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SINTESI IN PRIMO PIANO – 15 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:
– Covid, impennata di casi. il rischio di un nuovo lockdown
– Covid, via il blocco dei licenziamenti
– Pensioni, scivoli agevolati in arrivo
– Cdp studia due newco per rilevare Autostrade
– Le imprese di Italia, Francia e Germania: su Brexit serve l’intesa
– Francia, Macron annuncia il coprifuoco
– Elezioni Usa, lo spettro di un risultato contestato

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – Conte non esclude più un lockdown nazionale. Sei morti in una casa per anziani – Ora Conte non esclude più un lockdown nazionale «Molto dipende dai cittadini, dal loro comportamento»
Tema: Covid

Solo tre giorni fa Giuseppe Conte diceva di escludere un nuovo lockdown nazionale. Ma ieri a Capri, quando gli hanno chiesto un commento sul lockdown a Natale previsto dal virologo Andrea Crisanti («E nelle cose»), il presidente del Consiglio ha risposto con una formula che rivela il livello di allarme e non esclude nulla. «Io non faccio previsioni. Io faccio previsioni sulle misure più idonee, adeguate e sostenibili per prevenire un lockdown». E poi, come a dire che eventuali misure ancora più dure non saranno certo frutto di errori del governo: «Molto dipenderà dal comportamento dei cittadini. Smettiamola con le polemiche e i dibattiti, la formula vincente è collaborare e rispettare le regole restrittive varate dal governo». I numeri che fotografano i contagi record raggiungono il capo dell’esecutivo a Capri, dove è andato a inaugurare un elettrodotto sottomarino. «La situazione non può non preoccupare», ammette Conte e spiega che, se non si rispettano le restrizioni e «si lascia correre il contagio», il rischio è che «non ci saranno numeri sufficienti nelle terapie intensive». Più volte implora «senso di responsabilità», più volte ripete «dipende dai cittadini» e avverte: «È una partita in cui vinciamo o perdiamo tutti». Un monito rivolto anche alle Regioni dopo le tensioni su scuola e trasporti. Ai governatori il premier ricorda che il Dpcm consente loro di «introdurre misure restrittive non appena se ne presentasse la necessità», quindi rivela la strategia sulle zone rosse: «Forse più che le Regioni dobbiamo chiudere temporaneamente determinate aree, se si generalizza si crea più danno che beneficio». Per «salvare la comunità» sarebbe disposto anche a mettere da parte ogni pregiudizio ideologico e a chiedere all’Europa i soldi del Mes. Ma intanto nel governo il rebus è se non ci sia bisogno di rivedere in corsa il Dpcm appena firmato, se non sia il caso di inasprire le regole sugli assembramenti fermando locali, ristoranti e attività sociali e culturali, anche alla luce del coprifuoco alle 21 scattato a Parigi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: Record di contagi “Natale a rischio” – Contagi più alti di sempre e aumentano i morti Incubo lockdown a Natale
Tema: Covid

Un numero così alto di contagi in 24 ore, dall’inizio della pandemia, non si era mai visto: 7.332. Ma neanche un numero così alto di tamponi, oltre 152 mila. E dunque allarme sì, anche perché oltre alla crescita (non più lineare e quasi esponenziale) dei casi, ora il 5 per cento, aumentano in modo consistente anche i ricoveri e le terapie intensive e anche le vittime. Ma paura no, perché dei 92 mila attualmente positivi in Italia ben il 95 per cento è asintomatico. E però i numeri da record registrati ieri, che riportano indietro alla terza settimana di marzo, bastano ad agitare lo spettro di un ipotetico generalizzato lockdown di Natale. «Credo che sia nell’ordine delle cose: si potrebbe resettare il sistema, abbassare la trasmissione del virus e aumentare il contact tracing. Così come siamo il sistema è saturo», l’analisi dell’infettivologo Andrea Crisanti. Ipotesi ventilata anche dal virologo Fabrizio Pregliasco per Milano o altre città in cui la curva dovesse impennarsi. Ma il premier Giuseppe Conte, a sole 24 ore dall’entrata in vigore delle nuove misure restrittive previste dall’ultimo dpcm, frena: «Io non faccio previsioni per Natale, io faccio previsioni in questo momento delle misure più adeguate idonee e sostenibili per prevenire un lockdown ma è chiaro che molto dipenderà dal comportamento degli italiani». I dati di ieri, dunque, restituiscono una fotografia non certo tranquillizzante della seconda ondata di coronavirus, ma nulla di paragonabile con la situazione di marzo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Russo Paolo 
Titolo: Intervista ad Andrea Crisanti – “La curva salirà ancora Chiusure necessarie o avremo tante vittime”
Tema: Covid

