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SINTESI IN PRIMO PIANO – 19 settembre 2021

RASSEGNA STAMPA DEL 19 SETTEMBRE 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Effetto Green Pass: in aumento le prime dosi, continuano le polemiche
– Draghi nega l’incontro Salvini-Lamorgese
– Lavoro: un mondo in cambiamento
– Rincaro dei prezzi dell’energia in arrivo
– Afghanistan: i talebani contro le donne

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: Vaccini, effetto Green Pass – “Più 35% di prime dosi” Il nuovo Green Pass fa correre gli indecisi
Tema: Effetto Green Pass: in aumento le prime dosi, continuano le polemiche

La campagna vaccinale dà un colpo di coda. Dalla Lombardia alla Sicilia si assiste a una crescita più o meno ampia della domanda, che in certi casi raddoppia o addirittura triplica. La notizia del Green Pass obbligatorio a partire dal 15 ottobre per lavorare ha fatto crescere nel giro di due giorni sia le prenotazioni ai sistemi informatici delle Regioni sia le presentazioni dirette agli hub, ai quali quasi ovunque ormai si accede senza appuntamento. «A livello nazionale si è verificato un incremento generalizzato delle prenotazioni di prime dosi tra il 20% e il 40% rispetto alla scorsa settimana — spiegano dalla struttura commissariale del generale Francesco Figliuolo — Inoltre, nella giornata odierna (ieri, ndr) si è riscontrato un aumento del 35% di prime dosi rispetto alla stessa ora di sabato scorso». Su quanto valga la stretta voluta dal governo in fatto di coperture al momento si possono fare ipotesi. Dentro allo stesso esecutivo si stima che grazie alla nuova misura le coperture potrebbero crescere di un 3% o addirittura di un 5%. Significa fare tra 1,6 e 2,7 milioni di dosi in più. Ci si avvicinerebbe quindi più velocemente a quel 90% di copertura degli italiani con più di 12 anni che è diventato un nuovo obiettivo a causa della variante Delta.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Con il green pass obbligatorio vaccinazioni in crescita Figliuolo: «Fino al 40%»
Tema: Effetto Green Pass: in aumento le prime dosi, continuano le polemiche

Colf, badanti, artigiani, partite Iva. Principalmente lavoratori domestici colti di sorpresa dall’ultima stretta del governo. L’obbligo del green pass dal 15 ottobre, anche per chi lavora nelle nostre case, rianima le prime dosi in una giornata in cui tradizionalmente le iniezioni scendono per il week end fuori porta. Non è possibile calcolare l’effetto sulle prenotazioni. Perché ormai gli hub vaccinali viaggiano «scarichi». Non serve (quasi) più registrarsi sui portali regionali. Basta recarsi in uno dei tanti punti di somministrazione e la puntura è quasi immediata. Nel Lazio, però, in poche ore il 10% in più di prime dosi rispetto a venerdì, del 20% in più rispetto a giovedì giorno in cui l’esecutivo ha stabilito l’obbligatorietà del certificato verde per tutti i lavoratori pubblici e privati. In Lombardia il dato è ancora più sorprendente. Perché è la prima regione per numero di immunizzati, con oltre 14,5 milioni di somministrazioni (tra prima e seconda dose) dall’inizio della campagna. Risulta «scoperto» solo il 21,8% dei residenti over 12. Eppure ieri alle 16,30 si contavano 11.262 prime dosi, il 30% in più di giovedì, giorno del decreto, quando avevano toccato a fine giornata le 8.800. Crescita analoga in Toscana (3.28o di prime dosi, più del doppio dei giorni precedenti) e Piemonte, dove alle 18 di ieri oltre 3.300 prenotazioni, più del triplo di una settimana fa in cui erano state 1.088. «Si è verificato un incremento generalizzato delle prenotazioni di prime dosi tra il 20% e il 40% rispetto alla scorsa settimana» dice il commissario all’emergenza Francesco Figliuolo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Pucciarelli Matteo 
Titolo: Lega spaccata, Salvini sbanda e su Lamorgese Draghi lo gela
Tema: Draghi nega l’incontro Salvini-Lamorgese

