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SINTESI IN PRIMO PIANO – 18 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Crisi di governo, oggi e domani in Aula si decide il destino del Conte bis.
– Covid-19, il Cts: aprire le scuole. I dubbi dei governatori.
– Fondi Ue, Italia in affanno sul Recovery.
– USA: Biden prepara dieci giorni di decreti per cancellare Trump.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: In Aula si decide il destino di Conte – Governo, è l’ora del giudizio Al Senato punta a quota 157
Tema: Crisi di governo

Oggi alla Camera, alle 12, e domani al Senato, Giuseppe Conte si rivolgerà al Paese e ai parlamentari, cercherà per quanto possibile di ignorare Matteo Renzi, e affronterà probabilmente il momento più difficile della sua carriera politica. Se oggi la fiducia alla Camera è garantita, domani a Palazzo Madama può succedere di tutto: la maggioranza viene data oscillante, al momento fra 151 e 157 voti, a seconda delle scelte dei singoli e delle trattative delle ultime ore: si ripetono gli appelli ai cosidetti responsabili del Senato che possono ancora condizionare il futuro politico dell’esecutivo. Due senatori dell’Udc sarebbero in bilico, così come due esponenti di Italia Viva. In questo momento l’unica certezza è quella di una maggioranza relativa, al Senato, non si sa quanto solida, e in qualche modo favorita, anche se appare un paradosso, dall’astensione dei renziani. “Il mio obiettivo non è mai stato cacciare C onte ma non sarò compartecipe di disegni mediocri, voteremo le misure che servono al Paese ma non siamo in maggioranza”, ha ribadito ieri Renzi. Ma per il Pd e M5S la colpa della crisi porta solo il nome dell’ex premier. “Una cosa è rilanciare — attacca Nicola Zingaretti — un’altra è distruggere. Se non si rispettano le opinioni degli altri, avendo la presunzione di tenere in considerazione solo le proprie, allora viene meno la possibilità di lavorare insieme”.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Il retroscena – Conte, la carta anti-sovranista – Conte, appello agli incerti “Scegliete il campo degli anti- sovranisti”
Tema: Crisi di governo

L’ultimo appello di Giuseppe Conte è ormai pronto. Il premier in Parlamento, più che attaccare Renzi, cercherà di rassicurare chi vuole costruire un gruppo «centrista, cattolico, liberale» per evitare che l’Italia finisca in mano ai sovranisti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Conte invocherà «unità» per blindare la scelta «europeista» e anti-sovranista. Non parlerà di un suo partito, ancora è presto. I numeri rimangono però complessi: il governo avrà la fiducia, quasi nessuno ne dubita. Ma al Senato si oscilla tra una proiezione realistica, che segna quota 154, e la speranza degli ottimisti: 158. Comunque sotto la maggioranza assoluta. C’è una parola chiave che forse Conte pronuncerà nel suo discorso per rilanciare il governo. Risponde a uno degli impegni assunti, ma finora congelati a causa di Renzi: proporzionale. Serve a indicare una prospettiva ai centristi. A garan tirne la sopravvivenza. A dare un senso a questa coda di legislatura che sembra consumarsi alla velocità della luce. Affiancherà a questa promessa quella, appunto, di un patto che traghetti al voto nel 2023. Quello che molti incerti vogliono sentirsi dire.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Governo alla prova della fiducia Il Pd: i costruttori si uniscano a noi
Tema: Crisi di governo

Che il governo ottenga la fiducia – oggi alla Camera, domattina al Senato — non dovrebbe essere in discussione. Ma che si riesca a proseguire la legislatura, specie se il pallottoliere di palazzo Madama si fermerà sotto la fatidica soglia dei 161 voti necessari a raggiungere la maggioranza assoluta, ebbene su questo nessuno è pronto a scommettere. Perché se come sembra i giallorossi finiranno azzoppati in almeno un ramo del Parlamento, “da mercoledl sarà il Vietnam”, pronostica preoccupato uno dei più esperti senatori Pd; tra scostamento di bilancio e voto sul Recovery le insidie per il governo sono infatti enormi. E l’incidente dietro ogni angolo. Eccolo lo spettro che sI aggira in queste ore al Nazareno. Dove si sta facendo largo la convinzione che quella delle prossime 24 ore potrebbe trasformarsi in una vittoria di Pirro. ll Conte due resta sl in sella, ma talmente indebolito ed esposto alle intemperie parlamentari, da non avere più la forza di far nulla. Ragion per cui, subito dopo il passaggio in Senato, il tridente giallorosso si metterà al lavoro per centrare l’obiettivo prima fallito per un soffio: allargare il perimetro della coalizione mutilata da Italia viva. Da qui gli ultimi appelli di Zingaretti alle tante “sensibilità democratiche, liberali ed europeiste.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Breda Marzio 
Titolo: Il premier sotto la lente di Mallarella Si apre (comunque) una fase incerta
Tema: Crisi di governo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ascolterà con attenzione le parole che tra oggi e domani il premier Conte pronuncerà in Parlamento. Il Capo dello Stato valuterà quali possibilità abbia sul serio la resistenza del premier: negli ultimi giorni un numero variabile di «responsabili» il presidente del Consiglio lo ha trovato, anche se non sembra arrivare alla soglia che sperava. Perciò diventa politicamente cruciale per lui vedere come si comporterà Italia viva, che ha ventilato una disponibilità ad astenersi alla prova della fiducia. E qui nasce il punto interrogativo che inquieta pure il Quirinale: come parlerà Conte a Renzi? Si taglierà i ponti dietro le spalle, rivolgendosi al senatore di Firenze con l’asprezza che usò verso Salvini? O ricorrerà a qualche astuzia retorica, ignorando con nonchalance l’accusa di aver creato “un vulnus democratico”, per tenere la porta aper ta a un’ipotetica collaborazione con Iv? Toccherà a Conte sciogliere questi nodi, decisivi anche per gli scenari ai quail si sta preparando il capo dello Stato, che in questa fase si astiene del tutto dall’interferire perché non sia messo in dubbio il proprio ruolo istituzionale di garanzia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martini Fabio 
Titolo: Il retroscena – Premier sospeso tra rete e partito – Cardinali, Servizi e il partito romano La rete di potere trasversale di Conte
Tema: Crisi di governo

