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SINTESI IN PRIMO PIANO – 17 luglio 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Mef: stop alla proroga dei versamenti
– Gualtieri: soddisfazione per il dossier Autostrade
– Gualtieri: sì all’utilizzo del credito del Mes
– Gualtieri: piano fiscale in 3 anni
– Recovery fund, ancora muro dall’Olanda
– Corona virus: il bilancio
– Corona virus: hacker russi alla ricerca del vaccino
– Il dramma immigrazione e la paura del contagio
– Zanardi: sedazione ridotta

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Una trattativa difficile sulla gestione degli aiuti
Tema: Recovery fund: situazione difficile

L’idea di «affilare le armi» in attesa di incontrare i capi di Stato e di governo europei a Bruxelles non è un’esagerazione. Giuseppe Conte ieri ci ha scherzato, ma la sua metafora fotografa una situazione in bilico. Altre nazioni si sono già messe in trincee sia ideologiche, sia economiche. E sugli aiuti da distribuire nei prossimi mesi, tra oggi e domani si indovina uno scontro duro. La prospettiva di una rinazionalizzazione delle autostrade, decisa nelle ultime ore, rimane sullo sfondo come segnale da non sottovalutare: anche se probabilmente non sarà su quello che una parte dell’Europa cercherà di mettere l’Italia nell’angolo. Se non altro perché l’emergenza del coronavirus ha spinto gran parte dei Paesi a intervenire massicciamente per proteggere le proprie industrie ritenute strategiche. Il problema non sono tanto Polonia e Ungheria, preoccupate solo di negoziare i fondi a proprio favore. E’ più insidiosa la resistenza non solo politica ma culturale di Olanda, Danimarca, Austria e Svezia. Sebbene siano più divise di quanto appaia, tendono a non fidarsi, con qualche ragione, di concedere miliardi di euro a Paesi mediterranei considerati cronicamente insolventi; e oberati da un debito pubblico che la pandemia da coronavirus sta facendo lievitare.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Il governo non è più solo un’accozzaglia
Tema: Maggioranza fragile ma con un progetto
In un serissimo editoriale pubblicato ieri su Repubblica, il sempre attento Claudio Tito ha commentato l’operazione realizzata dal governo su Autostrade definendola come l’ennesima prova di una maggioranza sfilacciata, slabbrata, scombiccherata, che non fa altro che dimostrare ogni giorno il suo vero tratto identitario: navigare a vista. Tito ha ragione quando sottolinea che il governo tende a spacciare per rivoluzionario “anche un semplice tagliando al motore”. Ma a quasi un anno dalla nascita del governo giallorosso ciò che forse meriterebbe di essere messo a fuoco con attenzione, sine ira et studio, riguarda un fatto politico ben più interessante delle tradizionali polemiche sull’instabilità dei governi. E quel fatto politico, anche alla luce del caso Autostrade, è abbastanza rilevante e ha a che fare con una trasformazione significativa della maggioranza, passata dall’essere una sterile accozzaglia tenuta in piedi solo per evitare che Salvini potesse andare al governo (che resta comunque un programma niente male) a essere un’armata brancaleone capace di governare con una tecnica, un metodo, un senso e persino un progetto politico.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Gervasoni Marco 
Titolo: Le foto a orologeria e la lezione mai imparata
Tema: Il dramma immigrazione e la paura del contagio

Cinque anni fa commosse tutti la foto di un bambino morto su una spiaggia turca, un siriano chiamato Alan Kurdi. Attorno a quell’immagine, un intero trust di Ong, di media internazionali, di forze politiche, orchestrò però una campagna per chiedere ancora più immigrazione, e all’Europa di aprirsi totalmente a chi arrivava dal mare. Del resto pochi giorni prima Merkel aveva pronunciato lo slogan “Wir schaffen das” («ce la possiamo fare») e necessitava di un supporto emozionale per convincere i tedeschi ad accogliere tutti gli immigrati, anche se venivano dai Balcani. Oggi, benché solo su scala italiana, si ritenta la stessa operazione, con la fotografia di un immigrato morto, incastrato in un canotto alla deriva da giorni nelle acque del Mediterraneo: ieri Repubblica ha lanciato la campagna mediatica, subito raccolta da un buon numero di deputati della maggioranza, capeggiati da Laura Boldrini e Matteo Orfini, favorevoli a rompere gli accordi tra Italia e Libia sull’immigrazione.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Giannini Chiara 
Titolo: Immigrati infetti in fuga per l’Italia – Ora è allarme contagi: cento migranti in fuga dal centro accoglienza «Qui è facile scappare e molti sono positivi»
Tema: Il dramma immigrazione e la paura del contagio

