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SINTESI IN PRIMO PIANO – 20 aprile 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– SuperLega: no dell’Italia
– Beppe Grillo difende il figlio dalle accuse di violenza
– Confusione sulle riaperture; Italia a colori anche d’estate
– Scuole: autonomia dei provveditorati sulle riaperture
– Primo volo di Ingenuity su Marte

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Sulle riaperture il rischio del premier e dei partiti
Tema: Confusione sulle riaperture

Ieri per Draghi c’è stato il secondo round di incontri con i partiti sul Piano europeo – con Giorgia Meloni e Renzi – ma senza dubbio le preoccupazioni più incombenti sono sul dossier delle riaperture dove si vedrà molto presto se il suo «rischio ragionato» è fondato su un calcolo sbagliato. Tanti elementi pesano sul lato dell’azzardo. Innanzitutto la campagna di vaccinazione che procede a due velocità nelle Regioni, poi c’è la disomogeneità con cui – presumibilmente – verranno rispettate le misure sia pure di graduale allentamento. In effetti quello che è mancato in quest’ultima fase – e potrebbe mancare – sono i controlli come ieri faceva notare il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che raccomanda «grande responsabilità altrimenti ricominceremo con le chiusure: lo scorso week-end c’era troppa gente in strada a Roma anche senza mascherina». Insomma, la sensazione è che non basti «la coscienza» del singoli alla quale si appella spesso Draghi ma che anche lo Stato debba fare la sua parte. Il pericolo, soprattutto, è quello di mandare un messaggio al cittadini per cui l’attenzione alle restrizioni sia un fatto solo politico e non cruciale per la riuscita della scommessa lanciata dal premier.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bartoloni Marzio 
Titolo: Stato d’emergenza fino al 31 luglio Regioni a colori per tutta l’estate – Stato di emergenza fino al 31 luglio, Italia a colori anche in estate
Tema: Confusione sulle riaperture

Non ci sono solo le riaperture che scatteranno a partire dal 26 aprile con gli ultimi nodi da sciogliere: dal coprifuoco che potrebbe essere spostato dalle 22 alle 23 al pressing sempre del centro destra (Lega in testa) per fa riaprire già da metà maggio anche i ristoranti al chiuso (e non solo quelli con spazi all’aperto). Nel prossimo consiglio dei ministri – atteso tra domani e giovedì – che varerà il decreto sulle riaperture arriverà anche il rinnovo della proroga dello stato di emergenza per il Covid che scade il 30 aprile e che sarà rinnovato almeno fino alai luglio. Una misura che avrà come primo effetto quello di prorogare il ricorso allo smart working nelle aziende senza dover ricorrere ad accordi individuali. Non solo. Con lo stato di emergenza è ormai quasi certo che arriverà fino all’estate, almeno fino al 31 luglio, anche il sistema dei colori nelle Regioni (rosso, arancione, giallo e bianco) che decidono le misure in base alla diffusione del virus. Per questo si lavora oltre che sui protocolli che decideranno le riaperture anche sul cosiddetto «pass» sanitario che consentirà a chi è già vaccinato (con due dosi), ha un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti oppure può certificare di aver avuto il Covid negli ultimi 6 mesi di poter raggiungere anche le Regioni rosse o arancioni. Un modo questo che permetterà di preservare il turismo in Italia senza rischiare di avere mete off-limits, anche se si spera che in estate – complice anche la stagione “ostile” alla diffusione del virus – tutta Italia possa ritrovarsi nella zona «bianca» quella che ha pochissime restrizioni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Lauria Emanuele 
Titolo: Scuola, Regioni in rivolta sulla riapertura al 100% Il governo valuta deroghe
Tema: Scuole: autonomia dei provveditorati sulle riaperture

«L’apertura del 26 voluta da Draghi vuole essere un segnale importante: la scuola prima, non ultima». Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione, ribadisce la linea del governo: riapertura al 100 per cento in presenza pure alle superiori nelle zone gialle e arancioni. Ma ora dopo ora il principio politico della (quasi) abolizione della Dad, sta diventando una montagna difficile da scalare, per il governo Draghi: le associazioni dei presidi e degli insegnanti, i sindacati di categoria, ma anche le Regioni si sono messe di traverso, denunciando l’impossibilità di una ripartenza in sicurezza. Ieri un incontro fra i vertici del ministero e gli esponenti delle sigle sindacali ha partorito un nulla di fatto. La Flc Cgil chiede che il governo «rivaluti la sua scelta»: «Ci troviamo davanti a un atto di volontà politica non supportato da condizioni reali», dice il segretatrio Francesco Sinopoli. Oggi due appuntamenti decisivi: la riunione del comitato tecnico scientifico e l’incontro fra l’esecutivo e i governatori, allargato anche ai rappresentanti delle aziende di trasporto pubblico. Sul tavolo la possibilità di ritocchi al decreto già annunciato da Draghi che dovrebbe avviare un ritorno alla normalità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Vaccini, l’obiettivo è accelerare sui 70enni
Tema: Vaccini

