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SINTESI IN PRIMO PIANO – 20 maggio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Ripartenza: rischio risalita dei contagi
– Ripartenza: l’Italia riapre
– Scontro sul fondo Europeo
– Caso Bonafede
– Decreto Rilancio
– Oms: Trump richiede un’indagine

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Stampa 
Autore:  Geremicca Federico 
Titolo: Bonafede salvato dal virus
Tema: Caso Bonafede

Preceduto e poi accompagnato dal più classico dei rituali – le minacce, il gioco delle mozioni parlamentari e l’oscuro lavano per un qualche compromesso – il giorno del giudizio sul ministro Bona fede alla fine è arrivato. Cosa Alfonso Bonafede pensi della giustizia e di come vada amministrata, è cosa nota almeno dai tempi del governo gialloverde (quello che con la legge “spazzacorrotti”, per intenderci, avrebbe appunto sradicato la corruzione…). Che la scarcerazione di alcuni boss – poi tornati in carcere – e la lite in diretta tv con il giudice Di Matteo non abbiano arricchito il curriculum del ministro, è evidente: eppure, utilizzare queste débâcle per far saltare il banco è una scelta che, in quanto a lungimiranza, ricorda molto da vicino i fasti del Papete. C’è un Paese in ginocchio sul quale stanno per piovere centinaia di miliardi per favorire la ripartenza: una interminabile pioggia di quattrini da gestire e investire in aiuti ad aziende, famiglie e progetti per il rilancio del Paese. Nessun governo rinuncerebbe ad una occasione così, che rappresenta – in fondo – anche una opportunità per riguadagnare i consensi perduti. Trappole parlamentari permettendo, nemmeno Conte lo farà. E Alfonso Bonafede, così, potrebbe passare alla piccola storia politica per esser stato il primo ministro salvato dalla pandemia.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro 
Titolo: Il pesce puzza dalla testa
Tema: Caso Bonafede

Oggi si decide il destino del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e di conseguenza del governo. Se passerà la mozione di sfiducia proposta dalle opposizioni, andranno a casa sia l’uno che l’altro, ma il destino è già scritto: nonostante i numerosi guai combinati dal ministro, rimarranno entrambi per mancanza di alternative. Bonafede infatti non è un semplice e pessimo ministro: è l’inventore di Giuseppe Conte (fu lui a presentarlo a Di Maio e Salvini in cerca di un premier docile e servile), è il capo delegazione dei Cinque Stelle dentro il governo ed è il garante della linea grillina giustizialista e manettara. Quindi Bonafede non è uno «scaricabile» neppure di fronte all’evidenza dei fatti e questo lo sa bene Matteo Renzi, che minaccia di votare la sfiducia ma non lo farà mai. Anche il Pd, che pure non lo ama, si guarderà bene dal fare scherzetti al ministro. Ebbene sì, nonostante tutto questo, il peggior ministro della Giustizia nella storia della Repubblica rimarrà al suo posto, perché così è deciso per via di cause di forza maggiore. Rimarrà, ma prigioniero del fango che ha contribuito a montare, degli intrighi e dei ricatti che ha alimentato un po’ per convenienza e un po’ per pura stupidità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: I simboli e le regole del gioco – La nuova ricostruzione: i simboli e le regole del gioco
Tema: Scontro sul fondo europeo

Scegliendo il 2 giugno come data per mettere fine al lockdown della piazza, Giorgia Meloni e Matteo Salvini erano certamente consapevoli del valore simbolico della data. Oltre a essere il primo «ponte» dopo la clausura, ila giugno è infatti anche l’anniversario del referendum popolare che fece nascere la Repubblica e dell’elezione della prima assemblea democratica dopo il Ventennio fascista.
Voltare pagina fu il compito del referendum, preceduto e seguito da governi di unita nazionale in cui sedevano insieme i partiti che si sarebbero presto divisi per diventare nemici giurati, avversari «di sistema». Un’analogia che dovrebbe far riflettere l’opposizione. Ma c’è un altro motivo di riflessione, più recente e più importante, da considerare. Ed è il cambiamento della situazione geopolitica in cui potrebbe avvenire la «ricostruzione» italiana se la proposta Merkel-Macron avrà successo. E meglio non lasciarsi sedurre dai paragoni con il Piano Marshall, la scelta che gli Usa fecero all’indomani della guerra dopo una certa esitazione, salvando l’economia europea e portando l’Europa occidentale stabilmente sotto l’egemonia americana. Dimensioni e condizioni di quell’intervento finanziario, che tra l’altro si chiamava quasi come quello di oggi. Un’agitazione sovranista contro l’Europa, mentre questa collabora trasferendo perla prima volta risorse da uno Stato un altro, infrangendo cib che finora è stato un vero e proprio tabù, sarebbe difficilmente comprensibile per la nostra opinione pubblica. Se dalle nebbie della pandemia si stagliasse la figura di un nuovo gigante buono solidale con l’Italia, e questo non fosse la Cina o Putin, come qualche ingenuo esordiente in politica estera sperava, ma l’Europa, chi avrebbe voglia di tirargli le pietre?
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Saviano Roberto 
Titolo: Il tempo dei soldi marci – I soldi marci che divorano l’Italia onesta
Tema: Ripartenza: rischio usura

