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SINTESI IN PRIMO PIANO – 20 giugno 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Via la mascherina all’aperto Tensione Draghi-Speranza;
– Salvini fa il primo comizio. Scontro con i magistrati. Le toghe: reagiremo ai referendum;
– Lavoro: possibili 1,3 milioni di posti. Ma serve approvare le riforme;
– “Non si può morire come Adil”. Conte apre il tavolo dei diritti;
– Bonomi: dall’Europa nuove regole per favorire la ripresa dell’economia;
– Il trionfo (annunciato) del falco Raisi Ma in Iran l’affluenza è ai minimi storici;
– Torna il vertice anti Isis con Di Maio e Blinken.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: La stretta di Draghi su ministeri e burocrazia – Troppe «vischiosità» in certi ministeri Così Draghi ha deciso il filo diretto con il Cts
Tema: Vaccini Covid-19

Mario Draghi, con la conferenza stampa lampo di venerdì sera sui vaccini, ha fatto capire al convoglio del governo che non accetterà altri sbandamenti sul binario della lotta alla pandemia, che per il presidente del Consiglio è il più importante. Il modo e il tono con cui il premier ha messo la (sua) faccia sulla vaccinazione eterologa per tranquillizzare i dubbiosi, diradare la nebbia degli ultimi giorni e dare lo sprint alla campagna, è solo la parte più visibile della strategia con cui vuol prendere per mano gli italiani e portarli fuori dall’emergenza. La triangolazione tra presidenza del Consiglio, ministero della Salute e struttura del commissario Francesco Paolo Figliuolo sarà sempre più stretta e dalla sala comandi di Palazzo Chigi si intensificheranno le comunicazioni con i «big» del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli e Silvio Brusaferro. Draghi teme che, pur di tenere il passo con la tabella di marcia di Figliuolo e Speranza, le Regioni si mettano a vaccinare i bambini, sulla cui immunizzazione si chiederà al Cts di esprimersi. Per il premier la sfida è andare a cercare tutti gli over 50 non ancora vaccinati e i «cacciatori di teste» saranno i medici di base. Il segretario nazionale della categoria, Silvestro Scotti, ha suggerito al ministro Speranza un sistema che consentirà ai dottori di famiglia di mappare i pazienti, per capire chi ha rinunciato per ragioni personali e chi invece non è riuscito ad accedere alle vaccinazioni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: Vaccini, ecco le regole per la seconda dose – Pfizer, Figliuolo annuncia meno dosi Via le mascherine, pressing sul Cts
Tema: Vaccini Covid-19

Meno dosi di quante ne aspettavano le Regioni a luglio e il rischio di un rallentamento della campagna vaccinale. Venerdì intorno alle 18 dalla struttura commissariale per l’emergenza guidata dal generale Francesco Figliuolo è stata inviata agli assessorati alla Salute la comunicazione periodica con il prospetto delle fiale di Pfizer che saranno consegnate nelle prime due settimane del prossimo mese. Il risultato è stato che la Toscana ha subito bloccato le prenotazioni, perché la prospettiva di consegne più scarse non permette al momento di prendere nuovi appuntamenti. Il commissario Figliuolo sottolinea che «le consegne di dosi di Pzifer del mese di luglio, preventivate alle Regioni, sebbene siano leggermente inferiori all’auspicato sono sostanzialmente in linea con le previsioni. Non vanno confrontate con quelle di giugno che comprendevano anticipi di forniture. Per questo la quantità complessiva di vaccini disponibile entro settembre consentirà comunque di raggiungere l’obiettivo di immunizzare nei tempi previsti l’80% dei vaccinabili». Intanto ieri il ministro Speranza ha inviato al Cts la richiesta di dare un parere formale «relativamente alla modalità e ai termini della permanenza dell’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle via respiratorie all’aperto. Difficilmente i tecnici non daranno il via libera all’uso all’aperto, anche se ci sono timori per l’eventuale arrivo anche in Italia della variante Delta.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – Draghi e lo strappo con Speranza “Sbagliato imporre il mix di vaccini”
Tema: Vaccini Covid-19