Per il microbiologo c’è poco da illudersi: «Il virus passerà inesorabilmente dai giovani agli anziani facendo salire ricoveri. E purtroppo anche i decessi».«Per ogni nuovo contagiato – spiega –  è necessario identificare in media tra le 15 e le 20 persone con le quali è venuto a stretto contatto. Con oltre settemila nuovi casi di positività dovremmo rintracciare e mettere in isolamento domiciliare 140 mila persone. Invece leggo che nelle ultime 24 ore ne sono finite in quarantena appena 1.300. Vuol dire che il 95% di quelle persone potenzialmente infette circola liberamente per il Paese. E’ la Caporetto della prima linea difensiva, il contact tracing». C’è ancora tempo per ridurre la curva dei contagi? «Ormai l’aumento dei casi non lo fermiamo più né con il contact tracing e nemmeno con quello che chiamiamo “network testing”. Tanto per capire, il metodo che abbiamo utilizzato a Vo’ Euganeo o al Senato, testando un’intera comunità a rischio di contagio». Allora che armi ci restano? «Da spendere abbiamo solo le misure di contenimento dei contatti sociali». Ossia? «Diminuire i contatti interpersonali come già si cerca di fare, per poi passare via via alla chiusura delle attività meno essenziali e, se si rendesse necessario, alle altre. Altrimenti bisognerà girare quello che gli inglesi chiamano l’interruttore di trasmissione: ci fermiamo tutti per due tre settimane».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mauro Ezio 
Titolo: L’editoriale – La partita che spetta a noi
Tema: Covid
Solo i negazionisti hanno provato a nascondere il dramma sanitario-esistenziale che stiamo vivendo per esentarsi dalla condivisione dell’angoscia e dalla ricerca del rimedio, e ingannare se stessi con la fabbricazione di un grande untore universale al servizio della macchinazione misteriosa della finanza internazionale e delle élite democratiche. Ma sono una minoranza scarsamente rilevante, perché il Paese va da un’altra parte con le sue preoccupazioni concrete e sovrastanti sulla salute dei familiari più anziani, dei figli lontani, sulle scuole a rischio, sul lavoro perduto, sulle attività produttive svuotate fino alla paralisi, sul futuro incerto e sul presente buio. Il governo dunque rimette tutto in gioco in questa nuova partita, anche il credito accumulato durante l’ondata pandemica precedente, quando l’Italia si è trovata a essere per forza di cose la cavia occidentale costretta a sperimentare per prima tra le democrazie la violenza del virus e a inventare le misure di difesa. Ma dobbiamo renderci conto che siamo davanti ad una partita doppia. L’esperienza di,primavera, infatti, ci ha insegnato che la battaglia non si vince soltanto a colpi di decreto, di imposizioni normative, di misure prescrittive sul distanziamento, le mascherine, gli orari dei bar nella movida. Molto in questa sfida — almeno la metà — dipende da noi, dal senso di responsabilità dei cittadini, dalla nostra capacità di autoregolazione, dal senso di tutela reciproco di una comunità che sente il dovere di garantire se stessa”
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: «La Camera cambi le regole» Pressing per il voto a distanza
Tema: Covid e parlamento

Abbiamo visto, e forse rivedremo, la didattica a distanza. Abbiamo avuto, e abbiamo ancora, lo smartworking. E arrivato anche il momento del voto a distanza in Parlamento? Sì, secondo una proposta di riforma del regolamento della Camera, che finora ha raccolto 110 firme ed è stata presentata da Stefano Ceccanti, deputato dei Pd e costituzionalista. Dice la proposta che «l’Ufficio di presidenza determina, con propria deliberazione, i casi in cui in ragione di particolari circostanze che impediscono ai deputati lo svolgimento della funzione parlamentare in presenza» si possa autorizzare «l’esercizio del voto secondo procedure che assicurino la personalità, la libertà e la sicurezza del voto». E questo non solo in Aula ma anche nelle commissioni. Favorevoli o contrari, il voto a distanza ormai è un tema. E rappresenta una delle tante accelerazioni sul corso naturale degli eventi arrivata con il Covid. Proprio ieri, sull’autorizzazione a fare maggior deficit, i numeri della maggioranza sono stati sul filo anche a causa delle tante assenze per malattia e quarantena. II presidente della Camera, Roberto Fico, è aperto al confronto e nei mesi scorsi ha parlato della necessità di «valutare se la situazione emergenziale giustifichi o meno» la partecipazione da remoto. II ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha invece fatto un passo in più dicendo che «sarebbe opportuno prevedere il voto a distanza soltanto per chi è in quarantena o per i malati di Covid». Una prima risposta potrebbe arrivare oggi, visto che a Montecitorio e in programma (in presenza) una seduta della Giunta per il regolamento.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ajello Mario 
Titolo: I sondaggi su Roma: Calenda batte Raggi e i candidati del Pd
Tema: prossime comunali a Roma

