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SINTESI IN PRIMO PIANO – 21 giugno 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Riaperture tra le tensioni. Via l’obbligo delle mascherine a luglio, il governo ora è diviso sulle discoteche.
– In 45mila a Roma e 23mila a Bologna per le primarie dei candidati sindaci. Vincono Gualtieri e Lepore.
– Vertice ad Arcore per studiare il partito unico. Patto tra Berlusconi e Salvini. La Meloni per ora lascia cadere l’invito.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Il retroscena – Il via libera alle discoteche divide il governo Giorgetti preme sul Cts Palazzo Chigi prende tempo
Tema: Riaperture

E’ l’unico settore senza una data di ripartenza. Nell’Italia che da oggi è ormai tutta in fascia bianca — ad eccezione della Valle d’Aosta — e dove è stato eliminato ovunque il coprifuoco, è la sola attività che rimane chiusa. Per discoteche e sale da ballo, nulla è stato ancora deciso. Anzi. Nonostante gli impegni di «avviare un percorso» per il ritorno alla normalità, si continua a rinviare la discussione. L’obiettivo degli «aperturisti» rimane luglio come data per il via libera, ma lo scontro all’interno del governo potrebbe accendersi già nelle prossime ore. Una decina di giorni fa il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti aveva chiesto al Comitato tecnico scientifico di fornire un parere sulla riapertura dei locali. Gli scienziati hanno però sollecitato «ulteriori elementi» prima di esprimersi e da palazzo Chigi — ma anche da altri ministeri competenti — si prende tempo. Così come già accaduto nei giorni scorsi sulla gestione della campagna vaccinale, rimane alta la tensione su decisioni che possono far risalire la curva epidemiologica in un momento chiave come la ripresa del turismo e la riapertura di settori strategici. E «vanificare gli sforzi fatti», come ha lasciato intendere lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolò 
Titolo: “Vaccini errore di comunicazione sul mix anche gli over 60 devono poter scegliere”
Tema: Intervista a Pierpaolo Sileri – Vaccini

«Sul mix vaccinale c’è stato errore di comunicazione da parte del ministero della Salute». Pierpaolo Sileri lo ammette con la serenità di chi, pur essendo sottosegretario di quel ministero, vede passare spesso sopra la propria testa decisioni, ordinanze e circolari. E allora, di fronte all’irritazione del premier, indirizzata con ogni probabilità al ministro Roberto Speranza e ai tecnici che lo supportano, non gli riesce nemmeno una difesa d’ufficio: «Dentro al ministero ci sono grandi professionalità, ma anche diverse cose che potrebbero funzionare molto meglio». L’indicazione perentoria sulla vaccinazione eterologa per gli under 60 che avevano fatto la prima dose con AstraZeneca è stata un errore? «Sì, era più sensato lasciare aperta l’opzione di fare anche la seconda dose con AstraZeneca, per chi preferisce evitare l’eterologa, che resta comunque la soluzione più sicura ed efficace. Ma il vaccino AstraZeneca continua a essere autorizzato dall’Ema sopra i 18 anni, quindi, se uno vuole fare il richiamo con quello, è giusto che possa farlo. Poi, da medico, farei delle distinzioni». Ad esempio? «Sarei molto rigoroso nel consigliare Pfizer o Moderna per le donne sotto i 50 anni ed eviterei sempre di dare Astra Zeneca ai giovani sotto i 30 anni. Tutti negano di aver contribuito alla “confusione” sul fronte vaccini, riconosciuta pubblicamente dal premier Draghi». Quindi? «Quindi la confusione è legata al fatto che la pandemia è un’emergenza molto dinamica, in cui bisogna continuamente riadattare la campagna vaccinale alle nuove evidenze scientifiche. Ma bisogna farlo con indicazioni chiare, che probabilmente non erano tali, a causa di seri problemi di comunicazione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Primarie, sì a Gualtieri e Lepore A Roma scontro sull’affluenza
Tema: Primarie Pd