E’ cominciata in quasi tutte la regioni la campagna di immunizzazione su larga scala della fascia di età tra 70 e 79 anni, critica per il tasso di letalità da Covid compreso tra il 6 e l’11% a seconda del genere e ritenuta prioritaria per abbassare la pressione sul sistema ospedaliero. D’altronde la «copertura» degli over 80 sta arrivando a conclusione: realisticamente si completerà entro la fine di aprile anche se una quota di anziani rischia di sfuggire al radar delle Asl. Gli «irraggiungibili» — spesso per difficoltà geografiche — rappresentano il 5% del totale secondo alcune stime, circa un quarto del 20% di ultraottantenni che non hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Sono al lavoro unità mobili sanitarie col supporto di volontari della Protezione civile per interventi a domicilio. Ma fonti della struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo riscontrano alcune difficoltà b urocratiche a causa di banche dati anagrafiche non sempre aggiornate, complicate dalla polverizzazione del nostro sistema sanitaria diviso in venti regioni. L’obiettivo delle 500 mila inoculazioni al giorno, ritenuto raggiungibile a fine aprile (negli scorsi tre giorni la media è stata di circa 350 mila punture) resta confermato. Oggi si terrà una videoconferenza tra il commissario Figliuolo e i vertici della Conferenza delle regioni. Si farà il punto sulle consegne previste entro fine mese.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Dusi Elena 
Titolo: Ema, pronto il via libera a J&J E ReiThera produrrà vaccino Rna – La virata di ReiThera e Takis “Produrremo vaccini a Rna come quelli Pfizer e Moderna”
Tema: Vaccini
Contro il coronavirus l’Europa non vuole semplicemente vaccini. Vuole vaccini a Rna come quelli di Pfizer, Moderna e a giugno CureVac. L’Italia potrà contribuire alla produzione dai primi mesi dell’anno prossimo: Thermo Fisher a Monza, Novartis a Torre Annunziata, ReiThera e Takis a Castel Romano sono le aziende candidate. Questa tecnologia, d’altra parte, «ha dimostrato il suo valore», per usare le parole di Ursula von der Leyen, presidentessa della Commissione europea. Sull’Rna Bruxelles «deve focalizzarsi», sia per l’efficacia molto alta (90-95% di contagi prevenuti), sia alla luce dei casi di trombosi legati ad AstraZeneca e Johnson&Johnson, i due vaccini approvati finora che invece usano il metodo del vettore virale. Pfizer e Moderna sulla produzione stanno spingendo al massimo. Da poco più di un miliardo di dosi all’anno — la stima iniziale — Pfizer è passata a una previsione di 2,5-3 miliardi. Moderna ha raddoppiato la capacità produttiva da 700 milioni annuali a 1,4 miliardi attesi per il 2022. CureVac, la biotech tedesca di Tubinga che con i suoi 300 dipendenti non può certo definirsi una Big Pharma, ha concluso con la Ue un contratto da 450 milioni di dosi. L’approvazione delle autorità regolatorie del terzo vaccino a Rna europeo è attesa prima dell’estate. Questa tensione dei muscoli si sposa con la volontà del nostro governo di produrre vaccini contro il Covid anche in Italia. Per realizzare impianti ad hoc il nostro paese è disposto a investire accanto alle aziende.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Grillo: “Il mio Ciro innocente strana la denuncia di stupro” – Grillo difende il figlio “Ciro non è uno stupratore la ragazza consenziente”
Tema: Beppe Grillo difende il figlio dalle accuse di violenza

«Mio figlio non ha fatto niente, arrestate me». Urla come un ossesso, Beppe Grillo, in un video di un minuto e 39 secondi, come ai tempi d’oro del Vaffa, quando i grillini si sentivano i Robespierre d’Italia. Solo che l’indignazione stavolta è tutta tesa a difendere Ciro Grillo, 19 anni, dall’accusa di essere uno stupratore. Vicenda drammatica, per la cui risoluzione c’è il diritto, ma Grillo è Grillo e la trasforma m un’intemerata contro i giudici, mischiando inesorabilmente il ruolo di padre e quello di capo politico. «Mio figlio è su tutti i giornali come uno stupratore seriale. Voglio una spiegazione. Perché non li hanno messi in galera o agli arresti domiciliari subito? Perché lui e gli altri tre ragazzi sono stati lasciati liberi per due anni? Li avrei portati in galera io, a calci nel culoooo!». Se non sono in carcere, è «perché vi siete resi conto che non è vero niente», strepit a, rivolto alla corte. «C’è il video! C’è un video! C’è tutto nel videoooo!» comizia in un crescendo teatrale. Un filmato, trovato su uno dei telefonini, scagionerebbe, secondo Grillo, i quattro ragazzi che nella notte del 16 luglio 2019, a Porto Cervo, dopo una serata trascorsa al Billionaire, avrebbero abusato a turno di una ragazza italo-svedese di 19 anni. Perché le immagini rivelerebbero, sempre secondo Grillo, che la ragazza era consenziente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: Un vertice a Roma con i libici e l’Onu per il piano migranti
Tema: Vertice sui migranti

