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SINTESI IN PRIMO PIANO – 2 luglio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Draghi: l’economia italiana riparte ma la pandemia non è ancora finita;
– Mediazione fallita. 5S verso la scissione. Crimi convoca il voto per la guida;
– Bonomi: «L’avviso comune è il Patto per l’Italia. Ora riforma degli ammortizzatori condivisa»;
– Nei primi cinque mesi del 2021 +180mila occupati a termine;
– La minaccia di Xi : “Chi umilia la Cina si scontrerà con una muraglia d’acciaio”;
– La guardia costiera libica spara sui migranti, poi tenta di speronarli;
– L’Oms: rischio quarta ondata. La finale a Wembley fa paura.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Stampa 
Titolo: Allerta delle Regioni “A luglio meno vaccini caleranno del 30%”
Tema: Covid-19, variante Delta

La variante Delta sfonda gli argini anche in Italia, per limitarne i danni servirebbe aumentare la potenza di fuoco dei vaccini che a luglio in realtà sembra destinata a calare. Di oltre il 30% secondo le regioni. Appena del 5% assicura il commissario per l’emergenza Figliuolo. Governatori e generale inizieranno a confrontarsi la prossima settimana attraverso una serie di incontri bilaterali per mettersi d’accordo sui numeri. Che intanto non tornano. Il Commissario ieri ha ribadito che «a luglio saremo in grado di fare una media complessiva di 500 mila somministrazioni al giorno», questo grazie «ai circa 14,6 milioni di Pfizer e Moderna che con le scorte diventano 15». E ai dubbi dei governatori ha risposto affermando che il problema non sono i numeri, «ma le agende che molte regioni hanno programmato prima che uscissero le nuove prescrizioni del Cts che portano AstraZeneca ad essere utilizzata solo per le seconde dosi degli over 60». Il presidente della Conferenza delle Regioni, il friulano Massimiliano Fedriga, conferma che «la criticità sta nella impossibilità di usare AstraZeneca e Johnson&Johnson per gli under 60», questo «insieme al fatto -però- che sommando Pfizer e Moderna avremo circa 800 mila dosi in meno a livello nazionale questo mese». La ciambella di salvataggio la potrebbe però lanciare a giorni il premier Draghi, che insieme alla Merkel è in pressing su Pfizer e BionTech per anticipare a luglio le fiale di settembre. Perché è adesso che serve alzare il fuoco di sbarramento contro la variante Delta che minaccia le nostre vacanze.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Giannoli Viola 
Titolo: Virus, allarme dell’Oms “I contagi ripartono si rischia un’altra ondata” – Virus, l’allarme dell’Oms “In Europa i casi risalgono si rischia un’altra ondata”
Tema: Covid-19, variante Delta

Per il direttore dell’Oms, nonostante gli sforzi dei governi, la copertura vaccinale in Europa è «inaccettabile» e lontana dalla quota raccomandata dell’80% della popolazione, soprattutto per quanto riguarda il personale sanitario e gli anziani. In Italia l’88,2% di medici e infermieri è già immune e così anche l’86,5% degli ultraottantenni e il 57,5% dei settantenni, mentre sono ancora più della metà i sessantenni senza doppia somministrazione. Il bollettino di ieri racconta di 882 contagi e 21 decessi, 12 regioni senza vittime e i ricoveri in calo nei reparti ordinari e nelle terapie intensive. Oggi è attesa la nuova flash survey dell’Iss e del ministero della Salute dedicata alla variante Delta che si attesta per ora attorno al 10% in alcune grandi regioni come il Lazio e la Lombardia. Da qui l’appello del presidente delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ad agire in anticipo «potenziando il sequenziamento e il tracciamento e mettendo in campo strategie di screening per chi arriva dall’estero». Il commissario Francesco Figliuolo assicura comunque che la corsa ai vaccini non subirà battute d’arresto: «Continueremo a garantire 500 mila somministrazioni al giorno perché le dosi a Rna resteranno le stesse» ha promesso dall’Umbria.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  a.cuz. – m.pucc. 
Titolo: Salta la mediazione Nei 5S ormai è scissione – Mediazione fallita 5S verso la scissione Crimi convoca il voto per la guida
Tema: M5S

Oggi Vito Crimi annuncerà che si vota per il nuovo Comitato direttivo, come richiesto da Grillo; non però su Rousseau (così aveva intimato di fare sempre il fondatore) ma sulla nuova piattaforma SkyVote messa in piedi nelle settimane scorse con la consulenza di due diverse società esterne ai 5 Stelle. Mossa che darebbe finalmente un vertice legittimato e pienamente operativo al Movimento, anche eventualmente per modificare poi lo Statuto stesso. Ma il tutto potrebbe richiedere settimane e ormai l’avvocato ha ampiamente perso la pazienza. Oltre un’ora di colloquio in mattinata con Luigi Di Maio, il quale aveva cercato di smussare, mediare, riannodare eccetera, non è servita a fargli cambiare idea. Le distanze tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte, dopo giorni di toni al di sopra delle righe, restano quasi impossibili da colmare. In diversi dentro il M5S hanno ricevuto il messaggino dell’ex presidente del Consiglio: «Stai con me o stai con Davide Casaleggio?». Che sia la prova provata del tentativo in corso di creare dei nuovi gruppi, o un partito, o una lista, è forse ec cessivo, ma di sicuro è un forte indizio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa – Pucciarelli Matteo 
Titolo: Il retroscena – Conte pronto al passo d’addio con lui quasi cento parlamentari Ma Di Maio resta alla finestra
Tema: M5S

