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SINTESI IN PRIMO PIANO – 16 febbraio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Governo Draghi: domani al Senato la fiducia al nuovo Esecutivo;
– Covid-19 e varianti: per il Cts serve una stretta, è scontro tecnici-politici;
– Eurogruppo: il debutto del neo ministro dell’Economia Franco, Italia pronta alla ripresa;
– Aiuti Ue e Recovery: le nuove linee guida della Commissione Ue;
– Wto: Ngozi Okonjo-Iweala, prima donna e prima africana Segretario Generale;
– Disha Ravi: la Greta indiana, in carcere per un tweet.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fiammeri Barbara 
Titolo: Covid, aiuti Ue e decreto ristori: Draghi accelera – Draghi: Covid e rilancio, si cambia
Tema: Domani al Senato la fiducia

È sempre il virus a imporre i tempi. Mario Draghi non ha fatto in tempo a giurare che si è trovato subito a dover affrontare ll primo incidente: lo scontro nella maggioranza dopo la decisione del ministro della Salute Speranza di chiudere gli impianti da sci, per ostacolare il dilagare delle varianti. Per Draghi non è stata una sorpresa II premier fin dall’inizio, con tutti i suoi interlocutori, ha messo la guerra al virus al primo posto. Il presidente del Consiglio ieri è rimasto in silenzio seguendoadistanza le prese di posizione nei partiti e nello stesso Governo sulla gestione e sulle scelte per contrastare il Coronavirus. La richiesta del cambio di passo (e di tecnici) da parte del leader della Lega Matteo Salvini e di una gestione collegiale («assurdo possa decidere un solo ministro», ha detto sempre per il Carroccio íl ministro per il Turismo Massimo Garavaglia), l’aveva probabilmente messe in conto. Il premier (come ha detto ai s uoi ministri) vuole però che a parlare siano i fatti. Nel suo programma di Governo l’accelerazione della campagna vaccinale – partita troppo lentamente e in modo disomogeneo – sarà per questo centrale. Il modello è quello britannico e quindi dovranno essere potenziati i centri vaccinali sia per numero che per portata, l’obiettivo di arrivare ad almeno 300 mila dosi al giorno. Ma velocità serve anche sulle misure per contrastare gli effetti depressivi del virus. Su questo un primo assaggio lo avremo già entro la fine del mese con la presentazione del nuovo decreto ristori che ha in dote lo scostamento da 32 miliardi approvato dal Parlamento. Un provvedimento che risentirà anche del confronto tra Governo e parti sociali su cassa integrazione e blocco dei licenziamentie che inevitabilmente sarà foriero di nuovi duelli nel Governo e nella maggioranza. Così come la scelta sui criteri e gli automatismi per i ristori. È paradossale ma davvero tutto gira attorno al virus.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sesto Mariolina 
Titolo: Al Senato il governo parte da 262 sì
Tema: Domani al Senato la fiducia

Il governo Draghi parte al Senato da 262 sì certi ma sono in molti a scornmettere che i voti favorevoli alla fiduda domani supereranno questa cifra. Numeri che da molto tempo non si vedevano a Palazzo Madama. Consensi così ampi che per descriverli è più facile elencare chi voterà no. E cioè 119 senatori di Fratelli d’Italia, alcuni componenti del gruppo Misto tra cui sicuramente le senatrici ex M5S Paola Nugnes ed Elena Fattori, e probabilmente anche una serie di altri senatori ex pentastellati come Gianlulgi Paragone, Carlo Martelli, Marinella Pacifico e Tiziana Drago. C’è poi da considerare la fronda MSS composta da una trentina di senatori su un totale di 92. Ma anche qui, non è detto che a mancare siano trenta voti pentastellati Più probabile che una parte del I numeri dissenso rientri e che i no si riducano a una decina. I ribelli tuttavia intendono farsi sentire. Subito dopo il voto faranno una conferenza stampa per spiegare le loro ragioni. E poi punterano a creare nuovi gruppi sia alla Camera, sia al Senato. Per oggi è stata convocata un’assemblea congiunta dei gruppi M5s di Camera e Senato per fare il punto sul voto di fiducia ed è atteso un intervento (a distanza) di Beppe Grillo in favore del sì dopo che ieri è sceso in campo di nuovo anche il presidente della Camera Roberto Fico.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tito Claudio 
Titolo: Il discorso di Draghi “Unità e tre riforme” – Draghi, al Senato un discorso breve per chiedere unità e tre riforme
Tema: Domani al Senato la fiducia

Tre cardini ineliminabili, alcune riforme prioritarie. E una richiesta: «Unità». Saranno questi i capisaldi del discorso che domani Mario Draghi terrà al Senato per chiedere la fiducia. Un intervento che, almeno nella fase preparatoria, il presidente del Consiglio vorrebbe piuttosto sintetico. II suo desiderio è di impegnare i senatori all’ascolto per 20-30 minuti. Se ci riuscisse sarebbe un piccolo record. Ma anche un segnale. In primo luogo che questo esecutivo è nato intorno ad alcuni obiettivi specifici. Ha uno “scopo” che non necessita di una spiegazione vasta. E poi che la sua squadra dovrà essere valutata sui risultati conseguiti e non sulle promesse fatte. L’appello all’unità, dunque, è una sorta di premessa. È un invito che rivolgerà alle forze politiche e al Paese. Lo considera il pilastro portante della sua azione. Esattamente come aveva detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al mo mento dell’incarico e come ha ripetuto il premier accettando il mandato. Si tratta, in realtà, anche di uno spunto per assegnare un “modus operandi” all’alleanza tra “rivali” che sostiene iI nuovo governo. Senza una connotazione unitaria, infatti, il rischio costante è quello di far prevalere le differenze di partito – come è accaduto già ieri sul blocco all’attività sciistica – anziché privilegiare il raggiungimento degli obiettivi assegnati dal Quirinale. In una situazione di difficoltà, in una condizione di emergenza come quella che l’Italia sta vivendo, soltanto una unione di intenti può permettere il conseguimento di un risultato. Al contrario senza «unità», difficilmente potrà essere affrontata la battaglia contro il coronavirus e le conseguenze economiche che l’epidemia ha provocato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Zone rosse per fermare le varianti – L’allarme per la variante inglese «Ora misure in tutta Italia»
Tema: Emergenza sanitaria Covid-19
Un virus nel virus. Anzi, una «sub-epidemia» nella pandemia. Per questo «si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la sua diffusione (…) rafforzando o innalzando le misure in tutto il Paese». Non solo, perché in aggiunta agli interventi nazionali ce ne devono essere anche di mirati: le misure vanno «modulate ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto». Si litiga sullo stop allo sci arrivato in zona Cesarini, che senza dubbio ha dato un altro colpo a un settore già in ginocchio. Siamo allo scontro aperto sull’ipotesi di tornare al lockdown – avanzata per primo da Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute – e bocciata da buona parte del nuovo governo. Ma a far capire come dietro queste scelte e discussioni ci sia un problema reale e perché le varianti del Covid siano così preoccupanti è il documento pubblicato ieri dall’Istituto superiore di sanità. In termini tecnici si tratta dello studio di prevalenza sulla variante VOC 202012/01. In sostanza un campionamento realizzato il 4 e il 5 febbraio in 16 tra regioni e province autonome per capire quanto è frequente da noi la temibile variante inglese del Covid. Una mutazione che, come ricorda lo stesso studio in premessa, «presenta una maggiore trasmissibilità e si sospetta inoltre che si possa associare a una maggiore virulenza». I risultati analizzati in 82 laboratori dicono che la mutazione «è diffusa nell’88% delle Regioni partecipanti allo studio». Ovunque. A livello nazionale – si legge sempre nel documento – la «stima di prevalenza (la quantità di contagi dovuti a questa variante ndr) è fissata al 17,8% con un’ampia variabilità tra le diverse regioni». La diffusione sul territorio nazionale non è omogenea. insomma. Ma questo potrebbe essere un fatto solo temporaneo. Ad oggi «d’ampio range di prevalenze, tra 0 e 59%, sembra suggerire una diversa maturità» di quella che l’Iss chiama «subepidemia».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: Il retroscena – E il Cts finisce sotto processo “Attenti a cosa dite o salta tutto”
Tema: Emergenza sanitaria Covid-19