Il senatore Alberto Bagnai promuove via social la raccolta firme per indire il referendum abrogativo sul Green pass («È un segnale utile per chi la politica la fa, per chi crede di farla, e per chi subisce i primi e soprattutto i secondi»), il collega di battaglie no euro Claudio Borghi è in down («Le battaglie di minoranza sono da fare, ma il giorno dopo, anche se l’esito era inevitabile, ti senti vuoto»), l’eurodeputata Francesca Donato annuncia di voler stare «con la minoranza, con chi oggi viene cacciato e punito perché pensa e agisce da uomo libero». La vittoria dell’ala pragmatica e nordista della Lega capeggiata dal ministro Giancarlo Giorgetti e dai tre presidenti di Regione di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia-Giulia sul caso Green pass, con Matteo Salvini nel ruolo di mediatore interno che finisce per sentirsene dire — privatamente — di qua e di là, lascia giocoforza degli strascichi interni nel Carroccio.[…]Si tratta solo dell’ultimo atto di un’estate terribile per Salvini. Non solo l’auto-sconfessione su tutto il capitolo Green pass, ma così pure l’esser stato costretto — dopo averlo difeso a spada tratta — a far dimettere il sottosegretario all’Economia Claudio Durigon dopo le sue frasi ad un comizio sul parco Falcone-Borsellino di Latina da trasformare in “parco Mussolini”. Né l’obiettivo messo nel mirino nella speranza di deviare un po’ l’attenzione, cioè la ministra degli Interni Luciana Lamorgese, sembra anche solo lontanamente alla portata di tiro. Da tempo infatti il leader della Lega ha sollecitato un vertice a tre con anche Mario Draghi. La convocazione spetta ovviamente a quest’ultimo. Solo il premier, ammettono tutti i protagonisti di questa storia, può decidere se e quando far sedere attorno allo stesso tavolo la ministra e il segretario della Lega. Il fatto è che il presidente del Consiglio sembra orientato a non fissare — almeno per ora — l’incontro. Troppo fitta l’agenda interna e internazionale. Troppo delicato il momento, perché sui migranti bisogna lottare in sede europea e a livello di G20. L’incontro è dunque di fatto congelato. E chissà se mai si farà.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Serra Elvira
Titolo: La giustizia verso la riforma «Al centro resta la persona, nessuno è solo un numero»
Tema: Riforma della giustizia

Giustizia che ha in mente non ha la benda, ma mille occhi. «Per acuire la sua capacità di vedere, affinché il suo sguardo arrivi sempre alle persone, sia da una parte che dall’altra». E la sfida che vinse Atena, istituendo l’Aeropago, «in cui si passa dal restituire il male all’ascoltarsi», e trasformando infine le Erinni in Eumenidi, divinità della giustizia e non della vendetta. Ed è la lezione dei Miserabili di Hugo, quando l’ispettore Javert si getta nella Senna. «II suo atteggiamento è cambiato quando ha visto l’umanità di Jean Valjean, che non è solo ladro e malfattore». Con immagini efficaci la guardasigilli Marta Cartabia ha parlato della sua idea di giustizia nell’epoca di una tecnologia sempre più veloce. «La tecnologia è un’alleata straordinaria», ha risposto al direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana durante il Festival dell’Umano che si è svolto ieri a Milano al Museo della Scienza e della Tecnologia, promosso dall’associazione alo Sono» fondata da Andrea Pezzi, Cristiana Capotondi e Carlo De Matteo. Ma, ha aggiunto la ministra, resta «fondamentale il fattore umano, imprevedibile, che è anche causa di errore, ma dà vita a una giustizia che guarda II carcere «Quando una madre partorisce all’interno di un carcere c’è qualcosa che non è umano» negli occhi la persona e la prende in considerazione non come un numero». Senza entrare nel merito della riforma della giustizia, di cui ha anticipato solo i temi di due capitoli — uno sulla «giustizia riparativa» e l’altro sullo «status delle vittime nel processo» — Cartabia ha affrontato molti argomenti.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Bulian Lodovica 
Titolo: Ermini (Csm) boccia i quesiti sulla giustizia «Le leggi le fa il Parlamento, rischio pasticci»
Tema: Riforma della giustizia

«In una democrazia parlamentare e rappresentativa le leggj le fa il Parlamento, il sistema del referendum previsto dalla nostra costituzione è soltanto abrogativo, per cui pensare di fare le riforme soltanto attraverso l’abrogazione di alcune norme rischia di dare delle norme che non sono omogenee. Credo quindi che sia il Parlamento che deve lavorare». David Ermini, vicepresidente del Csm, boccia il metodo dei quesiti referendari sulla giustizia promossi dai radicali, sostenuti dalla Lega, Forza Italia e Italia Viva, tra cui la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle carriere.[…]Del resto la riforma Cartabia che ha spaccato la maggioranza prima di essere approvata interviene sul processo penale ma «non sfiora minimamente i temi da noi posti. Non si è mai parlato in questo governo di responsabilità civile, mai di limitazione all’abuso della custodia cautelare, sono temi che non erano neanche nell’agenda iniziale, perché la riforma era legata alla necessità di poter utilizzare i fondi del Pnrr. Queste cose sono rimaste indietro e continuano a non essere nell’agenda». E’ in agenda invece la riforma del Csm, travolto nel maggio 2019 dall’inchiesta della procura di Perugia che mentre indagava Palamara per corruzione ha scoperchiato le trame dell’hotel Champagne sulla procura di Roma. «Ma non siamo fiduciosi – spiega Rossodivita – I lavori usciti dalla commissione Luciani sono deludenti e frutto della dettatura dell’Anm». Nel testo base della riforma il metodo del sorteggio per l’elezione dei togati – considerato da una parte della stessa magistratura l’unico rimedio contro il correntismo – non c’è. Ma c’è un nuovo sistema elettorale che dovrebbe limitare l’influenza delle correnti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Foschi Paolo 
Titolo: Referendum sulla cannabis, soglia raggiunta (in 7 giorni)
Tema: Referendum sulla cannabis