Il sondaggio che Carlo Calenda aspettava, e che aveva commissionato a Euromedia Reserach di Alessandra Ghisleri è arrivato. II calcolo dei possibili consensi si basa sulla candidatura del leader di Azione con il suo partito, e non con la coalizione di centrosinistra, anche se lui l’ex ministro insiste: «Io continuerò a cercare l’accordo con il Pd e con tutte le altre forze della coalizione». I dati sono piuttosto incoraggianti per Calenda nella sua corsa a sindaco di Roma se, dopo attenta lettura del report, ufficializzerà di voler competere per il Campidoglio. Calenda batte la Raggi per 22,2 a 16,9: questo è Il primo numero interessante. E ancora Calenda: oltre a superare la Raggi batte anche il candidato di centrosinistra che non si sa qual è al momento ma nel sondaggio si è ipotizzato fosse Fabrizio Barca e su questo sono state fatte le domande. Barca al 16,3 e Calenda al 22,2. La Meloni (candidata al Campidoglio, anche se non sarà, alla guida del centrodestra) in questo schema è al 44,6. Più forte di tutti, ma appunto l’indisponibilità di Giorgia ad essere la candidata è assoluta. E come andrebbero le cose a Roma se a correre fossero: Giletti (centrodestra), Raggi, Barca e Calenda? II giornalista di Non è l’Arena al 31 per cento, il leader di Azione al 26,5 in seconda posizione (ballottaggio Calenda-Giletti!) e dietro la Raggi (23,1) e Barca (19,4). Ultimo specchietto by Ghisleri: Tajani candidato del centrodestra vince con il 30,3, secondo Calenda con il 27,3, la Raggi al 22,7 e ultimo Barca (19,7). Morale del sondaggio? Calenda arriva al ballottaggio quali che siano gli altri candidati. Questi sono numeri che potrebbero spingere il Pd a convergere su Calenda, e la conquista del Campidoglio per il centrosinistra si farebbe molto possibile. Infatti il Nazareno a Calenda non chiude le porte in faccia. Anche se continua con il mantra delle primarie (pure Ieri sera nella riunione del centrosinistra romano) e anche se Zingaretti insisterà fino alla fine per un accordo rossogiallo per Roma (con ritiro della Raggi).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Imarisio Marco 
Titolo: Il retroscena – Le resistenze di Pd e 5 Stelle locali all’alleanza per il dopo Appendino
Tema: prossime comunali a Torino
Torino non ha mai amato le soluzioni imposte da Roma. Questo vale per il M5S ma anche per il Pd, dove in molti tacciono in attesa di capire le indicazioni del Nazareno. Ma sono gli stessi che ci tengono a far sapere come l’ultima candidatura torinese decisa nella Capitale fu proprio quella di Piero Fassino cinque anni fa, obbligato a ripresentarsi nonostante la poca voglia e i segnali inquietanti per lui che venivano dalle periferie. E non fu un trionfo. Nel ruolo del kamikaze, ecco Stefano Lorusso, aspirante sindaco, capogruppo Pd in Comune e docente del Politecnico, quindi collega del suo rettore Guido Saracco, da tutti indicato come probabile candidato civico che potrebbe andare bene a tutti. «Gli elettori torinesi soprattutto quelli del Pd, non sono fessi» sostiene Lorusso. «Se qualcuno pensa che lo schema sia quello di Luigi Di Maio e che cioè il candidato lo debbano scegliere di fatto i grillini a Roma, lo dica alla luce del sole. Lo strumento per misurare davvero la forza di questo schema non possono che essere le primarie del centrosinistra. E li, dando la parola ai torinesi e non ai caminetti romani, che si può veramente individuare la candidatura migliore». Gran parte del Pd torinese punta a fare fuori una candidatura civica facendola passare per le forche caudine delle primarie, per poi giocarsela in casa, dove al momento si contano minimo 6-7 candidati in pectore. E un ragionamento che si basa sul presupposto di un Pd ancora dominante in città, anche se la realtà e i flussi elettorali suggeriscono il contrario.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – I dem Cercano di affermare una centralità non scontata
Tema: Pd-M5S

