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SINTESI IN PRIMO PIANO – 21 luglio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Europa, c’è un testo per l’accordo. L’ultima bozza prevede fondi per 750 miliardi. All’Italia ne vanno 209 di sussidi, il resto prestiti.
– Scompare il veto: ogni decisione sui finanziamenti nazionali votata a maggioranza dal Consiglio Ue.
– Conte esulta: non serviranno i soldi del Mes.
– Fisco: partite Iva, via libera del governo al pagamento mensile delle tasse.
– I dati sul vaccino: quadruplica le difese dal virus. Risultati positivi per la ricerca anglo-italiana. “Pronti per dicembre”

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Il trampolino di Conte dall’Europa alle regionali
Tema: Gli effetti della trattativa sulla politica italiana

Era sbagliato non stare dalla parte del premier nella trattativa europea, come pure ha fatto Salvínl, perché le risorse in discussione (con le relative condizioni e governance) saranno la base di un rilancio complessivo del Paese e non il trampolino di uno schieramento politico. Dal trampolino quindi può partire un buon tuffo e no, dipenderà dalle scelte che metterà in campo l’Esecutivo da qui in avanti e dai resultati che si potranno misurare in modo chiaro con i futuri dati sull’occupazione, sul Pil, sulle diseguaglianze, sull’export. Se insomma al momento Conte può rivendicare sia di aver incassato un accordo sia di.essere stato parte di un processo nuovo in Europa-in cui per la prima volta ci sarà una forma di condivisione del debito e saranno previsti finanziamenti a fondo perduto – tra poche settimane comincia un altro film dove il protagonista sarà il Piano che dovremo concordare con I’Europa. La trattativa, dunque non fìnisce ma continua e pure il braccio di ferro con i Paesi “frugali” è destinato a restare nelle diverse fasi di attuazione.Ma proprio perché una questione tanto cruciale per la ripresa italiana, come è il Piano di rilancio, cade in una fase elettorale c’è il rischio che la maggioranza decida di non muoversi dalla linea dei sussidi dati senza criterio con la sola logica di creare consensi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Se il destino del governo rimane appeso al negoziato
Tema: Gli effetti della trattativa sulla politica italiana

Non è solo il premier olandese Mark Rutte a giocare la partita europea con l’occhio puntato sulle urne. Per ogni leader riunito a Bruxelles, questi quattro giorni di vertice sono un prolungamento della politica interna. Di più: sono la polizza di assicurazione presso i propri Parlamenti e l’opinione pubblica. Per questo nessuno può permettersi di riemergere come perdente. Giuseppe Conte è il primo a saperlo, e il compromesso che si starebbe delineando gli permetterebbe di rivendicare una svolta: nel senso che per la prima volta l’Europa «socializza» il debito. Dal giugno del 2018 a oggi, prima con la maggioranza M5S-Lega, da settembre scorso con il Pd, il premier ha cercato di accreditarsi come garante nei rapporti tra Italia, Commissione Ue e Bce; e come sponda dei governi alleati. Nell’irrigidimento di nazioni come l’Olanda, tuttavia, si indovina l’irritazione non solo con l’Italia, ma con una Germania che ha scelto l’asse con la Francia e assecondato, di fatto, un nuovo approccio: sempre che, come sembra, prevalga. La sopravvivenza di Conte è legata a un risultato tangibile sugli aiuti finanziari da distribuire in nome dell’emergenza da coronavirus.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verdelli Carlo 
Titolo: L’identità sbiadita – La carta d’identità sbiadita del governo (e della nazione)
Tema: Gli effetti della trattativa sulla politica italiana

Le onde lunghe e minacciose del post Covid richiederebbero mani salde al timone, una squadra in comando esperta e quindi cauta, almeno nelle dichiarazioni pubbliche, più una strategia consapevole per affrontare le tante insidie e incognite del momento. Il problema è che il governo sembra aver smarrito la carta d’identità, con quella provvisoria ormai scaduta da un pezzo, visto che siamo a più di io mesi dall’insediamento. Nato contro qualcosa (il Salvini senza freni del primo Papeete), il Conte 2 non è ancora riuscito a prendere una propria forma distinguibile e quindi riconoscibile. E questa indeterminatezza di indirizzi, figlia dei veti incrociati tra le forze che lo compongono, non aiuta alla costruzione di una reputazione spendibile e credibile, specie sui tavoli dove si sta giocando la partita più delicata, quella del finanziamento per ripartire dopo i disastri del virus. Che bandiera batte la nave Italia?
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: “Blitz anti maggioritario di Pd e 5S così ci spingono al grande centro”
Tema: Intervista a Matteo Renzi –

