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SINTESI IN PRIMO PIANO – 20 marzo 2021

n evidenza sui principali quotidiani:

– Al via il decreto Sostegni, servono più aiuti
– Scontro sul condono fiscale
– Vaccini: ripresa la campagna, ma la fiducia scende
– Primo vertice Usa-Cina

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Draghi: più fondi e più in fretta – Draghi: «Ora più fondi a tutti La collaborazione europea? O funziona o andiamo da soli»
Tema: Sostegni economici

Una domanda personale, le pesa essere considerato un salvatore della Patria? Sorriso. Risposta distesa. «Si è personale, ma le aspettative su di me non mi pesano, mi auguro che le future delusioni non siano pari all’entusiasmo che c’è oggi, questo è il minimo che mi aspetto». Altra domanda in qualche modo personale, lei vuole fare il presidente della Repubblica? Quando termina íl suo governo? Altro sorriso, sempre a suo agio, altra risposta concessa volentieri: «L’orizzonte temporale nel quale si muove il governo lo decide il Parlamento. Il modo in cui io considero il lavoro è fare il più possibile e il più rapidamente possibile. Ma solo il Parlamento definisce l’orizzonte temporale». Mario Draghi illustra il decreto Ristori, afferma che i 32 miliardi di misure economiche «sono il massimo che abbiamo potuto fare», prevede un altro scostamento di bilancio, si dice consapevole che «al momento sono risposte parziali», promette che la filosofia del provvedimento «è procedere con più fondi a tutti e risarcimenti più velocemente possibile», sia verso i lavoratori che verso le imprese.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pagnoncelli Nando 
Titolo: Scenari – Italiani ora più cauti sui vaccini ma il 52% è pronto a farlo subito
Tema: Vaccini

La vicenda AstraZeneca ha avuto un impatto sull’opinione dei cittadini meno grave di quanto cl si sarebbe potuto aspettare. Le interviste del sondaggio odierno sono state condotte tra martedì e giovedì, quindi tengono conto del via libera dell’Ema all’utilizzo del vaccino anglosvedese. Le opinioni degli italiani riguardo alla decisione di sospendere cautelativamente la somministrazione di questo farmaco non sono univoche: il 39% l’ha considerata una misura necessaria e si è detto meno certo della sicurezza dei vaccini; il 38% l’ha reputata una misura corretta e ha aumentato la consapevolezza che la campagna sia costantemente monitorata, mentre il 13% l’ha giudicata eccessiva ritenendo che i problemi fossero limitati e non tali da mettere in discussione l’efficacia del vaccino. L’allarmismo non sembra dunque aver fatto breccia: diminuisce di soli 5 punti rispetto alla scorsa settimana la quota di coloro che dichiarano di volersi vaccinare non appena possibile, attestandosi al 52%; le persone più caute, che preferiscono attendere per capire l’efficacia del farmaco o eventualmente poter scegliere quale vaccino utilizzare, passano dal 23% al 28% e coloro che dichiarano di non volersi far vaccinare salgono dal 9% all’11%. Tra le tre opzioni, la propensione a farsi vaccinare il prima possibile prevale tra tutti i segmenti sociali, con una comprensibile maggiore accentuazione tra le persone meno giovani.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: “Vaccini, pronti a fare da soli” – Draghi: “Farò AstraZeneca Avanti con o senza l’Europa”
Tema: Vaccini

Si vaccinerà. Lo farà con Astrazeneca. Punterà tutto sulla campagna vaccinale, cercando di coordinarsi con l’Europa. Ma assicura che l’Italia è pronta anche a fare da sola senza un passo veloce dell’Unione. Ecco Mario Draghi in conferenza stampa. Un’ora e mezza a braccio, per presentare il “decreto sostegni” da 32 miliardi, che contiene anche un controverso condono delle cartelle esattoriali. Dopo cinque settimane, il premier accetta di rispondere alle domande della stampa. Lo fa in modo diretto. Mostrandosi a suo agio. Mi vaccino con AstraZeneca «Non ho fatto la prenotazione, ma non c’è nessun dubbio che farò il vaccino. E sì, farò Astrazeneca. Mio figlio lo ha già fatto in Inghilterra», annuncia Draghi. Ricorda di avere 73 anni, dunque già in grado nel Lazio di assicurarsi una dose. Esiste una evidente distonia dei Paesi europei di fronte alla campagna vaccinale, ammette. Per questo l’Italia è pronta anche a fare da sola, se e quando sarà necessario. «Bisogna essere pratici: si cerca di stare insieme, ma qui si tratta della salute. Se il coordinamento europeo funziona, bisogna seguirlo. Se non funziona, bisogna andare per conto proprio». L’ha promesso Angela Merkel, Draghi non sarà da meno: acquisterà anche senza l’ombrello europeo il vaccino russo, se dovesse servire. «Se l’Ue prosegue su Sputnik bene, sennò si procederà in un altro modo. Con pragmatismo si deve cercare il coordinamento europeo, se non si riesce a mantenerlo si possono vedere altre strade. E’ quello che ha detto Merkel, è quello che dico io».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Leo Carlotta 
Titolo: Ospedali sotto pressione in 13 regioni «Servono ancora misure rigorose»
Tema: Coronavirus, ospedali sotto pressione

