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SINTESI IN PRIMO PIANO – 16 aprile 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Draghi media sulle aperture: “Graduali ma irreversibili”. Si comincia il 3 maggio;
– La spinta dei governatori: “Far ripartire tutto anche nelle zone rosse”;
– Def, 40 miliardi alle aziende. Franco: “Shock per la ripresa”;
– Semplificazioni: 110% senza doppia conformità, codice appalti rivisto;
– Interferenze e cyber attacchi, da Biden sanzioni dure a Mosca;
– L’appello di Paola e Claudio Regeni: chi sa si faccia avanti.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: La sfida del premier per cambiare passo – La sfida di Palazzo Chigi per il cambio di passo su Covid ed economia
Tema: Il governo vara il Def

II Consiglio dei ministri di ieri e la cabina di regia di oggi sono funzionali a quel cambio di passo che il premier vuole imprimere per mettere in sicurezza i cittadini dal virus cinese, restituirli progressivamente alla normalità, e così uscire dalla crisi che ha colpito imprese e lavoratori. Da quando si è insediato a Palazzo Chigi Draghi lavorava a questo momento, e se inizialmente puntò sulla chiusura del Paese fu proprio perché voleva anticiparne la riapertura, unico strumento per rilanciare l’economia nazionale. È stata una scelta politica che ora si accompagna al varo del Def, al decreto da 40 miliardi e al Recovery plan nel quale – rispetto al vecchio progetto – vengono dirottati 50 miliardi in più su nuovi investimenti. Le consultazioni avviate in questi giorni con i partiti, in vista della presentazione del Pnrr al Parlamento, sono parte della sua strategia: meglio accordarsi prima per evitare grane dopo. Gli interventi rapidi e diretti a favore delle imprese – garantiti dal nuovo scostamento di bilancio – serviranno ad assicurare che il sistema Italia si faccia trovare pronto quando l’economia ripartirà, per evitare il rischio che al semaforo verde le aziende restino ferme al palo senza benzina. Per il resto la scommessa di Draghi sta nel binomio debito alto-crescita alta: ai ministri infatti ha spiegato che in questa fase non si dovrà guardare ai tassi d’interesse ma al tasso di crescita, che bisognerà puntare sull’espansione dell’economia visto che non ci sarà spazio per una riduzione delle tasse. Draghi è convinto che i risultati si vedranno presto, e il suo ottimismo si ritrova nelle parole usate dal titolare di via XX Settembre, Franco, secondo il quale le previsioni di crescita riportate dal Def per i prossimi anni «riflettono solo in parte l’ambizione della politica di rilancio che il governo intende seguire».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Draghi alla Lega no ai dispetti. L’ad di Pfizer: a settembre faremo la vita di prima – Draghi chiede unità alla Lega: evitiamo dispetti e polemiche
Tema: Draghi incontra M5S e Lega

Il Piano da mandare a Bruxelles per i fondi europei «non è chiuso, se avete suggerimenti e pensate che ci siano delle modifiche da fare questi incontri servono per questo, c’è ancora tempo per migliorare il testo». Mentre su eventuali divergenze occorre ricordare che «questo è un governo di unità nazionale, mettiamola in pratica ed evitiamo dispetti o polemiche». Con questo messaggio, il secondo diretto alla Lega, Mario Draghi ha iniziato un ciclo di incontri con i partiti. Per discutere di Pnrr, per fare anche un bilancio dei primi due mesi di governo, il presidente del Consiglio ha visto prima la delegazione del M5S, quindi quella della Lega. Oggi toccherà al Pd e a Forza Italia. Agli incontri ha partecipato anche il ministro dell’Economia Daniele Franco e il confronto, giudicato comunque molto costruttivo a Palazzo Chigi, ha avuto tenori diversi: se i Cinque Stelle ne sono usciti addirittura «entusiasti», meno la Lega, che sul Recovery Plan abbina le sue rivendicazioni ad «una delega che non può essere in bianco». Due temi specifici sono stati posti dal Movimento: la «necessità che il Superbonus sia prorogato al 2023. Poi abbiamo chiesto che nel Pnrr ci siano interventi per ripristinare anche le pari opportunità», nella sintesi del capo delegazione Vito Crimi. Il Movimento chiede anche che nel prossimo Decreto sostegni «si intervenga in favore delle famiglie dei lavoratori autonomi e delle partite Iva, affinché ricevano un adeguato riconoscimento, equivalente a quello dei lavoratori dipendenti». Dopo i Cinque stelle è stata la volta della Lega, con la delegazione guidata dal ministro Giancarlo Giorgetti. «Sul Recovery riteniamo che la delega al governo non sia in bianco: capiamo che i tempi siano stretti ma vogliamo dare indicazioni, anche sulle proposte raccolte dalle regioni», è la sintesi del capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, dopo l’incontro
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bocci Michele 
Titolo: La spinta dei governatori “Far ripartire tutto anche nelle zone rosse”
Tema: Emergenza Covid-19

Aperture, tante, anche in zona rossa. Le linee guida per la ripresa delle attività che le Regioni hanno approvato ieri e proporranno al governo e al Cts non possono che definirsi di manica molto larga. I presidenti hanno fatto scrivere ai tecnici riguardo a ristorazione, palestre, piscine, strutture termali, cinema e spettacoli dal vivo. I protocolli riguardano «le attività maggiormente penalizzate dal meccanismo delle chiusure in base allo scenario». Le amministrazioni locali si occupano anche dei parametri da usare per determinare le zone. Si ipotizza di usare come indicatore anche la copertura vaccinale. Porterebbe a un giudizio positivo per una regione se il 70-80% degli over 80 ha avuto almeno una dose, parametro che scende al 50% per i settantenni. I ristoranti, i bar, le pasticcerie, le gelaterie e così via potranno riaprire a pranzo e a cena. E le misure suggerite “possono consentire il mantenimento del servizio anche in scenari epidemiologici ad alto rischio”, basta che vengano svolte contemporaneamente attività screening e testing, da fare anche da soli. Se per i soli lavoratori o anche per i clienti non è specificato. Sulla ristorazione le Regioni sono molto chiare: bisogna ripartire. A parte le misure ormai classiche, come la presenza di prodotti per l’igienizzazione, l’obbligo di mascherine, il divieto di assembramenti fuori dai locali, e la preferenza per la prenotazione, si chiede di assicurare un metro di distanza tra i clienti sia al chiuso che all’aperto. La misura raddoppia, solo all’interno, in zona rossa ma può pure essere ridotta se si mettono separatori.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Il calendario della ripresa “Si riapre dal 3 maggio” – Draghi media sulle aperture “Graduali ma irreversibili” Si comincia il 3 maggio
Tema: Emergenza Covid-19