È stato Conte a chiamare Di Maio per tentare di interpretare il suo silenzio di questi giorni: «Vi avevo detto esattamente quello che volevo fare, che senso ha avuto mandarmi così avanti se non volevate andare fino in fondo con il rinnovamento dei 5 stelle?». Ma il ministro degli Esteri ha mantenuto la sua posizione terza: quel che pensa e ha confidato più volte ai suoi, nelle ultime settimane, è che da una spaccatura hanno tutti da rimetterci. Non fa bene al governo e alla sua stabilità, non fa bene al Movimento che mettendosi contro Conte perderebbe parte del suo stesso elettorato, non fa bene a Conte che comunque si ritroverebbe contro Grillo e quella vecchia guardia ringalluzzita dalla battaglia, che comunque finora non si era mai messa platealmente contro l’avvocato e che invece adesso si schiererebbe in difesa dei valori originari dei 5 stelle. Ha tentato di spingere verso una composizione, Di Maio. Ha sperato che Conte potesse dire sì all’iniziativa dei gruppi parlamentari di chiedere un confronto con il Garante, statuto e carta dei valori in mano, davanti a loro. Ma se c’è una persona con cui l’ex premier non ha mai legato è quel Davide Crippa, capogruppo dei deputati, che aveva in mano la mediazione. «È andata male», è la frase che risuonava ieri nei corridoi di Montecitorio e Palazzo Madama. Conte ha detto di essere pronto a incontrare i parlamentari per mostrare il suo progetto. Ma lo farà consapevole che non si tratta più della carta dei valori del nuovo Movimento, ma di qualcosa di nuovo che nascerà dalle ceneri di questa battaglia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Ora il Pd rischia di ritrovarsi in una coalizione capovolta Con i leghisti come referenti
Tema: Pd – M5S

All’ombra di Draghi il Pd riteneva di avere ancora delle carte da giocare nonostante la fine del governo Conte. Immaginava di ipotecare il futuro staccando un pezzo di Forza Italia dal centrodestra per allargare l’alleanza giallorossa: la maggioranza Ursula le avrebbe assicurato un ruolo nella corsa al Colle e una chance alle prossime elezioni. Non è andata cosi per una serie di spiacevoli contrattempi: prima Salvini è entrato al governo, avvisando che non ne sarebbe mai uscito, poi è imploso il Movimento. E oggi per il Pd il problema non è regalare Draghi alla destra, perché Draghi non è un cadeau e non si fa mettere magliette. Il punto è che i dem, per via della crisi grillina, rischiano ora di ritrovarsi in una maggioranza Ursula capovolta: dentro cioè una coalizione di governo con i leghisti come referenti e senza una coalizione politica con M5S. D’altronde a chi dovrebbe guardare il Nazareno in questa fase: a Grillo che va a cena con l’ambasciatore cinese o a Conte che va a pranzo con l’avvocato Alpa e non passa giorno senza rimarcare la distanza da Draghi? «E di qui in avanti – spiega il democrat Raciti – la situazione sarà sempre più complessa, perché il terreno della contesa tra Grillo e Conte sarà a chi si distinguerà di più dal governo. E noi, che dovevamo aggregare l’area moderata, siamo costretti a cambiare schema». Ovviamente la tenuta dell’esecutivo non è in discussione. Semmai il Pd dovrà accollarsi la gestione di quello che si preannuncia come un «Vietnam parlamentare», espressione usata ieri dalla Serracchiani nella riunione con i suoi deputati.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: E la Lega scommette sulla scissione M5S “Fdi entri nel governo”
Tema: Lega – M5S

I leghisti sognano di portare l’intero centrodestra al governo. E sognano di farlo subito. Non nella prossima legislatura. Salvini guarda il disfacimento del M5S con un occhio rivolto a Giorgia Meloni. Secondo gli uomini del leader del Carroccio, infatti, la rottura del fronte grillino potrebbe essere uno straordinario aiuto per la Lega, soprattutto se Fratelli d’Italia venisse cooptata nella maggioranza che sostiene il governo di Draghi al posto di quello che rimarrà dei 5 Stelle in caso di scissione. «Se Meloni accettasse, nascerebbe di fatto un governo di centrodestra», spiega il viceministro ai Trasporti Alessandro Morelli, ex direttore di Radio Padania, a margine del convegno organizzato a Sorrento dall’Alis, Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile, dove oggi interverrà Salvini. Una scommessa spregiudicata che, ammette Morelli, si scontra con la volontà di Meloni di continuare comodamente a capitalizzare il fatto di aver occupato quasi tutto lo spazio dell’opposizione all’esecutivo tecnico-politico dell’ex banchiere. Non solo: l’ingresso di Fdi avrebbe un effetto dirompente anche sulla sponda a sinistra della coalizione, perché costringerebbe Pd, Leu e Italia Viva a riflettere sulla permanenza in un governo totalmente sbilanciato a destra. Tra i tavoli della terrazza dell’hotel Hilton di Sorrento si discute delle possibili geometrie variabili della maggioranza e di quanto la polveriera dentro il M5S renda praticamente impossibile qualsiasi seria previsione di alleanza per il Quirinale. Quella del Colle è una partita che Salvini pensa di poter giocare da protagonista proprio grazie alla faida tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte.La spaccatura dei 5 Stelle in tante tribù incontrollabili sarebbe un serio problema per il Pd, perché non troverebbe alcuna garanzia solida di convergenza sui nomi. E a quel punto il centrodestra compatto potrebbe diventare regista degli equilibri.
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Testata:  Giornale 
Titolo: Due condizioni per arrivare al partito unico – Le due condizioni per arrivare al partito unico
Tema: Centrodestra