L’indice Rt nazionale resta fermo a 1,16, lo stesso valore della scorsa settimana. Dai dati del monitoraggio dell’Iss e della cabina di regia, in sedici regioni l’indice di contagiosità del Covid è fisso sopra quota1i. Segno che l’epidemia continua a correre, come confermano i 25.735 nuovi casi registrati ieri, con un tasso di positività stabile al 7%. In aumento sia i posti occupati nelle terapie intensive (+31 il saldo tra ingressi e dimissioni) che i ricoveri ordinari (saldo: +164). Le vittime sono state 386, dall’inizio della pandemia superano quota 104 mila. E cosa il ministro della Salute firma le nuove ordinanze in vigore da lunedì prossimo: passano in arancione la Sardegna — che dopo tre settimane lascia la fascia bianca — e il Molise, che invece è «promosso» grazie a un Rt in discesa a 0,89. Prorogata la zona rossa in Campania dove l’Rt è schizzato a 1,65: «La situazione è delicata» ammette il governatore De Luca. La Calabria, pur con un Rt salito rapidamente a 1,36 e un rischio moderato, ha evitato la zona rossa. Si salva anche la Valle d’Aosta dove la situazione è peggiorata nell’ultima settimana e l’indice Rt è salito a 1,42. In attesa del picco previsto entro fine mese, nell’ultima settimana l’incidenza è arrivata a 264 casi per 100mila abitanti, superando la soglia di 250. Sono 10 le regioni ad alto rischio e u quelle in cui è moderato. Occorre quindi «mantenere rigorose le misure di mitigazione» scrivono nero su bianco gli esperti dell’Iss.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Pd, ancora tensione sui capigruppo L’ipotesi De Micheli per la Camera
Tema: Pd

A colpi di cacciavite e di anima, gli «strumenti» del suo discorso di candidatura, Enrico Letta lavora per stringere i bulloni del Partito democratico. Un lavoro che richiede forza e cautela, perché le correnti, che pure lo hanno acclamato segretario, non sembrano tanto disposte a farsi spianare dal nuovo inquilino del Nazareno. Prova ne sia la sfida sottotraccia per i capigruppo di Camera e Senato. La decisione non ci sarà prima di martedì, quando il leader incontrerà i deputati al mattino’e i senatori al pomeriggio, ma il tema è da giorni al centro dei colloqui e delle preoccupazioni dei dem. Graziano Delrio e Andrea Marcucci saranno riconfermati, o dovranno lasciare la presidenza dei rispettivi gruppi? Il dilemma si è aperto quando il giovane Brando Benifei, che guida la delegazione degli eurodeputati, ha offerto le sue dimissioni come «atto dovuto», un bel gesto che al Nazareno è stato apprezzato. Tanto che Letta ieri ha incontrato per la prima volta íl gruppo e, dopo la verifica della fiducia, l’assemblea ha riconfermato Benifei alla guida della delegazione Ue. Adesso tocca ai presidenti dei gruppi di Camera e Senato. Delrio e Marcucci, «eredità» della segreteria di Matteo Renzi, ancora non hanno offerto le loro dimissioni. Formalmente Letta non ha chiesto nulla, ma si aspetta che i due presidenti accettino di «favorire una verifica». Insomma, il segretario si aspetta le dimissioni, dopodiché saranno i gruppi a decidere.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Il nuovo Pd di Letta Parità di genere per i capigruppo Rischia Marcucci
Tema: Pd
Letta è alla fase due: dopo le nomine dei vice e della squadra dem, deve affrontare il nodo dei capigruppo parlamentari. Uno svincolo cruciale per il Pd. Ieri l’assemblea dell’eurogruppo in streaming il capo delegazione, Brando Benifei, si presenta dimissionario. Il neo segretario gradisce il gesto difairplay politico: «Ho apprezzato la sensibilità di Brando e anche il lavoro fatto fin qui. Rispetto l’autonomia dei gruppi, ma voglio dirvi che avete il mio fiato sul collo, perché i temi europei sono quelli che mi interessano di più». Benifei viene quindi riconfermato all’unanimità e per acclamazione. Ma il dossier capigruppo è squadernato. Martedì sono fissate le riunioni di Letta con i parlamentari alla Camera e al Senato. Graziano Delrio a Montecitorio e Andrea Marcucci a Palazzo Madama dovrebbero seguire l’esempio di Benifei. Delrio che già oggi, o domani, sentirà Letta, sarebbe pronto a rassegnare le dimissioni come già fece nel passaggio di segreteria tra Maurizio Martina e Nicola Zingaretti. Sull’esempio di Benifei? «Questione di prassi, da valutare con il gruppo e il segretario», ha già detto Delrio ai suoi. Anche in questo caso potrebbe trattarsi di bon ton in vista di una riconferma.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Renzi lancia la sfida «riformista» Ma due senatori vanno verso i dem
Tema: Iv

