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SINTESI IN PRIMO PIANO – 16 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– La Ue: “Lockdown inevitabili. Dodici regioni in arancione;
– Italia viva apre, no di Pd e M5S. In arrivo i centristi per Conte;
– Controffensiva di Salvini. Pressing su 4 senatori 5S per impedire la fiducia;
– Arriva la stretta sui ristori. Gualtieri chiama Bruxelles «Deficit sotto controllo»;
– Recovery, riforme per decreto. Pressing Ue su ratifiche e piani;
– Lavoro, altre 18 settimane di cassa integrazione Covid;
– Cade anche Rutte. L’Olanda travolta dallo scandalo sussidi;
– Biden: 1.900 miliardi per ripartire. E prepara l’inaugurazione blindata.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Bac Margherita 
Titolo: Zone rosse, proteste e ricorsi – In rosso Lombardia, Sicilia, Bolzano Ma è polemica sui nuovi divieti
Tema: Emergenza Covid-19, le nuove misure

Cambiano i colori dell’Italia. Lombardia, provincia di Bolzano e Sicilia si tingono di rosso. Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta si aggiungono all’arancione di Calabria, Emilia-Romagna e Veneto. Restano gialle Basilicata, Campania, Molise, Trento, Sardegna e Toscana. Le nuove zone entrano in vigore da domani con l’ordinanza firmata dal ministro Roberto Speranza. Ma Lombardia e Bolzano annunciano ricorsi e non accettano la classificazione, definita «ingiusta». La giunta altoatesina addirittura si è subito riunita in seduta straordinaria e ha deciso di non inasprire le limitazioni attualmente in vigore. Sarà chiesta «una verifica all’azienda sanitaria per avere le basi scientifiche e giungere a una decisione che sia la più adeguata possibile». E Speranza: «Rispettare le ordinanze è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio». In Sicilia il preside nte Musumeci, firmando l’ordinanza regionale, ha parlato di «dati allarmanti e di scelta obbligata», mentre il Pd ha chiesto le sue dimissioni da commissario per «l’incapacità nel gestire l’epidemia». Secondo il monitoraggio della cabina di regia, l’organismo creato per elaborare i dati locali, non c’è in tutto il Paese un solo Comune che non sia stato segnato dal virus. La crescita dell’epidemia è controllata con fatica, le terapie intensive soffrono e «si osserva un peggioramento generale» caratterizzato da un incremento di incidenza dei nuovi casi «comunque contenuto grazie alle misure di mitigazione adottate nel periodo festivo».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Russo Paolo 
Titolo: La Ue: “Lockdown inevitabili” Dodici regioni in arancione – “Si rischia una pandemia incontrollabile” L’Italia in arancione, tre Regioni in rosso
Tema: Emergenza Covid-19, le nuove misure

Da domani tre quarti del Paese sono in quarantena. E Lombardia, Alto Adige e Sicilia vanno addirittura in lockdown per tre settimane: finiscono infatti nella fascia rossa dove non si esce di casa se non per motivi strettamente necessari e i negozi restano chiusi, fatta eccezione per alimentari, farmacie ed esercizi che vendono altri beni di prima necessità. In fascia arancione, oltre a Veneto, Emilia-Romagna e Calabria che c’erano già, domani finiscono anche Abruzzo, Lazio, Marche, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Umbria e Valle d’Aosta. In tutto diventano così 12 le regioni che tingendosi di arancio chiudono tutto il giorno bar e ristoranti, oltre che pub, pasticcerie e gelaterie, e nelle quali non ci si può spostare dal proprio comune, salvo non si abiti in un centro con meno di 5 mila abitanti. In tal caso si può superare il confine per 30 km, ma senza recarsi in capoluoghi di provincia o di regione. In realtà in fascia ar ancione, in base al monitoraggio settimanale presentato ieri dall’Iss, ci sarebbe rimasta anche la Sicilia, ma il governatore Nello Musumeci ho chiesto di piazzare la sua regione direttamente in fascia rossa. A prendere per niente bene la collocazione in lockdown sono invece il governatore altoatesino Arno Kompatscher e quello lombardo Attilio Fontana, che annunciano ricorsi contro l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, il quale nient’altro ha fatto se non applicare il decreto in vigore, che con un Rt sopra 1,25 fa accendere il semaforo rosso. E il monitoraggio della settimana dal 4 al 10 gennaio fissa l’asticella lombarda addirittura a 1,4.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – I dem e la vittoria a metà – Il fattore responsabili fa fibrifiare il Pd «Morire per Conte? No»
Tema: Crisi di governo

La crisi innescata da Renzi è stata vissuta dai democratici come un tradimento, perché l’accordo stretto in extremis con il loro ex segretario — poco prima della sua conferenza stampa — prevedeva che Italia viva avrebbe sì ritirato i suoi ministri dal governo, ma che il gesto sarebbe stato accompagnato da una richiesta di «chiarimento» per impostare su nuove basi il «patto di fine legislatura». Con questa mediazione si sarebbe evitata una crisi al buio e si sarebbe ridotto lo strapotere del premier nell’esecutivo. Invece Renzi ha sparato a zero sul capo del governo, e ora il Pd deve trovare il modo di respingere l’offensiva senza finire inghiottito nell’orbita politico-mediatica di Conte. Da giorni il premier vive con grande eccitazione il suo ruolo di vittima sacrificale. L’idea di porre i responsabili a difesa della linea Maginot del governo sta tormentando tanto Zingaretti quanto Di Maio. Eppure è proprio dai nuovi al leati che dipendono le sorti della coalizione giallorossa: tra oggi e domani dovranno riuscire a formare i gruppi in Parlamento. Qualora ci riuscissero, allora si potrebbe decidere insieme al premier se affrontare la conta alla Camera e al Senato, o evitare la sfida passando dal Quirinale per puntare al Conte 3. Senza responsabili, invece, si materializzerebbe lo spettro di una crisi al buio. Il fatto è che la nuova maggioranza senza Iv non è ancora nata e già fibrilla. Ieri Mastella ha lanciato un avvertimento a Conte e Zingaretti: «Non fate scherzi o lunedì potreste avere delle sorprese. Siamo responsabili, non fessi». Ora, già i democratici in un colpo solo si stanno giocando tutto: governo, Recovery fund e presidenza della Repubblica. «Ma morire per Conte questo no», commentava infuriato un autorevole dirigente del Pd al termine della riunione alla Camera con Zingaretti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro – Falci Giuseppe_Alberto 
Titolo: Ora Italia viva apre, «no» di Pd e 5 Stelle Conte lavora a un nuovo gruppo centrista – Italia viva apre, no di Pd e M5S In arrivo i centristi per Conte
Tema: Crisi di governo