Lo stato maggiore del Pd può tirare un sospiro di sollievo: a Roma e a Bologna non c’è stato il flop delle primarie come a Torino. Nella Capitale votano in 45 mila, nel capoluogo dell’Emilia-Romagna in 27 mila. E in entrambe le città il risultato è quello auspicato: a Roma vince Roberto Gualtieri, e a Bologna Matteo Lepore batte Isabella Conti 59,5 contro 40,5. E così Enrico Letta a sera, anche se nella Capitale partono le contestazioni sui numeri dei partecipanti al voto, può dire: «Bene! La prima scommessa è vinta. Le primarie a Roma e Bologna sono un successo di popolo. La vittoria di Lepore e Gualtieri dimostra che abbiamo avuto ragione a non avere paura di farle perché il popolo di centrosinistra è con noi. Avanti!». Certo, i dati della partecipazione, soprattutto a Roma non sono propriamente esaltanti, ma certamente molto meglio delle previsioni fatte al Nazareno. Il raffronto è quello con le precedenti primarie del 2016, quando i pd, demotivati, davano per scontata la vittoria di Virginia Raggi nella corsa al Campidoglio: allora i votanti furono 47.317, poi ulteriormente ridotti a 44.501 dopo un riconteggio delle schede bianche. E ieri sera nel giro di mezz’ora a Roma si è passati da 37 mila votanti a 40 mila, sino ai 45 mila finali. Ossia la stessa identica percentuale che il Pd romano va profetizzando da una settimana: quella che consente ai dem di dire che queste primarie sono andate meglio di quelle del 2016. Ma uno dei competitor di Gualtieri, Giovanni Caudo, il candidato sponsorizzato da Ignazio Marino, contesta quella cifra raggiunta in extremis in serata: «Saranno al massimo 37 mila. Chiedo il riconteggio delle schede».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Il retroscena – Letta: “Partito di popolo” Ma su coalizione e 5S riparte la sfida con Renzi
Tema: Primarie Pd

Appena rientrato dal Forum italo-spagnolo che ha incoronato Mario Draghi tra i leader più ascoltati in Europa, sul viso la mascherina donatagli dalla sindaca di Barcellona Ada Colau che in una circostanza così serve pure un po’ da amuleto, Enrico Letta ha l’andatura di chi ha già vinto quando, alle cinque del pomeriggio, raggiunge il gazebo di Testaccio, il suo quartiere. Dal Cremlino, il bel palazzo anni ’20 in cui abita, al piccolo stand dove i volontari hanno fatto a gara per raccoglierne il voto ci saranno non più di 200 passi. E il segretario del Pd li percorre a ritmo lento, gustandosi — nonostante l’afa — «la festa della democrazia» che fino a sera riempie le piazze di Roma e di Bologna, monitorate ora per ora dai militanti in stretto contatto col Nazareno. Lo spettro di Torino, che per tutta la settimana ha aleggiato sulle primarie, specie nella capitale, è ormai un ricordo sbiadito. La coda della pandemia, la domenica estiva e la partita della nazionale potevano rappresentare un mix micidiale per la partecipazione. E invece «il popolo del centrosinistra c’è», esulta Letta dopo aver infilato la scheda nell’urna. Non si è fatto scoraggiare né dal precedente poco lusinghiero, né dalle polemiche sul risultato già scritto, come molti temevano e qualcuno sperava. Considerata la congiuntura, le file registrate a sorpresa persino durante la partita dell’Italia sono il segnale di una ripartenza che neppure il flop sotto la Mole è riuscito ad azzoppare. Una boccata d’ossigeno anche per il segretario, utile a stoppare il fuoco amico che altrimenti sarebbe ricominciato.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cappellini Stefano 
Titolo: Ma i gazebo non bastano più
Tema: Primarie Pd