Saranno aperture «graduali», dirà Mario Draghi. Da fondare su dati scientifici solidi, senza fughe in avanti. Una volta decretate, però, saranno aperture «irreversibili». Inizieranno a maggio e proseguiranno nei prossimi 45 giorni, in crescendo. «Una cosa non posso consentire – è la linea che il premier ha anticipato al suo governo in queste ore – è che si decida la ripartenza di un settore e poi si torni indietro». Sarà il presidente del Consiglio ad accennare oggi le novità, prima alle Regioni e poi in conferenza stampa. È lo scheletro del decreto che sarà approvato giovedì prossimo in consiglio dei ministri. Draghi traccerà un orizzonte di «speranza» per dare forza a un Paese talmente «sfinito» da mostrare sintomi gravi che minano la tenuta sociale ed economica. Un modo per intercettare quella voglia di ripartenza che preme con sempre maggiore intensit& agrave; alle porte di Palazzo Chigi. La chiave che consente di essere ottimisti per il futuro, è opinione di Draghi, sono ovviamente i vaccini. La gradualità promessa – la stessa su cui ha insistito ieri Roberto Speranza, sostenendo che «non si possono sbagliare tempi e modi delle riaperture» – sarà invece garantita da un cronoprogramma e servirà ad assicurare nel frattempo il maggior numero possibile di over 60 vaccinati, al ritmo attuale di un milione ogni tre giorni. Il primo segnale potrebbe arrivare già il 26 aprile, perché è allo studio in queste ore un cauto allentamento, ancora però da confermare: quello di tenere aperte alcune attività commerciali in zona rossa, dove per adesso i negozi sono chiusi. Ma la svolta è in agenda a inizio maggio (se il primo o il tre del mese è oggetto di un duello nella maggioranza). Di certo riapriranno tutte le scuole di ogni ordine e grado, anche in area rossa. E torneranno le zone gialle.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Conte verso la guida dei 5 Stelle per ordine di un magistrato
Tema: M5S

Giuseppe Conte e Beppe Grillo non hanno intenzione di farsi cogliere di sorpresa. Sanno che da Cagliari è in arrivo un atto che chiederà al Garante del Movimento 5 stelle di indire immediatamente la votazione dell’organo collegiale approvato dagli iscritti lo scorso 17 febbraio. E hanno deciso di approfittarne per costringere Davide Casaleggio a capitolare. La storia è intricata, ma può riassumersi così: secondo il tribunale sardo i 5 Stelle sono in questo momento senza guida, perché la reggenza di Vito Crimi è decaduta nel momento in cui l’assemblea ha votato per la nascita del nuovo direttivo a 5. Per questo, davanti al ricorso della consigliera regionale sarda Carla Cuccu, espulsa per decisione del comitato di garanzia, il giudice ha nominato un curatore ad acta, l’avvocato Silvio Demurtas. Il passaggio successivo, che è stato sollecitato e che dovrebbe avvenire nelle prossime ore, è l’invio da parte del pub blico ministero di una sorta di ingiunzione nei confronti di Beppe Grillo, che sarà sollecitato a ricostituire la governance mancante. Proprio a questo, i vertici del Movimento hanno deciso di aggrapparsi per tentare l’ultimo affondo sull’associazione Rousseau. Grillo chiederà a Davide Casaleggio di consentire il voto. Davanti a un rifiuto, si appellerà al giudice perché «un ente privato non può frapporsi come ostacolo alla vita associativa di un partito». Non sarà semplice, la resistenza è probabile, ma se il manager decidesse di consentire il voto, il trucco per fare in modo che a essere eletto sia Conte è già stato trovato. Il Comitato di garanzia è infatti al lavoro su un’ipotesi di regolamento che consenta una sorta di voto a squadre: Conte  che in quanto premier designato per due volte dai 5 Stelle, proprio attraverso Rousseau, sarà messo in grado di correre – potrà scegliere quattro persone di fiducia che rappresenteranno una sorta di segreteria.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Borgia Pier_Francesco 
Titolo: Forza Italia: ecco come far ripartire l’Italia in sicurezza
Tema: Fi

«Non siamo entrati in maggioranza per dare il nostro voto al governo Draghi. Siamo entrati in maggioranza per essere attivamente partecipi. E se il cambio di passo già si intravede è anche merito nostro». Il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani. ), apre con un moto di orgoglio la presentazione del piano delle riaperture con il quale il partito di Silvio Berlusconi intende ridare fiato all’economia agonizzante per il lockdown senza perdere di vista la necessità di rafforzare la campagna vaccinale. «Più vaccini più fatturi» è uno slogan altamente significativo. È Anna Maria Bernini, capogruppo dei senatori azzurri, a proporlo. Ricordando qual è stato, fin dal principio, il progetto di Forza Italia: raggiungere al più presto l’immunità di gregge per far correre l’Italia verso un recupero economico. L’esempio inglese deve fare da sprone: perché dimostra che quanto gi&agr ave; da mesi viene proposto da Berlusconi e dai suoi è l’unica strada percorribile. La senatrice Licia Ronzulli ricorda a questo proposito che dopo il coinvolgimento delle farmacie nel piano vaccini (grazie proprio a una proposta di Forza Italia) al momento sono circa settantamila le persone impegnate nella campagna di immunizzazione. «Per raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti – osserva la senatrice – si potrebbe sfruttare l’entusiasmo e la competenza dei 2.700 volontari della Croce Rossa italiana. A tal proposito la collega Roberta Toffanin presenterà un emendamento al decreto Sostegni». Sei, in buona sostanza, le linee guida delle proposte che Forza Italia presenta al governo: piano vaccini, passaporto vaccinale, riaperture in sicurezza, protocolli e regole, difesa del turismo, buone pratiche europee.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tropeano Maurizio 
Titolo: La sfida nelle città – Torino Spunta un sondaggio: giallorossi vincenti Ma Saracco è fuori
Tema: Centrosinistra

