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SINTESI IN PRIMO PIANO – 19 luglio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Stallo nella trattativa sui fondi europei a Bruxelles.
– Tasse, nessun rinvio al 30 settembre.
– Regionali, trattativa Pd-M5S per l’alleanza in Puglia e Marche.
– Coronavirus, la curva torna a salire in Europa.
– Nantes, alle fiamme la Cattedrale di San Pietro e Paolo, si indaga.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Le avance di Emiliano ai 5 Stelle «Con loro staremmo più tranquilli»
Tema: Scenario politico

Il governatore pugliese Michele Emiliano invoca esplicitamente un accordo con il M5S, che potrebbe risultare decisivo nel suo testa a testa nel voto regionale con Raffaele Fitto. “Io già nel 2013 avevo capito che la congiunzione tra Pd e grillini era inevitabile. E l’ho creduto anche quando i 5 Stelle si sono messi con Salvini, come la bella del paese si mette con il bullo”, dice Emiliano, che sui grillini aggiunge: “Sono gelosi della loro autonomia perché hanno paura che io li soverchi, ma c’è ancora un mese di tempo che in politica è tantissimo”. Ma l’alleanza con il Pd sembra essere soprattutto una questione tra Di Maio e Giuseppe Conte, che si è già detto favorevole. Di Maio però non demorde. Fa riferimento a lui Barbara Lezzi, che è la più grande sostenitrice della candidata 5 Stelle Antonella Laricchia. La quale ancora ieri confermava di non voler fare nessun passo indietro. Eppure era corsa voce che Vito Crimi e il ministro pugliese Francesco Boccia si dovessero incontrare all’inizio della settimana per tentare la strada dell’accordo. Anche perché la base grillina è favorevole all’intesa.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ajello Mario 
Titolo: Il retroscena – Marche ultima trincea pressing Pd sui grillini per salvare il governo
Tema: Scenario politico

Le prossime elezioni regionali possono segnare il destino sia della segreteria Zingaretti nel Pd sia dello stesso governo. E Zingaretti e Conte sanno che i loro destini sono intrecciati. E uno snodo cruciale potrebbe essere quello del voto nelle Marche. “Alleanze? Basta egoismi, pensiamo al Paese”, ha ribadito ieri Zingaretti, un appello vero e proprio al M5S. Ma sul candidato dem, Mangialardi, sindaco di Senigallia, i grillini nicchiano assai. Anche perché vivono in una terra in cui anche la crisi economica causata dal Covid impazza. L’Istat ha segnalato per le Marche un calo della produzione industriale del 28,4 per cento solo nel primo trimestre 2020, un crollo delle esportazioni del 10, con ll Cna che stima una riduzione del Pil intorno al 7,7. “Noi abbiamo un nostro candidato e si chiama Mercorelli, punto”, fanno sapere i grillini. Ma la trattativa prosegue. Mentre se ne sono andati da M5S il capogruppo in Regione e una consigliera, in disaccordo con i colleghi che non vogliono allearsi con il Pd – e proprio ieri hanno annunciato una lista civica a sostegno di Mangialardi assieme ad Articolo 1 – un’altra parte del movimento minaccia a sua volta l’ addio se verrà ritirato 11 nome di Mercorelli, plebiscitato sulla piattaforma Rousseau da ben 454 voti.
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Testata:  Giornale 
Autore:  de Feo Fabrizio 
Titolo: Il centrodestra al 49,2% E la Meloni supera il M5s – Il centrodestra vola al 49,2% E la Meloni supera i 5 Stelle
Tema: Scenario politico

Secondo un sondaggio realizzato da Monitor Italia, nato dalla collaborazione tra Agenzia Dire e Istituto Tecnè, in un anno Fratelli d’Italia ha guadagnato quasi il 10 per cento, mentre specularmente negli ultimi 12 mesi, la Lega di Salvini ha lasciato sul campo ben 12 punti. Da parte sua il Pd è a -3,4%; il M5S a – 2,3%. Mantiene intatto il suo elettorato, anzi guadagna qualcosa Forza Italia, con un + 0,3% di consensi in 12 mesi. Guardando alle coalizioni il centrodestra toccherebbe quota 49,2%. Se il centrodestra mostra buona salute, Nicola Zingaretti tenta ancora di strappare al fotofinish un accordo con i Cinquestelle per le Regionali, accordo raggiunto solo in Liguria, mentre Pd e M5S andranno divisi nelle altre cinque regioni al voto, Puglia compresa. “C’è una parte del Paese che dice che siamo subalterni ai Cinquestelle, che dice a loro che sono subalterni a noi. Lo fanno perché hanno paura dell’unità del centrosinistra. Vogliamo governare. Ma come si può soltanto teorizzare che, a prescindere dai programmi locali, insieme possiamo governare l’Italia, ma non nei territori?”, dice il segretario Pd.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guastella Giuseppe 
Titolo: Dai magistrati per sei ore il prestanome di Scillieri, contabile vicino alla Lega
Tema: Indagine su commercialisti vicini alla Lega