La giornata comincia con molte aperture, da parte di esponenti di Italia viva ma anche del Pd, e finisce con la porta che si chiude a un’intesa in extremis con i renziani. Dal Pd viene annunciato il no secco del segretario Nicola Zingaretti, che dà a Matteo Renzi il bollino di «inaffidabile», e viene ribadito il no anche da parte del Movimento 5 Stelle. Ma anche fonti di Palazzo Chigi escludono un ritorno di Giuseppe Conte con Renzi. Intorno è una girandola di movimenti in vista del voto di martedì al Senato, quando si tenterà di puntellare la maggioranza con una decina di «costruttori». E con il premier che starebbe lavorando a un gruppo centrista che abbia l’imprimatur del Partito popolare europeo. Segno che il centro cattolico è tornato decisivo nella politica italiana. In zona Cesarini, Iv prova a riprendere il dialogo, temendo di essere davvero sostituita dai «costruttori». Il capogruppo al Senato Davide Fara one invita il premier a «sciogliere i nodi» e affrontare i problemi anziché affidarsi a maggioranze «raccogliticce». Poi aggiunge: «Noi ci siamo fino all’ultimo istante». Sulla stessa linea Teresa Bellanova: «Bisogna rilanciare l’azione di governo per dare risposte ai cittadini. Se si vuole riprendere il lavoro, noi siamo lì». Richieste accorate che si scontrano con le parole di Renzi: «Abbiamo chiesto a Conte di cambiare politica, lui ha cambiato maggioranza. Siamo dipinti come irresponsabili. Irresponsabile è chi rifiuta i soldi del Mes». Ma anche Renzi apre perché annuncia l’astensione sulla fiducia. Dal Movimento parla Vito Crimi: «Con Renzi abbiamo chiuso, non si torna indietro». Luigi Di Maio aggiunge: «Io sono leale a Conte. Poi è ovvio che se dobbiamo mettere insieme un governo posticcio o precario, allora meglio andare a votare».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: L’analisi – I confini di Mattarella – I paletti di Mattarella e l’incubo di un governo zoppo in Parlamento
Tema: Crisi di governo

Ci sono due parole che negli ultimi giorni risuonano in tutte le trattative per tenere in vita il governo Conte. Si tratta dl un concetto che ha accompagnato soprattutto i colloqui tra il capo dello Stato e il premier. «Praticabilità parlamentare». Dal Quirinale, infatti, è arrivata ripetutamente a Palazzo Chigi questa richiesta. Ossia la necessità che la maggioranza che sosterrà ancora l’esecutivo dalla prossima settimana garantisca ché i lavori alla Camera e al Senato procedano regolarmente. Non si tratta allora solo di conquistare la maggioranza dei sì alla fiducia, ma anche di assicurare il corretto svolgimento di tutte le attività, a cominciare da quelle in Commissione. Al Colle, insomma, non intendono correre il rischio di fare i conti con un altro scivolone in tempi brevi per poi ricominciare daccapo. Magari proprio in occasione delle votazioni nelle quali è richiesta la maggioranza qualificata, come quelle ch e accompagnano l’approvazione dello scostamento di Bilancio. Il punto, infatti, è proprio questo. Al momento i giallorossi dovrebbero contare su una base ampia a Montecitorio. A Palazzo Madama, invece, i numeri estratti dagli ultimi negoziati portano sì ad una maggioranza, ma semplice. Il traguardo dei 161 senatori, insomma, non è raggiunto. Allo stato la quota è ferma a 156. Bastano? Mattarella in questi giorni ha appunto insistito sul principio della «praticabilità parlamentare». Per il voto di fiducia la maggioranza semplice è sufficiente. E se la otterrà, dal Colle non potrà arrivare un giudizio ostativo. Anche perché l’annunciata astensione di Italia Viva offre un margine inaspettato nelle due Camere. Se la posizione dei renziani sarà confermata, anche al Senato dunque i lavori potrebbero mantenere un tasso di accettabile fisiologia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico – Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – La minaccia dei ribelli M5S Di Battista snobba la fronda e adesso tratta per un ministero
Tema: Grillini anti-Ue