Guido Saracco, il rettore del Politecnico di Torino che secondo i vertici del Pd nazionale era la personalità più adatta per guidare l’alleanza giallorossa si è chiamato fuori dalla partita. E’ stato Francesco Boccia, il responsabile nazionale degli enti locali del partito a spiegarlo ieri ai vertici torinesi dei democratici. Adesso è partita la ricerca di un piano B che porti alla scelta di un candidato in grado di rappresentare la più ampia coalizione in grado di battere il centrodestra e in questa coalizione in un modo o nell’altro ci dovrà essere spazio anche per il M5S. Secondo un sondaggio commissionato e diffuso dai democratici, il centrodestra è leggermente avanti al centrosinistra ma gli elettori del M5S, con il loro 13,%, potrebbero essere determinanti per far vincere un candidato giallorosso già al primo turno. Secondo la ricerca di Ipsos, comunque, il centrosinistra batterebbe Paolo Damilano, l’imprenditore in corsa per il centrodestra, anche con Stefano Lo Russo, il capogruppo Pd in Comune che la stragrande maggioranza del partito subalpino vorrebbe come sindaco. Secondo i ricercatori, Lo Russo e anche l’ex ct della nazionale, Mauro Berruto, potrebbero essere votati dal 40% degli elettori che al primo turno hanno scelto il M5S. Resta da capire se i ricercatori abbiano tenuto contro del fatto che Appendino, e con lei l’ala dialogante del M5S, a partire dalla vice-ministra dell’Economia Laura Castelli, non appoggerebbero mai Lo Russo, come hanno fatto sapere a diversi interlocutori.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Amabile Flavia 
Titolo: La sfida nelle città – Roma Raggi nelle periferie la rimonta è partita da borgata San Basilio
Tema: Roma Capitale

Era agosto quando Virginia Raggi è apparsa nelle strade di San Basilio. Nella corsa per il Campidoglio, la sindaca in cerca di una riconferma avanza per ora quasi in solitaria assieme al leader di Azione Carlo Calenda, mentre il Pd annuncia le primarie, da tenersi probabilmente a metà giugno con in campo, tra gli altri, il nome dell’ex ministro Roberto Gualtieri. Nei tre mesi successivi Raggi è tornata più volte nelle stesse vie per inaugurare un parco «riqualificato», come ama ripetere, e poi per mostrare gli autobus nuovi assegnati al quartiere, per raccontare la sistemazione di fontane, luci e cavi elettrici e il recupero di alcuni locali abbandonati dove sarà aperta una palestra per i ragazzi della zona, una delle più violente e pericolose di Roma, terra di spaccio a ogni ora del giorno e della notte. In molti l’hanno contestata durante le visite a San Basilio, le hanno gridato che si fa vedere solo perché è in c ampagna elettorale. Ma Virginia Raggi ha sorriso a tutti ed è andata avanti passando al quartiere successivo, secondo lo stesso format rionale, senza sogni, intessuto di piccole manutenzioni ordinarie e interventi da annunciare come recupero di legalità. E, quindi ecco le strade asfaltate, i locali restituiti agli abitanti anche quando (come a Corviale) il recupero non è realizzato dal Comune, autobus nuovi da presentare sfruttando, questa estate, l’arrivo di una partita di 328 mezzi portati di settimana in settimana nei vari quartieri.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Sannino Conchita 
Titolo: “L’ergastolo ostativo è incostituzionale” Ultimatum alle Camere
Tema: Terrorismo e mafia

Lo strappo non c’è ancora. L’ergastolo ostativo non è (ancora) abrogato. Ma la Consulta – che non accoglie le questioni di legittimità sollevate dalla Corte di Cassazione sul regime applicabile ai condannati alla pena dell’ergastolo per reati di mafia e di contesto mafioso (che non abbiano collaborato con la giustizia) – in un comunicato stampa afferma che quella pena è «incompatibile» con i principi di uguaglianza e di funzione rieducativa della pena, dettati dagli articoli 3 e 27 della Costituzione. E perentoriamente ricorda che quell’ergastolo confligge anche con il divieto di «pene degradanti» sancito dalla Convenzione europea dei diritti umani. Così, come aveva fatto in altri due casi (sul suicidio assistito e sul carcere per i giornalisti condannati per diffamazione) , dà un ultimatum al Parlamento. Le Camere hanno un anno e un mese di tempo – fino alla primavera dell’anno prossimo – per legiferare su un nodo cruciale. Lo faranno? Qui si apre un altro capitolo: complicazioni che incrociano la divergenza di vedute tra partiti di governo, le scadenze elettorali, la priorità su pandemia e piano Recovery. Anche per questo, verosimilmente, i giudici della Consulta intendono evitare, per ora, gli effetti devastanti che una sentenza di incostituzionalità potrebbe arrecare all’impianto normativo (e all’assetto carcerario) legato alla lotta alle mafie. L’avviso però arriva forte e chiaro. Se, per maggio del 2022, il Parlamento non avrà messo mano alle norme, la Consulta procederà con la cancellazione della pena e ne offre le argomentazioni nell’ordinanza che sarà depositata nelle prossime settimane. Un verdetto che riaccende la polemica politica, oltre che alcune ferite nella memoria e nel vissuto del Paese.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Deficit all’11,8% e debito record al 159,8% – Il deficit vola all’11,8% nel 2021 Debito record a quota 159,8%
Tema: Il govervo vara il Def
Complice il nuovo deficit aggiuntivo da 40 miliardi approvato ieri per finanziare il decreto «sostegni-bis», il Documento di economia e finanza esaminato dal consiglio dei ministri fotografa il debito più alto degli ultimi 100 anni: quest’anno si arriva infatti al 159,8% del Pil, quattro punti sopra i livelli già record del 2020, pareggiando di fatto il picco della storia unitaria dell’Italia raggiunto nel 1921. A spingere in alto il passivo è un altro primato, il deficit schizzato all’11,8%, che segna un aumento da 2,3 punti rispetto all’anno scorso ed eguaglia il maxi-disavanzo del 1985. La terza ondata della pandemia, in pratica, rimanda quindi di un anno l’inversione di rotta dei conti pubblici verso un ritorno alla fisiologia che appare lungo e difficile. il debito pubblico «rimane del tutto sostenibile», giura il Def, ma è importante sapere fin da ora che «i frutti della maggior crescita» attesa dal Recovery P lan e dal rilancio degli investimenti «dovranno contribuire al rafforzamento della finanza pubblica». Numeri di questo tipo travalicano il problema legato alle regole Ue, che certo «devono essere riviste allo scopo di promuovere maggiormente la crescita»&ra quo; come spiega il ministro dell’Economia Daniele Franco nella premessa al Documento, e impongono in ogni caso che la riduzione del rapporto fra debito e Pil sia «la bussola della politica finanziaria del governo». Bussola che dovrà funzionare a lungo: il Def certifica infatti che il Paese non recupererà i livelli di ricchezza pre-Covid prima del 2023, e che il disavanzo rimarrà superiore al 3% del Pil almeno fino al 2025. Ma questo calendario lungo di rientro verso il pareggio del saldo primario è determinato dai tempi tecnici necessari ad appianare la curva del deficit: perché, spiega il Documento, la politica economica sarà «espansiva» solo fino al 2022, per diventare «neutrale» dall’anno successivo. Le cifre fanno impressione. Sono figlie di stime «prudenziali», avverte il ministro dell’Economia, perché i calcoli del Def «riflettono solo in parte l’ambizione politica di rilanci o che il governo intende seguire».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  M.Rog. – G.Tr. 
Titolo: Investimenti, oltre 70 miliardi di deficit in più nel 2022-2033 – Al fianco del Pnrr oltre 70 miliardi in più di disavanzo fino al 2033
Tema: Documento di economia e finanza