Pozzallo (Ragusa). Il cancello d’ingresso dell’hotspot è guardato a vista da agenti di polizia. A destra due tende termo resistenti, in cui sono alloggiati alcuni migranti seduti all’ombra senza far niente. Operatori che indossano dispositivi di protezione vanno avanti e indietro. È qui che sono ospitati 189 dei migranti sbarcati nei giorni scorsi sulle coste siciliane. Tra loro 8 donne, 2 minori non accompagnati e altri 2 accompagnati. Sono nel centro per trascorrere il periodo di quarantena imposto dalla normativa anti Covid-19. Gli uomini sono ammassati in due diversi stanzoni, tutti con un sistema di aerazione che impedisce l’eventuale contagio e facilita il ricambio d’aria. In apparenza sembra tutto tranquillo, eppure la situazione è drammatica. «Lo vede quel vetro? – ci racconta un poliziotto indicando una finestra rotta – Hanno cercato di sfondarlo per fuggire. Una persona è riuscita a evadere e non l’abbiamo più trovata. Ci provano di continuo, rischiamo ogni ora. Io non mi faccio un giorno di pausa dal 27 giugno. Siamo sempre in allerta». Quando chiediamo chi sono queste persone arriva la risposta da parte di un operatore. «Sono tutti delinquenti – chiarisce -, gente che viene qui non certo per lavorare. In tanti ci dicono che vogliono andare in Francia». A Pozzallo non c’è nessun positivo al Covid, quelli risultati infetti sono stati tutti trasferiti. Undici di loro sono stati portati in isolamento due giorni fa, all’ospedale militare del Celio.
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Belpietro Maurizio 
Titolo: L’Italia importa stranieri col virus – Petizione della sinistra per avere più sbarchi
Tema: Il dramma immigrazione: questione Libia

Come si fa a convincere gli italiani che si devono buttare a mare i decreti Salvini e accogliere i migranti che attraversano il medesimo mare in cerca di fortuna? Si mostra la fotografia di un cadavere alla deriva cercando di suscitare un senso di colpa negli italiani che non vogliono spalancare la porta ai profughi, quasi che la morte in mare sia responsabilità di chi si oppone all’immigrazione indiscriminata e non dei trafficanti di uomini. Infatti, dopo la pubblicazione dell’immagine, è subito stata sottoscritta da 22 deputati della maggioranza una risoluzione trasversale per abolire gli accordi con la Libia e sollecitare un cambio di rotta nei confronti degli extracomunitari. Nel documento dei 22 si scrive che la Guardia costiera libica nel 2019 ha intercettato poco meno di 10.000 clandestini, riportandoli quasi tutti indietro e impedendo che attraversassero il Mediterraneo per raggiungere le coste italiane. Un fatto gravissimo, secondo gli onorevoli della sinistra, perché impedirebbe ai migranti di raggiungere il loro scopo, mettendone a rischio l’incolumità, perché in Libia si finisce in centri di detenzione che non sono degli hotel a 5 stelle. Nel documento che sollecita il taglio dei contributi alla Guardia costiera di Tripoli e modifiche ai decreti sicurezza, si parla anche della situazione sanitaria libica. «Con oltre 480 contagi da coronavirus registrati nel Paese, e molti altri che potrebbero non essere rilevati, in questo momento è preoccupante la situazione dei centri di detenzione dove si vive ammassati».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Saviano Roberto 
Titolo: Caro Zingaretti ora deve spiegarci da che parte sta il Pd – Quella promessa tradita Il Pd ora spezzi il legame con Tripoli
Tema:  Il dramma immigrazione: questione Libia

Nel giorno dell’indignazione per la foto che ritrae l’ennesimo cadavere nel Mediterraneo, il segretario del Pd Nicola Zingaretti avrebbe dovuto spiegare – in realtà ci aspettavamo una spiegazione già da tempo – perché i ministri del suo partito hanno tradito il voto dell’Assemblea nazionale sul rifinanziamento degli aguzzini libici. Si era votato all’unanimità contro lo stanziamento di fondi per la Guardia costiera libica e ci era parsa una deviazione assai significativa del Pd dall’asse che, da Berlusconi passando per Minniti, aveva portato alla ferocia del governo gialloverde. Mai le politiche migratorie che criminalizzavano le Ong e riconoscevano una zona Sar libica, di fatto considerando la Libia un Place ofsafety, erano state messe in discussione dal Pd; quindi il voto dello scorso febbraio dell’Assemblea nazionale rappresentava un vero e proprio cambio di rotta: un cambio di rotta tradito. Ma questo sarà l’ennesimo giorno dell’indignazione. Il giorno in cui, con un commento, ci si lava la coscienza. L’ennesima foto dell’orrore: un uomo, un migrante, che per settimane ha vagato nel Mediterraneo, morto per raggiungere un sogno che per noi è realtà: l’Europa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Frignani Rinaldo 
Titolo: Più di 35 mila i morti da Covid Stretta ai confini e nuovi focolai – L’Italia supera quota 35 mila morti Vietati gli ingressi da altri tre Paesi
Tema: Corona virus: il bilancio