Un mese fa sarebbe apparso uno scenario velleitario. L’ipotesi di un’intesa per arrivare alla fine della legislatura, rilanciata ieri dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si sarebbe scontrata con le resistenze del M5S e di Iv; e forse anche contro quelle di una parte del suo partito. Oggi, invece, l’idea di proiettare la maggioranza verso il 2023 suona ancora come un azzardo, ma forse meno avventato. I risultati di Regionali e Comunali, la crisi profonda dei Cinque Stelle e delle ambizioni renziane permettono al Pd di candidarsi a fulcro dei nuovi equilibri. Il cemento più forte rimane quello del potere. Ma agli occhi di Zingaretti è il male minore rispetto a quando il secondo governo di Giuseppe Conte ha mosso i primi passi, tredici mesi fa. Allora, la tentazione grillina di replicare col Pd lo sciagurato «Contratto» con la Lega era esplicita. Ora lo sfondo è cambiato grazie alla solida sponda europea e al terrore di nuove elezioni da parte degli alleati. Questo non basta ancora a dare alla coalizione dignità di maggioranza politica. I contrasti continuano a emergere: basta pensare alle contorsioni del M5S e del premier sull’utilizzo del Mes. Ma sulle candidature nelle grandi città per il voto di primavera, l’ipotesi di stringere alleanze sta facendosi strada in un Movimento messo di fronte all’alternativa secca di accettare compromessi o sparire. L’attacco di Zingaretti alla sindaca griIlina di Roma, Virginia Raggi, è netto e punta a sostituirla: sebbene l’offensiva sia indebolita dall’assenza di un candidato forte del Pd al Campidoglio. E segnala una contraddizione del segretario, che prende tempo e si affida alle primarie per evitare uno scontro con le ambizioni del leader di Azione, Carlo Calenda, in attesa del profilo giusto. La voglia di sottolineare la centralità del Pd, politica se non in termini di consensi, è evidente. Per quanto sfortunata, l’espressione «vocazione maggioritaria» viene rispolverata proprio in queste ore.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: W la destra che esce dal suo lockdown
Tema: centrodestra
Possono sembrare solo piccoli dettagli, ma negli ultimi giorni il centrodestra ha disseminato sul terreno alcuni indizi utili a individuare quello che fino a un anno fa sarebbe stato impensabile: la volontà da parte della coalizione guidata da Matteo Salvini di superare, anche per volontà dello stesso Salvini, la truce stagione del salvinismo. Nasce così, per allargare il perimetro del centrodestra, l’idea di scommettere alle prossime comunali su volti non riconducibili a nessuno dei leader dei partiti di centrodestra – anche se immaginare una svolta moderata candidando Massimo Giletti a Roma è come iniziare un percorso di disintossicazione dall’alcol promettendo di iniziare a bere solo vodka liscia. Nasce così, per allargare il network europeo del centrodestra, l’idea di Salvini di lasciare organizzare a Giancarlo Giorgetti un tour nelle capitali europee per provare a far dialogare la Lega con la famiglia dei partiti più vicini ai popolari della Merkel – l’idea di Giorgetti non è quella di portare la Lega nel Ppe, sa che è dura, ma è provare a valutare se nel gennaio del 2022, quando il presidente del Parlamento europeo toccherà al Ppe, ci saranno i presupposti o meno per far convergere su quel nome i voti degli europarlamentari leghisti. Nasce così, infine, l’idea di offrire un’inattesa sponda non solo sul tema dello scostamento di Bilancio ma anche sul tema del Recovery fund.
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Testata:  Il Dubbio 
Autore:  Jacobazzi Giovanni_Maria 
Titolo: Intervista a Luca Palamara – «Al Csm ero forte ma non ero solo: domina la sinistra» – «Al Csm ero forte, sì ma non ero solo: il potere sta a sinistra»
Tema: giustizia
L’ex presidente dell’Anm, radiato dalla magistratura la scorsa settimana in questa intervista sostiene che “se il sistema consentiva e consente di fare accordi, spesso definiti “intrighi”, è ovvio che bisogna cambiarlo. Non sono comunque disponibile a pagare per tutti le distorsioni di un sistema che per anni mi ha lasciato carta bianca e poi adesso ha ritenuto di espellermi”. Ha mai notato in altri leader delle correnti qualcosa del genere, cioè un forte coinvolgimento nella politica associativa e nelle decisioni sul Csm? “Premesso che la magistratura deve essere indipendente, ad oggi nulla impedisce a un magistrato di “far politica” per fare carriera. La vita di un magistrato dipende troppo dalle correnti. E questo è il primo grande tema da affrontare se si vuole recidere il legame distorto tra giudici e gruppi associativi”.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Il Colle spinge sul Recovery: massima rapidità sui piani
Tema: Recovery plan

«Massima efficienza nella destinazione dei fondi e massima rapidità nell’individuazione delle scelte». In una giornata segnata da un nuovo picco di contagi Sergio Mattarella, continua a spingere il Governo a guardare anche l’altra faccia della medaglia dell’emergenza Covid, quella economica. E dunque ai ministri e al premier – che ieri erano presenti al Quirinale per il consueto pranzo prima del Consiglio Ue – ha voluto aggiornamenti sullo stato dell’arte del Recovery, sollecitando, appunto, le scelte che ancora devono essere fatte. Qualche chiarimento lo ha dato innanzitutto Conte che ha già richiamato i ministri pregandoli di evitare lunghe e inutili liste della spesa senza una visione e una coerenza con gli obiettivi del Next Generation Eu. Ha poi messo l’accento su un altro aspetto e cioè la necessità di creare una struttura unica per l’attuazione e il monitoraggio degli investimenti. Un passaggio cruciale – a giudizio del premier – non solo per evitare la dispersione burocratica ma soprattutto per dare a Bruxelles un’unica interlocuzione italiana per verificare i piani e la tabella di marcia, tasselli indispensabili per avere man mano l’erogazione dei soldi Ue. Un’impostazione condivisa dal capo dello Stato che ora aspetta qualche passo in avanti anche se a Bruxelles si è ancora distanti da un accordo definitivo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Pogliotti Giorgio 
Titolo: Proroga 2021. Cassa Covid per le imprese con fatturato ridotto – Ancora cassa Covid per il 2021 (retroattiva da novembre 2020)
Tema: cassa integrazione

