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SINTESI IN PRIMO PIANO – 21 maggio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Mezza Italia vede la zona bianca. E Bruxelles vara il green pass;
– Draghi: riforma del fisco con l’obiettivo della crescita, no a politiche restrittive;
– Sostegni bis: aiuti per 15,4 miliardi, entrano 370miia imprese;
– Letta: tassa sull’eredità ma Draghi lo gela: “Non è il momento”;
– Copasir, nuovo stallo. La Lega lascia la guida ma mette paletti a Fdi;
– Patto Italia-Tunisia: “Rimpatri rapidi”. Intesa europea contro gli sbarchi;
– Dopo 11 giorni di guerra Israele e Hamas approvano il cessate il fuoco;

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ravizza Simona 
Titolo: Ritorno alla vita normale A giugno ospedali liberi – Un italiano su due è immune (tra guariti e vaccinati) Ospedali liberi a metà giugno
Tema: Covid-19

Se saremo capaci di procedere a un ritmo di 500.000 vaccinazioni al giorno, entro settembre 2021 anche le mascherine, almeno all’aperto, potrebbero essere soltanto un brutto ricordo. Ma questo è lo scenario migliore, tra quelli possibili previsti dallo studio condotto alcuni mesi fa da Fondazione Kessler, Istituto superiore di sanità e ministero della Salute. Raggiungerlo, dipende da tanti fattori diversi. Anche dal nostro comportamento. «Bisogna continuare a essere prudenti e rispettosi delle regole – sostiene Stefano Merler, matematico ed epidemiologo della Fondazione Kessler, il fornitore ufficiale di dati all’Istituto superiore di sanità -. Perché tante persone, soprattutto giovani, non hanno ancora ricevuto il vaccino. Inoltre, quel che sta succedendo in Gran Bretagna con la variante indiana dimostra che il Covid-19 è in grado di creare sempre nuove insidie. Proprio per questo, il monitoraggio della situazione diventa ancora pi& ugrave; essenziale. Dobbiamo intercettare il prima possibile eventuali segnali di un peggioramento della situazione epidemiologica. Senza farci prendere di sorpresa». La corsa delle vaccinazioni ha come primo traguardo la percentuale del 75 per cento di italiani vaccinati. Al netto di ogni approssimazione o colpo di coda del virus, come eventuali perdite di immunità, varcare quella soglia significa dire addio a ogni limitazione, mantenendo in vigore solo le regole di partenza, mascherina, distanziamento, sanificazione delle mani.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il premier: il miglior sostegno resta la riapertura Improprio parlare del Colle
Tema: Covid-19

Draghi sa bene di guidare una maggioranza variegata e a volte litigiosa, che ha «visioni diverse» su tanti temi, eppure non sembra riunire dubbi sulla riuscita della sua impresa di governo. Nella conferenza stampa sul decreto Sostegni il presidente del Consiglio rivendica con orgoglio i primi risultati dell’esecutivo. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), le riforme e la battaglia per battere il Covid restano le sue priorità: «Ci sono ancora tanti altri provvedimenti da prendere… Guardando alle cose da fare ho detto “accidenti quante cose dobbiamo fare a maggio”, ma adesso ci stiamo arrivano e le abbiamo fatte tutte». Ancora una volta Draghi rivendica «con soddisfazione» la scelta di procedere sulle riaperture all’insegna «della gradualità, della prudenza e del rischio calcolato». E’ sollevato perché il numero di ingressi nelle terapie intensive si è dimezzato, i ricoveri ordinari sono calati d el 60% e i nuovi casi, sottolinea, sono scesi da 23 mila a seimila: «Abbiamo preso decisioni coraggiose lunedì e la graduale riapertura ha dato ún mese in più di scuola a tutti i ragazzi». Anche sulla campagna vaccinale Draghi loda i «success i logistici» della sua maggioranza. «La decisione di cui il governo va molto fiero – e qui snocciola numeri delle persone immunizzate – è la sterzata che si è data sulle classi di età, con la priorità ad anziani e fragili». Agli italiani raccomanda di usare sempre la mascherina, di rispettare il distanziamento, i protocolli e le linee guida e al tempo stesso si augura che la situazione pandemica continui a migliorare, così che non ci sia più bisogno di altri decreti come quello che ha presentato ieri: «II miglior sostegno, il più efficace, giusto e solido, è la riapertura».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Giannoli Viola 
Titolo: Mezza Italia vede la zona bianca E Bruxelles vara il green pass
Tema: Covid-19

Mentre l’Europa trova l’accordo sul green pass che consentirà di tornare a viaggiare senza troppe restrizioni, l’Italia si colora tutta di giallo. Dopo il monitoraggio della cabina di regia della Salute, anche la Valle d’Aosta, ultima chiazza d’arancione lungo la Penisola, migliorerà lo scenario e da lunedì sbiadirà nello stesso colore del resto d’Italia, il giallo appunto. Il monocromo durerà poco: basta guardare i dati dell’incidenza, il numero di contagi ogni 100 mila abitanti. Il nuovo metodo di calcolo, che fino al 15 giugno affiancherà il vecchio Rt, debutta proprio oggi. Se l’incidenza resta inferiore a 50 per tre settimane si passa in bianco. Di quello si tingeranno dal primo giugno tre regioni: Molise, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Il 7, salvo sorprese, se ne aggiungeranno altre quattro: Liguria, Umbria, Abruzzo e Veneto. Quasi mezza Italia avrà il colore della normalità, senza coprifuoco né limiti alle riape rture. «Merito – dice il premier Mario Draghi – della campagna vaccinale». Ieri sono stati superati i 29 milioni di somministrazioni, un cittadino su tre ha ricevuto almeno una dose, oltre 9 milioni sono gli immunizzati, ma 4,5 milioni di over 60 devono ancora essere raggiunti. «Vado fiero – aggiunge peri Draghi – della sterzata data sulle classi di età per le vaccinazioni: due mesi fa la fascia 70-79 anni era la meno vaccinata, oggi siamo all’80%», evidenzia il premier, che sottolinea il «grande successo della logistica» messa in campo dal commissario Francesco Paolo Figliuolo, con Protezione civile e Regioni. «Ora – chiude – l’Italia è pronta ad accogliere turisti da tutto il mondo». O almeno, con più facilità, da tutta Europa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Il retroscena – Il segretario Pd: noi leali, ma dobbiamo essere audaci Per il premier si può valutare solo in una riforma organica
Tema: Pd