A un certo punto non sembrava neanche che al centro delle critiche ci fossero loro. «Abbiamo preso una strigliata al posto di Ricciardi», commentavano alla fine delle riunione di ieri alcuni membri del Cts. Sollevati. L’incontro straordinario del Comitato tecnico scientifico era stato convocato domenica sera con la motivazione ufficiale di presentare ai tecnici la nuova ministra per gli Affari regionali Maria Stella Gelmini. Più di un esperto, pero, dopo le grandi tensioni per la decisione di far saltare lo sci poche ore prima della riapertura, con la Lega che ha chiesto un ricambio dei consulenti del governo, si aspettava una resa dei conti. Che alla fine non c’è stata del tutto. Oltre a Gelmini, alla riunione hanno partecipato il ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Il più arrabbiato di tutti era proprio lui. «Parlate di meno», sono state le prime parole che ha riv olto ai tecnici. Ha criticato, senza attaccare direttamente Speranza, la scelta di comuniBonaccini: “L’ipotesi chiusure rischia di far scoppiare la pancia del Paese” care la domenica sera che il lunedì gli impianti da sci non potevano riaprire. «Decisioni prese in quel modo mettono in difficoltà, si rischia di far scoppiare la pancia del Paese», il senso delle sue parole. Poi ha ribadito che gli esperti devono stare più zitti, ad esempio non ipotizzare lockdown, perché così si fa salire la tensione. A dire la verità a chiedere la chiusura, scatenando attacchi e polemiche, domenica è stato appunto Walter Ricciardi, che è sì consulente di Speranza, ma non fa parte del Cts, cui non partecipa ormai da mesi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Russo Paolo 
Titolo: Draghi non basta, lite sul lockdown – Scontro sul lockdown, scuole nel mirino Incubo varianti: “Presto +50% di contagi”
Tema: Emergenza sanitaria Covid-19

Mentre gli organismi scientifici nazionali e internazionali chiedono all’unisono misure più restrittive, i partiti, del centro destra ma non solo, se la prendono con gli “scienziati” Cassandra e il Cts, mostrandosi poco propensi ad assecondare nuove chiusure.Che almeno in forma di zone rosse locali però ci saranno, perché le proiezioni in mano agli esperti del ministero della Salute indicano un raddoppio dei casi di variante britannica in Italia ogni settimana. In pratica nell’arco di tre, massimo quattro settimane il virus in Italia parlerà quasi esclusivamente inglese e questo, si tradurrà in un aumento del 50% dei contagi. Ma anche della mortalità, perché il Nervarg britannico, l’equivalente del nostro Cts, indica «un aumentato rischio di ospedalizzazione e morte» dovuti alla variante. Ieri sera il Cts ha fatto il punto sulla situazione epidemiologica alla presenza del neo ministro degli Affari regionali, Mariastella Gel mini, il riconfermato Roberto Speranza alla Salute e il presidente della Conferenza delle regioni Stefano Bonaccini. Che agli esperti ha detto a chiare lettere «parlate meno», mentre Gelmini più diplomaticamente si è limitata a parlare di «necessit& agrave; di condividere le posizioni prima di esternarle». Anche se poi si è di fatto schierata con i rigoristi, affermando «che la pandemia è ancora forte e se è necessario fare scelte di rigore si fanno». Ma un cortocircuito tra scienziati e partiti c’è stato. Nel tritacarne è finito prima di tutto il consulente di Speranza, Walter Ricciardi, che domenica ha caldeggiato nuovi lockdown. «L’Italia è piena di bravi medici che non sento parlare tutti i giorni in tv e terrorizzare le persone», è andato giù duro Salvini con il professore. «Se posso essere utile al Paese con i miei consigli lo faccio, altrimenti mi faccio da parte», è la replica di Ricciardi. Chi è determinato a restare al suo posto è invece il commissario Arcuri, nel mirino di Lega e Forza Italia. «Non mi sembra che stia risolvendo molte delle questioni aperte. Penso che avrà bisogno di una m ano», attacca sempre Salvini. Mentre per il forzista Antonio Tajani «la soluzione c’è già: Bertolaso». Alla fine deciderà Draghi, ma Arcuri dovrebbe restare al suo posto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Faccia a faccia Salvini-Zingaretti per garantire la «pace politica» – L’incontro tra Zingaretti e Salvini: va garantita a Draghi la pace politica
Tema: Incontro Salvini-Zingaretti

Il faccia a faccia tra i due segretari giunge al termine di una serie di colloqui telefonici iniziati quando ancora l’ex presidente della Bce era solo premier incaricato, è il segno di un disarmo bilaterale a tempo che potrà consentire una navigazione senza troppi scogli al gabinetto di salvezza nazionale. In Parlamento e fuori dal Parlamento. Servirà a Draghi, insomma, ma servirà anche ai partiti dalla larga maggioranza per riaffermare la centralità della politica nella stagione del «governo dei due presidenti». In attesa di tornarsi a sfidare nelle urne. Perciò l’incontro di ieri non sarà l’ultimo. E così come Salvini oggi vedrà Luigi Di Maio dopo aver visto Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, è chiaro che Zingaretti farà altrettanto. Gli appuntamenti bilaterali sono funzionali a costruire una rete di protezione all’esecutivo. «Poi – come anticipa il capo del Carroccio – occorrer& agrave; una sede dove ragionare insieme». Non certo Palazzo Chigi. I leader della grande coalizione stanno così mettendo a punto quel metodo di lavoro tra i «diversamente alleati» auspicato da Draghi. La prima regola d’ingaggio – stabilita da Salvini e Zingaretti – sarà accantonare i temi su cui non può esserci intesa, concentrandosi sulle priorità al centro del programma di governo: salute, economia, lavoro, scuola. Tutto fatto? Niente affatto. Affinché questa «camera di compensazione» funzioni, saranno indispensabili i mediatori dei partiti che siedono in Consiglio dei ministri e i capigruppo di Camera e Senato nelle vesti di «pompieri e pontieri»: ai primi toccherà trovare i compromessi sui provvedimenti; ai secondi vigilare sull’iter delle leggi in Parlamento. Sarà un’operazione complicata, ancora da rodare, ma è un percorso obbligato per evitare incidenti simili a quelli avvenuti nel primo giorno di Draghi da presidente del Consiglio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Conte torna prof: “Ma resto in politica” E rilancia l’alleanza con Pd e Leu
Tema: Giuseppe Conte

Il professor Giuseppe Conte torna a insegnare a Firenze, «la mia aspettativa è finita», dice l’ex premier. Non è un addio alla politica ma un arrivederci. «Quello con Pd e LeU è un progetto che non ho declamatoti caso ma che abbiamo iniziato anche a realizzare: ha già prodotto dei risultati, alcuni sono in corso di completamento, altri vanno ancora elaborati e realizzati. È una prospettiva in cui credo molto», le sue parole al Fatto Quotidiano. Il futuro di Conte ha mille incognite: quanto durerà il governo di Mario Draghi? L’alleanza tra Pd, M5S e sinistra è destinata ad andare avanti? Per lui, visto anche l’alto gradimento personale, si era pensato al ruolo di candidato premier alle prossime elezioni. Ma in teoria mancano due anni al voto e in questo periodo può davvero accadere di tutto. «Ci sono tanti modi per partecipare alla vita politica, lo vedremo insieme agli amici e ai compagni di viaggio con cui abbiamo lavorato», aggiunge Conte. «Abbiamo fatto tanta strada insieme e sono certo che continueremo a farne ancora», conferma il presidente della Camera Roberto Fico. Invece secondo l’ex portavoce di Conte Rocco Casalino, ospite di Otto e mezzo, «Conte dovrebbe decidere presto cosa fare. Comunque vorrei che avesse un ruolo nel Movimento, ma è presto per dire quale». E poi dà un consisglio a Draghi: «Parlare di più, perché il suo silenzio può essere un problema, facendo venire fuori un’immagine litigiosa del governo». In tutto questo, a proposito di incognite, oggi è prevista un’assemblea congiunta dei parlamentari del M5S. Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Giornale 
Autore:  Greco Anna_Maria 
Titolo: Azzurri, Tajani coordinatore nazionale – Berlusconi riorganizza gli azzurri di governo Tajani coordinatore
Tema: Tajiani coordinatore nazionale FI