Arrestato mentre stava per fuggire in Brasile, Luca Sostegni ieri ha ammesso le proprie responsabilità nella vicenda dell’acquisto della sede di Lombardia Film Commission, dicendosi disposto a collaborare. Ora parla con gli investigatori che dopo le due ore davanti al gip lo hanno subito interrogato per altre quattro. Uno dei punti centrali è il ruolo della fiduciaria Fidirev di Milano dove 250 mila euro provenienti dalla compravendita sono stati accreditati da Sostegni sul mandato «N1200» e dal quale sarebbero partiti fondi destinati in Svizzera, dove la Procura ha avviato una rogatoria. Oggi il giudice Fanales deciderà se deve restare a San Vittore.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  s.d.r. 
Titolo: Sostegni ammette di aver preso i soldi “Racconterò tutto”
Tema: Indagine su commercialisti vicini alla Lega

Luca Sostegni, 62 anni, è stato interrogato per quattro ore a San Vittore dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, titolari dell’inchiesta sulla compravendita del capannone di Cormano da utilizzare come sede della Lombardia Film Commission. Nell’indagine è considerato uno dei prestanome dei commercialisti della Lega, messo a capo della Paloschi, la srl da cui è partita l’operazione che ha fatto incassare 800 mila euro alla Andromeda di Michele Schileri. Denaro poi confluito verso soggetti vicini al mondo leghista. “Non penso di essere così importante – ha detto ai magistrati – sono stato etichettato come il “prestanome della Lega”, ma sono disponibile a raccontare. Voglio liberarmi”. Sostegni ha ammesso di aver preso soldi dai professionisti legati al Carroccio, ma non perché voleva ricattarli e vendere il proprio silenzio. “Mi aspettavano l’arresto ma il mio ruolo è circoscritto”, ha detto durante l’interrogatorio a San Vittore, assistito dal suo legale, l’avvocato Daniela Pulito. Spiegando di essere solo una pedina di un’architettura creata da altri.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Serra Monica 
Titolo: Il retroscena – Lega, il prestanome parla “Pronto a raccontare tutto”
Tema: Indagine su commercialisti vicini alla Lega

Si è detto pronto a parlare Luca Sostegni, 62 anni, arrestato per il caso Film Commission. Pronto a raccontare tutto quello che sa non solo della compravendita “gonfiata” del capannone di Cormano, nel Milanese, sede della Lombardia Film Commission, un’operazione con cui tre commercialisti vicini alla Lega sono riusciti ad accaparrarsi 800 mila euro di fondi pubblici del Pirellone. Soldi che in parte sono confluiti, tramite una fiduciaria, su conti svizzeri di cui non si conoscono ancora gli intestatari. Sostegni, appena finito col gip Giulio Fanales (che deciderà se tenerlo o meno in carcere), ha riempito un verbale, il primo di una lunga serie, rispondendo a tutte le domande del procuratore aggiunto Eugenio Fusco, che coordina l’inchiesta per peculato e turbata libertà di scelta del contraente. Un’indagine del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf che porta anche in Svizzera. Perchè una parte degli 800 mila euro del Pirellone sono finiti su conti elvetici. E ad oggi non si conoscono i reali destinatari. Non è escluso, ma per ora non ci sono prove, che questi soldi siano finiti nelle casse della Lega.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martinengo Maria_Teresa 
Titolo: Azzolina in difesa: lavoro sulla sicurezza – Scuola, Azzolina tende la mano ai sindacati “Riaprire a settembre? Una sfida per tutti”
Tema: Scuola

Nell’incontro di ieri al liceo Massimo d’Azeglio con il Tavolo regionale del Piemonte per la riapertura della scuola, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha ascoltato molto e spiegato perché le preoccupazioni su organico, risorse, spazi, distanziamento e sicurezza in generale non dovrebbero avere sostanza, ribadendo l’intenzione di riaprire le scuole il prossimo 14 settembre. A chi le ricordava che Anci e Upi hanno ancora chiesto di far slittare, per le troppe incertezze, la data al 1 ottobre, Azzolina ha ribadito che “la data è quella del 14 settembre e spero che non ci sia più dubbio. Dal 1° settembre ci sarà il recupero degli apprendimenti per gli studenti che sono stati un po’ più in difficoltà”. La copertura degli organici con personale stabile non preoccupa la ministra: “Abbiamo ancora le graduatorie del concorso 2016, le graduatorie ad esaurimento. E poi, io sono l’ideatrice della “call veloce”, che consentirà ai docenti di trasferirsi da una regione all’altra volontariamente per prendere il ruolo. Senza contare il concorso straordinario che permetterà la retrodatazione dei ruoli al settembre 2020″.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bozza Claudio 
Titolo: Intervista a Dario Nardella – La scuola prima emergenza Le aziende e il Paese ripartono se i ragazzi tornano in classe»
Tema: Scuola

