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SINTESI IN PRIMO PIANO – 18 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Green pass ai politici, ora Salvini apre: giusto essere noi i primi;
– Le città al voto: da Nord a Sud stavolta a rischiare è la destra;
– Transizione ecologica, Draghi all’Ue: tutelare i deboli;
– Colao: troppi controlli sul Recovery il ritardo costa 120 milioni al giorno;
– L’e-fattura certifica la ripresa: 253 miliardi in più fino a giugno;
– Caso sottomarini: la Francia richiama gli ambasciatori da Usa e Australia;
– Il Cremlino fa oscurare la app per il voto intelligente dei sostenitori di Navalny.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Green pass, si controllerà così – Si potrà chiedere a tassisti e artigiani di mostrare il green pass
Tema: Green pass

Il sistema di controllo è lo stesso, ma sono diverse le sanzioni tra íl settore pubblico e quello privato. Ecco le regole del decreto del governo che impone dal 15 ottobre l’obbligo di avere il green pass a tutti i lavoratori. Uno degli interrogativi principali riguarda chi deve controllare che il lavoratore sia in regola. Il primo aspetto da chiarire è che l’onere del controllo è attribuito al datore di lavoro, o al direttore dl un pubblico ufficio, ma non spetta mai al cliente, all’utente o al cittadino che usufruisce di un servizio. Nel decreto è scritto che «i datori di lavoro della Pubblica amministrazione e del settore privato sono tenuti a verificare il rispetto delle prescrizioni». Ecco perché, entro la data di entrata in vigore del provvedimento, bisognerà stabilire le modalità di controllo della certificazione e individuare un dipendente che abbia la responsabilità degli accertamenti. Si potrà effettuare Il controllo all’ingresso oppure chiedere ai dipendenti di consegnare il proprio green pass in modo da poter archiviare la data di scadenza del certificato. I lavoratori dipendenti di ditte esterne dovranno esibire i green pass al momento dell’accesso, ma saranno i loro datori di lavoro ad avere la responsabilità di controllare che siano in regola con la normativa. I sistemi anche informatici di controllo saranno indicati nelle linee guida che verranno scritte nei prossimi giorni dal ministri della Funzione Pubblica Renato Brunetta e della Salute Roberto Speranza e firmate da Draghi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bozza Claudio 
Titolo: Green pass ai politici, ora Salvini apre: giusto essere noi i primi
Tema: Green pass

«Abbiamo scongiurato l’obbligo vaccinale, ottenuto tamponi gratis per chi è in difficoltà, calmierati per gli altri, abbiamo evitato che il green pass fosse obbligatorio per i mezzi pubblici». II giorno dopo che il governo ha approvato l’obbligo di green pass per 23 milioni di italiani, Matteo Salvini aggiusta ancora la mira rispetto all’estensione della stessa certificazione verde contro cui si era battuto fino a poche ore prima che iniziasse il Consiglio dei ministri che ha sancito la radicale svolta voluta da Draghi. II leader della Lega, sempre nell’ambito di questa rinnovata linea caldeggiata dagli altri big leghisti, rilancia: «E’ ovvio che il green pass va esteso a parlamentari e consiglieri regionali, se la politica impone un lasciapassare agli altri lavoratori, i politici devono essere i primi a rispettare le regole». E sempre in questa nuova direzione omogenea del Carroccio, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti si rivolge così a quel mondo: «Io capisco ma non condivido i No vax. Non condivido e non capisco chi non vuole nemmeno il tampone». Le frizioni non mancano però anche sull’altro fronte della maggioranza. Ieri il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha rilanciato sull’aumento delle capienze in cinema e teatri, spazi culturali messi in ginocchio dalla pandemia e che stentano a ripartire: «Entro il 30 settembre ci sarà un parere del Comitato tecnico scientifico e poi io spero in una misura di allargamento, perché in teatro credo ci siano le condizioni di sicurezza e lo stesso vale per il cinema. Credo che stiamo andando in quella direzione».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolò 
Titolo: Intervista a Andrea Orlando – “Il Green Pass è legittimo i ricorsi non ci spaventano” – “Non temiamo i ricorsi sul Green Pass se la Lega esce non mi strappo i capelli”
Tema: Green pass

ll Green Pass per entrare nei luoghi di lavoro è uno strumento solido e «ci sono tutti i presupposti giuridici perché venga utilizzato». Andrea Orlando non teme un’ondata di ricorsi contro il provvedimento appena varato dal governo: «Capisco la preoccupazione di chi non è vaccinato – dice il ministro del Lavoro – ma credo sia giusto considerare anche la preoccupazione di chi è vaccinato e vuole andare in ufficio con tranquillità». Ospite della quarta tappa de “L’alfabeto del Futuro”, a Genova, intervistato dal direttore de La Stampa Massimo Giannini, Orlando assicura che l’ulteriore estensione dell’obbligo del certificato Covid servirà a contrastare il virus, ma ci saranno anche «effettivi positivi dal punto di vista economico». Che tipo di spinta si aspetta sul fronte del Pil? «Da una parte così scongiuriamo il rischio di nuove chiusure, dall’altra il pass ci consente di svolgere varie attività con standard di sicurezza ancora più elevati. Si creano le condizioni per usare spazi sociali e mezzi di trasporto con più tranquillità, favorendo migliori risultati economici. Ad esempio, stiamo discutendo di come, nelle prossime settimane, si tornerà a usare pienamente le sale di cinema e teatri: questo è possibile grazie al Green Pass».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Enrico Letta – «Sì al metodo del premier L’obbligo scelta giusta» – «Il green pass può evitare l’obbligo di vaccinazione Per le categorie economiche è la fine di un incubo»
Tema: Green pass