Ingresso in Italia vietato anche per chi nelle ultime due settimane è stato in Serbia, Montenegro e Kosovo. L’ultima ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza arriva poche prima della decisione dell’Unione europea di togliere proprio Belgrado e Podgorica dalla lista delle provenienze considerate sicure dal rischio coronavirus, ai quali sono state riaperte le frontiere esterne. Il provvedimento di Bruxelles è stato preso a seguito del peggioramento della situazione dei contagi nelle due nazioni balcaniche. Il ristretto elenco europeo (che ora comprende solo Algeria, Australia, Canada, Giappone, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay, Georgia e Cina, ma per Pechino la riapertura delle frontiere è condizionata alla reciprocità) viene aggiornato ogni due settimane, dal primo luglio scorso, dopo tre mesi di chiusure totali. Speranza da parte sua sottolinea come il nuovo provvedimento sia rivolto proprio a «chi è stato negli ultimi 14 giorni in Serbia, Montenegro e Kosovo» che ora «ha il divieto di ingresso e transito in Italia. Nel mondo — aggiunge — l’epidemia è nella fase più dura. Serve la massima prudenza per difendere i progressi che abbiamo fatto finora».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Di Sanzo Domenico 
Titolo: Il retroscena – Scontro totale fra Di Maio e Conte pure sulle nomine – Su Aspi solo l’ultimo scontro Di Maio e Conte ai ferri corti
Tema: Scontro sulle nomine

C’è più di qualcosa che non va. E si vede proprio dalla smentita. Luigi Di Maio, con una nota dettata dal suo staff, risponde in politichese spinto al retroscena di Repubblica che riportava uno scontro abbastanza acceso tra il premier e il ministro degli Esteri dopo il Consiglio dei Ministri di martedì notte. «Tra me e Giuseppe Conte c’è un rapporto di leale e trasparente collaborazione». Sono finiti i tempi in cui l’ex capo politico del M5s diceva di essere orgoglioso del presidente del Consiglio. In un’adulazione tutta retorica, non sempre sincera. Adesso è diverso, e perfino l’ipocrisia della politica ha i suoi limiti. I due si inseguono, competono, sgomitano. Cambiano le carte in tavola. Ne è la riprova la girandola di riposizionamenti di cui si è reso protagonista l’ex leader grillino nelle ultime settimane. Il tema è Autostrade.
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico – Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Roberto Gualtieri – Gualtieri: bene l’intesa su Autostrade, restiamo un’economia di mercato – «Il governo? Mai escluso l’uso del credito del Mes» – «Noi aperti al mercato Il debito di quella società non graverà sugli italiani»
Tema: Gualtieri: soddisfazione per il dossier Autostrade

Ministro Roberto Gualtieri, lo scontro nel governo su Autostrade è stato durissimo, tanto che il premier era entrato in Consiglio dei ministri col decreto di revoca in mano. L’accordo è quello che lei sosteneva? «Non c’è stato nessuno scontro, ma un complesso confronto con Aspi che si è sbloccato in extremis. A fare la differenza è stata proprio la nostra compattezza. La leadership del presidente Conte, il lavoro della ministra Paola De Michell e l’impegno di tutto il governo sono stati decisivi. Con questo accordo si apre una pagina completamente nuova. Un regime concessorio più moderno, efficiente ed equo e un’ambiziosa operazione di politica industriale volta a rilanciare un’infrastruttura strategica, imperniata su un investitore di lungo termine come Cassa depositi e prestiti, che vuole offrire una proficua opportunità di impiego del risparmio nell’economia reale e nello sviluppo del Paese».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Dal Mef stop alla proroga dei versamenti – Versamenti, stop alla proroga: impatto da 8,4 miliardi di euro
Tema: Mef: stop alla proroga dei versamenti