Nel bizzarro mondo del Movimento, l’acerrimo nemico del governo con il Pd, Alessandro Di Battista, veste ora i panni del responsabile: «Non voglio andare al voto e non voglio nemmeno un governo tecnico», assicura in un’intervista a Tpi. «Tornare de Renzi, poi, assolutamente no. E un’occasione per togliercelo dalle scatole». Lancia persino l’invito a Giuseppe Conte a entrare nel Movimento: «Sarebbe un valore aggiunto». Dall’altra parte, 13 parlamentari pentastellati vicini alle sue idee sottoscrivono un documento di 7 punti per chiedere di azzerare i vertici del partito, introdurre una moneta parallela all’Euro, ridiscutere i fondi del Recovery plan, scolpire nella pietra il no al Mes sanitario. Vorrebbero poi subordinare la ratifica della riforma del trattato del Mes al superamento del Fiscal Compact e allo sforamento stabile del 3% del rapporto deficit/pil e rendere strutturale il programma di acquisto dei titoli di stato della Bce. Ultima propost a: lanciare il piano d’assunzioni di giovani per l’ambiente, lo stesso che proponeva Di Battista mesi fa. Ma “Dibba”, che con il gruppo di 13 parlamentari aveva già condiviso battaglie contro il Mes, di questo documento non si cura. Eppure, anche ciò che appare tanto bizzarro, a volte, si può spiegare. Un indizio lo semina l’ex deputato romano, che alla proposta di entrare nel governo dice no, se non «costruire dei bei progetti». In quel caso, è «a disposizione». Tanto che una trattativa per includerlo nel Conte III è in corso.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Jerkov Barbara 
Titolo: Intervista a Matteo Renzi – Renzi: «Tutti i nostri senatori compatti E sono pronto a parlare di contenuti» – «Conte cerchi vaccini non voti Pronto a parlare di contenuti»
Tema: Crisi di governo – Intervista a Renzi

La maggioranza parrebbe non più così sicura di avere i numeri per andare avanti anche senza di lei, presidente Renzi. Lei come la vede? «Secondo me senza di noi non hanno i numeri. Sono lontani da quota 161 al Senato. Hanno raccontata un loro auspicio come fosse la realtà. Adesso possiamo parlare di vaccini, di soldi per la sanità, di posti di lavoro, di turismo, di ambiente? La strada della matematica si è chiusa, suggerirei di tornare alla politica». Ha sentito Zingaretti dire che “in questo anno e mezzo di governo sono stati commessi molti errori e ci sono state molte lentezze”? «Condivido tutto quello che Zingaretti ha detto in questi ultimi mesi sul governo. Anche quello che ha detto ieri. E sempre interessante quando il segretario del Pd si produce in analisi politiche e non si limita a rilanciare i tweet di Casalino. E il suo giudizio sul ritardo del governo è ampiamente condiviso dal Paese, non solo dal sottoscritto. Siamo i peggiori per il mondo per il numero di morti di Covid in rapporto alla popolazione, abbiamo un crollo del PIl devastante e senza paragoni, mandiamo i nostri ragazzi a scuola meno di tutti gli altri. Bisogna smetterla di dire che siamo il modello per il mondo. E uscire dall’immobilismo». Ha visto che c’è un pezzo di M5S che ha chiesto garanzie precise contro Mes e prestiti del Recovery per riconfermare la fiducia a Conte? «Chi dice no al Mes ferisce la sanità italiana e chi vi lavora. Chi dice no al Recovery uccide l’economia italiana e crea un esercito di disoccupati. Dei cinque stelle non dico nulla». Vede possibile, a questo punto, la ripresa di una interlocuzione con Conte? «Deve chiederlo al premier. Lui ha detto: con Renzi mai più. Legittimo. So che sta cercando voti in Senato: spero che stia cercando vaccini almeno quanto cerca responsabili. Ieri la Pfizer ha ridotto del 29% le forniture di vaccini. Questa sì che è una tragedia. Se non vuole parlare con me non è un problema. Se non troviamo i vaccini, invece, è un disastro. A me interessa che si occupi dell’Italia, non di Italia Viva».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Controffensiva di Salvini Pressing su 4 senatori 5S per impedire la fiducia
Tema: Centrodestra

Matteo Salvini si è convinto di aver trovato il jolly. Anzi, di averne ben quattro in mano. Senatori 5 stelle pronti a lasciare il gruppo, ormai delusi, per nulla intenzionati a restare a supporto di un governo a trazione Pd e con poltrone in offerta per responsabili. È la contropartita che il leader leghista sta tentando in queste ore frenetiche di trattative a Palazzo Madama (dove già in tre erano passati con lui), in attesa del voto decisivo di martedì. È un’incursione che affonda nelle retrovie insofferenti del Movimento, i quattro senatori appunto e nove deputati che nell’assemblea dei gruppi di giovedì sera si sono presentati a sorpresa con un documento assai critico sul Conte due allargato al centro. Il fatto è che il pallottoliere di Palazzo Chigi si sarebbe fermato – stando ai calcoli del centrodestra a quota 156. Mancherebbero all’appello almeno cinque senatori per raggiungere la soglia di sopravvivenza dei 161. Più o meno quelli che il segretario della Lega intende sfilare alla maggioranza. Perché, come ripete Salvini ai suoi con un ghigno, «Conte può offrire due anni ancora di legislatura, noi due più altri cinque e ci bastano un paio di senatori per fargli saltare il tavolo». È un duello fra i due acerrimi avversari, ormai, a caccia di parlamentari e della rivincita leghista dopo la disfatta del 20 agosto 2019 al Senato. «Vedrete che se questi vanno a casa – è il ragionamento ottimistico che sfocia nella propaganda del capo del centrodestra – il governo lo facciamo noi raggiungendo i 161 al Senato».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Borgia Pier_Francesco 
Titolo: Il retroscena – La linea di Berlusconi: «Se non ce la fanno votiamo a maggio»
Tema: Centrodestra