II referendum per legalizzare la produzione di cannabis per uso personale, a meno di sorprese, si farà. In meno di una settimana sono state raccolte le 500 mila firme necessarie, ma è già polemica con il Pd ancora in posizione di attesa e la Lega già contraria. Il comitato promotore ha annunciato che in una sola settimana è stata raggiunta la soglia di adesioni prevista dalla legge, «adesso però serve un ulteriore 15% per essere certi di poter consegnare il referendum in Cassazione il 30 settembre». Il traguardo è stato reso possibile dalle nuove norme che permettono di aderire con la firma digitale, procedura che richiede pochi secondi, semplificando così la raccolta, tanto che Matteo Renzi, leader di Italia viva, pur riconoscendo l’importanza della partecipazione, ha sottolineato i possibili effetti negativi, perché «non deve passare il principio del referendum sul green pass ad esempio o che tutto passi fuori dal Parlamento». Il quesito referendario, promosso dall’associazione Luca Coscioni, dai Radicali, da +Europa, da diversi partiti della sinistra e da numerose altre associazioni, propone la depenalizzazione e l’eliminazione delle sanzioni amministrative per chi coltiva cannabis e sostanze simili per uso personale. Verrebbe così meno anche la sospensione della patente prevista per chi produce cannabis, anche se resterebbe per chi si mette alla guida dopo averla assunta (la sanzione infatti è prevista dal Codice della strada che non è toccato dal referendum, che invece interviene esclusivamente sul Testo unico sulle sostanze stupefacenti, Dpr 309 del 1990).
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Testata:  Giornale 
Autore:  Zucchetti Marco 
Titolo: Draghi e l’ora delle scelte che dividono
Tema: Scelte difficili per Mario Draghi

Siccome la riconoscenza è cosa rara nella sfera privata, ma pura utopia in politica, la storia è popolata da salvatori della patria che in pochi anni sono passati dagli allori alla polvere. Il naturale deterioramento del consenso dei governanti segue una legge fondamentale: l’onda del successo è totalizzante ma breve, la risacca della quotidianità da gestire, con le sue miserie e i suoi interessi di parte, è lunghissima. E se gli inglesi nel 1945 non votarono per Winston Churchill, uno a cui dovevano la vita e la libertà, è lecito aspettarsi che il vento cambierà anche per Mario Draghi. Il decreto sul green pass esteso, punto di svolta nella lotta al virus e punto di ripartenza economica e sociale, è uno snodo essenziale nell’attività del premier e nella sua percezione. Anche in quest’ottica, può segnare il ritorno alla «normalità». Finora, Draghi è stato prima invocato, poi accolto e seguito come un messia contemporaneo, una sorta di Übermensch in cui preparazione, carisma e visione potevano far svoltare pagina al Paese, come è effettivamente accaduto. Al netto di opposizioni ideologiche o di principio («euroburocrate», «presidente non eletto»), ha avuto tutti dalla sua parte. Ha fatto un miracolo, ma il capitano che salva i naufraghi mette sempre tutti d’accordo. Diverso è quando bisogna far rotta verso qualche porto e chi è a bordo comincia a litigare. Con l’emergenza sanitaria, infatti, si conclude anche la fase plebiscitaria del governo Draghi, mentre si apre quella delle decisioni divisive.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Lio Pierpaolo 
Titolo: Centrodestra nel caos a Milano Bernardo evoca il ritiro – Milano, caos nel centrodestra Bernardo evoca il ritiro
Tema: Finanziamenti alle campagne elettorali