Se non è una pietra tombale, è qualcosa di molto vicino. Proprio nel giorno in cui il Senato approva definitivamente il decreto Rilancio, nell’altro ramo del Parlamento il ministero dell’Economia chiude all’ipotesi di un’ulteriore proroga dei versamenti di saldo 2019 e acconto 2020 delle imposte sui redditi in autoliquidazione (ma anche di altro) che sono stati fatti slittare dal 30 giugno al 20 luglio per 4,5 milioni di partite Iva obbligate alle pagelle fiscali o nel regime forfettario e dei minimi. Una proroga che secondo le stime del ministero interesserebbe un flusso di cassa di 84 miliardi. Una cifra non indifferente considerato che neiprimi cinque mesi dell’anno il calo delle entrate tributarie e contributive, per effetto delle sospensioni accordate nei mesi del lockdown, è stato di 22,2 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo del 2019.
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Testata:  Giornale 
Autore:  De Francesco Gian_Maria 
Titolo: Arriva l’ingorgo delle tasse Successione, idea stangata – La manovra estiva di Gualtieri Ingorgo fiscale e patrimoniale
Tema: Mef: stop alla proroga dei versamenti

Da ieri fino al 20 luglio sono in agenda ben 246 scadenze fiscali delle quali la quasi totalità (93,5%) riguarda versamenti. Il 16 del mese, infatti, è il termine ultimo per saldare le ritenute e l’Iva del mese precedente, mentre entro il 20 luglio vanno corrisposti il saldo 2019 e l’acconto 2020 di Irpef, Ires e Irap per partite Iva e aziende. Un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri aveva disposto il rinvio di tre settimane di questi versamenti (dal 21 luglio al 20 agosto, invece, si potrà pagare con una maggiorazione dello 0,4%), inizialmente previsti per il 30 giugno, ma il tempo in più concesso è comunque insufficiente. Da giorni il Consiglio dei commercialisti chiede al ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che la «grazia» sia estesa al 30 settembre. Ieri l’appello è stato lanciato anche attraverso un avviso a pagamento sui quotidiani con il quale si invita il governo almeno ad annunciare una proroga dei termini al 30 settembre visto che i professionisti tributari sono stati impegnati in questo periodo a evadere le richieste di moratoria, di accesso ai finanziamenti agevolati, ai sussidi e, per ultimo, anche di superbonus al 110% sulle ristrutturazioni. Da Palazzo Chigi e da Via XX Settembre nessuna disponibilità, tuttavia, è stata manifestata. Anzi, ieri il ministero dell’Economia ha pubblicato l’Atto di indirizzo sule politiche fiscali 2020-2022 nel quale si specifica che «saranno implementate tecniche di analisi dei debiti iscritti a ruolo per indirizzare l’attività di riscossione prioritariamente verso i debitori più solvibili», mentre sul versante catastale si cercherà di «presidiare la qualità e la completezza delle banche dati, finalizzando prioritariamente l’azione alla completa integrazione delle informazioni immobiliari».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Il Tesoro: piano in 3 anni per tagliare le tasse Stretta sugli evasori, più versamenti digitali
Tema: Gualtieri: piano fiscale in 3 anni

Un piano in tre anni, per rendere ancora più efficiente la macchina del Fisco, ridurre il cosiddetto tax gap, e quindi i 100 e più miliardi di evasione fiscale che il Paese si trova sul groppone, incentivando sempre più l’uso della moneta elettronica ed inasprendo le pene e le sanzioni a carico dei grandi evasori, e quindi-come risultato di tutte le azioni – ridurre le tasse. È questo il programma che tratteggia il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nell’atto di indirizzo per il 2020-2022 diramato ieri ed indirizzato a tutta l’amministrazione finanziare ed alle agenzie fiscali, da Entrate e Riscossione alle Dogane a Monopoli, Demanio e Guardia di Finanza. Otto gli obiettivi fissati dal responsabile del Mef: migliorare la governance del sistema fiscale, sostenere la crescita del Paese ed elevare la qualità dei servizi resi ai contribuenti-utenti, favorire la compliance volontaria e prevenire gli inadempimenti tributari, contrastare evasione ed elusione fiscale, assicurare la legalità negli ambiti di competenza. «Il Ministero – scrive Gualtieri – ha avviato negli ultimi anni una revisione della struttura organizzativa e funzionale dell’Amministrazione fiscale, in modo da razionalizzare e valorizzare le risorse a disposizione, semplificare e facilitare gli adempimenti tributari e fornire servizi di qualità al fine di assicurare una maggiore compliance volontaria da parte dei contribuenti – anche attraverso un rinnovato rapporto tra fisco e cittadini – e contrastare più efficacemente l’evasione e l’elusione fiscale».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Recovery Fund, l’ultimo ostacolo della governance
Tema: Recovery fund