Lo scostamento bis per finanziare il piano complementare di investimenti vale oltre 70 miliardi in 12 anni. Poco più di 3o saranno attivati tra 2022 e 2026, gli altri invece entreranno in gioco tra 2027 e 2033. Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza che il governo Draghi sta completando prima del passaggio in consiglio dei ministri e in Parlamento trova nel Def le sue prime cifre ufficiali. Cifre costruite su un Pnrr «largo», che affianca alle risorse comunitarie della Recovery and Resilience Facility due fondi nazionali: quelli di sviluppo e coesione, già fatti scendere in campo dalle bozze lasciate dal Conte-2, e appunto il «fondo dl investimento complementare» finanziato per metà per spese negli anni del Recovery e per il resto nel periodo 2027-2033. In questo modo, calcola il ministro dell’Economia Daniele Franco nella premessa al Documento di economia e finanza, l’Italia da qui al 2026 potrà contare su «169 milia rdi aggiuntivi rispetto alla programmazione esistente», all’interno di un «perimetro complessivo del Piano» che in tutto vale 237 miliardi. Numeri ciclopici, a patto di riuscire ad attuare davvero il maxi-piano di spesa indispensabile per riportare il Paese sulla strada della crescita. A queste cifre si arriva per tappe. La base è rappresentata dalla Recovery and Resilience Facility. In base ai parametri aggiornati, la quota italiana vale 191,5 miliardi, frutto di una leggera crescita della quota di sovvenzioni, da 654 miliardi a 68,9, e di una piccola riduzione della parte di prestiti, da 127,6 a 122,6 miliardi. Con l’intervento aggiuntivo dei programmi paralleli alla Rrf, rappresentati prima di tutto dal ReactEu, si arriva a 206 miliardi. L’ultimo mattone rappresentato dagli impegni italiani porta il tutto a quota 237 miliardi. Risorse per circa il 40% destinate al Mezzogiorno.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico – Ducci Andrea 
Titolo: Dal decreto Sostegni aiuti per 40 miliardi – A imprese e partite Iva 22 miliardi Debito ai massimi da oltre 100 anni
Tema: Documento di economia e finanza