Giuseppe Conte non ha ancora deciso su un dettaglio che potrebbe rivelarsi decisivo: inserire o no, nel suo discorso alla Camera di oggi, un passaggio che faccia a capire a tutti che lui, da ora in poi, è in campo. Che lui è pronto a guidare, un domani, un vero e proprio partito. Finora di questa prospettiva hanno sempre parlato i giornali, ma lui nei pourparler informali e nelle dichiarazioni pubbliche è sempre stato attentissimo a non lasciare spiragli. Ma stavolta indicare, sia pure con una perifrasi, un orizzonte servirebbe – così gli hanno spiegato i maghi delle alchimie parlamentari – per convincere gli onorevoli ancora titubanti: il partito di Conte d iventerebbe un approdo accogliente per tanti in cerca di domicilio politico. Ecco perché in queste ore Conte sta cercando l’espressione “giusta”, quel dire e non dire che consentirebbe di riaccendere una speranza a tanti parlamentari che a fine legislatura sarebbero condannati all’addio alla pol itica. Le incertezze di premier sono legate alle possibili reazioni di Pd e soprattutto M5S.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: Il retroscena – Il centrodestra arruola l’Udc e scalda i motori: siamo pronti
Tema: Crisi di governo

Oggi nuovo vertice del centrodestra, un tavolo permanente ormai che ha l’obiettivo di tenere tutti compatti, dare un’immagine di forza e di vera alternativa alla maggioranza raffazzonata che il premier cerca in parlamento. Anche un modo per evitare defezioni di «responsabili-costruttori» illusi dalle sirene giallorosse. Il migliore risultato, in questi giorni roventi, è stato quello di far resistere l’Udc alle offerte allettanti della maggioranza. Lorenzo Cesa si era lamentato di non essere invitato ai vertici d’opposizione ma ora è sempre stato presente, insieme a Lupi e Toti, che pesano molto meno. Il leader centrista e i suoi hanno subito anche pressioni da Oltretevere, dove alcuni temono un esecutivo Salvini, ma alla fine l’operazione compattezza è riuscita. E Silvio Berlusconi se ne prende il merito maggiore, dimostrando di controllare tutta l’area moderata.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico 
Titolo: Renzi tira dritto “Non siamo più in maggioranza”
Tema: Crisi di governo

Quanto a lungo può durare l’astensione di Italia Viva in Senato? Se lo chiedono in tanti, dentro e fuori palazzo Chigi, perché quello sarà il tempo a disposizione della maggioranza per provare a rimpiazzare gli uomini di Matteo Renzi con un gruppo di responsabili. Ieri l’ex premier ha ribadito: “Non siamo più parte della maggioranza”, ma al momento non può spingersi oltre. Deve tenere in piedi l’ultimo ponte con gli ex alleati per tentare di ricucire e stare attento a non gettare nel panico i suoi parlamentari, che vengono riuniti di nuovo in tarda serata. Dentro Italia viva c’è fermento dopo l’ennesimo veto posto da Pd e M5S alla riapertura di un confronto con Renzi. Con lui, ma non con i suoi parlamentari. Atteggiamento che preoccupa l’ex rottamatore, specie dopo l’addio di un’altra deputata, Michela Rostan, la seconda a fare le valigie in due giorni. Rostan si dice pronta a votare la fiducia «perché tra la giusta critica al go verno e l’apertura della crisi c’è una grande differenza».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Diamanti Ilvo 
Titolo: Mappe – È la popolarità la sfida di Renzi – La sfida “obbligata” di Renzi alla ricerca della popolarità perduta
Tema: Crisi di governo