Intervista al sindaco di Firenze Dario Nardella, che interviene nella questione della riaperture delle scuole a settembre: “Oltre a lanciare allarmi bisogna darsi da fare. Possiamo farcela, ma il governo deve cambiare passo: mancano ancora le linee guida per i bambini da o a 6 anni e per il trasporto scolastico. Come è possibile? La scuola è la prima emergenza da risolvere: i ragazzi devono essere i primi a sconfiggere la “sindrome della caverna”. Se non tornano in classe è impossibile che le imprese e il Paese tutto possano ripartire”. Nardella spiega che a Firenze “stiamo correndo per adeguare le scuole: 300 in tutta la Città metropolitana. Metteremo a disposizione teatri, cinema, musei e impianti sportivi per ospitare gli studenti e consentire lezioni in presenza e in sicurezza. Le scuole, però, non Firenze è pronta a riaccogliere il mondo in sicurezza I.o smart possono pagare l’eventuale affitto di alcuni di questi luoghi, perché le risorse del governo si possono spendere solo sugli investimenti”. Dalla ministra Azzolina, Nardella si aspetta “più coraggio e determinazione nel fronteggiare sindacati e virologi. Perché in quasi tutti gli altri Paesi europei, seppure con limitazioni, hanno riaperto le scuole. Mentre il mio giudizio su Conte è positivo: a settembre avrà un’opportunità straordinaria, con i soldi messi a disposizione dalla Ue. Serviranno progetti pronti a partire e su questo la concretezza dei sindaci deve essere massima per rilanciare le città”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita 
Titolo: Intervista a Franco Locatelli – «I nuovi casi? La situazione è sotto controllo» – Locatelli: ora l’Italia è la migliore d’Europa Ma attenzione ai segnali d’allarme Cruciale tracciare i casi
Tema: Coronavirus, la situazione in Italia

Parla Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, a commento dei numeri dell’epidemia da Covid in Italia: “La situazione non è critica ed è sotto controllo. Non smetteremo mai di ricordare in modo ossessivo che i comportamenti virtuosi individuali sono fondamentali. Panico e terrore non hanno senso in questa fase anche se dobbiamo ascoltare i campanelli di allarme”, afferma, spiegando che c’è “allerta più che allarme. Sei regioni tra le più popolose hanno un Rt superiore a 1. Un monito. Il ruolo dei servizi territoriali è cruciale perché il veloce tracciamento dei casi permette di contenere i focolai”. Locatelli spiega che l’Italia nella gestione del coronavirus è ancora “la migliore in Europa. Guardiamo cosa sta succedendo a Barcellona, colpita da 700 contagi. Una città più piccola di Roma e meno complicata dal punto di vista della densità abitativa. L’auspicio era di trovarci a metà luglio con una maggiore riduzione  di casi e di essere promossi con voti alti. La piena sufficienza soddisfa”.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Europa, sussidi tagliati di 50 miliardi Freno ai fondi per chi non fa riforme – Recovery Fund, tagliati i sussidi Riforme o scatta il freno ai fondi
Tema: La trattativa a Bruxelles

Prosegue la difficile trattativa a Bruxelles sul nuovo bilancio comunitario al 2027 e sui fondi per la ripresa post-pandemia. Dopo una giornata di venerdì inconcludente, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha presentato ieri mattina ai capi di Stato e di governo una nuova bozza, confermando i tetti finanziari sia del bilancio (1.074 miliardi di euro) sia del Fondo (750 miliardi di euro), ma modificando le proporzioni soprattutto di quest’ultimo. Anziché 500 miliardi di sussidi e 250 miliardi di prestiti, prevedeva 450 miliardi di sussidi e 300 miliardi di prestiti, per venire incontro ai paesi che non vogliono sovvenzioni e preferiscono linee di credito. Nella proposta, le risorse da distribuire direttamente ai paesi membri per il rilancio della loro economia dopo lo shock provocato dall’epidemia influenzale salirebbero da 310 a 325 miliardi di euro. Il pacchetto messo sul tavolo da Michel va poi anche a toccare la questione dell’iter di approvazione dell’uso del denaro comunitario a livello nazionale, che prevede il benestare sul piano nazionale alla maggioranza qualificata dei paesi membri. Successivamente l’esborso verrebbe approvato dalla Commissione e un qualsiasi governo avrebbe tre giorni per chiedere un passaggio al Consiglio o addirittura al Consiglio europeo. Un diplomatico olandese ha giudicato positivamente la proposta, dopo che il premier Rutte venerdì aveva chiesto l’unanimità per concedere l’esborso. Pur di venire incontro ad alcuni paesi del Nord Europa, il presidente Michel ha anche proposto un aumento degli sconti per tre paesi sui cinque che godono di un rebate: Danimarca, Austria e Svezia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Muro contro muro, ma si tratta – Aiuti europei, l’Olanda non cede Si tratta sul «freno» ai piani nazionali
Tema: La trattativa a Bruxelles

Nemmeno durante la cena si sblocca la situazione di stallo del secondo giorno di trattative tra i 27 capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles.  Il Consiglio europeo straordinario avrebbe dovuto portare a un accordo sul Recovery Fund e il bilancio dell’Ue 2021-2027. Oggi si continua a trattare. Ieri la situazione sembrava potersi sbloccare, dopo l’ammorbidimento olandese sulle proposte del presidente del Consiglio europeo Michel sulla governance del Recovery Fund (le regole per l’accesso ai fondi in cambio di riforme), l’equilibrio tra gli aiuti (scesi a 450 miliardi) e i prestiti (saliti a 300 miliardi), nuove cifre a favore di Austria, Svezia, Danimarca, Olanda e Germania (i cosiddetti rebate). Ma poi il premier olandese Mark Rutte ha preso di nuovo in ostaggio i leader Ue insistendo sul voto all’unanimità per decidere l’approvazione dei piani nazionali di ripresa. E così la trattativa si è nuovamente arenata. A fine giornata non sarà solo Rutte a tenere la posizione. Anche gli altri Paesi nordici ovvero Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia, puntano i piedi perché non vogliono debito comune futuro. Nel tardo pomeriggio per tentare di sbloccare la situazione l’Italia avanza una propria proposta sulla governance: la valutazione sull’attuazione dei piani di riforma con il raggiungimento degli obiettivi concordati verrebbe approvata dal Consiglio con una maggioranza qualificata rafforzata. E un ruolo speciale del presidente del Consiglio europeo. Niente da fare. Lo stallo rimane.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto – Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Sul filo del rasoio – Fondi Ue, battaglia nella notte I veti paralizzano l’Europa
Tema: La trattativa a Bruxelles