È Il giorno dell’Assemblea di Italia viva e sarà il momento in cui Matteo Renzi proverà a sfidare 11 nuovo Pd versione Enrico Letta. Si rivolgerà così al segretario del Nazareno: «Siete riformisti? Dimostratelo sulla giustizia e sullo sblocco dei cantieri». Renzi si focalizzerà sulle emergenze del Paese, sullo stato dell’arte della pandemia, sull’urgenza di accelerare con i vaccini e sull’economia ché ha «bisogno di una scossa». Allo stesso tempo, un passaggio della lunga relazione ruoterà attorno al dossier alleanze. «Matteo — confida un deputato renziano — dirà a Letta: “Devi scegliere: o il centrosinistra o l’alleanza coni Cinque Stelle”». Dentro o fuori. Il tutto provando a tenere compatto un gruppo parlamentare che negli ultimi giorni ha visto ribollire una serie di deputati e senatori. La ragione? «Il progetto politico non decolla, siamo fermi nei sondaggi al 2 per cento…» lamentano alcuni renziani. E c’è chi già sarebbe pronto a ritornare nel Pd. Si tratta dei senatori Eugenio Comincini e Leonardo Grimani. Avevano le valigie pronte nei giorni finali del governo Conte. Comincini era stato fin troppo chiaro nelle ore della crisi dell’esecutivo: «Non posso andare dalle parte opposta del partito che mi ha eletto e mi ha consentito di entrare a Palazzo Madama».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovani Gianni 
Titolo: Aiuti, condono, lavoro: via al decreto Draghi: «Una risposta alle povertà» – A sostegni, lavoro e salute l’80% dei fondi del decreto
Tema: Decreto Sostegni

Sono servite più di tre ore di confronto, che hanno fatto slittare nel tardo pomeriggio la riunione ufficiale del consiglio dei ministri, per trovare nell’ampia maggioranza che sostiene il governo Draghi i compromessi necessari per ilvia libera al decreto. Le fibrillazioni si sono concentrate su due temi ad alta intensità politica: il «condono» delle vecchie cartelle, come lo definisce lo stesso capo del Governo, sarà limitato agli atti fino a 5mila euro affidati fino al 2010 e riservato a chi ha redditi non superiori a 3omila euro. E il blocco dei licenziamenti, che in parallelo con la Cig Covid proseguirà fino al 3o giugno, per allungarsi al 31 ottobre dove non c’è la Cassa ordinaria. Per il resto, il decreto approvato ieri in consiglio dei ministri, e atteso nel suo testo definitivo in «Gazzetta Ufficiale» all’inizio della prossima settimana, nell’impianto di massima conferma le attese della vigilia, e non si allontana troppo dall’architettura generale avviataagennaio dall’allora ministro dell’Economia Gualtieri dopo l’approvazione in Parlamento del deficit aggiuntivo. Deficit ampio, 32 miliardi assorbiti integralmente dal decreto di ieri, ma insufficiente, come ha confermato in conferenza stampa lo stesso Draghi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Draghi: più ristori, ma c’è il condono – Si ai 32 miliardi di aiuti Draghi: “Più soldi a tutti il più in fretta possibile”
Tema: Decreto Sostegni