La parabola di Matteo Renzi riflette un modello di democrazia e, prima ancora, di partito “personale”. Renzi disegna l’ultima e più recente fase di una “storia” che dura da quasi 30 anni. Da quando, cioè, negli anni Novanta, Silvio Berlusconi “scese in campo” con Forza Italia. Renzi è stato segretario del partito fino a febbraio 2017. Nel corso di questi anni ha contribuito a ri-definire l’identità del Pd intorno alla sua immagine. E alla sua persona. Abile a comunicare sui media, tradizionali e nuovi, Renzi ha imposto la sua impronta “personale” al partito. Se osserviamo la curva della fiducia nei suoi confronti, proprio in quegli anni Renzi raggiunge il massimo grado di popolarità. La svolta avviene nel 2016, quando Renzi trasforma il “referendum costituzionale” sul ridimensionamento del Senato, che egli stesso aveva promosso, in un “referendum personale”. Annunciando che, se non fosse stato approvato, si sarebbe dimesso. Questa scelta favor&igrav e; la bocciatura referendaria. E avviò il calo dei suoi consensi personali. Fino al 30%, negli anni seguenti. Tanto più dopo le elezioni politiche del 2018, quando il Pd si fermò al 18%. Da lì, le dimissioni e la fondazione di Italia Viva. Per tornare al centro della scena.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna 
Titolo: Gli scienziati ai governatori: aprite le scuole – Il Cts richiama le Regioni «Le scuole vanno riaperte»
Tema: Covid-19 – la situazione in Italia

Oggi la riapertura delle scuole superiori in quattro regioni: Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Molise. Dei 650 mila ragazzi interessati ne tornerà in classe circa la metà: l’ultimo Dpcm prevede la presenza tra il 50 e il 75%. Ieri mattina il governo con il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto a sorpresa un ultimo parere al Cts sull’opportunità di tomare in classe o di rinviare nelle regioni in zona arancione. Netta la risposta del Comitato che si riunisce d’urgenza alle 11: “L’incremento dell’incidenza dei nuovi casi è contenuto” e “l’importanza del ritorno in classe non è più procrastinabile per il grave impatto della sua assenza sull’apprendimento e la strutturazione psicologica” degli adolescenti, si legge nel verbale della riunione. Il Cts, rivolgendosi ai presidenti di Regione, ricorda che sono loro ad avere «la responsabilità» della riapertura. Nel caso in cui le misure concordate con i prefetti non sian o pronte, invece di rinviare la riapertura, devono prendere «provvedimenti di prescrizione» per obbligare gli enti locali a metterle in atto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: «È meglio aspettare» I governatori preoccupati per l’aumento dei contagi
Tema: Covid-19 – la situazione in Italia

Dopo l’intervento del Comitato tecnico scientifico sul ritorno in classe per gli studenti delle superiori, oggi il rientro non riguarderà tutti i 2 milioni e 600 mila ragazzi d’Italia. Perché, dopo mesi di didattica a distanza, se per il Cts le scuole superiori possono tomare in presenza (fino al 75%), sono meno della metà le regioni che seguiranno le sue indicazioni. “Continua una situazione d’incertezza”, denuncia il governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini. Lui ha dato l’ok al ritorno in presenza al 50% («non voglio accrescere il caos»), ma sottolinea «la contraddizione» tra il Cts per il quale «ora la didattica in presenza è compatibile con la zona arancione», e «l’istituto superiore di sanità che parla del rischio di pandemia fuori controllo: avremo così regioni in zona gialla con Dad anche per le elementari e regioni in arancione con studenti delle superiori in presenza». I liceali di Valle d’Aosta, Abruzzo, Toscana e della provincia di Trento già dall’11 gennaio sono in classe, ma finora la maggioranza dei loro compagni ha continuato a seguire le lezioni da casa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cherchi Antonello – Paris Marta 
Titolo: Covid, tra sanità e scuola sempre più liti Stato-Regioni
Tema: Covid-19 – la situazione in Italia

Mai come in questi ultimi mesi si è avuto prova del continuo scontro sulle rispettive competenze tra Stato e Regioni. Un braccio di ferro su sanità, scuola, attività produttive e circolazione delle persone reso ancora più teso dalla drammatica situazione dell’emergenza sanitaria. Il caos attuale è addebitabile allo scarso dialogo tra Roma e i territori e al ginepraio di poteri tra lo Stato e le Regioni partorito dalla riforma del Titolo V del 2001. Un quadro complicato in questi ultimi mesi dall’urgenza di aggredire la pandemia, a cui si aggiunge l’insofferenza, talvolta condita da protagonismo, nei confronti delle misure statali da parte di diversi governatori. Di fondo, però, c’è il nodo della riforma di venti anni fa. Tant’è che anche di recente ha ripreso vigore l’idea di rimetterci mano. Anche nei partiti della maggioranza se ne è parlato ed è riapparsa la proposta della «clausola di supremazia», c he darebbe allo Stato il potere di legiferare anche su materie non di propria competenza, purché l’intervento sia giustificato dall’interesse nazionale o da situazioni particolari.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso – Foschini Giuliano 
Titolo: Pfizer-BioNTech firma la resa “I vaccini tra una settimana” – Pfizer firma la resa “Tra una settimana vi ridaremo tutto”
Tema: Covid-19 – la situazione in Italia