Parlando coni suoi più stretti collaboratori Berlusconi avrebbe finalmente accettato quello che fino a oggi era per lui una extrema ratio: il voto. «Se non ce la fanno a trovare un governo capace di gestire questa situazione», avrebbe confidato ai suoi, «allora a maggio si può votare». Ultima finestra temporale utile prima che inizi, appunto, il semestre bianco. Da mesi le altre gambe della coalizione (Lega e Fratelli d’Italia) spingono per il voto. L’ottimismo generato dai sondaggi, sempre positivi nei confronti della coalizione di centrodestra data costantemente sopra il 47%, è stato fin qui stemperato dalla constatazione che nel nuovo parlamento (alleggerito di un terzo di deputati e senatori) potrebbe entrare un numero ristretto di azzurri, penalizzati anche dagli stessi sondaggi che li danno intorno all’8%. Da giorni Salvini ripete che il centrodestra è pronto a governare e gli fanno eco anche rappresentanti di Fratelli d’Itali a ricordando che il presidente Mattarella non vuole maggioranze soltanto «numeriche». «Mi rifiuto di pensare che gli italiani, e lo stesso presidente Mattarella, possano subire il governo Conte-Grillo- Tabacci-Mastella e Scilipoti – commenta il leader del Carroccio -. Riteniamo che sia impensabile andare avanti con questa situazione. Gli italiani non stanno capendo nulla giustamente». La stessa Meloni è da sempre ferma su un punto: ridiamo la parola agli elettori visto che fermare questa possibilità per via del Covid è una scusa (in tutto il mondo la pandemia finora non ha frenato il ricorso alle urne laddove necessario).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pagnoncelli Nando 
Titolo: Il partito di Renzi cala al 2,4% Forza Italia ritorna sopra il 10
Tema: Sondaggio – gradimento per il governo

Tanto tuonò che piovve: dopo settimane di tensioni politiche Italia viva ha annunciato le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto, sancendo di fatto la crisi di governo. I motivi dell’uscita dalla maggioranza sono stati presentati in modo approfondito da Matteo Renzi nella conferenza stampa di mercoledì scorso, cionondimeno gli italiani si dividono sulla comprensione delle ragioni della crisi: il 45% ritiene di averle capite mentre il 42% dichiara esplicitamente di non averle comprese e il 13% non si esprime in proposito. Il motivo principale della crisi viene attribuito dal 44% al desiderio di Renzi di inseguire gli interessi del proprio partito o quelli personali (la percentuale sale al 52% tra coloro che dichiarano di avere capito) mentre il 16% ritiene che dipenda da questioni di merito da ricondurre a posizioni molto diverse tra Italia viva e le altre forse della maggioranza su questioni importanti; il 9% attribuisce la crisi ad uno scontro personale tra Renzi e Giuseppe Conte e il 6% alla volontà del premier di inseguire i propri interessi personali. Un italiano su quattro appare disorientato e non è in grado di dare una risposta.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Naso Lello 
Titolo: Recovery plan, parti sociali all’attacco – Le imprese: il piano manca di concretezza e governance
Tema: Recovery

Imprese sul piede di guerra per il Recovery Plan: non è ancora stato avviato un confronto con le parti sociali. Numerosi i rilievi: il piano manca di concretezza e non si intravvede una governance. A Confindustria, che sollecita una consultazione per le modifiche, si uniscono Coldiretti, Confcommercio e Confcooperative: chiarezza su progetti, gestione e ruolo del privato. Le imprese aspettano il documento ufficiale del Next Generation Italia e sperano che le aperture e la disponibilità alle modifiche che arrivano dal Governo non siano formali. «Il tempo non è infinito – dice il vicepresidente di Confindustria Maurizio Marchesini – e a noi piacerebbe essere consultati e non informati. A furia di rinviare il rischio è che ci presentino un documento su cui non ci saranno più i tempi per intervenire concretamente». La mancanza di concretezza è la preoccupazione principale di Marchesini e di Confindustria. «Il piano, mi passi la battuta, sembra il documento a favore della pace nel mondo. Siamo tutti d’accordo, ma se non indichiamo mezzi, strumenti e obiettivi resta una dichiarazione di principio. Manca un cronoprogramma, mancano gli step intermedi, gli indicatori di efficienza e i soggetti per il controllo dell’attuazione, a volte non vengono dettagliati gli ambiti di intervento». Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio va ai nodi di fondo: «Manca un modello di governance e non è chiaro il rapporto tra gli investimenti e le riforme. Bisogna investire con determinazione – dice – proprio sull’economia del terziario particolarmente colpita dall’impatto dell’epidemia: dal pluralismo distributivo alla multicanalità». I sindacati: va programmata una politica industriale. Intanto l’instabilità politica – non solo in Italia, ma anche in Olanda ed Estonia – ha indotto la Commissione Ue a sollecitare i Ventisette ad approvare rapidamente l’impianto che permetterà le risorse destinate alla ripresa dell’economia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Patta Emilia – Romano Beda 
Titolo: Recovery, riforme per decreto Pressing Ue su ratifiche e piani
Tema: Recovery

L’instabilità politica – non solo in Italia, ma anche in Olanda – ha indotto ieri la Commissione europea a sollecitare i Ventisette ad approvare rapidamente l’impianto che le permetterà di sborsare denaro fresco e così aiutare la ripresa dell’economia. L’obiettivo dell’esecutivo comunitario è di versare i primi fondi «entro la fine della presidenza di turno portoghese dell’Unione», ossia entro giugno. In ballo vi sono due aspetti: la ratifica della decisione sulle risorse proprie e i piani di rilancio nazionale. Il primo aspetto è propedeutico alla raccolta di denaro fresco sui mercati finanziari che andrà a finanziare il Fondo per la Ripresa da 750 miliardi di euro. La decisione di aumentare le risorse proprie del bilancio comunitario deve essere ratificata a livello nazionale. «Il processo di ratifica deve essere completato rapidamente perché solo dopo potremo andare sul mercato con il prestito obbligazionario&raquo ;, ha detto ieri da Lisbona la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Per ora solo due governi su 25 hanno completato l’iter: l’Italia e Cipro. In molti Paesi il tema è semplice; in altri è più complicato. Mentre sulle ratifiche le preoccupazioni riguardano l’Olanda, sul piano i dubbi riguardano l’Italia. Anche in quest’ottica va letta la riunione convocata ieri dal Pd (presenti lo stesso segretario Nicola Zingaretti e il suo vice Andrea Orlando) con i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri, degli Affari europei Enzo Amendola e del Sud Giuseppe Provenzano. Da una parte la rivendicazione dei miglioramenti ottenuti con la seconda bozza del Recovery Plan: «Ci sono molti passi avanti nella direzione che noi avevamo auspicato», sintetizza Orlando riferendosi all’aumento delle spese per investimenti rispetto agli incentivi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Aiuti fra 12 e 15 miliardi Nel 2020 debito al 156,5% e calo del Pil dell’8,8% – Ristori da 12-15 miliardi nel decreto sui nuovi aiuti
Tema: Decreto Ristori