Seconda notte di intensi confronti a Bruxelles tra i leader europei sul Recovery Fund. Dopo il flop di venerdì, sabato è stata un’altra giornata di tensioni, fino al tentativo di estrema mediazione arrivato in serata da parte di Angela Merket ed Emmanuel Macron, al fianco del presidente del Consiglio europeo Charles Michel. In mattinata lo stesso Michel aveva avanzato una nuova traccia di intesa, che per l’Italia aveva il sapore della sconfitta. Scendono dl 50 miliardi i 500 di aiuti a fondo perso, salgono in ugual misura i prestiti, che toccano quota 300 miliardi. Crescono i rebates per i nordici, gli sconti al loro versamenti al Bilancio Ue. Ma è sulla governance che Conte capisce di essere sull’orlo del precipizio: Michel, per andare incontro all’Olanda soprattutto, propone che la pagella di Bruxelles venga votata a maggioranza qualificata dall’Ecofin, lasciando quindi la possibilità a un gruppo di paesi che rappresenta il 35% della popolazione Ue di bloccarla; ma oltre a questo, Michel propone anche che ogni Paese possa bloccare anche il versamento delle singole tranche di soldi del Recovery a un partner attivando entro tre giorni un “Emergency brake”, investendo il Consiglio europeo, ovvero i leader, oppure l’Ecofin, di valutare se abbia mantenuto le promesse intermedie su riforme, investimenti e infrastrutture. I governi sbloccherebbero i fondi solo quando avranno “risolto la questione in modo soddisfacente”. Per Conte il “super freno” non può passare. Per Rutte invece è “un passo avanti”. Il premier italiano nel pomeriggio lotta insieme a Sanchez e presenta una sua proposta per tornare indietro al solo voto dell’Ecofin (senza “freno d’emergenza”), che pure l’Italia fino a pochi giorni fa giudicava «inaccettabile». Nel tardo pomeriggio Conte incontra di nuovo Merkel e Macron, poi Rutte e Von der Leyen. Viene fatto trapelare che a cena arriverà la terza bozza di compromesso del vertice, ma poi viene rinviata a stamane.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Il retroscena – Il sabato da incubo del Premier: “E ora?” – Conte sfinito per i no ora teme per il governo “Non torno senza un’intesa”
Tema: La trattativa a Bruxelles

Il premier Conte deciso a trattare ad oltranza con gli altri leader europei a Bruxelles. “Non posso tornare a casa senza un’intesa – confida – a Roma non aspettano altro per mettermi in discussione”. Il premier si trova di fronte a un bivio: ribaltare il tavolo, facendo capire che il governo italiano non scherza. Oppure restare seduto e cedere un millimetro alla volta, per tentare di portare a casa comunque «una montagna di soldi», anche se a condizioni sgradite. La seconda strada pare quella imboccata dal governo italiano. Il negoziato è durissimo, racconta in una inusuale diretta Facebook a Consiglio in corso. Un fallimento del vertice attiverebbe una serie di azioni a catena pericolose. In primis, sui mercati da lunedì mattina. Ma anche nello scacchiere politico interno, dove Salvini già da metà pomeriggio aveva iniziato ad attaccare il premier, chiedendone le dimissioni. Per chi ha puntato tutto sui 750 miliardi del Recovery, è oggettivamente un problema. Aggravato dall’imminente decisione sul Mes: quel che appare già certo infatti è che l’Italia prima del 2021 potrà contare su appena tre miliardi e che i 37 del Fondo Salva Stati diventano così fondamentali per mettere mano alla sanità. “Da domani – è la linea trasmessa da Roberto Gualtien al resto dell’esecutivo, mentre a Bruxelles si tratta – valuteremo se e come usare il fondo”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – Conte alla guerra dei veti Stallo sul Recovery Fund – Conte, gli alleati non bastano “Più complicato del previsto”
Tema: La trattativa a Bruxelles