«Più soldi a tutti, il più velocemente possibile». Il premier Mario Draghi ha sintetizzato così il Decreto Sostegni da 32 miliardi, la prima manovra economica del governo di salvezza nazionale nato un mese fa: «E’ una risposta significativa molto consistente alla povertà, alle imprese e ai lavoratori. E un aiuto parziale ma il massimo che abbiamo potuto fare», ha sottolineato. Il prossimo scostamento di bilancio «non è ancora stato quantificato» e potrebbe arrivare in occasione della presentazione del Def. In un anno di Covid le risorse in deficit hanno raggiunto la cifra monstre di 140 miliardi econ il prossimo stanziamento si aggiungeranno probabilmente altri 15-20 miliardi. Non è per) questo il momento di guardare al debito: «Adesso è necessario accompagnare le aziende e le famiglie nel percorso di uscita dalla pandemia. E’ un anno in cui non si chiedono soldi, si danno soldi», ha detto il presidente del Consiglio. Quel momento verrà più avanti e comunque «le regole del patto di stabilità saranno discusse e difficilmente resteranno uguali. Tutti i Paesi stanno aumentando il debito, anche la Germania – ha ricordato – questa è la politica economica da fare oggi».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: Il retroscena – Via libera al decreto Sostegni da 32 miliardi, scontro sul condono fiscale – Scontro con Lega e 5S sulle cartelle: non si può premiare l’evasione
Tema: Condono fiscale

C’è anche il “partito Draghi” nella coalizione che sostiene il governo. È uscito allo scoperto ieri durante la lunga giornata che ha portato all’approvazione del primo decreto legge dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce. Sfidato dal subgoverno giallo-verde (Lega, M5S con l’aggiunta, in questo caso, di Forza Italia) sul terreno scivoloso della cosiddetta pace fiscale è stato costretto ad accettare un compromesso, perché un condono fiscale alla fine ci sarà. Ridimensionato e alleggerito, diverso da quello pensato dal subgoverno, ma ci sarà. Draghi non l’avrebbe proprio voluto. Lo ha detto con nettezza durante il difFcile e teso confronto con gli “alleati” a causa del quale l’inizio della riunione del Consiglio dei ministri è slittato di quasi tre ore e mezzo. Ha accettato perché – lo ha detto – all’interno di una maggioranza così vasta ciascuna forza politica deve poter rappresentare le proprie istanze. Ma ha spiegato chiaramente che non su può dare il via libera a provvedimenti che suonino come un premio all’evasione. Poi, in conferenza stampa ha ammesso che si tratta di un “condono”, senza ricorrere alla formula ipocrita della pace fiscale cara ai leghisti di Salvini. Ai quali ha spiegato pubblicamente che ci sono «bandiere identitarie» che dovranno essere ammainate. Messaggio anche al M5S.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Pace fiscale, governo diviso Poi il sì a 32 miliardi di aiuti
Tema: Condono fiscale

II consiglio dei ministri era stato fissato per le 15. A Palazzo Chigi volevano dare anche così un segnale di discontinuità rispetto all’abitudine del governo Conte di riunire i `Ministri la sera tardi; per finire a notte fonda. Ma già in tarda mattinata si è capito che non sarebbe stato così semplice. Colpa del braccio di ferro sul condono delle cartelle esattoriali contenuto nel decreto legge Sostegni. Condono fortemente voluto dalla Lega e dai 5 Stelle (sia pure con qualche distinguo) e altrettanto fortemente avversato da Leu e da una parte del Pd. E così l’ipotesi che era stata messa a punto l’altro ieri, e che prevedeva la cancellazione di tutte le cartelle del periodo 2000-2015 con ruoli fino a 5 mila euro, è diventata oggetto di nuove riunioni, tecniche e politiche, alla ricerca di un compromesso. Che è stato trovato solo a ridosso del consiglio dei ministri, il cui inizio era nel frattempo slittato più volte, fino alle 18.3o. Verranno cancellate le cartelle fino a 5mila euro riferite a un periodo più breve (2000-2010) e solo a chi ha un reddito inferiore_ a 3omila euro. La discussione è stata relativamente rapida e il premier, Mario Draghi, e i ministri dell’Economia, Daniele Franco, e del Lavoro, Andrea Orlando, hanno potuto presentarsi in conferenza stampa intorno alle 20 per illustrare il decreto, che stanzia altri 32 miliardi in deficit per aiutare imprese e lavoratori, dopo gli oltre 108 del 2020. Dei 32 miliardi, circa ii, ha spiegato Franco, andranno alle imprese per i ristori, di cui beneficeranno 3 milioni di soggetti, ricevendo in media 3.700 euro. Altri 8 miliardi serviranno per la proroga della cassa Integrazione e per il contrasto alla povertà (un miliardo in più per il Reddito di cittadinanza).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Bankitalia lancia l’indicatore per mappare l’evasione
Tema: Evasione fiscale