Scostamento da 1,8% del Pil ma obiettivi confermati sul 2022 e 2023. Sul tavolo 5,5 miliardi per il lavoro, 2-2,5 per il fisco e un miliardo per il trasporto locale. Il capitolo dei sostegni diretti alle attività colpite dalle misure anti-pandemia nel decreto che il governo ha messo in programma per la settimana prossima potrebbe raccogliere tra i 12 e i 15 miliardi, imbarcando anche i 5,3 miliardi del fondo creato con “Ristori quater” a fine 2020. Nel conto, entrano poi i quasi 7 miliardi del programma Transizione 4.0 che sono “usciti” dal Recovery rimodulato. I 50 miliardi in termini di cassa si spiegano poi anche con la necessità di «consentire la regolazione contabile delle anticipazioni di tesoreria autorizzate a fine 2020». In pratica, su questo terreno il nuovo decreto si trova a dover gestire anche l’eredità di una serie di spese extra, a partire da quella per gli ammortizzatori sociali, che sono state gonfiate dal perdurare della crisi econom ica. Gli ammortizzatori sociali saranno protagonisti anche del nuovo provvedimento, atteso in Consiglio dei ministri nella serata di mercoledì subito dopo il via libera parlamentare al nuovo deficit, all’interno di un capitolo dedicato al lavoro che conterrà anche il rifinanziamento della Cig per i settori non coperti dalla cassa ordinaria e del fondo per la decontribuzione delle partite Iva.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Cartelle e pagamenti, mini rinvio Dl Ristori, rottamazione più vicina – Cartelle, dopo il mini rinvio si fa largo la rottamazione
Tema: Decreto Ristori

Il mini-rinvio al 31 gennaio per notifiche e termini di versamento delle cartelle deciso dal Governo giovedì sera è solo la prima parte del capitolo riscossione. Nel cantiere del decreto Ristori 5 sono destinate a entrare le misure di definizione agevolate con cui si punta a ridurre la pressione su cittadini e imprese, già finanziariamente piegati dalla crisi collegata al Covid, e allo stesso tempo trovare una soluzione all’emergenza cartelle e accertamenti prodotta dal carosello delle sospensioni. In pratica, si lavora a una nuova rottamazione (e sarebbe la quanta in ordine di tempo) che consenta ai contribuenti di regolare i conti senza l’aggravio di sanzioni e interessi. Una sanatoria che potrebbe riguardare i ruoli relativi agli anni 2018 e 2019, proseguendo così la strada della precedente edizione che si era fermata al 2017. I nodi da sciogliere e le valutazioni da fare sono diversi. In primo luogo, bisognerà capire come potranno essere ge stite le cartelle sospese dall’8 marzo 2020. Un passaggio chiave per smaltire l’enorme arretrato accumulatosi nello scorso anno. Il decreto legge “ponte” (D13/2021) approvato giovedì in Consiglio dei ministri e approdato ieri sera in «Gazzetta Ufficiale» serve proprio ad avere il tempo necessario per definire, al netto degli sviluppi della crisi politica, i dettagli della nuova definizione agevolata. Ma non solo, perché i deputati del M5S delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato hanno annunciato di star lavorando a «un piano che, all’interno del Dl Ristori 5, possa comprendere un’altra proroga, un successivo scaglionamento degli invii, la possibilità di ulteriori rateizzazioni e una nuova ipotesi di definizione agevolata».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Ristori e deficit, ora Gualtieri riscrive le regole – Arriva la stretta sui ristori Gualtieri chiama Bruxelles «Deficit sotto controllo»
Tema: Ristori e deficit

Per Roberto Gualtieri quella di ieri è stata una giornata difficile in modo nuovo, perché dall’Italia si stava propagando in Europa l’impatto di due eventi recenti: una crisi di governo che a Bruxelles per ora crea più sconcerto che allarme; ma soprattutto, a crisi aperta e bilancio annuale da 40 miliardi di euro di deficit supplementare in esecuzione da appena dieci giorni, già un nuovo scostamento di bilancio (cioè ancora più deficit) per altri 32 miliardi. Eppure quattro giorni prima lo stesso ministro dell’Economia aveva detto al «Corriere» che l’intervento sarebbe stato di 24 miliardi: in 96 ore di pandemia e convulsioni politiche era già cresciuto di otto miliardi, in gran parte spesa corrente. Niente di tutto questo è passato inosservato a Bruxelles. Le domande sulla rotta del Paese dal debito pubblico più alto dopo la Grecia tornano anche ora che le regole di bilancio sono sospese. Gualtieri lo sa. Dal resto d’Europa non c’è pressione su di lui per il risanamento, non quest’anno. C’è però molta attenzione e un po’ di preoccupazione sulla qualità della spesa deliberata da una maggioranza precaria e alla ricerca affannosa di consenso. In legge di bilancio c’è persino un aumento di stipendio per i Prefetti, non esattamente una priorità in piena pandemia. E anche per rispondere a questi interrogativi che ieri Gualtieri ha parlato con Paschal Donohoe, l’irlandese che da luglio è presidente dell’Eurogruppo dei ministri finanziari dell’area euro. Poco prima il ministro aveva sentito vari altri esponenti delle istituzioni e dei governi europei. A tutti ha dato la stessa spiegazione delle dinamiche, di come limare l’entità dei ristori e ha fornito nuovi dati di finanza pubblica. L’economia per ora non va molto peggio delle stime, ha detto Gualtieri ai suoi interlocutori; eppure i ristori e le altre misure di sostegno andranno oltre il previsto perché la stretta sanitaria sta diventando più lunga e dura. Di qui anche le spese deliberate in questi giorni.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Lavoro, altre 18 settimane di cassa integrazione Covid
Tema: Cassa integrazione Covid