Il prodotto interno lordo, dopo il -8,9% del 2020, crescerà quest’anno del 4,5%, grazie anche agli aiuti all’economia: quelli già decisi col decreto Sostegni per 32 miliardi e quelli che, alla fine del mese, si aggiungeranno col dl Sostegni bis per 40 miliardi, anche questi finanziati in deficit. Questo il risultato del consiglio dei ministri che ieri ha approvato il Def, Documento di economia e finanza, e la relazione alle Camere per chiedere appunto lo «scostamento di bilancio». Decisione, quest’ultima, che farà impennare il deficit 2021 all’11,8% del Pil, contro il 9,5% del 2020 e l’1,6% del 2019. Anche il debito pubblico, contrariamente a quanto previsto lo scorso autunno dal governo, salirà, sfiorando il 160% del Pil: 159,8%, per la precisione, superando il picco storico del primo dopo-guerra. E proprio ieri Bankitalia ha diffuso l’aggiornamento sul debito pubblico, che lo scorso febbraio ha già raggiunto il record di 2.643 miliardi di euro. il governo, spiega il ministro dell’Economia, Daniele Franco, nell’introduzione al Def, è convinto che «la partita chiave per il nostro Pese si giochi sulla crescita economica». Le politiche di bilancio rimarranno espansive fino a tutto il 2022, saranno neutre nel 2023 e dal 2024 seguiranno «un graduale cammino di consolidamento fiscale e persistente riduzione del rapporto debito/Pil». Nello scenario programmatico, il Pil cresce del 4,8% nel 2022, del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024. In pratica, in due anni (2021-22) verrebbe recuperato il crollo dei 2020. Questo a patto che si esca dalla pandemia. Franco ricorda che «il governo prevede di poter somministrare i vaccini all’80% della popolazione entrò l’autunno». Ma nel Def si avverte anche che, nel caso di «scenario avverso» causato da «limitata efficacia dei vaccini contro le varianti del virus», il Pil crescerebbe quest’anno solo del 2,7%. Per spingere la crescita il governo conta sul decreto Sostegni bis, dove circa 22 miliardi su 40 saranno destinati alle imprese tra nuovi indennizzi, sospensioni fiscali, e misure per la liquidità.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Def, 40 miliardi alle aziende Franco: “Shock per la ripresa”
Tema: Documento di economia e finanza
«L’obiettivo è la crescita», dice Draghi durante il consiglio dei ministri e lo sforzo del Documento di economia e finanza è teso tutto nella direzione di «rafforzare la spinta per uscire dalla crisi», come ha scritto il ministro dell’Economia Daniele Franco nella “Premessa” del Documento varato ieri dal governo. “Effetto shock”, è l’obiettivo. Due i perni: munizioni da 40 miliardi per il decreto “Sostegni 2” di fine aprile e più risorse “complementari” e nazionali per rimpinguare gli investimenti del Recovery Fund e portarlo a quota 237 miliardi (dai 205 del piano precedente). Ed è proprio alla crescita, che il Def fissa per il 2021 al 4,5 per cento (più delle stime dell’Fmi) che punta il “Sostegni 2” che potrebbe succhiare quasi tutti i 40 miliari dello scostamento con il risultato di contribuire per 0,6 punti allo slancio del Pil. Gli occhi dunque sono puntati su quello che Daniele Franco chiama uno «shock sen za precedenti»: circa 20 miliardi andranno alle imprese e alle part ite Iva I numeri Le previsioni con ristori tradizionali basati sul fatturato ma anche con un intervento su «parte dei costi fissi», dice il Def, con: 1) sgravi d’imposta; 2) copertura della quota fissa delle bollette; 3) sconto su parte dei canoni di locazione commerciali attraverso crediti d’imposta. Saranno inoltre prorogate fino a fine anno le garanzie: costeranno altri 10-15 miliardi e andranno al credito per le imprese con un effetto leva da 100 miliardi. Per rimpolpare i fondi del Recovery Plan sarà costituito un “Fondo di investimento complementare”, pluriennale, che disporrà in ogni anno, a partire dal 2021 o dal 2022, di una quota dai 4 ai 6,5 miliardi. La congiuntura incoraggia: il primo trimestre dovrebbe essere andato meno peggio del previsto e il Pil tornerà positivo dal secondo trimestre in poi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: Semplificazioni: 110% senza doppia conformità, codice appalti rivisto – Pnrr: tempi dimezzati per la Via, 110% senza doppia conformità
Tema: Dl semplificazioni

Un codice degli appalti semplificato ma non cancellato, con l’eliminazione ove possibile delle norme ridondanti rispetto alle direttive Ue (il cosiddetto «gold plating»), con uno spazio crescente per i contratti integrati di progettazione e lavori affidati a una stessa impresa, con una nuova lista di commissari straordinari, con il rafforzamento delle banche dati pubbliche per digitalizzare le gare e accelerare la qualificazione dei concorrenti (che comunque avverrà dopo e non prima della presentazione delle offerte), con la concentrazione dei lavori su stazioni appaltanti affidabili, anche in chiave sostitutiva di amministrazioni deboli. Ancora, la proroga fino al 2026 delle norme straordinarie del Dl 76/2020, in particolare danno erariale, abuso d Ufficio, semplificazione delle certificazioni antimafia, conferenza di servizi semplificata e affidamenti senza gara o con procedure ridotte. Poi, uno dei punti-chiave, il quasi dimezzamento dei tempi per la valutazione di impatto ambientale (Via) dai 310 giorni previsti dalla procedura ordinaria (prevista dal decreto semplificazioni del 2020 e mai applicata) a 170 giorni con procedura accelerata per il Pnrr e il Pniec (da valutare se mediante commissione speciale o con il rafforzamento dell’attuale commissione con personale assunto a tempo pieno). E, sempre in materia di Via, l’eliminazione delle duplicazioni dei pareri regionali e l’introduzione di una «stanza preliminare» che aiuterebbe i proponenti a innalzare la qualità progettuale o, in alternativa, bocciare subito (con l’obbligo di ripresentazione) progetti privi di requisiti (o allegati) minimi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Il retroscena – ll governo mette trenta miliardi oltre il Recovery – Si sbloccano 58 grandi opere arriva la scossa da 66 miliardi
Tema: Sblocca cantieri

Dal varo del famigerato decreto «Sblocca cantieri» sono passati quasi due anni, 729 giorni per la precisione, e alle Infrastrutture si sono succeduti ben 3 diversi ministri (prima Toninelli, poi De Micheli e ora Giovannini), ma adesso finalmente ci siamo. Si parte. Per oggi è infatti attesa la firma sui decreti di nomina dei commissari straordinari che dovranno portare a termine il più rapidamente possibile le opere identificate dal governo come «prioritarie». In totale sono una trentina di persone, pescate innanzitutto tra i vertici di Anas e Rfi (che «in quanto tecnici hanno già iniziato a lavorare», ha assicurato ieri Giovannini dando per imminente la firma dei Dpcm). Con questa prima tranche vengono sbloccati lavori per oltre 66 miliardi. In tutto sono 58 le opere interessate dalle procedure straordinarie: 14 infrastrutture stradali, per un costo complessivo di circa 10,9 miliardi, e 16 opere ferroviarie (46,2 miliard i), quindi la linea C della metropolitana di Roma (5,8 miliardi), 12 infrastrutture idriche, 3 infrastrutture portuali (1,7 miliardi) e 12 interventi legati a presidi di Pubblica sicurezza per 500 milioni in tutto. Molto ampi i poteri assegnati ai commissari, che oltre ad essere dotati di tutte le risorse necessarie per operare, potranno assumere ogni determinazione ritenuta necessaria per i lavori, anche rielaborando i progetti, assumendo direttamente le funzioni di stazione appaltante e derogando alla legge in materia di contratti pubblici. E soprattutto, una volta ottenuto l’ok dalle Regioni territorialmente competenti, potranno fare a meno di ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta, con la sola esclusione di quelli relativi ai beni tutelati. Il grosso delle opere riguarda strade e ferrovie. A partire dal completamento della Statale 106 Jonica, 3 miliardi di lavori affidati all’amministratore delegato dell’Anas Massimo Simonini.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Scott Antonella 
Titolo: Sanzioni a Mosca per i cyber attacchi ma Biden annuncia: l’invito a Putin resta – Sanzioni Usa contro Putin, «ma l’invito resta aperto»
Tema: Usa-Russia