Tre giorni dopo le nomine dei ministri azzurri nella squadra di Mario Draghi arriva una sfilza di nomine di Silvio Berlusconi che ridisegna il partito e sembra riequilibrare la scelta di tre esponenti moderati dell’ala antisovranista, la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, che più volte è sembrata vicina alla scissione come Giovanni Toti, il sempre molto indipendente economista Renato Brunetta e la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini. E la risposta del Cavaliere che nel suo partito vuole scegliere e premiare i più fedeli. Al pranzo ad Arcore del lunedì accanto al Cavaliere c’è il vicepresidente Antonio Tajani, grande escluso dal nuovo esecutivo, oltre a Niccolò Ghedini e Marta Fascina. Poche ore dopo arriva la nota che lo promuove da una carica onorifica ad una operativa: coordinatore nazionale (fa le liste elettorali e sceglie i coordinatori regionali) che promuove lo sviluppo sul territorio e soprattutto deve «coordinare l’attività e il contributo di Forza Italia al neonato governo». Tajani sarà, dunque, il convitato di pietra al consiglio dei ministri. II leader di Fi nomina anche la senatrice Licia Ronzulli, sua «fedelissima» assistente personale, responsabile per i rapporti con gli alleati, con la «delega a coordinare, su indicazione del Presidente, le strategie comuni agli altri partiti della coalizione di centrodestra per le iniziative e per il programma».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0. Economia & Società – Prime tensioni e attesa per il metodo Draghi
Tema: Governo

embra che nella giornata di ieri si sia alzato un certo nervosismo nei partiti alla notizia che Draghi vorrebbe nominare almeno quattro sottosegretari sottraendoli alla quota politica. C’è chi ha sperato di potersi appellare al Quirinale ma da quelle parti se ne stanno assai lontani. Già le discussioni nelle diverse segreterie erano piuttosto accese, soprattutto in casa del Pd dove Zingaretti è stato travolto dalle polemiche sull’assenza di ministre, e questo spiffero su Palazzo Chigi ha gelato ancora più l’aria rimettendo di nuovo sul tavolo la questione del rapporto tra tecnici e politica. Un rapporto che però non può essere giudicato solo dal punto di vista numerico ma sull’altro versante – più problematico – di come si gestisce il mix sotto il profilo delle decisioni. Se insomma la questione dei sottosegretari slitterà dopo la fiducia – non conviene creare tensioni prima del voto alle Camere – di certo nel discorso di Draghi ci si aspetta una parola di chiarezza su quale metodo abbia in mente il neo premier. Un assaggio sI è avuto con la polemica di ieri scatenata dalle parole di Ricciardi – un “tecnico” che ha proposto un nuovo lockdown – così come si è alzato lo scontro su come sia stata presa la decisione di non aprire le piste da sci. E questo è solo Il fronte sanitario. C’è poi quello economico che da Palazzo Chigi fino ai ministeri-chiave è affidato ai tecnici – Franco e Colao, Giovannini e Cingolani – e non si capisce ancora quale sarà la dinamica tra loro e i partiti. Con Conte era stata creata una cabina di regia con i capi delegazione di ciascuna forza, ma ora?
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verdelli Carlo 
Titolo: La fiducia capitale sociale – Il capitale della fiducia per ricostruire l’Italia
Tema: Le parole di Draghi

Che quel tipo di debutto non fosse casuale l’avrebbe ripetuto, riferiscono le cronache, alla prima riunione dei suoi ministri, mettendoli sull’avviso: noi comunichiamo quello che facciamo e, non avendo ancora fatto niente, niente comunichiamo. Per i molti abituati a riempire il vuoto di azione politica con un pieno di parole e proclami, il segno più drastico di un cambiamento che mal tollererà eccezioni. Lo stile Draghi è asciutto come l’uomo. Nei suoi precedenti incarichi, dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea passando per la Banca Mondiale, quello stile ha funzionato, e ancora funziona. Mario, il nome italiano una volta più -eomune e quindi anche più anonimo, accompagnato al suo cognome diventa subito un marchio internazionale ad alta affidabilità. E bastata la comparsa del suo augusto profilo perché lo spread si acquattasse sotto quota go, la Borsa aprisse le porte alla speranza e le Cancellerie tutte (quasi tutte) facess ero a gara per garantire plauso e sostegno. Persino il neo presidente americano, Joe Biden, finora parco di contatti con i nostri vertici istituzionali, ha teso la sua lunga e grande mano: «Non vedo l’ora di lavorare a stretto contatto con lei». Con credenziali simili, l’opera di rilanciare l’Italia, per quanto squassata, sembra un problema non insormontabile. Ma ci sono alcune variabili che sicuramente non sfuggono alla consumata saggezza del premier Draghi, il più alto profilo di un governo d’alto profilo come quello voluto dal presidente Mattarella, rimedio estremo a una crisi dai contorni ancora non chiarissimi, consumata e precipitata lontana dal Paese abitato dalla gente comune. Parte di queste variabili sono il frutto diretto e prevedibile della frantumazione della maggioranza del Conte bis e della conseguente ricomposizione rapida di un mosaico dove parecchi tasselli sembrano incastrarsi a fatica: Lega e Pd, per esempio, ma anche Forza Italia e 5 Stelle, o quel che resterà del Movimento dopo la diaspora in corso.
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Testata:  Mf 
Autore:  De Mattia Angelo 
Titolo: Cosa non potrà e non dovrà mancare nel discorso del premier in Senato
Tema: Governo