Il blocco ai licenziamenti salterà o proseguirà oltre il 31 marzo? Per i sindacati la proroga è una scelta obbligata. Per le imprese, invece, il blocco è un ostacolo da rimuovere dopo quasi un anno. Ma la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) – che ieri li ha videoincontrati separatamente – prende tempo. Il tema all’ordine del giorno era la riforma degli ammortizzatori. Si è parlato però soprattutto del pacchetto lavoro da almeno 5 miliardi che finirà nel decreto Ristori 5. «Ci saranno altre 18 settimane di Cig Covid», si limita a dire Catalfo. Intendendo una Cassa integrazione selettiva – più breve per le grandi imprese, più lunga per le piccole – mentre Cgil, Cisl e Uil vorrebbero protezioni per tutti i lavoratori e i lavori, senza distinguo almeno finché dura l’emergenza sanitaria. Ecco che 5 miliardi sembrano già pochi. «Abbiamo chiesto uno scostamento al Parlamento da 32 milia rdi, le risorse non mancano», rassicura Catalfo. Fermo restando il silenzio sui licenziamenti. Nel decreto ci saranno dunque altre 18 settimane di Cig Covid gratis – a carico dello Stato – da attaccare, per chi ne ha necessità, alle 12 già finanziate dalla legge di Bilancio e che finiscono attorno al20 di marzo. Oltre ai ristori “perequativi” (a esercenti e imprese che hanno avuto poco o niente), saranno prorogati indennità, bonus e anche i sussidi di disoccupazione Naspi e Discoll. Ma anche qui bisogna capire a chi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ferraino Giuliana 
Titolo: Bankitalia, il Pil si fermerà a +3,5%. Esplode il debito (+156%)
Tema: Stime Bankitalia

Se tutto andrà bene, cioè se l’emergenza sanitaria tornerà sotto controllo nella prima metà di quest’anno, per essere superata nel 2022; se continuerà il sostegno della politica di bilancio, rafforzato dal fondi di Next Generation Eu; se la Bce continuerà a comprare titoli di Stato sul mercato per contenere gli spread; se tutto questo succederà, allora l’Italia quest’anno crescerà del 3,5%, stima la Banca d’Italia nel suo stimato a Bollettino di gennaio. Poco poco più della metà di quanto prevede il governo, che calcola un aumento del Pil del 6% nei 2021. Per il 2022 Bankitalia indica che la crescita salirà del 3,8% e per il 2023 del 2,3%. Perciò solo fra tre anni il Paese dovrebbe recuperare il calo provocato dalla pandemia, che stimato in -9,2% peggio del -9% previsto a dicembre. A dispetto di «una crescita robusta nel terzo trimestre», negli ultimi 3 mesi del 2020 il Pil nelle proiezion i di via Nazionale cade del 3,5%. Finisce male anche la produzione industriale, che scende di oltre il 10% nell’intero anno, mentre il deficit sale intorno al 10% (dal l’1,6% registrato nel 2019) e il debito esplode al 156% del Pil, oltre 20 punti percentuali in più. Se la manifattura tiene, i servizi soffrono, perché la paura del contagio frena consumi delle famiglie, che restano pessimiste, tanto che quasi un terzo pensa di tagliare ulteriormente gli acquisti di beni non durevoli, alimentari inclusi.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Scandalo sui bonus alle famiglie In Olanda salta il governo Rutte
Tema: Olanda

Una cosa va detta: Mark Rutte, premier olandese in sella dal 2010 e da ieri dimissionario, non è tipo da due pesi e due misure. Ha sempre proclamato il rigore di bilancio in Europa, capofila dei Paesi «frugali», e lo ha sempre praticato in casa (il debito pubblico dell’Olanda nel 2020 e arrivato al 60% del Pil, quello dell’Italia al 160%). La sua amministrazione fiscale non è stata da meno: ha accusato di frode circa 26 mila famiglie per aver incassato i sussidi all’infanzia tra il 2013 e il 2019 e ha chiesto indietro gli aiuti, decine di migliaia di euro, lasciandole in profonda difficoltà. Ma le richieste di rimborso sono risultate illegittime, come emerso un mese fa da un’inchiesta parlamentare intitolata «Ingiustizia senza precedenti». Lo scandalo ha portato alle dimissioni il governo olandese, in piena pandemia, a due mesi dalle elezioni già in programma per il 17 marzo. Rutte ha parcheggiato la sua bicicletta ai piedi della sc alinata che lo ha portato dal re Willem-Alexander, a cui ha presentato le sue dimissioni e quelle dei suoi ministri. Poco dopo in una conferenza stampa il premier ha spiegato che «lo Stato di diritto deve proteggere i suoi cittadini da un governo onnipotente e ha fallito in modo orribile». Ha promesso che le famiglie a cui è stata chiesta ingiustamente la restituzione degli assegni saranno indennizzate. Riceveranno ora almeno 30 mila euro. II premier uscente ha anche annunciato che sarà «introdotto un nuovo sistema di indennità».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  T.Ma. 
Titolo: Cade anche Rutte L’Olanda travolta dallo scandalo sussidi
Tema: Olanda