Le primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco a Roma e Bologna sono andate meglio di quelle di Torino. Non era difficile, se parliamo di affluenza, sebbene anche i dati di ieri confermino una tendenza al calo della partecipazione. Ma il problema, come detto già dopo la consultazione torinese, resta politico e non numerico: le primarie sono uno strumento spuntato e da rivedere. E cambiato il sistema politico che le ha generate e ancora di più la coalizione che le ha introdotte in Italia. Ieri hanno vinto i candidati ufficiali del Pd. Non significa che siano per questo primarie fasulle, anche se qualcuno è tentato di usare l’argomento. Carlo Calenda, candidato sindaco e antagonista del Pd a Roma, ha biasimato la pubblicazione di un facsimile della scheda elettorale in cui il Pd romano invitava a votare Gualtieri, come se idem non avessero diritto a fare campagna per il proprio candidato o le primarie fossero attendibili solo se svolte al grido di “vinca il migliore” (peraltro in migliaia sui social hanno equivocato il facsimile, convincendosi che quello di Gualtieri fosse l’unico nome prestampato sulla scheda, questi sono i tempi). Il risultato era scontato a Roma, meno a Bologna dove la competizione era più aspra e aperta. Proprio per questo è a Bologna che il voto ai gazebo potrebbe rivelarsi più utile, perché la partecipazione di una candidata come Isabella Conti, sindaca renziana di San Lazzaro, sfidante tutt’altro che rassegnata del vincitore Matteo Lepore, non può che rafforzare la coalizione. Sempre che, però, non avvengano incidenti con l’allargamento dell’alleanza al Movimento 5 Stelle, che Lepore auspica (e realisticamente otterrà) mentre Conti respinge.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sorgi Marcello 
Titolo: L’analisi – Quei gazebo per apparati senza popolo – Quei gazebo per apparati
Tema: Primarie Pd

Pur essendo le primarie un tentativo di coinvolgere i cittadini, e non solo gli iscritti, in decisioni importanti, prima, al momento della sperimentazione, sono affiorate resistenze perché l’allargamento della platea avrebbe limitato il diritto (e il potere) dei gruppi dirigenti di scegliere con chi correre. Meglio i tavoloni con sedici o più membri delle coalizioni, che non i sedicimila gazebi sparsi sul territorio nazionale: ed è quanto dire. Poi, quando il centrosinistra è finito quasi tutto in un partito, anche questa polemica ha fatto il suo tempo e s’è trovato, appunto, un metodo a metà strada: candidati d’apparato, come Gualtieri o Lepore (non ce ne vogliano), ex-ministri, assessori, dirigenti con lunga militanza alle spalle, messi di fronte al popolo come per un referendum. Il risultato è stato che l’affluenza ai gazebo, scontando anche la fine della novità, ha cominciato a scendere: fino agli 11 mila di Torino di due settimane fa, e ai 40 mila di Roma di ieri, dove tra l’altro si votava anche per le primarie dei municipi, e questo avrebbe dovuto garantire unapiùforte mobilitazione. Per essere una “festa della democrazia e della partecipazione”, come l’ha definita Letta, le manca qualcosa. A votare non va che una parte ridotta degli elettori che poi si recano alle urne per le vere elezioni. In compenso è più forte la campagna degli apparati. Questo spiega la vittoria, scontata a Roma, di Gualtieri, il candidato dell’apparato numero uno, quello del Pd.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: Berlusconi: il partito unico nel 2023 Poi il lungo faccia a faccia con Salvini
Tema: Partito unico di centrodestra

Si arrabbia con chi lo descrive come una sorta di burattino nelle mani della famiglia e dell’azienda che vorrebbero affidare Forza Italia a Salvini per risparmiare soldi ed energie: «Sono notizie assolutamente inventate». Poi, collegato con la manifestazione azzurra «Italia, ci siamo», Silvio Berlusconi assicura di stare «meglio», di essere in campo e volerci rimanere «nonostante quello che mi è successo in questi anni», rilancia la sua idea di partito unico del centrodestra, che veda assieme dal 2023, quando si voterà per le Politiche, da Fdl alla Lega ai centristi. E a sera incontra ad Arcore Salvini, per fare il punto: da fonti leghiste assicurano che si è convenuto sull’esigenza di una sempre più stretta collaborazione tra Lega e FI. «L’obiettivo — spiegano — è rendere ancora più efficace l’azione comune in Parlamento. Passi avanti nella definizione della federazione auspicata da Salvini e, di conseguenza, lungo la strada del partito unitario che Berlusconi immagina per il 2023».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Berlusconi Silvio 
Titolo: L’intervento di Berlusconi «Ecco il nostro compito: un partito repubblicano per governare col centro e la destra democratica»
Tema: Partito unico di centrodestra

“Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) ho letto con sconcerto su alcuni organi di stampa che la mia famiglia e alcuni miei collaboratori si starebbero adoperando per le vicende che riguardano Forza Italia, i rapporti con la Lega e il progetto del centrodestra italiano. Sono notizie assolutamente inventate, che travisano radicalmente il senso della nostra iniziativa politica. Mi dispiace che ancora una volta la mia famiglia sia chiamata in causa. I miei figli con la politica non c’entrano niente. Io ho naturalmente un rapporto di totale fiducia e profondo affetto con i miei cari, ma – per scelta loro e mia – nessuno di loro si occupa in alcun modo di politica e tanto meno del futuro di Forza Italia. Lo stesso vale per i manager che continuano ad occuparsi brillantemente delle aziende che ho fondato. Voi di Forza Italia lo sapete molto bene, ma è utile ripeterlo per chi ci ascolta”. II leader di Forza Italia parla alla convention in Lombardia: «Il riferimento è il modello americano. Il futuro appartiene a società e idee liberali».
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Non ci sono i gazebo ma attenti alle primarie tra Meloni e Salvini
Tema: Partito unico di centrodestra

L’attenzione di molti osservatori oggi, come è normale che sia, sarà rivolta al risultato delle primarie del Pd celebrate nella giornata di ieri con fortune alterne sia a Bologna sia a Roma. Eppure, nonostante i gazebo facciano parte esclusivamente del patrimonio genetico del centrosinistra, le primarie più interessanti che si stanno svolgendo in questo momento in Italia non si trovano a sinistra ma si trovano a destra, dove la competizione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini si sta trasformando nel fatto politico più appassionante di questa stagione politica. Quelle tra Salvini e Meloni non sono formalmente primarie, non ci sono gazebo in vista, ma di fatto il leader della Lega e il leader di Fratelli d’Italia si muovono ormai da mesi come se fossero al centro di una grande competizione che Silvio Berlusconi probabilmente definirebbe molto simile a un “quid factor”. II tentativo di Salvini di cancellare tutto ciò che ha fatto il governo gialloverde è lì a ricordarci quanti danni possa fare la Lega quando si trova al governo senza essere commissariati. II tentativo di Giorgia Meloni di dimostrare quanto sia impresentabile il suo alleato nel centrodestra è un’immagine che trasmette un tasso di litigiosità degno della stagione dell’Unione prodiana. La gara tra Salvini e Meloni non è dunque solo tra chi dei due ha il sondaggio migliore (i sondaggi spesso non fotografano la realtà ma la realtà fotografata dai sondaggi è quella che di solito indica quale leader della coalizione ha l’ultima parola sulle scelte che pesano) ma è, almeno in questa fase, una competizione del tutto nuova, che vede i due leader impegnati in una battaglia il cui scopo ultimo è interpretare al meglio la nuova stagione della post impresentabilità.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Maglione Valentina – Mazzei Bianca_Lucia 
Titolo: Lavoro, famiglia, crediti: così cambi il processo civile – Dieci colpi d’acceleratore ai processi civili
Tema: Riforma della Giustizia