In attesa che l’Europa si muova, in attesa che le istituzioni diano garanzie alle banche, in attesa che la cassa integrazione finalmente parta, in attesa che arrivino i soldi sul conto, in attesa che si riapra, in attesa… e ancora in attesa… esiste chi sta fornendo soldi alle imprese, alle famiglie, ai commercianti: gli usurai.  Che i soldi siano tutto è tutto ciò che sappiamo dei soldi: ho manipolato il celebre verso di Emily Dickinson sostituendola parola amore con soldi. Ma non è vero – mi aspetto come risposta – i soldi non sono tutto! Torniamo all’usura, la crisi pandemica e l’incapacità politica a gestirla sta esponendo l’intero sistema economico a una crisi di cui ancora non riusciamo nemmeno a comprenderne i confini. L’assenza di soldi non crea solo povertà, disagio e fallimento, questi sarebbero problemi che sconterebbe l’individuo, l’azienda che muore, il quartiere che si trasforma, la città che peggiora. La dinamica vera della crisi di liquidità ha un principio molto più universale che in genere viene trascurato, ossia il fatto che l’assenza di soldi non fa sparire il denaro ma porta la vittoria dei soldi marci. E questo non è più un problema dell’individuo, della singola azienda che chiude, del quartiere che peggiora, ma di tutti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: Boss dell’usura, denunce record – Allarme usura, casi raddoppiati “I boss fanno affari sulla crisi”
Tema: Ripartenza: rischio usura

Il martedì è giorno di ascolto nelle 33 sedi della Consulta nazionale antiusura. «Mediamente si presentavano sei, sette persone. Da diverse settimane, invece, arrivano circa due richieste di aiuto al giorno. È tantissimo se si considera che, per il tipo di reato, chi si rivolge a noi è ormai all’ultima spiaggia per il forte impatto psicologico di vergogna che l’usura ha su chi ne è vittima». E’ un aumento secco del 100 per 100 quello rilevato dall’avvocato Attilio Simeone, responsabile della Consulta. Sono piccoli imprenditori, commercianti, partite Iva ma anche famiglie rimaste senza un introito, persone sommerse dai debiti, terrorizzate dalla prospettiva di non riaprire, di non trovare più un lavoro, che hano finito con l’accettare le offerte di aiuto arrivate da “amici”: denaro contante che risolve il problema immediato di cosa mettere a tavola e finisce per rendere schiavi della criminalità. Certo, solo in minima parte le richieste di aiuto si traducono in denunce per un reato che di solito si protrae nel tempo per molti anni e che difficilmente emerge.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Il retroscena – Governo, da Sala a Renzi il pressing sul premier per cambiare la squadra
Tema: Pressing su Conte per un nuovo governo

Una strana euforia, ecco cosa si respira a Palazzo Chigi in queste ore. La ragione è presto detta: Giuseppe Conte è convinto di aver stravinto in Europa. Meglio: pensa che gli eurobond contribuiranno a spuntare le armi di chi vorrebbe disarcionarlo. E però questo stato d’animo rischia di consigliargli qualche mossa avventata. Di spingerlo a mortificare chi, in fondo, non chiede poi la luna: qualche poltrona e un po’ di rimpasto. «Non credo che un vero rimpasto sia la strada giusta – sostiene in privato l’avvocato – al massimo si può fare qualche ritocco». Eppure, il pressing sul premier per modificare la squadra esiste. Ieri si è aggiunto il sindaco di Milano Beppe Sala: «Credo che Conte debba rafforzare la sua struttura. La compagine ministeriale può essere rivista. Non lo chiamerei rimpasto, ma penso che il premier possa avere bisogno dei migliori italiani al suo fianco». II punto, come detto, è che il presidente del Consiglio non sembra dello stesso avviso. Altro discorso, invece, è un intervento mirato, minimo, di precisione attorno a qualche posto di sottogoverno, in attesa di un ulteriore ristoro in occasione della tornata di nomine di giugno e luglio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il premier tratta con Iv Voci sulla richiesta di posti nel governo Ma c’è il muro dei dem
Tema: Pressing su Conte per un nuovo governo

