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SINTESI IN PRIMO PIANO – 17 marzo 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Asse Draghi – Macron: se c’è il sì dell’Ema ripartono i vaccini Astra Zeneca.
– L’Ema domani ridarà il via libera ad Astra Zeneca ma la Ue contratta con Pfizer un aumento delle dosi.
– Draghi rivoluziona il Cts, via 14 esperti. Al vertice Locatelli e Brusaferro.
– Piccole imprese: esteso il blocco dei licenziamenti a fine ottobre.
– Primo scoglio per il segretario Pd: frenata per la candidatura di Gualtieri a Roma.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca – Galluzzo Marco 
Titolo: L’intesa tra Draghi e Macron: se l’Ema dà l’ok, si riparte subito
Tema: Asse Draghi-Macron

«Attualmente siamo ancora saldamente convinti che i benefici del vaccino nel prevenire il Covid-19, con i rischi associati di ricovero in ospedale e di morte, superino i rischi di questi effetti collaterali». La direttrice esecutiva dell’Ema Emer Cooke parla in conferenza stampa da Amsterdam: obiettivo ricostruire la fiducia nei vaccini dopo la decisione di una quindicina di Paesi, tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna e Portogallo, di sospendere temporaneamente in via precauzionale l’uso delle dosi di AstraZeneca in seguito ad alcuni eventi avversi che si sono prodotti dopo la somministrazione del siero. Cooke rassicura: «Stiamo valutando ogni incidente, caso per caso. I nostri esperti si stanno incontrando anche oggi (ieri, ndr), per valutare tutte le informazioni. Gli esperti arriveranno a una conclusione giovedì». Al 10 marzo si trattava di 30 casi tromboembolici registrati su un totale di 5 milioni di vaccinati e già lunedì l ‘Ema spiegava che «il numero di eventi tromboembolici complessivi nelle persone vaccinate non sembra essere superiore a quello osservato nella popolazione generale».  Le parole di Cooke hanno dato fiducia e sono state definite «incoraggianti» nella conversazione telefonica di ieri pomeriggio tra il premier Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron: in caso di conclusione positiva dell’analisi dell’Ema i due leader sono pronti a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro 
Titolo: Il retroscena – Draghi dimezza il Cts: solo esperti Stupore per la decisione di Merkel
Tema: Asse Draghi-Macron

Lo farà senza l’enfasi che molti suoi colleghi in giro per il mondo hanno potuto permettersi, se non altro grazie a una campagna vaccinale rapida, come a Londra o Washington. Ma spera che il gesto contribuisca almeno a ristabilire la fiducia degli italiani. Il caso ha voluto che da questa settimana la Regione Lazio abbia iniziato a immunizzare le persone ultrasettantenni. E così, come aveva fatto Sergio Mattarella, Mario Draghi, come ogni romano, la prossima settimana si prenoterà per ricevere la sua dose. Non basterà, ma è un inizio. Il premier ha passato la giornata di ieri a tentare di mettere a posto i cocci di una decisione che – spiegano a Palazzo Chigi – ha subìto. In una lunga telefonata al mattino con Emmanuel Macron, Draghi ha condiviso la sorpresa per la comunicazione ricevuta da Angela Merkel lunedì. Di fronte all’annuncio unilaterale di Berlino di sospendere la somministrazione del prodotto di AstraZeneca, i due non avevan o alternativa: il messaggio nei confronti dei cittadini europei sarebbe stato ancora più confuso. Ormai la frittata è fatta. Draghi e Macron sono convinti che il giudizio di domani dell’Ema sui rischi del prodotto anglo-svedese sarà tranquillizzante, e che sarà possibile ripartire da subito con le somministrazioni. Non basterà, ma è un altro passo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: «Pronti a ripartire con i vaccini» – «Siamo intervenuti dopo lo stop tedesco Ma c’è ancora fiducia, crediamo nei vaccini»
Tema: Intervista a Roberto Speranza – Vaccini

