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SINTESI IN PRIMO PIANO – 30 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Attacco a Nizza, tre morti nella basilica. L’attentatore risulta passato dall’Italia;
– Sale l’allerta estremismo tra gli immigrati. E il ministro Lamorgese finisce nella bufera;
– Covid-10, scenario 4 vicino. L’allarme è alto in cinque Regioni: rischio lockdown;
– Cala Conte, Zaia lo raggiunge: il virus ora penalizza il governo;
– Il piano del governo: cassa fino a marzo, si parte da 4 miliardi;
– Gualtieri vede rosa: il balzo estivo del Pil compenserà la crisi;
– Bce: «A dicembre potenzieremo i nostri strumenti anti crisi»;
– Forte rimbalzo del Pil Usa, scontro Trump-Biden.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: Chiusure, 5 regioni a rischio – Scenario 4 vicino L’allarme è alto in cinque Regioni: rischio lockdown
Tema: Emergenza Covid-19

I timori di un’accelerazione del contagio si sono verificati. E ora, secondo gli esperti dell’Istituto superiore di sanità, l’Italia sta andando verso lo scenario 4: il più grave. Quello per il quale si deve valutare un lockdown totale. In particolare l’allarme è alto per 5 regioni – Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta – e per la provincia autonoma di Bolzano. Sorvegliata speciale Milano. Ci sono tre settimane di tempo, se il contagio non diminuirà bisognerà valutare la misura più drastica. Lo dice lo studio consegnato al governo che, per valutare i rischi sulla popolazione e l’impatto sulle strutture sanitarie, descrive situazioni e possibili rimedi. Il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, ha confermato che «la crescita del contagio non è mai stata così impetuosa. I positivi sono otto volte di più di tre settimane fa. Con questi numeri nessun sistema sanitario, tantomeno quello italiano, sarà capace di reggere», ha avvertito in conferenza stampa, rimarcando come le Regioni «da maggio potevano attuare piani di rafforzamento degli ospedali».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Signore Adalberto 
Titolo: Lockdown fra 10 giorni? Renzi vuole la crisi – Lockdown, spunta la data: chiusure dal 9 novembre E Renzi accelera la crisi
Tema: Emergenza Covid-19

Mentre il governo sta accelerando i tempi sul fronte di un nuovo lockdown – al momento la data più plausibile è quella del 9 novembre – Matteo Renzi spinge con tutte le sue forze per un rimpasto di governo che ridisegni gli equilibri all’interno dell’esecutivo. Un parallelo azzardato, è vero. Per certi versi ai limiti dell’irresponsabilità. Ma i due timing sono necessariamente legati, perché è del tutto evidente che se davvero Giuseppe Conte sarà costretto a seguire l’esempio di Francia e Germania, qualunque ipotesi di verifica finirebbe per andare a sbattere non solo con il buon senso, ma finanche con il limite del ridicolo. Con il Paese alle prese con un altro lockdown sulla falsa riga di quello di marzo scorso, mettersi a discutere di poltrone sembrerebbe lunare perfino a Massimiliano Cencelli. E lo scenario di una chiusura totale (o quasi) non è assolutamente ipotetico, visto che proprio sulla data di lunedì 9 novembre il governo ha informalmente iniziato ad “allertare” le istituzioni territoriali per «tenersi pronte». Così, Renzi ha deciso di velocizzare i tempi nella speranza che non si chiuda la «finestra» del possibile rimpasto. Soprattutto dopo l’intervento in Aula del capogruppo del Pd Marcucci che ha alzato il livello di tensione in maggioranza. Ministri non all’altezza, improrogabile coinvolgimento dell’opposizione e verifica necessaria, il succo del suo discorso. Un attacco a Conte che ha preso in contropiede il suo segretario Zingaretti, convinto che Marcucci sia stato «imbeccato» da Renzi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Intervista ad Andrea Marcucci – “Conte chiarisca sui suoi ministri Il mio incarico è a disposizione”
Tema: Intervista al senatore Marcucci

Andrea Marcucci, il capogruppo dem al Senato, è finito nell’occhio del ciclone e sotto accusa nel Pd per il richiamo al premier. Marcucci, lei è un renziano di complemento? Per questo in aula ha chiesto il rimpasto a Conte? «Non sono a favore di un rimpasto come si dice voglia Renzi. Non sono renziano, ho la mia identità. Peraltro non condivido affatto la posizione di Renzi sul Dpcm. Ma ci vuole un chiarimento politico per garantire forza al governo. Non possiamo andare con un equipaggio incerto e criticato in balia delle onde. Occorre una guida sicura, una maggioranza forte e coesa che dia all’esecutivo le basi di autorevolezza sia nei confronti del Paese che della comunità internazionale e finanziaria». Ma lei ha chiesto iI rimpasto? «No. Ho chiesto un’assunzione di responsabilità al premier. È intollerabile il clima politico di questi giorni in cui pezzi di maggioranza, anche in modo ostentato, hanno dato segnali di criticità. Come si può andare avanti così! E poi l’esecutivo deve coinvolgere il Parlamento molto più di quanto non sia accaduto fino a oggi». E allora ha insistito per una verifica? «Ho chiesto a Conte di farsi carico lui di queste questioni con un maggiore coinvolgimento parlamentare a partire dalla legge di Bilancio. Invece che continuare ad ascoltare il chiacchiericcio sul rimpasto, ci dica cosa pensa». Quel “Conte valuti se i ministri sono adeguati” da lei pronunciato, cosa significava? «Una richiesta di assunzione di responsabilità, ripeto, da parte del presidente del Consiglio. Ci dica lui quale è il giudizio sulla squadra dell’esecutivo. Non sono tollerabili le voci su cambi di ministri, c’è bisogno di ascoltare la voce del premier».
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Testata:  Foglio 
Autore:  Canettieri Simone 
Titolo: Come fermare le rivolte – Volpi (Copasir): “I violenti si isolano coinvolgendo tutti: basta dpcm”
Tema: Covid-19, il giudizio sul governo