Era il 13 giugno scorso e così Mario Draghi, al termine del G7 della Cornovaglia, si diceva certo che dopo il pronunciamento del ministro della Salute Roberto Speranza la campagna vaccinale sarebbe continuata spedita. Quel giorno Speranza aveva sancito l’obbligatorietà del mix di vaccini, una soluzione che l’Italia imparerà subito a conoscere come «eterologa»: chi fino a 60 anni aveva fatto la prima dose con AstraZeneca avrebbe dovuto fare la seconda inoculazione con Moderna o Pfizer. Appena una settimana dopo questa perentorietà viene smontata. Draghi è costretto a rimangiarsi quello che aveva detto. Non tutto, dunque, era stato chiarito. È facile intuire l’irritazione che il premier fatica a trattenere durante la conferenza stampa convocata in fretta e senza preavviso, venerdì, di ritorno da Barcellona. Ma cosa c’è dietro, e verso chi rivolge la sua ira, è questo che va ricostruito. E tutti gli indizi sembrano portare al ministro Speranza, con cui era andato in rotta di collisione anche riguardo alla necessità o meno di prorogare lo stato di emergenza. Non dà colpe a nessuno esplicitamente, l’ex banchiere, ma ammette per la prima volta la «confusione», senza optare per un termine più edulcorato. Ce l’ha con la confusione delle autorità sanitarie, da una parte il ministero che impone l’obbligo dell’eterologa, dall’altra l’agenzia del farmaco, l’Aifa, che sarebbe più prudente.
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Testata:  Stampa 
Autore:  NIC. CAR. 
Titolo: Via la mascherina all’aperto Tensione Draghi-Speranza – Il Cts accerchiato sulle mascherine “Togliere l’obbligo”
Tema: Covid-19, uso delle mascherine
Via le mascherine all’aperto. Il pressing sul Comitato tecnico-scientifico, a cui il governo ha chiesto ufficialmente un parere, è partito. Non è solo la Lega che anche ieri ha ribadito la necessità di «tornare a respirare, sorridere, lavorare in serenità, come sta dicendo tutta Europa, perché non ce la si fa più». Ora a chiedere con forza la fine dell’obbligo all’aperto è anche il M5S: «Non possiamo perdere altro tempo, superare l’obbligo può segnare un momento di svolta – spiega dI Maio – ed è un segnale anche per i turisti che vogliono venire in Italia, dobbiamo essere totalmente attrattivi». Si attende un parere formale sulle «modalità e i termini della permanenza dell’obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie all’aperto», come recita la richiesta del ministero della Salute. I dubbi sono legati, soprattutto, all’impatto della variante Delta durante i mesi estivi. Ma, come al solito, c’è chi non aspetta il Cts e prova la fuga in avanti: in Alto Adige da domani non sarà più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, ma si dovrà sempre averla in tasca in caso di necessità, cioè di fronte a eventuali assembramenti o se si entra in un luogo chiuso.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Salvini fa il primo comizio Scontro con i magistrati – Le toghe: reagiremo ai referendum Il contrattacco di Salvini dalla piazza
Tema: Scontro Lega-Magistratura

primo giorno della «Lega azzurra» è il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che punta diritto sui referendum promossi da Lega e radicali sulla giustizia: «Il fatto stesso che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell’impianto riformatore messo su dal governo» dice di fronte al comitato direttivo dell’Anm. Di più: «Fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura, quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l’apprezzamento della magistratura». Santalucia chiude con un finale che poco più tardi sarà contestatissimo: «Credo che spetti all’Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo». La risposta arriva dalla manifestazione «per la ripartenza» convocata dalla Lega in piazza Bocca della Verità, a Roma. Le parole più fiammeggianti vengono dal segretario dei radicali Maurizio Turco. Che accusa Santalucia di minacce: «Quello che oggi ci dice l’Anm è di stare attenti. Il referendum è previsto dalla Costituzione, ma qui c’è un tentativo da parte di una parte della magistratura, quella delle correnti, di mettere a tacere i cittadini. Ci vogliono arrestare tutti?». Il sovracuto arriva riguardo al capo dello Stato: «Questa cosa dell’Anm è gravissima, è un attacco alla democrazia. E il presidente della Repubblica deve intervenire». Poi, tocca a Matteo Salvini: «Ho visto la reazione scomposta di una corrente dei magistrati che parla di un pericolo quando ci sono i referendum. Mi spiace di aver letto certi toni da chi dovrebbe essere al di sopra delle parti».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: La minaccia delle toghe – Il ricatto dell’Anm: «No al referendum le toghe non si fanno valutare dal popolo» La politica insorge
Tema: Scontro Lega-Magistratura