La ruspa questa volta l’ha manovrata Vittorio Feltri. E con un’intervista al Fatto Quotidiano la scaglia però a tutta velocità sul campo alleato. Ma a scatenare il vero terremoto è Luca Bernardo, il pediatra-candidato sindaco milanese che alla vigilia della volata verso il primo turno minaccia: «Tirate fuori i soldi, o lascio», è la sintesi degli audio da resa dei conti inviati ai partiti del centrodestra. «Non può essere che sia io a pagare tutta la campagna elettorale». Lo sfogo corre sulla chat con i coordinatori locali della coalizione. Ed è condito dall’ultimatum. «E’ sabato, e ad oggi non è arrivato nulla in termini di sostegno di fundraising da parte vostra — è l’ultimo vocale recapitato da Bernardo ieri mattina, dopo una prima versione di venerdì —. Se entro lunedì pomeriggio non ci sarà nulla sul conto, martedì mattina, ore 10, vi aspetto alla conferenza stampa per dire che mi ritiro dalla campagna elettorale. Così non si Può andare avanti». La somma concordata si aggira sui 50 mila euro a partito, ma le ultime notizie danno in arrivo solo un assegno (parziale) della Lega, che con Salvini si schiera subito al fianco del frontman scelto per sfidare Beppe Sala: «Ha ragione, non può essere lasciato solo. La Lega c’è. Spero che anche tutto il centrodestra ci sia, perché qualcuno ogni tanto lo vedo un po’ distratto».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  De Cicco Lorenzo – Menicucci Ernesto 
Titolo: I candidati al Campidoglio e il debito «Sui 2 miliardi intervenga il governo» – I conti del Campidoglio e il debito da 2 miliardi: «Intervenga il governo»
Tema: Le elezioni e il debito di Roma

La questione del debito “storico” di Roma, con la tegola da almeno due miliardi di debiti commerciali (più altri 2,5 nei confronti delle banche) raccontata dal Messaggero, si abbatte sui conti del Campidoglio ma anche sulla campagna elettorale per la corsa a sindaco. Perché è evidente che, chiunque sarà ad affacciarsi sul balconcino con vista Fori Imperiali di Palazzo Senatorio, come primo dossier dovrà affrontare proprio quello del Bilancio. Un macigno difficile da rimuovere: 1,92 miliardi è l’ammontare dei debiti “non accertati” ai quali si somma la cifra ancora pendente con gli istituti di credito privati (soprattutto Intesa e Dexia) che lo Stato non si è potuto accollare. Un fardello che rischia di affossare i conti comunali e che può compromettere lo spazio di manovra del futuro sindaco.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Giliberto Jacopo 
Titolo: Energia, stangata da 10 miliardi – Energia, stangata da 10 miliardi solo nel 2021
Tema: Rincaro dei prezzi dell’energia in arrivo

Una decina di miliardi. Impossibile fare previsioni di dettaglio, vista l’incostanza degli andamenti dei prezzi, ma le prime stime raccolte dagli economisti dell’energia fanno pensare che i rincari energetici del 2021 potrebbero far pesare sulla bolletta elettrica degli italiani circa 10 miliardi di euro aggiuntivi. Molto dipenderà dagli andamenti delle quotazioni internazionali del metano e della corrente elettrica delle prossime settimane e dei prossimi tre mesi. I rincari pazzi del metano, una delle fonti energetiche più usate per produrre elettricità, aiutati dal raddoppio delle quotazioni europee Ets della CO2, sono fra i motivi delle quotazioni in crescita ripida.  I numeri. L’anno 2020, con i suoi sconvolgimenti sanitari, non può essere messo a raffronto; l’Unem su dati dello Sviluppo economico aveva stimato per l’anno scorso una spesa elettrica quasi dimezzata a 23 miliardi, e altri 12 di fattura petrolifera. Invece nel 2019 — l’ultimo anno che può essere ricompreso in una più fisiologica normalità — la spesa elettrica complessiva degli italiani dovrebbe essersi aggirata fra i 43 e i 43,5 miliardi di euro (42,8 nel 2018). Quanto spenderemo quest’anno? Stima cubometrica: se si proietta fino a dicembre la tendenza attuale, la spesa potrebbe aggirarsi sui 52,5 o 53 miliardi di spesa elettrica complessiva.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dominelli Celestina 
Titolo: Caro bollette, dai residui degli aiuti anti crisi le risorse per ridurre gli aumenti di luce e gas
Tema: Rincaro dei prezzi dell’energia in arrivo