In questi momenti serve cultura istituzionale: occorre scegliere tra popolarità e responsabilità”. E’ un appello a chi governa? “E’ un dato di fatto che parte dai numeri drammatici dei contagi e dal disagio profondo che sta crescendo nelle piazze e nel paese”. E quindi, presidente Volpi? “Il governo deve essere consapevole quando si parla di numeri della maggioranza: se si basta e se gli bastano”. Il leghista Raffaele Volpi è il presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Ragiona sulla scorta delle notti violente che vive il paese. La situazione italiana sembra comunque fuori controllo, il paese sta marciando a passi spediti verso un nuovo lockdown: la tensione è destinata a degenerare? “Voglio fare una premessa: le scelte che tra poco dovrà prendere l’Italia saranno molto serie. Occorre alzare, innanzitutto, il livello della comunicazione. Bisogna che si vada in tv per spiegare alle persone lo stato dell’arte. Il negazionismo è anche frutto di pareri scientifici spesso troppo contrapposti. E, allo stesso tempo, chi governa deve dare messaggi chiari”. Invece di rincorrere il virus a colpi di dpcm? “Si, nella prima fase comprendevo il ricorso a questo strumento, ma credo che ora si possa cambiare impostazione e passare ai decreti legge, che possono essere emendabili in Parlamento e hanno caratteristiche di necessità e urgenza. Non si può solo andare alle Camere per informative. C’è un problema, e non lo dice solo l’opposizione ma anche la maggioranza. La questione è reale. Solo cosi ci può essere fattiva e democratica collaborazione con tutte le forze espressione del voto dei cittadini. Lo spazio c’è. Invece si usano i dpcm con le raccomandazioni. Non mi sembra di dire nulla di eversivo se si cambia metodo: solo cosi riusciremo a isolare questa gentaglia estremista”.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Diamanti Ilvo 
Titolo: Conte in discesa e Zaia lo raggiunge – Cala Conte, Zaia lo raggiunge il virus ora penalizza il governo
Tema: Covid-19, il giudizio sul governo 

La paura generata dal Coronavirus non accenna a ridursi. E, anzi, cresce. Insieme al contagio. Al contrario la fiducia nei confronti del governo sta scendendo costantemente, dopo il picco raggiunto nella scorsa primavera. È l’aspetto, forse, più immediato che emerge dal sondaggio dell’Atlante Politico condotto da Demos negli ultimi giorni. Peraltro, il consenso verso il governo appare ancora elevato. Espresso dalla maggioranza dei cittadini: il 55%. Ma negli ultimi mesi risulta in costante calo. È, infatti, sceso di 2 punti nell’ultimo mese, di 5 rispetto a giugno. E di 16 rispetto allo scorso marzo, quando la pandemia ha fatto irruzione nella nostra vita. I recenti provvedimenti ottengono un favore sensibilmente inferiore (per quanto maggioritario) rispetto a quello espresso verso le misure prese nei mesi precedenti. A partire dal lockdown decretato in marzo. Così abbiamo assistito a un significativo cambiamento del clima d’opinione. Negli ultimi mesi, infatti, gli orientamenti politici si erano evoluti in relazione stretta con il sentimento di paura. Una “relazione inversa”. Perché i cittadini, di fronte alla minaccia “virale” si erano stretti intorno al governo nazionale. Al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anzitutto. Ma anche intorno ai governi e ai governatori delle Regioni. Spingendo ai margini l’opposizione. Ma oggi l’orientamento sta cambiando. Perché la preoccupazione dettata dal Covid ha ripreso a crescere e ha toccato il livello più elevato da aprile.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Borgia Pier_Francesco 
Titolo: L’opposizione si gode lo show «La maggioranza è in agonia»
Tema: Covid-19, il giudizio sul governo 

La lunga via crucis di Giuseppe Conte inizia a Montecitorio. In aula per la presentazione e discussione sul nuovo Dpcm, al premier non vengono risparmiate critiche, nemmeno le più severe. E finisce solo in serata con il secondo passaggio in aula (questa volta a Palazzo Madama). Alle critiche si sostituiscono domande. Che non coinvolgono soltanto il premier ma la sua stessa maggioranza. Che per l’opposizione non c’è più, sfaldata dal peso di responsabilità di fronte alle quali – è l’opinione non soltanto di chi siede all’opposizione ma anche di autorevoli esponenti della maggioranza – si sta sciogliendo come neve al sole. Insomma cosa aspettano, era il denominatore comune delle domande sollevate, cosa aspettano gli incapaci a lasciare il posto a persone competenti? Al mattino ci pensa la leader di Fratelli d’Italia a dare il la al coro di critiche. «Non ci sono scuse per quanto sta accadendo – tuona la Meloni alla Camera -. Avevate tutto il tempo per affrontare la seconda ondata e adesso scaricate le responsabilità sulle regioni, sui comuni, sui commercianti, sui ristoratori e sugli italiani. E sempre colpa di qualcun altro Presidente, mai colpa vostra». Concetto poi replicato al Senato dal suo alleato Matteo Salvini. «Il governo la smetta di dare la colpa agli altri – afferma il leader leghista -: studenti, attori, palestre, sindaci e governatori. Se non siete intervenuti sugli autobus e le metropolitane prendetevi le vostre responsabilità». Anche il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari sottolinea lo scaricabarile del governo e prende il caso del commissario Domenico Arcuri. «Le Regioni hanno fatto i loro compiti. Nei tempi richiesti – dice – hanno fornito i piani per l’edilizia sanitari ma a tutt’oggi il governo non ha ancora fatto partire i bandi».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Breda Marzio 
Titolo: Il pressing sul Quirinale per un altro esecutivo: «Tesi fondate sul nulla»
Tema: Governo