Soddisfatto per l’introduzione del green pass, a suo agio con il «metodo Draghi» e, almeno all’apparenza, non troppo interessato ai sondaggi sul Pd. All’ultimo miglio di una campagna elettorale giocata «Comune per Comune», Enrico Letta guarda con ottimismo alla sua sfida personale per un seggio di deputato a Siena. E derubrica le amministrative a una «dimensione civica», da cui non dovrà derivare alcuna conseguenza politica. Perché è così entusiasta del super greén pass? «E’ la scelta giusta, al momento giusto e col metodo giusto. Nei tanti incontri elettorali con le categorie economiche e i sindacati ho riscontrato solo giudizi positivi. Per le categorie economiche è la fine dell’incubo della non chiarezza. A opporsi è una parte minoritaria, che rispetto, ma il metodo è giusto. Draghi ha fatto molto bene a non precipitare le cose, con un lavoro di convincimento graduale». Se il prossimo passaggio fosse l’obbligo vaccinale, la maggioranza reggerebbe? «Le cose vanno fatte un passo dopo l’altro. L’estensione del green pass, se bene attuata, può evitare l’obbligo. Dipenderà tutto dalla serietà degli italiani, dal modo in cui si applicherà il certificato e da come si muoverà il virus nelle prossime settimane».
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Testata:  Repubblica
Autore:  Cappellini Stefano 
Titolo: Le città al voto: da Nord a Sud stavolta a rischiare è la destra – Alle comunali stavolta è la destra che rischia Salvini più di tutti
Tema: Amministrative

Per una volta rischia di più la destra. Da quando le amministrative sono diventate l’equivalente politico delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti – con la non trascurabile differenza che lì c’è una scadenza per ogni quadriennio, in Italia ogni anno si blocca per tre o quattro mesi l’attività parlamentare in attesa del responso locale – è una delle poche occasioni in cui la sinistra parte con un vantaggio di posizione. Lo certificano anche i sondaggi Youtrend pubblicati in questi giorni da Repubblica, che assegnano alla coalizione di centrosinistra, nei suoi diversi assetti, addirittura la possibilità di una vittoria in tutte e cinque le principali città al voto. In particolare appare difficile che il successo – al primo turno o al ballottaggio – possa sfuggire a Milano, Napoli e Bologna. Più aperte e imprevedibili le sfide di Roma e Torino, quest’ultimo forse il Comune dove il centrodestra ha più possibilità di vittoria al secondo turno. Nella Capitale i giochi sono complicati dalla corsa a quattro – il dem Roberto Gualtieri, il meloniano Enrico Michetti, la sindaca uscente Virginia Raggi e l’indipendente Carlo Calenda – che non garantisce ancora con certezza che il ballottaggio avvenga tra i candidati dei due poli tradizionali. Il Pd di Enrico Letta, al suo debutto elettorale da segretario, duplice e personale vista anche la sua contemporanea candidatura alle suppletive per la Camera nel collegio di Siena, potrebbe incassare un doppio risultato: prevalere nel computo finale delle città e certificare la dipendenza del M5S dall’alleanza con i dem, visto che le uniche due realtà dove il Movimento guidato da Conte ha chance concrete di uscire dignitosamente dalle urne sono proprio le due città nelle quali è stato chiuso da subito l’accordo giallorosso, a sostegno di Manfredi Napoli e Lepore a Bologna.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Le città al voto: da Nord a Sud stavolta a rischiare è la destra – Raggi, l’ultima dei 5Stelle duri e puri vince tra la base, arranca a Roma
Tema: Amministratve – Roma