La proroga della cassa integrazione per l’emergenza Covid per il 2021 sarà retroattiva La decontribuzione totale riguarderà le assunzioni a tempo indeterminato di giovani, e probabilmente, si estenderà alle donne al rientro dalla maternità. Sono alcune delle ultime novità del pacchetto “lavoro”, della legge di Bilancio, che i tecnici dei ministeri dell’Economia e del Lavoro stanno perfezionando in vista del varo della manovra atteso per questo fine settimana. Il dossier su cui si stanno confrontando i ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, e del Lavoro, Nunzia Catalfo, è attualmente oggetto di valutazioni per le coperture. In particolare per la proroga della cassa integrazione per l’emergenza Covid 19 sono a disposizione circa 3-4 miliardi che potrebbero salire a 5 miliardi, in modo da coprire anche l’ultima parte del 2020. Alcune imprese, infatti, termineranno le 18 settimane di proroga concesse dal DI Agosto tra la metà e la fine di novembre, dopodiché potrebbero ricorrere ai licenziamenti, dal momento che il blocco è limitato al periodo in cui si percepisce un sussidio statale. Per evitare che le difficoltà delle imprese possano avere un impatto sull’aumento dei licenziamenti l’orientamento del governo è quello di concedere la Cig per Covid con valore retroattivo, probabilmente già dalla metà di novembre.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Prima bozza. Al prossimo Consiglio il Recovery plan italiano – In manovra 23 miliardi tra aiuti e nuove spese, altri 17 dai fondi Ue
Tema: Manovra
Una manovra a «tre strati», divisa fra spese indifferibili, uscite “obbligate” per rifinanziare le misure anticrisi e nuovi interventi. E un Programma di bilancio da inviare a Bruxelles che dovrebbe essere accompagnato da un primo schema del Recovery Plan italiano. È questo il menù del prossimo consiglio dei ministri sui conti pubblici nelle intenzioni del governo. La riunione, prima ipotizzata per venerdì, ora guarda a sabato. E prudentemente ieri il premier Conte ha parlato di chiusura dei lavori «entro la fine della settimana». Il doppio vertice serale di maggioranza di martedì e di ieri si è concentrato sulle misure del finanziamento italiano, i 23 miliardi di deficit aggiuntivo messi nel programma del prossimo anno per dare corpo alla legge di bilancio. Tre, appunto, i capitoli: le solite spese «indifferibili» (missioni di pace, pubblico impiego eccetera) valgono poco più di 3 miliardi, ma accanto a loro ci sono circa 10 miliardi di interventi considerati “obbligati”: si tratta prima di tutto dei rifinanziamenti per ammortizzatori sociali, bonus 100 euro e incentivi all’auto, ma la ripresa della pandemia e il rischio di nuove misure restrittive allunga la lista a enti locali, trasporto pubblico, bar e ristoranti e così via. La parte “libera” riguarda quindi un’altra decina di miliardi. Tre dovrebbero andare all’assegno unico per i figli, destinato a partire a luglio (come il bonus 100 euro quest’anno) proprio per ragioni di risorse. Altri 4-5 saranno destinati alle spese dei ministeri, dalla sanità alla scuola e alla giustizia, che dovranno accontentarsi dopo aver presentato in queste settimane un elenco di richieste che sfondava i 20 miliardi. La decontribuzione per i neoassunti fino a 35 anni e altre misure minori dal punto di vista del peso in euro completano il quadro.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Covid, via il blocco dei licenziamenti – Svolta del governo, adesso si può licenziare La Cgil: un milione di posti di lavoro a rischio
Tema: licenziamenti, da gennaio cade il divieto

Il governo ha deciso: il blocco dei licenziamenti in scadenza il 31 dicembre non verrà prorogato. In vista della manovra, attesa venerdì in Consiglio dei ministri e preceduta ieri sera da un lungo vertice tra Conte e Gualtieri, la Cgil lancia l’allarme e chiede la conferma di tutte le misure d’emergenza temendo «una massa di disoccupati». Tania Scacchetti della segretaria nazionale ricorda che le stime considerano «fino a un milione di posti di lavoro a rischio». Il divieto di licenziare è in vigore dal 17 marzo ed è stato rinnovato già una volta, prorogando il termine del 17 agosto. Peraltro, con le regole attuali, alcune imprese potrebbero finire la cassa integrazione a novembre e procedere con il taglio dei dipendenti. Perciò l’esecutivo giallorosso conta di potenziare gli ammortizzatori sociali nella legge di bilancio e di inserire altre 18 settimane di dg covid dal 1° gennaio, da utilizzare anche retroattivamente per chi rimane scoperto tra novembre e dicembre: un’operazione da 5 miliardi di euro destinata ai settori più colpiti dalla crisi come la ristorazione, il turismo, le fiere e la moda. Il capitolo sul lavoro sarà uno dei più corposi, tanto che il menu della manovra prevede la conferma del bonus 100 euro per i redditi fino a 40 mila; il rinnovo della decontribuzione del 30% nel Mezzogiorno e gli incentivi triennali per l’assunzione dei giovani. Lo stop al blocco dei licenziamenti preoccupa i sindacati, il segretario generale dei metalmeccanici della Cisl, Roberto Benaglia, dice: «Lo temiamo fortemente, dobbiamo arrivare preparati con la riforma degli ammortizzatori».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Bonomi: occasione storica per cambiare il Paese
Tema: Confindustria
 «Manca la fiducia sulle politiche economiche messe in atto, in un momento in cui i dati sono di guerra». Per questo, dice Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, gli interventi di emergenza del governo «non hanno dato un grande risultato, non si sono trasformati in spesa ma in maggiore propensione al risparmio». Serve una rotta ben precisa su dove vogliamo andare come paese tra 20-30 anni: «Dobbiamo lavorare insieme, abbiamo dato la nostra disponibilità già dall’assemblea del 29 settembre. Dal governo sono arrivate aperture a dialogare, ora aspettiamo i fatti. Abbiamo un’occasione storica, dobbiamo fare le riforme per cambiare il Paese», ha detto Bonomi, che ieri ha parlato alle assemblee di Anima e Federacciai e ha poi avuto un faccia a faccia con il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, a Porta a Porta. Tra Recovery Fund, legge di bilancio, i 100 miliardi dei provvedimenti emergenziali, i fondi europei del prossimo settennato ci sono circa 400 miliardi. «Una potenza di fuoco. Abbiamo una occasione storica, ma non sono i soldi, sono le riforme. Risolvere i nodi strutturali che hanno bloccato la crescita. L’Italia deve fare i compiti a casa». La riforma della Pa è quella cardine: le risorse «vanno scaricate a terra».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Autostrade, intesa Atlantia-Cdp La Borsa ora crede alla vendita
Tema: Autostrade