E’ successo con quasi tutti i presidenti e il copione si ripete pure con Sergio Mattarella. Un uomo abituato, come Napolitano, a «governare le passioni» e dunque freddo, per quanto non indifferente, anche se si ritrova bersaglio di critiche. Stavolta alcuni insistono perché faccia nascere subito un «governo del presidente» e lo dipingono come esitante, mentre altri lo incalzano con la pretesa che sciolga al più presto le Camere. Intimazioni perentorie che dovrebbero quantomeno turbare il destinatario, mentre dal Colle le liquidano invece nel più laconico dei modi. Limitandosi a esprimere «curiosità di fronte a un dibattito fondato sul nulla». La «curiosità» di Mattarella è comunque eloquente. Basta riflettere sui problemi che quegli scenari pongono. Primo problema: per congedare un esecutivo occorre prima che le Camere si esprimano, e non può quindi essere il presidente della Repubblica a dichiararne la fine. Stando così le cose, con quale pretesto Mattarella dovrebbe spingere il premier ad andarsene? Un secondo problema, che quasi lo precede, è: tra i fautori della cacciata di Conte qualcuno immagina le conseguenze di un vuoto di potere come quello che si creerebbe in caso di crisi, durante una fase delicata come questa della pandemia? Esiste davvero una forza politica che se ne assumerebbe la responsabilità? E c’è, in Parlamento, una maggioranza alternativa? Questioni chè si ingigantirebbero, moltiplicando le incognite già aperte dal Covid, nell’ipotesi favoleggiata da quanti premono per elezioni politiche in tempi rapidi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  a.z. 
Titolo: Scontro sull’espulsione mancata, Salvini contro Lamorgese
Tema: Attacco a Nizza, la reazione italiana

Matteo Salvini, che al Viminale si ritrovò anche lui inerme davanti all’arrivo a Lampedusa di migliaia di tunisini, usa parole pesantissime ora per chiedere le dimissioni della ministra dell’Interno, cui attribuisce la responsabilità di non essere riuscita a fermare gli sbarchi. «Chiedo scusa al popolo francese, ai figli dei morti e dei decapitati, a nome di Conte e Lamorgese – sbotta il leader della Lega -. II premier e il ministro dell’Interno hanno la responsabilità morale di quanto successo a Nizza. Questo è un terrorista islamico. È sbarcato a Lampedusa il 20 settembre, viene messo su una nave a Palermo, poi portato a Bari, a spese nostre, il 9 ottobre, lo identificano, lo salutano e se ne va, non se ne sa più nulla fino a stamattina, e io vado a processo, perché ho ritardato degli altri sbarchi quando ero ministro. Il centrodestra è compatto nell’attacco diretto a Lamorgese che ha già ricevuto dal Copasir la convocazione, insieme al capo della Polizia Franco Gabrielli. «Il governo deve chiarire come sia stata possibile una cosa del genere, è una notizia di una gravità inaudita che può esporre la nostra nazione al rischio di isolamento», dice Giorgia Meloni. Sotto accusa, ovviamente, il cambio di rotta del governo sulla politica migratoria con la recente riscrittura dei decreti sicurezza. A fianco di Lamorgese si schierano Pd e Iv.
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Testata:  Giornale 
Autore:  ChG 
Titolo: Sale l’allerta estremismo tra gli immigrati E il ministro Lamorgese finisce nella bufera
Tema: Attacco a Nizza, la reazione italiana

Dopo gli attacchi terroristici di Nizza e Avignone l’attenzione anche in Italia è altissima, soprattutto nei confronti dei simboli francesi, come ambasciata, consolato, sedi delle compagnie aeree di bandiera, come l’Air France, per cui i dispositivi di sicurezza saranno aumentati. L’Intelligence italiana è già al lavoro per capire quali possano essere i rischi per il nostro Paese. «Pochi, in verità – spiega una fonte vicina alle forze dell’ordine – perché chi ha colpito non ce l’aveva con l’Italia, semmai con l’intolleranza alla Charlie Hebdo nei confronti dell’universo islamico». Certo è che l’allerta non può essere abbassata, perché è proprio dalle coste della penisola che uno degli attentatori, come confermato dai servizi, è arrivato. Ciò che preoccupa è l’apertura delle frontiere, che porta soprattutto dalla Tunisia gente spesso radicalizzata e con un forte odio sociale nei confronti di chi la pensa diversamente da loro. Il passaggio dell’attentatore dall’Italia, peraltro, si è portato dietro numerose polemiche, visto che il governo da mesi fa orecchie da mercante di fronte al fenomeno migratorio, tanto che il leader della Lega Matteo Salvini chiede «le dimissioni del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese». Mentre la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, chiede che il governo chiarisca sulla vicenda. Il Viminale, dopo le risposte soft date sugli scontri in piazza degli ultimi giorni, ora finisce nella bufera anche per la questione terrorismo
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Confindustria: la Cig Covid non pesi più sulle imprese – «La Cig Covid non pesi sulle imprese se continua il blocco licenziamenti»
Tema: Sussidi Covid-19

«Se il governo intende mantenere nell’emergenza il blocco dei licenziamenti, l’accesso alla cassa Covid non deve prevedere aggravi per le imprese. Occorre lavorare per il dopo». In una nota Confindustria ha ribadito la propria posizione dopo l’incontro con i ministri Patuanelli e Catalfo sul mercato del lavoro. Per Confindustria bisogna inoltre «aprire il confronto sui nuovi ammortizzatori e sulle politiche attive per uscire prima e meglio dalle misure di emergenza». Oggi ll governo incontrerà i sindacati , che ieri hanno evocato lo sciopero generale se non sarà garantita protezione dei posti di lavoro almeno fino a primavera.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Il piano del governo: cassa fino a marzo, si parte da 4 miliardi
Tema: Sussidi Covid-19