L’ammontare definitivo delle risorse che il governo si prepara a mettere in campo per ridurre di almeno il 30%, i rincari di luce e gas, si saprà, con molta probabilità, solo alla vigilia del Consiglio dei ministri. La riunione, salvo cambi dell’ultima ora, dovrebbe essere convocata giovedì prossimo per il via libera al provvedimento che proverà a ridurre di un terzo l’impatto da 9 miliardi degli aumenti in arrivo – le previsioni parlano di un 40% per l’elettricitàe di un 31% per il gas – sulle bollette degli utenti in maggior tutela (famiglie e microimprese). In queste ore i tecnici sono al lavoro per individuare le coperture al DI: una parte (si parla di circa 750 milioni) dovrebbe arrivare dalle aste della CO2 che, già a luglio, hanno contribuito a sterilizzare parzialmente gli aumenti. La tranche più consistente sarà recuperata dal Mef avalere sulle risorse avanzate dai tiraggi ridotti delle misure anti-crisi predisposte dall’esecutivo per fronteggiare la pandemia (leggibonus). E sarà l’entità di questa fetta a determinare il valore finale del decreto: il range entro cui ci si muove al momento è 3-3,5 miliardi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Lavoro da casa, si cambia – Verso la capienza all’80% E cambia lo smart working
Tema: Lavoro agile

Nuove regole per lo smart working e aumento della capienza di cinema e teatri, ma anche sale da concerto e stadi fino all’80%. Sono questi i prossimi passi del governo dopo l’approvazione del decreto che impone l’obbligo di green pass a tutti i lavoratori da metà ottobre. Il comitato tecnico scientifico dovrà esprimere un parere entro il 30 settembre e nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri il presidente Mario Draghi ha sottolineato la «disponibilità a riesaminare le misure di distanziamento e valutare l’aumento della capienza per i luoghi che ospitano attività culturali e sportive». E’ il primo passo per arrivare poi a una revisione allargata in altri settori strategici per la ripresa del Paese. Un «lento e graduale» ritorno verso la normalità che però dovrà tenere conto della situazione sanitaria per evitare — come è stato ribadito 50% massima consentita per gli spettacoli. La norma è valida anche per gli stadi più volte — «di essere costretti a tornare indietro». E porterà entro un mese, come conferma il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta, «a un nuovo contratto per il lavoro agile». Nelle prossime settimane si discuterà con i sindacati «un accordo quadro in modo da evitare effetti sociali di carattere negativo», annuncia il titolare del Lavoro Andrea Orlando.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: Ecco il piano per il lavoro agile Brunetta: arriva entro un mese
Tema: Lavoro agile

Che lo smart working nella Pubblica amministrazione continui anche dopo la fine della pandemia è ormai fuori dubbio. Il punto è come regolare il lavoro da remoto per 3,2 milioni di dipendenti pubblici facendo sì che il servizio sia improntato a quei criteri di «regolarità, continuità ed efficienza» evocati dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta lo scorso aprile quando fu cancellato l’obbligo del 50% di lavoro in smart working peri dipendenti pubblici previsto durante l’emergenza dalla precedente titolare di Palazzo Vidoni, Fabiana Dadone, lasciando invece libertà alle singole amministrazioni di decidere come organizzare il lavoro in base alle proprie esigenze. Ma la fine dello stato di emergenza si avvicina e dopo il 31 dicembre 2021 ogni ufficio dovrà dotarsi di un piano organizzativo anche per il lavoro agile (il cosiddetto Pola) che prevede un massimo del 15% di attività svolgibili da remoto. Oggi le percentuali restano ancora molto alte, tra agenzie e enti locali, i dipendenti pubblici in smart working, anche se solo parziale, toccano il 50%. Il tempo stringe dunque. Ieri il ministro Brunetta ha annunciato che «tra un mese per la prima volta ci sarà un vero contratto per il lavoro agile: ci vorrà un pacchetto organizzativo parallelo al lavoro in presenza sul lavoro da remoto».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Il governo alza la crescita al 6% ridotto il deficit e meno debito
Tema: Più crescita, meno deficit

Una crescita che va verso il 6 per cento, il deficit che diminuisce intorno al 10 per cento, il rapporto tra debito e Pil che fa retromarcia rispetto al pericolo soglia del 160 per cento cui lo collocavano le ultime stime del governo. Grande fiducia nel Recovery Plan: la crescita del Pil nel 2026 è valutata nel 3,6 per cento. È questo lo schema della Nadef, la Nota di aggiornamento di economia e finanza, che apre la sessione di bilancio e traccia la nuova cornice macroeconomica e dei conti pubblici.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Patucchi Marco 
Titolo: Ancora caduti sul lavoro Giro di vite per le imprese
Tema: Sicurezza sul lavoro