Sottovoce, il Movimento la chiama “l’ultima Di Battista”. Virginia Raggi incarna il volto lontano dell’ortodossia grillina pur essendo, dei 5 stelle, una delle prime ad aver avuto responsabilità amministrative. Ha vinto Roma, più di cinque anni fa, per un’intuizione di Gianroberto Casaleggio, che in mezzo ai quattro consiglieri comunali uscenti scelse lei. Il provino fu un rapido passaggio tv a In mezz’ora, da Lucia Annunziata, dove l’avvocata travolse Marcello De Vito, Enrico Stefano e Daniele Frongia per piglio, parlantina e fotogenia. Da allora, una cosa non è mai cambiata: forte sui social e in tv, debole nella gestione della città e della squadra chiamata a governarla. Così, il voto per il comitato di garanzia sulla nuova piattaforma M5S dice ancora una volta che Raggi è la più amata (è prima con dietro Roberto Fico e Luigi Di Maio). Il meccanismo della doppia preferenza di genere forse la favoriva, ma è un fatto che a livello nazionale il Movimento d’antan – non è un caso che Raggi sia nella rosa di nomi scelta da Beppe Grillo, non in quella di Giuseppe Conte – veda in lei una beniamina, osannata nelle kermesse a 5 stelle, difesa sui social davanti a chiunque osi metterne in dubbio le qualità. A livello nazionale, il consenso alimentato dalle pagine social è altissimo e rivaleggia con quello dell’ex premier. E così Conte di lei non si fida, tanto che – racconta chi gli ha parlato – guarderebbe con favore al ruolo di Raggi nel comitato dei garanti perché questo lo toglie dall’imbarazzo di doverle affidare altre posizioni nella futura guida politica. Del resto, il gruppo residuo degli ortodossi M5S vede proprio nella sindaca di Roma una delle possibili alternative all’avvocato.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bassi Andrea 
Titolo: Roma, tegola sul bilancio: 2 miliardi di vecchi debiti – Roma, il vecchio debito torna al Campidoglio una tegola da 2 miliardi
Tema: Debito Comune di Roma

Come la polvere messa sotto un tappeto, cosi il vecchio debito del Comune di Roma “segregato” nella gestione commissariale, la bad bank pubblica, bussa di nuovo alla porta del Campidoglio. A fine anno circa 2 miliardi del vecchio passivo, i cui destini si erano separati da quelli del Comune nel 2008, torneranno ad essere un problema esclusivo del Campidoglio e del nuovo sindaco. Lo spiega il commissario straordinario Alessandro Beltrami.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Fazzo Luca 
Titolo: Berlusconi, i numeri della persecuzione – Novanta processi, 3.800 udienze: la persecuzione contro Berlusconi
Tema: Fi

Aumenta la statistica sugli impegni giudiziari cui il Cavaliere è stato sottoposto in questi anni, e che secondo i suoi medici ha contribuito ad acuirne lo stress: a partire dalla discesa in campo con Forza Italia, Berlusconi è stato sottoposto ad almeno novanta procedimenti penali e 3.800 udienze.  II leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha rifiutato di sottoporsi a perizia psichiatrica ma non rinuncia a difendersi per tutelare la sua dignità e ottenere l’assoluzione.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Franco: se avrà successo il Recovery fund europeo può diventare permanente
Tema: Recovery

II Next Generation Eu alimentato dalla novità dirompente del debito comune europeo nasce come «un intervento temporaneo», ma «potrebbe veramente diventare permanente se avesse successo»; un risultato europeo che però «dipende in misura rilevante dal successo del piano italiano». Nel suo intervento all’edizione numero 66 del Convegno di studi amministrativi organizzato dalla Corte dei conti a Varenna il ministro dell’Economia Daniele Franco allarga lo sguardo fuori dai temi domestici che dominano il dibattito di politica economica alla vigilia di Nadef e delega fiscale. Ma il suo ragionamento, che si concentra sull’urgenza del coordinamento internazionale delle politiche generata dalla crisi pandemica, torna inevitabilmente su Roma. Dove, spiega, «la definizione del Pnrr non è stata facile, ma sappiamo tutti molto bene che la sua attuazione è la parte più difficile». Attuazione, come ha ricordato il presidente della Corte dei conti Guido Carlino, cruciale nel fornire con la crescita «una stabile copertura per rientrare su livelli sostenibili di deficit e debito». Poco prima di Franco era stato il Ragioniere generale dello Stato Biagio Mazzotta a offrire a magistrati, avvocati e ministri riuniti a Varenna le cifre chiave. Con i suoi 191,5 miliardi l’Italia, che ha deciso di utilizzare tutti i fondi comunitari sia nei sussidi sia nei prestiti, assorbe più risorse della somma complessiva indirizzata a Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Grecia. In quest’ottica, è chiaro che il consuntivo del Next Generation Eu si scriverà in larga parte in Italia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Salvaggiulo Giuseppe 
Titolo: Colao: troppi controlli sul Recovery il ritardo costa 120 milioni al giorno
Tema: Recovery – Transizione digitale

«Troppi controlli generano effetti perversi e poca efficienza: ogni giorno di ritardo nell’attuazione del Pnrr costa 120 milioni di euro, ogni mese 3,7 miliardi». La dottrina Colao, manager, ministro della transizione digitale e quindi «politico ma fino a un certo punto», spiegata ai magistrati che lo ospitano al convegno della Corte dei conti sul piano Next Generation Ue. Colao illustra obiettivi e road map della digitalizzazione. Messa in sicurezza dei dati degli italiani in un «polo cloud strategico nazionale per cui aspettiamo proposte di collaborazione pubblico-privato» (quella di Cdp, Tim, Leonardo e Sogei arriverà in un paio di settimane), per bandire la gara entro l’anno e aggiudicare i lavori nel 2022. Banda larga nazionale, con avvio dei lavori entro metà 2022, per completarli entro il 2026 diventando «uno dei Paesi più cablati d’Europa».  Inclusione e diritti digitali, con misure da completare entro il 2023 superando «complessità amministrative più che tecnologiche». «Per essere schietti- ragiona Colao – nel campo digitale non basta attaccarsi all’esistente». Inutile negare «le anomalie nei controlli amministrativi, al punto che il sistema genera effetti perversi». Non si tratta di invocare mani libere, ma di ammettere che «i controlli sono troppo pervasivi e ridondanti, sia preventivi che successivi, e demandati a troppi enti che per esempio intervengono sulle gare di appalto», in un pericoloso connubio di «ottime intenzioni e troppe regole».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Transizione ecologica, Draghi all’Ue: tutelare i deboli – Allarme Draghi sul clima “La Ue compri l’energia”
Tema: Transizione ecologica

