In evidenza sui principali quotidiani:
– Covid-19: in Lombardia coprifuoco dalle 23 alle 5;
– Nuovo Dpcm e misure anti-covid: l’ira dei sindaci, “è uno scaricabarile”;
– Manovra: Conte e Gualtieri insistono sull’orientamento alla crescita, espansione per il 2021;
– Mes: è scontro Conte-Pd; il Ministro Gualtieri fa da sponda al Premier;
– Usa verso il voto: continua la sfida Trump-Biden in vista del 3 novembre;
– Francia: dopo l’uccisione del prof., stretta dell’Eliseo contro l’Islam.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Giannattasio Maurizio
Titolo: Lombardia, coprifuoco dalle 23 – La Lombardia in allarme Vietato uscire dalle 23 alle 5
Tema: Lombardia, coprifuoco dalle 23
Come Cenerentola ma con un’ora di anticipo. La Lombardia ha deciso il coprifuoco dalle 23 alle 5 di mattina a. partire da giovedì. Da quell’ora saranno vietate tutte le attività e gli spostamenti se non per motivi eccezionali. Esattamente come è successo durante il lockdown. Si potrà uscire di casa solo per motivi di salute, lavoro e comprovata necessità. La proposta è stata sottoposta alla condivisione del governo perché la limitazione degli spostamenti non può essere fissata da una semplice ordinanza regionale. Ci vuole anche la firma del ministro della Sanità, Roberto Speranza che nei giorni scorsi si è confrontato con il governatore lombardo Attilio Fontana e il sindaco di Milano, Beppe Sala e ha già dato il suo assenso. «Sono d’accordo sulle ipotesi di misure più restrittive in Lombardia — ha detto il ministro — Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore». «E’ un’iniziativa opportuna e simbolicamente importante ma che non dovrebbe avere delle conseguenze economiche particolarmente gravi. L’Italia non può permettersi un nuovo lockdown» commenta Fontana. Un’altra proposta sul tavolo, ma che è nella diretta potestà della Regione riguarda la chiusura della media e della grande distribuzione nei giorni di sabato e domenica, esclusi gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità.
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Testata: Stampa
Autore: Baldi Chiara
Titolo: Coprifuoco, comincia la Lombardia – In Lombardia scatta il coprifuoco Scuola, il Piemonte valuta la stretta
Tema: Lombardia, coprifuoco dalle 23
Se non è lockdown poco ci manca: la Lombardia chiede al governo lo «stop di tutte le attività e degli spostamenti, ad esclusione dei casi eccezionali come motivi di salute, lavoro e comprovata necessità, in tutta la regione dalle 23 alle 5 di mattina a partire da giovedì 22 ottobre». E in pochi minuti arriva il via libera del ministro della Salute Roberto Speranza che, dicendosi d’accordo, assicura: «Ho sentito il presidente Fontana e il sindaco Sala e lavoreremo assieme in tal senso nelle prossime ore». Tecnicamente si tratta di un coprifuoco che raggiungerà durante i weekend la sua massima asprezza, con «la chiusura della media e grande distribuzione commerciale tranne che per gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità» come le farmacie: niente shopping, quindi, né movida. Una proposta che si è resa necessaria vista la «rapida evoluzione della curva epidemiologica e dalla previsione della «Commissione indicatori» istituita dalla Direzione generale del Welfare, secondo cui, al 31 ottobre, potrebbero esserci circa 600 ricoverati in terapia intensiva e fino a 4 mila negli altri reparti».
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Testata: Repubblica
Autore: Bei Francesco
Titolo: Il commento – Conte, la linea soft alla prova dei fatti
Tema: Covid-19, è ancora emergenza
La Lombardia si arrende e alza bandiera bianca. Coprifuoco dalle undici di sera nei giorni feriali, si esce di casa solo per comprovate ragioni di necessità, blocco della media e grande distribuzione nel fine settimana. Se la Regione motore d’Italia è la prima a incepparsi, è facile prevedere che altre presto o tardi la seguiranno nella richiesta al governo di imporre il lockdown serale. Con una proiezione di 600 posti in terapia intensiva al 31 ottobre, Milano è avanti di qualche giorno rispetto a Torino e Napoli. Non è lecito farsi troppe illusioni. È una decisione che era nell’aria, eppure ci colpisce come un pugno nello stomaco per il suo valore simbolico, dentro di noi sentiamo una voce che dice «ecco, ci risiamo». Anche chi voleva sforzarsi di essere ottimista, chi aveva relegato in un remoto angolino della memoria le autocertificazioni, le passeggiate soltanto con il cane, le file ai supermarket per la farina, deve prendere atto che il virus non solo non andrà via, ma nelle prossime settimane ci costringerà a decisioni dure e a orientare nuovamente le nostre esistenze sul compasso della malattia. Lo choc della Lombardia, con i suoi sindaci e il presidente della Regione, al di là di ogni colore politico, uniti nel chiedere al governo di richiudere tutto sono l’evento che ci fa aprire gli occhi sulla nuova fase iniziata ieri.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Buzzi Emanuele
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – Di Maio: terzo mandato? Non l’ho mai proposto – «Il Movimento deve ripartire unito Il terzo mandato? Mai proposto»
Tema: Intervista al Ministro di Maio
Ministro Di Maio, aveva assicurato che un lockdown non d sarà, ma ora l’ipotesi sembra ancora sul tavolo. «Un lockdown così come lo abbiamo conosciuto, con un Paese immobile e le fabbriche chiuse è impensabile, perché ci metterebbe in ginocchio dal punto di vista economico. L’Italia non può permetterselo. Certo è vero, i contagi stanno aumentando e bisogna anticipare misure più stringenti proprio per evitare di farci trovare impreparati. Ieri sono state varate le prime e ora è importante essere vigili e tenere alta la guardia. In questa situazione, ho immediatamente manifestato la disponibilità della Farnesina a mettersi in moto, per dare sostegno e aiuto concreto». D Cts chiedeva misure più stringenti. «Guardi, abbiamo sempre ascoltato attentamente il comitato e credo che in questo momento il dovere della politica sia ricevere input dalle autorità sanitarie per poi fare la tara e implementare misure che concilino la tutela della vita, che per noi è la priorità, con la stabilità della nostra economia». I sindad intanto sono sul piede di guerra… «E una polemica che franSu Appendino Chiara è una persona a cui voglio bene, è un pero importante del futuro del Movimento camente faccio fatica a comprendere. Siamo in un momento delicatissimo per il nostro Paese e credo che la cosa più importante in questo momento sia parlarsi e trasmettere agli italiani un messaggio di unità. Non capisco questa continua rincorsa mediatica. L’importante è individuare un metodo che metta al sicuro gli italiani nei propri Comuni e territori. A nome del governo penso di poter dire senza problemi che da parte nostra c’è la massima disponibilità a dialogare con gli enti locali».