«I principi fondamentali dello stato di diritto sono stati violati». Che nemesi, per il Paese che aveva fatto del rispetto dello stato di diritto un vessillo contro gli autocratici governi dell’Est Europa. Un rapporto devastante della Commissione parlamentare olandese ha travolto il governo guidato da Mark Rutte, costretto ieri a rassegnare le dimissioni a causa dei suoi iper zelanti esattori fiscali. ll rapporto ha fatto emergere sistematici abusi da parte degli emissari del fisco: nelle parole contrite dello stesso premier conservatore avrebbero «commesso grandi ingiustizie verso migliaia di famiglie. Persone innocenti sono state criminalizzate e le loro vite distrutte». E tanto per non farsi mancare nulla, gli ispettori avrebbero discriminato in particolare i cittadini dalla doppia cittadinanza, secondo l’Autorità olandese per la protezione del dati. Erano anche razzisti. ll rapporto, che raccoglie le conclusioni di un’indagine parlamentare, ha concl uso che «ingiustizie senza precedenti» sono state commesse verso famiglie Innocenti. A causa di una logica da «processo sommario» come l’ha definita il capo della commissione d’inchiesta, Chris van Dam, e di una legge interpretata in modo inflessibile, miriadi di famiglie sono state costrette a rimborsare allo Stato migliaia di euro di assegni sociali per i bambini. In molti casi era sufficiente una firma sbagliata su un documento per accusare le famiglie di frode fiscale e sanzionarle con multe salate. Rutte, ieri, dopo le severe conclusioni della commissione parlamentare, ha ammesso che «il governo non si è dimostrato all’altezza di questa situazione».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Olimpio Guido 
Titolo: Militari, razzisti l’identikit dei rivoltosi
Tema: Usa – l’attacco al Congresso

Sono i ribelli. Con origini e appartenenze diverse, rappresentano tutte le categorie sociali d’America. Hanno dato l’assalto al Congresso, convinti di essere derubati della vittoria elettorale. Imprenditori, operai, studenti, pensionati, soldati, pregiudicati, campioni sportivi, personaggi da circo, il figlio di un giudice. Volti anonimi fino ad un certo punto. L’Fbi ne aveva molti in una lista di persone ritenute pericolose perché parte del suprematismo. Ora li accusano con incriminazioni pesanti: lo «sciamano» Jacob Chansley voleva uccidere i deputati – afferma la procura – mentre 37 sono sotto indagine per la morte dell’agente. Gli inquirenti sanno che tra i manifestanti c’erano tanti soldati e poliziotti. Il colonnello Larry Brock, 3 figli, razzista, aveva delle fascette con le quali – sospettano – poteva legare degli ostaggi. Nel gruppo anche il capitano Emily Rainey, veterana, missioni in Afghanistan, specialista in guerra psicologica. E poi al cuni agenti, di Seattle e del Maryland. Una delle cinque vittime, Ashli Babbitt, aveva invece servito nell’Air Force. La grande paura è che l’infiltrazione negli apparati della difesa sia profonda. E si tengono d’occhio anche i miliziani di Boogaloo, con la passione per i fucili e le camice hawaiiane. Tra loro usano il neologismo boojahideen, versione bianca dei mujaheddin. Gente comune Alcuni sono affiliati a movimenti estremi, cospirativi, anti-immigrazione. Gli Oath Keepers, QAnon o i Proud Boys.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: “Attacco al Congresso per rapire e uccidere deputati e senatori”
Tema: Usa – l’attacco al Congresso

«Rapire e uccidere deputati e senatori»: era questa l’intenzione di almeno una parte della folla che lo scorso 6 gennaio ha assaltato Capitol Hill. Lo dice l’Fbi e lo scrivono gli investigatori dell’Arizona nel memo consegnato ai giudici che dovranno decidere se trattenere in carcere Jacob Chansley. Sì, il cospirazionista di QAnon conosciuto come Jack Angeli “lo sciamano”, distintosi durante l’attacco dell’Epifania per il suo travestimento con tanto di finta pelle di bisonte cornuto sulla testa, costituitosi sabato scorso. Il suo avvocato, Albert Watkins – lo stesso che ottenne il perdono presidenziale per Mark e Patricia McCloskey, la coppia che un anno fa minacciò con fucile e pistola manifestanti Black Lives Matter solo perché sfilavano davanti casa loro – vuol chiedere la grazia anche per lui. Con parole che non aiutano il presidente appena sottoposto a impeachment: «Il mio cliente ha fatto ciò che ha chiesto Trump. Non era armato, no n ha commesso violenze, è entrato in Campidoglio attraverso una porta aperta». Secondo gli inquirenti le cose stanno diversamente: «Chansley ha lasciato sullo scranno del vicepresidente Mike Pence un messaggio minaccioso: “è questione di tempo, la giustizia raggiungerà anche te”».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Biden: 1.900 miliardi per ripartire E prepara l’inaugurazione blindata
Tema: Usa – l’insediamento di Biden

Neanche una parola sull’assalto a Capitol Hill. Joe Biden è convinto di poter superare lo shock del 6 gennaio, spostando l’attenzione sulle proposte per il rilancio dell’economia e sulla gestione della pandemia. Giovedì 14 e ieri, venerdì 15, il presidente eletto si è presentato davanti alle telecamere per presentare prima il piano anti-recessione e poi quello sulla vaccinazione. Senza, però, accettare domande dai giornalisti che, inevitabilmente, sarebbero andate a spiovere sui tumulti, il ruolo di Donald Trump, l’impeachment. D’altra parte è anche difficile fare finta di niente con la capitale presidiata da 21 mila soldati della Guardia nazionale. Lo staff di Biden sta organizzato una cerimonia quanto più possibile in linea con la tradizione. Anche se sarà quasi tutta virtuale e senza la passeggiata finale dal Campidoglio alla Casa Bianca. Ci saranno, comunque, tante star. In parallelo scorre la procedura di impeachment. Merco ledì 13 i deputati hanno votato messo sotto accusa Donald Trump per «incitamento alla insurrezione», ma ieri la Speaker Nancy Pelosi non ha chiarito quando trasmetterà la risoluzione al Senato, per la fase finale del processo. È il primo imbarazzo del nuovo corso: la base parlamentare preme per un verdetto immediato; ma Biden chiede che l’impeachment non oscuri il suo discorso di insediamento. Biden giura sulla Costituzione il 20 gennaio. Nei giorni successivi presenterà al Congresso l’American Rescue plan, un gigantesco intervento da 1.900 miliardi di dollari (equivalenti a 1.570 miliardi di euro), pari a quasi il 10% del prodotto interno lordo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Il piano di Biden per riunificare l’America “1.900 miliardi contro Covid e recessione”
Tema: Usa – l’insediamento di Biden