Proseguono le discussioni a Bruxelles sul Recovery Fund. Una trattativa “durissima”, come ammette lo stesso premier Conte. Venerdì notte l’ennesimo vertice a tre con Angela Merkel ed Emmanuel Macron, dopo la giornata più difficile. Conte probabilmente non si aspettava una salita così ripida, confidando nella mediazione della Merkel verso l’intransigenza olandese. Le illusioni di Conte si infrangono, poco prima di pranzo contro la nuova bozza del presidente del Consiglio europeo Charles Michel che di fatto consegna nelle mani anche di un singolo Paese il diritto di veto sugli aiuti, attraverso il meccanismo del “Freno di Emergenza”. Una sorta di mini-trojka che penalizzerebbe i Paesi più fragili, Italia in primis. Ed è solo l’inizio. Anche perché, contemporaneamente, parte un attacco su più fronti. La richiesta dei frugali di un taglio ulteriore dei 750 miliardi di euro che compongono il fondo è definita «abnorme». Conte reagisce come può: evoca una rappresaglia nei futuri confronti europei, sostiene che l’Italia chiederà di avviare una riforma organica “in modo da affrontare una volta per tutte surplus commerciali e dumping fiscali, per competere ad armi pari”. Il riferimento all’Olanda è chiaro. Ma le minacce evaporano in fretta. Tre ore dopo, nel disorientamento generale, Conte sceglie di fissare un punto con un video su Facebook che è l’ammissione dello «stallo» che si sta rivelando «molto complicato, più complicato del previsto». Il presidente del Consiglio sa che non può tornare a Roma con una sconfitta di tale portata e così deve muoversi tra spiragli e strettoie, che si aprono e si chiudono nel vortice di incontri ristretti e bilaterali che scandiscono il passare delle ore. All’ora di cena, gli italiani hanno in mano una controproposta che ammorbidisce il potere di veto richiesto dall’Olanda. Lo fa con la formula della maggioranza qualificata e non più dell’unanimità che vuole Rutte. Di fatto è una capriola all’indietro sul calco della prima bozza Michel, quella che Conte ha respinto per giorni.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Sforbiciata a ricerca, agricoltura e sanità Così l’Europa saccheggia i suoi programmi
Tema: La trattativa a Bruxelles

Il Consiglio europeo è intenzionato ad andare in una chiara direzione: per cercare di salvaguardare il più possibile i fondi destinati alle riforme nei singoli Paesi, saranno sacrificati alcuni programmi europei, ricerca, sviluppo econostenibile, protezione civile e sanità in primis. Ma soprattutto rischia di essere totalmente azzerato il nuovo strumento da 26 miliardi nato per sostenere le aziende che si trovano in crisi a causa del coronavirus. Un colpo di mannaia che già suscita malumori al Parlamento europeo. Ad alzare la voce sono le associazioni di categoria, a partire dalla Confindustria europea, la Business Europe, “preoccupata” per le proposte di taglio emerse nel summit di ieri. La prima soluzione di compromesso ideata da Charles Michel – che potrebbe essere ulteriormente inasprita – riduce di un terzo tutti i programmi europei che erano stati inseriti nel Recovery Fund: dai 190 miliardi previsti ne sono stati tolti 65. Il taglio più sostanzioso, come detto, è per lo strumento da 26 miliardi per la solvibilità delle imprese, che viene cancellato. Significativo anche il taglio all’altro programma che prevede l’intervento della Banca europea per gli investimenti, vale a dire il piano InvestEU: dei 30,3 miliardi messi nel Recovery, ne resterebbero solo 11,5.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trovato Isidoro 
Titolo: Tasse, la protesta dopo no al rinvio – Fisco, commercialisti verso lo sciopero L’altolà di Forza Italia: disobbedienza
Tema: Fisco

Nessuna proroga alle scadenze fiscali. Il Ministero dell’Economia chiude all’ipotesi di rinvio del pagamento al 30 settembre, già slittato dal 30 giugno al 20 luglio. I commercialisti hanno invocato il rinvio sostenendo che il mese di luglio ha subìto un sovraccarico di scadenze accumulate e perorando la causa dei professionisti in difficoltà, ma l’ipotesi di proroga è stata rigettata: il rinvio a settembre avrebbe bloccato un flusso di tributi di circa 8,4 miliardi di euro. Troppo per le boccheggianti casse di Stato di questa fase. Ma i commercialisti insistono: “Siamo convinti — affermano in una nota congiunta il Consiglio nazionale e tutte le sigle sindacali dei commercialisti — che il governo si stia esponendo a una magra figura, perché tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”. Una retromarcia invocata da tutti i partiti dell’opposizione: dalla Lega a Forza Italia si registra una levata di scudi contro quello che reputano un errore da parte del governo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Patucchi Marco 
Titolo: Il governo tira dritto sul Tax Day: “Sono 8,4 miliardi e ci servono” – Il tax day divide la maggioranza Commercialisti pronti allo sciopero
Tema: Fisco

Mentre il governo si prepara ad allungare fino al termine dell’anno cassa integrazione, moratoria sui licenziamenti e sospensione delle causali per i rinnovi dei contratti di lavoro a termine, respinge l’appello dei commercialisti che, a nome dei contribuenti, chiedevano una dilazione al 30 settembre delle scadenze fiscali. Come annunciato alla Camera dal sottosegretario al Tesoro, Alessio Villarosa (che si è detto “rammaricato” per la notizia), non ci sarà proroga dei versamenti fiscali programmati per lunedì. Polemiche nel centrodestra, ma anche nella maggioranza, con Italia Viva che non ci sta. “Non spostare le scadenze fiscali è un grave errore”, ha scritto sul suo blog Davide Faraone, capogruppo al Senato. “Serve più tempo per pagare le tasse. Torneremo alla carica, ricordando che Italia Viva al Senato è decisiva per la maggioranza”. Sono due le scadenze ordinarie a suo tempo fatte slittare per l’emergenza Covid: quelle del 30 giugno e 30 luglio rispettivamente al 20 luglio (lunedì appunto) e al 20 agosto. “L’ulteriore proroga inciderebbe sulle previsioni delle imposte autoliquidate, nella nota di aggiornamento del Def da presentare entro fine settembre”, ha spiegato Villarosa.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Allarme conti in attesa degli aiuti Servono subito 20 miliardi
Tema: Conti pubblici