Dopo le pressioni del governo, del ministro Speranza in particolare e del commissario Arcuri, ieri Pfizer ha messo nero su bianco che le forniture di vaccino inizialmnete sospese nei giorni scorsi “verranno ripristinate, come da cronoprogramma”. Oggi saranno consegnate all’Italia 165 mila dosi di vaccino in meno di quelle previste. L’azienda ha assicurato che si tratterà dell’ultima volta che accade: già da lunedì 25 dovrebbero tornare la consegna delle 470 mila dosi previste. Ed entro metà febbraio si dovrebbero recuperare anche le 165 mila perse. Una promessa però che non convince la struttura commissariale di Domenico Arcuri: «Per noi – fanno sapere – il contenzioso non è affatto terminato. Anzi. Aspettiamo di vedere le dosi». Ma che arriva al termine di giornata molto intensa di incontri, scontri, mail e comunicazioni formali e informali, a conferma che quella vaccinale è prima di tutto una partita politica.
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Economia e finanza

Testata:  Messaggero 
Autore:  Pollio Salimbeni Antonio 
Titolo: Recovery, Italia in affanno su obiettivi e governance L’Ue: piano troppo debole
Tema: Recovery Fund

Alla soluzione della crisi politica è legato il destino del piano nazionale per la ripresa e la resilienza che è la vera scommessa politica ed economica dell’Italia e fonte di preoccupazione per la Commissione Europea. Formalmente non ci sono ritardi: gli Stati Ue devono consegnare a Bruxelles i piani nazionali di ripresa e resilienza entro aprile. Tuttavia, subito la Commissione aveva consigliato le capitali a presentarne le bozze entro metà ottobre,e in questi giorni la presidente von der Leyen ha ribadito che prima si è pronti con i piani prima arriverà la valutazione definitiva della Commissione per poter procedere ai primi esborsi da metà anno. Il responsabile dell’economia Paolo Gentiloni si è detto «convinto che la qualità del piano di ripresa dell’Italia possa rafforzarsi nel dialogo con la Commissione». Un segnale chiaro quello dell’ex premier. anche la seconda versione non è sufficient e quantunque migliore della prima. Prosegue quindi il serrato dialogo Roma-Bruxelles. Tre settimane fa Gentiloni aveva indicato di non essere preoccupato per i tempi di presentazione della bozza del piano italiano allungando però lo sguardo al «rischio di evitare un appuntamento storico» che chiama in causa la qualità delle scelte e la capacità di metterle in pratica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Manacorda Francesco 
Titolo: Intervista a Lorenzo Bini Smaghi – Bini Smaghi “Ci giochiamo la credibilità con l’Europa” – Bini Smaghi “L’Italia rischia la credibilità sul Recovery Plan”
Tema: Recovery Fund

Lorenzo Bini Smaghi, una lunga carriera tra Bankitalia e Tesoro, poi nel board della Banca centrale europea, per arrivare infine alla presidenza del colosso bancario francese Société Générale, non nasconde la propria preoccupazione per la partita italiana sul Recovery Plan: “E’ difficile dare un giudizio, perché in pochi giorni sono significativamente cambiate le cifre riguardo alle macroaree di intervento, ma allo stesso tempo sono scomparsi i progetti. E mancano le riforme, che rappresentano una condizione essenziale per l’erogazione dei fondi”. E ancora: “Serve un governo con idee chiare e in grado di fare una proposta forte. In primavera, dopo gli Stati Generali, il premier Conte aveva annunciato che si sarebbe intervenuti su alcuni colli di bottiglia, come la giustizia amministrativa o il fisco. Come dice anche Mario Draghi bisogna fare delle scelte forti, ma forse farle – in questo momento più che mai – rischia di scontentare qualcuno. Di norma per trovare un compromesso ci si mette attorno a un tavolo, si discute e si esce con un programma mediato. Qui non si è fatto nemmeno questo passaggio e quindi non si è mai arrivati a una proposta di riforme”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Chiellino Giuseppe 
Titolo: Fondi Ue, 38 miliardi da spendere – Fondi Ue, dote di 38 miliardi da usare in fretta
Tema: Fondi Ue