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Testata: Stampa
Autore: Di Matteo Alessandro
Titolo: Movida, il governo ora media Prefetti in soccorso dei sindaci
Tema: Movida, la rivolta dei sindaci
È stata una vera rivolta quella dei sindaci contro il Dpcm del governo e alla fine la norma sui sindaci è scomparsa. Quel passaggio che delegava ai primi cittadini il compito di chiudere «strade o piazze a rischio assembramento» è stato tolto e Giuseppe Conte ha dovuto chiamare il presidente dell’Associazione dei Comuni Antonio Decaro per cercare di calmare le acque. Proprio il sindaco di Bari e presidente dell’Anci era stato il primo ad alzare la voce, domenica sera, dopo avere ascoltato il presidente del Consiglio in tv. Quella novità non se l’aspettava – «Lo abbiamo scoperto dalla tv», assicura – e come lui sono stati colti di sorpresa tutti i sindaci del Paese. «Scaricabarile» è l’espressione più usata nella raffica di dichiarazioni che arrivano alle agenzie di stampa, i primi cittadini non ci stanno a dover fare la parte dei “cattivi” che chiudono la gente in casa mentre il governo dice che «non ci possiamo permettere un altro lockdown». La reazione è quasi unanime e non c’è praticamente differenza tra centrodestra e coalizione che sostiene il governo. Tutti sono arrabbiati. Decaro va giù duro: «Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci. È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaciè inutile». Il coro è assordante. Protesta Chiara Appendino, che pure è del partito più vicino a Conte: «Condivido le preoccupazioni di Decaro, un simile onere deve essere concertato da tutte le istituzioni territoriali. Non pub in alcun modo essere in capo alle singole amministrazioni locali». Alzano la voce anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che parla di «Dpcm confuso».
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Testata: Repubblica
Autore: Ziniti Alessandra
Titolo: Scontro sulle palestre Speranza chiede regole più stringenti
Tema: Palestre, attesi controlli
Protocollo più stringente e intanto rispetto delle norme. Altrimenti si chiude. Il ministro della Salute Roberto Speranza sostanzia l’ultimatum con il quale domenica il premier Conte ha spostato di una settimana l’orizzonte di sopravvivenza di palestre e piscine. Che non l’hanno presa affatto bene, inondando i social del ministero dello Sport di video che testimoniano il rigore con il quale i centri sportivi osservano le linee guide imposte loro per la riapertura. Senza sapere, però, che quel protocollo, redatto dal ministero dello Sport, non è mai stato validato dal Comitato tecnico scientifico. Che, anzi, il 18 maggio lo aveva rispedito indietro con osservazioni (distanziamento troppo ridotto in spazi chiusi con impianti di aerazione quasi sempre inadeguati) cul non è mai stato dato alcun seguito. Adesso, a countdown già iniziato, palestre e piscine si chiedono a quali altre regole dovrebbero adeguarsi per evitare la chiusura minacciata. «Insieme ai rappresentanti del settore studieremo ulteriori misure di sicurezza per una maggiore tranquillità di tutti e per scongiurare possibili chiusure», annuncia il ministro Vincenzo Spadafora. Che succederà dunque da qui ai prossimi giorni? Niente più che un maquillage delle linee guida già esistenti che prevedono il distanziamento di un metro negli spazi comuni e di due metri mentre si fa attività, accessi contingentati con postazioni predefinite e prenotazione dei corsi.
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Testata: Repubblica
Autore: …
Titolo: Taglio parlamentari, Mattarella firma la legge
Tema: Taglio parlamentari, è legge
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato la legge costituzionale che prevede la riduzione dei parlamentari e che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione. Ora decorre il termine di 60 giorni prima che il provvedimento possa essere applicato, per consentire l’eventuale ridefinizione dei collegi elettorali.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Fiammeri Barbara
Titolo: Intervista ad Anna Maria Bernini – «Voto a distanza? Essenziale il ruolo del Parlamento»
Tema: Parlamento, ruolo di garanzia democratica
“Il nostro obiettivo deve essere consentire al Parlamento di potersi esprimere perché, soprattutto nelle emergenze, le istituzioni devono svolgere come e più di sempre il loro ruolo di garanzia democratica”. A parlare è AnnaMaria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia ma anche Costituzionalista. Nei giorni in cui la Camera, causa assenze Covid (un centinaio tra positivi e in quarantena i deputati assenti tra cui 5 capigruppo) è stata costretta a rinviare tutte le votazioni e al Senato, la settimana scorsa, la maggioranza assoluta sullo scostamento di bilancio è stata fino all’ultimo appesa al bollettino medico, torna con forca alla ribalta il tema del voto a distanza. Le opposizioni, salvo qualche eccezione, sono però contrarie. D. Presidente perché vi opponete al voto a distanza? R. “La nostra stella polare è mantenere salda la funzione del Parlamento. Se questo è íl presupposto vanno percorse tutte le opzioni possibili per garantirla dall’ampliamento degli spazi dell’aula del Senato al voto pro quota già sperimentato con successo, grazie al gentleman agreement tra le forze politiche, nella fase più acuta del Covid”. D. E il voto da remoto? E. “Non può essere escluso a priori ma vanno valutate ovviamente con scrupolo le compatibilità costituzionali, interpretando però lo spirito della Carta con gli occhi della modernità, tenendo conto che i Padri costituenti non disponevano degli strumenti tecnologici di oggi”.