I vertici del governo libico a Roma, seduti allo stesso tavolo con l’Italia e con i rappresentanti di Unhcr e Oim, le agenzie umanitarie dell’Onu. Per parlare di diritti e dignità dei migranti e corridoi umanitari. Un incontro senza precedenti che, anche plasticamente, renderebbe credibile l’immagine che la nuova Libia vuole dare di sé stessa, con l’ambizione di riuscire ad interloquire con pari dignità con l’Europa e le Nazioni unite. È la proposta con cui la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese si è presentata ieri a Tripoli dove ha incontrato il presidente del Consiglio presidenziale dello Stato, Mohamed Younis Ahmed al-Menfi, il primo ministro, Abdelhamid Dbeibah, e il ministro dell’Interno, Khaled Tijani Mazen. Ben consapevole di non essere più l’unico interlocutore in Libia (dove Turchia, Russia, Cina da mesi stanno giocando la loro partita), l’Italia intende portare avanti la sua azione di sostegno al processo di stabilizzazione di un Paese assolutamente strategico e non solo per il controllo dei flussi migratori. Ma — ed è la prima volta che un ministro dell’Interno italiano lo sottolinea esplicitamente — a condizione che il nuovo governo che dovrà portare il Paese ad elezioni il 24 dicembre dia garanzia del rispetto dei diritti umani.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: Cartabia rivoluziona le carceri 130 milioni per spazi più umani
Tema: Carceri

«Il carcere deve avre finestre aperte su un futuro, deve essere un tempo volto a un futuro di reinserimento sociale, come esige la Costituzione. Ma le modalità debbono diversificarsi, debbono tenere in considerazione le specificità di ogni situazione». Sa usare parole alte e nobili, ma anche concrete, la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, parlando dei penitenziari. Che si trovi a Bergamo a commemorare la scomparsa di un cappellano indomito quale era Fausto Resmini, morto un anno fa per Covid, oppure a Roma in audizioni parlamentari, la ministra ripete sempre il suo impegno per un carcere diverso. E ora, grazie ai soldi del Recovery, ha l’occasione di mettere la prima pietra del carcere che verrà. C’è un capitolo nel Piano che il Governo Draghi sta per sottomettere all’attenzione delle Camere e di Bruxelles. Titolo: «Miglioramento degli spazi e della qualità della vita nei penitenziari per adulti e minori». Spesa previs ta, 132,9 milioni di euro, di cui un terzo servirà per ammodernare quattro istituti per minorenni (a Roma, Benevento, Torino e Bologna) e due terzi per costruire otto nuovi padiglioni e per una campagna di manutenzione straordinaria in altri.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dominelli Celestina – Santilli Giorgio 
Titolo: Draghi accelera sul Recovery plan Giovedì via libera in Consiglio dei ministri – Draghi accelera sul Recovery, cresce ancora la quota ferrovie
Tema: Recovery plan

Mario Draghi accelera sul Recovery Plan, intenzionato a rispettare la scadenza del 30 aprile per l’invio a Bruxelles. Il Consiglio dei ministri per varare il piano dovrebbe tenersi giovedì insieme al varo del decreto legge sulle riaperture, mentre venerdì un altro Cdm approverà il Dl Sostegni 2. Non è ancora chiaro se si farà in tempo ad approvare giovedì anche il decreto legge che disporrà la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e le semplificazioni per garantire l’effettiva realizzazione degli investimenti. Probabile uno slittarnento alla prima decade di maggio. Poche indiscrezioni sui contenuti del piano. È ulteriormente cresciuta la quota destinata agli investimenti ferroviari, suddivisa fra Pnrr e fondone nazionale parallelo. Le ferrovie sono considerate da Bruxelles un investimento 100% green e il rafforzamento di questo capitolo aumenta la possibilità per l’intero piano di superare l”‘esame” di ec ologia. Sulle semplificazioni, il nodo resta la valutazione di impatto ambientale. Tra oggi e domani si dovrebbe tenere un incontro fra Enrico Giovannini (Infrastrutture), Roberto Cingolani (Transizione ecologica) e Renato Brunetta (Pa e semplificazioni) per affrontare quel che a oggi pare un nodo decisivo: serve una commissione Via unica e articolata con una nuova sezione Recovery o una nuova commissione Via speciale solo per il Recovery? La struttura ministeriale sarà comunque rafforzata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Il Recovery plan di Draghi entro venerdì
Tema: Recovery plan