Volevano catturare e ammazzare i parlamentari. Diversi procuratori americani si sono convinti che questo fosse il piano degli assalitori del Congresso, mano a mano che vengono interrogati, nelle oltre 170 inchieste già aperte dall’Fbi. E la Speaker della Camera Pelosi vuole aprire un’indagine, per scoprire se tra i suoi colleghi ci sono complici che hanno aiutato gli aggressori. Sono notizie drammatiche, che sommate all’impeachment di Trump in attesa di processo al Senato, rendono difficile il compito del successore Biden. Il nuovo presidente però si è dato come obiettivo riunificare l’America, e giovedì ha iniziato a farlo presentando un piano da 1,9 trilioni di dollari, con cui intende aiutare i cittadini in difficoltà, rilanciare l’economia, e accelerare le misure contro il Covid. Il procuratore di Phoenix che ha in carico Jake Angeli pensa che lo “Sciamano” non sia solo un fenomeno folldoristico. In una nota lasciata al vice presidente Penc e, con cui lo avvertiva che «la giustizia sta arrivando», il giudice ha letto l’intenzione di usare violenza. L’avvocato di Angeli ha detto che il suo cliente si aspetta il perdono dal presidente, perché era andato al Congresso su suo invito. Se così fosse, Donald sarebbe complice di un complotto per colpire il proprio vice. La Speaker ieri non ha rivelato quando trasferirà l’articolo dell’impeachment al Senato, per avviare il processo. Se lo facesse il 19 gennaio, quando la Camera alta riaprirà, rischierebbe di far coincidere l’inizio del giudizio con l’Inauguration di Biden, rovinandola.
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Autore:  Sforza Francesca 
Titolo: Berlino Finisce l’era di Angela 16 anni per cambiare la Germania – Merkel, il lungo addio La Germania è già orfana della “sua” cancelliera
Tema: Germania

I candidati alla guida del partito cristiano-democratico tedesco sono tre, hanno ciascuno molte e diverse qualità, e un unico comune difetto: non sono lei. Che ieri si è presentata al congresso – il primo in formato digitale nella storia della Cdu, l’ultimo della sua Cancelleria – con la serietà di sempre. Neanche nove minuti di intervento sono bastati ad Angela Merkel per fare un bilancio degli ultimi sedici anni: «Dal 2005 (anno della sua elezione) il mondo è molto cambiato, c’erano ancora i Nokia e non c’erano gli smartphone, i social media non esistevano, la Cina era un’economia in affanno, la Germania aveva un record di disoccupati, non c’erano i bonus per gli asili nido e i congedi parentali». Un breve giro di cifre, rivendicato non come successo personale, ma come risultato di un’azione comune, di governo e della Cdu. Poco «io» – fatta eccezione per quando ha ricordato la fine del suo mandato – molto «noi»: &laquo ;La Cdu si è sempre presa le sue responsabilità, e la sua forza è stata quella di mettere sempre le persone al centro». Dopo Angela Merkel le cose possono solo andare peggio. Ne è convinta la maggioranza dei tedeschi, che lo dichiara nei sondaggi – l’ultimo quello dell’istituto Forsa commissionato dal quotidiano economico Handelsblatt – e ne parla con la stessa fatale rassegnazione in famiglia, al lavoro, per strada.
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Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: Intervista a Stella Kyriakides – Intervista alla commissaria europea Kyriakides. Pfizer riduce le consegne – Kyriakides: “Il virus continua a correre i lockdown sono la nostra arma più forte”
Tema: Emergenza Covid-19 – Vaccini

«Durante l’inverno tutti gli Stati Ue hanno intrapreso azioni incisive per prevenire la diffusione del virus. Si tratta di misure necessarie. I numeri dei contagi sono spaventosamente alti e gli ospedali sotto pressione: bisogna essere pazienti in attesa che la situazione migliori con la distribuzione dei vaccini». Stella Kyriakides ha adottato sin dall’inizio della pandemia la linea della prudenza. Già durante l’estate scorsa, la commissaria Ue alla Salute aveva lanciato chiari allarmi ai governi sul rischio di una seconda ondata. E ora, con la ripresa dei contagi, invita nuovamente alla cautela. Molti governi si stanno lamentando per i ritardi nella consegna delle dosi: siamo sicuri che tutto stia andando per il verso giusto? «Ogni giorno, dal 26 dicembre, gli anziani e il personale sanitario vengono vaccinati in tutta l’Ue in quella che sarà la prima vaccinazione di massa per entità e velocità. Con i contratti di Pfizer/BioNTech e Moderna ci siamo assicurati 760 milioni di dosi, sufficienti per 380 milioni di cittadini. Vuol dire più dell’80% della popolazione Ue. E altre arriveranno, spero, nelle prossime settimane». La stessa Pfizer, però, ha annunciato ritardi e diversi governi le hanno scritto per chiedere un intervento: cosa è successo? «Mi aspetto che Pfizer/BioNTech facciano il possibile per ridurre questi ritardi e per recuperare al più presto al fine di assicurare che il numero di dosi concordate sia consegnato nei prossimi mesi, come si erano impegnati a fare. Questo è fondamentale per i nostri cittadini. Noi sosteniamo e cerchiamo di agevolare i contatti quotidiani tra l’azienda e gli Stati per assicurare che le consegne continuino senza intoppi».
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