Servono subito 20 miliardi all’Italia per  rifinanziare la cassa integrazione, rateizzare le tasse e aiutare i Comuni dopo lo shock della pandemia. La caccia alle risorse quest’anno non ci sarà, perché lo strumento è uno solo: più deficit. Del resto, sospeso il Patto di stabilità europeo e con l’economia mondiale in pesante recessione, è l’unica strada percorribile. Fino a oggi il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri hanno chiesto per i due decreti, Cura Italia e Rilancio, circa 80 miliardi, il deficit è salito al 10,4 per cento del Pil e il debito ha raggiunto il 155,7 per cento del Pil. Cifre destinate a satire con ll nuovo intervento già annunciato dall’esecutivo. I calcoli che in queste ore stanno facendo al Tesoro sono fortemente condizionati dal serrato calendario delle prossime settimane e da quanto accade a Bruxelles. Dopo il decreto e relativo sforamento ad agosto, arriverà settembre con due nodi cruciali: la nuova nota di aggiornamento al Def, dove si aggiornano conti pubblici, e il Recovery plan, cioè il piano dettagliato di investimenti da spedire alla Commissione per ottenere l’attivazione di prestiti e “grant”, cioè a fondo perduto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: «I ristoratori in crisi? Aiutiamoli a fare altro» Polemica su Castelli
Tema: Polemiche sul viceministro Castelli

Polemica sulle parole della viceministra all’Economia Laura Castelli al Tg2: “Se una persona decide di non andare più al ristorante, bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività, a non perdere l’occupazione, e va sostenuto nella sua creatività, magari ha visto che c’è un nuovo business che può affrontare: questa crisi ha cambiato la domanda e l’offerta di questo Paese”, ha detto l’esponente pentastellata, suscitando la reazione delle opposizioni: “Dopo aver massacrato il settore con divieti e regole assurdi — dice Giorgia Meloni — ora i ristoratori devono cambiare lavoro?”. Ma le parole della Castelli fanno male soprattutto a quel mondo della ristorazione che sta attraversando la crisi economica più profonda con migliaia di esercizi già chiusi. È la Fipe-Confcommercio a fare i conti: 300 mila imprese con oltre i milione di lavoratori. «Non è invitando gli imprenditori a cercare nuovi modelli di business che si aiuta un settore che andrebbe tutelato e aiutato a rilanciarsi», dice il presidente Lino Stoppani che esprime «stupore e sconforto» per le parole «infelici» della viceministra.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Triplo rogo, colpita la cattedrale di Nantes – In fiamme la cattedrale di Nantes Tre punti d’innesco: «Atto volontario»
Tema: Rogo a Nantes

A poco più di un anno dal devastante incendio a Notre-Dame, la Francia è sconvolta da un altro disastro in una cattedrale, stavolta quella dei Santi Pietro e Paolo di Nantes: le fiamme sono partite nello stesso momento da tre punti diversi, come risulta dalle prime ricostruzioni, mentre il procuratore Pierre Sennès ha aperto un’inchiesta per «incendio volontario».  I danni sono notevoli. “Il grande organo è completamente distrutto”, dice padre François Renaud, responsabile della cattedrale. II tetto invece, a differenza di quello di Notre-Dame, ha resistito perché dopo un precedente grave incendio, nel 1972, è stato rifatto in cemento armato. Il disastro ha subito assunto una connotazione politica: sui social media sono apparse le offese e il giubilo di anarchici e estremisti di sinistra, attivi nella zona di Nantes, e le allusioni complottiste degli estremisti di destra, certi che il rogo fosse un’attacco alla cristianità e alla millenaria civiltà francese sferrato dal nemico.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  A.Gi. 
Titolo: Rogo a Nantes, è un’altra cattedrale L’allarme dei vescovi d’Oltralpe
Tema: Rogo a Nantes
Di nuovo fiamme in una cattedrale francese, di nuovo un rogo che divora in pochi minuti un gioiello gotico e minaccia alcuni dei suoi tesori. L’incendio è scoppiato ieri mattina nella cattedrale di San Pietro e Paolo di Nantes. Distrutti l’organo secolare e la grande vetrata sulla facciata del monumento. Sul disastro si agita lo spettro del gesto criminale, nonostate non vi siano segni di effrazione (le fiamme sono divampate alle sette del mattino). “Una nuova ferita per i cattolici” è lo straziante commento del presidente della conferenza dei vescovi Eric de Moulins-Beaufort. Davanti al sagrato di San Pietro e Paolo sono arrivati il premier Jean Castex e i ministri dell’Interno e della Cultura. “Ci impegniamo a velocizzare la fase di ricostruzione” ha detto Castex senza sbilanciarsi sull’origine dell’incendio. Ma la destra è già all’attacco, con la Le Pen che chiede “verità” e la nipote Marion Maréchal agita sospetti anche sul rogo di Notre-Dame.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  S. Mon. 
Titolo: Intervista a Julien Lacalze – «Le chiese in Francia sono il principale museo, la paura non le chiuda»
Tema: Rogo a Nantes