Per affrontare la sfida della transizione ecologica l’Unione europea potrebbe procedere ad «acquisti collettivi», come già accaduto per i vaccini. È l’idea resa pubblica da Mario Draghi, al termine del vertice dei Paesi mediterranei di Atene. Uno scenario potenzialmente clamoroso, che pub essere declinato in diversi modi. Con investimenti comuni per condividere tecnologie e impianti di rinnovabili, ad esempio. Ma soprattutto, lascia intendere il premier spagnolo Pedro Sanchez, con l’acquisto comune di energia, da suddividere poi tra Stati membri. Si tratta di una mossa che servirebbe a calmierare l’aumento dei prezzi in bolletta. E, soprattutto, a rendere l’Europa meno dipendente da alcune fonti di approvvigionamento, a partire da quella russa. «Senza soluzioni europee – dice Sanchez – non abbiamo il peso specifico per azioni di respiro internazionale. Serve un coordinamento normativo sul mercato elettrico. E occorre che l’Europa abbia un’autonomia energetica e nel gas naturale». Il dossier è strategicamente cruciale. Draghi ricorda che la transizione ecologica, indispensabile per salvare il pianeta dalle «conseguenze disastrose» del surriscaldamento globale, presenta allo stesso tempo costi economici e sociali «immensi». Per questo, il problema va affrontato insieme.
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Testata:  Stampa 
Autore:  De Stefani Gabriele 
Titolo: Intervista a Michael Spence – Torino motore del mondo post-Covid “Così la grande sfida green e del digitale rischia di danneggiare le fasce dei più deboli”
Tema: Transizione digitale e verde

“Torino è la città ideale per il Festival dell’Economia, sarebbe una scelta con un valore simbolico perfetto per il mondo che stiamo costruendo per il post-pandemia. Un mondo in cui tutto cambierà e ha già iniziato a cambiare a grande velocità: le città, il lavoro, le relazioni, la sanità, la scuola”. Michael Spence, premio Nobel per l’Economia insieme a Joseph Stiglitz e George Akerlof, è a Bologna per «La grande transizione», la giornata di studi organizzata dalla Federazione nazionale dei Cavalieri del Lavoro per discutere con istituzioni, imprenditori e accademici le svolte che attraverseranno la società occidentale nei prossimi anni. I primi passi verso la doppia transizione digitale e verde stanno iniziando a creare qualche problema: interi settori produttivi temono di andare fuori mercato e un’ondata di rincari è in arrivo. Pagano i più deboli, che perdono il lavoro e si impoveriscono. Era già successo con la globalizzazione e così si sono aperte le porte ai populismi. Il mondo post-Covid rischia di allargare le diseguaglianze? «Il rischio c’è, senza dubbio. Il digitale richiede competenze e chi non le ha rimarrà tagliato fuori: per questo le politiche educative devono tornare centrali. Il green invece pone un tema di sostenibilità economica importante, perché se per inquinare meno i prezzi schizzano come sta accadendo ora a materie prime e bollette poi il conto lo pagano tutti, imprese e cittadini, ma soprattutto i più deboli. Non possiamo permettercelo. È una fase di passaggio delicatissima, in cui tocca alla politica giocare il proprio ruolo».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: E-fatture, boom da ripresa (+21%) – L’e-fattura certifica la ripresa: 253 miliardi in più fino a giugno
Tema: Fisco, e-Fatture

Arriva anche dai dati sulla fatturazione elettronica la conferma della ripresa economica. Nel primo semestre dell’anno l’imponibile Iva di imprese e professionisti ha toccato quasi 253 miliardi di euro, con una crescita del 21,3% rispetto allo stesso periodo 2020. Rispetto alla perdita di imponibile di 315,9 miliardi registrata nell’intero 2020, è stato recuperato circa l’80% in soli sei mesi. Costruzioni, attività minerarie e attività manifatturiere sono i settori che hanno registrato le performance migliori. In calo nel semestre il fatturato legato alla fornitura di energia elettrica e gas. A livello territoriale, l’imponibile Iva da e-fattura vede in testa a un’ipotetica classifica il Friuli Venezia Giulia (+31,9%) seguita da due regioni del Sud come Calabria e Sicilia dove la fatturazione elettronica ha fatto aumentare l’imponibile Iva di oltre il 29% rispetto al primo semestre 2020. Il Governo, intanto, nell’ambito delle misure di contrasto all’evasione fiscale, valuta l’estensione della e-fattura a 1,5 milioni di partite Iva in regime di flat-tax.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Il piano del nuovo Fisco scontro per le tasse sulle case – Fisco, 10 miliardi per la riforma ma sulla casa è scontro tra partiti
Tema: Fisco – Le riforme

