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SINTESI IN PRIMO PIANO – 18 ottobre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Elezioni, primo giorno di ballottaggi: elettori in calo rispetto a due settimane fa.
– Una manovra da 25 miliardi. Tra gli obiettivi: riduzione del cuneo fiscale, riforma del Rdc e delle pensioni
– Vaccini, i dati della svolta. 100 milioni di Green Pass scaricati.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Logroscino Adriana 
Titolo: Testa a testa finale, oggi i nuovi sindaci Crolla l’affluenza al secondo turno
Tema: Ballottaggi

L’affluenza bassa al primo turno, si fa ancora più bassa al secondo, sistematicamente. Anche in queste elezioni comunali. II calo alla fine della prima giornata di voto per i ballottaggi, è dell’6,3% rispetto al dato delle 23 di due settimane fa: 33,3% ieri contro il 39,9% della sera del 3 Ottobre. II dato diffuso dal Viminale si riferisce a 63 dei 65 Comuni al secondo turno (esclusi Trieste e San Vito al Tagliamento). Due settimane fa, quando si votava in 1.192 Comuni, l’affluenza era stata del 41,6%. Calo in linea con il dato nazionale nelle due città maggiori al voto: il 30,9% degli elettori romani e il 32,8 di quelli torinesi si sono recati ai seggi. Erano stati rispettivamente il 36,8% e il 36,5% due settimane fa. I seggi riaprono oggi dalle 7 alle 15. II clima politico, sempre acceso in campagna elettorale, si è fatto rovente, tra primo e secondo turno, per effetto degli scontri di piazza sull’obbligo di green pass, immediatamente trasferitisi nella dialettica tra i leader di partito. Col voto che si conclude oggi si eleggono 65 sindaci. Ma in gioco c’è molto di più: gli equilibri non solo tra le coalizioni ma tra partiti. E la disaffezione sarà uno degli aspetti a cui guardare
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: L’ultimo scontro sulla piazza della Cgil – I partiti litigano sulla piazza della Cgil
Tema: Ballottaggi

Vince ancora l’astensionismo ai ballottaggi per le Comunali. L’affluenza, a urne chiuse, si attesta al 33,3% (contro il 39,9 di due settimane fa). E i partiti litigano sulla piazza della Cgil nella manifestazione di sabato scorso. La certezza è che, comunque vada il voto, se ne tornerà a parlare. Perché la manifestazione dei sindacati di San Giovanni ha spaccato il mondo politico: da una parte il centrosinistra, che ha trovato doveroso partecipare e incalza gli avversari: «Nessuno doveva sottrarsi — spiega la capogruppo alla Camera del Pd, Debora Serracchiani — era un momento di unità»; dall’altra l’intero centrodestra che ha disertato un appuntamento «strumentale» e «in violazione del silenzio elettorale». Facile immaginare che da oggi il centrodestra, soprattutto per Roma, chiamerà in causa la manifestazione come fattore distorsivo, sia in caso di sconfitta sia di vittoria. Ha già attaccato ieri Giorgia Meloni: «Nella manifestazione contro tutti i fascismi e gli estremismi sventola la bandiera dell’Unione Sovietica, ovvero uno dei regimi più sanguinari della storia dell’umanità. Alé», il commento su Facebook a una foto di San Giovanni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Intervista a Lorenzo Pregliasco – Pregliasco “Il calo più forte nelle periferie che votano a destra”
Tema: Ballottaggi

«Se il ritmo è questo, ai ballottaggi saranno andati a votare meno del 45 per cento degli elettori, che è stato finora il dato più basso. Fu raggiunto nella Capitale nello spareggio tra Ignazio Marino e Gianni Alemanno nel 2013». Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend, parla di crollo dell’affluenza. Indica anche il calo a macchia di leopardo della Capitale. Nella periferia dove Virginia Raggi al primo turno ha capitalizzato il 28 per cento dei consensi e il candidato del centrodestra Enrico Michetti il 40 per cento, c’è stato l’astensionismo più marcato. Pregliasco, è il record di astensionismo? «Se l’andamento sarà questo, la partecipazione sarà di meno della metà degli aventi diritto al voto. Partiamo da cifre già basse al primo turno, quindi è ancora più preoccupante. Nelle grandi città è certamente un record negativo. A Roma al ballottaggio del 2013 tra Ignazio Marino per il centrosinistra e Gianni Alemanno per il centrodestra, andarono alle urne il 45 per cento dei romani. Ora si rischia che siano ancora meno»
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: L’analisi – Nostalgie a sinistra – Landini come Scholz?
Perché la tentazione di un sindacato protagonista in politica è fuori dal tempo
Tema: Cgil