«I vaccini restano l’arma fondamentale per uscire da questi mesi così difficili — ripete per tre volte Roberto Speranza. Crediamo fortemente nella nostra campagna di vaccinazione e continueremo, con tutte le energie». Ministro, ma in che tempi ripartiranno le vaccinazioni? «La decisione dei principali Paesi europei è esclusivamente precauzionale e riguarda solo AstraZeneca. Il governo ha preso l’iniziativa a seguito della valutazione dell’agenzia tedesca di sorveglianza del farmaco. Ora si attende per giovedì il giudizio sui nuovi dati emersi in Germania e in altri Paesi. Siamo fiduciosi che possano emergere tutti gli elementi di rassicurazione che ci consentano nel più breve tempo di ripristinare la campagna vaccinale». C’è stato un eccesso di cautela? «Ho massima fiducia nelle agenzie regolatorie europea e italiana, ma quando emerge qualcosa di nuovo in un Paese come la Germania, guida della Ue per forza e prest igio, è giusto avere tutti gli atteggiamenti di cautela e prudenza. Ci aspettiamo che l’Ema analizzi con massimo rigore i dati e ci metta nelle condizioni di poter dare unitariamente un messaggio di sicurezza, che ci consenta di ripartire».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Draghi, la sfida di ripristinare la fiducia su vaccini e Ue
Tema: Vaccini

Si è parlato molto della comunicazione di Draghi, del fatto che abbia scelto di parlare con i fatti più che con le parole ma la vicenda del vaccino AstraZeneca ribalta un po’ l’impostazione del premier. Nel senso che in alcune circostanze sono proprio le parole – e chi le pronuncia – a produrre i fatti. Senza citare la celebre frase del “whatever it takes” o creare parallelismi forzati tra moneta e salute, si può però dire che in quel caso come in questo dei vaccini, c’è un elemento cruciale che va assolutamente preservato (o ripristinato) ed è la fiducia. La scelta dell’Ema di sospendere temporaneamente il vaccino anglo-svedese per verificare alcune morti sospette, l’onda emotiva che ha provocato tra gli italiani ma anche l’ordine sparso con cui sono arrivate le decisioni dei Paesi europei, crea incertezze sul primo obiettivo del premier: una campagna vaccinale efficace per poi rimettere in moto l’economia. Ieri Palazzo Chigi ha fatto sapere di una telefonata tra Draghi e Macron, un modo per sottolineare che esiste un coordinamento tra leader europei, che è stato l’altro punto debole della vicenda. E non è un caso che – sempre ieri – Giorgia Meloni abbia attaccato di nuovo Bruxelles parlando, a proposito di vaccini, «del più grande fallimento dell’Ue».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: Dilemmi (e scelte) – La sfida rischio-sicurezza fa del caso vaccini un dilemma
Tema: Vaccini

Nel mondo anglosassone, di solito, un comportamento è consentito fino a che non sia stato provato che è dannoso; sul continente è vietato finché non sia stato provato che non fa danni. Sul piano dell’etica è estremamente difficile, se non impossibile, assegnare torti e ragioni, scegliere la cosa giusta, quando si tratta della vita umana, anche di una sola vita umana. Tra chi dice che bisogna agire contro la pandemia «a ogni costo» e chi pretende che l’intervento sia «a nessun costo» ci deve per forza essere una via di mezzo. Oggi parliamo del rischio (eventuale e non provato) che poche persone abbiano ricevuto un danno da un vaccino che evidentemente arreca un vantaggio a milioni di essere umani. Ma è un dilemma che in altri termini si propone quotidianamente nelle nostre società. Pensiamo agli incidenti stradali. Nessuno proporrebbe di fermare il traffico autostradale a causa delle vittime. Allo stesso tempo ne ssuno negherebbe la necessità di rivedere le condizioni di sicurezza di un tratto di strada dove si ripetano degli incidenti. Un mero calcolo costi-benefici puo portare a conclusioni crudeli, come nei protocolli sanitari che all’inizio della pandemia stabilivano a chi fornire le cure ospedaliere in condizioni di emergenza, quando non c’erano abbastanza letti di rianimazione per tutti. Ma ogni volta che il pericolo è letale e imminente, e si agisce in stato di necessità, una comunità sa che combattere comporta rischi, che vanno ridotti al minimo, certo, ma accettati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ripamonti Luigi 
Titolo: Il commento – Il difficile equilibrio – Il difficile equilibrio per le Agenzie regolatorie
Tema: Vaccini