La definizione del Recovery plan è alle fasi finali, già questa settimana, giovedì o al massimo venerdì, il capo del governo Mario Draghi è intenzionato a portare il testo in Consiglio dei ministri per farlo approvare ed inviarlo subito dopo in Parlamento, dove interverrà la settimana prossima per illustrarlo. Alle delegazioni dei partiti che ha ricevuto ieri, prima quella di Fratelli d’Italia, guidata da Giorgia Meloni, poi quella di Italia viva, guidata da Matteo Renzi, il premier ha ribadito che è sua intenzione rispettare la scadenza del 30 aprile, anche se non obbligatoria, per inviare il testo alla Commissione europea. E a chi gli ha fatto osservare che il Parlamento avrà poco tempo per esaminare il nuovo Piano, diverso rispetto a quello del precedente governo, Draghi ha replicato con un pizzico di ironia: «E’ scritto molto bene, sarà molto semplice leggerlo». Una rassicurazione che è stata accolt a solo in parte dai Fratelli d’Italia: «Ad oggi noi non conosciamo il Pnrr del governo, che non ha ritenuto di illustrarci il piano. Abbiamo ribadito le nostre proposte. E posto una questione di metodo. Ad oggi il Parlamento ha discusso del piano di Conte. E c’è il rischio che non abbia la possibilità di discuterlo e l’opposizione non abbia la possibilità di valutarlo. Ci è stato confermato che il ruolo del Parlamento in questa vicenda sarà molto marginale», si è lamentata Giorgia Meloni. Di altro avviso il giudizio del partito di Renzi. «Aspettiamo che il governo trasmetta al Parlamento la versione nuova» del Piano nazionale di rilancio e resilienza «che ha elementi di forte differenza» rispetto a quello del governo Conte «su governance, monitoraggio, semplificazione», ha dichiarato al termine dell’incontro Maria Elena Boschi. «Sulle infrastrutture siamo favorevolmente colpiti dall’illustrazione di Draghi: c’è un intervento importante di revisione del Pnrr», ha aggiunto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Partite Iva, aiuto per due su tre Sostegno medio da 3mila euro – Partite Iva, per due attività su tre il paracadute dell’aiuto minimo
Tema: Partite Iva

Un contributo minimo riconosciuto a due partite Iva su tre. Dall’analisi dei 3 miliardi già pagati dal Fisco in nove giorni, ossia dall’8 aprile scorso data di apertura della piattaforma telematica per l’invio delle istanze a venerdì 16, giorno in cui il presidente Draghi ha reso noto l’avvenuto pagamento degli aiuti a fondo perduto a un milione di imprese, autonomi e liberi professionisti, emerge che l’importo medio erogato si attesta a circa 3mila euro che diventano di oltre 6mila euro se si escludono gli aiuti minimi da 1.000 euro alle persone fisiche e 2mila euro alle persone giuridiche. I due importi forfettari, riconosciuti anche per far rientrare nel regime di aiuti anche le partite Iva avviate nel 2020 e prive di fatto di dati di confronto con il fatturato 2019, hanno riguardato il 66% delle domande già lavorate dall’amministrazione finanziaria e messe in liquidazione con l’accredito dei bonifici dell’8 aprile e 14 aprile scorso. Ma vista la numerosit&agr ave; dei soggetti – non tutti legati all’avvio di nuove attività i contributi in formato ridotto – hanno di fatto garantito un aiuto anche a chi, avendo mostrato al Fisco un fatturato basso nel 2019, si sarebbe visto attribuire importi anche inferiori a mille euro per le persone fisiche e 2mila per quelle giuridiche.
Dai dati emerge anche che quasi un miliardo dei tre pagati, per l’esattezza 968 milioni, ha riguardato aiuti compresi tra 10mila e 50mila euro con un  importo medio erogato superiore ai elettroniche 19mila euro ad attività produttive o professionale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Carolis Guido 
Titolo: Superlega, l’Italia fa muro – Draghi contro la Superlega «Salviamo i campionati»
Tema: Calcio