Ancora quattro giorni per capire se Autostrade per l’Italia si appresta ad avere un socio di riferimento di natura pubblica come Cassa Depositi. Entro domenica Atlantia si aspetta un’offerta vincolante per l’88% del gestore (cioé la quota di sua pertinenza, il restante 12% è in mano ad Allianz, Edf e il fondo cinese Silk Road). Cassa Depositi dovrebbe convogliare attorno a sé una cordata di investitori in cui figurano anche il colosso Usa Blackstone e il fondo infrastrutturale australiano Macquarie per rilevare l’intera partecipazione. Non è detto che l’offerta si palesi anche se il mercato sembra crederci visto che il titolo ha archiviato la seduta di ieri guadagnando il 9,16%. Fonti Cdp rilevano tutta la loro cautela per un’operazione da 10 miliardi con molte incognite. Un’operazione che dovrà essere avallata dal consiglio di amministrazione che sarebbe stato convocato per lunedì, ma non è escluso che nel week end possa esserci un board informativo per dissipare i dubbi di parte del mondo delle fondazioni bancarie, socie al 16% di Cdp, che auspicherebbero un maggiore coinvolgimento di fondi istituzionali italiani. Il rischio è che venga premiato, osservano altre fonti, un approccio maggiormente speculativo da parte di colossi del risparmio gestito non di natura tricolore, con grandi capitali e la necessità di lauti dividendi sul breve-medio termine.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Galvagni Laura 
Titolo: Cdp studia due newco per rilevare Autostrade – Cdp, due newco per rilevare Aspi Al comando una cordata italiana
Tema: Autostrade
L’offerta vincolante per l’88%di Autostrade per l’Italia, se Cassa Depositi e Prestiti deciderà di presenterla, arriverà sul tavolo di Atlantia lunedì 19 ottobre. Prima però dovrà passare il vaglio del board di Cdp che, nel caso, si riunirà immediatamente a monte dell’invio della proposta. Nulla, però, può essere dato per scontato. Gli advisor di Cassa, UniCredit e Citi, sono al lavoro ma i tasselli da incastrare sono tanti e i giorni pochi. Prima di tutto va individuato il prezzo, l’eventuale “sconto manleva” e poi, cruciali anche questi, i compagni di viaggio. Riguardo la valutazione di Autostrade, va innanzitutto definito il metodo con cui calcolare il valore dell’asset. In proposito, pare che i consulenti di Cassa stiano ragionando attorno al discount cash flow. Nel qual caso come punto di riferimento va considerato il piano economico finanziario che Aspi ha condiviso con il ministero delle Infrastrutture. Alcuni azionisti esteri di Atlantia si sono già esercitati nei mesi scorsi a definire il prezzo all’asset ed è emerso un range compreso tra 11 e 12 miliardi. Stando alle prime indiscrezioni, tuttavia, la forchetta attorno a cui Cassa potrebbe costruire l’offerta sarebbe di 10-11 miliardi. A questo andrebbe poi applicato un eventuale sconto manleva che potrebbe valere circa un 10%. Insomma, l’esborso complessivo per l’88% di Aspi potrebbe aggirarsi attorno agli 8 miliardi. Una cifra importante che Cdp non può mettere sul piatto da sola. Tanto più considerato che, stante il debito che Autostrade ha già in pancia non si può pensare di fare ricorso in maniera massiccia al finanziamento bancario (al più si potrebbe considerare 1-2 miliardi).
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Testata:  La Verita’ 
Autore:  Belpietro Maurizio 
Titolo: «Neppure 1 euro ai Benetton» Infatti, gli diamo miliardi – Conte-Di Maio la coppia dei venditori di fumo – Su Autostrade Conte vende fumo A noi lascia un pedaggio di miliardi
Tema: Autostrade