La sospensione del vaccino AstraZeneca, al di là delle considerazioni tecniche sul caso specifico, può suggerire qualche riflessione su atteggiamenti e posizioni che si sono susseguiti nei mesi appena trascorsi a proposito delle procedure di autorizzazione dei vaccini da parte dell’Ema, l’Agenzia Europea del farmaco (e a discendere dell’italiana Alfa) e dell’americana Fda (Food and Drug Administration). In quanti hanno magnificato la rapidità e il «decisionismo» di altre agenzie, in primis quella britannica, che hanno approvato il vaccino AstraZeneca «senza fare tante storie» e hanno consentito subito l’immunizzazione a tappeto della popolazione per stroncare la pandemia e dare fiato all’economia? Stigmatizzando al contempo la «solita» burocrazia europea e italiana che «lasciava morire le persone senza fare niente». E quante voci hanno invocato la pronta adozione di vaccini prodotti altrove, senza «buttare via tempo» a ispezionare gli impianti di produzione? Si potrebbe scommettere, con discreta possibilità di riscuotere la posta, che le medesime voci in queste giornate siano fra quelle che si levano scandalizzate per la «fretta» con cui sono stati approvati il vaccino appena sospeso e gli altri contro il virus Sars-Cov-2. Vale allora forse la pena interrogarsi su che cosa chiediamo alle Agenzie regolatorie in merito alle decisioni che prendono.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: Draghi rivoluziona il Cts, via 14 esperti. Al vertice Locatelli e Brusaferro
Tema: Il nuovo Cts

L’attesa sforbiciata c’è stata ma chi si aspettava un cambiamento netto del Cts, e soprattutto della sua linea, probabilmente resterà deluso. In base a un provvedimento della Protezione Civile, preso d’intesa con la presidenza del consiglio e annunciato ieri, i membri scenderanno da 26 a 12. Restano in carica tutti i nomi più “pesanti” del vecchio comitato: il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, quello del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e il capo della Prevenzione del ministero, Gianni Rezza. Non sono sempre sulla stessa linea, visto che Locatelli viene considerato più aperturista e Brusaferro molto meno, ma insomma hanno guidato spesso da soli le decisioni del governo precedente e a quanto sembra da queste prime settimane (vedi il nuovo Dpcm e il decreto dei giorni scorsi) anche di quello in carica. In più resta Giuseppe Ippolito, inossidabile e stimato direttore scientifico dello Spallanzan i. Conserva l’incarico il medico della polizia Fabio Ciciliano, legato ad Agostino Miozzo, che ha rassegnato le dimissioni, probabilmente sapendo cosa stava per succedere, giusto domenica scorsa. L’unica vera sorpresa riguarda la mancata conferma del membro dell’Inail, II direttore del dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro Sergio Iavicoli. Era il tecnico al quale veniva affidata la stesura dei protocolli. Locatelli e Brusaferro diventano rispettivamente coordinatore e portavoce del nuovo Cts.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Primarie e asili chiusi, calendari non rivisti, ministro ostaggio dei sindacati. Draghi si dimentica il whatever it takes sulla scuola
Tema: Scuola

Spiace dirlo, ma il governo del nostro amato Mario Draghi sulla scuola merita una sonora bocciatura. La merita per alcune questioni legate alle scelte restrittive fatte in questa fase di lockdown. La merita per alcune questioni legate al sospetto rapporto con i sindacati. La merita per alcune questioni legate alla distanza tra le parole consegnate a inizio febbraio alle delegazioni dei partiti e i fatti conseguenti. La prima questione ha a che fare con la scelta fatta dal governo di rendere obbligatoria la chiusura delle scuole per tutte le regioni che si trovano in zona rossa. Il governo ha presentato questa decisione come una decisione dovuta, “non c’erano alternative”, ma come ha ricordato ieri sul Corriere della Sera Paolo Giordano in pandemia nessuna scelta è dovuta, esiste quasi sempre un’opzione, e anche sulle scuole vi erano altre opzioni che il governo ha scelto di non considerare. Non si tratta di dire che le scuole sono luoghi sicuri (anche se essendo luoghi protett i, controllati, con docenti e operatori scolastici vaccinati e sono più sicuri dei parchetti dove i genitori portano i bambini mentre le scuole sono chiuse). Ma si tratta di capire in un contesto in cui il rischio zero non esiste a cosa un paese è disposto a rinunciare e a cosa no. E si tratta di riconoscere che tenere chiuse le scuole non è un obbligo, ma è una scelta.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Comunali, prima spina per Letta La frenata su Gualtieri a Roma
Tema: Prima spina per Letta