Non ha paura Giuseppe Conte, «davvero non teme che possa cascare il governo». Non su Alfonso Bonafede e non per mano di Matteo Renzi e compagni. Il capo del governo si dice «molto tranquillo», ma anche determinato a non subire ricatti da pezzi della sua maggioranza. Se il suo predecessore a Palazzo Chigi vuole ragionare di provvedimenti per il bene del Paese, il professore pugliese è pronto a valutare ogni proposta. Se invece in gioco ci sono poltrone, rimpasti di governo o tentativi di imporre l’agenda da parte di un «partito del 2 per cento», allora proprio no, su questo tavolo Conte non tratta. Il premier si è trovato di fronte al muro del Pd. Ad aver fatto saltare i nervi ai dem sono state le voci sui posti al governo che i renziani avrebbero chiesto a Conte: si è parlato di Gennaro Migliore (o Lucia Annibali) come sottosegretario alla Giustizia e di Luigi Marattin alla presidenza della commissione Bilancio della Camera. Ma sono appunto voci, che Palazzo Chigi non conferma e che Italia Viva smentisce.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Mattarella firma il decreto Rilancio Muove 155 miliardi
Tema: Decreto Rilancio
Bollinato dalla Ragioneria dello Stato, cioè superato l’esame delle coperture finanziarie delle norme, firmato dal Capo dello Stato, pubblicato in Gazzetta ufficiale. Il decreto Rilancio, 266 articoli, dopo l’ultima settimana di passione tra Palazzo Chigi e Via Venti Settembre, è arrivato al traguardo. In tutto 55 miliardi più le garanzie per la liquidità alle imprese per un totale di 155 miliardi. Nel testo, all’articolo 265, anche un monitoraggio sulle spese del decreto a cura della Ragioneria: una sorta di meccanismo a “vasi comunicanti” consentirà al governo di spostare risorse da una misura all’altra in caso di sottoutilizzo o avanzi di cassa senza ricorrere a nuovi decreti.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: «Imprese al centro e l’Italia riparte» – Cantieri, lavoro e giovani per il rilancio
Tema: Ripartenza: l’Italia riapre

Un grande piano di infrastrutture, in Italia e in Europa. Perché la politica monetaria non basta a rilanciare la crescita e aprire cantieri è la spinta anticiclica più immediata per creare lavoro e aumentare il pil. Per Vincenzo Boccia una convinzione profonda e una battaglia costante nei suoi quattro anni di presidenza di Confindustria, cominciati a maggio del 2016. Oggi pomeriggio, nell’assemblea privata della confederazione, Boccia terrà il suo ultimo intervento di bilancio e di saluto. L’assemblea dei delegati poi voterà la nomina ufficiale di Carlo Bonomi come presidente. Il nuovo leader di Confindustria terrà a sua volta un discorso davanti ai colleghi imprenditori, collegati on line.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cherchi Antonello – Marini Andrea – Paris Marta 
Titolo: Dl Rilancio, servono 98 decreti attuativi – Sul decreto Rilancio il fardello di 98 provvedimenti attuativi
Tema: Decreto Rilancio

Non è solo il decreto legge ad avere dimensioni corpose con gli oltre 260 articoli, ma anche tutto ciò che gli gira intorno. Ovvero i decreti attuativi a cui rimanda: 98. Tanti quanto quelli che, mediamente, accompagnano una manovra di bilancio. Contro la rapidità dell’emergenza il Dl Rilancio si presenta con un profilo dal passo lento. L’esperienza insegna, infatti, che il cammino dell’attuazione delle riforme è, solitamente, faticoso. C’è da dire che molte delle misure attuative hanno – almeno sulla carta – tempi strettissimi: dovranno essere pronte al massimo entro un mese dall’entrata in vigore del Dl. In pratica il decreto legge ha un provvedimento attuativo ogni 2,7 articoli. E comunque la gran parte dei provvedimenti applicativi dovrà essere predisposta – tranne qualche eccezione – entro luglio. Per gliuffidlegislativi ministeriali significherà una corsa contro il tempo, considerato che diversi decreti richiedono il concerto di più dicasteri. Per esempio, serve entro fine maggio un decreto del ministro dell’Interno, di concerto con quelli di Economia, Lavoro e Agricoltura, per le modalità di presentazione, da parte dei datori di lavoro, della domanda di regolarizzazione dei lavoratori in nero (agricoltura, colf e badanti).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Netti Enrico 
Titolo: Ristoranti, ricavi giù dell’80% e il 40% del personale senza lavoro – Ristoranti al tappeto: -80% di ricavi
Tema: Ripartenza: l’Italia riapre