L’unica cosa certa è che l’accordo non c’è. Annunciato in pompa magna il 15 luglio, guarda caso proprio in prossimità dell’inaugurazione del nuovo ponte di Genova e a meno di un mese dall’anniversario della strage in cui persero la vita 43 persone, il verbale che doveva sancire l’uscita dei Benetton da Autostrade è poco più di un’ipotesi di lavoro, un appunto scritto buono per la discussione e nient’altro. Infatti da quel giorno, che ormai risale a tre mesi fa, si discute, ma senza trovare un punto fermo. O meglio: un punto fermo c’è ed è che la famiglia dei maglioni multicolore sta vendendo cara la pelle. Altro che “neppure un euro ai Benetton”, come dissero in coro sia Giuseppe Conte che Luigi Di Maio: ai signori di Ponzano Veneto di euro ne andranno molti e sarà lo Stato, tramite Cassa depositi e prestiti, a scucirli. Che l’intesa annunciata con enfasi fosse fumo negli occhi dell’opinione pubblica non ci voleva molto per scoprirlo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Le imprese di Italia, Francia e Germania: su Brexit serve l’intesa – L’industria dei grandi paesi europei «Serve intesa ambiziosa su Brexit»
Tema: Brexit
Un appello per «fare tutto il possibile» affinché si concluda «un accordo ambizioso e onnicomprensivo» su Brexit Il motivo è spiegato esplicitamente: una «divisione brutale» tra Europa continentale e Regno Unito in questa fase difficile legata al Covid «contribuirebbe ad aumentare le difficoltà, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro e insediamenti produttivi in tutti i nostri paesi». Alla vigilia del Consiglio Europeo di oggi e domani, in cui Brexit sarà uno dei principali temi in agenda, i presidenti di Confindustria, Carlo Bonomi, Medef, (Confindustria francese) Geoffroy Roux de Bézieux, e Bdi (Confindustria tedesca) Dieter Kempf, hanno messo a punto una dichiarazione congiunta per sollecitare «i negoziatori, su entrambe le sponde della Manica» a trovare una soluzione condivisa. Un appello messo a punto ieri e inviato «in piena sintonia con l’intera comunità imprenditoriale europea e ribadendo l’appello già lanciato come Business Europe», con l’invito a trovare una intesa «in tempo utile», e quindi per consentirne la ratifica e l’entrata in vigore entro il 1° gennaio 2021. Un accordo «nel reciproco Interesse dell’Unione Europea e del Regno Unito». In questo momento storico, conclude il testo «ci appelliamo all’intelligenza collettiva affinché questa partnership possa fondarsi su basi stabili e sicure». A preoccupare gli imprenditori è che il negoziato sia entrato ormai in una «fase cruciale» e che a poche settimane dalla scadenza del 31 dicembre «il rischio di un non accordo è una possibilità concreta».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide – Rogari Marco 
Titolo: Pensioni, scivoli agevolati in arrivo – Pensioni a prova di recessione Scivoli facilitati e proroga Ape
Tema: pensioni

Le nuove pensioni non subiranno gli effetti della caduta del Pil, precipitato verso il basso negli ultimi mesi sotto la spinta dell’emergenza innescata dalla pandemia. È stata la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo in persona a garantire ai sindacati nell’incontro di ieri mattina che nella manovra sarà prevista una misura per sterilizzare gli effetti negativi del Prodotto interno sulla rivalutazione del montante contributivo. In attesa di affrontare il prossimo anno lo scoglio del “dopo-Quota 100, ad arricchire il pacchetto pensionistico della legge di bilancio, che sarà esaminata dal Consiglio dei ministri tra domani e sabato, saranno la proroga di un anno di Opzione donna e di Ape sociale per il quale scatterà un’estensione della platea a chi non percepisce la Naspi. Tra gli altri interventi in arrivo la piena copertura previdenziale per il part-time verticale, la riduzione della soglia da 1000 a 500 dipendenti per il contratto di espansione, anche nella prospettiva di una “staffetta generazionale”, e gli “scivoli” agevolati per le aziende con esuberi di personale mantenendo fino a 7 anni la durata dell’isopensione da agganciare alla Naspi per il primo periodo d’uscita (due o tre anni).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: L’economia sommersa vale l’11,9% del Pil
Tema: dati Istat
Mafie, traffico di contrabbando, prostituzione, riciclaggio ma anche lavoro in nero — soprattutto nel commercio, nei trasporti, negli hotel e ristoranti, nell’edilizia e nel lavoro domestico — valgono ben 211 miliardi di euro come valore aggiunto nell’economia italiana. I dati sono dell’Istat, nella rilevazione sull’«economia non osservata nei conti nazionali» per gli anni 2015-2018. Si tratta dell’11,9% del Pil. Il dato è in lieve miglioramento: rispetto al 2017 si riduce di circa 3 miliardi, «confermando la tendenza alla discesa dell’incidenza sul Pil dopo il picco raggiunto nel 2014 (13,0%)», evidenzia l’Istat. L’economia sommersa — che comprende prevalentemente le sottofatturazioni e l’uso di manodopera irregolare ma anche gli affitti in nero e persino le mance — ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro. Le unità di lavoro irregolari nel 2018 sono 3 milioni 652 mila, in calo di 48 mila unità rispetto al 2017. Le attività illegali, a circa 10 miliardi Nel calcolo rientrano «le attività di produzione di beni e servizi la cui vendita, distribuzione o possesso sono proibite dalla legge, e quelle che, pur essendo legali, sono svolte da operatori non autorizzati.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Patuelli Antonio 
Titolo: Europa asimmetrica sulle banche – Il sistema bancario europeo ha bisogno di regole post covid
Tema: sistema bancario