Assunzioni per l’ufficio del processo.Riduzione delle liti in tribunale con il potenziamento delle alternative stragiudiziali. Modifiche alla procedura per accelerare i tempi. Un rito unico per i procedimenti in tema di crisi familiari e figli. Ma anche rafforzamento della telematica e procedure di recupero crediti più snelle. È una riforma a tutto campo quella che sta per investire il processo civile con l’obiettivo di tagliare del 40% la durata dei processi. D’altronde l’efficienza della macchina giudiziaria è un elemento cardine per il successo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e la capacità del nostro Paese di attrarre investimenti esteri. Le proposte messe a punto dal ministero della Giustizia guidato da Marta Cartabia si innestano sul disegno di legge delega presentato quando il ministro era Alfonso Bonafede e ora all’esame della commissione Giustizia del Senato: l’impianto è rimasto, ma la modifica ai contenuti è profonda.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico 
Titolo: Cartabia: “Magistratura in crisi ci vorrebbero tanti Livatino”
Tema: Riforma della Giustizia

Di fronte alla crisi in cui è sprofondata la magistratura italiana, la Guardasigilli Marta Cartabia non si nasconde dietro «parole di convenienza» e invoca la forza dei “buoni modelli”. Se da una parte emergono storture e scandali, dall’altra «si devono valorizzare di più i tanti Livatino in silenzio», dice dal palco del festival di Taormina Taobuk. Lo rievoca più volte, il pm Rosario Livatino, vittima della mafia e beatificato, durante l’incontro con Benedetta Tobagi sulla giustizia, perché «oggi abbiamo bisogno di identificare giudici così, che esistono in Italia e svolgono una funzione nascosta, ma in modo dedito, con disciplina e onore, e che vengono però travolti e coperti dai fatti più clamorosi». Tornare a questo esempio, prosegue Cartabia, «è un desiderio che va di pari passo con la fase di crisi che sta attraversando la magistratura. Una crisi di credibilità e soprattutto ai miei occhi più grave – di fiducia dei cittadini».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Finizio Michela 
Titolo: Stretta alle spese per le famiglie con figli (-11,4%) nell’anno Covid
Tema: Calo dei consumi

Con la pandemia tutte le famiglie hanno diminuito significativamente i consumi. Tuttavia, nelle famiglie di una sola persona la contrazione è stata del 5,5%, mentre in quelle con quattro componenti dell’11,4%, a fronte di un calo medio nazionale pari al 9 per cento. Analizzando nel dettaglio gli ultimi dati Istat sulla spesa delle famiglie emergono notevoli differenze legate alla tipologia di nucleo familiare. Basta fare un altro esempio, prendendo in esame la tipologia dei nuclei familiari: mentre i consumi dei giovani single (18-34 anni) sono rimasti praticamente stabili nel 2020 (-0,6%), quelli delle famiglie numerose con due o più figli si sono drasticamente ridotti. (-11,5% circa), anche in questo caso più della media nazionale. Questi dati oggi assumono particolare rilevanza, a poche settimane dall’avvio delle nuove misure di sostegno per le famiglie, introdotte per i prossimi sei mesi con il Dl 79/2021 (l’assegno ponte e gli assegni al nucleo maggiorati) proprio per dare ristoro ai nuclei con figli minori su cui negli ultimi mesi si sono abbattuti i contraccolpi più gravi della crisi provocata dalla pandemia.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Licenziamenti, conto alla rovescia ma l’intesa tra i partiti è lontana
Tema: Lavoro

Il primo luglio, dopo 493 giorni, in Italia le aziende più grandi torneranno a licenziare. Il blocco che dura dal 23 febbraio 2020 verrà meno per la manifattura e l’edilizia e per tutti quei settori dotati di ammortizzatori ordinari e straordinari. Il traguardo – deciso in pandemia per proteggere il lavoro e i lavoratori – è stato spostato più volte. L’ultima dal governo Draghi nel primo decreto Sostegni di marzo. Un tentativo di allungarlo ancora al 28 agosto c’era pure stato nel decreto Sostegni bis. Ma il premier Mario Draghi, dopo le proteste di Confindustria, ha cancellato la norma.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo:  “Lavoro bomba sociale” – Landini “Il lavoro ormai è disprezzato A rischio in Italia la tenuta democratica”
Tema: Intervista a Maurizio Landini – Lavoro