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Testata: Stampa
Autore: Schianchi Francesca
Titolo: Intervista a Carlo Calenda – Calenda: “Avrò Roma con la competenza” – “Prendo Roma con la competenza Io élite? Ho fatto una vita normale”
Tema: Intervista a Calenda, candidato sindaco di Roma Capitale
Lei divide, Calenda, la rimproverano. «Non capisco, avevo avvertito tutti e spiegato fin da subito che desidero fare una cosa più ampia possibile. Mi spiace non si colga il fatto che mi sembra di rispondere a una chiamata dell’areavastadel centrosinistra». Quindi intanto una cosa è chiara: lei è un uomo di centrosinistra. «Quella sulla mia collocazione è una discussione sul sesso degli angeli… Sono stato ministro in una legislatura di governi di centrosinistra, sto parlando dal gruppo Pd-Siamo europei, cos’altro posso essere?». Tocca un punto dolente: nel Pd la rimproverano ancora per essersi fatto eleggere europarlamentare nelle loro fila e poi essere uscito dal partito. «Io sono stato eletto nella lista Pd-Siamo europei, votato da 280mi1a persone a cui ho detto, come diceva allora tutta la dirigenza del Pd, “se il governo cade, si va al voto: mai con i Cinque stelle”. Io sono rimasto coerente con quel pensiero: e infatti sono uscito dal partito, ma non dal gruppo in Europa, dove non c’è il MSS». Perché insiste a dire no alle primarie? «Ma non è un no per principio! Siamo in una fase in cui non possiamo andare a cena in più di sei, e organizziamo i gazebo? O aspettiamo la primavera prossima e intanto discutiamo tra di noi? Aparte il fattoche si eradetto che se a Roma ci fosse stato un candidato di peso, si potevano non fare le primarie». Lei è quel candidato di peso? «Beh, ho fatto il ministro in governi del Pd, penso di essere una figura pubblica riconoscile a Roma».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Bianconi Giovanni
Titolo: «Davigo va in pensione» Il voto spacca il Csm – «È in pensione, non può rimanere» Il voto su Davigo che ha diviso il Csm
Tema: Csm
La fuoriuscita di Piercamillo Davigo dal Consiglio superiore della magistratura (oltre che dalla magistratura stessa; oggi compie 70 anni e andrà in pensione) è stata decisa con il voto determinante del vertice dell’organo di autogoverno dei giudici: il vicepresidente David Ermini, con il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, Pietro Curzio e Giovanni Salvi, si sono schierati per la decadenza dell’ex pm di Mani pulite, finendo per incidere sull’esito finale: 13 voti per l’esclusione, 6 contrari e 5 astenuti. Una scelta evidentemente avallata dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che del Csm è presidente. Senza questa «discesa in campo» compatta, che ha rimescolato le carte al momento dello scrutinio, il risultato avrebbe potuto essere diverso. Alla fine, invece, ha prevalso l’idea che un consigliere togato senza più la toga sarebbe un controsenso; oltre a costituire un ulteriore vulnus per un’istituzione già profondamente ferita dal «caso Palamara», che ha portato alle dimissioni di 6 componenti su 16. E per uno strano incrocio di convocazioni, Davigo è stato estromesso proprio mentre si trovava a Perugia, davanti ai pm che indagano su Palamara, per rispondere alle domande degli avvocati dell’ex magistrato, espulso dall’ordine giudiziario dalla Sezione disciplinare del Csm di cui faceva parte anche Davigo. La scelta che ha diviso il Consiglio è arrivata alla fine di un lungo e acceso dibattito, in cui s’è discusso di interpretazione delle norme e legittimazione dell’organo, non certo della figura del consigliere spedito a casa.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Rogari Marco – Trovati Gianni
Titolo: Manovra, nuove spese per 28 miliardi nel 2021 – Manovra: spese da 28 miliardi, più 3 risparmiati dalla Cig 2020
Tema: Manovra: deficit abbassato al 10,5%
Più ricca, nel Documento, la dose di novità sulla parte domestica della legge di bilancio. Che potrà contare anche su 3 miliardi di euro stanziati quest’anno per la Cassa integrazione, ma non spesi. Soldi che possono quindi tomare in gioco. Le tabelle del Dpb indicano indicano anche un miglioramento piuttosto netto dei saldi di finanza pubblica 2020 rispetto ai calcoli condotti poche settimane fa per la Nadef. I nuovi numeri collocano il deficit di quest’anno allo 10,5%, contro il 10,8% della Nadef. Una distanza da 5 miliardi, che quasi scompare nel mare del disavanzo da Covid ma rappresenta una cifra importante per i conti pubblici. Se si guarda invece ai conti di aprile e al disavanzo extra mosso dai tre decreti anticrisi, la differenza sale a 1,4 punti di Pil, cioè 22 miliardi. A determinarla, sono l’andamento delle entrate migliore del previsto, grazie al rimbalzo dell’estate e alla scelta di parte dei contribuenti di versare comunque gli acconti calcolati con il metodo storico, e la mancata spesa di una quota di fondi anticrisi. Questa dinamica produce un’eredità anche per la manovra in arrivo. Che infatti, sempre stando alle tabelle del Dpb, muoverà nuova spesa per 28 miliardi, ma potrà contare anche su 3 miliardi che quest’anno non sono stati assorbiti dalla Cassa integrazione. La voce degli ammortizzatori sociali, infatti, pesa per poche centinaia di milioni nel nuovo programma: ma come confermato ancora ieri dal ministro dell’Economia Gualtieri la spesa effettiva per questa voce sarà di 5 miliardi. Sul lato delle coperture, invece, a dominare saranno i 23 miliardi di deficit aggiuntivo messo in programma per il prossimo anno.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Perrone Manuela
Titolo: Conte e Gualtieri difendono la manovra
Tema: Manovra: orientamento alla crescita ed espansione per il 2021
Sostegno e rilancio. Gli ultimi indicatori economici «ci hanno rallegrato, ora bisogna assecondare questa ripresa perché sipossa confermare anche nell’ultimo trimestre». Giuseppe Conte ha convocato ieri una conferenza stampa con Roberto Gualtieri con un doppio obiettivo: illustrare i contenuti della manovra licenziata sabato notte dal Consiglio dei ministri e al tempo stesso mostrare piena unità di intenti con il ministro dem dell’Economia. Tanto il premier quanto il titolare dei conti pubblici hanno insistito sulla «significativa espansione di bilancio» e sull’orientamento alla crescita come tratto distintivo della manovra. «Non prevediamo aumenti di tasse, una scelta precisa e un impegno politico perseguito fino all’ultimo», ha sottolineato Conte. La legge di bílancio vale 24,7 miliardi più 15 sul fondo per l’anticipazione del programma Next Generation Eu: 39,7 in tutto, che si aggiungono – ha rivendicato Gualtieri – agli «interventi da 31 miliardi per il 2021 mobilitati dai decreti» emanati nei mesi scorsi. ln totale per il prossimo anno «il Governo mobilita 70 miliardi». È stato il premier a ricordare che 8 miliardi sono destinati alla riforma fiscale, «nel segno dell’equità e dell’efficienza», e ha di nuovo indicato nel piano cashless che partirà a dicembre, per cui è pronto il decreto attuativo, una «spinta alla modernizzazione del Paese». Gualtieri ha rimarcato lo sforzo per la sanità (altri 4 miliardi) e per la scuola, a cominciare dagli 2,2 miliardi per l’assunzione di 25mila insegnanti di sostegno. Ma anche per il lavoro (con i 5 miliardi per estendere la cassa integrazione) e per le imprese, dal rafforzamento di Transizione 4.0 al rifinanziamento della Nuova Sabatini, fino al ardito d’imposta per gli investimenti al Sud. Senza contare le famiglie: l’assegno unico «arriverà fino a 200 euro a figlio».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Picchio Nicoletta