Non era stato avvertito, il premier, della proposta di Enrico Letta di tassare i più ricchi per pagare una dote ai giovani. E così la sua prima risposta è netta. Ed è un no che fa pensare a uno scontro tra Palazzo Chigi e il Pd. In realtà è vero che la proposta non trova entusiasta Mario Draghi, ma il contrasto viene poi ridimensionato, perché il pensiero del premier, colto di sorpresa dalla domanda, è più articolato. Il capo del governo ribadisce di essere dell’idea che in questo momento bisogna «dare ai cittadini e non prendere», ma fa sapere anche che le riforme fiscali non si possano fare a pezzetti e che, quando ci sarà una commissione, anche questa proposta verrà analizzata in maniera organica. Letta, naturalmente, sa che questo tema non potrà essere affrontato dall’attuale governo, che unisce fronti così diversi. Ma ha ben presente un pericolo: «Rischiamo di essere giud icati dalla storia per aver condannato una generazione a privarsi del futuro. Per evitare la condanna, dobbiamo essere audaci». E audace lo è stato davvero Letta, che nei primi passi della sua leadership nel Pd ha sorpreso molti ed è stato paragonato al presidente americano Joe Biden. Letta si è mosso subito con piglio decisionista per mettere a tacere le correnti interne ma poi ha lanciato iniziative politiche coraggiose, qualcuno dice temerarie, percorrendo parallelamente due strade: quella dei diritti civili, con il rilancio dello ius soli e del ddl Zan, e ora quella dei diritti sociali, con la richiesta di alzare le tasse di successione per i ricchi, da destinare ai giovani dei ceti bassi e medi. A chi lo avverte della pericolosità della tattica per gli equilibri del governo, ribadisce che «il Pd è il partito più leale nel sostegno all’esecutivo di Draghi» e che la partecipazione alla coalizione non può essere incompatibile con le nuove battaglie: «Dobbiamo tornare a essere un partito di centrosinistra. II Pd vuole essere portatore di una nuova idea di progresso per il ventunesimo secolo».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo – Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – Ma il leader Pd rilancia “Io guido la sinistra” – Ma il leader dei Dem rilancia “Lui premier, io guido la sinistra”
Tema: Pd

Nella maggioranza dove convivono gli opposti è bastato un primo assaggio di proposta fiscale per scatenare una rissa tribale. Il segretario del Pd Enrico Letta propone una tassa di successione su donazioni ed eredità milionarie per finanziare una dote di dieci mila euro per metà dei diciottenni italiani. L’aliquota aumenterebbe progressivamente fino al 20% sopra i 5 milioni di euro. «Un aiuto concreto per studi casa e lavoro» spiega Letta, pagata con una tassa che pesa sull’1% della popolazione. Per intenderci, in Francia, dove Letta ha vissuto è del 45%, in Spagna del 34%, in Germania del 30%. In Italia è del 4%. Eppure, resta complicato anche solo discuterne. Lo dimostrano le reazioni trionfanti del centrodestra ma anche di una parte del centrosinistra dopo che Draghi ha sbrigativamente liquidato l’idea del leader Pd. «Non ne abbiamo mai parlato – è il commento del premier – Ma ho detto più volte che quest o non è il momento di prendere soldi dai cittadini italiani ma di darli. E per quanto riguarda la riforma del fisco è stato un errore procedere a pezzettini». Salvini fa proprie le parole del premier sulla proposta di Letta. “Trovo allucinante che si possa pensare a una nuova tassa”. Una reazione che, in fondo, il segretario del Pd cercava, perché serve a conquistare un elettorato di sinistra che vuole marcare al massimo le distanze dalla destra. Va detto, però, che anche nel Pd ha destato stupore questa virata di Letta. «Sono d’accordo con Draghi», ha twittato subito l’ex renziano Andrea Marcucci, mentre la sinistra dem, con Gianni Cuperlo, Matteo Orfini, Andrea Orlando, è corsa ad applaudire. Certo, al segretario dem non è piaciuto il tono tranchant usato dal premier, al quale ieri pomeriggio ha fatto recapitare tutte le slide con i dettagli della proposta «di redistribuzione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola – Fiaschetti Maria_Egizia 
Titolo: Il rebus dei candidati nelle città Centrodestra «costretto» a vedersi
Tema: Centrodestra