Meno Irpef e un anticipo di tagli all’Irap fin dal 1° gennaio del prossimo anno. È questo il piano cui stanno lavorando governo e maggioranza per accompagnare la spinta all’economia e rafforzare la crescita messa in moto dal Recovery Plan. Il pacchetto che prevede la prima tranche di riduzione delle tasse, principio sul quale convergono tutte le forze della maggioranza che sono invece ai ferri corti sul catasto, dovrebbe prevedere una riduzione o l’accorpamento della famigerata terza aliquota Irpef del 38 per cento (tra i 28 e i 55 mila euro) che presenta un salto di oltre 10 punti rispetto alla seconda, penalizzando contribuenti e lavoratori dipendenti a causa del celebre “salto di aliquota”. L’intervento potrebbe essere accompagnato da una limatura dell’Irap, tassa sulle attività produttive pagata dalle imprese, di cui da tempo e da più parti si chiede la riduzione o l’abolizione. A questa soluzione si arriverebbe per accorciare i tempi e ottenere un risultato immediato. La legge delega di riforma del fisco infatti ha un percorso assai lungo: si attende per la prossima settimana il varo da parte del Consiglio dei ministri anche se c’è chi dice che, per evitare un confronto su un tema caldo come le tasse con connessa esibizione delle varie “bandierine”, si potrebbe slittare a dopo le elezioni amministrative.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Le imprese cercano sempre più lavoratori: 526mila in settembre – Previste 526mila assunzioni, richieste oltre i livelli pre Covid
Tema: Occupazione

La ripresa spinge la domanda di lavoro a livelli pre Covid. Sono oltre 526mila i lavoratori ricercati dalle imprese per settembre: rispetto allo stesso mese 2019 sono 9mila in più (+20,9%). A trainare la domanda sono soprattutto i contratti a tempo determinato: 275mila, il 52,3%delle entrate programmate. Questo lo scenario del Bollettino Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal, secondo cui nel trimestre settembre-novembre le imprese hanno in programma di assumere 1,5 milioni di lavoratori (+23,5%). Con la domanda però cresce la difficoltà di reperire le professionalità cercate (che interessa il 36,4% dei profili).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Chiesa Fausta 
Titolo: Dal gas alla pasta, quanto peserà la corsa dei prezzi – Dalle materie prime ai prodotti alimentari, il conto dei rincari per famiglie e imprese
Tema: Inflazione

Una tendenza in crescita costante da inizio anno: l’inflazione annuale in Italia, secondo i dati Istat, è passata dal + 0,4 per cento di gennaio al 2 per cento di agosto, mentre quella armonizzata dell’eurozona ha toccato il 3 per cento (fonte Eurostat). La causa della corsa dei prezzi di questi ultimi mesi al consumo è sempre la stessa: il rincaro dei beni energetici, che non si arresta ed è in doppia cifra: +19,8% ad agosto. L’aumento dell’energia si riflette soprattutto sulle bollette degli italiani, che nel terzo trimestre sono salite del 9,9% per l’elettricità e + del 15,3% per quella del gas. Se non ci fosse stato un intervento in extremis da 1,2 miliardi del governo sarebbero raddoppiate. Una stangata che, coni maxi aumenti del gas – che rappresenta oltre il 42 per cento della fonte utilizzata nel nostro Paese (dati Gse) – è paventata ora per il quarto trimestre: entro li 3o settembre l’Autirità Arera comunicherà le nuove tariffe. Dopo l’allarme lanciato dal ministro per la Transizione ecologica Roberto angolani, il governo sta studiando un altro intervento che stavolta potrebbe toccare i 3,5 miliardi e il provvedimento dovrebbe essere approvato la settimana prossima.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Inflazione Ue al 3% I falchi tedeschi vogliono una stretta
Tema: Inflazione

«Serve un freno all’inflazione, un tetto massimo oltre il quale un intervento diventi obbligatorio». Il leader della Csu, Markus Söder ha promesso che se i conservatori vinceranno le elezioni di domenica 26 in Germania, si impegneranno ad affrontare il tema del caro-prezzi. Come, non è molto chiaro visto che il custode dell’inflazione è la Banca centrale tedesca e la sua autonomia dalla politica è un imperativo per i tedeschi. Ma tant’è: la Germania è preoccupata per la tassa occulta che la differenza tra l’inflazione – che nel Paese di Angela Merkel potrebbe raggiungere quest’anno il 5% – e i tassi al lumicino sta imponendo ai risparmi dei tedeschi. Anche nell’eurozona l’andamento dei prezzi ha toccato ad agosto il 3%, un record in 10 anni. E forse una notizia rilanciata ieri dal Financial Times ha un po’ rasserenato i falchi che in Germania stanno trasformando l’inflazione in un tema centrale nella sfida per il dopo-Merkel. Gli economisti della Bce, secondo il quotidiano, avrebbero espresso un quadro di medio termine in cui i prezzi potrebbero raggiungere il 2% già nel 2025. Nella sua ultima riunione, la Bce ha già cominciato a disegnare una traiettoria di uscita dall’emergenza, alla fine della quale un rialzo dei tassi appare scontato. La presidente Christine Lagarde ha annunciato che alla luce della ripresa in atto, negli ultimi tre mesi di quest’anno il programma anti-pandemia Pepp sarà ammorbidito. La ripresa consente alla Bce di rallentare il ritmo degli acquisti dei 1.850 miliardi di euro di titoli che si è impegnata a comprare entro marzo 2022. E non è neanche detto che il totale degli acquisti ammonterà a quella cifra.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Google e Apple cancellano l’app di Navalnyj
Tema: Elezioni in Russia