Conclusa la fase encomiastica, domani ascolteremo l’atteso discorso programmatico che Mario Draghi pronuncerà a Palazzo Madama per ottenere la fiducia del Senato. Non credo si discosterà dallo stile asciutto, incisivo dei suoi consueti interventi – da personaggio che crede nella comunicazione ancor più che in campo economico segnando così un’ innovazione espositiva per importanti circostanze del genere. Pur nella prevedibile concisione, non potrà però non indicare le linee guida da cui si dovranno dedurre le proposte concrete che saranno presentate, anche in forma di leggi, nelle prossime settimane. Naturalmente, lo sviluppo delle linee in questione dovrà trovare altri, prossimi momenti per la sottoposizione alle Camere. Due temi sono dominanti su tutti: l’intensificazione dell’azione di contrasto della pandemia anche con l’estensione e l’accelerazione della campagna vaccinale e i criteri nonché i caratteri della rielaborazione del Recovery Plan. In ogni caso il discorso dovrà avere un taglio alto e un respiro di legislatura non limitandosi agli argomenti che vengono prevalentemente trattati nelle cronache. Per esempio, esporre quale sia la sua posizione sull’ intervento pubblico in economia, per Draghi che concorse in maniera fondamentale alle privatizzazioni degli anni 90 del secolo scorso attuate senza le necessarie regole – anzi teorizzando che, se si fosse dovuto dare a queste ultime la propedeuticità, le privatizzazioni non si sarebbero fatte-  è fondamentale, innanzitutto per i casi complessi ancora da affrontare nei quali vengono in rilievo sia il pubblico sia il privato: da Alitalia all’Ilva; da Aspi alla Rete unica tlc; da Cdp alle sue partecipazioni, fino alle altre interessenze del Tesoro e al dossier Mps.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Colombo Davide – Romano Beda
Titolo: Balzo del debito: +159 miliardi nel 2020 – Nel 2020 debito cresciuto di 159,5 miliardi
Tema: Eurogruppo
L’anno nero della pandemia ha lasciato all’Italia l’eredità di un debito pubblico che a fine dicembre ha raggiunto la formidabile cifra di 2.569,3 miliardi, record cui si è giunti con un balzo di 159,4 miliardi (circa 13 miliardi al mese). In questo contesto, l’Eurogruppo ha annunciato ieri che i paesi della zona euro dovranno coordinarsi nell’adattare le finanze pubbliche all’uscita dalla crisi. Entro l’estate, i ministri delle Finanze vorranno raggiungere un compromesso sulla politica di bilancio da applicare l’anno prossimo. «È importante che ci prepariamo a mettere a punto i prossimi bilanci nazionali in modo coordinato (…) in particolare mentre la campagna di vaccinazione prende piede e inizia la ripresa economica», ha detto ieri sera in una conferenza stampa a Bruxelles il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe, alla fine della riunione mensile dei ministri delle Finanze della zona euro. «Il mio obiettivo è di giungere a un’in tesa comune sull’appropriata posizione di bilancio entro l’estate». Più in generale, due sono i temi in discussione. Il primo riguarda l’uscita dalla situazione di emergenza e quindi il pieno ritorno in vigore del Patto di Stabilità. Il secondo concerne l’eventuale riforma delle regole di bilancio, annunciata fin dalla fine del 2019. Su questo secondo fronte, è difficile fare previsioni sia sui tempi che sulla sostanza. I prossimi mesi non saranno favorevoli a un compromesso, tenuto conto delle elezioni tedesche nel settembre 2021 e francesi nel maggio 2022. Dal canto suo, il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni ha annunciato sempre ieri che in maggio Bruxelles farà il punto sulla sospensione del Patto, decisa al momento dello scoppio della pandemia virale. Si è trattata ieri della prima riunione dell’Eurogruppo per il nuovo ministro dell’Economia Daniele Franco. Quest’ultimo «ha partecipato molto molto attivamente fornendo molti contributi importanti alle discussioni che abbiamo avuto», ha spiegato il presidente Donohoe. «So che è molto consapevole delle sfide che l’Eurozona e l’Italia devono affrontare, e sono molto fiducioso che lui e il nuovo governo lavoreranno senza so sta per rispondere a quelle sfide». Il ministro farà ai colleghi ministri una presentazione del programma del governo Draghi in occasione del loro prossimo incontro.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Basso Francesca
Titolo: L’Europa al debutto di Franco: Italia pronta alle sfide della ripresa
Tema: Eurogruppo
Il primo contatto, telefonico, è avvenuto al mattino tra il neo ministro dell’Economia Daniele Franco e il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Pascal Donohoe. Nel pomeriggio, invece, la video-riunione con gli altri ministri finanziari dell’Eurozona, dove ha fatto il suo esordio anche la nuova ministra dell’Estonia, Kei Pentus-Rosimannus. «Franco ha partecipato molto attivamente fornendo molti contributi importanti alle discussioni che abbiamo avuto», ha detto al termine dell’Eurogruppo Donohoe: «So che è molto consapevole delle sfide che l’Eurozona e l’Italia devono affrontare, e sono molto fiducioso che lui e il nuovo governo lavoreranno senza sosta per rispondere a quelle sfide». La presentazione delle linee programmatiche del governo italiano in materia di politica economica è rimandata alla riunione in calendario per marzo, così si sono accordati Franco e Donohoe. Del resto, ha osservato il commissario all’Economia Paolo Gen tiloni, «si sta aspettando il voto di fiducia al Parlamento italiano nei prossimi giorni». C’è comunque aspettativa in Europa verso il nuovo corso italiano, come si capisce dalle parole pronunciate dal ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz, a margine dell’Eurogruppo: «Mario Draghi rappresenta politiche molto intelligenti ed è un vero europeo». E per Moody’s le prospettive dell’Italia migliorano con Draghi anche se le sfide restano le riforme da fare nel lungo periodo. I ministri finanziari dell’Eurozona si sono confrontati sulla crisi economica scatenata dalla pandemia e hanno evidenziato l’incertezza ancora dominante a causa del diffondersi delle varanti del virus, nonostante i vaccini antiCovid rappresentino una luce in fondo al tunnel.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Giliberto Jacopo
Titolo: Recovery, su tutti i progetti vincoli e verifiche verdi – Recovery, ecco le nuove linee guida Ue: vincoli ambientali su tutti gli interventi
Tema: Recovery