Titolo: Bonomi: «Italia lasciata in confusione» – Bonomi: «Paese in confusione È emergenza, non ripartenza»
Tema: Manovra, il punto di vista di Confindustria
«Provo sconforto per un paese in confusione. Noi italiani meritiamo chiarezza, abbiamo dimostrato senso civico e di sacrificio». Carlo Bonomi parla all’Arena di Verona. «Non possiamo accettare un altro giorno dove basta una conferenza stampa su un nuovo Dpcm per lasciare un paese senza indicazioni», ha esordito il numero uno di Confindustria, riferendosi all’incontro con i giornalisti del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia di ieri pomeriggio. Nessuna autorità, ha spiegato Bonomi, era stata in grado di autorizzare o meno l’evento di Confindustria Verona, che alla fine si è tenuto in streaming, eccetto i protagonisti sul palco. Ma l’affondo del presidente di Confindustria è andato oltre, alla legge di bilancio: «Giudicando le anticipazioni, siamo ancora nella fase di emergenza, non c’è quella prospettiva di ripartenza, necessaria al rilancio strutturale del paese che in ritardo su pil e produttività», ha detto Bonomi. «Dopo l’approvazione della manovra Gualtieri ha detto che si confronterà con i sindacati. Forse ha dimenticato che esistono le imprese e che forse sarebbe bene confrontarsi anche con loro per capire quali siano le vie migliori per pensare al futuro». Bisogna far ripartire gli investimenti, pubblici e privati. «Non ho sentito parlare di Industria 4.0» ,ha incalzato Bonomi, sottolineando che si aspetta di vederla inserita nella legge di bilancio «in modo forte e strutturale» e che «non sia solo una proroga di quella precedente. Il ministro Patuanelli mi ha detto che sarebbe stata inserita e io ci credo, perché è una persona seria».
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Testata: Messaggero
Autore: Bassi Andrea
Titolo: Manovra, già in bilico il superbonus 110% durerà solo un anno – Bonus facciate, c’è la proroga ma è giallo sui tempi del 110%
Tema: Manovra, la maxidetrazione durerà fino al 2021
Il governo promette che la proroga arriverà. Ma, almeno per ora, il superbonus al 110 per cento per la ristrutturazioni energetiche e sismiche degli edifici resta al palo. La misura rimarrà in vigore soltanto per il 2021. Niente allungamento di tre anni, come aveva chiesto a gran voce il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, e come aveva promesso il vice ministro dell’Economia Antonio Misiani. O almeno sarà così fino a quando non ci sarà la certezza che la misura potrà contare sulle risorse europee del Recovery fund. Ieri il ministero del Tesoro ha provato a gettare acqua su una polemica diventata subito incandescente. «Il superbonus al 110%», hanno tuonato all’unisono i deputati grillini delle Commissioni Attività produttive e Ambiente della Camera, «è una misura rivoluzionaria che non a caso ha ispirato anche l’Europa: è impensabile non darle gambe prolungandola per almeno altri tre anni, anche se sarebbe ancora meglio renderla strutturale». Vista la tempesta in arrivo, il ministero dell’Economia si è affrettato a far sapere «la proroga del superbonus è già stata decisa ma non era oggetto della legge di bilancio 2021». La tesi, insomma, è che la misura per il prossimo anno è coperta, l’ulteriore estensione «è prevista e avverrà con i fondi del Recovery Plan sulla base dell’allocazione delle risorse che verrà decisa». Ma non è un mistero che i grillini guardino con un certo sospetto alle mosse del minstro del Tesoro Roberto Gualtieri e al modo come sono state distribuite le risorse della manovra tra le richieste dei vari dicasteri. Stamattina è in programma (a distanza per le nuove restrizioni anti-Covid) l’assemblea dell’Ance, l’associazione dei costruttori, presente tra l’altro il ministri Patuanelli.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Galluzzo Marco
Titolo: Il Pd preme per il Mes E Conte: ne parleremo – Conte-Zingaretti, tensione sul Mes Poi la tregua: «Patto di legislatura»
Tema: Mes, Gualtieri fa da sponda a Conte
Prima una bufera politica, dentro e fuori la maggioranza, poi una sorta di schiarita, con Giuseppe Conte che alla fine nel pomeriggio parla di «necessario confronto nelle sedi opportune per arrivare ad un patto di legislatura», e con il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che accetta in qualche modo la tregua, accogliendo con favore le parole del capo del governo, e dicendo che «finalmente si discute di patto per la legislatura». Complice anche una telefonata di chiarimento fra i due, alla fine sul Mes, i fondi europei pari a 37 miliardi di euro per la spese sanitarie, su cui la maggioranza è divisa, si arriva a un punto di incontro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, e anche della pazienza di Zingaretti, sono state le parole di bocciatura del Mes pronunciate due sere fa dal capo del governo. Parole criticate in modo aspro sia dal Pd che da Italia Viva, e che invece sono state in qualche modo osannate dai Cinque Stelle. E’ un equilibrio non facile, quello che il presidente del Consiglio deve tenere, anche perché in molti temono che un vero patto di legislatura porti con sé anche la possibilità di un rimpasto dentro l’esecutivo. Il ministro dem dell’Economia Roberto Gualtieri prova a mediare e a riportare un po’ d’ordine nella discussione: pur dicendosi favorevole al Mes, fa da sponda a Conte: i 36 miliardi Ue per la sanità sarebbero senza condizioni ma porterebbero un risparmio di circa «300 milioni», non di più, e l’Italia sarebbe l’unica a chiederlo. Come a dar ragione alle preoccupazioni, evocate anche dallo stesso premier, di una sorta di stigma economico per il nostro Paese in caso di attivazione e richiesta del Meccanismo europeo.