tanto atteso vertice del centrodestra –  annuncia Salvini – si terrà lunedì, tre mesi e mezzo dopo l’ultimo fra i leader della coalizione che andò in scena il 3 febbraio. E che vide la rottura sul governo Draghi. Adesso, spaccature non saranno ammesse. Perché ne va del futuro dell’alleanza, visto che si dovranno decidere i candidati per le amministrative di autunno. E i problemi a Roma e Milano rischiano di provocare un vero terremoto nelle urne. Si perché, dopo settimane di inutile attesa e preghiere ad Albertini e Bertolaso, entrambi graditi a Salvini e Berlusconi e meno alla Meloni ed entrambi fermissimi sul loro «no grazie», di fatto si torna al punto di partenza. E a una «rosa di nomi», come spiega Ignazio la Rossa per FdI, che può «essere arricchita da entrate dell’ultima ora…». Alcune decisamente a sorpresa, visto che la regola che il centrodestra si è dato finora – e ch e Giorgia Meloni conferma perché «se si voleva andare sui politici bisognava farlo mesi fa, ma non mi pareva che altri lo volessero…» – è di scegliere «candidati civici», ma soprattutto a Roma di nomi forti non se ne vedono molti. Così ha fatto rumore ieri il ritorno in auge di uno dei nomi che era stato gettato in campo mesi fa. Si tratta di Enrico Michetti, 55 anni, avvocato e direttore della Gazzetta Amministrativa. Lui, molto amato sui social, sembra pronto alla sfida: «La politica, nonostante sia stata delegittimata, ha un ruolo centrale. Togliere la politica è come togliere la cartilagine da un ginocchio, solo la politica può garantire la mediazione tra la volontà dei cittadini e il corretto esercizio del potere».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Copasir, via Volpi scontro sul presidente – Il pasticcio del Copasir Si dimette il presidente Salvini: no al nome di FdI
Tema: Cosipar

Scambi di accuse al vetriolo, interpretazioni ballerine della legge, futuro incerto. Il Copasir, comitato per la sicurezza della Repubblica, si è avvitato in uno stallo senza precedenti. E il vero mistero di questo organismo che si occupa di intelligence e segreti di Stato oggi è semplicemente il modo in cui potrà andare avanti. L’ultimo passo, le dimissioni del presidente leghista Raffaele Volpi, non ha reso più semplice il cammino, anzi. Volpi, dopo un lungo braccio di ferro fra la Lega (il suo partito) e Fratelli d’Italia, ha deciso di lasciare assieme a Paolo Arrigoni, l’altro componente leghista della commissione bicamerale. Decisione maturata mercoledì, dopo un summit con Matteo Salvini. Insostenibile il pressing di tutti i partiti dell’arco costituzionale, unito a quello dei presidenti di Camera e Senato e di diversi giuristi. «Mi sono dimesso per serietà. E per consentire l’applicazione della legge. Ma tutta eh? Mica a met&agrav e;…», commenta Volpi alle sei della sera. Dando voce alla posizione del Carroccio: noi lasciamo la poltrona più alta del comitato in quanto spetta all’opposizione. Ma devono dimettersi tutti. Questo perché la normativa cui la Lega fa riferimento, ovvero la legge del 2007 che istituisce il Copasir, prevede che la minoranza abbia la presidenza del comitato ma anche la metà dei componenti. E a rappresentare la minoranza, nell’attuale parlamento, c’è in pratica solo Fratelli d’Italia. La mossa di Salvini e dei suoi è tattica: chiedendo una ricomposizione dell’intero comitato vogliono evitare che l’unico candidato alla guida sia Adolfo Urso, l’attuale vicepresidente sul quale il giudizio del leader del Carroccio è netto.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Napolitano Pasquale 
Titolo: Copasir, nuovo stallo La Lega lascia la guida ma mette paletti a Fdi
Tema: Cosipar

La mossa arriva dopo il pressing di Pd e M5S: il presidente leghista del Copasir, Raffaele Volpi, rassegna le dimissioni per sbloccare lo stallo. Si dimette anche il senatore Paolo Anigoni, secondo componente del Carroccio nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. La legge prevede che la guida del Copasir spetti all’opposizione: con la nascita del governo Draghi e l’ingresso della Lega nell’esecutivo, la presidenza passerebbe al partito di opposizione Fratelli d’Italia. La Lega molla. L’ultimo atto del presidente Volpi è il via libera alla richiesta al premier Mario Draghi di avviare un’indagine sull’incontro tra Matteo Renzi e il funzionario dei Servizi Marco Mancini. Matteo Salvini butta il pallone nel campo di Pd e Cinque stelle: «Attendiamo che anche gli altri senatori e deputati del Pd e del Movimento 5 Stelle facciano altrettanto». E provoca l’alleato: «In questo momento gli amici dell’Iran non sono amici miei», risponde a chi g li chiede dell’ipotesi che la presidenza del Copasir vada a Fratelli d’Italia. Il riferimento del capo della Lega è ai presunti legami di Adolfo Urso con l’Iran. Nella partita Copasir la Lega gioca una carta: la completa applicazione della legge 124 del 2007 che prevede l’assegnazione all’opposizione di 5 (cinque) componenti su 10 (dieci) tra cui poter scegliere l’eventuale Presidente. E dunque al partito di Giorgia Meloni andrebbero cinque componenti. Si rischia di andare verso un nuovo stallo: Pd e M5S non vogliono ridurre la propria rappresentanza in favore di Fdi. Ma soprattutto c’è già chi frena sulle dimissioni: «Sono venute meno le ragioni che mi avevano portato, alcune settimane fa, a dimettermi», commenta il forzista Elio Vito. La palla ritorna nelle mani dei presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati. Fdi incassa il punto a favore e attende l’iter previsto dalla legge: «Ora la soluzione è in mano ai presidenti delle Camere che spero abbiano un atteggiamento meno pilatesco di quello avuto in passato» avverte Meloni.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Raggi Virginia 
Titolo: L’intervento – «Una Capitale forte nella pandemia: ha resistito e saputo aiutare gli altri» – «La nostra città esempio di resilienza ha saputo reagire e aiutare gli altri»
Tema: Global Health Summit