Ancora una volta, i primi ad accorrere sono stati i colleghi. La “banda di fratelli” che ogni giorno, in ogni fabbrica del Paese, scende nella trincea del lavoro. Ma non c’è stato nulla da fare per Giuseppe Süno, 48 anni, padre di una ragazzina di 13 anni, l’ennesimo caduto: i rulli del macchinario per l’agugliatura lo hanno stritolato e venerdì sera, quasi a fine turno, ha chiuso gli occhi per sempre nello stabilimento della Alma spa. L’azienda, 130 dipendenti, produce moquettes a Campi Bisenzio, una manciata di chilometri da Prato e da Montemurlo dove in maggio morì Luana D’Orazio, anche lei addetta ad un macchinario tessile. Mentre nel leccese un operaio di 42 anni, F.C., è morto cadendo da diversi metri di altezza mentre faceva lavori di potatura. Giuseppe come Luana, e come Giovani, Andrea o Luigi, tanto per rimanere ai casi di queste settimane, alla media di tre morti sul lavoro al giorno. Ma non ha senso snocciolare le statistiche che trasformano in numeri vite spezzate. La dignità calpestata di tutti i lavoratori. Probabilmente lo ha capito anche il premier Mario Draghi che ha convocato domani una riunione tra presidenza del Consiglio e ministero del Lavoro per aprire un dossier su quanto si sta facendo, quanto non si è mai fatto e quanto si farà per mettere fine a un crimine di pace. Sul tavolo ipotesi di inasprimento delle norme e delle sanzioni su sicurezza e lavoro nero: per quest’ultimo, la soglia di sommerso oltre la quale scatta la sospensione dell’attività dell’impresa potrebbe essere abbassata dall’attuale 20% dei dipendenti irregolari, al 10%. E anche per frenare gli incidenti sul lavoro, la chiave potrebbe essere quella dello stop all’attività per le imprese fuori regola.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Bocconi Sergio 
Titolo: Starace, frenata sul nucleare: «È il decennio delle rinnovabili»
Tema: Transizione ecologica e nucleare

«Oggi viviamo in un mondo di transizioni. In questo alcuni vedono rischi. Io invece vedo soprattutto grandi opportunità: è un momento magico da cogliere. Serve un grande patto di responsabilità». Così Maurizio Sella, banchiere e presidente della Federazione dei Cavalieri del lavoro, ha concluso ieri a Bologna il convegno nazionale che i Cavalieri quest’anno dedicano a «Lagrande transizione»: etica, sociale, digitale, economica, ecologica ed energetica. Con Sella ha consegnato un po’ di ottimismo anche Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione digitale e la transizione tecnologica, che ha voluto anche “provocare” gli imprenditori in sala: «Su brevetti, startup, accesso a internet siamo fuoriclasse? No. Vogliamo esserlo, però oggi non lo siamo. Non abbassiamo la guardia. Possiamo diventarlo, ma occorre un lavoro congiunto fra componenti pubbliche e privato». Anche con gli investimenti su questi temi previsti dal Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza), circa 40 miliardi, «alla fine del 2025 intendiamo posizionarci nel pacchetto di testa in Europa». Sui progetti, sottolinea che «tutti gli interventi sono a favore dei giovani», ma domanda: «Abbiamo abbastanza laureati? Li paghiamo abbastanza? Investiamo in modo adeguato in formazione?».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Sottomarini, Washington fa leva sul punto debole della Cina
Tema: Crisi dei sottomarini

Hanno un raggio d’azione illimitato e possono rimanere inabissati per mesi, unica ragione per riemergere l’esaurimento delle provviste. Sono veloci, silenziosi e invisibili al nemico. Gli otto nuovi sottomarini a propulsione nucleare che l’Australia costruirà nei prossimi anni grazie al patto di difesa con gli Stati Uniti (e la Gran Bretagna) hanno le tutte le caratteristiche d’un arsenale, agli occhi di Washington, in grado di tener testa nella regione dell’Indo-Pacifico all’espansionismo militare ed economico cinese. La rarissima decisione americana di condividere una tecnologia top secret, anche se con alleati stretti, si spiega con la scommessa di acquisire una inedita superiorità militare nella regione rispetto al suo principale avversario strategico. Un vantaggio messo a fuoco dalle analisi del Pentagono sul tallone d’Achille di Pechino: la flotta sottomarina. ll Governo cinese ha moltiplicato gli investimenti nel settore della difesa, con 200 miliardi di dollari in bilancio per quest’anno. E ha già oggi una marina militare di dimensioni superiori a quella statunitense. Nei sottomarini, però, il primato spetta nettamente agli Usa. A Pechino, secondo il ministero della Difesa americano, manca «una robusta capacità di combattimento di profondità contro i sommergibili».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.D.D. 
Titolo: Lo scontro sui sottomarini mina i rapporti tra Europa e Usa – Ma lo schiaffo a Parigi può raffreddare i rapporti con la Ue
Tema: Crisi dei sottomarini