L’illusione è che la Cgil possa fare da surrogato di quel grande partito del lavoro stile Spd che l’Italia non ha. Per questo la manifestazione di sabato, forte risposta al gravissimo attacco squadrista alla sede della Cgil, ha risvegliato a sinistra una nostalgia degli anni ’70, apertamente evocata da Pierluigi Bersani in una cronaca del Corriere: «Allora era il sindacato che toglieva tutti dall’imbarazzo delle bandiere. E infatti, in alcune manifestazioni, c’era sempre una certa destra liberale e costituzionale». L’operazione di riunificare sotto le bandiere rosse del movimento operaio l’intero arco costituzionale presenta però un che di anacronistico. E non solo perché negli anni `70 non c’era il centrodestra, c’era la Dc. Ma anche perché oggi è proprio il mestiere principale del sindacato, e cioè la rappresentanza dei lavoratori, che mostra evidenti segni di crisi, di fronte al cambiamento radicale del mondo della produzione e dei servizi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mauro Ezio 
Titolo: L’editoriale – L’eredità delle due destre
Tema: Le destre

Fratelli d’Italia pone esplicitamente la sua candidatura a guidare il governo dopo le prossime elezioni: e quindi un chiarimento sulla sua natura davanti a un nodo così cruciale per la democrazia diventava indispensabile. Insistere su questo punto non significa automaticamente evocare il pericolo di una riemersione del fascismo, ma parlare dell’oggi. È chiaro che il dramma italiano del secolo scorso non potrà riproporsi in mezzo all’Europa delle costituzioni liberali e nel cuore dell’Occidente democratico. Nessuno lo pensa. Ma allora tanto più è necessario chiarire davanti al Paese qual è il significato di questa indulgenza culturale e di questo culto clandestino persistente, come se si volesse trasmettere il messaggio che da qualche parte in Italia è custodito un lascito segreto che consente di decifrare nello stesso tempo la sconfitta e l’eternità.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gabanelli Milena – Ravizza Simona 
Titolo: Dataroom – Vaccini, i dati della svolta – La svolta con i vaccini: il rischio di ricovero scende fino a 20 volte
Tema: Vaccini

C’è una domanda che si pongono in tanti, vaccinati e non: chi sono quelli che nonostante abbiano ricevuto la doppia dose finiscono in ospedale? Tra i 9,5 milioni di italiani che oggi non hanno ancora aderito alla campagna vaccinale questo interrogativo ha sicuramente un peso, e non ritengono convincente quello che tutte le autorita sanitarie del mondo stanno ripetendo da mesi sulla enorme riduzione del rischio di infezione da virus Sars-Cov-2. Dal bollettino dell’Istituto superiore di Sanità del primo ottobre: «Nelle persone completamente vaccinate la copertura dal contagio è del 77% rispetto a quelle non vaccinate, del 93% per l’ospedalizzazione, 95% per i ricoveri in Terapia intensiva e per i decessi». L’obiezione comune — sentita in banca, dal parrucchiere, in posta, fuori da scuola, fra i manifestanti — è che ci si può ammalare lo stesso, e allora perché farsi iniettare delle sostanze che chissà quali effetti potranno avere subito o in futuro? La scienza insegna che tutti i vaccini, per i loro meccanismi di azione, possono dare effetti collaterali solo a breve termine (99% dei casi). Ma nessuno, è vero, è sicuro ed efficace al 100%. Dunque, per capire perché conviene vaccinarsi è utile esaminare, in modo più concreto di quanto fatto finora, i dati ottenuti in esclusiva su chi si ammala anche da vaccinato. Dove pende la bilancia tra vaccinati e non vaccinati
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Testata:  Stampa
Autore:  Capurso Federico – Olivo Francesco
Titolo: Stop al Green Pass, la Lega aumenta il pressing il governo tira dritto: “È presto per discuterne”
Tema: Vaccini e Green Pass