«Di picchetti, anche molto duri, ne ho fatti tanti nella mia vita sindacale. Ho bloccato i camion nei piazzali per impedire la consegna delle merci durante le vertenze, mi sono scontrato con i padroni e con i padroncini, mi sono sgolato per convincere i lavoratori a scioperare. Ma mai e poi mai ho visto un camionista forzare un picchetto, travolgere i lavoratori fino ad ucciderne uno. Mai ho assistito a qualcosa di simile». Comincia da qui il ragionamento di Maurizio Landini, 59 anni, da due segretario generale della Cgil, per legare l’uccisione a Novara di un giovane sindacalista da parte di un altro giovane lavoratore con le leggi che hanno condotto alla “giungla della logistica”. Per arrivare poi al rapporto con il governo Draghi, al quale – il leader sindacale – torna a chiedere la proroga fino ad ottobre del blocco dei licenziamenti anche per impedire che si alimenti ulteriormente la tensione sociale. E poi a proporre di condividere i progetti e gli investimenti finanziati dall’Europa proprio per cambiare «quel modello di sviluppo basato sugli interessi del mercato e del profitto e non del lavoro».
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  De Carolis Luca 
Titolo: Fico: “Ora il salario minimo e nuovo alt ai licenziamenti”
Tema: Intervista a Roberto Fico – Lavoro

Il grillino della prima ora giura che sì, ci crede nel nuovo Movimento: “Il M5S è sempre cambiato, nel 2013 era già molto diverso da quello del 2010. Stando al governo abbiamo imparato tante cose e ci abbiamo rimesso sul piano del consenso, ma abbiamo anche realizzato molti punti di programma. E ora possiamo crescere”. Il presidente della Camera Roberto Fico professa ottimismo. E dice la sua, su molti temi. Cosa vede dalla sua postazione? I diritti sociali, partendo da quello al lavoro, sembrano traballare. Non penso che i diritti stiano vacillando adesso. Su temi come la sicurezza del lavoro si discute da tempo, ma è evidente che si deve fare di più, per arrivare a una situazione degna di un paese civile. Nel concreto? I diritti vanno rafforzati, e in quest’ottica è fondamentale il salario minimo. È una misura che non toglie a chi fa i contratti, ma che dà più tutele ai lavoratori. Lei parla di tutele, ma il governo non vuole prorogare il blocco dei licenziamenti. Io sono favorevole alla proroga del blocco, ma senza strappi. Bisogna confrontarsi e tenere conto della situazione esistente.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Di Branco Michele 
Titolo: Franco: per superare il divario Sud-Nord serve un piano che vada oltre il Recovery
Tema: Daniele Franco sul divario Nord – Sud

«Il ritardo del Sud non può essere riassorbito solo da un Piano, per quanto ben congegnato». Daniele Franco avverte che il Pnrr non basterà a ridurre il divario con le regioni settentrionali senza un impegno straordinario delle amministrazioni pubbliche e delle classi dirigenti locali. Ma, soprattutto, senza una visione strategica che guardi molto più lontano nel tempo. Intervenendo al primo forum “Nord&Sud”, laboratorio di idee e proposte promosso dalla fondazione Nitti e dall’associazione Merita, che si è concluso ieri a Maratea (Potenza), il ministro dell’Economia ha avvertito che l’Italia deve essere consapevole che «un ritardo dello sviluppo richiede una strategia che si espanda in un orizzonte temporale più lungo e che comprenda, ad esempio, anche i fondi europei e le politiche pubbliche ordinarie». A giudizio di Franco «va evitato che la sfida aggiuntiva dagli investimenti sia compensata da minore spesa ordinaria».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Zacchè Marcello 
Titolo: Recovery, arrivano i fondi Grazie a Draghi e ai liberali
Tema: Recovery Fund