Referendum su tutto, ma sulle toghe no. L’Anm insorge contro la raccolta delle firme che inizia il 2 luglio, promossa da Lega e Radicali, per una consultazione popolare sulla giustizia. Il presidente Giuseppe Santalucia, al direttivo del sindacato delle toghe, avverte: «Credo che spetti all’Anm una ferma reazione a questo tipo di metodo». Per i vertici dell’associazione i cittadini non hanno il diritto, peraltro sancito dalla Costituzione, di esprimersi sull’elezione del Csm, la responsabilità diretta dei magistrati, l’equa valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere di giudici e pm, i limiti agli abusi della custodia cautelare e l’abolizione della legge Severino. «II fatto stesso – afferma Santalucia – che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell’impianto riformatore messo su dal governo e fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura». Un’operazione volta «quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l’apprezzamento della magistratura». Salvini, reagisce subito: «Parole gravissime. Non si può aver paura dei referendum, massima espressione di democrazia e libertà e di confrontarsi con il giudizio e la volontà popolare». Poi si augura che «chi di dovere intervenga», di fronte a queste «reazioni scomposte». Perché «i referendum sono un trionfo di libertà e democrazia. Guai a chi minaccia italiane e italiani». I Radicali chiedono al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, presidente del Csm, «una ferma reazione a difesa della Costituzione».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cherchi Antonello – Paris Marta – Marini Andrea 
Titolo: Decreti attuativi, ne mancano 500 – Riforme in attesa di 500 decreti (su 969 degli ultimi tre governi)
Tema: Decreti attuativi

Quasi 500 i provvedimenti attuativi che il Governo Draghi deve adottare per rendere operative le riforme economiche della XVIII legislatura. È la metà (969) degli atti previsti dagli interventi varati dai 3 governi succedutisi (tasso di attuazione 50,2%). Il peso maggiore è eredità dei due Governi Conte: 245 atti richiesti nel primo (75 al palo), 610 nel secondo (298 mancanti). Il governo Draghi sconta l’effetto Covid: i 5 provvedimenti considerati sono decreti legge, con 114 decreti attuativi (solo 4 adottati).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G. Ne. 
Titolo: L’ingiusta detenzione costa 37 milioni d’indennizzi – Ingiusta detenzione, indennizzi per 37 milioni
Tema: Ingiusta detenzione

Sono stati 1.108 i procedimenti introdotti nel 2020 per chiedere la riparazione per ingiusta detenzione. E 750 le ordinanze di pagamento emesse per poco meno di 37 milioni. complessivi. È quanto emerge dalla Relazione al Parlamento per i 2020 messa a punto dal ministero della Giustizia. Rispetto ai poco più di 1.000 procedimenti introdotti, quelli accolti e non più impugnabili sono stati in tutto 283. La maggior parte delle pronunce di accoglimento ha riguardato La Corte d’appello di Reggio Calabria, con 43, a seguire Napoli, con 40 e e Roma con 36, poi Palermo (34) e Catanzaro con 32. In 80 casi, il riconoscimento della riparazione nasce dall’illegittimità dell’ordinanza di custodia cautelare, mentre in 203 da sentenze di proscioglimento. Per l’anno 2020 l’esborso complessivo è stato pari ad € 36.958.291 (nel 2019 è stato pari a 43.486.630 euro) ed è riferito a 750 ordinanze (1.000 nell’anno 2019), con un importo medio di 49.278 euro per provvedimento (nel 2019 l’importo medio è stato di 43.487). Gli esborsi di maggior entità riguardano provvedimenti dell’area meridionale e che i pagamenti più consistenti sono stati emessi in relazione a provvedimenti della Corte di appello di Reggio Calabria, in valori assoluti e di Palermo, in valori medi.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio – Tucci Claudio 
Titolo: Lavoro, corsa a ostacoli per la ripresa – Lavoro: possibili 1,3 milioni di posti Ma serve approvare le riforme
Tema: Occupazione, dati Unioncamere-Anpa