Il Green Pass appena entrato in vigore negli uffici va abolito quanto prima e nel frattempo la Lega cerca di cambiarlo. Matteo Salvini prima e Massimiliano Fedriga poi, lo hanno chiesto negli scorsi giorni. Il leader del Carroccio ha parlato di novembre, mentre il governatore del Friuli Venezia Giulia, in un’intervista al Corriere della Sera, ha spostato la data a fine anno, con la fine dello stato d’emergenza, a patto che si raggiunga il 90 per cento di italiani vaccinati, una quota indicata anche da Walter Ricciardi, consulente del ministro Speranza, per attenuare il provvedimento. Il governo per il momento non entra in queste previsioni, la sfide sono altre e anche al ministero della Salute prevale la prudenza: «È presto per discuterne – dice il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri -. Per arrivare ad abolire il Green Pass si deve procedere gradualmente. Dobbiamo ancora riaprire al 100% alcune attività, come le discoteche. Con il passo successivo si tolgono, uno alla volta, alcuni obblighi: prima di indossare la mascherina, poi di mantenere le distanze di sicurezza. Solo alla fine si può affrontare il nodo Green Pass».
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Belpietro Maurizio 
Titolo: Prodi sibila: green pass per sempre – Chi zittisce il dissenso vuole il pass a vita
Tema: Green Pass

Fatta eccezione per il giornale che tenete tra le mani e, negli ultimi giorni, per un paio di altre testate, la maggioranza della stampa italiana si è schierata come un sol uomo a difesa del certificato verde obbligatorio per l’accesso ai luoghi di lavoro e ai locali pubblici. Tuttavia, che ancora ci sia qualcuno che canta fuori dal coro è ritenuto insopportabile da taluni, i quali non esitano a insistere, accusando chiunque si permetta di criticare il governo e di eccepire qualche obiezione davanti ai provvedimenti di Palazzo Chigi, di essere un cattivo maestro, cioè fomentatore dei peggiori istinti violenti. «La Verità» viene accusata di fomentare le divisioni, persino Berlusconi parla di «soffiare sul fuoco». Ma è solo tutela della libertà Prodi la butta II: avanti finché serve col certificato verde. Il pensiero unico e l’allineamento dei giornali sono una deriva pericolosa dissenso nei confronti del green pass, ieri perfino Silvio Berlusconi è sceso in campo contro «opinionisti e intellettuali che soffiano sul fuoco», accusandoli, anzi accusandoci perché questo era il messaggio che premeva al direttore di Libero, di essere «cattivi maestri, che facendosi scudo del loro prestigio intellettuale e invocando libertà di pensiero, di ricerca, di stampa, hanno diffusa idee che altri hanno tradotto in pratica con conseguenze criminali».
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Economia e finanza

Testata:  Repubblica 
Autore:  Mania Roberto 
Titolo: Tra crescita e sociale fino a 25 miliardi nella manovra di Draghi
Tema: La legge di Bilancio

Una manovra all’insegna della protezione sociale e della crescita del Pil. Sono i due corni della prima legge di Bilancio del governo Draghi. Oggi sarà spedito alla Commissione di Bruxelles il Documento programmatico di bilancio, con la griglia delle misure che finiranno nella Finanziaria. Entro mercoledì dovrebbe essere varata la manovra vera e propria ma tutto fa pensare che ci sarà uno slittamento, d’altra parte la scadenza del 20 ottobre non è perentoria. Le risorse in campo saranno di poco superiori ad un punto di Pil, fino a circa 25 miliardi. L’obiettivo è spingere la crescita dell’economia. La politica economica espansiva non verrà dunque abbandonata. E lo sarà finché il Pil e l’occupazione – è questa la strategia di Draghi e del ministro dell’Economia, Daniele Franco – non saranno tornati ai livelli precedenti la pandemia e avranno recuperato anche la mancata crescita rispetto al 2019. Peraltro proprio il forte rimbalzo dell’economia italiana (il 2021 chiuderà con un tasso di crescita di almeno il 6 per cento) ha consentito di ridurre, seppur di poco, anche la percentuale del debito rispetto al Pil. Il premier Draghi ha scelto una linea “soft”, negozierà con tutti i partiti che lo sostengono.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Cuneo fiscale, reddito e pensioni la sfida di Draghi ai veti dei partiti
Tema: La legge di Bilancio