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Testata: Messaggero
Autore: Conti Marco
Titolo: Il retroscena – Conte, lo scontro sul Mes con il Pd può portare a Zingaretti-Di Maio vice – Zingaretti e Di Maio vice per Conte verifica insidiosa
Tema: Mes, la freddezza di Gualtieri sul ricorso al fondo europeo
Le forze di maggioranza hanno chiesto un momento di confronto. Ritengo quantomeno opportuno un confronto politico per definire le priorità, per definire un patto in vista della fine legislatura». Poichè Giuseppe Conte sa farsi concavo e convesso, l’annuncio in conferenza stampa segue il quasi-chiarimento telefonico che poco prima ha avuto con il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Fosse per lui la verifica si potrebbe fare subito ma poichè, spiega, «il M5S ha già fissato un appuntamento importante», meglio attendere gli stati generali grillini – rigorosamente online – e darsi appuntamento a dopo l’8 novembre. Poi nella conferenza stampa di domenica notte il premier ha messo la classica “ciliegina sulla torta” stroncando la pressante richiesta del Pd – fortemente sostenuta anche da Matteo Renzi – di utilizzo del Mes. Un «non serve», «non è una panacea», «dovrei mettere nuove tasse o tagliare la spesa», «si risparmiano solo 200 milioni in interessi», se lo usiamo «c’è lo stigma», che ha mandato su tutte le furie il Nazareno. Conte non rinnega i suoi dubbi sul Mes e trova sponda nella cautela del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd) che parla alla sua sinistra sostenendo che le risorse del Mes «hanno la loro funzione fondamentale di sostenere un paese in deficit di liquidità, l’Italia non si trova nella situazione di deficit di liquidità».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Meli Maria_Teresa
Titolo: Intervista a Goffredo Bettini – «Serve un patto anti-imboscate» – «L’aiuto Ue va attivato Ora un compromesso alto per fermare le imboscate»
Tema: Bettini: misure Covid e progetto Pd
D. Goffredo Bettini, si è deriso di non prendere il Mes? R. «Non il Pd. Riteniamo utile attivare il Mes. È un tema delicato. Non è giusto risolverlo unilateralmente nel corso di una conferenza stampa. Penso che Conte rimetterà il tutto sui binari giusti». D. C’è la paura che attivarlo d faccia apparire un Paese debole? R. «Il Mes rappresenta un vantaggio evidente. Sono risorse che vanno restituite a tassi più bassi di quelli che potremmo reperire da fonti diverse. Un risparmio di 300 milioni per 10 anni. Complessivamente 3 miliardi. Cifre importanti. Ma di questo si tratta. Campagne ideologiche che ingigantiscono strumentalmente la portata della decisione fanno solo male. Irrigidiscono le posizioni, invece di produrre una discussione nel merito e sulle cifre reali. Aprire una frattura nella maggioranza fino all’estremo porterebbe all’aumento dello spread, che in un solo giorno brucerebbe il vantaggio del Mes. Il M5S va portato su posizioni ragionevoli. Senza indebolire i risultati dell’ultima manovra di Gualtieri, che punta sulla sanità, la scuola e l’università; gli investimenti pubblici e privati; la riduzione del carico fiscale nel Mezzogiorno; la decontribuzione sull’assunzione dei giovani e un ulteriore taglio del cuneo fiscale per i lavoratori».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Longo Morya
Titolo: Eurobond, parte l’emissione per finanziare il piano Sure – Bruxelles lancia i Sure-bond: attesa una domanda super
Tema: Sure Bond, parte la raccolta per il fondo, al decollo oggi i due titoli
Non arriverà in punta di piedi. Né con passo felpato. L’Unione europea entra oggi sul mercato obbligazionario come un vero elefante. Bruxelles emetterà in giornata le prime due obbligazioni (unadecennale e unaventennale per un importo complessivo tra gli 11 e i 15 miliardi di euro) per iniziare a finanziare il Fondo Sure, quello creato per la Cassa integrazione in Europa. E le indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore mostrano, già alla vigilia, un interesse molto forte da parte di investitori di mezzo mondo: è addirittura possibile, date le premesse, che questa emissione possa raccogliere ordini d’acquisto anche superiori ai 100 miliardi di euro. Ovviamente i giochi si faranno in giornata, nulla è definito. Queste sono solo sensazioni di mercato. Ma di certo l’interesse per questi due bond d’esordio dell’Unione europea è enorme. Lo dimostra anche una piccola emissione realizzata ieri dal Mes (il Meccanismo di stabilità europeo): per unbond da 2 miliardi a 4 anni con un tasso ampiamente negativo, il Mes ha infatti raccolto una domanda da 11 miliardi. Segno che gli investitori, pieni di liquidità che non sanno più dove mettere e stanchi di comprare solo Bund come titoli sicuri in Europa, non aspettano altro.