Nuova proroga della cassa integrazione d’emergenza di ulteriori 12 settimane, per arrivare così, in totale, a 18, sommando le sei settimane già previste, dal 16 novembre al 31 gennaio, dal decreto Ristori. L’operazione, che in questo modo allunga i sussidi con causale Covid-19 fino a metà/fine marzo, andrà in legge di Bilancio, e si parte da un costo stimato intorno ai 4 miliardi. Il governo è intenzionato anche a spostare – ancora più avanti – il blocco dei licenziamenti economici, individuali e collettivi, fino, cioè, a marzo, legandolo così ancora una volta alla nuova tranche di ammortizzatori sociali, e mantenendo, anche, le attuali deroghe, in primis, la possibilità di stipulare accordi aziendali di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, magari rafforzandoli con una Naspi più robusta e incentivi fiscali. Si aprirà anche un tavolo immediato per aprire il dopo, emergenza, accelerando sulla riforma degli ammortizzatori sociali (sul tavolo c’è la proposta della commissione di esperti nominati dal ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, criticata però da una fetta dello stesso governo e da diversi esperti) e sulle politiche attive (dopo cinque anni dal loro debutto, siamo ancora a poco più dei nastri di partenza per ritardi burocratici e politici). L’Esecutivo, dopo aver ascoltato le imprese, oggi pomeriggio, salvo sorprese dell’ultima ora, è pronto a incontrare nuovamente i sindacati sul tema, estremamente delicato, di come rilanciare, a pandemia in corso, il mercato del lavoro, in vista anche della prossima legge di Bilancio. il primo assaggio degli interventi c’è stato con il decreto Ristori che ha previsto nuove sei settimane di cassa integrazione d’emergenza, ma con un meccanismo piuttosto articolato, e oneroso per larga parte delle imprese.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Il Governo: «Aiuti, trattiamo con la Ue» – II governo: gli aiuti alle imprese non dovranno essere restituiti
Tema: Sussidi Covid-19, politiche Ue

Aiuti di Stato, il Governo assicura: le imprese non dovranno restituire nulla. Lo spiega una nota del Dipartimento Politiche europee, in merito alla possibilità che molte imprese italiane si trovino nella condizione di dover restituire parte delle agevolazioni e dei sussidi concessi dai provvedimenti anti covid come aiuti di Stato. Il Dipartimento, tuttavia, aggiunge che «sono in corso interlocuzioni tra Roma e Bruxelles per la corretta interpretazione della complessa normativa in materia». In effetti nell’Europa alle prese con la seconda ondata della crisi pandemica non sembrerebbe esserci troppo spazio per alzare nei confronti delle imprese in difficoltà ostacoli nati da cavilli interpretativi più che da ragioni di sostanza. Il Temporary Framework, che in tempi normali è il baluardo con cui il mercato comune si difende dalle distorsioni concorrenziali, è già stato modificato tre volte in pochi mesi. E potrebbe cambiare ancora. «Vanno modificate le regole che pongono limiti di spesa agli aiuti», sottolinea sul punto il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, anche perché in agricoltura il tetto è a 100mila euro. Tanto più che ad accendere la querelle è il tema degli aiuti (inevitabilmente limitati) che possono essere forniti da Regioni ed enti locali alla luce del decreto di maggio. Su questo piano, enti territoriali e imprese hanno stretto in questi mesi un’alleanza piuttosto inedita nel tentativo comune di spianare la strada ad agevolazioni e bonus.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Secondo esame per la manovra sotto la pressione dell’emergenza
Tema: Manovra

Il lavoro sulla legge di bilancio prosegue in una sorta di bolla mentre fuori imperversa la seconda ondata della pandemia e cresce a vista d’occhio la tensione nella maggioranza. Nessuna delle due variabili sembra per ora cambiare il cammino della manovra, attesa oggi a un secondo passaggio in consiglio dei ministri dopo il via libera «salvo intese» del 18 ottobre. Nelle riunioni di ieri al ministero dell’Economia ci si è limitati all’aggiustamento dell’architettura di fondo per evitare doppioni rispetto agli interventi del decreto «ristori» che ha anticipato una serie di stanziamenti per Cassa integrazione, sanità e altre voci. Senza però aprire spazi per nuovi interventi perché le previsioni indicano che i costi per gli ammortizzatori sociali rischiano di salire ancora. Ma tutto lascia pensare che anche per la manovra la quiete sia solo temporanea. Al punto che nei corridoi della politica c’è chi evoca l’ultima manovra Berlusconi del 2011, quando l’allora legge di stabilità si limitò al minimo indispensabile per lasciare poi spazio al decreto «salva-Italia» del Governo Monti. Scenario richiamato non tanto per ipotizzare un cambio di governo. Ma per spiegare che con ogni probabilità i numeri della pandemia imporranno un’altra mole di interventi a patto di modificare i saldi di finanza pubblica e di assumere nuove decisioni su deficit, debito, Mes e così via.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Ma Gualtieri vede rosa Il balzo estivo del Pil compenserà la crisi
Tema: Pil

II rimbalzo del Pil del trimestre luglio-settembre c’è, come confermano i dati dell’Istat attesi per oggi, ma soprattutto risulta – almeno dalle valutazioni della vigilia elaborate al Tesoro – superiore alle previsioni del Documento di programmazione di bilancio, la sintesi della Finanziaria, inviato a Bruxelles a metà ottobre. Il dato, che pure è in linea con una tendenza analoga in Europa e che riflette il recupero dell’attività nei mesi estivi, in Italia è migliore del previsto: più forte del 13,6 per cento già contenuto nei più recenti documenti ufficiali. «Non si tratta di aritmetica, ma di economia», osservano fonti del Tesoro replicando alla tesi di un recupero meramente meccanico. A Via Venti Settembre si spiega che l’economia italiana nel periodo estivo ha ripreso in misura «quasi sorprendente», come testimoniano anche i dati assai positivi dell’export extra-Ue di settembre superiori all’anno precedente e le settimana, durante l’estate, in cui gli italiani hanno speso più che dello stesso periodo del 2019. La ripresa del terzo trimestre, si aggiunge al Mef, non è dipesa solo dal semplice fatto che si sono riaperti i settori produttivi, ma anche «in misura importante» dalle misure adottate dal governo, dalla cassa integrazione, ai ristori, alle garanzie sui prestiti bancari, alla moratoria sui mutui. E la disastrosa valanga della seconda ondata che ci sta investendo in questi giorni con il conseguente lockdown selettivo? La tesi degli uomini del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri è che i rischi al ribasso del quarto trimestre, ottobre-dicembre, dovuti purtroppo al ritorno delle politiche di contenimento, verranno «compensati» dal rimbalzo superiore alle aspettative del terzo trimestre.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Intervista a Margrethe Vestager – Vestager: «Velocizzare il Recovery» – «Pacchetti di aiuti per velocizzare il Recovery Fund»
Tema: Sussidi Covid-19, politiche Ue