Da qui ad agosto le imprese prevedono oltre i milione di assunzioni, 1.282.830 per la precisione. In maggioranza si tratta di contratti a termine e in somministrazione, che stanno spingendo da un paio di mesi il mercato del lavoro. Gran parte dei settori industriali è in ripresa, fa più fatica il tessile-moda-abbigliamento, dove è ancora forte il ricorso alla Cig. Nel terziario, male soprattutto i settori alloggio, ristorazione, servizi turistici, che hanno ancora un saldo occupazionale negativo rispetto a giugno 2019 (pre Covid), -26.140 assunzioni preventivate. I numeri arrivano dal sistema Excelsior, Unioncamere-Anpa. La primissima ripartenza del lavoro, confermata anche da Istat e Banca d’Italia, si scontra con una serie di ostacoli, freni normativi, mancate riforme. Che vanno oltre il dibattito sui licenziamenti. Ecco quali sono. Gli ultimi numeri dell’Istat sul mercato del lavoro nel primo trimestre dell’anno parlano chiaro, ed evidenziano una sostenuta crescita delle posizioni in somministrazione, che sono cresciute del 9,1% in termini congiunturali e dell’11,5% nel tendenziale. Merito delle agenzie per il lavoro che, come spiega il presidente di Assolavoro, Alessandro Ramazza, «hanno un contatto quotidiano con decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori. Intercettano per tempo le esigenze di nuove competenze e di nuove figure professionali e cercano, selezionano, formano in maniera mirata le persone per una specifica opportunità di lavoro. Questo fa sì che oggi il settore riesce ad occupare un numero di persone che si può paragonare ai livelli pre pandemia con contratti in somministrazione che hanno i diritti, le tutele e la retribuzione del lavoro dipendente, oltre a numerose prestazioni aggiuntive». Nonostante il blocco dei licenziamenti, con la pandemia si registrano quasi un milione di persone disoccupate.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: “Non si può morire come Adil” Conte apre il tavolo dei diritti
Tema: L’uccisione del sindacalista dei Si Cobas

«Serve un nuovo statuto dei lavoratori», propone Giuseppe Conte dopo l’uccisione del sindacalista dei Si Cobas, Adil Belakhdim, 37 anni, investito da un camionista mentre stava partecipando a una manifestazione a Biandrate (Novara). Nella maggioranza Lega e Pd aprono a delle modifiche, Italia viva chiude. Di fronte all’emozione per una morte assurda la politica prova a correre ai ripari per cercare di governare un mondo come quello della logistica dove spesso vige il Far West. E la prima mossa la fa l’ex premier M5S: «Sui luoghi di lavoro si registra un generale imbarbarimento delle condizioni di impiego rispetto al quale non possiamo più girarci dall’altra parte. Lavoratori precari, sottopagati, sotto ricatto: una piaga, una realtà con la quale fare i conti», scrive su Facebook Giuseppe Conte. «Noi crediamo a un nuovo statuto delle imprese, per le quali è oggi necessario semplificare e creare condizioni di sviluppo e crescita. Ma pretendiamo anche un nuovo statuto dei lavoratori. Se qualcuno pensa che si possa accettare un ritorno allo sfruttamento, ai ricatti e al caporalato deve fare i conti con il M5S. Se qualcuno pensa che la ripresa produttiva non possa prescindere dal sacrificio di lavoratrici e lavoratori, dei diritti sindacali di base – allora fa parte del problema e non della soluzione. Mettiamoci subito tutto l’impegno». «Bisogna accendere un faro sulle situazioni in cui il lavoro non è tutelato: c’è una bomba sociale pronta ad esplodere», spiega Romina Mura, la presidente pd della Commissione Lavoro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bei Francesco 
Titolo: Intervista ad Andrea Orlando – “Tutelare chi lavora per i giganti digitali” – Orlando “L’algoritmo che decide gli orari deve essere regolato nei nuovi contratti”
Tema: Intervista al ministro del Lavoro

La contrattazione con l’algoritmo che governa la logistica, il contrasto allo sfruttamento, la lotta alle finte cooperative, la riforma degli ammortizzatori sociali, lo sblocco dei licenziamenti. Il ministro Andrea Orlando racconta cosa sta accadendo sulla frontiera più esposta, quella del lavoro, e come il governo sta affrontando il cambiamento. Ma ogni riflessione non può che partire da quel corpo sul selciato davanti ai cancelli della Lidl di Biandrate, perché la tragica fine di Adil Belakhdim è stata come uno spartiacque per la politica e anche per il sindacato. «Ogni morte che avviene sui luoghi di lavoro è una ferita e anche un’onta per tutto il Paese. Se poi chi muore è qualcuno che si batte per i diritti degli altri, questa ferita è anche più profonda: alla famiglia e agli amici di Adil voglio dire che si è lottato perché l’Italia non fosse più questa e prometto loro che farò tutto quello che è in mio potere affinché l’Italia non sia più questa qui, quella dove si muore davanti a un capannone». Il settore della logistica vale il 9% del Pil, è quello che ha macinato più utili e non si è mai fermato durante la pandemia. Perché il conflitto scoppia proprio lì? «Esattamente per questo. Le ragioni del conflitto sono proprio nella crescita tumultuosa di un settore nel quale si sono imposti dei modelli organizzativi che hanno portato a una compressione di diritti e salari. A valle delle grandi piattaforme che rispettano il contratto nazionale c’è una lunga filiera sulla quale si sono scaricati tutti i costi attraverso il meccanismo degli appalti e dei subappalti». Sta dicendo che se i big come Amazon formalmente rispettano le regole e accettano i sindacati, fuori dai loro capannoni c’è l’anarchia? «Cerco di semplificare al massimo. A fronte di imprese che firmano il contratto nazionale ci troviamo poi nel concreto con false cooperative che applicano contratti diversi, oppure che mascherano forme di sfruttamento, oppure utilizzano manodopera in nero, spesso di immigrati ricattati».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Pagamenti Pa: sono 5.687 gli enti ancora in ritardo cronico – Pagamenti della Pa, sono 5.687 gli enti ancora in ritardo cronico
Tema: Pa – Debiti commerciali