Prima di riaprire hanno fatto scorta di gel disinfettante e mascherine, sanificato i locali, riorganizzato gli ambienti, riforniti i frigo. Una corsa contro il tempo per presentarsi ai clienti l’altro ieri. Ma all’appello manca circa un terzo dei ristoranti, molti di questi stellati, che ha deciso di aspettare a sollevare la saracinesca. Per chi ha aperto purtroppo il bilancio delle prime ore di attività è negativo: tra pizzerie e ristoranti, trattorie e agriturismi il calo dei consumi è stato vicino all’8o% secondo le ultime stime di Coldiretti. Pesa indiscutibilmente la scelta di chi non ha voluto o non ha fatto in tempo a riaprire ma molto spesso pesa ancora di più l’effetto smart working dovuto alla chiusura quasi totale degli uffici.
Non manca chi lamenta regole confuse e clienti che, dopo l’esperienza fatta con food delivery e take away, non hanno voglia di ritornare a mangiare fuori casa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Dombrovskis rilancia: fondo Ue da mille miliardi – Recovery Fund, Dombrovskis rilancia: superare i mille miliardi
Tema: Recovery Fund

È ancora oggetto di arbitraggi, a una settimana dalla sua presentazione, l’attesa bozza del prossimo bilancio comunitario, che deve servire a finanziare la ripresa economica dopo lo shock provocato dalla pandemia influenzale. Non vi sarà alcun “copia e incolla” della recente proposta franco-tedesca, ha detto ieri la Commissione europea, alla ricerca del consenso di tutti i Ventisette e aprendo la porta a una proposta più generosa di quella presentata da Parigi e Berlino. Parlando ieri pomeriggio alla fine di una riunione dei ministri delle Finanze europei, il vicepresidente dell’Esecutivo comunitario Valdis Dombrovskis ha sottolineato come «l’ambizione» della Commissione europea sia «di aumentare la capacità di finanziamento del bilancio europeo non in termini di miliardi di euro, ma per superare i mille miliardi di euro». In questo contesto, ha precisato che «il denaro verrà distribuito sotto forma di prestiti e di sovvenzioni».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Bce decisiva per il decollo di Sure e Fondo rilancio
Tema: Recovery Fund

«Dopo l’accordo del 9 aprile sullo strumento Sure da 100 miliardi, il volume delle nostre emissioni nel 2020 e nel 2021 sarà aumentato per importi considerevoli, già a partire dal terzo trimestre di quest’anno». Così la Commissione europea, emittente occasionale di bond europei (19 titoli obbligazionari in circolazione con scadenze fino al 2042 e un piano di raccolta da 800 milioni nel 2020 e lo miliardi nel 2021), ha iniziato nei giorni scorsi a preparare i mercati all’arrivo di nuovi EU-bond per l’emergenza della crisi pandemica. La formula per i bond che finanziano Sure, sottolinea la Commissione in una presentazione, è quella nota del “back-to-back lending”, cioè bond collegati direttamente all’erogazione di prestiti: come per l’Efsm (finanziamenti a Portogallo e Irlanda tra il 2oii e il 2014 per 46,8 miliardi) o, nell’extra-Eurozona, per la Bilancia dei Pagamenti (Ungheria, Romania e Lettonia) e assistenza macro-finanziaria extra-Ue. La proposta storica di Francia e Germania, che rotea attorno all’emissione di EU-bond da parte della Commissione non più con prestiti sottostanti ma sussidi a fondo perduto, se andrà avanti farà da apripista alla mutualizzazione dei debiti e sarà destinata a rivoluzionare il ruolo della Commissione nella raccolta di fondi europei e a chiamare in gioco ancora una volta la Bce.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Scontro sul fondo europeo – Battaglia sugli aiuti Ue Sono quattro i Paesi ostili
Tema: Scontro sul fondo europeo