La proposta di dar vita a una federazione dei partiti di centro-destra e quella di creare, in prospettiva, un partito unico espressione dì quell’area non sono in realtà ipotesi alternative. Al di là delle motivazioni contingenti che alimentano il dibattito sull’argomento – dalla opportunità per i partiti di centro-destra di presentarsi uniti alle elezioni alla concorrenza interna per la leadership della coalizione – resta il fatto che le due proposte rappresentano passi necessari per contribuire alla semplificazione del quadro politico generale e delle condizioni per garantire una democrazia dell’alternanza. Sono particolarmente significativi sia il richiamo di Silvio Berlusconi al modello del partito repubblicano americano e al fatto che nell’auspicato soggetto politico unico dovrebbero essere garantite, come patrimonio storico da preservare, le identità delle singole forze politiche sia la precisazione che l’operazione non dovrebbe configurarsi come una «fusione a freddo». Le parole del fondatore di Forza Italia, infatti, sono il frutto di una visione politica che ha come perno l’idea di una democrazia liberale e anti-ideologica fondata, per richiamare la celebre immagine del grande economista e sociologo austriaco Joseph Schumpeter, sulla libera concorrenza per un voto libero: una idea il cui presupposto è un modello di partito leggero, appunto all’americana, non strutturato come i partiti classici della tradizione europea e, soprattutto, vivificato dallo spirito liberale.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Sannino Conchita 
Titolo: Il pestaggio coperto dai capi – Il pestaggio fu una rappresaglia Ecco da chi partirono gli ordini
Tema: Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Le violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, furono «una spedizione punitiva», scrive il gip Sergio Enea. Una vera e propria rappresaglia. Coinvolta la catena di comando. L’accusa: la catena di comando delle carceri sapeva e provò a depistare. Nelle chat la paura dei vertici: “Siamo tutti in ballo. Ora ci sarà un terremoto”. Il premier Mario Draghi incontra il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: ora le riforme del lavoro – Bonomi: «L’avviso comune è il Patto per l’Italia Ora riforma degli ammortizzatori condivisa»
Tema: Riforma del lavoro – Confindustria

Una «grande soddisfazione». E i motivi sono più di uno: «per l’abilità e la fermezza dimostrata dal presidente Draghi» sul confronto che ha portato all’avviso comune in tema di licenziamenti. E perché «si torna a quello che Confindustria aveva detto a settembre, un grande Patto per l’Italia», con un’intesa che «è una visione sul futuro, una grande responsabilità per tutti noi». Carlo Bonomi commenta l’accordo dell’altro ieri, e guarda avanti, alla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro: «auspichiamo di poter vedere finalmente un testo di quella riforma che il ministro Orlando continua ad annunciare, ad oggi non abbiamo visto nulla. Dal momento che abbiamo firmato tutti un avviso comune dove si parla di principi condivisi per realizzarla, vorremmo capire di cosa stiamo parlando. Sarebbe auspicabile confrontarci e non commettere gli errori del passato». Quella degli ammortizzatori sociali e politiche attive è una delle riforme che dovranno essere realizzate nell’ambito del Pnrr. L’avviso comune è una grande responsabilità per tutti «visto anche il cronoprogramma di riforme e investimenti del Pano nazionale di ripresa e resilienza. Oggi vedo una svolta, da settembre scorso ho parlato del Patto per l’Italia, di una partnership pubblico-privato. Finalmente anche le altre componenti hanno compreso il nostro messaggio». E’ invece da bocciare la riforma degli Its che si sta discutendo in Parlamento: «è un errore, è tutto meno che una riforma, non pensa a chi li frequenta ma a chi ci lavora dentro. Non si può pensare di smontare un modello che funziona, una partnership pubblico-privato. Spero che il parlamento si fermi, rifletta e realizzi una riforma che serva davvero ai ragazzi. Si parla molto dei giovani, ma vedo poche cose rivolte verso le giovani generazioni», ha detto Bonomi, citando la quota del 33% di disoccupazione giovanile e quei 2,1 milioni di ragazzi che non studiano e non cercano un’occupazione
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Intervista a Maurizio Stirpe – Stirpe: «Un segnale preciso: assumiamo invece di licenziare, formazione decisiva» – «Per creare lavoro servono più formazione e attenzione ai giovani»
Tema: Riforma del lavoro – Confindustria