Non bastano i tentativi della Casa Bianca di rassicurare gli alleati europei e sedare le tensioni causate dall’accordo militare tra Usa, Regno Unito e Australia (Aukus). Parigi resta sulla sua posizione, scottata da un patto che la scavalca e le fa perdere un contratto da 56 miliardi per la costruzione di 12 sottomarini convenzionali, destinati alla flotta di Canberra. Che invece ha scelto di dotarsi di sommergibili a propulsione nucleare. Ieri, il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha detto che quella con gli Stati Uniti, e l’Australia, è una vera e propria «crisi» che peserà «sul futuro della Nato». Parigi venerdì ha richiamato I propri ambasciatori a Washington e Canberra. Parole sprezzanti sono arrivate anche per il Regno Unito. «Non c’è bisogno di richiamare il nostro ambasciatore a Londra. Conosciamo bene l’opportunismo perenne della Gran Bretagna – e in questo caso sono la ruota di scorta», ha detto ieri Le Drian. Lo scontro con la Francia di Emmanuel Macron può complicáre rapporti tra Usa e Ue e arriva a distanza ravvicinata dalla decisione di Washington di accelerare il ritiro dall’Afghanistan, che ha spianato la strada ai talebani e messo in difficoltà i partner della Nato.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Molinari Maurizio 
Titolo: La brutalità dei talebani contro i diritti delle donne – La brutalità dei talebani contro le donne
Tema: Afghanistan: i talebani contro le donne
Ogni ideologia totalitaria ha bisogno di un nemico contro cui si costruisce, definisce e sviluppa. Il nazifascismo aveva un nemico razziale, il comunismo sovietico un nemico di classe e La brutalità dei talebani contro i diritti delle donne oggi il jihadismo dei talebani ha un nemico di genere: le donne. Non sono passati neanche venti giorni dal completo controllo dell’Afghanistan da parte dei talebani di Hibatullah Akhundzada ma le notizie che filtrano dal territorio, attraverso testimonianze personali spesso drammatiche, descrivono una situazione dove le donne sono le prime e principali vittime della nuova versione dell'”Emirato Islamico”. Per quattro motivi convergenti. Primo: vengono discriminate. Perché quando le scuole secondarie ieri hanno riaperto lo hanno fatto “solo per i maschi”. Per i leader talebani tali misure discriminatorie rientrano nell’educazione della donna «come previsto dalla Sharia» (la legge islamica) ma per le loro vittime si tratta di una lampante violazione di uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano: lo studio. Secondo: non possono lavorare. Ovvero, le donne sono state precipitate da una condizione di libertà a una di prigionia dentro le proprie case. Terzo: le donne nubili o vedove sono braccate. I talebani le cercano casa per casa, con ispezioni spesso notturne, e minacciano i famigliari per poterle trovare e catturare al fine di consegnarle in sposa ai loro nn aheddin.Quarto: quando le vittime designate della repressione del regime trovano il coraggio di protestare, come avvenuto in alcune giornate a Kabul, vengono picchiate dai talebani in mezzo alle strade.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cairo Alberto 
Titolo: Diario da Kabul – Lacrime e sconforto per le figlie costrette a casa
Tema: Afghanistan: i talebani contro le donne

Nelle case molti hanno pianto. Dopo essere state a lungo chiuse, qualche settimana fa le classi da 1 a 6 hanno riaccolto maschietti e femminucce. Toccava ora alle superiori. Milioni di ragazzi e ragazze aspettavano di tornare alle lezioni. Invece la riapertura annunciata ieri riguarda solo i ragazzi. Alle studentesse non si fa cenno. Completamente ignorate. Vorrei credere che il non vietare espressamente lasci una porta aperta, ma temo sia illusione. Dicevo, tanti hanno pianto di rabbia e sconforto. Oggi, facendo attenzione a orecchie indiscrete, la gente non parla d’altro. «Le mie figlie non hanno chiuso occhio tutta la notte». «Ho promesso di far loro prendere la maturità, ma come?». «Avremmo dovuto correre in aeroporto il primo giorno e scappare lontano». «Non sono cambiati, che vi dicevo?». «Aspettate, non è detto ancora». «Aspettare cosa?». «È che non c’è nessuno cui rivolgersi e discutere». Vederli scuotere il capo ti stringe il cuore. Non descrivo l’espressione delle donne. Gente povera e spesso analfabeta capisce l’importanza dell’istruzione, e le autorità la negano alle ragazze! Possibile non sappiano che porterà danno a tutto il Paese, loro compresi? Amin ha sei figli, tre sono femmine, in ottava, decima e dodicesima. Per loro vorrebbe partire. Chiede se il divieto di istruzione femminile sarà considerato un motivo valido per ottenere lo stato di rifugiato. Non lo so, ma so che se avessero proibito a me il diritto allo studio, sarei impazzito. È un divieto che creerà problemi anche a noi, sebbene non subito.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ottaviano Carlo 
Titolo: Il G20: più lontano l’obiettivo Fame Zero
Tema: Fame nel mondo e G20