Come sarà la trattativa sul Recovery Fund, il piano legato al bilancio Ue che dovrà far ripartire l’economia e aiutare gli Stati più colpiti dalla crisi da coronavirus (come l’Italia), lo spiega bene Paolo Gentiloni, commissario Ue all’Economia: «La trattativa si farà sulla proposta della Commissione, che avremo la settimana prossima. Non credo però si possa sottovalutare che un Paese come la Germania accetti l’idea di 500 miliardi di sovvenzioni attraverso un prestito che la Commissione cercherà sui mercati. Una svolta senza precedenti». La proposta franco-tedesca annunciata due giorni fa di un Recovery Fund finanziato da debito comune rompe un tabu che aveva frenato finora il processo di integrazione europea e che aveva sempre trovato contrario il fronte del Nord con la Germania in testa. Ora viene meno l’alleato più potente ma resta l’opposizione dei Paesi «frugali». Anche l’idea di aiutare gli Stati e le regioni più colpite dalla crisi attraverso trasferimenti a fondo perduto in nome della solidarietà europea e non attraverso prestiti è una fuga in avanti che il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha subito frenato parlando al termine dell’Ecofin: «La nostra proposta per il rilancio dell’economia non sarà un copia e incolla di quella franco-tedesca — ha spiegato —. La presidente von der Leyen ha sempre detto che la risposta finanziaria che avanzeremo si fonda su un mix di prestiti e sovvenzioni agli Stati». Ha anche ricordato che il piano sarà di «oltre mille miliardi».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Retroscena – Conte spiazzato da Macron cerca di alzare la posta “Tempi rapidi per gli aiuti”
Tema: Scontro sul fondo europeo

«Lavoreremo per far avanzare e arricchire la proposta franco-tedesca. Ciò che conta oggi è aver rotto il tabù: l’Europa sta per introdurre la cosa più simile a strumenti di debito comuni». Alla fine di una giornata di contatti con i colleghi europei il ministro degli Affari europei Enzo Amendola nega le difficoltà. Nega soprattutto che l’iniziativa di Merkel e Macron sia stata presa sopra la testa dell’Italia, e che quell’accordo si trasformerà in una soluzione al ribasso per Roma. Non è preoccupato da eventuali condizionalità necessarie ad attingere al cosiddetto «Recovery Fund». Ci tiene semmai a sottolineare da dove si era partiti: «Ad aprile l’unico compromesso possibile prevedeva 320 miliardi di euro complessivi, metà dei quali da concedere sotto forma di prestiti. La proposta di Francia e Germania parte da 500 miliardi a fondo perduto».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gabanelli Milena – Franco Renato 
Titolo: Dataroom – Cinema, teatro e concerti Perdite per 1 miliardo e mezzo – Cinema e live, perdite per 1 miliardo e mezzo
Tema: Ripartenza: l’Italia riapre

Vaglielo a dire al quasi mezzo milione di persone che lavorano nel cinema, teatro, musica e musei che «con la cultura non si mangia». L’uscita infelice era scappata nel 2010 all’ex ministro dell’economia Tremonti, che disse di essere stato frainteso. L’idea però è evidentemente radicata, se tutto il settore dello spettacolo è stato l’ultimo ad essere considerato nel pacchetto di aiuti. Eppure è stato il più duramente colpito dal lockdown, e sarà l’ultimo a ripartire: cinema e teatri riaprono, in condizioni complicate, il 15 giugno. Per i grandi concerti dal vivo se ne riparlerà l’anno prossimo, perché aggregano le folle, e in questo momento è pericoloso. Un’estate triste per migliaia di lavoratori, e un’estate vuota per tutti noi, che restiamo soli con le nostre inquietudini senza quel particolare conforto e senso di felicità che può dare solo la musica, l’arte, il racconto. 400.000 lavoratori a spasso La crisi colpisce tutti. E non parliamo di attori, registi e cantanti famosi, che qualche mese di inattività se lo possono permettere, ma di quell’esercito di lavoratori intermittenti che permettono all’industria dell’Intrattenimento di essere uno dei Pilastri) del Paese. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi ci troviamo di fronte ad una varietà di soggetti molto spesso privi di tutele, o di partite Iva che lavorano con contratti legati al singolo concerto. Le stime fotografano quasi 250mila occupati, più altri 160mila trasversali. Insomma siamo di fronte a una città da 400mila abitanti.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cuomo Andrea 
Titolo: Aumentano i prezzi guerra tra poveri – La «normalità» ci costa molto cara Prezzi in aumento per caffè, alimenti e parrucchieri
Tema: Ripartenza: l’Italia riapre

II Codacons parla di rincari fino al 25 per cento per un taglio o una messa in piega dal parrucchiere e del 53,8 per cento per il caffè. In realtà un pò c’era da aspettarselo nella Fase 2. I commercianti e gli esercenti, dopo mesi di mancati incassi, con le spese vive dovute alle nuove incombenze sanitarie e con un mercato che comunque nei prossimi mesi si prospetta asfittico, in molti casi hanno deciso di prendersi qualche ammortizzatore sociale da soli. Ritoccando al rialzo le proprie tariffe. Silvio Berlusconi all’attacco del governo: «Servono interventi immediati: quelli annunciati dal governo sono insufficienti, dispersi in troppi rivoli, ma soprattutto troppo lenti. Aspettare settimane o mesi significherebbe aiutare le imprese quando sarà troppo tardi perché saranno già fallite».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  S.Car. 
Titolo: Oms, approvata l’indagine sul coronavirus
Tema: Oms: Trump richiede un’indagine