La propensione a evadere le tasse è diffusa tra gli italiani ed è maggiore tra i capifamiglia con redditi e livelli di istruzione più bassi, tra le persone più anziane e i residenti nelle regioni del Sud. E, pur mostrando una certa stabilità, questo atteggiamento culturale prima ancora che comportamentale è cresciuto negli anni della crisi, spinto da motivazioni marginali che lo giustificano come, per esempio, la necessità di salvare la propria attività dal rischio di espulsione dal mercato. L’ultima analisi sul complesso fenomeno dell’evasione fiscale (valutata dal Mef in iio miliardi nell’ultimo anno pre-pandemia, per il 9o% sono mancate entrate tributarie, il resto contributi non versati) arriva con un Occasional paper appena pubblicato (n.607/2021) nella serie “Questioni di Economia e finanza” della Banca d’Italia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Patuelli (Abi): «Le moratorie vanno prolungate» – Le banche raccolgono l’assist Bce «Le moratorie vanno prolungate»
Tema: Moratorie

La presidente della Bce, Christine Lagarde, per la prima volta ha parlato della necessità di non sospendere le misure messe in campo dagli Stati a supporto dell’economia prima che sia avviata una solida ripresa. E soprattutto, per la prima volta, ha parlato espressamente delle moratorie. Lo ha fatto giovedì scorso in occasione di un’audizione al parlamento europeo. E questo è avvenuto tre giorni dopo lá lettera su questi terni inviata dall’Associazione bancaria Italiana e dalle associazioni imprenditoriali, a partire da Confindustria, sia al governo italiano che alla Commissione europea. «Confesso che abbiamo cominciato a tirare un sospiro di sollievo. Il prolungarsi imprevisto della pandemia ha rimesso in discussione tutti i termini delle operazioni di carattere finanziario a sostegno dell’economia reale e della imprese – commenta il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli -. Un mese fa, all’allora presidente del consiglio incaricato Mario Draghi, chiedemmo che non fossero interrotte le moratorie prima che fosse finita la pandemia e che, poi, venissero ridotte con gradualità. Ritengo che l’intervento della presidente Lagarde non sia casuale e che dipenda dal nuovo ruolo che l’Italia guidata dal presidente Mario Draghi ottiene e riesce a sviluppare nelle istituzioni europee». Giovedì scorso la presidente Lagarde, rispondendo alle domande in occasione di una conferenza stampa, ha dichiarato: «Le misure di bilancio straordinarie che sono state avviate dagli Stati membri e a livello europeo, sia quelle discrezionali sia quelle aggiuntive, come le moratorie, non dovrebbero essere eliminate prima che la ripresa sia diventata solida, sostenibile».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buccini Goffredo 
Titolo: Sanatoria fallita nelle campagne: i migranti restano invisibili – Sanatoria fallità Così i lavoratori stranieri restano invisibili
Tema: Sanatoria migranti

Più che un flop, è una sconfitta per tutti. Più che motivo di ironia d’una fazione contro l’altra, dovrebbe essere ragione di preoccupazione collettiva, specie nell’Italia di oggi, attesa da stress test importanti per la macchina della sua pubblica amministrazione dopo la pandemia. Com’era prevedibile sin dall’inizio assai faticoso, ha suscitato scherno tra gli avversari politici, e soprattutto in quella destra sovranista che più l’aveva osteggiata, il fallimento della sanatoria per i lavoratori stranieri irregolari. Il provvedimento era stato fortemente voluto tra la primavera e l’estate 2020 dall’allora titolare dell’Agricoltura, la renziana Teresa Bellanova. Alcuni hanno esultato come di fronte a una significativa vittoria della propria parte. Altri si sono spinti a dileggiare le lacrime di commozione sfuggite alla ministra, con un passato da bracciante, nel dare l’annuncio del «suo» provvedimento lo scorso maggio: «Da oggi gli invisibili saranno meno invisibili». Non è andata come sperava la Bellanova. Nato da una logica di compromesso in una coalizione assai contraddittoria sul tema delle migrazioni, e dunque con l’avvertenza di non definirlo per ciò che era (una sanatoria), il provvedimento conteneva limiti troppo stretti ed escludeva categorie assai importanti, come gli edili. Pensato in buona parte per i lavoratori dei campi (e giustificato proprio dalla carenza di braccia causata dal Covid-19) ha finito per rivolgersi soprattgito a colf e badanti. E, anche in questo caso, fon ha centrato l’obiettivo. I dati sono impietosi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine 
Titolo: Italia e Francia rafforzano la collaborazione industriale – Asse tra Italia e Francia su idrogeno, salute, spazio e semiconduttori
Tema: Partnership Italia-Francia