Dall’Europa arrivano nuove regole sugli investimenti verdi. Regole che avranno un impatto sui diversi Recovery plan, che aggiungeranno una complicazione burocratica ma che al tempo stesso costituiscono un impegno giusto per evitare i fenomeni di greenwashing, cioè il vantare virtù ecologiche che non esistono. Venerdì la Commissione Ue ha pubblicato le nuove linee guida che dovranno essere usate nel mettere a punto i Piani di rilancio dei diversi Paesi. A differenza delle linee guida precedenti, queste si concentrano in particolare sulla necessità di evitare che gli investimenti del piano possano danneggiare l’ambiente («do no significant harm»). Alla base delle nuove linee guida c’è la cosiddetta tassonomia ambientale, cioè la classificazione degli impegni ecologici stabilita secondo i criteri della trasparenza finanziaria. Gli investimenti pubblici non saranno sufficienti a conseguire i piani del Green Deal e delle articolazioni del Next Generation. Saranno necessari anche finanziamenti da parte degli investitori privati come i crowfunding, i fondi pensione, i fondi d’investimento, la finanza privata e così via. La finanza ambientale è un fenomeno emergente recente che si scontra spesso con millantatori che vantano virtù ambientali. Non a caso nel giugno scorso l’Unione europea aveva varato i alteri per definire quali investimenti finanziari abbiano un impatto ambientale positivo e che cosa un greenwashing, cioè una verniciatura ecologica apparente finalizzata solamente a vendere meglio un prodotto, un bene, un servizio; verniciatura dietro la quale in molti casi può non esserci alcuna valenza ambientale reale.
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Testata:  Quotidiano del Sud L’Altravoce dell’Italia
Autore:  Marincola Claudio
Titolo: Intervista a Carla Ruocco – Ruocco: Il Mezzogiorno banco di prova il governo investa al Sud i fondi Recovery è la stessa Europa che lo pretende – Ruocco: il Sud sarà il banco di prova per Draghi, presto un nostro progetto
Tema: Recovery e Sud
Carla Ruocco, deputata 5Stelle e presidente della Commissione parlamentare di indagine sulle banche, è rimasta sempre sulle sue posizioni. Non ha oscillato. Presidente Ruocco, nelle consultazioni che hanno preceduto la nascita del nuovo governo Draghi ogni gruppo politico ha portato le sue proposte. II Mezzogiorno è stato però il grande assente. Eppure le indicazioni Ue erano precise. I fondi del PNRR vanno utilizzati per le aree meno sviluppate. “Posso affermare che il Movimento ha condotto le trattative con il premier incaricato in modo responsabile, nel pieno interesse della Nazione, guardando sempre al futuro e alle prossime generazioni. Il fatto che siano entrate nell’agenda del governo tre priorità, ossia salute, scuola e lavoro e tre maxi riforme, ossia, pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco ne è la prova provata. Con specifico riferimento al Mezzogiorno. E’ un fatto che ad oggi, purtroppo, non rinveniamo tra le priorità d el Governo Draghi il Mezzogiorno. Fino a prova contraria le risorse che il governo Conte ha ottenuto con grandi capacità all’interno del Next Generation EU devono essere destinate ad una perequazione territoriale che deve mettere la parte più svantaggiata della Nazione in piena competitività con l’Europa. In materia, per dar seguito alle prescrizioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che l’Italia dovrà presentare alla Commissione europea, stiamo definendo un documento che il MoVimento 5 Stelle presenterà quanto prima al presidente Draghi per dare le necessarie risposte, come voleva il presidente Conte, ai bisogni del Sud e del Paese”.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Bufacchi Isabella
Titolo: Intervista a Elizabeth McCaul – «Sugli Npl evitato lo scenario peggiore» – Vigilanza Bce McCaul: «Npl e banche, evitato lo scenario peggiore» – «Banche, evitato lo scenario peggiore sui crediti deteriorati»
Tema: Intervista alla consigliera di sorveglianza della Bce
“Non posso immaginare cosa sarebbe successo in questa crisi pandemica senza il MVU. È essenziale ultimare l’Unione bancaria. Questa crisi mostra quanto sia necessario aumentare l’integrazione per gestire meglio gli shocks. Dobbiamo avere la garanzia unica europea sui depositi (Edis) perché è una rete di sicurezza per tutti i depositanti. Dare la stessa protezione ai depositi facilita l’attività bancaria transfrontaliera, elimina lo spostamento di depositi da un paese all’altro che aumenta l’instabilità, favorisce le fusioni. Spero vivamente che questa crisi darà un impulso per completare l’Unione bancaria e la Capital Market Union, rendendo così lebancheeuropee più forti, più stabili”. Mario Draghi ha creato il MVU durante la sua presidenza in Bce. Lei è entrata subito dopo la sua uscita: lo conosce?. “Ho lavorato per la Bce di Mario Draghi come consulente. Ero la responsabile in Promontorydel team che nel 2012-201 3 ha lavorato alla creazione del MVU. Draghi ha capeggiato questo processo, l’ho visto in azione, è una persona straordinaria. Ha la competenza, il coraggio e l’umiltà, unite a una umanità fuori dal comune e a una grande credibilità, richieste per eccellere nel servizio pubblico. Ha una cassettadegliattrezzimolto potente ora per l’Italia. Ho avuto modo di vedere sul campo la sua abilità di mettere insieme il progetto europeo, il MVU, che era necessario per porre fine al drcolo vizioso rischio sovrano-rischio banca L’Unione bancaria era un sogno, poi ha iniziato ad essere una realtà”.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Cellino Maximilian
Titolo: Il Tesoro sfrutta l’effetto Draghi: oggi nuovi BTp
Tema: Titoli di Stato
Il Tesoro prova a sfruttare l’«effetto Draghi» e torna sul mercato con un collocamento di titoli di Stato dedicata agli investitori istituzionali, al di fuori del calendario consueto delle aste pubbliche. Ieri il Mef ha affidato a un pool di banche il mandato per l’emissione di un BTp a 10 anni e di un BTp€i a 30 anni. L’operazione, che sarà effettuata presumibilmente già oggi, non ha certo colto di sorpresa il mercato. Il conferimento dell’incarico per la formazione del Governo all’ex presidente della Bce ha infatti innescato un’ondata di acquisti sul debito italiano, finendo per comprimere ulteriormente i suoi tassi e lo spread. Comprensibile quindi che si cerchi di approfittare della situazione tornando alle emissioni sindacate poco più di un mese dopo il successo del collocamento del benchmark a 15 anni avvenuto proprio nei primi giorni del 2021. Qualche ragionamento in più meritano semmai i titoli oggetto dell’operazione, cu rata da Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Mps Capital Services e Nomura: niente scadenze extra-lunghe, come indicavano i rumor qualche giorno fa, e neppure il primo green bond nella storia del Tesoro italiano, ma un’offerta composita, in grado di intercettare una platea di investitori più ampia. «Combinando il classico decennale con un titolo a 30 anni indicizzato all’inflazione europea si cerca di unire quantità e qualità», ha spiegato un’analista di una primaria banca italiana, ricordando che se il tradizionale 10 anni (già collocato lo scorso anno tramite sindacato) è destinato a un pubblico universale, il BTp€i pare invece pensato per soddisfare «palati più fini».
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  A.Ol.
Titolo: Panorama – Euronext, Novelli in cda: sarà il futuro presidente
Tema: Euronext
In attesa del dosing dell’acquisizione di Borsa italiana da parte di Euronext, il mercato paneuropeo si porta avanti facendo spazio al prossimo presidente in quota italiana. Il consiglio di sorveglianza di Euronext, infatti, ha cooptato Piero Novelli come consigliere indipendente, indicandolo come prossimo presidente della società che riunisce le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Lisbona, Dublino e Oslo e che, ottenute le ultime autorizzazioni, aggregherà anche Borsa italiana. Novelli, che attualmente è co-presidente di Ubs investment bank (resterà come unico responsabile il collega Robert Karofsky) e membro del comitato esecutivo del gruppo elvetico, «prima di diventare presidente si dimetterà da tutti gli incarichi esecutivi», ha precisato Euronext. Laureato in ingegneria alla Sapienza, con un master in management alla Mit Sloane school of management, Novelli ha ha un profilo internazionale con 27 annidi esperienza nell’investment banking. Nel 2017 è stato nominato copresidente esecutivo della divisione global investment banking, quando Andrea Orcel aveva lasciato il gruppo, mentre nel 2016 era diventato unico global head dell’area M&A. È stato membro del consiglio di sorveglianza di Ubs Deutschland dal 2013 al 2016. Era rientrato in Ubs con la qualifica di presidente dell’attività di M&A a livello globale e di group managing director nel 2013, dopo aver ricoperto – dal 2011 al 2012 – il ruolo di global co-head della divisione M&A di Nomura e dopo un’esperienza come global head M&A di Ubs dal 2004 al 2009. La nomina di un presidente italiano – un posto che dalla nascita di Euronext era riservato agli olandesi – fa parte degli accordi presi per gestire il passaggio di Borsa italiana dal gruppo London Stock Exchange (che vende per fondersi con Refinitiv e focalizzarsi sul business dati) a Euronext.
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Testata:  Stampa
Autore:  Baroni Paolo
Titolo: Vertice Salvini-Zingaretti sul lavoro esplode l’allarme per Ilva ed Embraco
Tema: Lavoro
L’Embraco, la Whirlpool e poi l’ex Ilva. E poi il nodo delicatissimo dei licenziamenti, ieri sera al centro di un faccia a faccia Salvini-Zingaretti. Il nuovo governo sta muovendo i primi passi, i nuovi ministri devono ancora prendere confidenza coi vari dossier, ma le crisi non aspettano e per questo piovono richiami e richieste di convocazione dei vari tavoli di crisi. «Non c’è tempo da perdere» ripetono i sindacati. Sul caso di ArcelorMittal ieri è intervenuta anche Confindustria con un appello rivolto all’esecutivo e a tutte le istituzioni coinvolte affinché «si faccia di tutto per evitare lo spegnimento del ciclo integrale dell’area a caldo di Taranto». Lo stesso hanno fatto i segretari nazionali dei metalmeccanici con un lettera inviata ai ministri dello Sviluppo economico (Giorgetti), della Transizione ecologica (Cingolani), dell’Economia (Franco) e del Lavoro (Orlando). In attesa che Sviluppo e Lavoro concertino il da farsi, oggi A ndrea Orlando completa il suo giro d’orizzonte ascoltando alle 15 sempre da remoto le richieste di Ugl, Cisal, Confsal e Usb e alle 18 quelle di Confindustria e Confapi, di commercianti, artigiani e cooperative. Sul tavolo i temi dell’emergenza economica, a partire dalla proroga della cig e del blocco dei licenziamenti, di cui hanno discusso ieri a Montecitorio anche il leader della Lega ed il segretario Pd. Incontro in un clima «collaborativo», durato all’incirca mezz’ora. «Incontro tutti i segretari di maggioranza», ha spiegato poi Salvini. Si è parlato di «lavoro, sblocco dei licenziamenti il 31 marzo, prevenire è meglio che curare, cassa integrazione, sostegno alle imprese, taglio del cuneo fiscale. Devo sentire anche i Cinquestelle perché dobbiamo lavorare insieme, sento tutti, Forza Italia, Renzi». Quanto alle posizioni di sindacati e Confindustria «bisogna incontrarli ed ascoltarli – a affermato ancora il leader del Carroccio a differenza di quanto avveniva prima bisogna ascoltare sindacati e imprese per trovare un punto in comune».
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Testata:  Mf
Autore:  Pira Andrea
Titolo: Il Fisco sarà il primo test sui rapporti Draghi-Cina
Tema: Accordo fiscale Italia-Cina
Tra un mese e una settimana saranno trascorsi due anni dalla firma dell’accordo tra Italia e Cina per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito. Si tratta di una delle intese stipulate in occasione della visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping e che fece da corollario alla firma dell’accordo per l’adesione italiana alla Belt and Road Initiative. L’accordo fiscale è ancora in attesa di ratifica da parte del Parlamento. Al momento, dopo un primo sì al Senato è fermo in commissione Esteri alla Camera. Sarà questo un dei banchi di prova per la nuova maggioranza a sostegno del governo guidato da Mario Draghi. Atlantismo ed europeismo sono stati indicati quali cardini della nuova maggioranza. Una presa di distanza dalle posizioni mantenute dai due governi Conte e considerate da alcuni osservatori eccessivamente filo-Pechino. L’intesa è il «primo – e finora unico – accordo bilaterale tra Italia e Cina riconducibile alla cosiddetta «Nuova via della seta» che il Parlamento viene messo nelle condizioni di esaminare», ricordava lo scorso ottobre il deputato leghista Paolo Formentini nel chiedere inoltre di audire il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sui rapporti diplomatici italo-cinesi. L’accordo tocca da vicino anche il debito italiano. Come segnalato dai tecnici del servizio Bilancio di Camera e Senato, potrebbe infatti rendere il debito pubblico italiano più conveniente per gli investitori del Dragone, alimentando il loro interesse per i Btp. Tra le novità introdotte c’è un’aliquota ridotta all’8% se il beneficiario effettivo è un’istituzione finanziaria, in relazione a prestiti con durata almeno triennale indirizzati a finanziare progetti d’investimento.
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Testata:  Stampa
Autore:  Spini Francesco
Titolo: Dalla Cdp ai dubbi Ue i paletti che frenano la rete unica della fibra
Tema: Rete Unica
In quel libro dei sogni che sono le lettere di intenti, dovremmo essere a un passo dalla rete unica. Secondo la tabella di marcia stilata a fine agosto da Tim e Cdp, a marzo, questione di giorni, avrebbe dovuto esserci l’accordo per fondere FiberCop, ossia la rete secondaria in rame dell’ex monopolista, e la Open Fiber di Enel e Cdp. E invece entro fine febbraio il massimo che potremo vedere sarà la due diligence tecnica messa a punto dagli advisor Italtel e Altman Solon per stabilire le caratteristiche delle due reti. Una radiografia da cui dipenderanno le successive valutazioni finanziarie. Ecco per il momento, da settembre, è l’unico passo avanti. L’altro, se vogliamo, è il via libera del cda di Enel, giunto il 17 dicembre, di vendere tra il 40 e il 50% di Open Fiber a un fondo australiano, Macquarie. Ma c’è tempo fino al trenta giugno. Non che la Cdp mostri particolare entusiasmo. Davanti a sé ha a sua volta una scadenza: entro il 25 di questo m ese dovrà decidere se esercitare o meno il diritto di prelazione sull’intera quota in mano al gruppo guidato da Francesco Starace. Ma finora non avrebbe trovato l’accordo per l’acquisto da Enel della quota (si è sempre parlato di un 5-10%) che le permetterebbe di avere la maggioranza di Open Fiber e guidare così le danze della fusione. Del resto in Cdp si vive come tra coloro che son sospesi: ad aprile scadono gli attuali vertici, tra cui l’ad Fabrizio Palermo. La forza dei Cinque Stelle, pur presenti anche nel nuovo governo appare incrinata, in via Goito potrebbe così arrivare, ad esempio, Dario Scannapieco, oggi alla Bei, ma “guardiano” delle partecipazioni quando al Mef era direttore generale Mario Draghi. Ora si aggiunge l’incognita del nuovo governo, il cui mandato è non lasciarsi sfuggire l’occasione del Recovery Fund anche sul fronte digitale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Festa Carlo 
Titolo: A2A, maxi shopping nel fotovoltaico Stop a fusione con AEB
Tema: A2a