«Questo è un passaggio storico e secondo me si è raggiunto un buon compromesso, Conte ha lavorato bene in asse con Macron e la Merkel». Fa un certo effetto sentir pronunciare all’ex premier Matteo Renzi un – se pur misurato – complimento al premier in carica. Ma come dice il leader di Italia Viva, «quando un premier va a Bruxelles ci va con il sostegno di tutto il paese». Dunque questa intesa che si va profilando è un buon risultato, ma «tutta da vedere nei dettagli. E comunque, anche se i Paesi frugali hanno ottenuto qualcosa, è impossibile che qualcuno abbia un diritto di veto. Certo avremo un controllo. E un accordo in tal senso sulla maggioranza qualificata va bene».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Riforma Il nodo delle presidenze di commissioni
Il nodo delle presidenze di commissioni finirà oggi, a ora di pranzo, sul tavolo dei leader della maggioranza. Ma l’accordo sembra lontano, soprattutto per i dissidi fra i renziani e i maggiori azionisti della coalizione giallo-rossa. Gli uni contro gli altri armati, in uno scontro che vede, sullo sfondo, un’altra delicatissima partita: quella della legge elettorale. Il clima, in quest’ultimo scorcio di luglio, è rovente fra Montecitorio e Palazzo Madama. Almeno sui numeri lo schieramento che sostiehe Conte ha trovato la quadra. Sette presidenze ai 5Stelle, 5 al Pd e due a Italia Viva alla Camera. Stessa ripartizione ma con una poltrona in meno al Pd e una a Leu al Senato. Il problema riguarda soprattutto le deleghe e i nomi: Iv vuole, a Montecitorio, la guida delle commissioni Finanze (per Luigi Marattin) e Trasporti (per Raffaella Palta). Soluzione bocciata in modo più o meno aperto dagli alleati. Ettore Rosato, capogruppo dei renziani, lo dice senza remore: «Pd e M5S intendono decidere in casa nostra. Se così è, le commissioni se le facciano con l’opposizione. Noi non indietreggiamo».
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Il Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico 
Titolo: Crimi “commissariato” dai 5S del Senato La linea politica si decide in Assemblea
Tema: M5S

Il “reggente” del Movimento 5 stelle, Vito Crimi, è stato commissariato dai suoi parlamentari. Il gruppo M5S del Senato ha approvato lo scorso giovedì una modifica al regolamento interno con cui si rende praticamente vincolante la linea politica decisa in assemblea, imponendo al capogruppo di «concertare» la posizione con il capo politico. Nella stessa direzione, si sono mossi anche i deputati, stringendo così da entrambi i rami del Parlamento la tenaglia sulle libertà d’azione del reggente. L’iniziativa nasce dai senatori Emanuele Dessi, Mattia Crucioli e Primo Di Nicola, ai tempi della leadership di Luigi Di Maio, ma la scure che doveva abbattersi sul ministro degli Esteri ha finito per colpire Crimi, sempre più solo e considerato troppo silenzioso rispetto agli altri leader.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: Destra divisa anche sull’omofobia Fi apre alla legge: “Ma va migliorata”
Tema: Centro Destra

Il primo segnale da Forza Italia, sul tentativo di arrivare a una legge condivisa sull’omofobia, era arrivato il 14 luglio. Quando in commissione Giustizia alla Camera non aveva partecipato al voto sul testo base, presentato dal deputato Dem Alessandro Zan. Bocciato senza mezzi termini da Lega e Fratelli d’Italia. Un «segnale di apertura», s’era detto quel giorno. Che ora, alla vigilia della discussione sugli emendamenti, si conferma come una novità politica di tutto rilievo. Perché FL alla prova dei numeri, si è comportata in modo opposto alla Lega e a Fdi. Sul tavolo della commissione Giustizia, da oggi alle 14, ecco da una parte gli oltre 800 emendamenti di Salvini e Meloni. Che puntano, come hanno detto in piazza i due leader, ad affondare la legge. E dall’altra le sole 17 richieste di modifica dei berlusconiani Enrico Costa e Giusi Bartolozzi che vogliono cambiare la legge, ma non puntano a buttarla via
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Conte nazionalista piace alla Meloni
Tema: Centro Destra