“Il nostro impegno è dare una risposta alle cinque disuguaglianze che esistono: conoscenza, competenza, di genere, generazionale e di territorio”. È una sfida per Maurizio Stirpe, nel suo ruolo di vice presidente per le Relazioni industriali di Confindustria, e in prima persona come imprenditore. Saranno assunti alla Prima Sole, azienda leader nell’automotive di cui è presidente, nove dei ventitrè ragazzi che ieri hanno ricevuto il diploma dell’Its Meccatronico del Lazio, in una cerimonia all’Unione industriale di Frosinone, di cui Stirpe in passato è stato presidente. «Abbiamo voluto dare un segnale importante. La data scelta è un simbolo: il primo luglio, il giorno dopo la scadenza del blocco dei licenziamenti. Non si licenzia, masi assume, tanto più che dai dati, in particolare nel settore manifatturiero, emerge una ripartenza più forte delle attese. Lo abbiamo ripetuto più volte nelle scorse settimane, davanti a chi agitava cifre irrealistiche di perdita di posti di lavoro. Tutti i diplomati dell’Its Meccatronico del Lazio sono stati assunti. Piuttosto, c’è un tema forte di formazione e competenza, al quale bisogna dare una risposta». Il primo luglio, quindi, come segnale che si volta pagina? “Si, possiamo e dobbiamo voltare pagina, dopo le tensioni dell’ultimo periodo che ci hanno visto in contrapposizione con il sindacato. Ora dobbiamo agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne, puntando su una maggiore flessibilità in entrata, con particolare riferimento ai contratti a tempo determinato, che sono stati bruciati nell’ultimo anno e mezzo”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.Tr. 
Titolo: «Dal Governo tutto il possibile per sostenere le imprese» – Il Governo promette aiuti sui debiti
Tema: Ripartenza, l’intervento del ministro Franco

«Faremo tutto il necessario per sostenere le imprese». Nel suo intervento all’assemblea di Assolombarda il ministro dell’Economia Daniele Franco ha voluto dare un messaggio inequivocabile al mondo produttivo, atteso alla prova del cambio di fase che dall’emergenza stretta porta alla ricostruzione. In questo passaggio, riconosce il titolare dei conti italiani, «la posizione debitoria delle imprese è uno degli aspetti critici della ripresa». Le moratorie che hanno incontrato una nuova proroga a Bruxelles sono uno strumento utile per evitare l’esplodere di questa possibile crisi del debito, ma nel medio periodo rischiano di non bastare. Il governo, assicura Franco, «valuterà con attenzione l’evolversi della situazione», e dopo aver messo in campo misure per circa «70 miliardi, il 4% del Pil», è pronto ad «aggiustare gli interventi se necessario». Le misure dl sostegno appaiono destinate a rimanere in campo a lungo, secondo gli indirizzi corali di tutte le istituzioni internazionali che saranno confermate dal G20 in programma la prossima settimana a Venezia. Ma sono chiamate a evolversi nel senso di una maggiore «selettività», perché ovviamente gli aiuti generalizzati servono nella fase acuta della crisi, ma soprattutto ad accompagnare e rafforzare il rimbalzo già in atto. L’Italia «non vive al di sopra delle proprie capacità», ha sottolineato Franco ricordando l’avanzo estero al 3,9% del Pil degli ultimi dodici mesi. Ma già dalla prossima manovra sarà rafforzato il programma di investimenti pubblici.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Draghi: l’economia italiana riparte ma la pandemia non è ancora finita
Tema: Ripartenza, l’intervento di Draghi

«Le previsioni della Commissione indicano un aumento del PII quest’anno in Italia e nell’Ue dei 4,2%. Credo che queste stime verranno riviste al rialzo, anche in maniera significativa». Così Mario Draghi ieri all’Accademia dei Lincei nell’intervento dopo aver ricevuto il Premio internazionale «Antonio Feltrinelli», alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e dei presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Una lectio magistralis nella quale il presidente del Consiglio ha mostrato ottimismo per la ripartenza del Paese insieme con la determinazione da un lato di non abbassare la guardia e dall’altro di sfruttare l’occasione dei finanziamenti Ue e della politica monetaria espansiva per raggiungere una crescita sostenuta, con le riforme e gli investimenti. «L’economia e l’istruzione sono ripartite – ha detto Draghi -. Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita». E anche quando lo sarà, «avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze». A partire dal forte aumento del debito pubblico, «argomento al centro della mia lezione». In Italia il debito aumenterà dal 135% del Pil al 160%. E a questo si aggiunge un incremento «consistente» del debito privato. E il prezzo che paghiamo, come gli altri Paesi avanzati, per aver sostenuto imprese e lavoratori, impedendo «un’ondata di fallimenti e una depressione profonda». La politica espansiva di bilancio va mantenuta, secondo l’ex presidente della Bce, per aiutare la crescita, che tuttavia deve «raggiungere tassi più elevati e sostenibili che non prima della pandemia», sia per creare i posti di lavoro necessari a riassorbire la disoccupazione sia per ridurre lo stesso debito pubblico.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Draghi Mario 
Titolo: Ma adesso ci serve solo debito buono – “La pandemia non è ancora alle spalle solo il debito buono può rafforzare l’Italia”
Tema: Ripartenza, l’intervento di Draghi