Insieme con Ursula von der Leyen, domani, a Roma sbarca anche una nuova Europa. A 64 anni dal Trattato di Roma, 29 da quello di Maastricht e 19 dall’avvio dell’euro, nasce la Ue 4.0: quella degli «eurobond». Vale a dire le prime obbligazioni che rappresentano un debito comune, ma la cui raccolta sarà destinata ai singoli Stati membri. E l’Italia c’è: il presidente della Commissione Ue è attesa a Cinecittà dal presidente del Consiglio Mario Draghi (che oggi vede Angela Merkel a Berlino) nell’ambito del tour di capitali europee finalizzato a dare il via libera ai vari Pnrr, i piani dove sono scritti progetti e investimenti che i Paesi si impegnano a effettuare tra 2021 e 2026 per accedere al fondo Next Generation Eu, più noto come Recovery fund. Su un totale di 750 miliardi all’Italia ne arriveranno 209, già da quest’anno. Si tratta di un evento straordinario perché mai l’Europa aveva accettato un debito comune; e di un evento non scontato: il cambio di passo che ha aperto la strada ai fondi europei è arrivato solo a febbraio, con l’uscita di scena dei giallorossi, l’insediamento del governo Draghi e l’accelerazione sulle riforme che la Ue pretende: dalla giustizia, alla burocrazia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dell’Oste Cristiano – Uva Valeria 
Titolo: Il reddito in centro supera di tre, cinque volte quello in periferia
Tema: il reddito medio

A Milano, nell’area tra Brera e il Quadrilatero della moda, il reddito medio (100.659 euro) è cinque volte più alto che a Quarto Oggiaro e Roserio (18.926). I dati delle Finanze, rielaborati dal Sole 24 Ore del Lunedì, consentono per la prima volta di guardare dentro le città. Misurando la distanza tra zone benestanti e svantaggiate. Così a Roma i Parioli (68.315 euro) superano di quattro volte – e un po’ a sorpresa – Ostia antica (16.303). Mentre a Napoli Chiaia, con i suoi 47.343 euro, triplica ampiamente Il reddito medio di S. Antonio Abate (13.462). Quelli rilevati dalle Finanze non sono esattamente i quartieri, ma le zone identificate da uno stesso codice di avviamentp postale (Cap).
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Testata:  Messaggero 
Autore:  De Paolini Osvaldo 
Titolo: Patuelli: «Fondi al Centro e a Roma come nel 1960»
Tema: Intervista ad Antonio Patuelli

Antonio Patuelli, . come presidente dell’Abi e prima ancora quale titolare di vari incarichi, da molti anni lei vive a Roma da pendolare, subendo il fascino e le contraddizioni di questa grande città. Nondimeno, si dice profondamente legato ai valori della sua terra d’origine, il ravennate, e alla cultura del territorio dove sono le radici delle attività della sua famiglia e dove fa ritorno ogni settimana. Perché dunque tanto interesse per il rilancio in grande di Roma? «L’essere legato alle origini non esclude l’interesse per i destini del Paese. Indubbiamente Roma ha un ruolo preminente non solo per le dimensioni, ma perché assomma alla funzione di capitale quella di centro mondiale della cristianità. Già questo basterebbe a giustificare un’attenzione oltre l’ordinario. In più gli investimenti per la maggiore efficienza della città sono fondamentali pure per l’immagine complessiva dell’Italia nel mondo».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: Il commento – Ma la Francia si scopre fragile – La destra storica è ancora viva E Marine resiste
Tema: Elezioni francesi

La bestia sovranista non è doma e non è sazia; ma può essere battuta dalla destra tradizionale. La pandemia pareva aver segnato un «ritorno all’ordine», come accadde alle arti con la Grande Guerra, quando dopo il cubismo e le altre avanguardie si tornò a dipingere le figure; e in effetti è crollato il vero capofila del populismo mondiale, Donald Trump. Certo, dopo il suo passaggio non solo il partito repubblicano Usa, ma pure il resto del mondo non è più quello di prima. Il voto francese di ieri conferma tre cose. Emmanuel Macron — come ha detto il suo omonimo scrittore, Emmanuel Carrère — è un uomo brillante, ma non ha avuto fortuna. Marine Le Pen non era una crisi di rigetto della mondializzazione; è qui per restare; però non sfonda. E la destra tradizionale, che in Francia un tempo veniva chiamata neogollista e ora si definisce repubblicana, non è morta; anzi, a sorpresa è nettamente il primo partito, molto avanti al Rassemblement National di Marine
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Riscossa gollista, Le Pen non sfonda Ma in Francia le Regionali sono un flop
Tema: Elezioni francesi