Le parole di Julien Lacaze, presidente dell’associazione Sites e Monuments, la più antica di Francia, dopo l’incendio nella cattedrale di Nantes: “Per Notre-Dame, un incendio accidentale, ci sono state forse un’assenza di investimenti nel tempo, troppe economie in termini di sorveglianza. A Nantes il rogo pare volontario, bisogna investigare per capire che cosa sia successo”, spiega. Aggiunge Lacaze: “Capisco l’emozione, ma è presto per dare qualsiasi interpretazione. E vero che a Nantes chiunque abbia appiccato il fuoco ha compiuto un gesto estremo, di rottura con la società, quindi è preoccupante. Ora spero però che chiese e cattedrali restino aperte: i loro tesori spesso nascosti ne fanno il primo museo di Francia, aperto e gratuito per tutti. Sarebbe un peccato se per proteggersi fossero costrette ad allontanarsi dai cittadini”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Femia Filippo 
Titolo: Boom di contagi, l’Italia è accerchiata
Tema: Coronavirus all’estero

La curva dei contagi in Europa fa scattare l’allarme: nelle ultime 24 ore la Francia ha registrato 836 casi (un incremento di oltre il 50%). Spostando lo sguardo a Est, la situazione non migliora. A preoccupare è soprattutto la Romania: qui ogni bollettino quotidiano aggiorna il record del giorno precedente. Ieri i contagi erano 889, il dato più alto da inizio pandemia. E il continuo flusso di persone dal Paese dell’Est allarma le autorità sanitarie italiane. In Slovenia e Croazia i nuovi contagi rimangono a due cifre, ma con aumenti allarmanti: rispettivamente +26 e + 18%. Sotto osservazione anche Serbia, Kosovo e Montenegro, da poco inseriti nella «black list» dal ministro Roberto Speranza. La situazione che tiene in ansia l’Europa, però, riguarda la Spagna: i contagi sono tornati ai livelli di due mesi fa. Nel Paese, al settimo posto per numero di vittime, i focolai attivi sono oltre 150. I dati diffusi ieri dal ministero della Salute spaventano gli esperti: 628 infezioni in 24 ore, il numero più alto dall’8 maggio. A Barcellona c’è l’ipotesi di un giro di vite che costringerebbe tutti i cittadini a un nuovo confinamento obbligatorio nelle prossime due settimane. L’evoluzione della situazione spagnola è monitorata «con grande attenzione» dalla Francia. Il primo ministro transalpino Jean Castex non ha escluso una nuova chiusura delle frontiere coni vicini.
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Testata:  Avvenire 
Autore:  Guterres Antonio 
Titolo: Combattiamo la disuguaglianza aumentata dalla pandemia
Tema: Coronavirus all’estero

Intervento di Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu: “Alti livelli di disuguaglianza hanno contribuito a creare la fragilità globale che il Covid-19 ha evidenziato e sfruttato. Il virus getta luce su disuguaglianze di tutti i tipi. Esso pone i maggiori rischi sanitari ai più vulnerabili, con un impatto sociale ed economico concentrato su coloro che sono meno attrezzati per farvi fronte”, sostiene, spiegando: “Se non agiamo ora, altri 100 milioni di persone potrebbero essere spinte in uno stato di povertà estrema, con il rischio di assistere a carestie di proporzioni storiche”. Prosegue Guterres: “Il Covid-19 è una tragedia umana, che ha anche creato l’opportunità generazionale di costruire un mondo più equo e sostenibile, basato su due idee centrali: un Nuovo Contratto Sociale, e un Nuovo Accordo Globale (…) Occorre una tassazione giusta su redditi e benessere, e una nuova generazione di politiche di tutela sociale, con reti di sicurezza che includano la Copertura sanitaria universale e la possibilità di un Reddito universale di base esteso a tutti. Per rendere possibile il Nuovo Contratto Sociale, abbiamo bisogno di un Nuovo Accordo Globale che garantisca che potere, ricchezza e opportunità siano condivisi più ampiamente ed equamente a livello internazionale”.
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Testata:  Manifesto 
Autore:  Tonello Fabrizio 
Titolo: Trump e il virus mettono a rischio le presidenziali – Trump e il Covid giocano contro le elezioni
Tema: USA

La legge statunitense stabilisce che il voto per le presidenziali avvenga “il primo martedì che segue il primo lunedì di novembre”, ed è così dal 1845. Ma sulla tornata elettorale del 2020 c’è una grande incognita, quella relativa alla pandemia da coronavirus, ancora imponente negli USA. Ci si chiede se il presidente Trump, molto indietro nei sondaggio rispetto al proprio avversario Biden, non stia pensando a posticipare il voto approfittando proprio della situazione Covid, che ieri registrava 75.000 casi in più rispetto a venerdì, portando il totale delle vittime a oltre 141.000. Proprio la pandemia potrebbe fornire il pretesto per rinviare le elezioni, o fare in modo che votino meno americani possibile: l’unica speranza dei repubblicani è un’affluenza alle urne scarsa, in particolare negli stati chiave come Ohio, Pennsylvania, Florida. La data del voto è fissata per legge, quindi occorrerebbe una decisione del Congresso per modificarla ma non sarebbe la prima volta nella storia degli Stati Uniti che i presidenti si arrogano poteri che non hanno, in nome dell’emergenza, usando gli Executive Orders.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: L’America piange Lewis in lotta da Luther King a Black Lives Matter
Tema: Morte di John Lewis