“A più di un anno dall’esplosione della crisi sanitaria, possiamo finalmente pensare al futuro con maggiore fiducia. Dopo mesi di isolamento e lontananza, abbiamo ripreso gran parte delle nostre interazioni sociali. L’economia e l’istruzione sono ripartite. Dobbiamo però essere realistici. La pandemia non è finita. Anche quando lo sarà, avremo a lungo a che fare con le sue conseguenze. Una di queste è il debito, l’argomento della mia lezione di oggi. La crisi economica iniziata lo scorso anno non ha precedenti nella storia recente. Si è trattato di una recessione causata in gran parte da decisioni prese consapevolmente dai governi. Per prevenire una diffusione catastrofica del virus abbiamo dovuto imporre restrizioni che hanno portato alla chiusura di molti settori dell’economia. A quel punto, la sola scelta possibile era tra una recessione e una depressione. Il costo della scelta di avere una recessione in In questo momento ci sono circostanze eccezionali per le imprese e le famiglie che investiranno vece di una depressione è stato il debito. L’unico modo per tenere le aziende sul mercato era dare loro fondi per compensare almeno in parte la perdita di fatturato e aiutarle a preservare i posti di lavoro. Lo abbiamo fatto tramite sussidi e garanzie sui prestiti bancari. Dall’inizio della crisi, abbiamo esteso alle imprese garanzie per 208 miliardi di euro e sostegni per quasi 100 miliardi. Alla fine di quest’anno, il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo in Europa sarà cresciuto di circa 15 punti percentuali rispetto alla fine del 2019. Dobbiamo fronteggiare l’emergere di nuove e pericolose varianti del virus. Rimaniamo pronti a intervenire con convinzione nel caso ci fosse un aggravarsi della pandemia tale da provocare danni all’economia del Paese…”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Nei primi cinque mesi del 2021 +180mila occupati a termine
Tema: Occupazione, i dati Istat

A maggio il mercato del lavoro continua a registrare piccoli segnali di ripartenza: rispetto ad aprile gli occupati in più sono 36mila (in prevalenza si tratta di uomini, under35 e contratti a termine, probabilmente legati all’avvio della stagione estiva). Il tasso di occupazione è salito al 57,2%. il tasso di disoccupazione è invece sceso al 10,5% (in un mese ci sono 36mila persone in meno in cerca di impiego). In frenata anche gli inattivi, tra cui si annoverano gli scoraggiati, -30mila nel confronto congiunturale. In miglioramento, per la prima volta da inizio anno, anche i dati sugli under25: il tasso di disoccupazione resta su livelli elevatissimi, 31,7%, ma si riduce di -1,1 punti rispetto ad aprile. A livello internazionale siamo in fondo alla classifica: peggio di noi solo Spagna (36,9% di tasso di disoccupazione giovanile) e Grecia (38,2%); e restiamo anni luce distanti dai primi della lasse, come la Germania in discesa al 7,5%, grazie anche al sistema di formazione duale che qui in Italia si sta provando a far ripartire. La fotografia scattata ieri dall’Istat nella sua stima provvisoria relativa al mese di maggio, accanto ad alcune difficoltà strutturali del mercato del lavoro, ha confermato una lenta, ma costante, crescita dell’occupazione. Da gennaio a maggio sono registrati infatti 180mila persone in più a lavoro. Si tratta esclusivamente di impieghi temporanei, complice il clima di incertezza e l’avvio di una fase economica promettente, in uscita dalla pandemia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Intervista ad Enrico Giovannini – Giovannini: codice appalti, più innovazione con la riforma – «Il mondo è cambiato, ora serve innovazione nel codice appalti»
Tema: Codice Appalti

«Rispetto a cinque anni fa il mondo è cambiato. E su alcune novità troverà le mie impronte digitali». Il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, rivendica così le molte innovazioni contenute nel disegno di legge di riforma degli appalti approvato mercoledì dal governo. Nessuna battaglia ideologica dal ministro su un terreno politicamente minato, come quello del codice del 2016. Al contrario, innovazioni puntuali che però, tutte insieme, danno il passo del cambiamento. «Vogliamo agire – dice Giovannini – con molta rapidità, non solo con la legge delega, che ora va all’esame del Parlamento, ma anche con i decreti legislativi. Faccio notare che il Pnrr prevedeva la predisposizione del disegno di legge entro la fine dell’anno e i decreti entro Il 2022. Siamo in anticipo di sei mesi». Altri aspetti della vostra proposta che fanno fare il salto? “Certamente la qualificazione delle stazioni appaltanti. Era prevista già dal vecchio codice, ma avrà visto che per il Pnrr abbiamo indicato la concentrazione delle funzioni di stazione appaltante nelle province e nelle città metropolitane. Rispetto a questi cinque anni trascorsi, oggi c’è una maggiore consapevolezza, anche da parte degli enti più piccoli, della necessità di accorpare. Ma è necessario intervenire anche sulla qualificazione dei soggetti che partecipano agli appalti. Non c’è solo un problema di concentrazione, ma anche di capacità di competere sulla qualità. Per questo privilegiamo il criterio di aggiudicazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa e tipizziamo, cioè limitiamo a casi espressamente previsti, il massimo ribasso”.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G. Sant. 
Titolo: «Chi ci ostacola si romperà la testa» Monito di Xi vestito come Mao
Tema: Cento anni del Partito Comunista cinese