Prima un’improvvisa accelerazione con fonti del Pd che assicurano la volontà dell’ex ministro Roberto Gualtieri di scendere in campo come candidato sindaco del Pd a Roma. Poi una brusca frenata dal Nazareno, con la precisazione: «Nulla è deciso, il segretario non ha ancora preso in mano il dossier delle amministrative». In mezzo c’è la forte irritazione di Enrico Letta che non ha neanche avuto il tempo di accomodarsi sulla poltrona di segretario e di chiedere lealtà e trasparenza e già si trova di fronte a un fatto (quasi) compiuto, che avrebbe conseguenze politiche non irrilevanti, considerando l’alleanza sempre più stretta con i 5 Stelle e la ricandidatura di Virginia Raggi. Letta, che ancora non sapeva dell’accelerazione, aveva appena spiegato che «Gualtieri è un ottimo nome e un amico», aggiungendo che lo incontrerà «prestissimo» e si occuperà «immediatamente» di Roma. M a nel frattempo qualcuno stava già lavorando per accelerare. Il tutto avviene mentre il neo segretario si presenta alla stampa estera e traccia il primo abbozzo della sua linea politica, rispondendo a ben 53 domande. Comincia subito mettendo le cose in chiaro: «Non sono qui per commissariare il Pd e farlo essere a testa china verso il governo. Sono qui perché ritengo che il nostro partito sia a casa sua con il programma del governo Draghi».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Campidoglio banco di prova del dialogo con il grillismo
Tema: La prima spina per Letta

La prima smagliatura si è prodotta sul fronte più sensibile dei rapporti tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle: il Campidoglio. Il nuovo segretario, Enrico Letta, è stato spiazzato dall’annuncio della candidatura a sindaco dell’ex ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri: al punto che dai collaboratori del leader è arrivato un «ancora nulla di deciso». Così, alla fine di una conferenza alla stampa estera di ieri pomeriggio, Letta ha dichiarato che quello di Gualtieri è «un ottimo nome» e che lo incontrerà «prestissimo». L’imbarazzo era comprensibile. Il segretario eletto domenica scorsa dall’Assemblea del Pd era all’oscuro dell’annuncio imminente: come il suo predecessore, Nicola Zingaretti. Che alla fine toccherà a Gualtieri tentare di contendere il Campidoglio ai grillini e al centrodestra si dice da tempo; e ancora di più negli ultimi giorni. Ma la questione è rimasta per mesi avvolta nella nebbia, complice la quasi certezza del rinvio del voto amministrativo da giugno a ottobre. La ragione principale della rimozione, tuttavia, rimane politica e particolarmente spinosa. Il tema del candidato a sindaco di Roma incrocia non tanto le questioni interne al Pd, nel quale pure convivono i teorici frustrati di un’alleanza strutturale col grillismo e quelli, come Letta, fautori di un più realistico «dialogo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Folli Stefano 
Titolo: Il punto – Roma, laboratorio del nuovo Pd
Tema: La prima spina per Letta

L’ immagine è un po’ abusata ma calzante: il Campidoglio ha buone probabilità di trasformarsi quest’anno nel laboratorio dove sarà ridefinito il rapporto tra il Pd e i Cinque Stelle. E questo sulle rovine di una capitale spenta e rassegnata che attende quasi senza speranza un segno di rinascita. Come primo atto della sua segreteria, Enrico Letta dà l’impressione di voler rimettere mano al rapporto con i Cinque Stelle, che a Roma ha il volto di Virginia Raggi, la prima cittadina già candidatasi per un secondo mandato. Il Pd aveva tre strade: accodarsi alla “grillina”, ma sarebbe apparsa una resa definitiva; cercare un candidato unitario nel segno dell’alleanza strategica giallo-rossa (avrebbe potuto essere Zingaretti); oppure mettere in campo un proprio candidato e avviare una competizione. Ha scelto la terza opzione, la più logica, e quindi avremo al primo turno Gualtieri contro Raggi. Poi, al ballottaggio, si suppone che il perdente riversi i suoi voti sul candidato in vantaggio. E nessuno, in Largo del Nazareno, dubita che costui sarà l’ex ministro dell’Economia del Conte-2. In fondo, quale che sia la genesi della candidatura Gualtieri, Enrico Letta è fortunato. Le amministrative a Roma gli permettono di mostrarsi competitivo con i Cinque Stelle senza pregiudicare l’alleanza e dunque la coalizione che governa sul piano nazionale. S’intende, del resto, che non sarà una sfida all’ultimo sangue. Virginia Raggi sembra priva dei numeri e delle carte indispensabili per imporsi al primo turno: la sua sarà soprattutto una testimonianza d’orgoglio, anche rispetto al M5S.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Piccole imprese, esteso il blocco dei licenziamenti a fine ottobre
Tema: Blocco dei licenziamenti