Qualcosa si muove nel perimetro del centrodestra. E stavolta l’iniziativa non è di Berlusconi con le sue manovre di accostamento all’area governativa, almeno sulla politica europea. Stavolta la novità si deve ai riflessi di Giorgia Meloni che ha intravisto uno spazio nuovo per i nazionalisti dopo Bruxelles. La leader dei Fratelli d’Italia poteva limitarsi ad attaccare Conte per come ha gestito la trattativa tra i governi: è la linea di Salvini che ha descritto il premier come un questuante con il cappello in mano. Ma è una posizione di corto respiro per almeno due ragioni: la prima è che non è elegante ed è persino controproducente criticare il premier, sia pure avversario in patria, quando è impegnato in un complesso negoziato all’estero; la seconda è che così facendo l’opposizione finisce per doversi appiattire suo malgrado sulle tesi anti-italiane di un Rutte e degli altri frugali. Come spesso gli accade, Salvini ha abbracciato la tattica dimenticando la strategia. Viceversa la Meloni si sforza di guardare più lontano. Ha chiesto a Conte di «giocare in attacco». E ha aggiunto: «Se difenderà fino in fondo gli interessi del popolo italiano ci troverà al suo fianco: FdI antepone sempre l’interesse nazionale a quello della fazione».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Beda Romano 
Titolo: Europa: 750 miliardi, prendere o lasciare – Recovery Fund, ultima offerta ai Paesi del Nord e dell’Est
Tema: Recovery Fund

Per la quarta serata consecutiva i Ventisette stavano negoziando ieri un sofferto accordo sul bilancio comunitario 2021-2027. Si respirava cauto ottimismo nelle delegazioni nazionali dopo che su molti fronti si erano aperti i primi spiragli tra i capi di Stato e di governo. A ridosso della cena il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha espresso «fiducia sulla possibilità di una intesa». In linea dI massima, l’atteso accordo dovrebbe sancire una riduzione dei sussidi rispetto ai prestiti se confrontata con la proposta della Commissione europea. Secondo una nuova bozza negoziale del bilancio comunitario, a cui è associato un controverso Fondo per la Ripresa, quest’ultimo dovrebbe essere composto da 390 miliardi di sovvenzioni e 360 di prestiti (rispetto ai precedenti 500 e 250 miliardi).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Il retroscena – Quanti soldi entreranno (davvero) nelle casse italiane
Tema: Recovery Fund

A volte i confronti fra Europa e Stati Uniti possono essere brutali. Venerdì Steven Mnuchin, segretario al Tesoro americano, ha detto che l’amministrazione è disposta a cancellare prestiti pubblici alle piccole imprese per 518 miliardi di dollari (452 miliardi di euro). Con una firma, Washington varerebbe così più sussidi di quanti sia riuscita a organizzare l’Unione europea dopo cinque mesi di lavoro e dopo il vertice dei capi di Stato e di governo più lungo della storia. La parte dei trasferimenti diretti nel Recovery Fund sarebbe infatti di 390 miliardi di euro, benché al momento in cui il «Corriere» è andato in stampa non c’era ancora accordo fra leader europei sull’ultima proposta di compromesso. Il confronto fra Washington e Bruxelles però non sarebbe corretto: gli Stati Uniti sono una federazione da quasi due secoli e mezzo, mentre questa è la prima volta che l’Unione europea costruisce uno strumento di bilancio comune, finanziato attraverso l’emissione di debito comune e rimborsabile con «risorse proprie» di Bruxelles: entrate da definire della Commissione Ue, la quale ne risponderà all’europarlamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Merkel e Macron placano i riottosi Ma i «frugali» hanno il supersconto
Tema: Recovery Fund

Risolto anche il legame tra fondi e rispetto dello Stato di diritto, nella notte è stata la volta dei dettagli tecnici. Poi potranno tornare a casa e dirsi tutti vincitori, almeno in base all’ultima proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. I Paesi nordici definiti «frugali» e i Paesi del Sud difensori della «solidarietà». Perché il Recovery Fund, il pacchetto di aiuti pensato per sostenere i Paesi più duramente colpiti dalla crisi economica scatenata dal Covid, è rimasto del valore complessivo di 750 miliardi come proposto dalla Commissione europea, difeso da Germania e Francia, con il sostegno dell’Italia e degli altri Paesi del Sud e nella notte del terzo giorno di negoziato da 22 Paesi su 27. Per convincere i restanti cinque — Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia — è stato necessario sbilanciare il rapporto tra trasferimenti e prestiti a favore di questi ultimi, come chiesto con intransigenza dai nordici, che hanno trasformato il Consiglio europeo straordinario convocato per decidere sul Recovery Fund e sul bilancio Ue 2021-2027 in una maratona negoziale di 4 giorni. Potrebbe sembrare che a perdere siano state Francia e Germania che avevano proposto e difeso 500 miliardi di aiuti. Ma forse sono le vere vincitrici, perché hanno imposto all’Unione un salto verso una maggiore integrazione facendo accettare a tutti gli Stati membri, anche i più riottosi, che la Commissione emetta debito comune garantito dal bilancio Ue.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Europa, c’è un testo per l’accordo – E Conte «vede» 200 miliardi «È il miglior accordo possibile»
Tema: Recovery Fund