C’è chi mangia troppo e chi troppo poco. A soffrire sono le persone ma anche alcuni territori stressati dalle eccessive produzioni e sommersi dai rifiuti. Invece di migliorare, stiamo facendo passi indietro, come è emerso chiaramente dai due giorni di lavori del G20 Agricoltura che si è concluso ieri a Palazzo Vecchio a Firenze. I numeri analizzati dai ministri agricoli dei paesi più ricchi sono impietosi anche perché aggravati dalla pandemia Covid: 811 milioni di persone patiscono una fame cronica; 2,37 miliardi non ha accesso a cibo adeguato per l’intero anno e comunque 3 miliardi di individui non si possono permettere una dieta sana. Tutto ciò mentre nella parte ricca del pianeta ogni anno vengono buttati nei rifiuti scarti alimentari ancora buoni per un peso totale di un miliardo di tonnellate. Un altro paradosso è quello dell’acqua. «I cambiamenti climatici – ha affermato durante la conferenza stampa di chiusura il ministro italiano Stefano Patuanelli – ci regalano ampi momenti di siccità ed eventi estremi, con precipitazioni non gestibili ed ingenti danni, smottamenti, alluvioni, grandinate». «Da un lato – ha aggiunto – c’è poca acqua, dall’altra abbiamo l’incapacità di captarla quando c’è e di gestirla per utilizzarla in modo corretto». Il messaggio del vertice di Firenze è che l’agricoltura può dare un contributo sociale ed economico alla sostenibilità a 360 gradi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fabbrini Sergio 
Titolo: Von der Leyen tra successi e aspettative deluse
Tema: Stato dell’Unione 

Com’era prevedibile, il discorso tenuto mercoledì scorso dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, sullo “Stato dell’Unione” ha diviso gli osservatori. Per alcuni è stato un discorso da bicchiere mezzo pieno, per altri da bicchiere mezzo vuoto. Certamente, il bicchiere europeo è risultato mezzo pieno nelle politiche in cui la Commissione ha potuto svolgere un ruolo di leadership, per via della competenza o dell’emergenza La Commissione, ha detto von der Leyen, ha raggiunto risultati importanti nell’azione antipandemica, all’interno («più del 70 per cento della popolazione adulta europea è stata pienamente vaccinata») e all’esterno («abbiamo consegnato più di 700 milioni di dosi al resto del mondo, a più di 130 Paesi»). Contrariamente a ciò che pensavano (o speravano) i sovranisti, l’Unione europea (Ue) ha dimostrato di essere viva e vegeta, non già “il morto che cammina” (denunciato da Marine Le Pene dai suoi amici italiani).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Romano Sergio 
Titolo: L’ago della bilancia – Una Ucraina «neutrale» aiuterebbe Ue e Russia a raffreddare le tensioni
Tema: Ucraina e Ue

Russia e Ucraina sono Paesi cugini, se non addirittura fratelli. Le loro lingue sono rami di uno stesso albero e i loro eserciti hanno frequentemente combattuto nello stesso campo Ma nella loro storia esistono anche circostanze in cui, durante una guerra, corpi militari ucraini scelsero di schierarsi a fianco dei nemici della Russia. È accaduto durante la Seconda guerra mondiale, sotto l’occupazione tedesca, quando 30.000 ucraini si arruolarono nelle Waffen SS e un esercito insurrezionale ucraino, sostenuto dalle correnti nazionaliste del Paese, combatté contro l’Armata Rossa. Sta accadendo, per certi aspetti, anche nel momento in cui la dirigenza ucraina chiede di entrare nella Nato: una organizzazione politico-militare che Vladimir Putin, non senza ragione, considera un potenziole nemico. L’ingresso: nell’Unione Europea dovrebbe essere meno difficile, ma parecchi membri dell’Ue preferiscono limitare il rapporto con i nuovi arrivati al Trattato di associazione firmato tra Ucraina e Ue nel giugno 2014 . Vi sono anche manifestazioni di reciproca cordialità. Ma i 300 anni di amicizia celebrati nel 1954 con la donazione della Crimea all’Ucraina, quando il segretario generale era Nikita Knusciov, assomigliavano a un Trattato di pace fra Paesi tradizionalmente avversari e decisi a restare, spesso polemicamente, congiunti ma distinti.
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***chita/

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