La minaccia di Donald Trump di cancellare definitivamente i già sospesi finanziamenti all’Organizzazione mondiale della Sanità e anche di far uscire gli Usa dalla stessa Oms ha gravato sull’atmosfera della 73ma assemblea generale, che comunque si è chiusa con una risoluzione targata Ue, adottata per consenso (senza voto), che spiana la strada a una futura indagine «imparziale, indipendente e globale» sulla risposta alla pandemia dal coronavirus (da cui è stato espunto ogni riferimento alla Cina). Gli Usa si sono però dissociati dal linguaggio della presa di posizione collettiva su due punti: i paragrafi che assicurano ai Paesi poveri l’accesso alle medicine nelle emergenze al di là delle regole sulla proprietà intellettuale (in quanto scoraggerebbero l’innovazione farmaceutica) e quelli in tema di salute riproduttiva e sessuale e sulle garanzie di accesso all’aborto. Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus non ha replicato direttamente alla missiva di 4 pagine della Casa Bianca, che preannuncia la «disdetta» : se l’organizzazione «non si impegna su sostanziali miglioramenti nei prossimi 30 giorni – ha scritto Trump – renderò definitiva la mia decisione temporanea di sospendere i finanziamenti Usa e riconsidererò la nostra adesione all’Oms».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. 
Titolo: Oms, sì all’inchiesta. Ultimatum di Trump
Tema: Oms: Trump richiede un’indagine

Donald Trump concede solo un mese di tempo all’Organizzazione mondiale della Sanità: «Se l’organizzazione non si impegna a cambiamenti sostanziali nei prossimi trenta giorni, trasformerò la sospensione temporanea dei fondi in un taglio definitivo. E inoltre riconsidererò il livello della nostra delegazione». È l’avvertimento contenuto in una lettera inviata al direttore generale dell’Oms, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus e postata su Twitter dal leader americano alle 4.55 di ieri mattina. Nel corso della giornata, parlando con i giornalisti, Trump è stato più sbrigativo: «L’Oms si dia una regolata, altrimenti basta denaro dei contribuenti americani». Il presidente degli Stati Uniti torna a elencare le accuse rivolte ormai da settimane all’agenzia dell’Onu con sede a Ginevra. In sostanza Trump sostiene che l’Oms abbia coperto il ritardo cinese nel comunicare l’insorgere della pandemia al resto del mondo. Inoltre Tedros Adhanom, già bollato come una «marionetta di Pechino», non avrebbe fatto «pressioni sufficienti» per inviare una missione internazionale di scienziati a Wuhan. «Avete fatto una serie di gravi errori che sono costati molte vite umane», è la conclusione del leader americano.
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Testata:  Avvenire 
Autore:  Scavo Nello 
Titolo: Così Malta non soccorre e dirotta i profughi da noi – Così Malta è complice della Libia
Tema: Soccorso negato ai migranti

Minacciati di essere riportati in Libia, li vediamo inseguiti da una motovedetta. Molti si gettano in acqua per non tornare nei campi di prigionia. Poi, equipaggiati di un nuovo motore fornito dagli stessi militari, il gommone riprende la rotta e si allontana. Niente di nuovo, se non fosse che a dirottare i migranti verso Pozzallo siano state le Forze armate maltesi. Stavolta ci sono i filmati, le foto, le testimonianze concordanti dei superstiti, le verifiche incrociate sulle scarse dotazioni alla partenza, dalla costa libica, e quelle rinvenute all’arrivo, nel porto di Pozzallo. A peggiorare la posizione de La Valletta ci sono le immagini in cui si vede l’isola, segno che il barcone si trovava nelle loro acque territoriali, e dunque i profughi erano già ufficialmente a Malta e da lì in alcun modo potevano essere cacciati. Addirittura spinti segretamente verso un altro Paese dell’Ue. L’inchiesta giornalistica che viene pubblicata oggi in contemporanea da Avvenire e The Guardian si basa su materiali ottenuti da varie fonti. Costituiscono un atto d’accusa senza precedenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Intervista a Li Junhua – «Non siamo lupi guerrieri Pechino rispetta l’alleanza tra Italia e Usa»
Tema: Scontro Cina-Usa