La Germania eserciterà tutto il suo peso al Consiglio europeo che inizia oggi, per chiudere il più velocemente possibile un accordo imponente sull’ampio ventaglio di iniziative Ue per la ripresa post-Covid. Spingendo forte verso un compromesso ambizioso e senza troppe rinunce, che ieri da Berlino sembrava invista su importi, ripartizione tra sovvenzioni e prestiti, tipi di condizionalità e più lontano invece sulla governance, cioè dall’unanimità al voto con maggioranza qualificata in Consiglio, un punto chiave. Spetta dunque alla Germania, prima e più di tutti, il compito di sdogliere il nodo più stretto che è quello della posizione intransigente, ma isolata, dell’Olanda, Il Paese dei “quattro frugali” molto vicino alla mentalità dei tedeschi rigorosi che vedono la solidarietà coniugata in termini di responsabilità. La posizione degli olandesi, che sarebbero soli a combattere questa battaglia sulla governance, non sembraper adesso volersi schiodare dalla richiesta di mantenere l’unanimità al voto del Consiglio europeo previsto per la verifica dell’utilizzo degli aiuti del Recovery Fund. La proposta del presidente Charles Michel sul pacchetto di interventi perla ripresa consiglia invece la maggioranza qualificata al Consiglio nella revisione nel 2022 di target e utilizzo dei fondi, accogliendo la proposta avanzata dalla Germania. Questo è un passaggio fondamentale per dare certezza all’erogazione piena di sovvenzioni e prestiti, rimuovendo il cammino stretto dell’unanimità a 27.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Recovery Fund, la Bce incalza sulle riforme – Lagarde: Recovery Fund ancorato alle riforme strutturali dei Paesi
Tema: Recovery fund

La Bce la sua parte per combattere la crisi del coronavirus l’ha fatta, finora, e sostiene di averlo fatto con «successo». Ora è il turno dell’Europa. Ed è l’ora di strumenti Ue come il Recovery and Resilience Fund «che per raggiungere il suo potenziale deve essere fermamente ancorato a sane politiche strutturali nei singoli Stati». Così la presidente della Bce Christine Lagarde, nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo, ha esortato ieri l’Europa a fare di più, e presto, per uscire dalla crisi Covid-19. Dando alle riforme strutturali un peso decisivo. Dopo i prestiti Mes, Sure, Bei da 540 miliardi, «per raggiungere il suo pieno potenziale» il nuovo fondo per la ripresa in discussione oggi al Consiglio europeo dovrà essere «saldamente radicato in solide politiche strutturali concepite e implementate a livello nazionale». Lagarde ha affermato con vigore che le «politiche strutturalibel congegnate potrebbero contribuire a una ripresa più veloce, rapida e uniforme sostenendo di conseguenza l’efficacia della politica monetaria». Le politiche strutturali «mirate sono particolarmente importanti per rianimare le nostre economie con un focus particolare sull’accelerazione degli investimenti in aree prioritarie come la transizione verde e quella digitale», ha detto, esprimendo la convinzione che «il Recovery Fund vedrà la luce». La difficoltà del processo negoziale non deve sorprendere, ha assicurato avendo lei stessa partecipato a tanti summit europei durante la Grande Crisi. Quando i programmi sono «veri game-changer», ciascuno cerca di portare avanti la propria posizione. Lagarde ha ribadito la sua speranza che il piano arrivi a 750 miliardi, in larga parte con finanziamenti a fondo perduto e in parte minore con prestiti, rivolto soprattutto ai Paesi più colpiti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesco 
Titolo: Duro scontro Italia-Olanda – Fondo di rilancio, il muro olandese Rutte insiste sul diritto di veto
Tema: Recovery fund, ancora muro dall’Olanda

È il primo summit di persona da quando è scoppiata la pandemia. A Bruxelles alle io inizia il Consiglio europeo straordinario che dovrebbe trovare un accordo sul Recovery Fund — il pacchetto da 750 miliardi che mira ad aiutare i Paesi più colpiti dalla crisi scatenata dal Covid — e sul bilancio Ue 2021-2027. I capi di Stato e di governo sono stati convocati dal presidente Charles Michel per oggi e domani. L’obiettivo è arrivare a un accordo ma «non è garantito, ci sono ancora differenze importanti», ha spiegato un alto funzionario Ue, nonostante lo sforzo di mediazione della Germania, presidente di turno dell’Ue. Sarà un negoziato lungo e difficile per i diversi interessi in gioco. Il risultato deve permettere a ogni leader di tornare a casa un po’ da vincitore. Il premier olandese Mark Rutte sembra al momento l’ostacolo più duro, insensibile persino ai richiami della cancelliera Angela Merkel. Il primo giro di tavolo tra i 27 leader, dopo l’intervento del presidente del Parlamento Ue David Sassoli, sarà sull’architettura del pacchetto. Trovare l’intesa è la premessa per poi passare a negoziare i dettagli. E i nodi da sciogliere sono ancora cinque, di cui due di natura politica. Primo punto la governance, ovvero le regole sull’uso dei fondi: l’Olanda vuole un voto all’unanimità in Consiglio per l’approvazione dei piani nazionali di ripresa, contenenti le riforme che i Paesi devono attuare per avere i soldi. Tutti gli altri 26 Stati membri non sono d’accordo (neppure gli altri nordici). Ma il premier Rutte sembra inamovibile.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Aiuti, il caso Italia divide l’Ue – Duello Olanda-Italia Rutte frena l’intesa Ue E il Recovery fund rischia di essere ridotto
Tema: Recovery fund, ancora muro dall’Olanda