«È tutto in testa a Draghi e a Franco». Questo si sente ripetere dai partiti, che si attorcigliano le dita in attesa di capire che forma prenderà la legge di Bilancio. Qualcosa trapela, ma molto di più si potrebbe scoprire oggi se sarà confermata la cabina di regia sulla manovra. Nel Consiglio dei ministri di domani — sempre che si faccia — dovrebbe invece andare il Dpb (Documento programmatico di bilancio), lo scheletro della legge di Bilando, che a Bruxelles attendono dal 15 ottobre. Poi il presidente del Consiglio Mario Draghi si concentrerà sul Consiglio europeo. Difficile, spiegano da Palazzo Chigi, che venerdì, al suo ritorno, ci sarà il Cdm decisivo per la finanziaria. Detto ciò, la settimana che si apre permette al capo del governo di mettersi alle spalle le pendenze elettorali e le cautele con le quali ha intessuto il lavoro sul bilancio e sulle riforme
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: L’analisi – Evitare l’assalto alla diligenza – I margini sono stretti ma sarà dura fermare l’assalto alla diligenza
Tema: La legge di Bilancio

Il governo dovrà inviare al Parlamento entro il 20 ottobre la legge di Bilancio per il 2022. Cosa possiamo attenderci? Cosa ci dovrebbe stare e, ugualmente importante, cosa non ci dovrebbe stare? Non aspettatevi troppe novità. I soldi a disposizione non sono molti. La LdB si dovrà collocare entro il quadro definito dalla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) del settembre scorso. La Nadef ci dice che il prossimo anno il deficit pubblico (ossia, grosso modo, la differenza tra la spesa pubblica e le tasse pagate dagli italiani) sarà pari al 5,6 per cento del Pil, 106 miliardi, in forte calo rispetto al 2021 (168 miliardi) visto che la ripresa economica comporta maggiori entrate e minori necessità di spesa. La Nadef dice anche che, senza nuove misure, il deficit sarebbe stato di 83 miliardi. Il che significa che nella LdB avranno spazio misure per circa 23 miliardi (106 meno 83). Come saranno utilizzate? Lo doveva indicare il Documento Programmatico di Bilancio da inviare a Bruxelles venerdì scorso (in preparazione della LdB da mandare in Parlamento entro il 20 ottobre) ma ancora non è stato approvato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Crescere (ma senza errori ) – Una occasione d’oro: crescere (ma senza errori)
Tema: Il debito pubblico

L’enormità dell’occasione che si presenta all’Italia si coglie da una serie di primati impensabili, fino a poco tempo fa, che stiamo inanellando con perfetta nonchalance. Il più clamoroso probabilmente riguarda il debito pubblico, uno dei fattori che più ci distingue da qualunque altro Paese al mondo eccetto la Grecia e il Giappone. Il debito è più basso di come temesse lo stesso governo sei mesi fa, in proporzione al prodotto lordo (Pil), ma è ai livelli fra i più elevati della storia repubblicana e a uno dei più alti mai visti nell’Italia unita. Eppure sta succedendo qualcosa di incredibile (e positivo). Il costo in interessi di questo immenso debito, rispetto alle dimensioni dell’economia, sta tornando ad essere il più basso che un governo italiano abbia mai sopportato dal 1974: quasi mezzo secolo fa, quando il debito pubblico era di oltre il 100% del Pil inferiore a quello di oggi. Se i calcoli del governo sono esatti — e molto probabilmente lo sono — l’anno prossimo lo Stato pagherà in interessi una somma pari ad appena il 2,9% del prodotto, ma un quarto di essa rientrerà in modo quasi automatico sotto forma di dividendi al Tesoro da parte della Banca d’Italia (che ormai è il principale creditore dello Stato, avendo comprato quei titoli per conto della Banca centrale europea). Insomma, per un po’ di tempo possiamo viaggiare leggeri come se non avessimo più sulle spalle il fardello di mezzo secolo di baby pensioni, corruzione, evasione, regalie e spesa clientelare.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Pensioni, con la fine di Quota 100 doppio assegno per evitare lo scalone
Tema: Pensioni