Grandi manovre nel settore dell’energie rinnovabili italiane. La multi-utility Ala ha rilevato dal gruppo Octopus Renewables un portafoglio di 17 impianti fotovoltaici con una potenza nominale di 173 megawatt per un corrispettivo per questa operazione di 205 milioni di euro. La transazione, che secondo l’amministratore delegato di A2a, Renato Mazzoncini, consolida «la posizione di secondo operatore nelle rinnovabili per capacità installata in Italia» è soggetta all’approvazione della presidenza del consiglio dei ministri ai sensi del decreto golden power. L’asset ceduto è il più grande portafoglio, senza incentivi Gse, di impianti in Italia: di cui 9 localizzati nel Lazio e 8 in Sardegna. Octopus Renewables è un operatore specializzato nella gestione di investimenti nel settore delle energie rinnovabili, parte del gruppo britannico Octopus Investments, che è stato assistito nell’operazione dall’advisor Rothschild. Advisor legali d ella transazione sono invece stati gli studi Linklaters e Herbert Smith Freehills. II rendimento è in linea con questo genere di operazioni: l’equity Irr (cioè il rendimento composito annuo) della transazione è infatti di circa il 6%. «Questa operazione rappresenta il primo investimento rilevante nella direzione indicata dal nuovo piano industriale presentato a fine gennaio» ha sottolineato ancora Mazzoncini.
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Testata:  Mf 
Autore:  Nicastri Giorgio 
Titolo: Italgas riacquista bond per 256 milioni
Tema: Italgas

La tender offer promossa da Italgas (rating BBB+ per Fitch, Baa2 per Moody’s) su alcuni suoi bond in scadenza nel gennaio 2022 si è conclusa con un’adesione superiore al 58%. Includendo anche le obbligazioni con scadenza 14 marzo 2024, il riacquisto di titoli effettuato dal gruppo guidato dal ceo Paolo Gallo ammonta complessivamente a circa 256 milioni di euro nominali. L’operazione rappresenta il secondo esercizio di Liability Management effettuato dall’azienda ed era stata annunciata il 5 febbraio scorso contestualmente a un’emissione obbligazionaria «dual tranches» da 500 milioni di euro ciascuna, con scadenza prevista rispettivamente nel febbraio del 2028 e nel febbraio del 2033. Grazie all’effetto combinato delle due operazioni, la società è così riuscita a ridurre il rischio di rifinanziamento e nel contempo a estendere la durata media del proprio indebitamento. Oggi Italgas regolerà per cassa gli importi dovuti per i titoli riacqu istati.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Muglia Alessandra 
Titolo: La prima africana signora del commercio – La signora del commercio «Meno barriere per tutti»
Tema: Wto