Prima della stretta finale, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte pensa che si stia profilando il «miglior risultato possibile». L’accordo dovrebbe garantire all’Italia 208,8 miliardi di euro tra sovvenzioni a fondo perduto e prestiti da rimborsare. È il più ottimistico tra i sei scenari che sono sul tavolo al mattino. Sulle sovvenzioni, il capitolo che ci sta più a cuore visto che si tratta di soldi a fondo perduto che non vanno rimborsati, c’è una piccola limatura ma la cifra resta sostanzialmente la stessa: un filo sopra gli 8o miliardi di euro, evitando quel taglio di 10 miliardi che la notte prima sembrava inevitabile e alla fine era stato pure metabolizzato. Mentre sui prestiti, che invece vanno rimborsati, la quota per l’Italia sale fino a 127 miliardi di euro. Grazie a un diverso meccanismo di calcolo e una revisione dello schema sui contributi a carico dei singoli Stati membri, ci sono 38 miliardi di euro in più. Più o meno la stessa cifra che potremmo prendere con il Mes, il Fondo salva Stati che il Movimento 5 Stelle non vuol sentire nemmeno nominare e che alla fine potrebbe anche far cadere il governo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cassese Sabino 
Titolo: Non solo soldi – Non è solo questione di soldi
Tema: Recovery Fund

Nel difficile negoziato di ieri al Consiglio europeo di Bruxelles non erano in ballo soltanto l’importo dei fondi da assegnare al Recovery Fund, la loro ripartizione tra sussidi a fondo perduto e prestiti da restituire, l’ammontare degli sconti di cui i Paesi «frugali» godono nei loro contributi al Finanziamento comunitario, ma anche tre principi essenziali, che possono condizionare il presente e il futuro dell’Unione europea. Questi principi sono: il rispetto dello Stato di diritto, il riconoscimento di un «potere della borsa» all’Unione e le procedure per il controllo sui fondi distribuiti agli Stati. Sul lungo periodo, anzi, questi tre principi sono più importanti dell’ammontare degli interventi finanziari. Come accade spesso in politica, dietro gli interventi congiunturali, che servono nel breve periodo, vi sono quelli strutturali, che sono permanenti, e spesso i primi servono ai secondi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: In attesa degli aiuti Ue l’Italia ipoteca un debito aggiuntivo di 100 miliardi
Tema: I conti italiani

Alla girandola dei numeri che ha accompagnato la quarta, lunga giornata di negoziati a Bruxelles sono appese le prospettive di medio termine dei conti italiani. Che con l’aumento della quota di prestiti (loans) dovranno trovare il modo di gestire una linea del debito già schizzata in area 160% del Pil quest’anno. A chiudere, almeno per ora, la macchina del deficit sarà la manovra estiva, finanziata dallo scostamento da 18-20 miliardi atteso a breve in consiglio dei ministri. Questa settimana (forse già domani), o al più tardi la prossima, il premier, di ritorno da Bruxelles, dovrebbe convocare il governo per avviare l’iter del nuovo disavanzo aggiuntivo, che il Parlamento sarà chiamato ad autorizzare.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Salerno Mauro 
Titolo: Fisco, Ance all’attacco: pagamenti separati Iva furto di liquidità
Tema: Fisco

Un «furto legalizzato di liquidità» da 3,5 miliardi all’anno, a fronte di un recupero dei evasione Iva da “zero virgola”, mentre il settore attende ancora lo sblocco di pagamenti arretrati per oltre sei miliardi. I costruttori, messi in ginocchio prima dalla crisi pluriennale dei cantieri pubblici e poi dall’emergenza Covid19, aprono un nuovo durissimo fronte contro la scelta delGoverno di chiedere a Bruxelles la proroga di tre anni del meccanismo fiscale dello «split payment», oltre la scadenza già superata del 30 giugno. Provando a spiegarlo in due parole, lo split payment é una formula, conosciuta anche con il nome di “scissione pagamenti” che consente alla Pa di non versare agli appaltatori, ma direttamente all’Erario, l’Iva fatturata a fronte dell’esecuzione di un appalto. Il sistema è studiato per ridurre l’evasione dell’imposta.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Tasse e partite Iva agitano il governo “Serve un rinvio”
Tema: Fisco