Il tema degli aiuti di Stato si sta confermando uno dei nodi più delicati in questa fase economica europea. Garantire l’equo accesso al mercato, senza provocare distorsioni, e al tempo permettere alla mano pubblica di sostenere la congiuntura non è cosa facile. Parlando ad alcuni giornali europei, la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager ha spiegato ieri che sta lavorando su un quadro da applicare quando entrerà in vigore l’atteso Fondo per la Ripresa. Con lo scoppio dell’epidemia influenzale e dinanzi a uno shock economico con pochi precedenti, la Commissione europea ha deciso di introdurre un quadro regolamentare più flessibile nell’ambito degli aiuti di Stato. Qualche settimana fa, l’esecutivo comunitario ha deciso di prorogare le norme straordinarie fino al giugno 2021 per quanto riguarda la liquidità alle imprese e fino al settembre 2021 per quanto riguarda le ricapitalizzazioni. A questo riguardo proprio ieri II Sole 24 Ore ha messo in luce una circolare del governo italiano che precisa le regole comunitarie sugli aiuti di Stato. Il limite di 800mila euro, introdotto da Bruxelles in questa fase straordinaria nel cosiddetto quadro di riferimento temporaneo, riguarda singole unità economiche, non singole imprese. In altre parole, il gruppo, non la filiale. Alla richiesta di un commento, una portavoce della Commissione europea ha confermato l’interpretazione del governo. «Come sempre accade nell’applicazione delle norme sugli aiuti di Stato il concetto di impresa è legato a quello di unità economica» ha spiegato Arianna Podestà. «Pertanto, le soglie menzionate nel quadro di riferimento temporaneo devono essere considerate a livello di “unità economica” o di gruppo. Spetta al paese membro assicurare che l’aiuto sulla base di tale regime sia concesso in linea con le approvate condizioni».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Lagarde: «La ripresa perde velocità» Bce pronta a «ricalibrare» il bazooka – Bce: «A dicembre potenzieremo i nostri strumenti anti crisi»
Tema: Bce

«La Bce c’era durante la prima ondata del virus, ci sarà anche durante la seconda ondata». È un messaggio forte quello che i governatori e la presidente della Banca centrale europea Lagarde hanno mandato ieri ai mercati a fronte di un «significativo» deterioramento dell’outlook a breve, a causa della ripresa dei contagi da coronavirus. Lagarde ha garantito che alla prossima riunione in dicembre la Bce «ricalibrerà i suoi strumenti, ove opportuno». In cima alla lista delle modifiche il programma di acquisti per l’emergenza pandemica Pepp e i prestiti mirati Tltro, oltre a un taglio dei tassi negativi. Secondo gli analisti, il Pepp potrebbe essere annientato di 500-600 miliardi, con un’estensione a fine 2021. Blanda la reazione dei mercati all’annuncio della Lagarde, Borse deboli (Milano -0,14%). Giornata nera per il petrolio: Wti sotto la soglia psicologica dei 35 dollari.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Bce, le misure per la seconda ondata
Tema: Bce

Ciò che è cambiato rispetto alla prima ondata di Covid-19 è che, stavolta, nessuno si aspetta un altro accordo fra governi europei per reagire alla recessione. Non per ora Il ritorno dell’emergenza può al massimo accelerare le intese su ciò che è già stato deciso, il piano da 750 miliardi di Next Generation EU che deve iniziare a mettere risorse in circolazione nel 2021. Ma non è in cottura nessuna ulteriore risposta comune delle autorità politiche. Ciò che non è cambiato è invece la Banca centrale europea. Ieri Christine Lagarde, la presidente, ha fatto sapere che la Bce lavora a un nuovo pacchetto di sostegno da presentare al più tardi il 10 dicembre: con ogni probabilità, almeno altri 500 miliardi nel piano d’acquisti di titoli pubblici e privati legati alla pandemia; una nuova offerta di liquidità alle banche, a condizioni anche più agevoli, remunerandole almeno all’1% all’anno se fanno credito a famiglie e imprese. Meno plausibile invece che la Banca centrale tagli ancora più in negativo (oggi è a -0,5%) il tasso d’interesse sul denaro depositato dalle banche stesse presso la Bce. Ieri i 25 componenti del Consiglio direttivo erano unanimi sul fatto che, di fronte alla seconda ondata di recessione da pandemia, la Bce qualcosa dovrà pur decidere. La scelta di aspettare altre sei settimane al massimo serve a misurare soprattutto l’impatto dei nuovi lockdown in arrivo e quello delle elezioni americane. Ma ieri per una volta non è stato difficile trovare l’accordo di tutti perché – a quanto risulta – durante la riunione in videoconferenza non si è parlato dl cosa fare in concreto. Ieri Lagarde, finalmente anche in pubblico sicura di sé, ha solo avvertito che non si fermerà se la Bundesbank o una minoranza di banchieri centrali attorno ad essa si opponessero: «L’unanimità non e necessaria», ha detto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Onado Marco 
Titolo: La strada giusta della bad bank – Subito la bad bank europea per dare ossigeno a famiglie e imprese
Tema: Bce