“L’evento che si apre oggi, seppur in modalità virtuale, fa di Roma il centro di una nuova condivisione delle politiche mondiali in tema di salute pubblica e sicurezza sanitaria. Un appuntamento che porterà alla “Dichiarazione di Roma”, un prezioso documento che sancirà principi, valori e – auspicabilmente – metodologie e piani d’azione sui quali fondare e costruire una più efficace risposta alle crisi pandemiche, come quella che stiamo vivendo tragicamente da inizio 2020. Milioni di morti e persone contagiate, la crisi dell’economia mondiale, un’emergenza sociale sempre più evidente e trasversale, devono rappresentare la consapevolezza e il riferimento imprescindibile per ogni futura scelta, che dovrà avere come faro il benessere e la salute delle persone. Siamo di fronte ad uno spartiacque. Dopo lunghi mesi di sofferenza si intravede la luce in fondo al tunnel. Siamo stati tutti in trincea. L’Italia, Roma, le nostre città, sono state tristemente pioniere, sia nel subire la forza d’urto del virus sia nel reagire e affrontare questa crisi sanitaria. L’Italia ha dimostrato la sua forza. Roma, la capitale degli italiani, ha fatto la sua parte dimostrando di essere una comunità unità, generosa, solidale. Partendo dall’esperienza che abbiamo vissuto e prevedendo politiche e strategie da declinare in interventi specifici adatti ai diversi contesti geografici e culturali. Sono impegni e responsabilità da assumere a tutti i livelli istituzionali, per il futuro dei nostri figli. Per questo siamo orgogliosi e onorati che un evento mondiale e di straordinaria rilevanza, come il Global Health Summit, abbia come sede proprio Roma e l’Italia”.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Zingaretti Nicola 
Titolo: L’intervento – «Il Lazio un modello di assistenza Ora esportiamo l’equità nelle cure» – «Dal Lazio spinta all’innovazione la battaglia è condividere le cure»
Tema:  Global Health Summit

“E’ un onore e una grande responsabilità ospitare a Roma il Global Health Summit, proprio in questa fase cruciale della lotta al Covid. Dopo un anno e mezzo, stiamo ancora combattendo contro il virus, ma ce la stiamo facendo. C’è un sentimento di speranza che si affaccia, man mano che avanza la campagna vaccinale e raccogliamo i primi importanti segnali sulla sua efficacia. Esistono ancora ostacoli, ma vediamo la possibile fine di questo incubo, grazie alle regole che hanno garantito la nostra sicurezza, grazie al lavoro dei nostri medici e operatori sanitari, e grazie alla scienza e allo straordinario momento di collaborazione internazionale che ha portato al rilascio di vaccini in tempi record. Il segno che lascerà la pandemia sulle nostre vite è profondo e sarà duraturo. Di sicuro non cancelleremo il dolore di questa esperienza, e il rimpianto per i tanti affetti che il virus ci ha portato via. Ma di tutto ciò che è successo in ques ti mesi ora dobbiamo fare tesoro: della nostra forza di reazione; della capacità di collaborare per riconquistare le nostre vite; della necessità di investire sulle grandi infrastrutture pubbliche per la salute e nel campo della ricerca. La salute e il benessere della persona sono diritti sanciti dalla nostra Costituzione: pilastri su cui si regge una comunità. Abbiamo capito tutti, proprio in questi mesi, quanto un buon sistema sanitario sia indispensabile e quanto siamo tutti interdipendenti. Servono reti solide, perché la salute è un bene collettivo che va garantito anche sfruttando le grandi opportunità che offrono le tecnologie e il campo dell’innovazione”.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Sostegni bis, ecco le nuove misure Fondo perduto, aiuti per 15,4 miliardi – Agli aiuti altri 15,4 miliardi, entrano 370miia imprese
Tema: Dl Sostegni

Il nuovo giro di aiuti a fondo perduto messo in moto dal decreto sostegni-bis approvato ieri in consiglio dei ministri vale 15,4 miliardi, e viaggerà sui due movimenti anticipati alla vigilia. Il primo sarà ancora una volta basato sul calo di fatturato, e a una replica degli assegni offerti dal primo decreto di marzo accompagnerà un’integrazione per tener conto delle chiusure dei primi tre mesi 2021. Questo aggiornamento della base di calco 4 miliardi lo apre le porte a 370mila imprese che non hanno ricevuto i «sostegni» di marzo perché il confronto fra 2020 e 2019 non registrava il calo di almeno il 30% che dà diritto agli aiuti. Ma non risolve il problema di chi si è trovato «esodato dai ristori» perché nel 2019 ha avuto un fatturato discontinuo. A fine anno poi, in base ai dati dei bilanci o delle dichiarazioni fiscali per chi è in contabilità semplificata, arriverà un conguaglio «p erequativo», misurato sul peggioramento dei risultati 2020 rispetto al 2019 e pensato per dare un aiuto in più alle imprese che nell’ultima riga del conto economico denunciano un colpo superiore a quello fotografato dal solo volume d’affari. Questa integrazione, fortemente voluta dalla Lega con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, presenta più di un’incognita. Prima di tutto, il conguaglio «perequativo» arriverà davvero solo se l’Unione europea lo vorrà. La misura è infatti subordinata all’autorizzazione comunitaria dal momento che il Temporary Framework al momento contempla come criterio guida per gli aiuti pubblici la perdita di almeno il 30% del fatturato.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara 
Titolo: Draghi: riforma del fisco con l’obiettivo della crescita, no a politiche restrittive
Tema: Dl Sostegni