Serviva una rivoluzione nel calcio per innescare una reazione unitaria dell’Europa, compatta nel condannare la scissione della neonata Superlega, voluta da 12 trai più ricchi club, a discapito di tutte le altre squadre, di tante città, piccole e grandi, di comunità e soprattutto della tradizione. Un nuovo campionato chiuso a 20 squadre, in stile Nba americana, cui si accede non per meriti acquisiti sul campo, ma in base al peso economico. L’idea non piace a nessuno, se non a chi l’ha progettata. Contrarie le istituzioni, i tifosi, gli stessi calciatori. «Il governo sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport», ha sottolineato il presidente del Consiglio, Mario Draghi. I leader europei si sono mobilitati per sostenere la Uefa che proprio ieri ha presentato la riforma della nuova Champions League, allargat a da 32 a 36 squadre. Non è bastato a fermare i ribelli della Superlega, capitanati dal presidente della Juventus Andrea Agnelli, da quello del Real Madrid Florentino Perez e da Ed Woodward del Manchester United. L’Inghilterra, dove sono arrivate sei adesioni di club alla nuova Superlega, è la più ferma nel condannare il torneo dell’élite. Anche il Principe William, presidente onorario della federcalcio inglese, ha preso posizione. «Dobbiamo proteggere la comunità calcistica e i valori di concorrenza e correttezza che sono centrali. Condivido le preoccupazioni dei fan per la Superlega e i danni che rischia di causare al gioco che amiamo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bellinazzo Marco 
Titolo: La Superlega spacca il business del calcio (ma piace alle Borse) – Guerra aperta nel mondo del calcio La Uefa all’attacco della Super League
Tema: Calcio

«Avidità». «Serpenti che hanno tradito il calcio». Non ha usato perifrasi il presidente della Uefa Alexander Ceferin ieri pomeriggio in una conferenza stampa virtuale che avrebbe dovuto sancire la nascita del nuovo format della Champions League post 2024 e che invece è stato un drammatico j’accuse contro i “cospiratori” – tra i quali una menzione speciale è stata riservata al presidente della Juventus Andrea Agnelli – che venerdì avevano sottoscritto il nuovo patto voluto dalla Uefa e che domenica notte hanno invece ufficializzato lo scisma della nuova Super League. «Non posso che sottolineare che la Uefa e il calcio sono uniti contro questa proposta orribile che è stata portata avanti da pochi club europei che seguono soltanto l’idea dell’avidità – ha detto Ceferin da Nyon -. Siamo tutti uniti contro questo progetto senza senso. La Superlega pensa solo all’avidità e ai soldi, non vorrei chiamarla la sporc a dozzina ma è l’interesse di soltanto 12 club, noi pensiamo a tutto il calcio». Un’avidità che per i top club che hanno fondato la nuova entità presieduta dal numero uno del Real Madrid Florentino Perez potrebbe valere a regime 10 miliardi di introiti stagionali tra diritti tv, sponsor, merchandising e botteghino. E che nell’immediato varrà comunque un finanziamento a tassi agevolati concesso da Jp Morgan pari a 3,5 miliardi di euro (più 3 miliardi di anticipo sui ricavi futuri) per far fronte alle perdite causate dalla pandemia di Covid e per investimenti infrastrutturali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gasparetti Marco 
Titolo: I ristoratori bloccano l’autostrada: «Senza vere riaperture siamo finiti»
Tema: Protesta dei ristoratori

Ad un tratto in mezzo all’Autosole è apparso anche un tavolo imbandito. Nulla di che: pane, prosciutto, un po’ di formaggio, bicchieri di plastica e acqua minerale. II simbolo della protesta. «Poca roba, siamo pieni di debiti e se non si riapre qui scoppia il finimondo», urla un manifestante, mentre l’elicottero della polizia dall’alto riprende la scena con una videocamera. La scena, incongrua se pur pacifica, è il blocco di un tratto dell’A1, poche centinaia di metri di asfalto dall’uscita di Incisa, a sud di Firenze in entrambe le direzioni, ma quanto basta per spezzare in due l’Italia, provocare sette chilometri di coda, lo sfinimento di centinaia di automobilisti e camionisti e qualche momento di tensione che per fortuna non è mai degenerato per la natura pacifica dei partecipanti e soprattutto per l’intelligente gestione della Questura fiorentina, Digos in testa. E’ durata cinque ore e mezzo la nuova manifestazione dei ristoratori di Tni-Italia. Trecento persone che adesso, dopo l’identificazione, rischiano una denuncia per blocco stradale e interruzione di pubblico servizio. La protesta si è conclusa poco prima delle 14.30.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea – Sabella Marco 
Titolo: Bp Futura a 2,3 miliardi Borsa, pieno di dividendi
Tema: Btp Futura