Il giro di vite che ha segnato la marcia di avvicinamento alle elezioni parlamentari russe è proseguito ieri, nella prima delle tre giornate di un voto a cui gli oppositori che si riconoscono nel movimento di Aleksej Navalnyj cercano a tutti i costi di partecipare. Non possono in modo diretto: dal momento in cui la rete politica del leader dell’opposizione è stata dichiarata fuorilegge in giugno, candidarsi o fare propaganda nel nome di Navalnyj è diventato impossibile. In seguito però il cerchio si è stretto anche attorno allo “Smart Voting”, il meccanismo che per ogni circoscrizione elettorale raccomanda il nome – tra quelli in corsa per i partiti dell’opposizione accettata – con le maggiori possibilità di battere il candidato del partito del potere, Russia Unita. In modo da non disperdere voti di protesta. Una battaglia di rimessa, contrastata però da quello che Ivan Zhdanov – uno dei più stretti collaboratori di Navalnyj – ha definito ieri «un atto vergognoso dI censura politica»: all’apertura delle urne, l’app del sistema scaricata sui telefonini è stata rimossa da Google e Apple, inaccessibile insieme alle sue raccomandazioni all’interno della Federazione Russa. I rappresentanti di Apple e Google sarebbero stati avvertiti dalle autorità che la mancata cancellazione dell’app dagli stores online avrebbe comportato sanzioni e procedimenti penali contro i dipendenti russi dei due colossi hi-tech, che sarebbero stati accusati di interferenza nel processo elettorale russo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Dragosei Fabrizio 
Titolo: Il Cremlino fa oscurare la app per il voto intelligente dei sostenitori di Navalny
Tema: Elezioni in Russia

Gli oppositori russi sono infuriati ma i giganti del web, Google e Apple, fanno capire di non aver avuto alternative: su richiesta esplicita delle autorità di governo e della magistratura, hanno dovuto bloccare l’app inventata da Aleksej Navalny per invitare gli elettori al «voto intelligente», un modo per creare difficoltà al candidati del potere facendo confluire le preferenze sull’avversario che in ogni singolo collegio ha le maggiori probabilità di prevalere. «Hanno ceduto al ricatto del Cremlino», ha tuonato su Telegram Leonid Volkov, uno degli assistenti del blogger che si trova in prigione per scontare una condanna a due anni e mezzo. Ma come in ogni Paese, spiegano fonti anonime di Google, le piattaforme social devono obbedire alle norme locali. Se non avessero oscurato i post di Navalny su Facebook (controllata da Alphabet-Google), i dipendenti locali avrebbero potuto essere incriminati per aver violato la legge e sarebbero finiti in prigione. Lo stesso discorso per Apple che ha rimosso l’app dallo store, dove i clienti potevano scaricarla sui loro telefoni e tablet. L’app rimane visibile agli utenti che si collegano dal resto del mondo, ma in Russia no. Il problema è proprio il voto intelligente che rischia di provocare parecchi problemi al potere impegnato nell’ottenere la conferma del controllo della Duma alle elezioni che sono iniziate ieri e si concludono domani.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Caso sottomarini: la Francia richiama gli ambasciatori da Usa e Australia – La Francia richiama i due ambasciatori
Tema: L’alleanza del Pacifico

Dopo l’Afghanistan, l’Aukus. L’Unione europea, che ha appena varato una propria strategia per l’area dell’Indo-Pacifico, non ha ancora una posizione unitaria sull’accordo militare tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia. La cancellazione dell’ordine da 56 miliardi per il Naval Group francese – la società che fa risalire le sue origini a Richelieu, e ha impianti produttivi importanti in Olanda, in Irlanda e in Belgio – non ha infastidito però solo Parigi. L’esclusione della Francia, unico paese Ue ad avere una presenza militare permanente nell’area e che svolge quindi un ruolo chiave nella strategia dell’Unione dell’area, è stata considerata uno sgarbo molto pesante. A tal punto che Parigi ieri sera ha richiamato i propri ambasciatori negli Stati Uniti e in Australia. Le tensioni tra gli alleati sono ormai talmente forti, che una reazione unitaria dei Ventisette, divisi nel confronto quotidiano, ma molto uniti, anche se lenti, di fronte alle sfide comuni, non mancherà. Ha quindi suscitato un certo interesse la visita a Boris Johnson di Mark Rutte, il primo ministro dell’Olanda, il paese per cultura più vicino alla mentalità britannica. Il Times of London, citando fonti diplomatiche, ha parlato di un possibile accordo sulla sicurezza che Johnson e Rutte potrebbero proporre all’Unione, ma la Commissione ha smentito.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Australia sempre più strategica per gli Usa
Tema: L’alleanza del Pacifico