Era un’offerta di dialogo condizionata e rivolta al futuro, quella lanciata tre giorni fa al telefono da Joe Biden a Vladimir Putin: la prospettiva di come potrebbe essere il rapporto tra Russia e Stati Uniti in condizioni normali, in cui due leader si incontrano per cercare di risolvere le divergenze in agenda. Condizioni che al momento non sussistono: quindi, per regolare i conti con il passato, la Casa Bianca ha annunciato ieri una lunga serie di sanzioni. Le consuete espulsioni – dieci diplomatici/presunte spie e la messa al bando con congelamento di beni all’estero per 32 individui, entità e compagnie tecnologiche sospettati di aver messo il naso nelle elezioni americane del novembre scorso, di aver organizzato tramite l’intelligence russa un colossale cyberattacco contro istituzioni governative Usa (il caso SolarWinds) e altre attività ostili. L’amministrazione Biden ha parzialmente attinto al cosiddetto “Bill from hell”, sanzioni “infernali” che vieteranno a banc he e finanziarie americane di acquistare debito sovrano russo denominato in rubli sul mercato primario (ma non su quello secondario) a partire dal 14 giugno (l’acquisto di titoli governativi Ofz denominati in dollari è già bloccato da due anni). Proibiti anche i bond emessi dalla Banca centrale russa e dal Fondo per il welfare. Nella lista nera anche cinque funzionari governativi di stanza in Crimea e tre compagnie che hanno partecipato alla costruzione del ponte sullo Stretto di Kerch. Reazione dura di Mosca: alzato il livello dello scontro, reagiremo. Biden ha però detto che resta valido l’invito a Putin per un incontro.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Interferenze e cyber attacchi, da Biden sanzioni dure a Mosca
Tema: Usa-Russia

Joe Biden firma un decreto esecutivo, «una dura risposta» ai russi per i cyber attack contro gli Stati Uniti, le interferenze nelle elezioni americane e l’aggressione all’Ucraina. Ma, nello stesso tempo, Jen Psaki, portavoce di Biden, precisa che «l’obiettivo delle sanzioni non è un’escalation contro Mosca». E in una nota diffusa dalla Casa Bianca si legge, alla prima riga: «L’amministrazione Biden ha chiarito che desidera una relazione con la Russia che sia stabile e prevedibile». La mossa del presidente, quindi, va collocata all’interno di una «strategia flessibile» in cui convivono aperture e misure pesanti. Martedì 13 aprile Biden ha proposto a Vladimir Putin un summit per rilanciare il dialogo. Giovedi 15, eccolo accusare il Servizio russo di intelligence estera di aver condotto una devastante campagna di intrusione informatica, contaminando il software della Solar Winds, utilizzato da 300 mila clienti statunitensi, c he ha consentito a un gruppo hacker dl spiare per mesi enti governativi Usa e società di alto livello in tutto il mondo. La  «punizione» voluta da Biden si articola su diversi livelli. Innanzitutto si punta a colpire il sistema finanziario russo, vietando alle società americane ogni transazione con la Banca Centrale della Federazione Russa e con il National Wealth Fund, il fondo sovrano controllato dallo Stato. L’obiettivo è restringere l’accesso ai mercati, cercando, tra l’altro, di ostacolare il finanziamento del debito pubblico. Ci sono poi sanzioni mirate su sei società russe che avrebbero messo la loro tecnologia al servizio dell’offensiva cibernetica ideata dal Svr. Segue il capitolo sulle ripetute interferenze nelle elezioni presidenziali. il dipartimento del Tesoro negherà accesso agli Stati Uniti e ogni rapporto con controparti americane a 16 società, tra le quali vengono citate South Front, News Front e Strategic Culture Foundation, considerate fonti di disinformazione pilotate direttamente dal Cremlino.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Söder vuole rompere l’eccezione bavarese La Csu e il difficile takeover della cancelleria
Tema: Germania

I politici sono ambiziosi per definizione. Ma l’ambizione di diventare cancelliere sfoderata la scorsa domenica con una certa tracotanza da Markus Söder, il 54enne ministro-presidente della Baviera dal 16 marzo 2018 e leader del partito bavarese Csu (Christlich-Soziale Union) dal 19 gennaio 2019, sta facendo notizia in questi giorni in Germania, lasciando a bocca aperta commentatori navigati e politici di lungo corso. Un bavarese in cancelleria, infatti, non avrebbe precedenti se accadesse: Söder, che tra l’altro non è un bavarese doc perchè è nato a Norimberga in Franconia, è al momento di gran lunga il favorito nei sondaggi su chi sarà il prossimo cancelliere. Non grazie al marchio Csu, nè al famoso modello economico bavarese, ma essenzialmente per il Covid. Oggi e se non oggi a strettissimo giro (manca la procedura e questo manda in tilt i tedeschi), Cdu e Csu devono nominare il candidato-cancelliere tra due pretendenti: il neo-l eader della Cdu Armin Laschet e Söder. Ma quale che sia l’esito di questo duello, se anche il politico bavarese dovesse perdere questo round o ritirarsi resterebbe un gigante ingombrante sul ring politico per la Cdu, il partito di Angela Merkel afflitto dalla sua più grande crisi dal dopoguerra. La Baviera, secondo Land per popolazione e tra i più ricchi e industrializzati in Germania, è un peso massimo economico e Söder questo lo incarna perfettamente, in politica.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Niada Marco 
Titolo: I costruttori di scuole e il futuro più incerto – «In Afghanistan un futuro incerto per le scuole che abbiamo costruito»
Tema: Afghanistan