Per i lavoratori che hanno diritto alla cassa integrazione in deroga o al Fis, il Fondo di integrazione salariale, il blocco dei licenziamenti sarà prorogato fino alla fine di ottobre. Sette mesi in più, rispetto all’attuale scadenza del 31 marzo, di cui beneficeranno i lavoratori del terziario e delle piccole e piccolissime aziende (la cig in deroga, con il Covid, è stata infatti estesa anche a quelle da 1 a 5 dipendenti). Per chi invece lavora nelle imprese più grandi, dove c’è la cassa ordinaria, la proroga del blocco dei licenziamenti sarà di tre mesi, fino alla fine di giugno. Lo ha confermato ieri il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. La ratio della diversa durata della proroga sta nelle differenti protezioni di base di cui godono i lavoratori. Quelli delle piccole imprese, non avendo un sistema ordinario di ammortizzatori, rischierebbero infatti, una volta licenziati, di restare senza reddito, una volta terminata la Naspi, l’indennit à di disoccu pazione. Per i lavoratori che invece hanno la cassa integrazione ordinaria e straordinaria i processi di ristrutturazione aziendale possono essere gestiti nel tempo, allontanando il licenziamento.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Bassi Andrea – Franzese Giusy 
Titolo: Licenziamenti, il blocco prorogato fino a ottobre per i lavoratori senza Cig
Tema: Blocco dei licenziamenti

Lo stop ai licenziamenti resta. Anche se in modo differenziato. Nelle grandi aziende, quelle che possono usufruire della cassa integrazione ordinaria (industria ed edilizia), non sarà possibile licenziare fino al 30 giugno. Nelle altre attività, lo stop resta fino all’autunno, quando si suppone sarà varata la riforma che estenderà gli ammortizzatori sociali a tutti. È questa la scelta finale del governo che verrà inserita nel pacchetto lavoro del decreto Sostegni, il cui varo dovrebbe avvenire venerdì. Lo ha annunciato, confermando le indiscrezioni già circolate, il ministro del Lavoro Andrea Orlando. È una scelta “cautelativa”, per evitare lo scoppio di una vera e propria bomba sociale. Come è noto l’attuale blocco dei licenziamenti, tra una proroga e un’altra in vigore ormai da un anno (il primo provvedimento è del 17 marzo 2020), scadrà il 31 marzo. Dopo lunghe trattative con i sindacati fu scelta questa data perché allora – parliamo di novembre/dicembre – si sperava in un miglioramento generale della situazione sanitaria e quindi in una ripresa dell’economia. Non è andata così, purtroppo. E le nuove restrizioni alle attività economiche (per ora fissate fino a dopo Pasqua, ma poi non si sa) combinate con il “liberi tutti” della fine del blocco dei licenziamenti, avrebbero potuto creare una situazione davvero esplosiva.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Salerno Mauro 
Titolo: Grandi opere, dal 2017 cantieri aperti soltanto in un caso su tre
Tema: Grandi opere

Solo 31 delle 96 grandi opere sopra 50 milioni bandite o aggiudicate dal 2017 ad oggi hanno raggiunto il traguardo dell’avvio dei lavori. In numeri vuol dire meno di un’opera su tre. Ma il bilancio peggiora se si guarda al valore economico delle infrastrutture in ballo. Nel giro degli ultimi tre anni, o poco più, sono state messe in gara grandi opere per 25,2 miliardi di euro (25.1594 milioni). Le 31 arrivate in cantiere (alcune solo da qualche mese) superano di poco i 5 miliardi (5.032,1 milioni). Valutato in termini economici, il rapporto tra grandi opere bandite e davvero avviate scende dal 32,3% al 20 per cento. Un bilancio impietoso del gap tra investimenti annunciati e realizzati a beneficio di quell’economia del Paese che passa per lo sviluppo delle infrastrutture.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cellino Maximilian 
Titolo: Tassi bancari, l’Italia conviene: boom di soldi tedeschi sui conti
Tema: Tassi bancari