Italia e Francia provano a rilanciare la collaborazione sui ggrandi progetti tecnologici di interesse comune. Bruno Le Mair ne ha discusso in questi giorni con i ministri italiani. Giovedì ha parlato con il titolare dell’innovaione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, della cooperazione mei progetti europei per il cloud, a partire dalla federazione di imprese Gaia-X. Ieri ha delineato con il ministro per lo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti collaborazionie per gli Ipcei (Important projects of common Europea Interes) sull’idrogeno, la microelettronica e la sakute. In più i due ministri hanno parlato di una cooperazione rafforzata nell’aerospazio e in particolare per i lanciatori spaziali, a partire dal contratto firmato alla loro presenza da Avio con Arianespace. Lo scorso novembre Le Maire avea già avuto un incotro sul tema degli Ipcei con l’ex ministro dello Sviluppo Patuanelli. Le partnership industriali tra i due paesi ma anche con la Germania- coinvolta negli Ipcei sull’idrogeno e in quello che il ministro francese ha defnito il progetto per “i lanciatori del ventunesimo secolo”- si stanno rafforzando negli ultimi anni in risposta al pericolo di predominio tecnologico dei paesi extra Ue.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dragoni Gianni 
Titolo: Tra Avio e Arianespace accordo sui lanciatori da 350 milioni di euro
Tema: Partnership Italia-Francia

L’esortazione di Mario Draghi, nel discorso al Senato il 17 febbraio, a «rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania», ha trovato una plastica applicazione nell’incontro di ieri fra i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e il responsabile francese dell’Economia, Bruno Le Maire. È stato firmato un importante accordo che rafforza la collaborazione strategica nell’industria spaziale. Arianespace, la società francese che commercializza e organizza i lanci nello spazio con razzi europei, ha firmato con Avio Spa un accordo di fornitura a lungo termine che consente l’avvio della produzione per il periodo 2023-2026 del prossimo lotto di 10 lanciatori italiani Vega C, evoluzione del Vega, il lanciatore leggero sviluppato da Avío a Colleferro. Il valore dell’accordo per Avio è di circa 350 milioni di euro, secondo quanto riferito al Sole 24 Ore da fonti autorevoli. «Confermiamo la fiducia nel Vega C. Si rafforza la cooperazione tra Francia e Italia nello spazio», ha detto al Sole 24 Ore Stéphane Israel, ad. di Arianespace. «Questa non è ancora la firma dell’intero quarto lotto, proseguono le discussioni di Arianespace con Avio per completare l’accordo. Prevediamo si concludano entro quest’anno», ha precisato. «La nostra priorità è lavorare per l’affermazione con successo sul mercato del Vega C e dell’Ariane 6, che rispondono a un interesse comune dei due paesi insieme alla Germania», ha aggiunto Israël. Giulio Ranzo, ad. di Avio, ha commentato: «Siamo felicissimi di ricevere quest’ordine per un nuovo lotto di Vega C. Questo accordo conferma l’interesse e la fiducia dei clienti di Arianespace per questo nuovo lanciatore, risultato di un’efficace collaborazione tra diverse industrie europee coordinate da Avio».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 

Autore:  A.S. 
Titolo: Merkel apre a Sputnik: pronti ad acquisti in proprio Verso un summit italo-russo – «Vaccinare, vaccinare, vaccinare» Così Angela Merkel apre a Sputnik
Tema: Sputnik

Il nuovo motto della Germania, ha detto ieri Angela Merkel al termine di un incontro con i leader dei Länder tedeschi, è «vaccinare, vaccinare, vaccinare». Più rapidamente di quanto sia stato fatto finora, e con più flessibilità. «Vogliamo rafforzare il proverbiale rigore tedesco con una maggiore flessibilità», ha esdamato la cancelliere Indudendo, tra le strade che dovranno condurre il Paese fuori dalla crisi Covid, anche quella russa, anche il vaccino Sputnik. Che dal4 marzo scorso si è avvicinato all’Europa grazie all’avvio della cosiddetta roUingreview da parte dell’Ema, l’Agenzia europea del farmaco che sta analizzando dati finora ritenutiinsufflcienti. La risposta, sia pure attraverso un canale più rapido, è prevista tra qualche mese. Solo in aprile gli ispettori europei sono attesi a Mosca. L’opzione Sputnik, ha ribadito ieri Merkel, diventerà possibile per la Germania solo dopo il via libera dell’Ema. La cancelliera è stata tra i primi, già da tempo, a ipotizzare un accordo di partnership con controparti russe per produrre Sputnik in Germania; e ieri è tornata a mostrarsi aperta nei confronti del vaccino russo nel momento in cui, autorizzato dall’Ema, dovesse entrare nel grupPo di vaccini distribuiti dall’Unione Europea. Che al momento non ha ancora avviato trattative in questo senso: un ordine congiunto nell’ambito Ue sarebbe preferibile, ha commentato Angela Merkel. Ma in assenza di questo, la Germania potrebbe «andare per conto proprio, per una via tedesca».
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Testata:  Sole 24 Ore 

Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Scambio di accuse tra Cina e Usa, in Alaska inizio ad alta tensione
Tema: Vertice Cina-USA

Il faccia a faccia tra gli Stati Uniti di Joe Biden e la Cina, al vertice di Anchorage in Alaska, è stato durissimo. Con un debutto a sorpresa che ha rivelato l’incerta partita strategica tra i due Paesi: i pochi minuti fissati per una foto di routine sono degenerati in un’ora di straordinari attacchi e contrattacchi sotto i riflettori. La delegazione americana guidata dal Segretario di Stato Antony Blinken – denunciando repressione a Hong Kong, genocidio degli Uiguri, coercizione economica, cyberattacchi e minacce a Taiwan – ha accusato Pechino di mettere a repentaglio l’ordine globale, fondato sul rispetto delle regole e «garante di stabilità». Perentoria la replica della controparte: Washington ha una mentalità da guerra fredda, sposa pratiche egemoniche e incita altri Paesi ad aggredire la Cina. Non solo: la sua democrazia è screditata anche agli occhi di molti americani, erosa da razzismo e «stragi» di afroamericani. «Né gli Stati Uniti, né il mondo occidentale rappresentano l’opinione pubblica internazionale», ha detto il responsabile della diplomazia cinese, Yang Jiechi. I successivi colloqui a porte chiuse, nell’arco di due giorni e terminati ieri, sarebbero avvenuti in un clima più disteso. «Costruttivi, seri, franchi», ha assicurato uno stretto collaboratore della Casa Bianca. Ma non hanno potuto nascondere il nuovo braccio di ferro.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Il vertice show delle accuse incrociate tra Usa e Cina – «Pericolosi». «Arroganti» Il vertice Stati Uniti-Cina tra accuse e cene separate
Tema: Vertice Cina-USA

Il primo vertice Usa-Cina era iniziato malissimo, con uno scontro aspro, quasi una rissa verbale, davanti alle telecamere. E finito con «alcune convergenze su cambiamento climatico, Iran, Corea del Nord e Afghanistan», come ha riferito il Segretario di Stato, Antony Blinken. Da Pechino, l’agenzia ufficiale Xinhua, sostiene che i colloqui di Anchorage, in Alaska, sono stati «schietti, utili e costruttivi». Le delegazioni delle due super potenze si sono incontrate giovedì sera e si sono confrontate, «per numerose ore e in modo molto franco su un ordine del giorno esaustivo», ha aggiunto il Consigliere per la sicurezza americano Jake Sullivan. Si capirà presto se ad Anchorage si sia aperto un dialogo che possa portare al summit tra Joe Biden e Xi Jinping, ll prossimo 22 aprile a margine della Conferenza sul clima. L’impatto, giovedì sera, era stato ad alta tensione. Con uno scambio durissimo tra Blinken e il plenipotenziario per la politica estera del partito comunista cinese, Yang Jeichi. Alla vigilia i padroni di casa avevano fatto sapere che non ci sarebbe stato un comunicato finale: un modo per evitare di passare la notte a litigare su poche righe.[…] Poi ha preso la parola, Yang Jiechi e l’ha tenuta per 15 minuti, anziché i due concordati all’inizio: «Gli Stati Uniti usano la loro forza militare e la loro egemonia finanziaria per schiacciare gli altri Paesi; abusano della cosiddetta nozione della sicurezza nazionale per ostacolare gli scambi commerciali e incitare alcuni Stati ad attaccare la Cina». E ancora, una frase a metà tra l’avvertimento e una possibile apertura: «Dovete abbandonare questa mentalità da Guerra Fredda.. Gli Usa non hanno alcun titolo per sostenere di poter trattare con Al tavolo la Cina da una posizione di forza. Non è questo il modo per approcciare il nostro Paese. La cooperazione può beneficiare entrambe le parti, ma bisogna seguire il protocollo diplomatico». A quel punto si è inserito Sullivan: «Non vogliamo conflitti con voi, ma non ci spaventa una ruvida concorrenza». Tutto davanti alle telecamere e ai giornalisti richiamati nella stanza da Blinken. Interessante notare come le due parti si siano sfidate e anche insultate sui principi politici.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Ue e Turchia riallacciano il dialogo sui migranti – Dialogo Ue-Turchia, sul tavolo un rinnovo dell’accordo migratorio
Tema: Dialogo Ue Turchia