«Alle donne vengono affidati ruoli di leadership soltanto quando le cose si mettono davvero male», scriveva anni fa l’economista nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala, nominata ieri direttore generale dell’Organizzazione mondiale per il commercio. Sarà lei, prima donna e prima africana, a prendere dal primo marzo le redini del Wto, in uno dei periodi più complicati per il grande arbitro delle dispute commerciali, lacerato com’è dalle tensioni tra Cina e Usa e dalla guerra dei deli tra le due sponde dell’Atlantico, con la saga dei dazi legati alla vicenda degli aiuti di stato ad Airbus e Boeing. Ma non è a queste divisioni che ha dedicato le sue prime parole da leader ieri sera, incontrando via zoom i giornalisti. «Lo choc della pandemia ha creato una devastazione economica, questo è un momento di grande incertezza e di grandi sfide» che si è detta pronta ad accogliere. Sull’agenda dei suoi primi 100 giorni risponde agile, va d ritta al punto «la dottoressa Ngozi», come preferisce essere chiamata (ha laurea ad Harvard e dottorato al Mit di Boston): il «suo» Wto «non potrà occuparsi di affari e commercio come al solito, dovrà ammodernarsi se vuole contribuire a superare questa pandemia e quelle che ci troveremo ad affrontare in futuro». Questo significa «agevolare la diffusione dei vaccini, contrastando le restrizioni alle esportazioni e incoraggiandone la realizzazione in più Stati come sta facendo Astrazeneca in India e in altri Paesi in via di sviluppo, con il sistema del licensing». In ballo c’è la questione dei diritti di proprieta intellettuale: l’idea è di sopprimere alcune,di queste barriere e promuovere le concessioni in licenza per far fronte a uno sforzo produttivo mondiale inedito: «Le aziende lo stanno già facendo, dobbiamo seguirle stabilendo delle regole», dice. Un’altra priorità per questa 66enne, madre di 4 figli (di cui uno scrittore, tradotto da Einaudi) è normare l’ecommerce e l’economia digitale.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Okonojo-Iweala al vertice del Wto una svolta per il commercio globale
Tema: Wto

E’ stata scritta una doppia prima volta ieri nell’ambito della storia delle istituzioni internazionali. E quella che porta il nome di Ngozi Okonojo-Iweala, prima donna e prima africana alla guida dell’Organizzazione mondiale del commercio. Un risultato che ha una chiara impronta del nuovo corso delle relazioni tra Stati Uniti e multilateralismo voluto da Joe Biden. II 46esimo presidente Usa ha infatti revocato il veto alla nomina a capo del Wto dell’ex ministra delle finanze della Nigeria, esprimendo il suo «forte sostegno», alla candidatura. Al contrario del predecessore Donald Trump che con la presidenza nigeriana paventava rischi per gli Usa (in chiave di perdita di competitività rispetto alla Cina) in una delle organizzazioni più criticate dalla sua amministrazione. L’ex inquilino della Casa Bianca aveva fino all’ultimo sostenuto la sudcoreana Yoo Myung-hee, nonostante la schiacciante maggioranza dei Paesi membri del Wto avesse dato il suo appoggio all’e conomista nigeriana. Posizioni agli antipodi la cui evoluzione ha portato Okonojo-Iweala a prendere in mano le redini del corpo rappresentativo di 157 Paesi. Istituito nel 1995, alla conclusione dell’Uruguay Round, i negoziati che tra il 1986 e il 1994 hanno impegnato i paesi aderenti al Gatt (Accordi generali su commercio e dazi), il Wto sarà nei prossimi anni più di altre organizzazioni sotto pressione in virtù delle tensioni commerciali tra Washington e Pechino.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pizzati Carlo 
Titolo: Disha, la Greta indiana in carcere per un tweet “È una sovversiva”
Tema: Fridays for Future

Disha Ravi è una ragazza di 22 anni con l’orecchino su una narice e un piccolo mondo dipinto sulla guancia sinistra. Un mondo che lei vorrebbe salvare dal riscaldamento globale. Per questo ha fondato la sezione indiana di Fridays for Future. Fa la cameriera in un ristorante vegano, pianta alberi, va a pulire i laghi, vorrebbe lavorare con le tartarughe. Invece, per la polizia di Delhi, Disha Ravi è una complottista criminale responsabile di sedizione con l’intento di danneggiare lo Stato indiano. Per questo, sabato notte, gli agenti si sono presentati nella sua casa di Bangalore e l’hanno arrestata di fronte alla mamma, trascinata all’aeroporto e infilata su un volo per la capitale senza informare parenti o amici. Domenica l’hanno presentata al giudice, per ottenere cinque giorni agli arresti e farla confessare. Che cosa? D’essere la mente di un piano sovversivo in combutta con i secessionisti che vogliono separare lo Stato del Punjab dal resto dell’India e di avere ord ito un piano per l’assalto al Forte Rosso nella manifestazione di massa degli agricoltori il 26 gennaio a Delhi. Proprio lei, la ragazza 22enne da poco laureata in amministrazione aziendale al Mount Carmel College, quella con l’orecchino e il mondo dipinto sulla faccia. II capo d’imputazione è d’aver tramato con l’ambientalista svedese Greta Thunberg diffondendo un manuale in sostegno allo sciopero contro tre leggi neoliberiste a favore delle grandi industrie nel settore agricolo. II manuale fu twittato da Greta poco dopo il famoso tweet di Rihanna: “Perché non ci stiamo occupando di questo?” con link a un articolo sulla protesta.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Pizzati Carlo 
Titolo: La Greta indiana che Delhi teme – “Cospira contro il governo di Modi” Finisce in manette la Greta indiana
Tema: Fridays for Future

Sabato notte la polizia è arrivata a casa dei genitori della Greta Thunberg d’India, a Bangalore. Disha Ravi è la fondatrice della sezione indiana di Friday for Future. Si batte per l’ambiente perché ha due nonni contadini e ha visto come il riscaldamento globale distrugge le campagne. Ed è qui che l’ambientalismo globale s’intreccia con la protesta degli agricoltori indiani che da settembre, con un lungo sciopero, cercano di far eliminare tre leggi neoliberiste che favoriscono le grandi aziende. Ed è anche per questo che Disha Ravi ha redatto un manuale assieme a Nikita Jakob e Shantanu, ora latitanti, dove si spiega quali hashtag usare in sostegno gli agricoltori, come firmare petizioni e come organizzare proteste attorno alle ambasciate. Cinque sono i giorni di arresto confermati dal giudice, per consentire alla polizia di «scoprire altri collegamenti con i secessionisti di Sikh per la Giustizia». Torchiarla, in altre parole. La chiav e di tutto sta in un tweet di Greta Thunberg, in contatto via chat con Ravi. Nel periodo della manifestazione del 26 gennaio, quando gli scioperanti sono entrati in massa a Delhi e ci sono stati scontri violenti con la polizia, Thunberg ha allegato a un suo tweet il famoso manuale su come organizzare la solidarietà agli agricoltori. Poi l’ha cancellato, poi l’ha twittato di nuovo, con un documento emendato. Ciò ha insospettito la polizia di Delhi che ha aperto un’indagine, convinta che nel primo documento ci fossero le prove di un piano sedizioso. Forse ci sono o forse no, ma senz’altro c’erano i nomi delle autrici, scomparso nella seconda versione.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Castagnoli Adriana 
Titolo: La sfida americana per una democrazia equa
Tema: Usa

L’America, nei momenti più cruciali della sua storia, ha manifestato mirabili ideali, ma altrettanta brutale ipocrisia. E ciò, innanzitutto, quando si è trattato di riconoscere dignità di vita ed economica ai suoi cittadini. Da tempo l’economia statunitense subisce gli effetti dei profondi sconvolgimenti nelle tecniche di produzione, come l’automazione, e, in misura minore, quelli della globalizzazione. Le inevitabili ricadute di questi processi si sono abbattute, in particolare, sui lavoratori meno scolarizzati, i più vulnerabili, e sono state enormemente aggravate dalla inadeguatezza delle reti di protezione sociale e da un sistema sanitario enormemente dispendioso che ha imposto l’onere maggiore dei suoi costi sui lavoratori meno professionalizzati e sugli occupati in posti di lavoro precari. Come ha affermato il filosofo John Rawls, una regola scelta in modo equo dovrebbe riflettere le opinioni del cittadino medio ma se una democrazia non funzio nale regole potrebbero, al contrario, promuovere il grado di ricchezza di un numero limitato di individui al vertice. Pertanto la sfida americana non riguarda soltanto la tecnologia e l’economia, ma è una sfida per la democrazia, perché occorre ripristinare dei contrappesi all’accumulo di ricchezza e di potere nelle mani di pochissimi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Intervista a Claudio Graziano – “Turchia e Russia in Libia sono un problema Europa ferma in passato, l’Italia può attivarsi”
Tema: Russia-Turchia