Due francesi su tre non sono andati a votare al primo turno delle elezioni Regionali che si è tenuto ieri. Battuto il nuovo record di astensioni, percentuali così basse si erano viste solo per certi referendum. Questo elemento può servire da consolazione sia per il partito di Emmanuel Macron, La République En. Marche, che tutti pensavano sarebbe andato male ma non cosi male — fermo al 10% su scala nazionale, umiliato nella Regione Hauts-de-France — sia per la formazione di Marine Le Pen, il Rassemblement National, che è andato molto meno bene del previsto e quindi potrebbe mancare quella presidenza di regione che cerca da tempo per darsi un tono più istituzionale. Per adesso gli unici soddisfatti sono gli uomini della destra gollista, i Républicains, o chi e uscito dal partito di Sarkozy rimanendo però in quell’area politica come Xavier Bertrand, il presidente della Reglone Settentrionale Hauts-de-France che verrà con ogni probabilità riconfermato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Oggi il vertice Draghi-Merkel
Tema: Bilaterale italo-tedesco

Vertice a Berlino oggi alle 18 tra il premier Mario Draghi e la cancelliera tedesca Angela Merkel: al centro dei colloqui anche il tema dei migranti e della difficile intesa in Europa sulla redistribuzione, in vista del Consiglio europeo del 24-25 giugno al quale si discuterà delle varie rotte migratorie ma anche del potenziamento dell’Easo, l’agenzia Ue per il diritto di asilo. In vista del Consiglio di giovedì e venerdì Draghi e Merkel analizzeranno anche la risposta europea al Covid, dal Next Generation Ue ai vaccini. Altro tema caldo (e legato all’immigrazione) sara la Libia: a Berlino si tiene mercoledì il summit tra i Paesi impegnati nella stabilizzazione del Paese nordafricano.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – Asse Draghi-Merkel sui migranti Modello Turchia per l’Africa
Tema: Bilaterale italo-tedesco

Tra i giornalisti e gli analisti di stanza a Berlino si parla già di «modello Turchia». Da riadattare per la Libia e il Nord Africa più in generale. La suggestione rimanda agli accordi europei che prevedono che Ankara si prenda in carico la gestione sul proprio territorio dei profughi siriani in cambio di miliardi di euro. Qualcosa di simile è allo studio tra gli sherpa dei governi di Italia e Germania impegnati a preparare il bilaterale tra Mario Draghi e Angela Merkel, previsto per questa sera alle 18 nella capitale tedesca. È il primo appuntamento di una settimana cruciale che culminerà con il Consiglio europeo a Bruxelles, dove in cima all’agenda dei leader è previsto che si discuta, su input di Draghi, proprio delle possibili soluzioni al tema migratorio. Domani, inoltre, il premier italiano accoglierà la presidente della commissione Ursula Von Der Leyen a Roma.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Maas “Sui migranti l’Ue trovi un accordo che divida gli oneri”
Tema: Intervista a Heiko Maas – Migranti

Nel giorno in cui Mario Draghi incontra Angela Merkel a Berlino, il ministro degli Esteri Heiko Maas fa sapere che la Germania lo appoggia per un accordo europeo che distribuisca “gli oneri” per i migranti su tutti ma avverte che sui “dublinanti” la moratoria per rimandarli in Italia non può durare per sempre. Alla vigilia del Consiglio Ue, il politico socialdemocratico rivela che la Germania chiederà un nuovo accordo sui migranti, dunque nuovi finanziamenti alla Turchia. Dopo il tour di Joe Biden in Europa, Maas sostiene che bisogna puntare a spazzare via «tutto» dell’era Trump, ed è fiducioso che si possa trovare un’intesa su Nordstream 2 «entro agosto».
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