L’anno scorso per la prima volta la Pubblica amministrazione ha rispettato in media i tempi di pagamento fissati dalla legge per le fatture ai fornitori. Ma quando mettono insieme realtà molto diverse fra loro, le medie nascondono i problemi. Perché alle imprese che aspettano di vedersi pagato il proprio lavoro i risultati complessivi, che pure segnano un miglioramento continuo interessano fino a un certo punto. Il dato che le riguarda più da vicino è quello puntuale, registrato dall’amministrazione a cui vendono beni o servizi. E spesso, molto spesso, i numeri sono ancora sconfortanti. Il monitoraggio ufficiale del ministero dell’Economia mostra infatti che anche nel 2020 sono stati 5.687 gli enti pubblici che hanno pagato sistematicamente in ritardo i propri fornitori. Imponendo loro un tempo di attesa che in 2.138 casi ha superato di almeno un mese i limiti fissati dalla legge e in 229 Pa ha superato i 100 giorni oltre le scadenze. Un’eternità. In pratica, a far aspettare troppo è ancora il 31,7% delle Pa censite, escludendo dal calcolo i 4.204 uffici che hanno indicato «zero» alla voce pagamenti denunciando che c’è qualche problema anche nella raccolta dei dati. Il confronto è effettuato rispetto ai 30 giorni (60 per la sanità) imposti dalle normative europee. L’Italia le ha recepite ma sta faticando ad applicarle, al punto che l’anno scorso è stata condannata dalla Corte Ue e rischia sanzioni se non riuscirà a limitare le patologie.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: dall’Europa nuove regole per favorire la ripresa dell’economia
Tema: Confindustria

Un’Europa con regole diverse, che impari «dagli errori del passato» e introduca «un nuovo paradigma economico che possa favorire la ripresa e la stabilità finanziaria nel lungo periodo». In questo cambiamento è necessario l’impegno degli Stati membri: «Se sapremo usare le risorse europee in modo efficace avremo titolo e legittimità per chiedere riforme economiche, come quella del patto di stabilità o gli eurobond, e avremo la forza persuasiva per indirizzarle e ottenerle. Se si fallisce nell’implementazione del Recovery Fund rischiamo di ipotecare il ruolo dei nostri paesi sullo scacchiere europeo e internazionale e il futuro delle prossime generazioni, non ce lo possiamo permettere». Carlo Bonomi ha aperto ieri mattina la seconda giornata del Foro di Dialogo Italia-Spagna che si tiene a Barcellona, con un video messaggio. Temi del dibattito la ripresa economica in Europa, il Next Generation Eu, focalizzato su tre grandi argomenti, transizione energetica, digitale, futuro delle città. La Ue per il presidente di Confindustria ha bisogno di ripensare alcuni suoi principi: «Le regole del patto di stabilità dovranno essere semplificate, introducendo obiettivi chiari da raggiungere, magari differenziati tra gli Stati, invitando i governi a introdurre politiche anticicliche». Inoltre, ha aggiunto, non è più rinviabile un bilancio permanente dell’eurozona. «Non possiamo più farci trovare così impreparati. La pandemia ha reso possibili scelte come la sospensione del patto di stabilità e un piano di investimento come Next Generation Eu, che sembravano impossibili. Ha accelerato riflessioni e scelte per la transizione digitale e verde». Dagli errori del passato vanno trovate soluzioni per il futuro. «I Recovery Plan saranno un importante banco di prova».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  F. Mas. 
Titolo: Bonomi e la Ue: il Patto di stabilità va cambiato Sostenibilità sì, ma non ideologica
Tema: Confindustria