Gli ultimi “quotisti”, i primi “scalonati” e i pensionati a rate. Sono i tre profili previdenziali che si vanno a configurare nei prossimi mesi. I primi due sono certi, il terzo sfumato e appeso alle decisioni che il governo prenderà in legge di bilancio. Vediamo a cosa corrispondono questi profili e cosa offrono a chi ipotizza di anticipare la pensione. I “quotisti” corrispondono a quanti cercano di agganciare l’ultimo treno di Quota 100 prima della scadenza al 31 dicembre per lasciare il lavoro con almeno 62 anni e 38 di contributi. Chi non ha i requisiti per Quota 100 dal primo gennaio 2022 potrà contare solo su quelli ordinari definiti dalla legge Fornero, mai scomparsi d’altro canto: 67 anni e almeno 20 di contributi per la pensione di vecchiaia e 42 anni e 10 mesi per quella anticipata (un anno in meno per le donne), a prescindere dall’età anagrafica. Se i due profili precedenti sono concreti, per i pensionati “a rate” o “in due tempi” si tratta solo di un’ipotesi, elaborata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico e presentata, con alcune simulazioni di platee e costi per lo Stato, nei giorni scorsi in commissione Lavoro della Camera, come opzione di flessibilità alternativa a Quota 100. I lavoratori che hanno 63-64 anni – sostiene Tridico – e una pensione mista, accumulata in parte con il sistema contributivo (si prende quanto si versa) e in parte con il sistema retributivo (si prende in base agli ultimi stipendi), se vantano almeno 20 anni di contributi e una futura pensione pari almeno a 1,2 volte l’assegno sociale (620 euro), allora possono chiedere di lasciare il lavoro.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Sarzanini Fiorenza
Titolo: Le truffe dei «furbetti» Sottratti alle casse dello Stato 15 miliardi in due anni
Tema: Il Rapporto della Guardia di Finanza

Ci sono i falsi invalidi, i cittadini che pur non avendo titolo percepiscono il reddito di cittadinanza, quelli che incassano la pensione dei parenti morti. Ci sono i medici che lavorano nel settore privato pur risultando in servizio in una struttura pubblica e i funzionari pubblici infedeli che prendono tangenti per agevolare le imprese nell’aggiudicazione degli appalti. Ci sono i “finti poveri” che riescono ad ottenere tutti i bonus previsti pur avendo un reddito largamente superiore a quello minimo. Nel periodo di pandemia da Covid 19, anche quando il Paese era praticamente fermo, c’è chi è riuscito a frodare lo Stato. Le cifre contenute nell’ultimo rapporto della Guardia di Finanza su sprechi e truffe nella spesa pubblica sono da record: in totale sono stati sottratti 1,5 miliardi di euro, il danno erariale causato dai dipendenti della pubblica amministrazione ammonta a 8 miliardi di euro.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Loreti Lara 
Titolo: Patuanelli avverte Salvini “Mai governi con la destra”
“Il reddito di cittadinanzava ampliato solo questo governo può fare le riforme”
Tema: Intervista a Stefano Patuanelli – Reddito di cittadinanza

«Mettere in discussione il reddito di cittadinanza, in questa fase che sta vivendo il Paese, è inspiegabile e immotivato: se certe tensioni sociali non si sono sviluppate è proprio grazie a uno strumento così profondo di sostegno al reddito. Una misura che è andata bene e che deve essere rifinanziata, potenziata e ampliata il più possibile». Il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli difende con tenacia il cavallo di battaglia del Movimento 5Stelle. A Verona per la Special Edition di Vinitaly, il ministro grillino cita più volte il lavoro svolto dai colleghi del suo partito. Rivendica le scelte legate al piano vaccinale «che ha funzionato» e ricorda quei mesi complicati in cui «durante il lockdown da ministro delle imprese ho dovuto decidere di chiudere le imprese». Ora le cose stanno cambiando, l’economia tira un respiro di sollievo, a partire dal mondo del vino. E quindi Patuanelli non ci sta: rispetto ma non condivido la battaglia di chi scende in piazza «civilmente» per dire no a vaccino e green pass, dice. Misure che — sottolinea il ministro — sono «strumenti di libertà e non una contrazione della democrazia». Perché «non c’è nessuna dittatura in corso, ma solo la volontà di non chiudere più le attività produttive e commerciali, i bar e le aziende».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Finizio Michela 
Titolo: Familie Assegno unico: da gennaio cambia la busta paga
Tema: Assegno unico