L’annuncio del ritiro Usa e Nato dall’Afghanistan non è una bella notizia per chi, come me, opera in quel Paese dal 2005 in campo umanitari. In 16 anni, grazie al progetto Arghosha, abbiamo costruito 15 edifici per 7 mila alunni (5mila ragazze) che frequentano la scuola di Stato, oltre ad avere finanziato borse di studio universitarie per 22 ragazze e centinaia di corsi di alfabetizzazione e qualificazione professionale per donne adulte. Per quanto operiamo nel centro del Paese, in una zona pacifica, il futuro si fa più incerto. Il ritiro era però una notizia attesa. Gli Usa avrebbero dovuto rimanere ancora anni per costruire uno Stato nazionale moderno sulle rovine di una struttura feudale-tribale. E ciò considerando che, mentre noi, con un paio di milioni di dollari provenienti da donatori privati, abbiamo fatto miracoli, migliaia di miliardi di dollari della cooperazione occidentale, Usa in testa, hanno partorito un topolino. Certo, alcune importanti op ere di infrastruttura hanno visto la luce, ma a prezzo di immensi sprechi e scarsi risultati per la vita degli afghani. L’annuncio è invece un’ottima notizia per i Talebani. Almeno sul piano formale. Con 70-80mila uomini armati, peraltro tenuti in scacco da qualche migliaio di americani e truppe Nato, oltre che dall’esercito afghano, con il ritiro occidentale si ritrovano un regalo su un piatto d’argento. Anzi, potranno anche permettersi il lusso di tirare qualche schioppettata alla schiena delle truppe in ritirata, ree secondo loro di non avere rispettato la partenza di maggio concordata con Donald Trump.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – «Il ritiro da Herat inizia tra 15 giorni» – «Afghanistan, via da maggio I regimi? Parliamo con tutti ma sui diritti non si arretra»
Tema: Afghanistan

Dall’Afghanistan le truppe italiane andranno via tra due settimane. «Ma il nostro aiuto continuerà» dice Di Maio. Ministro Di Maio: dalle aperture alla Cina e alla Russia di Putin, ai tempi del governo Conte, a questo nuovo e marcato atlantismo con quello di Draghi. Cambiano i governi, ma lei resta responsabile degli Esteri, come spiega la svolta pro-americana? «L’Italia non ha mai mutato il suo posizionamento geopolitico di fondo. I nostri governi sono sempre rimasti fedeli all’Alleanza Atlantica. Va aggiunto che il governo di Joe Biden ha cambiato approccio rispetto alla precedente amministrazione Trump. Roma e Washington non sono mai state tanto vicine. Questa amministrazione Usa non è certo isolazionista, siamo perfettamente allineati su questioni fondamentali, come la difesa dei diritti umani, o dell’ambiente. Sono appena stato a Washington, la prima visita in assoluto di un ministro degli Esteri straniero dopo la nomina di Biden, a sottolineare q uanto l’Italia sia un interlocutore solido, affidabile. Allo stesso tempo, con la Cina nei primi mesi di quest’anno rispetto al 2020 abbiamo visto crescere di oltre due miliardi di euro gli interscambi commerciali e favoriamo l’attività delle nostre imprese. Comunque, ai leader cinesi non ho mai smesso di esprimere le nostre preoccupazioni per la repressione contro la minoranza musulmana degli Uiguri e le rivolte di Hong Kong. Con l’amministrazione Biden sono in sintonia nel condannare la repressione in Bielorussia o la persecuzione di Aleksej Navalny da parte del regime di Putin». L’aspetto preminente del suo viaggio americano? «L’Italia è un alleato fondamentale della nuova politica americana. Biden e la sua amministrazione mi hanno anticipato le scelte sull’Afghanistan, assicurano il loro sostegno in Libia». Biden le ha promesso che invierà vaccini in Italia? «Ne parleremo più avanti, concordiamo che i vaccini non possono essere utilizzati come strumenti di politica estera».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Venti anni (persi) in Afghanistan – I vent’anni (persi) in Afghanistan
Tema: Afghanistan

Ritirando le truppe americane dall’Afghanistan Joe Biden archivia l’illusione – coltivata vent’anni fa dai neoconservatori repubblicani, ma poi diffusa anche tra i democratici – di poter esportare la democrazia arginando con la presenza militare feroci dittature che non rispettano i diritti civili. Buone intenzioni che nel primo scorcio di questo secolo si sono infrante contro realtà storiche difficili da modificare o hanno addirittura fatto saltare precari equilibri, dall’Egitto alla Libia, dallo Yemen alla Siria. La decisione, coraggiosa e controversa, del presidente democratico va vista a due livelli: quello dei rapporti internazionali coi rischi di un Afghanistan di nuovo radicalizzato che può tornare base di gruppi terroristici mentre Washington pensa di sorvegliare e, se necessario, intervenire da lontano usando la tecnologia dell’intelligence digitale e dei droni. Ma è importante anche l’aspetto dei riflessi interni negli Stati Uniti, stremati dall’im pegno bellico più lungo della loro storia (il Vietnam, l’altro conflitto «senza fine» durò otto anni). Qui Biden, lontano anni luce da Donald Trump per mille aspetti, assume una posizione simile alla sua: la guerra in Asia Centrale liquidata come total waste, una colossale distruzione di risorse, non solo economiche. C’è di più: Biden si appropria di tre caposaldi di Trump – la fine della guerra, ma anche l’aiuto ai forgotten men, l’America impoverita, e il piano per le infrastrutture – cercando di trasformare in fatti quello che il suo predecessore ha annunciato per anni ma non ha mai realizzato.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sacchettoni Ilaria 
Titolo: L’appello di Paola e Claudio Regeni: chi sa si faccia avanti
Tema: Caso Regeni