Mentre si discute se chiedere o no i prestiti del Mes sanitario, l’Italia deve ancora spendere 38 miliardi della programmazione 2014-2020 finanziata con i fondi europei per la coesione regionale. C’è tempo fino alla fine del 2023 per assorbire tutte le risorse disponibili che, altrimenti, verranno disimpegnate dalla Ue. I numeri elaborati dall’Agenzia per la coesione territoriale e di Rete rurale danno una fotografia dettagliata della situazione a fine dicembre, facendo emergere casi positivi ma anche situazioni critiche. Il programma più indietro in termini percentuali è il Pon Legalità, gestito dal ministero dell’Interno, che ha certificato solo 115 milioni su una dote di quasi 693 milioni di euro. In termini assoluti, invece, quello che preoccupa di più è il Por Fesr Sicilia che deve certificare ancora quasi 2,7 miliardi su una dotazione di 4,3. Con la quota del Psr, perla Regione l’importo da spendere entro il 2023 sale a 4,2 miliard i: una sfida complessa, soprattutto se si considera che anno dopo anno diventano sempre più rari i cosiddetti progetti coerenti.  In condizioni critiche c’è anche la Campania: per i tre fondi deve ancora usare poco meno di 4 miliardi, di cui 2,6 per il programma Fesr che ha certificato il 35,9% di spesa sul totale, in linea con il Por Fse. Molto più alta, invece, la spesa dei fondi per l’agricoltura: sfiora 56% del totale a disposizione. In Puglia la realtà dei fondi europei ha un doppio volto: al primato nella capacità di spesa del Por Fesr Fse si contrappone la vistosa maglia nera per i fondi agricoli del Psr-Feasr, l’unico programma su 74 che ha chiuso l’anno con 95 milioni a rischio disimpegno.
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Testata:  Giornale 
Autore:  De Francesco Gian_Maria 
Titolo: Parte la maratona Ristori Ma Monti ora vuole anche lo stop degli aiuti
Tema: Ristori

Nella settimana entrante, se da una parte si attende l’esito della crisi di governo, dall’altra c’è la necessità di varare il quinto decreto Ristori per evitare che i mancati introiti da lockdown si traducano in una chiusura generalizzata delle attività economiche. Lo scostamento sul quale il governo ha chiesto l’autorizzazione al Parlamento vale 32 miliardi, ma consentirà nel 2021 di mobilitare risorse di cassa per complessivi 50 miliardi. L’utilizzo delle risorse è, a grandi linee, già definito e si attende che i due rami del Parlamento diano un rapido via libera. La discussione è prevista per mercoledì sia alla Camera che al Senato. Il centrodestra pare orientato al voto favorevole per non ostacolare l’erogazione dei rimborsi a esercenti e professionisti. La ripartizione delle risorse pare essere già stata definita: 5,5 miliardi di euro andranno al prolungamento di ulteriori 18 settimane della cassa-Covid sen za oneri per le imprese, 3 miliardi andranno alla sanità, 1 miliardo rispettivamente a Comuni e Regioni e al trasporto pubblico locale, mentre circa 5 miliardi dovrebbero essere destinati alla rottamazione-quater e al rinvio delle cartelle esattoriali. Il quinto decreto Ristori costituirà anche uno degli argomenti al centro dell’Eurogruppo in calendario oggi: le preoccuoazioni dei partner europei, già sintetizzate dal commissario Gentiloni, sono state ribadite ieri in un editoriale dall’ex premier Mario Monti, che sostiene come i ristori non debbano essere più destinati genericamente a tutte le attività imprenditoriali ma solo a quelle che hanno concrete possibilità di sviluppo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Casadei Marta 
Titolo: Alberghi e agenzie a caccia di aiuti per gli investimenti – Il turismo sotto stress va a caccia di aiuti
Tema: Ristori

Undici miliardi euro di aiuti stanziati nel 2020 per arginare gli effetti del Covid su turismo e cultura. Circa 700 milioni di euro messi a budget nella legge di Bilancio 2021 e una bozza di Recovery plan che, partita con soli 3,1 miliardi di euro dedicati ai due settori, è arrivata a 8 miliardi. Sono queste le cifre più importanti spese o programmate dal Governo Conte-bis per sostenere il comparto turistico, che vale circa il 13% del Pil italiano, con il solo settore alberghiero che nel 2020 ha registrato perdite per circa 18 miliardi, secondo quanto riportato da Confindustria Alberghi. E manca ancora il “conto” invernale che ancora deve essere presentato. Con la manovra sono stati stanziati anche due milioni (uno all’anno) per la formazione turistica esperienziale; 5 milioni per le città portuali e 20 milioni all’anno per due anni per le Pmi creative, nelle quali sono incluse anche le strutture ricettive. Non abbastanza, secondo Federalberghi, che sottolin ea come il settore sia stato penalizzato sul fronte ristori: “Gli indennizzi sono ancora tarati sul fatturato di aprile – fa notare il direttore generale Alessandro Nucara – che per il turismo è un mese di transizione: gli hotel nelle località marittime riaprono, mentre quelli di montagna chiudono dopo la stagione invernale”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Finizio Michela 
Titolo: Mutui, rate congelate per 548mila famiglie – Le famiglie prendono tempo: congelato un mutuo su dieci
Tema: Moratoria mutui

L’anno nuovo non ha fermato la corsa al congelamento delle rate dei mutui. Ogni giorno vengono ancora inviate, in media, una cinquantina di richieste di sospensione – fino a 18 mesi – di mutui stipulati per l’acquisto della prima casa. Pratiche che vanno ad aggiungersi alle oltre 187mila già inviate nel 2020 e alle 361 mila finora gestite privatamente dagli istituti di credito in base agli accordi sottoscritti tra Abi e associazioni dei consumatori. In base ai dati di Crif, società specializzata nelle informazioni creditizie, oggi sono in stand-by le rate di un mutuo su dieci. La moratoria garantita dallo Stato, fino a esaurimento risorse è stata rilanciata con la conversione in legge del Dl Ristori, che ha esteso fino ad aprile 2022 lo strumento anche ai titolari di un contratto in ammortamento da meno di un anno e prolungato per tutto il 2021 “l’automatismo” della sospensione delle rate dal momento di presentazione della domanda.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Di Branco Michele 
Titolo: Rottamazione fino al 2019 e sconti per la crisi Covid
Tema: Rottamazione cartelle