Cento colpi di cannone per celebrare il centenario del Partito comunista cinese davanti alla folla in Piazza Tienanmen. E poi la voce di Xi Jinping, lenta e solenne dal rostro della Città Proibita simbolo del potere imperiale. Un’ora di discorso per ricordare che la sua Cina è prospera, determinata, si è levata in piedi, è orgogliosa della propria forza e non si farà mai più umiliare. «Il popolo cinese non ha mai oppresso nessuno e ora non permetterà ad alcuna forza straniera di intimidirlo, prevaricarlo, soggiogarlo, renderlo schiavo. Chiunque volesse cercare di farlo si romperebbe la testa e verserebbe il suo sangue contro una muraglia d’acciaio forgiata da un miliardo e quattrocento milioni di cinesi», ha detto Xi. La stampa statale ha messo in risalto più di ogni altro il passaggio in cui Xi ha inneggiato alla «xiaokang», la vita pacifica,’ felice e armoniosa del cinesi e ha assicurato che il Partito ha a cuore íl futuro e lo sviluppo dell’umanità. Vestendosi come Mao, fondatore del Partito nel 1921 e della Repubblica popolare nel 1949, Xi vuole segnalare la continuità della dinastia comunista e la volontà di concludere la missione storica di Mao, riportando Taiwan sotto il controllo di Pechino: «Nessuno deve sottovalutare la nostra determinazione e capacità di riunificare la Cina e di sconfiggere ogni tentativo di “indipendenza” taiwanese. La questione della sovranità e integrità nazionale sarà risolta». Un passaggio per Hong Kong, per ribadire che anche nell’ex colonia britannica ora regnano «stabilità e sicurezza».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Attanasio Ghezzi Cecilia 
Titolo: Xi al mondo: “Chi fa il bullo con la Cina troverà una muraglia d’acciaio” – La minaccia di Xi : “Chi umilia la Cina si scontrerà con una muraglia d’acciaio”
Tema: Cento anni del Partito Comunista cinese

Vestito come Mao Zedong, Xi Jinping si affaccia su piazza Tiananmen per festeggiare i cento anni del Partito Comunista cinese. «Chiunque provi a intimidirci, prevaricarci o soggiogarci, si troverà in rotta di collisione con una grande muraglia d’acciaio forgiata da un miliardo e quattrocento milioni di cinesi», tuona dal palco. Un’ora di discorso preceduto dal volo in formazione di jet militari sulla piazza tristemente nota per i carri armati dell’89. Anche ieri si è sparato, ma a salve. Cinquantasei cannoni, a simboleggiare le 56 minoranze etniche che compongono il popolo cinese hanno esploso cento colpi ciascuno. Niente è lasciato al caso. Matrimoni di massa, coreografie in costume e un’enorme falce e martello proiettata sul cielo di Shenzhen, prima zona speciale della Cina a sperimentare il «socialismo con caratteristiche cinesi», quella sorta di capitalismo di Stato che ha eradicato la povertà e ha trasformato la Repubblica popolare nell’economia che oggi più compete con gli Stati Uniti per la leadership globale. Si celebra la determinazione nel costruire una «società socialista moderatamente prospera» senza mai perdere le redini del potere. Costi quel che costi. Addio lotta di classe ora l’obiettivo è modernizzare il Paese.  Non fa nessun accenno alle decine di milioni di vittime causate da politiche sbagliate come il Grande Balzo in avanti o la Rivoluzione culturale. Quel 30% sbagliato delle politiche di Mao, formalizzato dall’architetto della nuovissima Cina Deng Xiaoping, è stato cancellato dalla narrazione del Partito, così come l’indipendenza di Taiwan, il sangue di Tiananmen e i movimenti pro democrazia di Hong Kong, tanto per fare qualche esempio.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Annamaria 
Titolo: Intervista ad Antonio Tajani – «Pechino vuole intimidire l’Europa Ma l’appoggio dei 5 Stelle è finito»
Tema: Cento anni del Partito Comunista cinese