C’è una migrazione verso l’Italia che passa forse inosservata ma che non ha minore importanza di altri spostamenti che interessano le frontiere nazionali. È quella del denaro dirottato dalle famiglie europee verso i conti delle nostre banche a caccia di un pur minimo rendimento. Il fenomeno riguarda soprattutto i risparmiatori tedeschi, ai quali si devono ormai 2,6 dei circa 4 miliardi di euro complessivi di depositi detenuti presso gli istituti di credito italiani da soggetti privati esteri Si tratta di un dato in crescita, quasi quadruplicato rispetto agli 1,1 miliardi registrati nei primi mesi del 2015, e in ulteriore accelerazione negli ultimi mesi a causa dell’atteggiamento estremamente prudente innescato fra i risparmiatori dalla crisi Covid. E al contempo è anche un movimento favorito dallo sviluppo di piattaforme sorte appositamente per aiutare a convogliare l’enorme risparmio dei tedeschi (e non solo) dove i tassi sono ancora positivi. La Germania &egrav e; del resto il Paese con il livello maggiore di denaro parcheggiato in depositi: erano ben 2.555 miliardi a fine 2020, oltre il 30% dell’ammontare complessivo dell’intera Eurozona. Ma anche quello in cui le banche hanno più che in ogni altro iniziato a penalizzare i correntisti applicando tassi negativi, facendo cioè pagare loro la sosta
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dominelli Celestina 
Titolo: Cingolani: iter più snelli e rapidi per rinnovabili e procedure
Tema: Piano nazionale di ripresa e resilienza

Entra nel vivo il percorso di riscrittura del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per fine aprile, il governo dovrà consegnare a Bruxelles la versione finale del documento, le cui tessere si stanno componendo e che ieri è stato al centro di un confronto tra il premier Mario Draghi e i ministri impegnati nella stesura, a cominciare dal titolare dell’Economia, Daniele Franco. Un “cantiere aperto”, dunque, i cui contorni definitivi saranno messi a punto partendo dalla bozza lasciata in eredità dal precedente esecutivo, in cui è presente «uno zoccolo duro di dati e informazioni» da integrare e affinare, come ha spiegato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Che ieri, in una doppia audizione di quasi 7 ore, ha tracciato le linee programmatiche del dicastero e fissato alcuni snodi cruciali per la road map del Recovery Plan italiano e, soprattutto, per la sua attuazione. Per non vanificarne l’efficacia, serve infatti un enor me lavoro di semplificazione e snellimento della burocrazia – è la ricetta del fisico milanese – in modo da accelerare la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili e la riuscita delle aste, andate praticamente deserte con meno di un quarto della capacità messa a gara aggiudicata.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Intervista ad Enrico Giovannini – «No a riforme generiche Opere del Recovery da semplificare»
Tema: Piano nazionale di ripresa e resilienza

«L’Italia ha sulle infrastrutture ritardi molto forti, che avevamo già segnalato nel 2009, quando lasciai l’Ocse. Sapevamo già allora che in questi anni si sarebbe dovuto investire grandi fondi per affrontare l’obsolescenza di infrastrutture costruite nel secondo dopoguerra». Perché si è fatto poco? «Questo ha a che fare con la scarsa capacità del nostro Paese di programmare a medio e lungo termine, di pensare il proprio futuro. ll Pnrr è una grande occasione, ma penso che servirebbe anche un Istituto sul futuro e sulla programmazione strategica. Questo governo farà alcune cose urgenti e importanti, ma penso anche che l’Italia, come già fatto da altri paesi, dovrebbe dotarsi di uno strumento per pensare a medio e lungo temine». Il ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, è alle prese con il Pnrr e con la semplificazione delle procedure, temi anche molto concreti, ma non rinuncia al pensiero lungo. E proprio da lì è partito, anche inserendo la sostenibilità nel nome del ministero.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Una guerra poco segreta – Big Pharma, in ballo 150 miliardi Il peso della Brexit e il ruolo di Pfizer
Tema: Big Pharma