Mark Rutte ieri pomeriggio ha fatto sapere in giro che sarebbe andato a letto presto, pronto a farsi una serena dormita per poi scendere di buon mattino, fresco e pieno di energie, da L’Ala a Bruxelles. Dove oggi partirà il vertice europeo sul Recovery Fund. Il premier olandese è pronto alla battaglia. E’ lui il vero ostacolo al compromesso sui 750 miliardi per rilanciare l’economia dei paesi più colpiti dal Covid. Non che gli altri leader siano d’accordo su tutto, ma su posizioni estreme è rimasto solo l’uomo che da dieci anni guida i Paesi Bassi, spinto alla rigidità dall’assedio elettorale della destra ultra rigorista olandese. Cosi Rutte si batterà con Giuseppe Conte – arrivato già ieri sera a Bruxelles per vedere Macron – su soldi e riforme. L’olandese andrà allo scontro anche con Viktor Orbàn sul rispetto dello Stato di diritto per accedere ai fondi Ue. Tanto che ieri Conte oltre a Kurz, Marin e Babis ha sentito proprio l’autocrate di Budapest, ipotizzando un’alleanza italo-ungherese per circondare l’olandese. La prima giornata del vertice si spegnerà nella notte dopo almeno una dozzina di ore di negoziati. Si andrà avanti nel fine settimana. Sul tavolo, a inizio lavori, planera una proposta di Angela Merkel, che da presidente di turno dell’Ue ha preso in mano i negoziati.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Repubblica 
Autore:  Di Feo Gianluca 
Titolo: Il commento – Virus, guerra di hacker per rubare il super vaccino – La corsa al Graal anti-virus per dettare le regole del futuro
Tema: Corona virus: hacker russi alla ricerca del vaccino

Dimenticate la Guerra Fredda, noi siamo già nel pieno di un nuovo conflitto. C’è chi lo chiama “guerra ibrida”, “non-lineare” o “ambigua” perché non rispetta più confini né schemi. Ma sappiamo qual è il campo di battaglia, il terreno in cui si combatte la sfida per dominare la modernità: Internet. E oggi la competizione tra potenze ha un obiettivo prioritario: mettere le mani sul vaccino che può sconfiggere il coronavirus e restituire al pianeta la sua normalità. Il Paese che raggiungerà per primo questo risultato, chi si impossesserà del Graal in grado di scacciare l’epidemia, potrà dettare le regole per il futuro prossimo. Lo vogliono tutti. Chi con la ricerca scientifica. Chi con la scorciatoia offerta dalle cyberwar, attivando brigate dl hacker per scardinare i segreti dei laboratori. E se non possono ottenerlo, allora devono impedire che siano i rivali a distillarlo, distruggendo i computer che elaborano sequenze genetiche o catalogano i test sulle cavie. Un assalto cominciato già nei primi giorni della pandemia, con incursioni contro ospedali e centri clinici.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Covid, gli hacker russi a caccia dei vaccini degli americani – La Russia a caccia dei segreti del vaccino “Attacco hacker a laboratori e università”
Tema: Corona virus: hacker russi alla ricerca del vaccino

Mentre il mondo si affanna per creare il vaccino con cui fermare la pandemia di Covid, la Russia si preoccupa di rubarlo. È l’accusa lanciata dai servizi di intelligence britannici, americani e canadesi, secondo cui gli hacker di Mosca legati al gruppo APT29 stanno assalendo università, ospedali e centri di ricerca, per copiare i loro dati. Questa ormai è la sfida principale a cui partecipano gli agenti di tutto il mondo, inclusi quelli italiani. E non ha come protagonista unico il Cremlino, nonostante le sue smentite, visto che a maggio l’Fbi aveva già denunciato operazioni simili anche da parte di Cina e Iran. Il motivo è ovvio: chi arriverà per primo alla soluzione medica del coronavirus otterrà un vantaggio geopolitico, economico e scientifico, capace di cambiare i rapporti di forza sul palcoscenico globale. La denuncia è partita da Londra, dove il National Cyber Security Center ha pubblicato una nota in cui dice che «la campagna di attività maligne da parte di APT29 è in corso, in maniera predominante contro obiettivi governativi, diplomatici, think tank, sanitari ed energetici, per rubare proprietà intellettuale di valore. I target sono le organizzazioni coinvolte nella ricerca per il vaccino contro il Covid 19».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tozzi Mario 
Titolo: La popolazione rallenta Nel 2100 saremo “solo” 9 miliardi – Il mondo rallenta la corsa Nel 2100 saremo 9 miliardi ma resteremo senza risorse
Tema: Natalità mondiale in crisi