La nuova testimonianza raccolta dai magistrati italiani che rafforza l’ipotesi del coinvolgimento della National Security egiziana nella morte di Giulio Regeni e indica in Mahmoud Al Sisi, figlio del presidente Abdel Fattati, uno degli ufficiali che tenevano d’occhio il ricercatore, convince Paola e Claudio Regeni a rivolgere un ulteriore appello: chi sa parli dice, in sostanza, la famiglia del ragazzo trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016. «Grazie alla redazione di Al Araby – spiegano i Regeni attraverso il loro avvocato Alessandra Ballerini – siamo venuti in contatto con due fondamentali testimoni che hanno aggiunto tasselli importanti a quel doloroso mosaico di verità che stiamo senza sosta tentando di ricostruire da cinque anni». Altri appelli, nel corso del tempo, erano stati rivolti al popolo egiziano affinché li aiutasse nel raggiungimento di quella verità che le istituzioni del Cairo rifiutavano di onorare. «Molte altre per sone – dicono oggi Paola e Claudio – si stanno facendo avanti a conferma di quanto auspicavamo: il tempo e la coscienza, oltre alla nostra determinazione, alla tenacia degli inquirenti, alla passione del popolo giallo e all’attenzione mediatica, sono ottimi alleati». I Regeni si propongono di garantire «la sicurezza e la segretezza dell’identità di chiunque ci contatterà». Senza i testimoni, scovati in gran segreto dagli investigatori coordinati dal pm Sergio Colaiocco, difficilmente si sarebbe potuti arrivare a imbastire un processo come quello che il 29 aprile si aprirà davanti al gip Pierluigi Balestrieri.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Regeni Claudio – Defendi Paola – Ballerini Alessandra 
Titolo: L’intervento – I genitori di Giulio “Ora chi sa parli” – I genitori di Regeni “Finalmente qualcuno parla”
Tema: Caso Regeni

Grazie alla redazione di Pd Araby siamo venuti in contatto con due fondamentali testimoni che hanno aggiunto tasselli importanti a quel doloroso mosaico diverita che stiamo senza sosta tentando di ricostruire da 5 anni. Molte altre persone si stanno facendo avanti a conferma di quanto auspicavamo: il tempo e la coscienza, oltre alla nostra determinazione, alla tenacia degli inquirenti, alla passione del popolo giallo e all’attenzione della scorta mediatica, sono ottimi alleati. Il 29 aprile inizierà il processo contro Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, ed un altro fascicolo resta aperto contro le decine di ignotinche si sono resi complici del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio. Oggi, con rinnovata e consapevole speranza chiediamo a tutti quelli che hanno notizie o ricordi utili di di farsi avanti e parlare. Noi garantiremo la sicurezza e la segretezza dell’identità di chiunque ci contatterà, cos&ig rave; come abbiamo fatto finora. Ancora una volta vi chiediamo: aiutateci ad avere giustizia, per Giulio e per noi tutti.
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Autore:  Guanella Emiliano 
Titolo: Il Brasile intuba i pazienti da svegli, è strage di bambini – Brasile nel baratro
Tema: Brasile, emergenza Covid-19

“Gridano come disperati, non vogliono morire. Uno dietro l’altro li perdiamo, legati al letto come animali, in condizioni disumane”. La testimonianza, a volto coperto, data alla tv Globo da un’infermiera dell’ospedale Albert Schweitzer di Realengo, periferia poverissima di Rio de Janeiro, è un quadro calzante della tragedia del Covid oggi in Brasile. Lo sono anche le storie che si ripetono di bambini e neonati morti col virus, un altro triste record mondiale. Una «catastrofe umanitaria» l’ha definita Medici Senza Frontiere, chiedendo alle autorità brasiliane di fare qualcosa per fermare la strage. In molti ospedali i pazienti gravi sono intubati senza i sedativi, lottano tra la vita e la morte con un tubo infilato fino ai polmoni, ma coscienti. Si disperano, vengono legati ai letti con lenzuoli o stracci. «Per loro è una tortura – spiega un altro medico – è qualcosa che va contro tutti i nostri principi deontologici, ma non possiamo fare altro perché non abbiamo medicine per loro». I «kit intubamento», sedativi e tranquillizzanti, scarseggiano. All’ospedale Sao José di Duque de Caxias, sempre a Rio, ventun pazienti sono morti lo scorso fine settimane in queste condizioni. I reparti di terapia intensiva sono saturi, migliaia di persone giacciono su letti improvvisati in corsie e nei pronti soccorso. La media è di 3.000 decessi e 70.000 nuovi casi al giorno da due settimane. Un morto su quattro di Covid è in Brasile e tra di loro ci sono anche bambini e neonati. I registri ufficiali parlano finora di 852 decessi di minori di nove anni attribuiti al virus, ma secondo virologi sentiti dalla Bbc sarebbero il doppio.
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Autore:  Bresolin Marco 
Titolo: La Slovenia cancella la Bosnia e disegna i confini su base etnica
Tema: Balcani Occidentali 

Una nuova mappa dell’ex Jugoslavia. Con la dissoluzione della Bosnia-Erzegovina e l’unificazione dell’Albania con il Kosovo come condizione per favorire l’allargamento dell’Ue ai Balcani Occidentali e sottrarre quell’area all’influenza turca. Fantageopolitica? Possibile, ma sono bastate alcune indiscrezioni per riaccendere le tensioni in un’area che ancora fatica a trovare pace: un documento dal titolo «Balcani Occidentali – una via d’uscita» che sarebbe arrivato sulla scrivania del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dietro il quale ci sarebbe lo zampino del premier sloveno Janez Jansa, che da luglio assumerà la presidenza di turno dell’Ue. Il capo del governo di Lubiana nega di essere l’autore, mentre l’entourage di Michel si limita a dire di «non poter confermare» l’esistenza del documento. Dopo le voci dei giorni scorsi, ieri è comparso il “non paper”, dicitura utilizzata in ambito diplomatico quando si presentano proposte non ufficiali con il solo obiettivo di far circolare alcune idee. Lo ha pubblicato il portale sloveno «Necenzurirano» e non riporta alcuna intestazione ufficiale. Al momento nessuno ne rivendica la paternità, ma lo scopo è stato raggiunto: spingere l’ipotesi della «dissoluzione dell’ex Jugoslavia». Un tema che era sollevato dal presidente sloveno Borut Pahor il mese scorso durante la sua visita a Sarajevo: secondo Zeljko Komsié, che è il membro croato della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina, durante un incontro a porte chiuse Pahor avrebbe chiesto ai tre componenti un parere sulla possibile dissoluzione pacifica dello Stato. Motivo per cui Sarajevo ha convocato l’ambasciatrice slovena. Ora l’ipotesi è scritta nero su bianco in questo documento che parte da una considerazione: «Il problema principale nella regione dei Balcani Occidentali è l’irrisolta questione nazionale tra serbi, albanesi e croati».
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