Il decreto Semplificazioni e quello sulla Governance arriveranno la prossima settimana e saranno poi inviati a Bruxelles: non c’è «nessun rallentamento» sul Piano di ripresa e resilienza, garantisce Mario Draghi, nella conferenza stampa organizzata in occasione del via libera del Consiglio dei ministri al decreto Sostegni bis, finanziato grazie ai 40 miliardi di scostamento autorizzati dal Parlamento. L’ultimo extradeficit – confida il premier – per tamponare le ferite provocate dalle chiusure di questi mesi. D’ora in poi si guarda avanti. Il «cambio di passo» nella campagna vaccinale e «l’approccio graduale» sulle riaperture sono state due mosse vincenti. Tanto che Draghi è convinto che le previsioni sul Pil saranno riviste al rialzo, già a partire «da questo trimestre». Ma il rimbalzo non basta. Bisogna puntare su una «crescita sostenuta», perché solo così si abbatte il debito. «Fut uro» e crescita» sono costanti nel ragionamento del premier. Le lenti attraverso le quali Draghi – accompagnato dai ministri dell’Economia, Daniele Franco, e del Lavoro, Andrea Orlando – fa le sue valutazioni. Come quando si sofferma sulla riforma fiscale. «Non si deve guardare a ciò che ci si può permettere e ciò che non ci si può permettere, bisogna disegnare un pacchetto coerente e che risponda agli scopi di politica economica, dopo ci si pone i problemi di convenienza e si aggiustano i parametri», ha detto con riferimento al possibile “costo” della riforma perché l’obiettivo principale è che «contribuisca alla crescita» mantenendo «il principio di progressività» sancito dalla Costituzione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Draghi: 40 miliardi per il futuro – Via al decreto, bonus assunzioni Mutui agevolati per i giovani
Tema: Dl Sostegni

A Mario Draghi non piace chiamarlo decreto «Sostegni bis». Il premier preferisce parlare di un decreto legge «per le imprese, il lavoro, i giovani, la sanità, il territorio». E quello approvato ieri dal consiglio dei ministri, che distribuisce altri 40 miliardi di aiuti all’economia. Ma, afferma Draghi, «è un decreto in parte diverso dai precedenti, perché guarda al futuro, a un Paese che riapre», dove però il governo si impegna ancora «a non lasciare indietro nessuno». II presidente del consiglio è fiducioso, tanto che si aspetta un rimbalzo del prodotto interno lordo che porterà a rivedere al rialzo le stime di crescita per quest’anno (+ 4,5% secondo il Def dello scorso aprile). E Draghi si augura che, «se la situazione pandemica continua a migliorare, non ci sia bisogno di altri decreti di questo tipo quest’anno. Del resto, il miglior sostegno è la riapertura». M a, aggiunge, anche se ci sarà un rimbalzo del Pil, «perché ci sia crescita sostenuta ci sarà bisogno del Pnrr», il Piano di ripresa per utilizzare gli oltre 200 miliardi di risorse Ue. Piano che l’Italia è pronta a mettere in atto con l’approvazione, «entro la prossima settimana», dei decreti sulla governance e sulle semplificazioni. Draghi è cautamente ottimista anche sul fronte dei prezzi e chiude anche all’idea di Enrico Letta di aumentare la tassa di successione per destinare fondi ai giovani: «Non è il momento». E sul green pass per viaggiare in Europa trovato l’accordo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Tassa sull’eredità Il no di Draghi a Letta – Letta: tassa sull’eredità ma Draghi lo gela “Non è il momento”
Tema: Tassa di successione

La tensione nella maggioranza sul fisco. Il segretario del Pd Enrico Letta propone una tassa di successione sui grandi patrimoni per aiutare i giovani con una dote da 10 mila euro per i diciottenni. Il presidente del Consiglio Mario Draghi frena: «Non ne abbiamo parlato. Non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli». E boccia anche l’insistenza del leader della Lega Matteo Salvini sulla flat tax. Il blocco dei licenziamenti è prorogato al 28 agosto per le aziende che chiedono la cassa Covid.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Al. T. 
Titolo: Un caso la proposta di Letta sui patrimoni Draghi: «Non è l’ora di prendere i soldi»
Tema: Tassa di successione

«Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini, ma di darli. L’economia è ancora in recessione». Draghi reagisce così all’idea lanciata da Enrico Letta in un’intervista a Sette. Proposta che vede tutto il centrodestra schierato contro. A Massimo Gramellini, che gli chiedeva su che cosa cederebbe a Matteo Salvini, aveva risposto così: «Per la dote ai diciottenni sarei disposto a venire a patti anche sulla legge elettorale. II mio sogno è trattenere i ragazzi in Italia. II problema del nostro Paese è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso al mutui-abitazione». L’idea di Letta è di intervenire sulle donazioni e sulle eredità superiori ai 5 milioni di euro, recuperando 2,8 miliardi che sarebbero distribuiti, con quote da 10 mila euro alla met& agrave; dei diciottenni italiani (28o mila euro all’anno), sulla base del reddito (Isee). La tassa di successione arriverebbe al 20%. Letta fa notare come all’estero la percentuale sia molto superiore all’attuale 4% italiano: 30% in Germania e 45% in Francia. Perplessità nell’area di Base Riformista: «Non siamo stati consultati». Tra critici nel Pd c’è Andrea Marcucci: «Non è questo il periodo per aumentare le imposte, seppur a fin di bene». Duro il renziano Davide Faraone: «È una proposta fuori dal mondo». Tace il M5S. II centrodestra è lesto nell’usare il refrain «la sinistra vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: Il retroscena – La strategia del premier Non saranno i partiti a ridisegnare il fisco
Tema: Riforma fiscale