E’ un segnale che merita attenzione e che dimostra la necessità di interventi ad ampio raggio sul sistema bancario europeo che finora sono mancati. La consueta indagine della Bce ha infatti rivelato che a settembre l’indice di disponibilità del credito è tornato per la prima volta a segnare restrizione, con valori più alti per le imprese rispetto alle famiglie. Non succedeva (salvo qualche sporadica punta) dal 2012, ma non c’è da meravigliarsi. Le banche, anche prima che la seconda ondata epidemica si abbattesse sull’Europa, cominciavano a fare i conti con gli effetti sul loro bilancio della gravissima caduta del reddito nazionale indotta dalla pandemia e con l’inevitabile aumento dei crediti deteriorati (i famigerati Npl, non-performing loans) che comportano onerosi accantonamenti e incidono su margini di redditività lordi già ridotti dai bassi tassi di interesse degli ultimi anni. Le banche di tutti i paesi, a cominciare da quelle italiane, affrontano la crisi Covid-19 con un baluardo di patrimonio ben più robusto rispetto al 2008-2012. Ma potrebbe non bastare: l’ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale sulla stabilità finanziaria stima che l’impatto sul sistema bancario globale sarà molto forte e che in uno scenario sfavorevole (che con l’ultima piega presa dall’epidemia diventa più probabile di prima) si arriverebbe ad un deficit di capitale significativo: oltre 400 miliardi di dollari, per tre quarti circa nei paesi avanzati e per quasi metà nelle banche globali di rilievo sistemico. AI di là dell’esercizio di stima, il Fondo ammonisce comunque che c’è una «coda di banche fragili che potrebbero vedere minacciata la loro solvibilità» e che in questo gruppo ci sono anche non pochi colossi globali.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: «Ora cambiare metodo» – Bonomi: cambiare metodo, ora serve confronto responsabile
Tema: Aiuti alle imprese

Parla di metodo sbagliato. E cita un ultimo episodio a riprova di un atteggiamento da parte del governo che non coinvolge i protagonisti del mondo delle imprese: gli aiuti di Stato alle imprese. «A giugno è stata fatta una circolare, tenuta nel cassetto e pubblicata alla chetichella due giorni fa sul sito del ministero delle Politiche comunitarie», ha denunciato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Il documento era stato anticipato ieri, sul Sole 24 Ore: «scopriamo che tutti i contributi ricevuti sono soggetti al framework europeo degli aiuti di Stato, quindi scatta un massimo di 800mila euro per gruppo di imprese e non per singole aziende». I finanziamenti ottenuti oltre quella soglia «dovranno essere restituiti entro novembre». Al di là del merito «è una cosa che ci ha stupito in maniera davvero impressionante – ha continuato il presidente di Confindustria – non è questo il metodo di lavoro, non è questo il comportamento che mi aspetto dal mio governo e dal mio Stato. Se hanno una difficoltà, lavoriamo insieme, ho dato disponibilità da quando sono presidente». La risposta non può essere la contrapposizione. «Le piazze stanno dicendo che c’è una frattura della coesione sociale e a quelle piazze dobbiamo dare una risposta. Dobbiamo lavorare insieme, questo non lo vedo e sono molto preoccupato». Per il 2020 la prospettiva è un calo del pil del 10 per cento, equivalente a 180 miliardi, quasi la cifra del Recovery Fund. La produzione industriale dovrebbe calare del 14,3 per cento. Se il lockdown parziale dovesse andare avanti, ha sottolineato Bonomi, il calo del pil sarà più ampio, con una situazione economica «di guerra». Il governo nelle ultime due settimane ha varato alcuni provvedimenti, senza confrontarsi con nessuno. «Serve più umiltà, sedersi ai tavoli e ragionare».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tramballi Ugo 
Titolo: Nizza, tre morti nella basilica L’attentatore risulta passato dall’Italia – Attacco a Nizza, la Francia torna nella morsa della jihad
Tema: Attacco terroristico a Nizza

Ha uno strascico polemico italiano l’attentato di ieri nella basilica di Notre-Dame a Nizza, in Francia dove hanno perso la vita tre persone. Il terrorista di origini tunisine, Brahim Aoussaoui, era sbarcato il 20 settembre a Lampedusa e, dopo un periodo in un centro di accoglienza a Bari, aveva fatto perdere le tracce. Sempre ieri in Francia sono stati sventati dalla polizia altri due tentativi di accoltellamento di passanti: ad Avignone e a Lione. In poche settimane il Paese ha subìto tre attentati sanguinosi terroristici. La Turchia condanna «con forza» l’attentato a Nizza. «Nessun motivo può giustificare l’uccisione di una persona né la violenza. È evidente che chi organizza un tale attacco brutale in un luogo di culto sacro non ha valor’ religiosi, umanitari e morali – scrive il ministero degli Esteri di Ankara -. Siamo solidali con il popolo francese, e in particolare con i cittadini di Nizza, contro il terrorismo e la violenza». Nei giorni scorsi la Turchia aveva attaccato le vignette satiriche su Maometto pubblicate dalla rivista Charlie Hebdo, approfondendo la tensione con Parigi. nel Corno d’Africa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Il massacro in chiesa, la rabbia del presidente e la solidarietà dell’Europa
Tema: Attacco terroristico a Nizza