La maratona fiscale di luglio è cominciata. Sono 246 le scadenze che oltre quattro milioni di partite Iva dovranno rispettare nei prossimi dieci giorni e che il governo si è rifiutato di prorogare. Troppo pesante il fardello per le casse dello Stato che non può permettersi di rinunciare a otto miliardi e mezzo di imposte. Risorse che andrebbero a incidere pesantemente sulle previsioni del Def atteso a fine settembre. Con i commercialisti in rivolta e il centrodestra schierato contro il tax day a infiammare ancora di più le polemiche ci ha pensato il vice ministro Antonio Misiani. Ieri in un’intervista a La Stampa, l’esponente del Pd aveva minimizzato sulla crisi vissuta dai lavoratori autonomi che secondo lui «non stanno peggio di altri», per poi rilanciare il messaggio che «le imposte vanno pagate perché servono a finanziare i servizi essenziali». Una bufera si è abbattuta sul numero due di Roberto Gualtieri, un tourbillon di dichiarazioni e tensioni che hanno coinvolto anche l’opposizione e l’esecutivo. La sua omologa Laura Castelli ha tentato di spegnere il fuoco ricordando che nei mesi più duri il Tesoro aveva sospeso 13 miliardi di tasse, tra cui l’Irap.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  r.dim 
Titolo: Alitalia, 70 aerei e 4 mila esuberi il Tesoro mette a punto il piano
Tema: Alitalia

La nuova Alitalia vola a Bruxelles, per il collaudo necessario a riprendere quota, sotto la livrea dello Stato. Ieri sera altissimi dirigenti del Tesoro, che in questa fase hanno preso in mano la cloche, secondo quanto ricostruito dal Messaggero, assieme al presidente designato Francesco Caio e all’ad Fabio Lazzerini avrebbero avuto una videoconferenza con la struttura della direzione generale della concorrenza di Bruxelles. Primo confronto vero sulla nuova bozza di piano predisposta da Caio e Lazzerini assieme agli advisor del Tesoro. La bozza di circa 50 pagine è a geometrie variabili perchè punta a verificare il pensiero dell’Antitrust rispetto a una serie di scelte dove Bruxelles ha posto i paletti della discontinuità fra la vecchia e la nuova compagnia. La nuova Alitalia che verrà presentata all’Europa è una società più snella sia di quella attuale, sia del piano che era stato preparato dalla ministra Paola De Michell e svelato dal Messaggero dell’1 luglio: 93 aeromobili e un format “premium” per dare più spazio alla business class.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Stampa 
Autore:  Arcovio Valentina 
Titolo: “Il vaccino di Oxford funziona” Entro dicembre pronte le prime dosi
Tema: Il vaccino anti-Covid

La speranza che entro la fine di quest’anno avremo a disposizione le prime dosi di un vaccino anti-Covid diventa più concreta. Il candidato ChAdOxl, messo a punto dallo Jenner Institute della Oxford Universiy, con la collaborazione dell’azienda italiana Irbm di Pomezia, è sicuro e provoca una forte risposta immunitaria, che è durata almeno 2 mesi. In pratica, è in grado di stimolare la produzione di anticorpi e cellule immunitarie T contro il nuovo coronavirus. Questi risultati, pubblicati sulla rivista Lancet, si riferiscono alla fase 1 e 2 di una sperimentazione che ha coinvolto 1.077 adulti sani. «Ulteriori studi – specificano i ricercatori – sono necessari per confermare se il vaccino protegga effettivamente dal Covid-19». Per il momento, precisamente fino al 56esimo giorno della sperimentazione clinica in corso, i risultati sono incoraggianti. Crescono quindi le aspettative per la fase successiva, i test di fase 3, quelli che decreteranno se ChAdOxl da candidato diventerà un vaccino anti-Covid.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Due fantastici vaccini europei
Tema: Il vaccino anti-Covid