La riforma fiscale non la scriveranno i partiti di questa maggioranza. Daranno il loro contributo, lanceranno le loro idee-bandiera, si accapiglieranno, ma la riforma sarà soprattutto di Draghi. Ovviamente il premier non l’ha detta così, bocciando – volutamente nello stesso tempo – la nuova patrimoniale lanciata da Enrico Letta e la fiat tax di Matteo Salvini, ma quello è il risultato a cui punta. È una questione di metodo, ancora prima che di merito. Non a caso, Draghi ieri ha insistito proprio sul metodo che deve portare a disegnare un nuovo sistema fiscale, con una prospettiva di lungo periodo e non guardando al consenso a breve. Quest’ultimo, nel passato, ha prodotto solo piccole e disorganiche riforme fiscali. In più, questa volta, la riforma fiscale è incardinata all’interno del Pnrr fortemente vincolato agli obiettivi indicati dalla Commissione di Bruxelles che erogherà i 750 miliardi previsti da qui al 2026 solo se le singole tappe saranno rispettate passo dopo passo. Non è affatto un aspetto secondario nel ragionamento del premier. Anzi: il vincolo europeo sarà decisivo anche nella partita fiscale. Certo, Draghi non si aspettava che a poche ore dall’inizio della conferenza stampa convocata per illustrare l’ultimo decreto tutto in deficit (40 miliardi, questa volta) per sostenere imprese e lavoro travolti dalla lunga pandemia, arrivasse la proposta del Pd che avrebbe comunque spaccato la maggioranza, essendo il fisco uno dei temi che più divide la sinistra dalla destra. Ma quando l’ha letta l’ha subito derubricata alla voce “non pervenuta”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: il Giubileo del 2025 sia la stella polare per il Pnrr – Bonomi: il Giubileo 2025 stella polare del Pnrr per il rilancio dell’Italia
Tema: Confindustria

Un grande progetto per il Giubileo del 2025, che deve coinvolgere tutto il Paese. La «stella polare» su cui focalizzare gli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza «che possa fare da cornice per massimizzare gli effetti del Pnrr sul Pil, con una crescita di lungo periodo». Il Giubileo nel 2025, il bimillenario della morte di Cristo nel 2033: è su questi due grandi eventi che per Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, bisogna indirizzare gli investimenti che partiranno con il Recovery Plan, lavorando in squadra e con una partnership pubblico-privato. «Bisogna mettersi a lavorare subito, il 2025 è dietro l’angolo, il Giubileo cade proprio entro il periodo di attuazione del Pnrr». «Sentiamo – ha aggiunto – la grande responsabilità di aiutare il Paese a uscire da una crisi epocale».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: “Recovery per sempre” la nuova battaglia tra falchi e colombe Ue
Tema: Recovery Fund

La parola che nelle stanze della Commissione e del Parlamento europeo disegna la grande novità – e nei prossimi mesi probabilmente anche la grande lite – dell’Unione europea è: “perennizzazione”. Di che si tratta? Di rendere, appunto, “perenne” il Recovery Fund. Di allungargli la vita, ovviamente con altre risorse e con altri obiettivi riformatori, oltre la sua scadenza naturale del 2026. Equivale a trasformare definitivamente l’Ue. Cambiarne la natura, almeno quella che abbiamo visto in questi anni. Significa allargare i cordoni della borsa e rompere il tabù dei tabù: accettare per sempre il debito pubblico europeo. Far quindi evolvere le obbligazioni emesse dall’Unione – gli eurobond – da eccezione provocata dal Covid a procedura ordinaria. Nonostante le prudenze e i timori, pero, la “perennizzazione” sta diventando il vero oggetto delle discussioni tra leader e tra partner nazionali. Un’idea che attraversa trasversalmente i capi di Stato e di governo e i parlamentari. L’altro ieri il segretario del Pd Enrico Letta ne ha discusso con la presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, e con il vicepresidente Dombrovskis. Ha saggiato l’opinione di Paolo Gentiloni e del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. L’orientamento di quest’ultimi due era abbastanza prevedibile. Meno scontata la reazione degli altri due. Entrambi, infatti, non hanno per niente chiuso la porta all’ipotesi che farebbe compiere all’Unione un vero e proprio balzo in avanti. La presidente della Commissione ha dato la sua disponibilità ad approfondire il tema.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: Tra Israele e llamas tregua dopo 11 giorni di guerra – Dopo 11 giorni di guerra Israele e Hamas approvano il cessate il fuoco
Tema: Israele

Dopo 11 giorni di guerra, sia Israele che Hamas hanno dato ieri sera la loro conferma: a partire dalle due della notte di venerdì è in vigore una tregua che il movimento islamico al potere a Gaza ha definito «reciproca e simultanea». Una decisione accelerata nelle ultime ore dalle pressioni della Casa Bianca. Se vuoi la pace, preparati alla guerra. Forse non c’è luogo al mondo dove questo antico motto ha trovato più applicazioni. In Israele, però, spesso si pensa alla pace anche continuando la guerra. È quanto hanno già fatto in passato alcuni primi ministri. È quanto sta accadendo oggi. Da diversi giorni si moltiplicavano le aspettative di una tregua imminente. Ma l’11° giorno di ostilità ha visto ancora una volta numerosi bombardamenti israeliani sulla Striscia, e ancora molti razzi lanciati da Gaza (circa 300, quasi 4mila dall’inizio delle ostilità) in direzione delle cittadine israeliane. C on un bilancio difficile da nascondere; 232 morti a Gaza, tra cui 65 bambini (dati del Ministero di Gaza della Sanità, ma secondo l’esercito israeliano tra le vittime palestinesi 120 erano miliziani di Hamas e 25 e della jihad islamica). E 12 morti in Israele, tra cui un bimbo di 5 anni e una ragazza di 16. Spaventati da una crisi umanitaria dietro l’angolo a Gaza, Stati Uniti e Unione Europea, oltre a buona parte della comunità internazionale, sembrano convinti sia arrivato il momento perché le armi tacciano.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frattini Davide 
Titolo: Israele approva il cessate il fuoco dopo 11 giorni – Israele approva il cessate il fuoco
Tema: Israele