La polizia è riuscita presto a trovare Aouissaoui. C’è stato uno scontro a fuoco, nel quale il tunisino è stato ferito: ora è in ospedale. Interrogato, ha ammesso di essere l’assassino dei tre francesi e ha detto di aver agito da solo. Non è chiaro però se l’attacco a Nizza sia collegato con altri due episodi della mattinata. Ad Avignone, due ore dopo la strage, è stato ucciso dalla polizia un uomo che aveva minacciato con un coltello alcuni passanti e aveva poi tentato di attaccare una pattuglia. A Lione, è stato fermato un afghano radicalizzato, già conosciuto dalle forze dell’ordine, che era armato di un coltello da 30 centimetri e stava minacciando i passanti. Brahim Aouissaoui – secondo una fonte anonima ascoltata dai media francesi – è entrato in Europa a settembre attraverso Lampedusa, dove ha passato la quarantena. È stato poi espulso dalle autorità italiane ma lasciato libero. È entrato in Francia a ottobre, con un documento della Croce rossa. Numerose le manifestazioni di solidarietà: Angela Merkel, Boris Johnson, papa Francesco, il presidente del parlamento Ue David Sassoli, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte; ma anche l’Arabia saudita e la Turchia, malgrado le polemiche degli ultimi giorni. Condanne sono giunte anche dal mondo islamico. Il Conseil français du culte musulman ha condannato l’attentato e ha invitato i fedeli ad annullare i festeggiamenti del Mawlid, il compleanno di Maometto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: L’ira di Macron «Vicini ai cattolici Non cederemo agli islamisti»
Tema: Attacco terroristico a Nizza

Di fronte agli attentati al grido di Allah Akhbar, la risposta di Macron ormai non è più diretta solo al singolo terrorista, più o meno solitario e più o meno squilibrato, ma a quell’area musulmana radicale più vasta che sostiene e incoraggia – almeno ideologicamente – gli assassini. Emmanuel Macron ieri a Nizza ha parlato con la chiarezza e il coraggio che ormai gli è abituale. «Voglio affermare, prima di tutto, il sostegno della nazione intera ai cattolici di Francia e di altrove – ha detto il presidente davanti alla basilica di Notre-Dame -. Dopo l’assassinio di padre Hamel nell’estate 2016, sono di nuovo i cattolici a essere attaccati e minacciati nel nostro Paese. Non cederemo al terrorismo islamico». Il generale un tempo riluttante, ma ormai determinato, non ha paura di nominare le vittime da difendere – i cattolici, ieri – e il nemico da abbattere, l’islam politico. Lo ha fatto esplicitamente con il discorso ai Mureaux del 2 ottobre scorso: quando molti si aspettavano un generico e rituale richiamo ai valori della laicità, Macron ha indicato che la legge in preparazione contro il separatismo era rivolta contro l’islam radicale e la sua pretesa di sostituirsi alle leggi della Repubblica ispirando poi, più o meno indirettamente, le azioni dei terroristi. Il nemico sono ormai anche tutti quegli islamisti – a lungo ignorati e talvolta blanditi –  che non mandano i figli a scuola preferendo educarli secondo i principi del Corano, o che pretendono di imporre la sharia nei loro quartieri, o che dicono ai professori della Repubblica che cosa hanno il diritto o meno di insegnare.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Calandri Massimo – Ziniti Alessandra 
Titolo: Brahim, il killer venuto da Lampedusa La nave quarantena, Bari e poi la fuga
Tema: Attacco terroristico a Nizza

Ha il viso pulito di un ragazzo di 21 anni, una leggerissima barba, i capelli corti, gli occhi spalancati e vuoti della follia: Brahim Aouissaoul è ricoverato nel reparto rianimazione all’ospedale Pasteur di Nizza. Grave, ma non in pericolo di vita. Potrebbe parlare, però tutto quello che per ora ha detto è: «Allah u akbar», Allah è grande. Lo ha ripetuto mentre gli sparavano addosso, per fermarlo. I poliziotti intervenuti giurano che non aveva paura: «Sembrava quasi ci chiedesse di ucciderlo». Il jihadista venuto da Lampedusa (nello zaino un Corano, due telefoni e un coltello con la lama di 17 centimetri), rimasto in Italia solo 20 giorni in quarantena, prima di arrivare in Francia a mettere in atto il suo piano stragista, è un signor nessuno. Pulito, immacolato, assolutamente sconosciuto alle forze di polizia, all’intelligence, persino alle autorità tunisine. Un ragazzo come migliaia di altri ne sono arrivati negli ultimi dieci anni in cerca di fortuna in Europa, come Anis Amri, l’altro tunisino sbarcato minorenne a Lampedusa nel 2011 e finito 5 anni dopo alla guida di un Tir assassino al mercatino di Natale a Berlino prima di finire ucciso nella sua fuga in Italia.  A Nizza era certamente almeno da quattro giorni. «L’uomo che ha assassinato tre persone a Nizza non era mai stato segnalato dalle autorità tunisine, al contrario di altri, e non era neanche segnalato sotto il profilo della sicurezza nei canali di intelligence», dicono fonti del Viminale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Forte rimbalzo del Pil Usa, scontro Trump-Biden – E Trump spera nel rimbalzo del Pil americano
Tema: Elezioni americane

Anche il forte rimbalzo del Pil Usa del terzo trimestre (+33,1% annualizzato e +7,4% sull stesso periodo del 2019) diventa oggetto di scontro Trump-Biden nella campagna elettorale. Il presidente plaude alla crescita mentre il candidato democratico rileva che la disoccupazione rimane a doppia cifra. Trump e Biden ieri hanno tenuto comizi a Tampa, in Florida, che mette in palio 29 grandi elettori e dove i sondaggi parlano di un testa a testa. Trump da settimane gira come una trottola con anche tre comizi al giorno. Senza badare troppo né al distanziamento e né alle mascherine, spesso contro le regole dei governatori. Biden ha tenuto molti meno comizi, con il numero di presenze limitate dall’organizzazione, solo in posti strategici. Trump da oggi torna nel Midwest, in Michigan, Wisconsin e Minnesota. Ha in programma di visitare lo stati nell’ultima settimana di campagna, con ben 11 comizi nelle ultime 48 ore. Stando alla media dei sondaggi nazionali Biden mantiene un ampio vantaggio. Ma il margine negli stati in bilico si sta riducendo. Mentre la conquista della Camera dei democratici sembra scontata, la battaglia per il Senato è aperta e si gioca sul filo dei voti. Stesso discorso per la Casa Bianca. I sondaggi però non tengono conto di una serie di “voting issues”, argomenti sensibili e trasversali che potrebbero fare la differenza il fracking, i prolife, la difesa del secondo emendamento sulle armi, l’aumento delle tasse, il fondo di previdenza complementare.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Mazza Viviana 
Titolo: Quando sapremo chi ha vinto?
Tema: Elezioni americane