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Testata: Repubblica
Autore: D’Argenio Alberto
Titolo: La Cina corre, l’Europa arranca Lagarde: “Subito il Recovery Fund”
Tema: Cina: il Pil di Pechino +4,9% nell’ultimo trimestre
La Cina riparte, l’Europa teme una doppia recessione da Covid. Con la seconda ondata pandemica che sta scuotendo il continente, tanto che il governo belga parla di un possibile “tsunami” sanitario, la presidente della Bce, Christine Lagarde, lancia l’allarme sui ritardi che sta affrontando la partenza del Recovery plan da 750 miliardi bloccato nei negoziati tra governi e tra le stesse capitali e il Parlamento europeo: «È cruciale che questo piano straordinario sia un successo. Se si perderà nei dedali amministrativi e non irrigherà l’economia reale, avremo perso un’occasione storica». Ieri le autorità di Pechino hanno pubblicato i nuovi dati economici segnalando che il Pil del Dragone segna un rialzo dello 0,7% nel periodo gennaio-settembre dopo il tonfo del 6,8% tra gennaio e marzo. L’economia della Repubblica popolare ha ritrovato la fase espansiva salendo del 3,2% tra aprile e giugno e del 4,9% tra luglio e settembre. Quest’ultimo dato, anche se inferiore al 5,2% stimato dagli analisti, marca un passo della ripresa post pandemia consolidato: la Cina è l’unico Paese indicato dal Fondo monetario internazionale in crescita nel 2020. In Europa la situazione è diversa, con le autorità di tutti i Paesi che hanno dovuto imporre nuove misure restrittive e il rischio che queste debbano essere ulteriormente inasprite nelle prossime settimane.
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Testata: Messaggero
Autore: Dimito Rosario
Titolo: Il retroscena – Le Fondazioni a Gualtieri: «Per noi è ok ma a regime la Cassa si dovrà diluire»
Tema: Cdp – Aspi
In mezz’ora circa di collegamento in video conferenza, Roberto Gualtieri e Francesco Profumo hanno dato il via libera al cda di Cdp, di fare l’offerta, in nome e per conto di altri investitori, per l’88% di Aspi detenuto da Atlantia. Tutti d’accordo, ma gli enti auspicano che la presenza della Cassa, dopo il decollo dell’operazione, possa ridimensionarsi facendo spazio ad altri investitori. E Gualtieri ha condiviso facendo riferimento ai contatti in corso con F2i. Come era già avvenuto per la delibera sulla rete unica e Borsa Italiana, Tesoro – azionista di maggioranza (83,77%) della Cassa – ha organizzato una riunione per condividere con l’altro socio: le fondazioni (15,93%) – l’intervento sulla rete autostradale, necessario per dare stabilità all’infrastruttura, dopo mesi e mesi di tensione e scontri. E per questo, ieri in tarda mattinata il ministro di via XX Settembre, affiancato dal dg Alessandro Rivera che dopo un breve saluto si sarebbe disimpegnato per un altro impegno, ha incontrato i presidenti di tre fra le maggiori fondazioni azioniste di Cdp: Profumo (Acri e Compagnia Sanpaolo), Giovanni Fosti (Cariplo), Antonello Cabras (Sardegna). Era collegato anche Giovanni Gorno Tempini (presidente di Cdp).
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Testata: Mf
Autore: Zoppo Angela
Titolo: Enel diventa banca: arriva il conto online sostenibile
Tema: Enel X, un milione di clienti entro tre anni
Enel lancia la sfida alle banche. Il gruppo guidato dall’ad Francesco Storace, attraverso la controllata Enel X Financial Services, ha lanciato il suo primo conto corrente online, Enel X Pay, con carta e iban italiano. ll debutto nei servizi finanziari digitali era stato preceduto da accordi con operatori del settore come Sia, mentre stavolta il partner è Mastercard. Il conto corrente online consentirà di effettuare, direttamente attraverso la app per smartphone, pagamenti e trasferimenti, di avere una carta digitale o fisica e, con l’opzione Family, di tenere sotto controllo i movimenti e le spese di tutta la famiglia. «Il nostro obiettivo è cercare di fare meglio e anche in modo più efficiente quello che finora il settore finanziario ha fatto», spiega Francesco Venturini, a capo di Enel X, «Non vogliamo un ruolo minore, ma un ruolo maggiore. Vogliamo trasformare il settore finanziario e per questo abbiamo una consistente base di clienti», circa un milione quelli stimati nei prossimi tre anni. Secondo Venturini, «la disintermediazione dai servizi finanziari tradizionali ci dà la possibilità di entrare in un settore altamente competitivo portando la nostra capacità di innovare e di sviluppare nuove soluzioni, dai servizi di consulenza e gestione finanziaria a quelli assicurativi. «Questo strumento», osserva Venturini, «può anche permettere di ridurre l’evasione fiscale che è una piaga per il Paese».
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Marroni Carlo
Titolo: Intervista a Giampiero Massolo – «Nelle organizzazioni sovranazionali Pechino è sempre più influente»
Tema: Cina: il Presidente di Fincantieri
La Cina rimbalza, e riprende la corsa della crescita, mentre in occidente il virus riesplode. Sullo sfondo una guerra commerciale con gli Usa, appesa all’esito delle elezioni presidenziali, ma i cui contorni investono il mondo intero. La ripresa post-Covid farà luce sui temi caldi del commercio internazionale, su cui Pechino ha posto una seria ipoteca, andando a presidiare con efficacia molti dei punti nevralgici delle organizzazioni internazionali che determinano gli “standard”, in sostanza dove si fanno le regole del gioco della globalizzazione. «È un tema molto reale e strategico, che coinvolge il mondo occidentale», dice Giampiero Massolo, presidente di Ispi e di Fincantieri, ambasciatore, già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis, che in un colloquio con Il Sole 24 Ore fa luce su un aspetto decisivo per l’economia europea. «Il multilateralismo, così come lo vediamo oggi, è in forte crisi, e lo era già prima del Covid, che ha visto il progressivo dilatarsi di politiche rivolte verso l’interno – uno slogan su tutti “my country first” – che verso nuove strade di rinnovata collaborazione. La pandemia ha aggravato di molto questo processo».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Valsania Marco
Titolo: Le mail anti Biden non smuovono i sondaggi
Tema: Usa verso il voto
La campagna elettorale americana è entrata nelle ultime due settimane con lo sfidante democratico Joe Biden che mantiene un vantaggio nei sondaggi d’una decina di punti sul Presidente Donald Trump. L’escalation dello scontro, con Trump che accusa il rivale di scandali e mobilita la base populista e radicale con comizi di massa, non ha pagato immediati dividendi in un Paese scosso da coronavirus e crisi economica. Anzi, dietro le quinte preoccupa alcuni esponenti repubblicani a cominciare da senatori che temono di perdere, oltre alla Casa Bianca, la maggioranza alla Camera Alta. Ma i consiglieri del Presidente rimangono convinti che Trump possa recuperare dentro le urne il 3 novembre, un’impresa riuscita nel 2016. Le diverse strategie delle due campagne sono visibili nelle loro scelte. Biden, fedele a un’immagine che vuol suggerire serietà, si è fermato per preparare l’ultimo dibattito presidenziale in diretta Tv, giovedì sera in Tennessee, dedicato a pandemia, difficoltà delle famiglie, tensioni razziali, ambiente, sicurezza nazionale e leadership. Trump è invece volato in Arizona per due “rally” che hanno mobilitato folle senza precauzioni sanitarie. Accanto al voto bianco, maschile e rurale spera di far meglio tra minoranze etniche sensibili al suo carisma, soprattutto ispaniche; Biden conta di far breccia, a flanco di tradizionali fasce progressiste, tra anziani e moderati, compresi ceti bianchi popolari e delusi.