Muore all’età di 80 anni per un tumore al pancreas John Lewis, 15 volte deputato democratico della Georgia e volto storico delle lotte della comunità afroamericana: il giovane che a Selma marciò al fianco di Martin Luther King, riconoscibile nelle foto dl quel giorno per l’impermeabile chiaro e lo zaino in spalla. Lewis era nato nel 1940 a Troy, Alabama, nel Sud profondo e razzista e per più di 50 anni aveva guidato le marce afroamericane. A 21 anni viaggiò da Washington a New Orleans coi primi “Freedom Riders” – 6 neri e 7 bianchi • per far valere la sentenza della Corte Suprema che aveva appena riconosciuto come anticostitúzionale la segregazione sui bus. Deputato dal 1986, sempre rieletto nella sua Atlanta con almeno il 70% di preferenze, da politico navigato era sempre pronto a stringere mani. Ma anche a bacchettare gli avversari. Nel 2016 boicottò l’insediamento di Donald Trump accusandolo di essere in combutta col russi. Lo scorso giugno era a Washington con la sindaca Muriel Bowser ad assistere al cambio di nome del tratto di strada davanti alla Casa Bianca trasformato in “Black Lives Matter Plaza”. Obama gli rese omaggio nel 2011, insignendolo con la Medaglia per la libertà, la più alta onorificenza della Casa Bianca.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Magnani Alberto 
Titolo: La guerra del Nilo tra Egitto e Etiopia – Guerra del Nilo Egitto-Etiopia per la «diga della Rinascita»
Tema: Tensione Egitto/Etiopia/Sudan

La tensione sta crescendo tra Etiopia, Egitto e Sudan dopo che l’acqua ha iniziato a fluire nel bacino della Grand Ethiopian Renaissance Dam. Il Cairo e il Sudan accusano Addis Abeba, che così potenzierà la capacità di produzione elettrica, di averlo deciso senza consultarli. Il governo etiope ha smentito qualsiasi coinvolgimento diretto, spiegando che l’aumento dei livelli di acqua è dovuto all’intensità delle precipitazioni nella stagione delle piogge. Le immagini fornite dai satelliti offrono versioni contrastanti e, nell’attesa. Egitto e Sudan chiedono chiarimenti più netti sull’accaduto. Il bacino della diga può contenere 74 miliardi di metri cubi d’acqua e due centrali elettriche capaci di generare circa 6.000 megawatt di elettricità. Un picco che raddoppierebbe la capacità di produzione energetica dell’Etiopia, affrancandola dalla carenza di elettricità che rallenta la crescita economica e nega la corrente a oltre la metà di una popolazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Riccardi Andrea 
Titolo: Il corsivo del giorno – Libia, l’Italia non ha coraggio e perde la dignità
Tema: Libia

Nonostante gli interessi petroliferi dell’Eni e la simpatia dei libici, l’Italia rischia di svolgere un ruolo da comparsa nella questione libica. Non da oggi, ma da quando si associò alla caduta di Gheddafi, non avendo imparato dall’Iraq. Oggi 50.000 esseri umani sono ingabbiati in una Libia divisa e violenta: lager, con torture acclarate dai giudici, che però sono sovrastate dalla paura italiana per “il grande sbarco”. E da qui il rifinanziamento alla guarda costiera libica deciso dalla Camera. Il voto del Pd stupisce, ma non troppo: già nella passata legislatura ha lasciato cadere la cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia. Il vero problema è «svuotare i centri di detenzione». Il ministro Lamorgese l’ha detto a Tripoli. E una questione da gestire senza paura. In cui l’Italia dovrebbe svolgere un ruolo da capofila a livello europeo, proprio per affrancarsi dalla complicità con i libici, assumendo una forte posizione umanitaria.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Pizzati Carlo 
Titolo: Pirati all’arrembaggio Nei mari dell’Asia torna la rotta del terrore
Tema: Pirateria

Gli atti di pirateria in Asia sono infatti raddoppiati da gennaio a giugno di quest’anno con 50 assalti alle navi, 16 dei quali solo nello stretto di Singapore. I Paesi più colpiti sono Bangladesh, India, Indonesia, Filippine, Vietnam e il Mar cinese meridionale. Il bottino a volte è magro, ma può arrivare a milioni di dollari. Molti degli assalti sono definiti come “opportunistici,” dall’ente di controllo dell’Accordo di cooperazione regionale per la lotta alla pirateria e alle rapine a mano armata contro le navi in Asia. Secondo Brandon Prins, esperto di pirateria dell’università del Tennessee, il coronavirus ha peggiorato la situazione. Ma ci sono anche i sequestri di persona: in Asia cinque marinai sono ancora ostaggio dei pirati e, in tutto il mondo, sono 77 i marinai rapiti da gennaio a oggi. L’arcipelago indonesiano con i suoi 95 mila chilometri di coste è impossibile da pattugliare. E difatti proprio qui si verifica il 40% degli attacchi.
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