Solo avendo più Europa si può avere il rilancio dell’economia e per questo serve rivedere il Patto di stabilità, con target differenziati per gli Stati; e niente approcci ideologici sulla sostenibilità. E un’autentica ricetta economico-politica quella che il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, espone in un videomessaggio al Foro Italia-Spagna a Barcellona. «Le regole europee del Patto di stabilità dovranno essere semplificate attraverso l’introduzione di obiettivi chiari da raggiungere, magari differenziati tra gli Stati, invitando i governi a introdurre politiche anticicliche». Secondo Bonomi «per rendere l’economia europea più resiliente a choc futuri, non è più rimandabile un bilancio permanente per l’Eurozona. Ma soprattutto per Paesi come l’Italia e la Spagna», continua il leader confindustriale, «da vera sfida sarà il modo come gestiremo l’esercizio dei Piani nazionali di ripresa e resilienza». Solo se le risorse europee saranno usate «in modo veloce ed efficace avremo titolo e legittimità per chiedere riforme economiche come la riforma del Patto di stabilità o gli eurobond e la forza persuasiva per indirizzarle e ottenerle». Insomma, «non possiamo permetterci di fallire». La messa a terra del Next Generation Eu deve avere anche un altro obiettivo, per Bonomi: «Far superare alla commissione un certo atteggiamento ideologico sul tema della sostenibilità, che va declinata in tutti gli aspetti, ambientali ma anche economici e sociali. II tema della competitività deve essere considerato centrale». La richiesta degli imprenditori è di avere «misure per supportare le imprese nel processo di transizione dalla decarbonizzazione verso l’economia circolare».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Titolo: L’Iran all’ultraconservatore Raisi
Tema: Iran

Il copione è stato rispettato. Ieri mattina gli iraniani si sono svegliati con un nuovo presidente della Repubblica. Ebrahim Raisi, il falco conservatore sostenuto dal regime, dato per vincitore già da settimane. Ancora una volta, l’Iran si trova dunque un membro del clero alla presidenza della Repubblica, con il turbante nero, segno distintivo della discendenza diretta dal profeta Maometto. Ma un chierico-magistrato, ultraconservatore, nemico delle manifestazioni e delle proteste giovanili. Secondo i dati del ministero dell’Interno, Raisi ha raccolto 17,9 milioni di voti, circa il 62%. «Spero che il suo Governo, sotto la leadership della Guida Suprema ayatollah Ali Khamenei, porterà conforto e prosperità alla nazione. Spero anche che la sua amministrazione sia motivo di orgoglio per la Repubblica islamica e migliori l’economia e la vita della grande nazione dell’Iran», ha subito dichiarato Hemmati. Congratulazioni sono arrivate anche dal presidente uscente, il chierico moderato Hassan Rohuani, il cui mandato, dopo otto annidi presidenza, scade in luglio. Eppure non si tratta di un trionfo. Secondo le due ong, Raisi sarebbe coinvolto nella sparizione, omicidio e tortura di dissidenti politici verso la fine degli anni ’80 Raisi è l’8° presidente della Repubblica islamica iraniana. Ma rischia di essere un “presidente dimezzato”. Orfano di quella corposa fetta dell’elettorato rappresentata dai giovani. Che in gran parte hanno boicottato il voto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Nicastro Andrea 
Titolo: Il trionfo (annunciato) del falco Raisi Ma in Iran l’affluenza è ai minimi storici
Tema: Iran

Le elezioni presidenziali iraniane sono andate come il potere aveva programmato e la gente aveva previsto. Dal trionfo del giudice-mullah Ebrahim Raisi allo schiaffo della bassa affluenza. Se la «democrazia islamica» di Teheran fosse la farsa di altri Paesi dittatoriali, allora il regime avrebbe facilmente corretto anche il dato della partecipazione. Invece l’Iran è qualcosa di diverso, di più complesso, a suo modo pluralista. La fazione conservatrice si è imposta: ha sfruttato le leve del potere per «ingegnerizzare» il voto prima ancora dell’apertura delle urne e, per mancanza di concorrenti, ha vinto. La presidenza va al turbante nero di Raisi e la fazione avversaria, i «riformisti» restano fuori dalle istituzioni. I «conservatori», però, non sono riusciti (o non hanno voluto) infiocchettare il successo con un’affluenza che non c’è stata. Durante l’intero venerdì la tv statale ha mostrato code infinite ai seggi. Fino a un minuto prima dei risultati i vertici dello Stato hanno parlato di «partecipazione gloriosa», affluenza «epica». Nonostante ciò, sapendo di aprire il tema della «legittimità» del regime, il ministero dell’Interno ha comunque diffuso il dato della partecipazione al voto presidenziale: il più basso della storia della Repubblica Islamica, sotto l’asticella simbolica del 50%, precisamente al 48,8.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Randjbar-Daemi Siavush 
Titolo: Raisi, falco che ama i social L’Iran passa alla linea dura
Tema: Iran