Gli Stati Uniti si adoperano per lenire le ferite aperte da Aukus con l’Europa, Francia soprattutto, sottolineando la cooperazione tra alleati transatlantici. Ma non presentano scuse per l’asse anglofono nella difesa, che doterà l’Australia di potenti sottomarini a propulsione nucleare facendola diventare pilastro d’una grande muraglia occidentale anti-Cina concepita da Washington. Anzi, difendono a spada tratta il patto militare tra Washington, Londra e Canberra che ha sorpreso e emarginato gli europei. Dopo lo strappo, lo sforzo dell’amministrazione è trovare un equilibrio, minimizzare tensioni senza concessioni di sostanza. Il segretario di Stato Antony Blinken ha descritto l’Eliseo come «partner vitale», decretando che «non esistono divisioni regionali che separano gli interessi dei nostri partner nell’Atlantico e nel Pacifico». La corsa ai ripari con l’Europa è stata resa necessaria per i durissimi toni assunti dalla polemica con Parigi e che hanno ricordato lo scontro tra Casa Bianca ed Eliseo sull’invasione dell’Iraq nel 2003. Parigi ha denunciato Aukus come una «coltellata alla schiena», un «tradimento», un’azione «brutale» e «inconcepibile tra alleati». Che brucia particolarmente perché ha rimpiazzato senza remore un contratto di Parigi con Canberra da 65 miliardi di dollari per sommergibili tradizionali. Simbolo della crisi, l’ambasciata francese a Washington ha cancellato un gala per il 240° anniversario della Battle of the Capes, battaglia navale dove la flotta transalpina sconfisse i britannici in aiuto ai rivoluzionari americani.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Caso sottomarini Macron richiama l’ambasciatore a Washington – Usa, Parigi richiama l’ambasciatore
Tema: L’alleanza del Pacifico

La Francia ha richiamato a Parigi «per consultazioni» i suoi ambasciatori a Washington e a Canberra, per la prima volta nella Storia. «Questa decisione eccezionale e giustificata dalla gravità eccezionale degli annunci effettuati il 15 settembre dall’Australia e dagli Stati Uniti», si legge nel comunicato del Qual d’Orsay. Due giorni fa il presidente americano Joe Biden, quello australiano Scott Morrison è il premier britannico Boris Johnson hanno annunciato in videoconferenza la nascita dell’alleanza strategica «Aukus» per cooperare nel Pacifico e affrontare l’espansionismo della Cina (pur non citata esplicitamente). Solo che l’Australia era già legata alla Francia da un accordo di collaborazione per i prossimi cinquant’anni, con un «contratto del secolo» per l’acquisto di 12 sottomarini francesi al prezzo di 56 miliardi di euro. L’intesa era stata confermata anche nell’incontro del 30 agosto scorso, quando l’Australia aveva ribadito solennemente l’importanza della relazione con la Francia. Due settimane dopo il voltafaccia: Canberra comprerà i sottomarini non dalla Francia ma dagli Stati Uniti, uniti in una nuova alleanza anglosassone della quale fa parte anche il Regno Unito. Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian aveva parlato di «pugnalata alla schiena» da parte dell’Australia lamentando anche di non essere stato minimamente avvertito dal presidente americano Biden, paragonato per questo al predecessore Trump.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Magri Ugo 
Titolo: Il punto – Mattarella e il richiamo alla Nato sul fronte Sud
Tema: Nato

pnotizzati dalla Cina, gli Stati Uniti concentrano nel Pacifico tutta la loro potenza. Il Vecchio Continente, nel grande gioco della geopolitica, ha un peso sempre più marginale. Cosicché c’è il rischio che anche i teatri di crisi a noi più vicini vengano fatti scivolare in fondo alla lista degli interessi strategici Usa. Per l’Unione e per l’Italia non sarebbe una buona notizia. Ecco perché Sergio Mattarella da settimane insiste sull’importanza di una difesa comune europea: con il baricentro politico-militare che si sta spostando verso Est dovremo sempre più badare a noi stessi. E in attesa di poter fare da soli, sarebbe folle allentare i vincoli di solidarietà atlantica che passano per la Nato. Ieri il presidente ha fatto un passo ulteriore: dal Comando JFC Naples sul Lago Patria, dove si è celebrato il 70° anniversario del Patto Atlantico, ha chiesto che gli indirizzi strategici della Nato diventino oggetto di riflessione seria. L’anno prossimo si terrà a Madrid un summit per stabilire le nuove priorità. In quella occasione, auspica con toni fiduciosi il capo dello Stato, «non potrà mancare una attenta e bilanciata definizione degli impegni relativi al “fianco Sud”»: terreno sul quale finora, assicurano fonti diplomatiche bene informate, è prevalsa la distrazione
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: «Tragico errore il drone a Kabul: uccisi 10 civili»
Tema: Afghanistan