Ieri una seduta ricca di importanti novità alla Borsa di Milano. Ha preso infatti il via la stagione dei dividendi con lo stacco della cedola per sei titoli dell’indice Ftse Mib. E contemporaneamente è stata archiviata la prima giornata di offerta per la nuova emissione del Btp Futura, il titolo con rendimento in parte agganciato alla crescita del Pil Italiano. Le richieste per l’emissione poliennale del Tesoro hanno registrato ordini pari a 2,28 miliardi per un totale di 50 mila contratti. Il Btp Futura, giunto alla sua terza emissione, garantisce cedole semestrali calcolate sulla base di tassi prefissati e crescenti nel tempo e ha una scadenza di 16 anni, prevedendo un doppio premio fedeltà per chi tiene il bond fino a scadenza. Il collocamento, che prevede un ordine minimo di acquisto di mille euro, proseguirà fino a venerdì, salvo che il ministero del Tesoro non ne decida una chiusura anticipata. Per questa emissione del Btp Futura è prev isto un premio per i sottoscrittori da corrispondere in due tranche.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta – Pogliotti Giorgio 
Titolo: Confindustria: sul piano per la ripresa l’Italia si gioca credibilità e futuro
Tema: Piano ripresa

Utilizzare al meglio le risorse europee, facendo le riforme e rilanciando gli investimenti, per rispondere al problema storico della bassa crescita. Più misure legate all’emergenza, a partire dal sostegno alla liquidità delle imprese, attenzione all’occupazione. Sono le indicazioni arrivate ieri dalle associazioni imprenditoriali e dai sindacati durante le audizioni presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Documento di economia e finanza. Fermo restando che il presupposto del Def resta l’attuazione del piano vaccini e la tempisticadelle riaperture. È il Piano nazionale di ripresa e resilienza il perno del futuro del Paese: «sull’implementazione del Pnrr l’Italia gioca la sua credibilità e, visto l’alto debito che ha, il suo futuro», ha messo in evidenza i Centro studi di Confindustria nell’audizione. Il programma Next generation Eu «è una grande occasione per realizzare una strategia coerente in cui gli investimenti a sostegno dell’economia sono accompagnati da riforma strutturali adeguate, in primis quella della Pa». Le intenzioni del governo vanno in quella direzione ma, ha continuato Confindustria, «ancora non sappiamo come verranno spese e gestite le risorse europee».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Annalena Baerbock è la candidata dei Verdi – Baerbock, la candidata dei Verdi per l’offensiva alla Cancelleria
Tema: Germania post-Merkel

Annalena Baerbock, 40 anni, co-leader dei Verdi tedeschi dal gennaio 2018 è da ieri la candidata del partito alla cancelleria. La nomina, che non ha precedenti nella storia dei Grünen, segna una tappa decisiva nella campagna elettorale dei Verdi per il voto del 26 settembre, a conferma dell’ambizione non solo di entrare nel prossimo governo federale ma addirittura di dominare la prossima coalizione. Sospinti dalla violenza della terza ondata della pandemia, che ha rimesso alle corde la GroKo Cdu-Csu e Spd, i Grünen sono nuovamente in ascesa nei sondaggi con una forchetta 20%-22% che li consolida come secondo partito prima dell’Spd e ne aumenta le probabilità di divenire i numeri uno. Baerbock, che vanta nel suo sito in perfetto inglese un master in diritto internazionale conseguito alla London School of Economics e diversi incarichi ricoperti a Strasburgo e Bruxelles senza però mai esperienze di governo in Germania a livello locale o regionale, ha defin ito la sua nomina per la cancelleria l’inizio di un nuovo capitolo per il suo partito e per la Germania. Rottamare il vecchio modo di fare politica di Cdu-Csu e Spd, e convincere al tempo stesso un ampio elettorato anche conservatore di saper guidare il Paese nella “trasformazione socio-ecologica” e nella modernizzazione verso un futuro migliore per tutti, è la scommessa dei Grünen.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Annalena, l’ex tuffatrice che punta al dopo Merkel – Per l’era «post Merkel» i Verdi lanciano Baerbock
Tema: Germania post-Merkel

«Io mi candido per il cambiamento, la politica vive di questo. Gli altri sono per lo status quo», risponde Annalena Baerbock alla domanda sulla sua inesperienza. E nella sicurezza di sé con cui lo dice, c’è tutto il significato rivoluzionario di questa giornata. Pochi minuti prima l’altro co-presidente, Robert Habeck, ha annunciato che sarà lei la candidata alla cancelleria dei Verdi alle elezioni federali di settembre. Per la prima volta nei loro 40 anni di storia i Grünen puntano alla guida della Germania. Lo fanno con la più giovane Kanzlerkandidatin di sempre, una donna nata nello stesso anno della loro fondazione, che in soli tre anni li ha trasformati nel nuovo baricentro della politica tedesca. Lo fanno rivendicando un’ambizione che ancora pochi anni fa sarebbe apparsa velleitaria, ma che oggi è credibile e realistica. Lo fanno con un’impressionante dimostrazione di disciplina e unità, che fa risaltare ancora di pi&ugr ave; lo psicodramma in corso nelle stesse ore dentro la Cdu-Csu. E il salto definitivo verso il centro della società di un partito già ribelle e antagonista, che tra pochi mesi potrebbe addirittura esprimere la nuova cancelliera. «Oggi si apre un nuovo capitolo per noi, e se faremo bene, anche per il nostro Paese», dice Baerbock accettando la candidatura, che verrà formalizzata in un congresso straordinario a metà giugno.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mattioli Alberto 
Titolo: Bar aperti e turisti in Svizzera scatta il liberi tutti
Tema: La Svizzera apre