Il governo prepara nuove sanatorie per le cartelle esattoriali. E, dunque, si arricchisce il pacchetto fiscale del decreto Ristori cinque che il governo dovrebbe varare la prossima settimana. Le sanatorie sono state preparate la scorsa settimana da una “proroga ponte” che prevede lo slittamento, dal 31 dicembre 2020 al 31 gennaio 2021, dei termini per la notifica di tutti gli atti di accertamento, di contestazione, di erogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti di imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione. Sono stati inoltre sospesi fino alla fine di gennaio le notifiche e i versamenti delle cartelle così, come i pignoramenti di stipendio e di pensione. In pratica, tutta l’attività di riscossione (in ballo ci sono 54 milioni di atti) è stata congelata. Ed è nel corso di questa tregua che il governo metterà a punto i provvedimenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gabanelli Milena – Ravizza Simona 
Titolo: Dataroom – Quanto ci costa una politica senza stabilità – Quanto costa all’Italia l’instabilità politica
Tema: Instabilità politica ed economia

Dal 1994, con la seconda Repubblica, si sono susseguiti 16 governi con 10 premier, durata media 617 giorni. Tre crisi di governo sfociate in elezioni anticipate, ci sono stati sei rimpasti, tre nuove alleanze con cambio di maggioranza senza andare al voto, tre alleanze per arrivare a elezioni alla scadenza della legislatura. Quando c’è una crisi, per mettere in piedi una nuova maggioranza ci vogliono in media 10 giorni. Ma prima che la macchina torni operativa occorre infatti ben altro tempo. Ogni passaggio di consegne blocca l’attività economica fino a cinque mesi. Nel 2018 ad esempio il nuovo ministro dello Sviluppo si prese due mesi per leggere le carte dell’accordo di vendita dell’Ilva, che era già pronto. Quel ritardo ci costò 80 milioni di euro. Prendiamo il decreto Ristori: lo deve firmare il ministro dell’Economia, ma a redigerlo è il capo del legislativo, che è decaduto. Occorre nominarne un altro, che ha bisogno di tempo per studiare le carte, intanto il ristoratore che deve avere il bonifico, aspetta e spera. II fondo per ricapitalizzare le piccole medie imprese va su un binario morto. I tre miliardi per le politiche attive per il lavoro sono stanziati, bisogna decidere in fretta come spenderli. La crisi frenerà anche questo, mentre i disoccupati si avvicinano ai 3 milioni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Greco Andrea 
Titolo: Da Ilva a Mps, le partite bloccate dallo stallo politico
Tema: Instabilità politica ed economia

Il governo Conte bis e entrato in crisi proprio quando alcuni dossier economici di capitale importanza devono essere finalizzati, dall’ex Ilva alla rete unica, fino al dossier Autostrade o alla privatizzazione di Mps. Partite dove lo Stato è protagonista e dove ogni cambio degli equilibri politici nell’esecutivo, o nella maggioranza, può avere serie ripercussioni.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Subito i primi decreti Biden ha fretta di cancellare Trump
Tema: USA

Una raffica di decreti della Casa Bianca “cancellerà” una parte dell’eredità di Donald Trump in tempi record, nei primi dieci giorni d’incarico del suo successore Joe Biden. Il nuovo presidente prepara un frenetico attivismo legislativo fin dalle prime ore pomeridiane di questo mercoledì 20 gennaio, l’Inauguration Day in cui presterà giuramento davanti al Campidoglio a mezzogiorno. Biden userà con vigore lo strumento degli “ordini esecutivi” (decreti presidenziali), per disfare gli atti più controversi del suo predecessore, prima di chiedere al Congresso l’approvazione della maxi manovra anti-covid e anti-recessione annunciata in campagna elettorale. Ambiente, immigrazione, cooperazione internazionale i grandi temi a cui verrà impressa la svolta più netta rispetto all’amministrazione Trump. Tra i primi atti, l’abolizione del Muslim Ban e l’obbligatorietà dell’uso della mascherina nei luoghi pubblici.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Dieci giorni e 12 decreti: Biden cancellerà Trump – I dieci giorni di Biden per cancellare Trump
Tema: USA