Il Pentagono ha ammesso che l’attacco del 29 agosto contro un presunto commando di terroristi dell’lsis pronto a colpire di nuovo l’aeroporto di Kabul è stato un tragico errore, come lo ha definito il generale Kenneth McKenzie, presentandosi col volto terreo davanti ai giornalisti. Costato la vita a dieci persone, fra cui sette bambini. Il capo del Central Command ha chiesto scusa, ha offerto le condoglianze dell’America alla famiglia distrutta dal missile Hellfire lanciato da un drone e ha aggiunto che l’amministrazione sta considerando la possibilità di un indennizzo ai familiari delle vittime.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Sorbi Mattia 
Titolo: Kabul riapre le scuole, ma non alle ragazze – I talebani riaprono le scuole solo ai maschi Escluse le ragazze
Tema: Afghanistan

Riaprono le scuole in Afghanistan dopo un mese di pausa dovuta al ritiro americano e alla conquista del Paese da parte dei talebani. Gli studenti coranici annunciano la ripresa delle lezioni, dalla prossima settimana, di elementari, medie e licei. Ma le aule saranno aperte solo ai maschi. Non alle ragazze, le loro sorelle, che saranno costrette a restare a casa. Anche le professoresse non potranno riprendere l’insegnamento nei loro istituti. Potranno farlo solo gli insegnanti uomini. Con la conquista dell’Afghanistan da parte dei talebani, alle donne è stato ordinato di indossare l’hijab, agli studenti è stato imposto d’indossare solo abiti islamici, le aule universitarie sono state separate per genere e alle donne è stato impedito di uscire di casa senza marito. E ora il ministero dell’Educazione annuncia l’imminente riapertura delle scuole solo per gli studenti maschi. Senza nessun riferimento alle studentesse.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guastella Giuseppe 
Titolo: La fuga, l’autista, le complicità Eitan, ecco com’è andata – Il nonno di Eitan e la fuga in auto A Lugano fu fermato per un controllo
Tema: La guerra per l’affido del piccolo Eitan

Nessun ostacolo al confine con la Svizzera, tutto liscio all’aeroporto di Lugano, ora si scopre che Shmuel Peleg ha superato indenne perfino il controllo di una pattuglia della polizia elvetica che lo ha fermato mentre fuggiva su un’auto guidata da un misterioso autista israeliano e sulla quale c’era il nipotino che aveva rapito nel Pavese e nei cui confronti era stato diramato l’allerta internazionale per impedire che lasciasse l’Italia. Man mano che le indagini sul rapimento di Eitan Biran vanno avanti, si addensano sempre più i sospetti che Peleg abbia potuto contare su una rete di complicità. per portare a termine il rapimento del nipotino di 6 anni, unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, per il quale la Procura di Pavia lo accusa di sequestro di persona aggravato insieme con la ex moglie, Esther Athen Coen, 57 anni. Gli investigatori, diretti dal procuratore facente funzioni Mario Venditti, stanno acquisendo i tabulati del cellulare di Shmuel Peleg, le immagini delle telecamere di sorveglianza e i dati dei passaggi autostradali per ricostruire i contatti dell’ex ufficiale prima del rapimento e i movimenti del veicolo nei 150 chilometri che separano Travacò Siccomario da Lugano.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Berizzi Paolo – Nizza Sharon 
Titolo: Eitan, accuse incrociate La guerra per l’affido a colpi di interviste tivù
Tema: La guerra per l’affido del piccolo Eitan

La battaglia legale sul destino del piccolo Eitan si riverbera sugli schermi televisivi. Due versioni contrastanti, due lunghe interviste ai canali concorrenti: a parlare sono il nonno materno Shmuel Peleg – indagato per sequestro di minore e ieri rilasciato dai domiciliaci dopo quattro giorni – e Aya Biran, la zia paterna, tutrice legale del bambino unico superstite della tragedia del Mottarone. «È uscito di casa in maglietta e pantaloncini, pensava di andare a comprare dei giochi, ma è stato strappato al nucleo familiare con cui vive da quando ha subito il trauma», dice Aya nell’intervista al Channel 13. «Siamo decollati in via del tutto legale per Israele» sostiene il nonno che una settimana fa ha prelevato Eitan da casa della zia per la visita di routine, salvo condurlo in Israele con un aereo privato da Lugano. Ma se è così sicuro della legalità dell’atto, perché non prendere un volo di linea, chiede la giornalista di Channel 12? «Lo volevo portare qui quanto prima, senza esporlo alla gente». E la convenzione dell’Aja? «Non mi intendo di convenzioni. Io sono il nonno. Il bene del bambino viene prima del mio interesse personale». E il suo bene è in Israele, dice, dove Amit e Tal, nella ricostruzione dei Peleg, avrebbero voluto fare rientro a breve. «Per guarire completamente Eitan deve tornare alla routine che conosce da quando ha un mese di vita ed è arrivato a vivere in Italia – dice Aya – Eitan è un bambino. Non un monumento alla memoria”.
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***mipa/

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