La felicità sa di caffè. Specie se, dopo mesi di reclusione, lo prendi a un tavolino all’aperto, in una bella giornata di sole e con vista lago, che insomma non è il mare ma talvolta può farne le veci. Per ora succede in Svizzera, dove ieri hanno aperto, se non tutto, molto, con cautele e regole simili a quelle che saranno applicate in Italia da lunedì prossimo. Il consigliere federale in carico della pandemia, Alain Berset, ha parlato di «rischio calcolato»: praticamente, un Draghi-bis. Intanto a Lugano è liberi tutti. Quindi sembra che in via Nassa e dintorni ci sia l’intero Canton Ticino e non solo, con file davanti ai bar aspettando che si liberi un tavolino e comitive di turisti (per ora solo nazionali) calati per lo più dalla Svizzera tedesca. Insomma, tanta, tantissima gente per le strade, compreso il presidente della Rai, Marcello Foa, venuto a trovare la moglie che vive qui. Una ressa per nulla da zona rossa. Le re gole partorite dall’estenuante concertazione elvetica prevedono la riapertura di bar e ristoranti dalle 6 alle 23, ma solo all’aperto e con un massimo di quattro persone attovagliate insieme, in tavoli distanziati di almeno un metro e mezzo. Aperti impianti sportivi anche al chiuso, cinema e teatri, manifestazioni ammesse con un massimo di cento persone all’aperto e 50 al chiuso.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Agliastro Giuseppe 
Titolo: Navalny trasferito in ospedale Il suo staff: è una farsa, peggiora
Tema: Navalny grave

Navalnyè stato trasferito nell’ospedale della colonia penale IK-3 di Vladimir, non lontano dal carcere di Pokrov in cui è rinchiuso da marzo. Gli alleati del rivale numero uno di Putin dubitano però che la struttura sia idonea a curarlo e continuano a temere per la sua vita. «Tutti i sintomi che aveva prima permangono», ha detto alla Reuters l’avvocato Liptser dopo aver visto Navalny. «La situazione sta solo peggiorando». Ue e Usa intanto continuano a premere affinché l’oppositore sia curato adeguatamente. In questo contesto, la protesta di massa per chiedere la scarcerazione di Navalny non può che rimanere in programma: domani centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza «in cento città» della Russia, assicurano gli organizzatori. Ma il ministero dell’Interno sembra ancora una volta indirizzato sullaviadellarepressione: gli agenti «prenderanno tutte le misure necessarie a mantenere l’ordine », ha avvertito la polizia facendo presagire una nuova ondata di arresti. Navalny è in sciopero della fame da tre settimane. Chiede che un medico di sua scelta lo visiti per i forti dolori che accusa alla schiena e alle gambe e l’intorpidimento degli arti. I problemi pare derivino da una doppia ernia discale, ma Navalny sospetta che siano legati all’avvelenamento che lo scorso agosto lo ha trascinato in bilico tra la vita e la morte e per il quale i principali indiziati sono gli 007 del Cremlino.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Il retroscena – Xi dice sì a Biden Parte dal clima il disgelo Usa-Cina
Tema: Cina-Usa

Il presidente cinese Xi ha accettato di partecipare al vertice virtuale sul clima, che il collega americano Biden ospiterà giovedì e venerdì. Questo impegno non è stato ufficializzato nero su bianco, nel comunicato congiunto che Usa e Repubblica popolare hanno pubblicato dopo la visita a Shanghai dell’inviato per il clima John Kerry, ma è stato preso confidenzialmente. E il suo peso va ben oltre l’importante questione ambientale, perché rappresenta la ripresa del dialogo al massimo livello fra i due Paesi, con un impatto anche su tutti gli alleati come Roma. Giovedì e venerdì Biden ospiterà il «Leaders Summit on Climate», a cui è invitato anche il premier italiano Draghi. Lo scopo è accelerare la risposta al riscaldamento globale, spingendo i grandi inquinatori ad adottare misure più ambiziose per ridurre le emissioni, in vista della conferenza COP26 di Glasgow a novembre. A questo scopo o ltre 300 aziende riunite nella «We Mean Business Coalition» hanno inviato una lettera al capo della prevista anche la partecipazione del premier Draghi Casa Bianca, sollecitandolo a ridurre le emissioni di gas del 50% sotto ai livelli del 2005, entro il 2030. In preparazione del Summit Kerry è andato a Shanghai per incontrare il suo omologo Xie Zhenhua, e i colloqui hanno prodotto un comunicato congiunto con l’impegno a rafforzare le iniziative per contenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: L’avvio inatteso di Biden
Tema: Presidente Biden