Santevecchi Dal suo osservatorio di Roma, durante il lockdown, l’ambasciatore della Repubblica popolare cinese Li Junhua è stato colpito «da come l’Italia ha tarato le misure su basi scientifiche e da come i cittadini hanno partecipato. Ho visto il rispetto dell’Italia per la vita e l’attenzione alla salute; ho visto la professionalità, il coraggio e il senso di responsabilità del personale sanitario impegnato in prima linea; ho visto il senso di solidarietà, ottimismo e rispetto delle regole della popolazione. Ho visto anche l’Italia avviare attivamente la cooperazione mondiale per la lotta alla pandemia, sentendosi sulla stessa barca con gli altri Paesi, Cina compresa». La globalizzazione è in terapia intensiva, prognosi incerta. Ci siamo accorti di essere dipendenti dalla Cina anche per le mascherine; che se si fermano le vostre catene di approvvigionamento si paralizzano le nostre fabbriche. Così molti politici e economisti sostengono che bisogna rimpatriare linee produttive strategiche. Un rischio per la Cina? «La pandemia da Covid-19 non può e non deve essere il “funerale” della globalizzazione, al contrario, deve essere un catalizzatore in grado di far uscire la globalizzazione dalla “terapia intensiva” e spingerla verso uno sviluppo sano. Molti investitori hanno i loro asset produttivi in Cina, perché apprezzano capacità ed efficienza del settore manifatturiero cinese, ma ancor di più per il potenziale del mercato dei consumi cinese. Promuovere con entusiasmo lo stop e il trasferimento delle linee produttive o la sospensione delle catene di fornitura è diffondere “un virus politico”. Gestire l’economia di mercato senza parlare del mercato, questo è il vero pericolo».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: America e Cina, battaglia sull’Oms Soldi e voti per influenzare il mondo
Tema: Scontro Cina-Usa

«Vuoi sapere la verità? Siamo incazzati neri con la Cina, perché ci ha informati del coronavirus con almeno un mese di ritardo. Se ci avesse avvertiti subito, consentendo ai nostri specialisti di andare ad aiutarla, saremmo riusciti a contenere il contagio a Wuhan». Ma allora perché non l’avete denunciata? «A cosa sarebbe servito? Forse ci saremmo coperti politicamente, ma così avremmo mancato al nostro mandato. Se avessimo litigato in pubblico, Pechino ci avrebbe chiuso definitivamente le porte, impedendoci di dare assistenza. Il nostro obiettivo ora è fare tutto il possibile per frenare la pandemia, non saldare i conti con la Cina. Per chiarire le responsabilità ci sarà tempo dopo». Questa conversazione era avvenuta alla metà di gennaio, davanti ad un cappuccino, seduti al tavolo di uno Starbucks nell’Upper East Side di Manhattan. La fonte era un’autorevole dirigente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che non posso citare, perché la chiacchierata era informale. Ma perché non avete suggerito di bloccare i voli in partenza dalla Cina? «Due motivi. Primo, quando abbiamo conosciuto le vere dimensioni dell’epidemia, i buoi erano già usciti dalla stalla. Il virus circolava da almeno un mese, e quindi era arrivato ovunque. Si trattava di passare dal contenimento alla mitigazione. Secondo, perché bloccando i voli forse fermi alcuni passeggeri, ma non impedisci il contagio. Se li consenti, almeno puoi tracciare chi arriva; se li cancelli, la gente usa gli scali esteri e perdi ogni controllo. Ad esempio, sappiamo di cinesi arrivati in Italia via Amsterdam, col treno. Fonti della sicurezza tedesca ci hanno rivelato che alcuni loro funzionari, andati negli Usa per un convegno a inizio gennaio, sono tornati in Germania malati di Covid. L’hanno preso in America, prima che l’epidemia esplodesse».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  L.V. 
Titolo: Il partito di Macron senza maggioranza in Parlamento
Tema: Macron perde punti

La République en Marche, il partito del presidente Emmanuel Macron, non ha più la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale. Dopo avere conquistato 314 seggi, ribaltando il sistema politico francese nelle elezioni del 2017, Macron ha dovuto assistere al lento ma significativo calo dei deputati di Lrem, che oggi – dopo una serie di scontri interni e defezioni – sono 288 e non raggiungono quindi la maggioranza assoluta di 289 rappresentanti sui 577 complessivi della Camera bassa del Parlamento francese. A dare l’ultimo scossone a La République en Marche è stata ieri l’uscita di sette dissidenti che, assieme a 17 deputati provenienti da esperienze diverse, hanno dato ufficialmente vita al nuovo gruppo Ecologie démocratie solidarité (Eds). La scissione (pur annunciata da tempo, così come la nascita del nuovo partito) colpisce Macron e lo indebolisce in una fase difficile della sua presidenza: la sua azione riformatrice ha dovuto bloccarsi di fronte al coronavirus; le opposizioni lo attaccano per la gestione dell’emergenza (la crescita dei consensi segnalata dai sondaggi potrebbe essere solo temporanea); mentre si attende il rimpasto di governo (e la sostituzione del premier Edouard Philippe).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: La regina ha i conti in rosso per 20 milioni
Tema: La crisi colpisce la corona inglese