Dopo una breve campagna elettorale segnata dalla pandemia, dall’esclusione di diversi candidati di spicco riformisti e conservatori da parte del Consiglio dei Guardiani e da un crollo dell’affluenza alle urne, il capo del sistema giudiziario conservatore Ebrahim Raisi ha vinto al primo turno le elezioni presidenziali di venerdì, diventando così il successore di Hassan Rohani. Ora Raisi si dovrà subito confrontare con una popolazione allo stremo, a cui ha promesso la creazione di un milione di posti di lavoro e un’inflazione sotto il 10% e potrà avvalersi del controllo pressoché totale dei suoi alleati conservatori sul complesso sistema statale di Teheran. E le nubi si addensano anche sul fronte internazionale. «Il presidente più estremista a oggi» eletto «da meno del 50% dei cittadini iraniani aventi diritti», attacca il ministero degli Esteri israeliano, definendo Raisi «il macellaio di Teheran denunciato dalla Comunità internazionale per il suo ruolo diretto nelle esecuzioni extra giudiziali di oltre trentamila persone». Un estremista, lo definisce Lior Hayat, portavoce del ministero retto da Yair Lapi, «impegnato nel far avanzare il nucleare dell’Iran.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bongiorni Roberto 
Titolo: Iran: baratto, triangolazionie contrabbando contro le sanzioni – Baratto, contrabbando, triangolazioni: così Teheran ha aggirato le sanzioni internazionali
Tema: Iran

La soluzione è più facile di quanto si pensi: il vecchio ma efficace baratto. Utilizzato anche per importare merci sofisticate e tenere in piedi un’economia che altrimenti sarebbe andata in pezzi. Contro le sanzioni più dure e più tecnologiche di sempre, come l’embargo petrolifero o il rigido blocco delle transazioni bancarie, i businessmen iraniani si sono rivolti ai Paesi amici vendendo la loro merce in cambio di altra merce. E quando non sono stati in grado di portare avanti questo scambio, allora sono ricorsi al contrabbando che qui, all’occorrenza, è ancora florido. Oltre, naturalmente, a triangolazioni commerciali con Paesi vicini. Complici e desiderosi di trarre un profitto. Era da tempo che alcuni dati non quadravano. Com’era possibile che nell’annua horribils dell’Iran, strozzato dalle sanzioni più forti di sempre, e isolato dalla pandemia di Covid più violenta in Medio Oriente, il valore di tutte le merci importate nel periodo gennaio- maggio 2021 sia salito a 15,3 miliardi di dollari, oltre tre volte i 4,6 del gennaio-maggio 2020, e i 10 miliardi dello stesso periodo del 2019, prima della pandemia? La risposta è in parte quasi la stessa Vecchi baratti, non solo con Cinae Russia, ma anche con Paesi come la Germania. Nel periodo gennaio-maggio 2021 la Germania ha più che triplicato l’export delle sue merci in Iran, portandolo a 678 milioni di dollari rispetto allo stesso periodo del 2020.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  E.Bu. 
Titolo: Torna il vertice anti Isis con Di Maio e Blinken
Tema: Coalizione anti-Daesh

Torna dopo due anni di pausa dovuta anche alla pandemia la Coalizione anti-Daesh (Isis) e per la prima volta il vertice si terrà a Roma. A presiederlo saranno il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il segretario di Stato Usa Tony Blinken. La scelta è il frutto di un’intesa tra Di Maio e Blinken (è la quinta volta in pochi mesi che i due si incontrano di persona). La Coalizione anti-Daesh si è riunita per l’ultima volta in plenaria nel febbraio 2019. L’appuntamento a Roma è fissato per lunedì 28 giugno, in occasione del viaggio europeo di Blinken. Al vertice prenderanno parte oltre 40 ministri dei Paesi che aderiscono alla Coalizione. Il summit ha come scopo di confermare l’impegno della Coalizione nella lotta contro Daesh e prevenirne ogni tentativo di ripresa. Al tavolo si discuterà del contrasto alla dimensione globale dell’Isis, in particolare il tentativo di espandersi in Africa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Le Pen alla conquista del Sud: ora «vede» il successo in Provenza
Tema: Elezioni regionali in Francia