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Testata: Repubblica
Autore: Lombardi Anna
Titolo: “Se vince Biden, addio al Natale” Trump attacca sui divieti antivirus
Tema: Usa verso il voto
«Se Joe Biden vincerà le elezioni direte addio al Natale. Metterà tutti in lockdown. La festa sarà cancellata». Donald Trump aggiunge un nuovo elemento alla lista dei difetti del suo avversario: dipingendolo come una sorta di Scrooge – il protagonista del celebre Canto di Natale di Charles Dickens – pronto a portar via dagli americani perfino la festa più cara. Il presidente lo ha detto durante un comizio tenuto domenica sera a Carson City, Nevada, dimenticando che se pure dovesse perdere le elezioni, a dicembre ci sarà ancora lui alla Casa Bianca. Più scatenato che mai, The Donald ha d’altronde attaccato più volte il rivale pure sul piano umano: «E’ la persona più noiosa che abbia mai visto». Randellando pure il figlio Hunter, con un chiaro riferimento alle controverse mail pubblicate dal New York Post dell’amico Rupert Murdoch, secondo cui il ragazzo organizzò un incontro fra il padre e certi affaristi ucraini: «I Biden appartengono a una classe politica fallita e corrotta». E pazienza se era dai tempi di Hillary Clinton che il presidente non sfruttava il termine “crooked” corrotto, appunto. Secondo la rivista Time, più di un analista repubblicano e perfino gli strateghi della sua campagna, lo stanno in realtà sconsigliando di attaccare l’avversario sul piano personale. Per conquistare gli indecisi, che chiedono soprattutto stabilità, The Donald dovrebbe semmai concentrarsi su temi concreti come economia, lavoro, la battaglia per la corte suprema.
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Testata: Messaggero
Autore: Pierantozzi Francesca
Titolo: Prof ucciso: Macron, retata anti-jihad – Francia, la retata di Macron «Per gli islamisti solo l’inizio»
Tema: Francia, prof. ucciso
L’operazione ieri è scatta all’alba: decine di “visite domiciliari” (così si chiamano i blitz della polizia francese autorizzati dalla legge anti-terrorismo del 2017) a casa di persone sospette di contatti con l’islamismo radicale, o nelle sedi di associazioni musulmane sedicenti culturali, ma che di fatto sostengono e predicano un islam politico e violento. Di “visite” ieri gli agenti francesi ne hanno fatte una quarantina, quasi tutte a Parigi e in Ile de France. «Ma è solo l’inizio» ha fatto sapere il ministro dell’Interno Gérald Darmanin: «L’obiettivo è farne d’ora in poi una ventina al giorno», «l’obiettivo è braccare il movimento, destabilizzarlo con molta, molta determinazione». La morte di Samuel Paty, professore di Storia di Scuola media, ammazzato e decapitato venerdì per aver svolto un corso sulla libertà di opinione, è suonato come l’allarme di troppo in Francia. La stretta contro l’Islam deciso dall’Eliseo non ha nel mirino soltanto persone o associazioni direttamente legate all’attacco contro l’insegnante, come il Collettivo contro l’islamofobia (CCIF), associazione creata circa 20 anni fa per «difendere i diritti dei musulmani» e di fatto considerata vicino al movimento radicale dei Fratelli Musulmani. Il ministro dell’Interno l’ha definita ieri «nemica della Repubblica» e «chiaramente legata alla morte di Paty».