Antonio Tajani è appena atterrato a Roma, dopo alcuni giorni a Bruxelles. Il numero due di Forza Italia ed eurodeputato è stato presidente dell’Europarlamento ed è oggi vicepresidente del Ppe. La Cina che festeggia i 100 anni del suo partito comunista dicendo alle forze straniere «Non ci faremo intimidire», fa paura all’Occidente? «È la Cina, in realtà, che cerca di intimidire gli altri Paesi. All’ultimo congresso del partito il presidente Xi Jinping ha illustrato la strategia egemonica del suo Paese, che vuole diventare sempre più grande potenza con un capitalismo di Stato e lo fa anche attraverso i mercati, esportando i suoi prodotti. Proprio come facevano i romani. Una strategia globale, che riguarda tutti i settori, dalle infrastrutture alle linee elettriche, e si attua anche attraverso la via della Seta. È naturale che ci siano delle reazioni da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi, ma questo non significa che non si debba mantenere un dialogo. Anche noi abbiamo degli interessi da salvaguardare, però questo non può farci ignorare il problema della mancanza del rispetto dei diritti umani. Dobbiamo chiederci qual è e se c’è una democrazia in Cina, quali garanzie hanno i lavoratori. Un Paese dove c’è la pena di morte e abbiamo visto come viene gestito il problema di Hong Kong o la questione della minoranza degli auguri».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Olimpio Guido 
Titolo: Per le testate raggio d’azione di quasi 15 mila chilometri
Tema: Cina

Le foto satellitari del rapporto del «James Martin Center for Nonproliferation Studies» di Monterey diffuso dal Washington Post mostrano i lavori in corso per costruire un centinaio di silos destinati a ospitare muti intercontinentali nella regione desertica del Gansu, 2 mila chilometri a ovest di Pechino. I rifugi sotterranei, oltre a ospitare le armi, possono anche essere un modo per ingannare l’intelligence Usa. Le forze armate disperdono i loro ordigni. in modo da accrescere le possibilità di risposta e, al tempo stesso, garantiscono le difese. Secondo gli esperti, una volta pronti, accoglieranno alcuni vettori DF-41, dotati di testate multiple e con un raggio d’azione di 14.970 chilometri. È ulteriore prova della volontà di accrescere il dispositivo strategico in una fase di grande competizione con gli Stati Uniti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Palazzolo Salvo 
Titolo: La vergogna della guardia costiera libica spara sui migranti, poi tenta di speronarli
Tema: Immigrazione – Libia

Prima, si vede l’inseguimento. Poi, si sentono i colpi di mitraglia. La motovedetta libica Ras Jadir, una di quelle donate dall’Italia nel 2017, prova a speronare il barcone carico di migranti. E spara ancora. Sono drammatiche le immagini riprese mercoledì da “Seabird”, l’aereo della Ong tedesca Sea Watch. Nel video diffuso su Twitter si sentono i volontari che urlano via radio: «Cosiddetta Guardia costiera libica, per favore state più distanti, non sparate». Ma la motovedetta continua il suo inseguimento. «Fermatevi», urlano ancora dall’aereo. Tutto inutile. «È accaduto in zona Sar maltese», denuncia l’Ong. «Si è trattato di un attacco violento». Cinque minuti e mezzo di paura. Più volte, l’imbarcazione con quaranta migranti a bordo ha rischiato di essere speronata. Poi, il cambio di rotta. E la fuga verso Lampedusa, dove i migranti sono stati soccorsi dalla nostra Guardia costiera. E, adesso, il video riaccende le polemiche. «Bisogna cessare il finanziamento alla cosiddetta guardia costiera libica», dice deputato di Leu Erasmo Palazzotto. «Quel tentativo di speronamento e i colpi di mitra contro il barchino dei migranti sono una vergogna che l’Europa finanzia. Ed è una vergogna che va fermata ora».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sforza Francesca 
Titolo: Se la motovedetta spara sui migranti
Tema: Immigrazione – Libia

La motovedetta libica Ras Jadir, donata al governo di Tripoli dall Italia, che spara contro un’imbarcazione di migranti diretti a Lampedusa è la somma di tutti i nostri errori. E’ il fatto che non ci siano state vittime, malgrado la violenza subita con speronamenti e lanci di oggetti e documentata dalle riprese video della Ong Seawatch che si trovava in quello spicchio di Mediterraneo, non ci assolve, ma rende la responsabilità soltanto più plastica. Il primo errore è quello di pensare che il finanziamento di missioni di monitoraggio affidate alle autorità di un Paese profondamente instabile possano rispondere ai criteri minimi di rispetto dei diritti e delle norme internazionali. A fronte di dibattiti estenuanti e irresoluti sulla modifica dei trattati di Dublino, non si è stati capaci di trovare una parola, un concetto, financo uno slogan, capace di riassumere in che cosa dovrebbe consistere una politica di gestione della questione migratoria che sia migliore, umana, vincente. E’ una simulazione di blocco navale quella che è andata in scena ieri nelle acque del Mediterraneo, ovvero una misura di guerra che in assenza di guerra altro non è che una brutale violazione del diritto internazionale e dei principi umanitari. La Libia non è quell’entità astratta che le Conferenze di Palermo e di Berlino hanno faticosamente cercato di riportare nel recinto di una stabilità sostenibile, ma un Paese vivo e reale che raccoglie il desiderio di fuga di tutto il Nord Africa, e che attraversa una quotidianità di violenza, di lotta tra fazioni contrapposte, di infrastrutture minacciate dalle faide intra-cianiche, di violazioni sistematiche dei diritti e pure dei doveri.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pierantozzi Francesca 
Titolo: Kamala e le altre «Parità di genere subito 40 miliardi» – Forum donne, 40 miliardi per la parità di genere «Basta slogan, ora i fatti»
Tema: Vertice Onu a Parigi