Il via all’assegno unico e universale, previsto per gennaio, ridisegna le buste paga dei lavoratori dipendenti con figli. In attesa della nuova misura, che sostituirà quelle attualmente in vigore, l’addio a detrazioni fiscali e assegni al nucleo familiare rischia di avere subito un impatto sullo stipendio mensile dei genitori beneficiari. Tanto che il Governo sta studiando un passaggio morbido all’assegno unico per evitare che le famiglie si trovino “scoperte”, anche solo per pochi mesi. Potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri già questa settimana il decreto legislativo che attua la legge delega 46/2021 per il riordino delle misure a sostegno delle famiglie, approvata a marzo dello scorso anno con voto unanime del Parlamento. A quel punto servirà solo il parere delle commissioni parlamentare competenti – da ottenere entro 30 giorni – per dare vita dal 1° di gennaio con quella che lo stesso premier Draghi ha definito una «riforma epocale». I tempi sono stretti ed è necessario dare modo a uffici, consulenti, Inps, Caf e patronati di organizzare la gestione di una prestazione sociale che, a regime, coinvolgerà la totalità dei nove milioni di nuclei familiari con figli minori di 21 anni a carico. «Daremo tutto il tempo necessario – afferma Elena Bonetti, ministra per la Famiglia e le Pari opportunità – per presentare domanda, senza perdere gli arretrati
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Con un tesoretto di 20 miliardi si può fare la rivoluzione fiscale – C’è un tesoretto per rivoluzionare il fisco in Italia
Tema: Fisco

La giornata di oggi però sarà importante anche per un’altra ragione e quella ragione è legata a una partita cruciale che con le amministrative c’entra fino a un certo punto e che coincide con la capacità che avrà il governo Draghi di affrontare i prossimi due mesi non limitandosi a galleggiare. Certo, all’ordine del giorno ci sono temi molto importanti da monitorare. C’è l’ultimo miglio della campagna vaccinale, ovvio. C’è la gestione del green pass nei luoghi di lavoro, chiaro. C’è il fondamentale monitoraggio dei progetti del Recovery e non tutto qui va per il verso giusto (a sei mesi dall’approvazione del Recovery ci sono ministeri molto importanti, da quello per l’Agricoltura al Mite passando per il Mibact, che si trovano in ritardo sulla scrittura dei bandi per assegnare le risorse). Ma accanto a tutto questo c’è una partita che la politica sembra aver messo da parte e quella partita ha a che fare con un unicum della nostra economia: non sapere che cosa fare con tutti i soldi che l’Italia ha a sua disposizione. La storia è questa ed è una storia che vale venti miliardi di euro. Venti miliardi, rispetto ai 220 del Recovery, possono apparire come bruscolini ma quei 20 miliardi di cui parliamo oggi sono 20 miliardi speciali che la maggioranza di governo si ritrova a gestire in modo quasi casuale. I 20 miliardi coincidono con il così detto margine fiscale imprevisto e quel margine lo si ricava calcolando la differenza tra il quadro macroeconomico programmatico e quello tendenziale.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Boom di nuovi casi. Ma la Gran Bretagna non si ferma
Tema: In Gran Bretagnna aumentano i casi di Covid

Quarantacinquemila nuovi casi di Covid ogni 24 ore negli ultimi giorni, oltre cento vittime quotidiane, migliaia di persone in ospedale: sono cifre che in qualunque altro Paese farebbero gridare all’emergenza e probabilmente scattare un draconiano lockdown. Non in Gran Bretagna: dove quelle notizie non compaiono neppure sui giornali e l’andamento della pandemia è ormai scomparso dall’agenda dei media. Ciò che preoccupa a Londra in questi giorni è la crisi dei medici di famiglia, che non riescono più a vedere i pazienti di persona a causa degli arretrati accumulati negli ultimi mesi, il che sta causando ingorghi ai pronto soccorso degli ospedali; o il rischio di un Natale di magra, senza regali né tacchino, per il collasso delle reti logistiche. Sono queste le conseguenze del coronavirus di cui si discute: non più il boom dei contagi
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Testata:  Libero Quotidiano 
Autore:  Molteni Mirko 
Titolo: Londra senza Green pass ha il record di contagiati – L’Inghilterra di Boris senza Green pass ha gli ospedali pieni
Tema: In Gran Bretagnna aumentano i casi di Covid