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Testata: Giornale
Autore: De Remigis Francesco
Titolo: Francia, «fatwa» sul prof Chiusa una moschea: «Ha diffuso video d’odio»
Tema: Francia, prof. ucciso
Si è trattato di una «fatwa». Una sentenza di morte mascherata da denuncia di inadeguatezza professionale. E’ il ministro dell’Interno Gérald Darmanin a giudicare tale l’onda di odio lanciata contro Samuel Paty, il professore decapitato venerdì da un 18enne musulmano. Non un caso, né l’opera di uno squilibrato. Ma un’operazione che passa dai social e sbarca nella vita reale, con un coltello da 34 centimetri e una testa che rotola a terra; anche, si scopre, a causa di 4 studenti minorenni della scuola, i quali avrebbero ricevuto soldi dal killer per indicargli il prof.. Fermati anch’essi ieri, portano a 15 gli arresti. Avviate anche 80 indagini a carico di persone fisiche: quelle che, sui social, si sono mostrate in sinergia con il terrorista e con l’esecuzione che ha sconvolto anche la stampa: «Dopo le lacrime e gli hashtag, cosa faremo?», si chiede Le Figaro. «Decine di perquisizioni» nei domicili di predicatori, moschee e centri islamici, ha risposto ieri il governo. «Ho chiesto al prefetto di Seine Saint Denis di chiudere la moschea Pantin», ha detto il ministro Darmanin. La moschea aveva condiviso un video di denuncia delle lezioni di libertà di espressione sulle vignette di Maometto del professor Samuel Paty. Un meccanismo associativo cancerogeno: in cui rientrano, per esempio, l’Ong BarakaCity o il Collettivo contro l’islamofobia in Francia (Ccif). «Un’associazione – dice il ministro di quest’ultima – in tutta evidenza coinvolta, poiché il genitore che ha lanciato la fatwa contro il professore vi fa chiaramente riferimento».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: …
Titolo: I Verdi chiedono linea federale sulle norme anti Covid
Tema: Germania – Covid
I Verdi tedeschi chiedono una linea comune anti-Covid, decisa dal Parlamento di Berlino, per rendere omogenee le misure di contenimento della pandemia, finora diversicate in base alle decisioni dei Länder. A fare la richiesta è stato il leader del partito Robert Habeck, che in una conferenza stampa a Berlino ha esortato a cambiare rotta rispetto alla politica attuale, segnata dalle diverse condotte dei Länder che seguono gli interessi locali. «Bisogna trovare una linea comune, coinvolgendo il Bundestag e il Bundesrat» ha affermato. Per Habeck bisognerebbe far valere in tutto il territorio federale alcune regole di base, come «l’uso della mascherina nei luoghi pubblici all’aperto dove non si possa rispettare la distanza di 1,5 metri». La Germania vede salire la curva dei contagi. I nuovi casi confermati, secondo il Robert Koch Institut, sono stati ieri 4.325 e l’incidenza, a livello nazionale, è aumentata negli ultimi sette giorni a 45.4 casi per ioomila abitanti. In totale, dall’inizio dell’epidemia, sono stati confermati in laboratorio e trasmessi all’istituto 366.299 casi di contagi e registrati 9.789 decessi associati a Covid-19.
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Testata: Stampa
Autore: Stabile Giordano
Titolo: Da Cipro al Caucaso, il risiko di Erdogan
Tema: Turchia-Cipro
La prima telefonata che ha ricevuto Ersin Tatar è stata da parte di Recep Tayyp Erdogan. Il leader turco si è congratulato con il neoeletto presidente di Cipro Nord. E ha subito inquadrato la sua vittoria in un progetto più ampio, che comprende innanzitutto il Mediterraneo orientale. Erdogan ha sottolineato che Ankara difenderà «sotto ogni circostanza» i diritti della «nazione turco-cipriota» nell’isola e nel mare circostante. Anche se Tatar ha posto l’accento sulla necessità del «dialogo», è chiaro che il quasi-Stato dei turco-ciprioti, sorto su un terzo del territorio dopo l’intervento delle truppe turche nel 1974, ha cambiato rotta. Non si dirige più verso la federazione con i greco-ciprioti e l’ingresso nell’Ue ma punta all’integrazione con la Turchia. Tatar è un altro «uomo di Erdogan» in un posto di comando cruciale. I «diritti» dei turco-ciprioti nelle acque mediterranee, che nascondono enormi giacimenti di gas, sono quelli della «nazione turca» in senso lato, e la nave per prospezioni Oruç Reis è già tornata al lavoro, in aperta sfida con Nicosia e Atene. Erdogan ha un sogno forse più grande dei mezzi a disposizione ma sa sfruttare i momenti favorevoli.
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Testata: Stampa
Autore: Grignetti Francesco
Titolo: Il punto – Calano gli sbarchi “Meno morti in mare”
Tema: Immigrazione
Meno morti in mare. Secondo dati Unhcr, alla data del 18 ottobre risultano deceduti o dispersi 495 migranti. Tantissimi, indubbiamente. Ma non così tanti come era successo nel 2019, quando erano stati contati 1336 tra morti e dispersi. E ancor peggio era andata nel 2018, con 2277 perdite di vite umane. Ora, siccome non è che siano diminuiti quest’anno gli sbarchi, anzi, è evidente che non è esatta una correlazione automatica tra partenze e disgrazie in mare. La realtà è più complessa. Una spiegazione pub essere legata al calo drastico della rotta libica verso l’Italia, «compensata» da un grande incremento della rotta tunisina. Era la rotta libica quella che causava un cosa alto numero di vittime, dunque, cornpike il cinismo degli scafisti che mandavano in mare i gommoni semisgonfi ma stracarichi di migranti disperati. Trattandosi di un tratto di mare molto più breve, quello che corre tra i porti della Tunisia e l’isola di Lampedusa, il viaggio della speranza è poco più di un balzo. Oltretutto in genere viene affrontato con piccoli pescherecci in legno, in grado di tenere meglio il mare. Non che sia del tutto esente da rischi: è di qualche giorno fa la notizia di un naufragio al largo di Sfax, con almeno 7 morti.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Serafini Marta
Titolo: Il ritorno dei socialisti in Bolivia Vince Arce, fedelissimo di Morales
Tema: Bolivia
Il primo provvedimento che adotterà sarà «il bonus contro la fame».destinato alle fasce più vulnerabili della popolazione. II socialismo toma al potere in Bolivia, con Luis Arce, candidato alle presidenziali, risultato vincitore secondo gli exit poll in un voto particolarmente teso, dopo la cacciata l’anno scorso dell’ex presidente Evo Morales e la nomina di un governo provvisorio di destra. Ora l’ex ministro delle Finanze pare orientato per «un governo di unità nazionale». «Stiamo recuperando la certezza per poter riattivare ogni tipo di attività economica, a beneficio della piccola, media e grande impresa ma anche al settore pubblico e a tutte le famiglie boliviane», ha spiegato alla stampa l’esponente del Movimento per il socialismo (Mas), partito che ha governato per 14 anni il Paese andino. A sorpresa, Arce – con il candidato vicepresidente David Choquénhuanca – ha ottenuto oltre il 50 per cento dei voti, aggiudicandosi la vittoria al primo turno. Un risultato riconosciuto anche dalla rivale, la presidente ad interim Jeaninez Añez. E un risultato che non può non far piacere a Morales. Non a caso dall’Argentina, dove si trova fh esilio, l’ex presidente ha salutato il successo. «Siamo tornati a milioni e ora restituiamo la dignità e la libertà al popolo», ha scritto Morales in un messaggio su Twitter.
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