Ci sono – dal video o presenti – Kamala Harris, Melinda Gates, Hillary Clinton, c’è la premier della Finlandia Sanna Marin e quella dell’Islanda Katrin Jakobsdóttir, c’è Emmanuel Macron sul palco, e il capo dell’Onu Antonio Guterres, che chiede «una battaglia ideologica contro le forze conservatrici che si sviluppano un po’ ovunque nel mondo», e poi ci sono loro, tutte le altre, le donne, le ragazze, milioni, quelle su cui continuano a «soffiare brutti venti patriarcali» come ha detto il presidente francese, sempre amante delle frasi scolpite. Ci sono soprattutto le voci, come quelle di Chamathya Fernando. Viene dallo Sri Lanka, è avvocata, milita in un’associazione contro le violenze di genere, il suo nome non è tra i Vip del vertice Onu che si conclude oggi a Parigi, ma le sue parole pesano forse di più di quelle delle sorelle maggiori alla guida di paesi o multinazionali: «Sappiamo che è questa, la nostra, la generazione che metterà fine alle disuguaglianze. Perché noi vogliamo che il cambiamento avvenga oggi, non domani, e per sempre, non aspetteremo altri cento anni». Il Generation Equality Forum dell’Onu è stato co-organizzato da Francia e Messico 26 anni dopo la Conferenza di Pechino del ’95. Anche allora ci furono parole che pesarono, quelle di Hillary Clinton: «I diritti delle donne sono diritti umani». Oggi suonano come un trascurabile slogan, eppure c’era bisogno che qualcuno le pronunciasse.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pirone Diodato – Rosana Gabriele 
Titolo: L’Oms: rischio quarta ondata La finale a Wembley fa paura l’appello Ue: la Uefa ci ripensi
Tema: Covid-19, variante Delta

Sale l’allerta in Europa per la variante Delta. L’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che i contagi sono risaliti del 10% la scorsa settimana dopo due mesi di discesa ininterrotta e lancia l’allarme su una possibile nuova ondata autunnale. In questo contesto preoccupano gli assembramenti per eccellenza come quelli formati dai tifosi concentrati negli stadi per il torneo calcistico europeo. Per questo è stata fermata la vendita dei biglietti nel Regno Unito per la partita Inghilterra-Ucraina in programma sabato a Roma, e ieri il Parlamento Europeo ha chiesto alla Uefa di scegliere una sede diversa dallo stadio di Wembley per la semi-finale e la finale degli europei. L’Uefa invece pare resistere. Le due partite clou degli Europei a Londra preoccupano anche Bruxelles, proprio quando le tensioni post-Brexit sembravano aver trovato una tregua. Secondo il Parlamento Europeo: «Aprire a 60mila tifosi le fasi finali di Euro2020 è una decisione irresponsabile e una ricetta per il disastro», visto che «secondo le proiezioni del Centro Ue per la prevenzione delle malattie, entro fine agosto il 90% delle infezioni in Europa sarà dovuto alla variante Delta». E’ quanto si legge in una lettera che Pascal Canfin, presidente della Commissione Sanità dell’Europarlamento ha inviato al presidente David Sassoli per chiedergli di investire della questione la Commissione Ue.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cuomo Andrea 
Titolo: Allarme contagi per i tifosi inglesi: nulli i biglietti e vietati gli arrivi
Tema: Covid-19, variante Delta

Niente Olimpico, siamo inglesi. L’Uefa ha annullato i biglietti venduti ai tifosi dei tre leoni per il quarto di finale contro l’Ucraina previsto domani a Roma. Una decisione presa se richiesta del Dipartimento della pubblica sicurezza italiano in seguito alla preoccupazione che i fan inglesi potessero dribblare la quarantena di cinque giorni previsto per chi arriva dal Regno Unito nel nostro Paese ed esportare da noi la variante delta che spopola in Gran Bretagna (ieri quasi 28mila casi, come a gennaio, ma solo 22 morti contro i 1.245 di sei mesi fa). ). «È stata stabilita una particolare ticketing policy che prevede il blocco inderogabile della vendita e della trasferibilità dei biglietti dalle 21 di oggi e l’annullamento dei tagliandi venduti ai residenti nel regno Unito a partire dalle ore 00 del 28 giugno». Una decisione drastica che non fa abbassare la guardia al Viminale. Stamattina si terrà alla questura di Roma un tavolo interforze con i vari corpi delle forze dell’ordine per evitare l’arrivo di «fuori legge» inglesi. Si continuano a monitorare gli arrivi agli aeroporti: chi raggiunge l’Italia deve sottoporsi ai cinque giorni di quarantena fiduciaria, lasciando l’indirizzo in cui risiederà. Per entrare allo stadio, invece, si dovrà mostrare il green pass o l’esito del tampone negativo. E questo vale sia per i tifosi stranieri, sia per gli italiani». Insomma, meglio uno stadio ancora più vuoto del previsto che un’ondata di contagi.
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***mipa/

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