Gli operai dell’azienda elettrica israeliana dicono di non voler riparare le linee che dal porto di Ashkelon vanno verso la Striscia, sono state danneggiate dai lanci di razzi palestinesi. In cambio della luce a Gaza chiedono che Hamas restituisca i resti di due soldati uccisi nella guerra di 7 anni fa e lasci andare un civile che dall’altra parte della barriera ci è andato di sua volontà. Neppure il governo di Benjamin Netanyahu ha posto queste condizioni. Per il momento quello che il consiglio di sicurezza, ristretto ad alcuni ministri, ha votato ieri sera è un cessate il fuoco. I capi di Hamas confermano lo stop «reciproco e simultaneo». Il governo israeliano vuole la fine del bersagliamento sulle città, che Hamas smetta di costruire tunnel verso i villaggi israeliani e fermi le proteste sul confine, compresi i lanci di aquiloni incendiari. E possibile che in futuro venga permesso l’ingresso nella Striscia di aiuti e materiali, soprattutto s ia concesso il via libera alla ripresa delle erogazioni da parte del Qatar, centinaia di milioni di dollari in contanti consegnati ai capi fondamentalisti dall’ambasciatore del piccolo emirato. Di fatto si torna alla situazione di prima. Prima della distruzione, dei 232 morti palestinesi e dei 12 israeliani. Con un avvertimento lanciato dal ministro Tzahi Hanegbi, da sempre molto vicino a Netanyahu: «Non accettiamo più la formula calma per la calma, adesso pretendiamo che Hamas rinunci a ricostruire gli arsenali, altrimenti riprenderemo gli attacchi».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: L’ottimismo di Rouhani: accordo vicino sul nucleare
Tema: Iran

Potrebbe essere solo questione di giorni prima che Iran e Stati Uniti annuncino il rilancio dell’accordo internazionale sul programma nucleare iraniano. Ne è convinto il presidente Hassan Rouhani, secondo cui la Casa Bianca è pronta a revocare le sanzioni reintrodotte tre anni fa, quando Donald Trump decise il ritiro unilaterale dalle intese del 2015 che restringono all’energia civile i piani atomici di Teheran. Niente più restrizioni alle esportazioni di petrolio iraniano (prospettiva che ieri si è fatta sentire sui mercati), né sanzioni sulle attività della Banca centrale, la cantieristica navale e le assicurazioni di Teheran: l’ottimismo di Rouhani ritiene che ai negoziati in corso a Vienna tra l’Iran, gli altri Paesi firmatari deIl’accordo del 2015 e – attraverso mediatori – gli Stati Uniti, restino solo dettagli e questioni minori da risolvere. Un successo a Vienna e l’abolizione delle sanzioni sarebbero l’aiuto di cui hanno bisogno i mo derati vicini al presidente, alla vigilia delle elezioni del 18 giugno. Ma per il momento la fiducia di Rouhani non è confermata dall’iraniano Abbas Araqchi, capo negoziatore nucleare secondo cui a Vienna restano ancora da chiarire questioni fondamentali. Un secondo alto funzionario ha poi sollevato dubbi sulla disponibilità di Washington a ritirare tutte le sanzioni in vigore. L’intenzione americana, ha spiegato al canale Press TV vicino alle Guardie Rivoluzionarie e al fronte dei “falchi” a Teheran, è di sospendere in modo graduale e provvisorio le restrizioni. Da parte loro, i rappresentanti di Russia e Unione Europea hanno dichiarato da Vienna di essere prossimi alla finalizzazione di un documento sulle modalità del rientro degli Stati Uniti nell’accordo nucleare.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Sbarchi, Lamorgese a Tunisi: aiuti e rimpatri più flessibili
Tema: Migranti

Da un lato la missione ieri in Tunisia della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese con la commissaria Ue per gli Affari interni, Ylva Johansson. Dall’altro il premier Draghi che porta la questione migranti, e in particolare il problema dei ricollocamenti, al Consiglio europeo straordinario di lunedì e martedì. L’Italia teme nuove ondate di sbarchi con la bella stagione e per fronteggiarle ha bisogno della collaborazione europea. Per Draghi «occorre un cambio di passo in tutte le direzioni». «Il meccanismo di riallocazione» dei migranti «nelle discussioni europee è stato messo a dormire da un po’ di tempo: lo riproporrò nel Consiglio europeo di lunedì, occorre tornare a discutere di questo, lo avremo all’odg di un altro Consiglio europeo ma bisogna assolutamente trovare un accordo», ha detto Draghi in conferenza stampa. Per il presidente del Consiglio serve anche «un intervento economico che devono fare i P aesi ma anche l’Ue nel suo complesso, la collaborazione bilaterale e multilaterale con i Paesi di partenza senza dimenticare il ruolo dell’Onu. Sono strumenti – ha aggiunto – che devono essere impiegati con equilibrio, efficacia e umanita». Infine «bisogna riprendere i corridoi umanitari e devono essere efficaci». Va nella direzione indicata da Draghi la missione in Tunisia di Italia e Ue per ridurre il numero di sbarchi irregolari sulle nostre coste. La ministra Lamorgese e la commissaria Johansson hanno incontrato a Tunisi il presidente della Repubblica Kais Saled e il capo del governo Hichem Mechichi, che ha anche l’interim del ministero dell’Interno. Quello a cui puntano Ue e Italia è anche raggiungere un accordo complessivo di partenariato per aiutare la Tunisia a combattere le cause economiche che spingono all’emigrazione e che il Covid ha pesantemente peggiorato. Lamorgese si è impegnata «ad aiutare concretamente» la Tunisia «ad affrontare sfide molto complesse, prima tra tutte quella che riguarda il futuro dei giovani».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tonacci Fabio 
Titolo: Patto Italia-Tunisia “Rimpatri rapidi” Intesa europea contro gli sbarchi
Tema: Migranti