Le buone notizie arrivate ieri dall’Europa sul tema dei vaccini sono due e sono entrambe entusiasmanti. Le due notizie hanno a che fare con due mondi distanti l’uno dall’altro ma in entrambi i casi offrono ragioni per osservare il futuro con qualche dose di ottimismo. La prima notizia arriva dallo Jenner Institute della Oxford University che ha comunicato, attraverso una pubblicazione su Lancet, di aver indotto, con la collaborazione dell’azienda biotech italiana Irbm di Pomezia, “una forte risposta immunitaria e anticorporale fino al cinquantaseiesimo giorno della sperimentazione in corso”. La seconda notizia è quella che arriva da un altro angolo dell’Europa, ovvero da Bruxelles, e in particolare dalle stanze del Consiglio europeo, dove le lunghissime, meravigliose e interminabili riunioni tra i capi di stato e di governo hanno contribuito a iniettare negli organismi europei una discreta quantità di anticorpi utili a proteggere gli stati membri dal più pericoloso tra i virus politici presenti oggi nel nostro continente: gli istinti nazionalistici e gli egoismi nazionali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Il corsivo del giorno – La svolta anti-cinese di Londra
Tema: Gran Bretagna – Cina

La Gran Bretagna è ormai entrata decisamente in rotta di collisione con la Cina. Ieri il ministro degli Esteri di Londra, Dominic Raab, ha annunciato la sospensione del trattato di estradizione verso Hong Kong: una misura di protesta nei confronti della legge sulla sicurezza nazionale imposta dalla Cina all’ex colonia britannica, che ne lede i diritti di autonomia. Ma non è l’unico fronte: il governo di Boris Johnson aveva già offerto la cittadinanza a tre milioni di residenti di Hong Kong, ha bandito Huawei dallo sviluppo della rete di telecomunicazioni 5G e ha accusato Pechino di «grossolane» violazioni dei diritti umani nei confronti della minoranza musulmana uigura. E un’inversione a U rispetto all’epoca di David Cameron, il premier britannico che aveva prefigurato un «decennio d’oro» nei rapporti fra Gran Bretagna e Cina.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Rizzo Alessandra 
Titolo: Hong Kong Il Regno Unito blocca armi ed estradizioni
Tema: Gran Bretagna – Cina

Sale la tensione tra Regno Unito e Cina: Londra ha deciso di sospendere il trattato di estradizione con Hong Kong «immediatamente e a tempo indeterminato». La decisione, annunciata dal ministro degli Esteri Dominic Raab, sancisce un ulteriore inasprimento nei rapporti tra i due Paesi in seguito alla controversa legge sulla sicurezza nazionale voluta da Pechino ed entrata in vigore nell’ex colonia britannica. E coincide con la visita a Londra del Segretario di Stato americano Mike Pompeo. Nel suo intervento ai Comuni, Raab ha parlato di risposta «necessaria e proporzionata» a fronte delle preoccupazioni destate dalla legge sulla sicurezza nazionale, che molti vedono come un colpo di mano di Pechino per cancellare l’autonomia e le libertà garantite alla città nella formula «un Paese, due sistemi».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Al-Sisi pronto a entrare in Libia È sfida aperta al sultano Erdogan
Tema: Egitto pronto a entrare in Libia

Emmanuel Macron ha telefonato a Donald Trump, Trump ha chiamato il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi e il vortice diplomatico attorno alla Libia ha accelerato ancora di più ieri pomeriggio, quando il Parlamento del Cairo ha detto sì all’intervento dell’esercito a sostegno del maresciallo Khalifa Haftar. L’azione in territorio libico può adesso scattare in qualsiasi momento, ma soltanto «nel caso venissero attaccate Sirte e Al-Jufra». Sono la città e l’oasi al confine fra Tripolitania e Cirenaica che Al-Sisi ha segnato sulla sua «linea rossa» e che il presidente turco Recep Tayyp Erdoganvuole «liberare» al più presto, per completare la sua trionfale campagna libica.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mangani Cristiana 
Titolo: Libia, Egitto contro il fronte pro-Serraj ok del parlamento all’invio di truppe
Tema: Egitto pronto a entrare in Libiaun
nuova prova di forza dell’Egitto. Il parlamento del Cairo ha autorizzato l’invio di truppe verso Sirte, al fianco di Khalifa Haftar, per fermare l’avanzata delle forze armate di Tripoli, sostenute dalla Turchia: un via libera che potrebbe aprire le porte a uno scontro tra due delle principali potenze della regione, se veramente l’Egitto avesse voglia di entrare in guerra con il proprio esercito. L’iniziativa ora passa nelle mani del presidente Abdel Fatah al Sisi. Ed è proprio su dlï lui che anche gli Stati Uniti stanno esercitando le maggiori pressioni.
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