Il 29 gennaio scorso Emmanuel Macron si lascia sfuggire una delle affermazioni potenzialmente più impegnative della sua intera carriera politica. Esistono «poche informazioni» sul vaccino del gruppo britannico AstraZeneca, dice il presidente francese. E aggiunge: «Pensiamo che per le persone di più di 65 anni sia quasi inefficace». Era una dichiarazione pericolosa, perché rischiava di indurre un gran numero di persone a rinunciare alle somministrazioni. È plausibile che Macron stesso avesse ricevuto informazioni fuorvianti, tanto che in seguito si è corretto. Astra Zeneca era ampiamente sperimentato sugli anziani: nello studio presentato per l’approvazione ai regolatori in Europa erano stati inseriti 2.100 ultrasessantenni. Del resto un secondo studio indipendente delle Università di Edimburgo e di Wellington, già allora consultabile, dimostrava un’efficacia del 94% per tutte le fascie d’età. Il gran de business Ma è difficile capire errori come quello di Macron senza il loro contesto. Sul piano politico, tutto si svolge mentre l’Unione europea e Londra stanno facendo i conti con l’impatto della Brexit; tutto accade quando l’America di Joe Biden avvia un riavvicinamento all’Europa continentale, dopo gli anni del sostegno di Donald Trump alla secessione euroscettica di Boris Johnson. Trump era arrivato persino a finanziare il progetto sui vaccini di AstraZeneca, voluto dal premier britannico, con 1,2 miliardi di dollari. Sul piano del business poi il contesto presenta sviluppi anche più concreti: Covid-19 sta diventando forse il più grande affare di sempre per l’industria del farmaco. Solo nel 2021 si venderanno nel mondo almeno dieci miliardi di dosi di vaccini, che porteranno ai gruppi di Big Pharma tra 120 e 150 miliardi di dollari di ricavi in più. Impossibile prevedere oggi esattamente quanto, perché molto dipende da quale fra due grandi case conquisterà le quote più ricche del mercato: il vaccino di AstraZeneca, sviluppato all’Università di Oxford e alla Irbm di Pomezia, è un prodotto tradizionale in vendita a 2,80 euro a dose; quello dell’americana Pfizer, sviluppato con la tedesca BioNT ech, è una tecnologia avanzata e ha un prezzo medio di circa 16 euro (19,5 dollari).
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto – Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Vaccini, ora l’Europa chiede aiuto a Pfizer – AstraZeneca, Ema rassicura Nuovo accordo Ue con Pfizer
Tema: Vaccini

«Non ci sono indicazioni che le vaccinazioni con AstraZeneca possano aver provocato le trombosi». Messa sotto pressione dai governi e dall’opinione pubblica europea, Emer Cooke, direttrice dell’Ema, convoca una conferenza stampa a sorpresa. In attesa della decisione finale di domani, la farmacologa irlandese rassicura. Fa capire che l’esito delle indagini dell’Agenzia Ue sarà positivo. Ovvero che, salvo sorprese, non sarà raccomandata la sospensione delle immunizzazioni con il composto di Oxford. I governi potranno riprendere le campagne vaccinali con AstraZeneca. A Bruxelles si racconta che è Ursula von der Leyen a chiedere a Cooke di «metterci la faccia», di stemperare le ansie dei cittadini su AstraZeneca. D’altra parte la Commissione europea si sente sotto attacco. Pesano le critiche sui contratti con le Big Pharma e quelle (più fondate) di non avere pensato per tempo – affidandosi inizialmente alle case farmaceutiche – di garantire una capacità di produzione dei vaccini in linea con una campagna di massa. A Bruxelles si pronostica un via libera al vaccino anglo-svedese, ma ci sono dubbi su come sarà. Potrebbe essere pieno, tale da chiudere la partita e rassicurare gli europei. O potrebbe essere accompagnato dall’annuncio di ulteriori approfondimenti (visto che i dati continuano ad arrivare) o da precauzioni per alcune categorie. Una formulazione positiva ma bizantina, difficile da far digerire alla popolazione. Intanto ai dubbi sulle campagne vaccinali tra ritardi nelle consegne e casi sospetti (entrambi di AstraZeneca), Bruxelles risponde confermando che nel secondo trimestre punta a ricevere 300 milioni di dosi da distribuire ai partner Ue: 200 milioni arriveranno da Pfizer, che anticiperà entro giugno la fornitura di 10 milioni di fiale aggiuntive. Ma l’Europa confida anche nel soccorso di Joe Biden.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: La politica estera di Londra punta sull’Asia
Tema: Regno Unito

La Gran Bretagna post-Brexit ha lo sguardo rivolto a Oriente e Occidente ma non a Sud. L’Europa è a malapena nominata nella “Revisione integrata” della politica estera e di difesa che stabilisce le priorità e le strategie del prossimo decennio dopo l’uscita dalla Ue. «Non possiamo limitarci agli orizzonti restrittivi di una politica estera regionale -, ha detto ieri Boris Johnson presentando in Parlamento la nuova strategia -. Global Britain non è un gesto vanaglorioso, ma una necessità perla prosperità e sicurezza dei nostri cittadini». Gli Stati Uniti resteranno «l’alleato e partner strategico più importante» del Regno Unito, che però si rivolgerà sempre più verso la regione Indo-Pacifica, «centro geopolitico e motore di crescita del mondo», con una presenza militare rafforzata e rapporti economici e diplomatici più stretti. A dimostrazione delle nuove priorità di Londra , la prima visita ufficiale all’estero del premier dopo Brexit sarà in India il mese prossimo
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Testata:  Stampa 
Autore:  Rizzo Alessandra 
Titolo: Londra pensa da potenza globale Johnson aumenta le testate nucleari
Tema: Regno Unito