Il nuovo approccio europeo all’immigrazione comincia dalla Tunisia. Al Palazzo di Cartagine, ieri, sono state gettate le fondamenta del primo accordo globale tra un Paese africano e l’Unione Europea. Un accordo che poggia su quattro gambe: investimenti, aumento dei visti e degli ingressi legali, rimpatri più facili e la riduzione delle partenze dei barchini dalle coste tunisine. L’Italia è in prima linea. Il negoziato è ben avviato e dovrebbe perfezionarsi entro l’anno, con l’ambizione di diventare un modello. A Cartagine il presidente Kais Saied e il primo ministro Hichem Mechichi hanno incontrato la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson e la ministra dell’Interno italiana. «Ho manifestato loro la vicinanza dell’Italia e dell’Ue, li aiuteremo ad affrontare la sfida che riguarda il futuro dei giovani che legittimamente aspirano, come i loro coetanei europei, a soddisfacenti condizioni lavorative e di vita», ha detto, a colloqui finiti, Lucian a Lamorgese. La visita congiunta, la seconda dopo quella del 17 agosto scorso, è il frutto del lavoro durato mesi della nostra diplomazia a Tunisi. La proposta di partenariato strategico illustrata da Johansson è piaciuta e ha ottenuto il via libera politico: l’idea è pompare soldi europei nella disastrata economia della Repubblica dei gelsomini per finanziare aziende e progetti per i giovani. La cifra non è stata messa nero su bianco, ma sarà consistente e – stando a fonti vicine al dossier – ammonterà alla quota degli introiti persi dalla Tunisia nel settore turistico. Previste anche misure di sostegno alle esportazioni.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Evangelisti Mauro 
Titolo: Il patto G20 a Roma: «I vaccini ai Paesi poveri» – La Dichiarazione di Roma: «Esportiamo più vaccini»
Tema: G20

I vaccini devono raggiungere anche i paesi poveri, i blocchi alle esportazioni vanno rimossi. Sulla sospensione dei brevetti, però, non c’è una intesa, si va verso un compromesso. Il «multilateralismo» deve prevalere sui nazionalismi sia per affrontare la pandemia in corso sia per prevenirne ed evitarne altre. Sono questi, in sintesi, i punti principali della «Dichiarazione di Roma» che sarà sottoscritta oggi nel vertice sulla salute del G20 che – non potrebbe essere diversamente – sarà dedicato all’emergenza coronavirus. L’Unione Europea è pronta a sostenere l’invio di dosi a prezzi di costo e a favorire la produzione di vaccini in Africa, fornendo tecnologia. L’Organizzazione mondiale della sanità ha però già avvertito: la vaccinazione anti Covid nel continente africano è in ritardo, sono arrivate solo 18,2 milioni di dosi rispetto alle 66 previste nel programma Covax sostenuto dalle Nazioni Unit e.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Tagliaferri Patricia 
Titolo: Accordo sul green pass: torna la libertà di viaggiare – L’Ue trova l’intesa «Con il green pass tornano i viaggi» Ma i test si pagano
Tema: Covid-19

Più dosi per i Paesi membri e un pass valido anche fuori dalla Ue che consenta quest’estate di viaggiare in sicurezza. L’Europa accelera per uscire dall’emergenza. «È arrivato il momento di aprire», dice il commissario agli Affari Interni, Ylaìva Johansson, spiegando che proprio ieri è stata approvata una proposta perché il green digital pass venga applicato anche ai Paesi extra Ue. Ma anche se ieri è stato raggiunto un accordo sul certificato verde europeo, che consentirà ai cittadini di muoversi liberamente nei Paesi dell’Unione, dall’Oms arriva un avvertimento che suona come uno stop alla voglia di ripartenza: è ancora presto per riprendere a viaggiare, dice l’Organizzazione mondiale della sanità. Nonostante un calo dei casi pari al 60% in un mese, il direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Kluge, mette in guardia sul fatto che la «pandemia non è ancora finita». A fare paura &egra ve; la variante indiana, ritenuta «preoccupante» e diffusa finora in almeno 26 dei 53 Paesi europei. La maggior parte dei nuovi contagi, secondo Kluge, avrebbe proprio «un legame con i viaggi internazionali» che rischiano di determinare una nuova recrudescenza dell’epidemia.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Scarpa Giorgio 
Titolo: Uruguay, perizia del pm: «Ventre è stato soffocato» Indagato un poliziotto
Tema: Caso Ventre

L’inchiesta della procura di Roma è un atto di accusa nei confronti di un poliziotto uruguaiano e di un medico legale, sempre sudamericano, che non ha investigato a fondo sulle cause della morte di Luca Ventre. Si tratta del 35enne, entrato, lo scorso primo gennaio, nel cortile dell’ambasciata italiana a Montevideo, scavalcando, la recinzione, e morto a causa di un violento placcaggio da parte di un agente delle forze dell’ordine locali. Poliziotto che aveva cinto il braccio attorno al collo di Luca, immobilizzandolo a terra per 37 minuti. Ormai non ci sono più dubbi sulla dinamica. La consulenza del perito, nominato dal pm Sergio Colaiocco, indica anche una concausa nel decesso a motivo della precedente assunzione di cocaina da parte di Ventre, ma sostiene che in primo luogo «la morte dei 35enne sia stata determinata da un’asfissia meccanica violenta ed esterna e i mezzi che l’hanno prodotta si identificano nella prolungata costrizione del collo che provoc&ograve ; un’ipossia celebrale, dal quale è derivato il grave stato di agitazione psicomotoria e l’arresto cardiaco irreversibile» avvenuto pochi minuti dopo in ospedale. Tant’è che adesso l’agente uruguaiano è accusato di omicidio preterintenzionale. Ma oltre alle responsabilità dirette sul decesso di Ventre, attribuite dagli accertamenti al poliziotto locale, gli investigatori italiani puntano il dito anche contro il medico legale uruguaiano che, il 4 gennaio, a Montevideo, esegui la prima autopsia sul 35enne ed escluse l’asfissia come causa di morte, attribuendo il decesso ad un generico «delirio agitato in un contesto di consumo di cocaina».
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