Con una costanza che definirei sistematica, ogni 5-10 anni vengono pubblicati studi, più o meno seri, che certificano come le nostre preoccupazioni rispetto al riscaldamento globale, alla fine delle risorse o all’impoverimento della biodiversità non debbano essere ritenute vere perché, a ben guardare, stiamo molto meglio di quanto pensavamo. Naturalmente la cosa ci farebbe molto piacere: potremmo finalmente dedicarci allo sviluppo dell’intero pianeta che abbiamo trascurato per incagliarci nelle secche del clima o delle estinzioni di massa. Purtroppo le cose non stanno così e, nella maggior parte dei casi, si tratta di valutazioni di economisti o ingegneri che poco o nulla sanno di scienze della natura e della Terra. Che, alla fine, si traducono in differenze di grado, non di genere. Vale così anche per i recentissimi studi demografici (prodotti dall’Institute for Health Metrics and Evaluation della Washington University e pubblicati su «Lancet») che ipotizzano un incremento di popolazione dei sapiens inferiore a quello previsto dall’Onu (10,8 miliardi), e una sua stabilizzazione a circa nove miliardi di individui entro il 2100 (precisamente 8,7). Per la verità, fino ad oggi, gli studiosi più seri della questione avevano sempre messo in luce tre possibilità nel prossimo futuro: che la popolazione incrementasse fino a dieci miliardi di sapiens entro la fine del secolo, che rimanesse più o meno stabile (curva piatta) o che potesse addirittura diminuire. Nessuno aveva dunque sostenuto che l’incremento sarebbe stato esponenziale tout court. Ciò che conta, più che il numero globale di omini (che pure pesa) è il tasso di incremento e le regioni dove questo tasso è più alto.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Olivo Francesco 
Titolo: Nuovi focolai e record di contagi Così il Pianeta non può riaprire
Tema: Corona virus: il bilancio

Il Covid colpisce implacabile e il Pianeta non può riaprire. Se in Europa la “nuova normalità” deve fare i conti con focolai sempre più estesi, negli altri continenti le autorità sono costrette a rincorrere la diffusione di un virus che non smette di fare danni. Risultato: nuovi lockdown e misure più rigide. L’India Secondo la Croce rossa, l’Asia Meridionale diventerà il nuovo epicentro della pandemia. L’India è un buon esempio per capire quello che sta per succedere o che in parte è già in atto: nello Stato del Bihar è stato disposto il confinamento domestico per 125 milioni di persone, praticamente la somma degli abitanti di Francia e Italia. In generale nel Paese i contagi sfiorano il milione, anche se il numero di morti registrati è relativamente basso, 24.915. Altra area calda dell’emergenza Covid resta l’America. Le speranze di Trump di riaprire il Paese si scontrano con dati preoccupanti: almeno 39 Stati registrano un aumento nei nuovi contagi rispetto alla settimana scorsa, in un giorno l’aumento è impressionante: 67.632. La crisi più acuta si continua a vivere in Florida, 156 morti nelle ultime 24 ore, con un dato che fa particolarmente paura, quello degli ospedali ormai pieni, a Miami non c’è più molto margine per i prossimi giorni: solo il 5 per cento dei posti resta libero. Nella parte Sud del continente le cose migliorano molto più lentamente del previsto e le regole si fanno più strette in diverse aree.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.A.F. 
Titolo: Di Maio ai Regeni: l’ambasciatore resta al Cairo
Tema: Caso Regeni

Davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta che indaga sulla morte di Giulio Regeni, il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, si presenta e ribadisce un concetto già espresso in altre occasioni: «Riteniamo necessario coinvolgere costantemente al più alto livello le autorità del Cairo perla ricerca della verità sul ricercatore ucciso». Ecco, in tal senso «è fuorviante credere che avere un nostro ambasciatore al Cairo significhi non perseguire la verità e viceversa è fuorviante pensare che ritirarlo sia necessario per arrivare alla verità». «Tutto il governo comprende il dolore della famiglia Regeni» che «è legittimo e comprensibile e deve essere una spinta». Tuttavia, insiste il ministro, «l’Italia continuerà ad avere un ambasciatore al Cairo». E allora la presenza di un diplomatico in Egitto, continua l’inquilino della Farnesina, «rientra nella strategia» di un esecutivo, quello italiano, che punta ad aiutare anche chi è ancora lì, come Patrick Zacky. E a proposito dell’affaire Regeni Di Maio ai Regeni: l’ambasciatore resta al Cairo rivendica di «aver fatto riprendere contatti tra le procure». II che si è verificato anche grazie «all’azione del corpo diplomatico».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: Regeni, passo indietro di Di Maio “Inutile ritirare l’ambasciatore”
Tema: Caso Regeni