La Gran Bretagna di Boris Johnson innalzerà il numero di testate nucleari per fronteggiare minacce alla sicurezza «in continua evoluzione». Londra ritiene che il rischio di un attacco terroristico con armi chimiche o biologiche entro il 2030 sia «probabile» e quello di una nuova pandemia «realistico». In un documento che rappresenta la più grande revisione strategica del Paese dai tempi della Guerra Fredda e che mira a tracciare la visione del primo ministro per la cosiddetta «Global Britain» del dopo-Brexit, Londra identifica Cina e Russia, con sfumature assai diverse, come gli stati che pongono le minacce più serie. Lega saldamente il sistema di difesa alla Nato, ma vede l’area Indo-Pacifica come il nuovo «centro geo-politico del mondo». È qui che cercherà di aumentare la sua influenza. Il Regno Unito, considerata la quinta potenza nucleare al mondo, aveva precedentemente ridotto il propr io arsenale, fissando nel 2010 un tetto massimo di 180 testate da realizzare entro la metà di questo decennio. Ora il tetto sale a 260, un aumento del 40% e una decisione che ribalta la politica di disarmo nucleare seguito al crollo dell’Unione Sovi
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. – Mazza Viviana 
Titolo: Un’occhiata al mondo di Biden: chi conta di più? – Il mondo di Biden chi conta di più?
Tema: Gli Stati Uniti
Il segretario di Stato Antony Blinken ha spiegato le priorità della politica estera americana in un’audizione alla Camera, il 9 marzo. Sei-sette ore di domande, praticamente su un solo tema: la Cina. Blinken, con il ministro della Difesa, Lloyd Austin, è in missione nell’Estremo Oriente, tra Giappone e Corea del Sud. Nell’area potrebbero riaccendersi le tensioni con la Corea del Nord. Joe Biden considera Pechino l’avversario più temibile. Anche per questo sta rilanciando il Quad, il «dialogo quadrilaterale» con Giappone, India e Australia. Come si vede dalle telefonate dirette di Biden, riportate nella mappa, c’è molta attenzione anche per il ruolo della Nato e della Ue. Nel Vecchio Continente i punti di riferimento sono la Germania, la Francia, il Regno Unito. Ma anche l’Italia di Mario Draghi può trovare spazi interessanti, visto che quest’anno guiderù il G20 e la Cop26, la Conferenza sull’Ambiente, con il Regno Unito.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: La nuova intesa di Bergoglio con Biden per spostare il baricentro della Curia
Tema: Politica Estera Vaticana

Lo sguardo pastorale verso Est. Quello diplomatico e tradizionale verso Ovest. La politica estera del Vaticano, dopo il viaggio di Francesco m Iraq, assume una nuova identità. E si sviluppa su due piani distinti. Perché l’attenzione all’Oriente e all’Asia è ormai diventata la prospettiva di lungo periodo della Chiesa. Ma il rapporto con l’Occidente è l’architrave su cui il Pontefice intende ancora poggiare la sua azione. In una ideale traiettoria che parte da Ovest e va verso Est. Nelle prossime settimane allora le sue scelte, da questo punto di vista, saranno ancora più evidenti. E con ogni probabilità rappresenteranno anche lo spunto per ridisegnare ulteriormente la curia romana. Ossia il vero centro del potere di Santa Romana Chiesa. Per renderlo ancora più sintonico con il Pontificato di Bergoglio. Da novembre scorso, infatti, qualcosa di imponente è cambiato negli equilibri del mondo. L’elezione di Joe Biden ha ovviamente m odificato m poche settimane le relazioni e gli approcci scelti da Donald Trump. I primi effetti stanno per arrivare anche in Vaticano. Con un vero e proprio nuovo corso che Francesco intende inaugurare nei rapporti tra Santa Sede e Washington. L’appoggio al nuovo presidente Usa, dunque, il cattolico Biden, per il Pontefice non può essere messo in discussione.
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