Non è detto che la notte delle elezioni americane, martedì 3 novembre, sapremo chi ha vinto, A causa della pandemia un numero senza precedenti di elettori ha votato in anticipo (80 milioni finora), in particolare per posta (51 milioni). Alcuni Stati saranno più veloci nel conteggio delle schede postali, altri più lenti: questo perché alcuni iniziano subito a verificarle, aprirle (e contattare gli elettori per risolvere i problemi), altri invece aspettano il giorno del voto o poche ore prima. Inoltre, alcuni Stati consentono di contare anche le schede che arrivano dopo il 3 novembre, purché timbrate entro quel giorno. Ecco alcune previsioni, guardando agli Stati che contano per la vittoria. I più veloci dei sei Stati in bilico che decideranno le elezioni presidenziali ci si aspetta che la Florida, la North Carolina e l’Arizona diano i risultati entro la notte americana o poco dopo, perché hanno già fatto íl cosiddetto «pre-processing» dei voti postali. John King, il guru elettorale di Cnn, spiega che è possibile che alle 11 di sera o mezzanotte (le 4 o le 5 italiane) si sappia chi ha vinto in Florida e magari in North Carolina. Se Biden vincesse in uno dei due Stati o entrambi (è testa a testa con Trump nei sondaggi) sarà quasi impossibile per l’attuale presidente recuperare. Se invece Trump vincesse in Florida, bisognerà aspettare un paio di giorni per sapere chi ha vinto. E comunque non si può escludere che, se il testa a testa è molto stretto, ci voglia di più anche in Florida: nel 2008 furono necessarie due settimane e tre riconteggi per incoronare governatore e senatore.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: L’incognita Pil sul voto Usa – Usa, l’incognita Pil sul voto
Tema: Elezioni americane

L’America riparte alla grande. Il dato sulla ripresa del suo Pil è così fantastico (+33% su base annua), che non esistono precedenti dalla seconda guerra mondiale. Wall Street torna a salire, scaccia le paure sulla terza ondata covid. Per Donald Trump è il canto del cigno, I’ultima nota positiva prima che gli elettori lo mandino a casa? Oppure riuscirà a capitalizzare la buona notizia, con una spettacolare rimonta dell’ultima ora? La risposta dipende da quanti americani “sentono” questa ripresa come un fenomeno reale: sul loro posto di lavoro, il loro reddito, le loro aspettative per il 2021. Più 7,4% il Pil del terzo trimestre (rispetto al secondo), che equivale a +33% se proiettato su base annua, è un rimbalzo vigoroso. In tempo utile per finire nei comizi finali del presidente: la conferma di quanto lui va dicendo da tempo e cioè che il peggio è passato. Lui aggiunge che è grazie alla sua capacità di governo, se l’impatto del coronavirus stato relativamente breve; accusa il suo rivale Joe Biden di voler prolungare la sofferenza con un accanimento sui lockdown a oltranza. Questo dato va inquadrato nella giusta prospettiva. L’enorme +33% annuo è in parte un’illusione ottica legata alla caduta del trimestre precedente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Santelli Filippo 
Titolo: La Cina verde di Xi E per i prossimi 5 anni una nuova spinta tech
Tema: Cina

Pochi dettagli, molti principi noti. La convinzione che la Cina, grazie al Partito e a Xi Jinping, sia sulla strada giusta per raggiungere il suo traguardo di rinascita nazionale. La necessità di investire in tecnologia. Ma anche il tentativo di passare sempre di più da una crescita fine a se stessa a uno sviluppo equilibrato e di qualità. E’ questa l’impressione che si ha leggendo il comunicato ufficiale diffuso ieri al termine del quinto plenum, la riunione del Comitato centrale del Partito comunista chiamata ad approvare le linee guida del prossimo piano economico quinquennale, orizzonte 2025, e gli obiettivi per il 2035. L’autosufficienza tecnologica, principale fronte della sfida con gli Usa, viene definita come il «supporto strategico» decisivo per lo sviluppo. Il plenum ha riconosciuto che per raggiungere traguardi ci sarà bisogno di proseguire con le riforme. La leadership vuole ridurre le disparità tra città e campagne, continuare a diminuire le emissioni (Xi ha parlato di «neutralità» entro il 2060). Centrato quest’anno il suo primo traguardo “centenario”, rendere la Cina una «società moderatamente prospera», il piano dovrebbe condurre il Dragone al secondo obiettivo: diventare nel 2035 una «nazione socialista moderna», per poi affrontare la scalata verso lo status di grande potenza, nel 2050. La Cina è riuscita a mettere sotto controllo il virus e la sua economia sta rimbalzando prima delle altre.
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: Antisemitismo Corbyn sospeso dal Labour
Tema: Londra

II Labour ha sospeso l’ex leader Jeremy Corbyn dopo la pubblicazione di un rapporto sull’antisemitismo. L’inchiesta, che documenta molestie e discriminazioni avvenute nei confronti degli iscritti ebrei quando Corbyn ne era alla guida del partito (da settembre 2015 a aprile 2020), è stata condotta dalla Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani, un organismo indipendente del Labour. L’ex leader si è difeso dicendo che la portata dell’antisemitismo nel Labour era stata «esagerata». A quel punto, il partito, guidato ora da sir Keir Starmer, lo ha sospeso. «Mi opporrò duramente», ha twittato Corbyn.
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