Generale Claudio Graziano, presidente del Comitato militare Ue. Che cosa pensa II più importante militare dell’Unione europea guardando la cartina della Libia oggi? «Penso che lo scenario libico desta preoccupazioni. E che se solleviamo lo sguardo da una parte e dall’altra, arriviamo dal Mediterraneo centrale a quello Orientale, al Sahel, al Golfo di Aden, al Corno d’Africa. Vediamo un numero di crisi che premono intorno a noi che non abbiamo mai visto in decenni…». Ma Russia e Turchia hanno conquistato un Paese strategico di fronte all’Europa, e l’Europa ha fatto poco. «Attori statuali come Russia e Turchia che operano al di fuori del quadro delle relazioni internazionali, fuori dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza Onu sono un problema». L’Europa è stata ferma. «Nel passato l’Unione europea ha perso l’occasione di essere più presente, più assertiva, più attiva nello scenario libico che da dieci anni è in crisi dopo la caduta di Gheddafi. Ho vissuto questa crisi da quando è nata, nel 2011, come effetto delle primavere arabe. Una crisi generale che ha provocato cambiamenti potenti, perfino nella Nato. È la crisi più pericolosa, perché collegata a quella più generale del Sahel, che preme direttamente sulla Libia. AI momento giusto l’Europa non è riuscita a coagulare una risposta di supporto al processo di peace building in Libia che tenesse all’esterno altre interferenze».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Micalessin Gian 
Titolo: Prima guerra del premier contro l’Isis – La prima guerra di Draghi Nel Sahel contro l’Isis (e per contare in Africa)
Tema: Operazione Takuba

Si chiama operazione Takuba, partirà a metà marzo, è non sarà una passeggiata visto che prevede l’invio di 200 uomini delle nostre Forze Speciali, accompagnati da 20 mezzi blindati e otto elicotteri, in una regione del Sahel infestata da Isis e Al Qaeda. A rendere ancora più complessa la prima missione militare del neonato governo Draghi contribuisce la titubanza di una Francia chiamata a coordinare una task force europea creata per bloccare l’avanzata jihadista in un angolo d’Africa dove Parigi ha sempre giocato un ruolo esclusivo. Per capire se le attuali incertezze francesi si ricomporranno bisognerà attendere la conclusione, prevista per oggi, del cosiddetto «G5 Sahel» in svolgimento a N’Djamena capitale del Ciad. La missione, prolungamento dell’intervento iniziato nel 2012 nel nord del Mali occupato da Al Qaida, è ben lontana dal raggiungere l’obiettivo. Ma quel che più preoccupa è la scarsa determinazion e degli alleati africani pronti ad abbandonare la strada dell’intervento militare per quella della trattativa con le fazioni alqaidiste. La scelta negoziale dei Paesi africani, oltre a delegittimare l’intervento francese, rischia di rendere quasi paradossale il coinvolgimento, ad alto rischio, dell’Italia. Per capire il paradosso basta tornare al 2018 quando Macron, in scontro aperto con l’Italia in Libia, bloccò il dispiegamento di un nostro contingente militare in Niger. Una posizione abbandonata negli ultimi dodici mesi quando si è visto costretto a sollecitare l’intervento di un contingente di forze speciali europee. Così l’Italia, si ritrova al centro di una missione che fin dal nome, mutuato dalla spada delle milizie locali, si preannuncia assai poco pacifica. Le forze speciali italiane acquartierate ad Ansongo, zona calda del nord del Mali, dovranno addestrare le truppe africane e accompagnarle in operazione e combattimento nei territori del Liptako-Gourma, un feudo jihadista a cavallo fra Mali, Niger e Burkina. Qui l’insidia principale è costituita da uno «Stato Islamico nel Grande Sahara» protagonista nel 2017 dell’imboscata costata la vita a 4 militari statunitensi impegnati in una missione non molto dissim ile da quelle che verranno affidate ai nostri militari. In tutto questo un ruolo cruciale lo giocheranno gli otto elicotteri messi a disposizione dall’Italia per supplire ai problemi di una Francia in grande difficoltà nel gestire sia gli spostamenti aerei sia le operazioni di soccorso medico e di appoggio alle unità minacciate dai terroristi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Del Re Pietro 
Titolo: Il fortino dell’Isis nell’Iraq dimenticato – Nei fortini dell’Isis sui monti dell’Iraq “Preparano il ritorno”
Tema: Iraq

L’ordine è tassativo. Mai lasciare la strada principale, per nessun motivo, perché oltre la striscia d’asfalto che nel deserto corre dritta come una fucilata, la regione è nuovamente infestata dai tagliagole dello Stato islamico. A impartirci la consegna è il comandante Hamad Yassim della base militare di Rashad, 30 chilometri a Sud di Kirkuk, capoluogo di una provincia ricca di petrolio e a lungo contesa tra Baghdad e il governo regionale del Kurdistan. Sulle alture che la sovrastano, le milizie dell’Isis ripararono due anni fa, dopo aver perso Baghuz, la loro ultima roccaforte sulla riva siriana dell’Eufrate. Da allora, approfittando della grave crisi politica ed economica che funesta l’Iraq, su questi monti calvi gli islamisti si sono riorganizzati e stanno ora rialzando la testa con l’aggressività e la ferocia di sempre. «Sono loro ad aver rivendicato il 21 gennaio il duplice attentato che al mercato della capitale ha provocato trentadue v ittime. E non passa giorno che muovendosi dal loro covo non compiano razzie, sequestri, attentati kamikaze, attacchi contro le forze di sicurezza o le istituzioni dello Stato. Almeno cinque provincie si sono trasformate in un campo di battaglia permanente tra jihadisti e il nostro esercito», dice ancora il militare iracheno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: I catalani irriducibili – Catalogna, flop al centro Premiati i socialisti ma il fronte separatista (diviso) non perde mai
Tema: Catalogna

La società è divisa, anzi polarizzata: la novità delle elezioni di domenica scorsa (oltre al balzo in avanti del partito socialista) è l’avanzata delle estreme. La Cup, secessionisti anticapitalisti, autoproclamati eredi degli anarchici che negli anni ’30 presero il potere, dipinsero i tram di rosso e nero, si proposero di incoraggiare la rivoluzione sessuale vietando la prostituzione e introducendo la tassa sulla verginità, passano da 4 a 9 seggi. Vox, il movimento di destra nazionalista fondato da Santiago Abascal, basco perseguitato dall’Eta, sale da zero a 11 seggi, umiliando la destra moderata dei popolari. In controtendenza col resto del mondo, in Catalogna il centro scompare: Ciutatans, la versione locale di Ciudadanos, che appena tre anni fa era il primo partito, crolla da 36 seggi a 6. Nonostante il fondatore Albert Rivera fosse di Barcellona, anzi di Barceloneta, i Cittadini erano fermamente contrari all’indipendenza: i loro voti sono andati per due terzi a sinistra, verso i socialisti, e per un terzo a destra, appunto verso Vox. Il presidente del governo nazionale, Pedro Sánchez, non è insoddisfatto. Il partito socialista, che qui non si chiama Psoe ma Psc, toma a essere il più votato, vent’anni dopo l’era di Pasqual Maragall, il sindaco delle Olimpiadi poi eletto presidente della Catalogna. Stavolta il leader locale è Salvador Illa, divenuto celebre come ministro della Sanità, in seguito al paradosso del Covid: nonostante la gestione della pandemia in Spagna sia stata tutt’altro che brillante, molti elettori si sono comunque sentiti protetti, e in ogni caso il rassicurante volto occhialuto di Illa è diventato popolare.
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