Secondo un documento di Ron Klain, futuro capo dello staff della Casa Bianca, nei primi giorni di presidenza, Joe Biden dovrebbe firmare una serie di decreti per cancellare gli interventi più simbolici della precedente amministrazione Trump. Già il 20 gennaio, il presidente eletto dovrebbe intervenire su cinque fronti: abolizione del bando per i viaggiatori provenienti da diversi Paesi musulmani; rientro nell’Accordo di Parigi per il contrasto al «climate change»; estensione della moratoria per il rimborso dei debiti contratti dagli studenti; obbligo di indossare la mascherina in tutte le proprietà federali e durante gli spostamenti tra i diversi Stati; limiti agli sfratti esecutivi su tutto il territorio nazionale. Più generici i propositi per il 21 gennaio: “Biden emanerà altri decreti esecutivi per fronteggiare la crisi del Covid19, in modo da poter riaprire le scuole e le attività economiche, comprese le azioni per espandere I test, proteggere i lavoratori e fissare chiari standard di salute pubblica”. II 22 gennaio sarà il momento dell’economia: “Verranno prese iniziative per dare immediato sollievo alla famiglie di lavoratori in grande difficoltà”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Biden archivia Trump e riparte dal clima – Biden manda in soffitta Trump Subito decreti su clima e migranti
Tema: USA

Secondo un memorandum che il capo di gabinetto Ron Main ha inviato sabato sera a tutto lo staff della Casa Bianca, il presidente eletto Jeo Biden intende avviare già mercoledì, giorno dell’Inauguration a Washington, una dieci giorni di ordini esecutivi e proposte di legge, con cui cancellare le politiche messe in atto dall’amministrazione Trump. “Nel giorno dell’Inauguration, il presidente firmerà una dozzina di ordini esecutivi. Chiederà al dipartimento dell’Istruzione di estendere la pausa in vigore per il pagamento dei prestiti di milioni di studenti, rientrerà nell’accordo di Parigi sul clima, annullerà il bando per i musulmani. Lancerà la “100 Day Masking Challenge”, ordinando di indossare la maschera negli edifici federali e durante i viaggi tra stati. Estenderà la moratoria degli sfratti”; fanno sapere dallo staff del presidente eletto. Sullo sfondo poi resta il secondo impeachment di Trump, che nei prossimi giorni dovreb be arrivare al Senato per il processo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Dragosei Fabrizio 
Titolo: Navalny arrestato al rientro a Mosca
Tema: Caso Navalny

Aleksej Navalny, che si trovava da agosto in Germania dove i medici lo hanno salvato dall’avvelenamento al Novichok che aveva subìto in Siberia, appena tornato in Russia è stato arrestato. Navalny non aveva potuto presentarsi negli ultimi mesi ai controlli di legge proprio perché ancora convalescente, e il fatto di non essersi precipitato a Mosca ha spinto l’autorità penitenziaria a sospendere la libertà condizionale di cui il principale oppositore russo godeva. Il 29 gennaio verrà portato davanti a un tribunale che dovrà decidere se fargli scontare per intero i tre anni e mezzo ai quali era stato condannato nel 2014 in un processo per truffa giudicato ingiusto anche dalla Corte europea. “Non sono andato all’estero per mia scelta, ma perché ero stato avvelenato”, replica l’attivista, che non ha mai nascosto le proprie accuse al Cremlino per l’attentato. Negli ultimi giorni Navalny aveva telefonato a uno degli agenti del commando spacciandosi per un alto funzionario governativo. Nella conversazione registrata, l’uomo aveva raccontato di come lui e altri specialisti erano stati inviati in Siberia per far sparire le tracce del Novichok. Ma fino ad ora non è stata aperta alcuna indagine sull’attentato .
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Castelletti Rosalba 
Titolo: Navalnyj: “Torno in Russia è casa mia, non ho paura” – Navalnyj a Mosca, arresto allo sbarco La condanna degli Usa e dell’Europa
Tema: Caso Navalny

Non appena ha messo piede sul suolo russo, Aleksej Navalnyj è stato arrestato. Il suo aereo, che doveva atterrare all’aeroporto moscovita di Vnukovo, è stato dirottato (ufficialmente per maltempo) sull’aeroporto Sheremetev, dove l’attivista è stato subito fermato. Dallo scorso agosto in convalescenza in Germania dopo l’avvelenamento con l’agente nervino Novichok, Navalnyj non si era potuto presentare al giudice di sorveglianza moscovita ita benché in regime di llbertà vigilata. E qualche settimana fa il Servizio penitenzlarlo federale russo aveva minacciato di convertire la sua condanna con sospensione nel cosiddetto “caso Yves Rocher” in una pena detentiva se non si fosse presentato entro poche ore davanti al suo supervisore. “La questione “tornare o meno” non si è mal posta. Perché non me ne sono andato. Sono finito in Germania dopo esserci arrivato dentro a un box di terapia Intensiva. Per un semplice motivo: hanno cercato di uccidermi”, ha replicato Navalny. Ora rischia tre anni e mezzo di carcere per una sentenza del 2014 per frode al danni di Yves Roches che la Corte europea per i diritti umani ha già definito “politicamente motivata”. «Inaccettabile», ha definito l’arresto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel chiedendo l’immediato rilascio di Navalnyj così come l’Alto Rappresentante Joseph Borrell. «Molto grave», ha incalzato il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio sollecitando la liberazione e il «rispetto del suoi diritti».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Zafesova Anna 
Titolo: Il commento – Rivoluzionario come Mandela – Il Nelson Mandela russo scrive la storia in diretta social
Tema: Caso Navalny