A cinque anni dalla firma del controverso accordo con la Turchia, tutto rivolto al tentativo di frenare l’arrivo di migranti dal Vicino Oriente, i Ventisette faranno il punto la settimana prossima sul difficile rapporto con Ankara. In una teleconferenza con il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, i vertici comunitari sono tornati ieri a chiedere al Paese «una riduzione durevole delle tensioni e un ulteriore rafforzamento della fiducia per consentire un’agenda più positiva». Il comunicato della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e del presidente del Consiglio europeo Charles Michel è stato parco di dettagli. «Si è discusso della situazione nel Mediterraneo orientale, compresi gli imminenti colloqui per una soluzione a Cipro, e lo stato di avanzamento delle relazioni tra Unione europea e Turchia», hanno spiegato i due nella nota congiunta, aprendo la porta a un loro prossimo viaggio ad Ankara. Da anni, i rapporti bilaterali sono su un crinale incerto. Nel corso del 2020, le relazioni sono improvvisamente peggiorate quando il governo turco ha inviato navi di perlustrazione petrolifera al largo delle coste greche e cipriote. Tensioni sono poi emerse per il ruolo della Turchia nei conflitti in Siria, Libia e Nagorno Karabakh. Dall’inizio dell’anno, la situazione nel Mediterraneo orientale è però migliorata: «Il miglioramento è dettato dal fatto che la Turchia ha smesso di inviare navi nelle acque costiere di Grecia e Cipro», nota un diplomatico.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Beirut affonda nelle macerie Casse vuote e medici in fuga
Tema: Libano

Del ristorante “Positano” è rimasta soltanto l’insegna. L’esplosione del 4 agosto se l’è portato via, assieme a gran parte dei locali di Mar Mikhail, il centro della movida di Beirut, la fu Parigi del Medio Oriente. Samir l’aveva riaperto a giugno, quando il peggio sembrava passato. Ma il Covid, la terza mazzata in un anno, lo ha messo a terra. «Non riaprirò – racconta -. Se non fosse per l’epidemia tornerei in Italia». Cinque anni fa, quando è rientrato in Libano per lanciare un suo locale mai avrebbe immaginato un epilogo così. «È peggio che durante la guerra civile. Allora i negozi rimanevano aperti, anche sotto le bombe. Le banche non hanno mai chiuso, come è successo un anno e mezzo fa. Non si trova neppure il latte in polvere. Sembra di essere in Siria». Le macerie che ancora ingombrano i marciapiedi di Mar Mikhail non sono quelle di un bombardamento, ma il frutto della «più potente esplosione non nucleare della storia», il 4 agosto, oltre duemila tonnellate di nitrato d’ammonio lasciate li per sei anni e poi deflagrate con una potenza di un megatone. Lo scheletro dei silos del grano, sventrati, resta a monito. Tutt’intorno detriti e rottami, che la società tedesca incaricata della rimozione non vuole portar via, in mancanza di pagamenti da parte dello Stato. I tedeschi non sanno neppure a chi chiedere. Il Libano è senza un governo da agosto. Le riserve in dollari stanno per finire.
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Testata:  Domani 
Autore:  Da Rold Vittorio 
Titolo: La crisi finanziaria e le ingerenze straniere affondano il Libano
Tema: Libano

«La lira supera la soglia di 15mila per un dollaro, la popolazione si mobilita —Il sindacato dei fornai mette in guardia contra una “chiusura forzata” se la moneta non venisse stabilizzata». Questo il drammatico titolo della versione online di L’Orient-Le jour, il più prestigioso quotidiano libanese in lingua francese, che non lascia molti dubbi sulla spirale in cui il paese dei cedri rischia di essere inghiottito. Problemi economici, ma sotto c’è la necessità di un recupero di sovranità nazionale elafinedelleingerenze straniere o delle guerre per procura (proxy war secondo la famosa definizione di Zbigniew Brzezinsld, consigliere per la sicurezza dell’ex presidente americano Jimmy Carter. La lira libanese, il termometro della crisi, ha toccato il 16 marzo il minima storico al “mercato nero”, dove ha sfiorato quota 15mila lire per dollaro, prose guendo la sua caduta libera sulla scia di un crollo economico aggravato dall’inerzia del governo. Dall’inizio della crisi nell’autunno del 2019 la moneta nazionale ha perso il 90 per cento del suo valore rispetto al biglietto verde, mentre il cambio ufficiale è ancora fissato a 1.507 sterline per dollaro. Per un dollaro ora servono 15mila lire mentre solo diciotto mesi fa ne bastavano 1500. La svalutazione monetaria senza precedenti nella sua dimensione nella storia del piccolo paese mediterraneo, dove l’Italia è presente con un suo contingente militare sotto l’egida dell’Onu al confine israeliano, ha scatenato una nuova ondata di proteste tra la popolazione.
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