La pandemia ha scavato un buco da 20 milioni di euro nelle tasche della regina. Il collasso del turismo negli ultimi due mesi ha arrestato il flusso di visitatori nei palazzi reali, che l’anno scorso aveva fruttato a Elisabetta circa 80 milioni di euro: e dal Lord ciambellano, che gestisce i possedimenti della Corona, è partita una email allarmata a tutti i dipendenti. Non che la sovrana rischi la bancarotta: la monarchia riceve ogni anno dai contribuenti britannici circa ioo milioni di euro, che servono a coprire le spese ufficiali (e più di un terzo se ne va per il mantenimento di Buckingham Palace). Ma il Lord ciambellano ha avvertito che i progetti di rinnovamento verranno messi in pausa e i 500 dipendenti della Casa Reale dovranno aspettarsi il congelamento degli stipendi e forse anche dei licenziamenti. «L’intero Paese — ha fatto sapere Buckingham Palace — sarà probabilmente colpito sul piano finanziario dal coronavirus e la Casa Reale non fa eccezione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: La profilassi di Donald con l’idrossiclorochina: la prendo ogni giorno E il medico lo «copre»
Tema: La terapia anti-Covid di Trump
Il medico della Casa Bianca, Sean Conley, copre l’ennesima uscita-provocazione di Donald Trump sul coronavirus. Lunedì 18 maggio il presidente degli Stati Uniti, conversando con i giornalisti, rivela: «Da una settimana e mezza prendo una compressa al giorno di idrossiclorochina. Ho sentito molte cose straordinariamente positive su questo farmaco. Ci sono molti studi fatti in Italia, Francia e Spagna che lo confermano. Può davvero cambiare le cose». A fine aprile la Food and Drug Administration, l’agenzia che valuta la nocività degli alimenti e delle medicine, ha concluso che questo composto, efficace contro la malaria e il lupus, non va usato nella terapia antivirus. I rischi collaterali sono alti, è possibile l’alterazione del ritmo cardiaco. E sorprendente, quindi, leggere la nota di Conley, il dottore personale di Trump: «Due settimane fa uno degli assistenti del presidente è risultato positivo al Covid-19. Il presidente è in ottima salute e non ha sintomi. Si sottopone ai test, a oggi negativi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: Trump e la pastiglia che sfida la scienza “Assumo ogni giorno idrossiclorochina”
Tema: La terapia anti-Covid di Trump

Una pillola al giorno leva il Covid di torno. Almeno così sembra pensarla il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Che lunedì ha sorpreso i reporter, rivelando di avere iniziato una cura preventiva contro il virus a base di idrossiclorochina: «Sareste stupiti dal sapere quanta gente la usa. Io ne prendo una al giorno da più di una settimana». Ovvero, da quando il virus si è affacciato alla Casa Bianca, infettando prima uno dei “maggiordomi”, i militari in divisa in servizio nello Studio Ovale. Poi Katie Miller, portavoce del vicepresidente Mike Pence. Peccato che a mettere in dubbio l’efficacia anti coronavirus del controverso farmaco, solitamente usato per combattere la malaria, ci sono fior di scienziati. Anthony Fauci, l’immunologo della task force della Casa Bianca, in testa. Lo disse a Repubblica, un mese fa: «Il presidente si è fatto l’idea che quel medicinale funziona in base ad “aneddoti”. Ma ha effetti collaterali pesanti e non ci sono certezze sull’efficacia». In effetti l’annuncio ha fatto sobbalzare pure i fedelissimi del canale conservatore Fox, l’emittente preferita da The Donald. Dopo aver ascoltato le parole del “Doctor-in-chief’, l’anchorman Neil Cavuto, forse memore dell’aumento di avvelenamenti dopo l’avventata ipotesi del presidente di bere amuchina, ha preso le distanze: «Non fatelo, potrebbe uccidervi». Mentre al Congresso Nancy Pelosi, speaker dem della Camera, ha criticato con sarcasmo l’affermazione del rivale: «Il presidente dovrebbe evitare farmaci non approvati. Specialmente nella sua fascia di età e sovrappeso com’è». Alla fine, a difendere Trump è dovuto intervenire il medico della Casa Bianca, Sean Conley, prendendosi la responsabilità: «Nel suo caso, i potenziali benefici di quel farmaco superano i rischi».
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