Due scenari possibili dopo le elezioni regionali francesi (oggi primo turno, domenica prossima il secondo): Marine Le Pen alla fine non conquista alcuna regione, tutto resta immutato o quasi, e la sua vittoria nella corsa all’Eliseo della primavera 2022 rimane come sempre possibile, ma non probabile; oppure, il Rassemblement national riesce a imporsi con almeno un suo presidente di Regione, magari Thierry Mariani nella cosiddetta PACA (Provence-Alpes-Côte d’Azur), e allora lo scenario politico cambia. Lo slancio delle Regionali potrebbe dare a Marine Le Pen la tanto desiderata e a quel punto definitiva normalizzazione, e una vera, solida chance di conquistare poi anche la presidenza della Repubblica. La posta in gioco quindi è molto alta, per elezioni che si svolgono in un momento così particolare: la Francia è appena uscita da nove mesi di coprifuoco, il Paese vive un’euforia da ritorno alla vita quasi normale e anche una sorta di sospensione dell’attività politica. Tutta l’attenzione si concentra da tempo su pandemia, mascherine, qualità, tempi e modi dei vaccini, e molti non sanno neppure che oggi si vota. Secondo i sondaggi l’astensione potrebbe arrivare al 60%. Le elezioni locali sono spesso considerate, in tutto il mondo, un test per gli equilibri nazionali, più importanti, Stavolta è particolarmente vero perché si tratta di verificare se il Rassemblement national può aspirare davvero a un ruolo istituzionale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: Barcellona L’incontro Di Maio-Sánchez al vertice tra Italia e Spagna
Tema: Foro di dialogo italo-spagnolo

Si è chiuso ieri a Barcellona il diciottesimo Foro di dialogo italo-spagnolo, dove i rappresentanti dei due Paesi hanno discusso del futuro dopo la pandemia. Tra gli ospiti il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, l’omologa spagnola Arancha Gonzalez Laya, il segretario del Pd, Enrico Letta, il presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo e coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani, oltre al primo ministro spagnolo Pedro Sánchez. Al panel, per l’Italia, hanno preso parte anche i ministri per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Così Belgrado protegge 80 complici di Mladic “I loro crimini impuniti”
Tema: Bosnia

La Storia si nasconde sotto a un tavolino dell’ex Caffè Istanbul, diventato nel frattempo Pub Pivo e dove il pavimento è ancora scalfito dalla granata lanciata il 4 aprile 1992 dalle “tigri di Arkan”, un manipolo di ultra-nazionalisti serbi mischiati a criminali comuni e a ultrà reclutati allo stadio Marakàna di Belgrado. L’esplosione uccise 17 notabili bosniaco-musulmani: le prime vittime di una guerra che con gli sgozzamenti di civili, l’assedio di Sarajevo, il genocidio di Srebrenica, i lager e le fosse comuni in 4 anni provocò 200mila morti. «Adesso che Radko Mladic è stato condannato all’ergastolo in via definitiva dobbiamo smetterla di rivangare il passato», dice la giovane proprietaria del bar, Dipana Pavlovic. «Ma il Tribunale dell’Aia è antiserbo per definizione. Ci odia e noi lo ricambiamo. Il fatto che i serbi siano stati condannati a 1.138 anni di prigione, con ben 8 ergastoli, mentre i bosniaco-musulmani, che pure hanno compiuto efferatezze, soltanto a poche decine d’anni, la dice lunga sull’obiettività di quella corte». Non la pensa così Tarik Tuco, iman della malconcia moschea di Bijeljina, cittadina bagnata dalla Drina nella Repubblica Serba di Bosnia, dove 29 anni fa le “tigri di Arkan” entrarono scortate da una divisione dell’esercito di Belgrado e in pochi giorni ammazzarono 400 persone. «Da anni tra i serbi è in atto un’autoassoluzione collettiva per gli orrori che hanno compiuto in Bosnia. E, come se non bastasse, adesso c’è anche chi prova a ribaltare i ruoli tra vittime e aggressori», spiega l’imam.
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***mipa/

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