Diciamo la verità: un po’ tutti abbiamo guardato a Joe Biden come a un vecchio arnese. Un attempato gaffeur, buono per battere un leader divisivo come Donald Trump, non certo per fondare una nuova stagione. Un personaggio di passaggio, un uomo di transizione: per otto anni all’ombra della star Obama, poi magari destinato nel 2024 a cedere il posto a Kamala Harris. Nonostante questo — o forse proprio per questo —, Joe Biden ha avuto un avvio per certi versi folgorante. Ovviamente può essere discusso; non è detto che le cose che ha fatto siano tutte giuste; ma comunque impressiona la decisione con cui si è mosso. L’attenzione del mondo si è concentrata sul grande piano di rilancio dell’economia, sia a sostegno delle famiglie povere o impoverite dal Covid, sia per la costruzione di nuove infrastrutture. Non si tratta di un cambio di rotta: già l’amministrazione repubblicana aveva messo mano alla borsa, anzi al bazooka; allo stesso mo do, già George W. Bush aveva lanciato un imponente piano di spesa pubblica per uscire dalla crisi del 2008, poi potenziato da Barack Obama. Quando c’è da risalire la china, l’America non ha timore di fare debito. Tuttavia, Biden ha impresso un’accelerazione notevole all’intervento dello Stato nella ripresa. E non è tutto qui.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: “Non era una minaccia” America blindata per il verdetto Floyd
Tema: Caso George Floyd

«George Floyd non rappresentava una minaccia. Quella dell’agente non era un’azione di polizia, non era necessaria per mantenere l’ordine». L’accusa nel processo di Minneapolis contro l’ex poliziotto Derek Chauvin ha riassunto così il suo argomento decisivo, nell’arringa finale: è in questi termini che si deciderà la colpevolezza. Per la difesa: «Non c’è la prova che l’agente abbia applicato la forza volutamente in modo illegale. Stava seguendo regole apprese in addestramento, le procedure della polizia di Minneapolis. I suoi colleghi hanno chiamato due volte l’ambulanza mentre Floyd era a terra». Dopo due settimane di processo e 11 giorni di interrogatori dei testimoni, l’America intera ha seguito con il fiato sospeso l’ultima giornata del processo a Chauvin, prima della “clausura” della giuria popolare. La nazione intera ha rivisto decine di volte le terribili immagini della morte ripresa su un cellulare: nove minuti di sofferenza atroce dell’afroamericano steso sull’asfalto, con il ginocchio dell’agente bianco premuto sul collo. L’America sa che all’esito di questo processo è appesa una fragilissima pace sociale. L’anno scorso il Paese fu devastato dalle proteste dopo l’uccisione di Floyd. E nei giorni scorsi altri episodi tragici, altri afroamericani uccisi da forze di polizia, hanno ulteriormente caricato di tensione l’atmosfera attorno al processo-chiave.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Agenti schierati e incubo di rivolte l’America attende il verdetto Floyd
Tema: Caso George Floyd

«Credete ai vostri occhi. Questo caso è esattamente ciò che avete pensato quando lo avete visto la prima volta. È quello che avete sentito con lo stomaco, e sapete nel vostro cuore. Non si è trattato di un’operazione di polizia. È stato omicidio». Con questo appello il procuratore Steve Schleicher ha chiuso l’arringa finale al processo contro l’ex poliziotto Derek Chauvin, sollecitando i giurati a condannarlo per l’uccisione di George Floyd. Ora fuori dal tribunale una Minneapolis in stato d’assedio, con tremila soldati schierati nelle strade, aspetta il verdetto che potrebbe fare giustizia, e segnare l’inizio di un percorso per curare le ferite dell’odio razziale, oppure scatenare una nuova ondata di violenze in tutta l’America. Quando il 25 maggio scorso Chauvin aveva premuto il ginocchio per 9 minuti e 29 secondi sul collo di Floyd, sospettato di aver usato una banconota falsa da 20 dollari per comprare sigarette al negozio Cup Foods su Chicago Avenue, aveva in realtà aperto un nuovo capitolo nella tragica storia dei neri negli Usa. La rabbia scaturita dalla morte di George si era propagata come una fiamma in tutto il Paese, cambiando anche la campagna presidenziale, che Trump aveva cercato di distrarre dall’emergenza Covid, per trasformarla in un referendum sulla sicurezza e le paure dei bianchi in declino demografico.
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