno 700. Finora, le autorità hanno sempre potuto fermare e «riammettere» immediatamente i migranti in Slovenia Ma ora il giudice dice che: la prassi viola la Costituzione, normative europee e accordi internazionali. Esponendo per di più Immigrato al rischio di trattamenti inumani e degradanti, come accade in queste settimane alla frontiera croata. Il giovane pakistano, dunque, per la giustizia potrà rientrare immediatamente in Italia e qui presentare la sua domanda di protezione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Vecchi Gian_Guido 
Titolo: Otto anni per riciclaggio Condannato Caloia, ex presidente dello Ior
Tema: Vaticano

Otto anni e undici mesi per peculato, appropriazione indebita aggravata, autoriciclaggio. La sentenza letta ieri pomeriggio dal presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, è a suo modo storica. Perché condanna, insieme con due altri imputati, una figura chiave nella storia recente del Vaticano: l’ex presidente dello Ior Angelo Caloia, il banchiere che nel 1989 sostituì Paul Marcinkus e guidò la banca vaticana per vent’anni, fino al 2009. E perché Oltretevere, per la prima volta, si arriva a una condanna al carcere per reati finanziari – la svendita di immobili vaticani e l’incasso della differenza – dopo uno scandalo che non è scoppiato all’esterno ma è nato, nel 2014, da una verifica voluta dalla Santa Sede e da una denuncia dello stesso Ior. Segno che i sistemi di controllo voluti da papa Francesco stanno funzionando: anche l’inchiesta in corso sull’acquisto del Palazzo di Londra, una vicenda distinta, è nata da una segnalazione interna. Alla stessa pena di Caloia, compresa una multa di 12.500 euro, è stato condannato l’ex avvocato dello Ior Gabriele Liuzzo; il figlio Lamberto Liuzzo è stato condannato a 5 anni e due mesi e 8 mila euro di multa per riciclaggio. I tre imputati sono stati interdetti in perpetuo dal pubblici uffici. Ma non basta: il Tribunale ha diposto a loro carico «la confisca di somme complessivamente pari a circa 38 milioni di euro»; inoltre, sono stati condannati a risarcire oltre 20 milioni di danni allo Ior e alla società immobiliare controllata Sgir.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: Panorama – Egitto e Qatar riattivano le relazioni diplomatiche
Tema: Golfo

L’Egitto e il Qatar hanno raggiunto un accordo per la ripresa delle relazioni diplomatiche. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri egiziano. Il Cairo in questo modo è il primo Paese a formalizzare nuovamente i rapporti dopo l’annuncio delle settimane scorse di un compromesso nel mondo arabo per porre fine all’isolamento del Qatar. La crisi era scoppiata nel 2017 e l’accusa rivolta a Doha dall’Arabia Saudita, gli Emirati arabi uniti, il Bahrein e lo stesso Egitto era quella di finanziare e fomentare il terrorismo. Un’accusa che il Qatar ha sempre respinto. La normalizzazione comunque procede a ritmo serrato e nei giorni scorsi anche Riad ha annunciato che presto riaprirà la sua ambasciata a Doha. In precedenza il Bahrein aveva riaperto il suo spazio aereo, così come l’Egitto. Gli Emirati hanno invece fatto sapere che per il ripristino delle relazioni diplomatiche ci vorrà un po’ di tempo mentre il Bahrein continua ad essere molto critico nei confronti del Qatar nonostante l’accordo di principio.
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