Nella Gran Bretagna che ha rinunciato a introdurre il Green Pass i contagi del Covid volano e toccano picchi che riportano la situazione indietro di mesi. Ciò sembra confermare che il ciclo vaccinale da solo non basta se non è abbinato a un qualche argine a movimenti in molti ambienti quale è il Green Pass. Ieri i nuovi casi inglesi di Sars-CoV-2 erano 45.150. È da cinque giorni che il dato giornaliero dei contagi inglesi si mantiene al di sopra dei 40.000, e già giovedì 14 ottobre, erano 45.066. Basti pensare che il totale dell’ultima settimana ha toccato 300mila nuovi casi, con un aumento del 15,1% sui precedenti 7 giorni. Ormai la fatidica curva può dirsi ritornata ai livelli di tre mesi fa, quando il 20 luglio si registrò un record di 46.558 nuovi casi in 24 ore. Anche i ricoveri sono in aumento e nelle zone più popolose della Gran Bretagna, come l’area di Londra, si parla di ingorghi delle ambulanze di fronte agli ospedali.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lamperti Lorenzo 
Titolo: Xi sorprende gli Usa e lancia in orbita il missile ipersonico
Tema: Cina

«Non abbiamo idea di come abbiano fatto». La Cina ha testato con successo un missile ipersonico con capacità nucleare e la reazione dell’intelligence Usa è soprattutto di sorpresa. A rivelarlo è il Financial Times, che cita cinque diverse fonti a conoscenza del test, potenziale game changer negli equilibri militari e innesco di una corsa agli armamenti. Il velivolo, dotato dell’arma ipersonica, sarebbe stato trasportato da un razzo Lunga Marcia, la serie utilizzata dal programma spaziale cinese. Il 19 luglio è stato annunciato il lancio numero 77 di un Lunga Marcia, il 24 agosto il numero 79. Il 78, misteriosamente saltato, sarebbe quello con a bordo il missile ipersonico. Il razzo è stato lanciato con a bordo un velivolo planante ipersonico. Dopo aver girato intorno alla terra, il missile ha volato a bassa orbita prima di scendere verso il suo bersaglio, mancato per poco meno di 40 chilometri. Si tratta comunque di un risultato considerato «stupefacente» nello sviluppo di armi ipersoniche.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Modolo Gianluca 
Titolo: Il missile cinese lanciato dall’orbita minaccia gli Usa – Testato missile ipersonico Così la Cina avverte Biden
Tema: Cina

Un missile ipersonico con capacità nucleare lanciato in gran segreto. Un giro della Terra, viaggiando nell’orbita bassa del pianeta che, seppure abbia mancato di una trentina di chilometri il suo obiettivo finale, dall’altra parte del mondo, a Washington, ha fatto drizzare più di qualche capello. Dimostrando che Pechino è molto più avanti in questo campo di quanto i funzionari americani immaginassero. Il lancio del missile cinese planante ipersonico, rivelato ieri dal Financial Times, sarebbe avvenuto ad agosto grazie al razzo Lunga Marcia. E mai segnalato. Pechino annuncia tutti i decolli: il 19 luglio era stato registrato il 77° lancio, il 24 agosto il 79°. Nessuna traccia della missione numero 78.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vidino Lorenzo 
Titolo: Aria nuova in Medio Oriente
Tema: Medio Oriente

Il Medio Oriente è più tranquillo. Non è certo quello che siamo abituati a sentire in riferimento a quella che da decenni è la regione più turbolenta del mondo. E non vuole assolutamente dire che i conflitti e le tensioni da cui è endemicamente flagellato siano evaporati. Ma negli ultimi mesi è ben visibile una generale tendenza che sta portando pressoché tutti i governi mediorientali ad adottare politiche estere meno aggressive e a dirimere le mutue divergenze attraverso la diplomazia. Anche tra nemici storici si urla, ci si minaccia e ci si attacca meno. È cosi tra Arabia Saudita e Iran, la cui rivalità politica e settaria (si erge a rappresentante dei sunniti la prima, degli sciiti il secondo) ha spaccato il Medio Oriente negli ultimi 40 anni. Dall’inizio dell’anno Riyadh e Teheran hanno perla prima volta in anni iniziato a dialogare e si parla della riapertura delle reciproche ambasciate. Hanno riaperto le relazioni anche Egitto e Turchia, per anni divise alacremente dal supporto dato da Ankara alla Fratellanza Musulmana. Quasi tutti i Paesi arabi hanno riallacciato i rapporti con il regime di Bashar al Assad, constatandone la capacità di essere sopravvissuto alla guerra civile siriana. Ed è poi finito l’embargo del Qatar, con il quale gli altri Paesi del Golfo hanno riaperto relazioni diplomatiche e commerciali dopo annidi tensioni dovuti ai rapporti di Doha con la Fratellanza e con l’Iran. Ed è proprio lo sviluppo commerciale la molla che spinge i Paesi della regione.
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