Lo scontro finale tra Alexey Navalny e VladiJmir Putin inizia adesso, alla fine del Navalny Day, in cui centinaia di migliaia di persone hanno seguito online il suo arresto dopo l’atterraggio a Mosca. L’attivista, dopo essere tornato in patria è stato consacrato definitivamente il Nelson Mandela russo, con organizzazioni internazionali e governi di mezzo mondo che lo hanno proclamato prigioniero di coscienza e ne esigono la scarcerazione. Il Cremlino non poteva diventare all’improvviso abile nel gestire il dissenso, dopo vent’anni in cui l’intimidazione e l’intolleranza erano stati tra i principali strumenti di potere. Navalny non poteva rinunciare al suo ruolo di rivoluzionario: se fosse rimasto al sicuro nel suo esilio in Germania, la caduta del regime sarebbe stata merito di altri. Navalny ha cercato lo scontro: se fosse rientrato senza ostacoli avrebbe mostrato di essere temuto, in caso di arresto sarebbe diventato un martire. Un rischio enorme, che ha spinto perfino molti suoi critici ad applaudire il suo coraggio, e quello della moglie Yulia. Il sacrificio in diretta ha pagato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gandolfi Sara 
Titolo: Dai palazzi alle baracche Manaus senza ossigeno, anche i cimiteri sono pieni
Tema: Covid-19, la situazione all’estero

I cimiteri, pubblici e privati, della capitale dell’Amazzonia sono pieni. Su 2,2 milioni di abitanti, la città di Manaus ha superato i seimila morti per Covid-19. Solo nell’ultima settimana sono state seppellite mille persone, 8 all’ora nella giornata di venerdì, in maggioranza colpite dalla feroce variante del virus. “Per far fronte alla situazione – informa il quotidiano Diario do Amazonas – un team di medici sta andando di casa in casa per certificare i decessi”. L’hashtag #OxigenioParaManaus è uno dei trend topic sui social network in Brasile. Attori, cantanti e politici stanno facendo a gara in queste ore per donare ossigeno liquido o lanciare raccolte fondi. In una corsa contro il tempo senza precedenti, stanno inviando nel cuore della foresta amazzonica, via aerea e via flume, migliaia di bombole. Sotto accusa il governatore dello stato di Amazonas, Wilson Lima, contro il quale è stata presentata una richiesta di impeachment per colla sso sanitario e «disprezzo per la popolazione».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Zucchino David – Faizi Fatima 
Titolo: Note dall’inferno a Kabul la vita è appesa a un nome in tasca
Tema: Afghanistan

Dal 2001 l’invasione americana ha scatenato una micidiale insurrezione talebana, e ogni giorno si rischia di morire per un’autobomba, una sparatoria, un’esplosione o un attacco missilistico. Dopo l’accordo firmato a febbraio 2020 con gli Stati Uniti, i talebani hanno ridotto gli attacchi nei centri urbani. Ma il Paese ha visto un aumento degli omicidi mirati, che colpiscono funzionari governativi, magistrati, giornalisti, studiosi di religione e attivisti della società civile. Il governo accusa i talebani, ma loro negano ogni responsabilità. Alcuni esperti temono che almeno alcuni degli attacchi siano stati commessi da fazioni politiche esterne ai talebani per regolare vecchi conti: inoltre, gli affiliati allo Stato Islamico hanno rivendicato la responsabilità di alcuni attacchi suicidi. La costante minaccia ha suscitato in molti afgani un senso di disperazione e di fatalismo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Rosaspina Elisabetta 
Titolo: L’ex amante Corinna accusa Juan Carlos «Ordinò agli 007 di minacciarmi»
Tema: Scandalo Juan Carlos

Se davvero aveva ricevuto dal sovrano, al tempo ancora capo dello Stato, l’incarico di convincere l’ex amante reale a tenere la bocca ben chiusa, il boss dell’intelligence spagnola generale Félix Sanz Roldán, ha commesso un errore di ingenuità querelando per diffamazione l’ex commissario di polizia José Manuel Villarejo che, in un’intervista televisiva, lo aveva accusato di aver minacciato la bella cortigiana. Così infatti la vittima, vera o presunta, è stata convocata dal tribunale spagnolo e, in video conferenza da Londra, ha rincarato la dose. Non soltanto era stata intimidita dal capo del Centro Nacional de Inteligencia, ma l’ordine di terrorizzarla doveva venire da sua maestà. La ricostruzione fornita da Corinna Larsen approfondisce ulteriormente il solco tra il re emerito Juan Carlos di Borbone e l’opinione pubblica. Proprio a pochi giorni dalla mediazione del governo rosso-viola di Pedro Sánchez per placare le polemi che: Juan Carlos I manterrà il titolo di «re emerito» a vita e le future riforme saranno concordate con la casa reale e il re in carica, Felipe VI.
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