Il governo sa di avere deluso la famiglia di Giulio Regeni, ma non intende cambiare linea. A tenere il punto è Luigi Di Maio davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte del giovane ricercatore friulano. L’ambasciatore non si ritira – ha spiegato il ministro degli Esteri – perché è con i contatti diplomatici che si ottengono risultati. E si continuerà con la vendita delle armi, in quanto i rapporti economici non c’entrano niente con la cooperazione giudiziaria. «Ho i miei dubbi – ha scandito Di Maio – che la vendita all’Egitto si possa intendere come un favore dell’Italia anche perché ci sono altri Paesi che sono pronti a fare lo stesso. Non credo che quella cosa lì infici la ricerca della verità e tantomeno che possa essere una leva per ottenerla». Per il governo il rapporto con l’Egitto è strategico. Va coltivato, non abbandonato. «I rapporti sono oggettivamente compromessi dalla vicenda Regeni. E non torneranno allo stato precedente finché non ci sarà verità per Giulio. Ciononostante la cooperazione tra Italia e Egitto risponde a un nostro interesse nazionale, e solo un partenariato lungimirante ancorché critico ci permetterà di dare sostanza al nostro ostinato impegno per la verità». Nel citare i diversi aspetti dell’interesse nazionale, Di Maio ha parlato di Libia «dove il Cairo svolge un ruolo imprescindibile», di lotta al terrorismo e ai traffici illeciti, di flussi migratori.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Privacy, bocciato l’accordo Ue-Usa sui dati
Tema: Privacy

Si complica ulteriormente il già difficile rapporto tra Stati Uniti e Unione europea. Ieri la magistratura comunitaria ha ritenuto invalido un accordo internazionale tra Washington e Bruxelles dedicato alla trasmissione di dati personali sui due lati dell’Atlantico. La Corte europea di Giustizia teme che l’intesa, nota con l’espressione inglese Privacy Shield e firmata nel 2016, possa mettere a repentaglio la privacy dei cittadini europei. Secondo la Corte, l’accordo rende «possibili ingerenze nei diritti fondamentali delle persone i cui dati sono trasferiti» verso gli Stati Uniti. La magistratura comunitaria teme l’intrusione dei servizi di sorveglianza americana nelle banche dati situate in America. La decisione giudiziaria, che non può essere oggetto di appello, crea un vuoto giuridico in un ambito delicatissimo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Si scrive Biden, si legge Fauci
Tema: Trump perde consensi

plove sul bagnato per Trump: nell’anno del Covid sembra improbabile una ripresa dell’economia che tonifichi la sua candidatura nei 4 mesi che rimangono prima del voto perla Casa Bianca, mentre il presidente continua a sprofondare nei sondaggi. Quello pubblicato ieri dalla Quinnipiac University riduce l’indice di approvazione di Trump al 36%. Nelle dichiarazioni di voto degli elettori registrati, Biden prevale con un rapporto di 52 a 37 (un mese fa il vantaggio del candidato democratico era assai più ridotto, 47 a 41). I sondaggi, lo ripetiamo spesso, hanno un valore relativo e Trump ha grandi capacità di recupero. Ma il distacco sta diventando abissale: c’è panico tra i repubblicani ma anche alla Casa Bianca, come dimostra la decisione del presidente di degradare il fedelissimo Brad Parscale, lo stratega della vittoria elettorale del 2016. Continuerà a lavorare per il presidente, ma non sarà più lui a dirigere la campagna. Nonostante numeri così netti, sono in molti a non credere a una sua sconfitta, soprattutto per l’evanescenza del suo avversario, Joe Biden. Tutto vero, ma contro Trump, che ha sempre bisogno di un nemico da demonizzare e da abbattere in modo spettacolare, anche l’inconsistenza può essere un vantaggio. Il vero problema di Trump è che sta sprofondando nelle sabbie mobili di una pandemia che non ha mai preso sul serio, impostando almeno una strategia di contenimento: non solo ha abbandonato ben presto il lockdown chiesto dagli epidemiologi, ma è arrivato a chiedere di fare meno test per nascondere la gravità della crisi.
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