Per dare respiro alla ripresa dello sviluppo e dell’occupazione è indispensabile introdurre flessibilità in due normative che sono state pensate e decise quando la pandemia non era immaginata. Innanzitutto deve essere ripensato e riformato il Calendar provisioning, un complesso di norme che dispongono che, da quando un credito diviene deteriorato, inizia a scorrere un calendario di crescenti accantonamenti da parte della banca, anche a seconda della presenza o meno di quali garanzie siano connesse al credito deteriorato. Ovviamente, questo molto rigido calendario scoraggiai prestiti bancari a imprese e famiglie e ciò contraddice gli indirizzi delle autorità europee e italiane in questa emergenza Covid. Vi è un’altra norma europea che contraddice gli sforzi per la ripresa di fronte alla pandemia: si tratta della nuova definizione di debitori in default, cioè non più in grado di rimborsare la banca come dovuto: le nuove regole dispongono modalità e criteri più stringenti per i crediti concessi a imprese e famiglie, con l’automatica classificazione in default dei ritardi dei pagamenti oltre 90 giorni consecutivi alla rispettiva banca: per le persone fisiche con soglie di soli 100 euro e di soli 500 euro per le imprese, e con soglie percentuali sul totale delle esposizioni che passerebbero dal 5 all’1% per imprese e famiglie. Il termine entro il quale tutte le banche dovranno applicare queste nuove regole è il prossimo i gennaio 2021. Dare flessibità anche in queste due materie significa certamente dare respiro alle banche che, con moratorie e nuovi prestiti, sono impegnatissime per la resilienza di imprese e famiglie e per la ripresa, ma significa ancor più evitare che la stretta di queste norme europee pre-Covid ricada su tutto il mondo produttivo tramite le banche che sarebbero solo lo strumento per l’applicazione di queste regole che la pandemia ha reso anacronistiche.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo
Titolo: Elezioni in Usa, Guardia Nazionale pronta a intervenire – Usa, un ministro evoca la Guardia Nazionale Il Pentagono: è escluso
Tema: elezioni Usa
Lo spettro di un risultato contestato aleggia sulle elezioni americane. Da mesi Donald Trump lancia allarmi di frodi elettorali per il voto postale che nell’anno del coronavirus interesserà oltre 100 milioni di americani. Molti stati hanno modificato le regole del voto per ampliare questa possibilità, posticipando la data di ricevimento delle schede oltre il 3 novembre. In caso di risultato incerto, di un testa a testa tra Trump e Joe Biden, si aprono scenari preoccupanti di instabilità e ricorsi legali. Trump in ritardo sul rivale democratico cerca di recuperare consensi con le sue dichiarazioni incendiarie. Ma i vertici militari in più occasioni hanno evidenziato la distanza dalle posizioni del loro commander in chief. La solidità delle istituzioni democratiche americane è emersa anche la scorsa settimana dopo che l’Fbi ha arrestato 13 estremisti di destra in Michigan, che avevano tramato un piano per attuare un colpo di stato, con il sequestro della governatrice democratica Gretchen Whitmer, “colpevole” di aver deciso uno dei più rigidi lockdown negli Usa, e l’occupazione del palazzo del governo dello stato. Il ministro dell’Esercito Ryan McCarthy, un politico repubblicano, ha detto che «la Guardia Nazionale è pronta a intervenire per proteggere le proprietà federali» se dovesse essere necessario. Ma, ha chiarito, «finora non è arrivata nessuna richiesta». Di diverso tono le dichiarazioni dei militari di carriera. Il generale Mark Milley, capo di stato maggiore congiunto delle forze armate, il numero uno del Pentagono, il mese scorso in una lettera inviata alle commissioni difesa di Camera e Senato aveva scritto nero su bianco che i militari non hanno nessun ruolo per dirimere eventuali dispute elettorali. «La Costituzione, le leggi federali e degli stati stabiliscono le procedure per svolgere le elezioni e per risolvere le dispute sui risultati. Non vedo nessun ruolo dei militari americani in questo processo», ha detto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Una squadra legale guidata da Giuliani Così «The Donald» si sta preparando a contestare il voto
Tema: elezioni Usa

Passano i giorni, ma dell’atteso recupero del presidente americano ancora non c’è traccia: anzi, i nuovi sondaggi negli Stati-chiave sono ancora più favorevoli a Biden di quelli di qualche settimana fa (il vantaggio del candidato democratico è salito al 7% in Pennsylvania e in Wisconsin). Certo, anche quattro anni fa poco prima dal voto Hillary Clinton veniva data in netto vantaggio, ma il clima del 2020 sembra diverso. Donald Trump cerca di recuperare moltiplicando i comizi ma, intanto, scava la trincea nella quale conta di resistere in caso di sconfitta: quella della contestazione dell’esito del voto davanti ai tribunali. Il presidente ha già detto più volte che i voti postali sono manipolabili e, perciò, truffaldini e ha rifiutato ogni impegno a riçonoscere l’esito delle urne. E scontato che se sconfitto, anche di molto, Trump non concederà la vittoria a Biden. Solo minacce verbali? Vari atti del presidente fanno ritenere che ci sia di più: un piano per contestare, Stato per Stato, i risultati dello scrutinio. Ed è significativa la scelta di Rudy Giuliani — ex magistrato e sindaco di New York, oggi avvocato personale di Trump — come gestore delle battaglie legali sul voto. Giuliani, che, dagli affari russi alla Cina, ha seguito il presidente nelle operazioni più spericolate, sarà coadiuvato da Jay Sekulow: un altro avvocato di Trump che lo difese in modo efficace durante l’inchiesta per la procedura di impeachment. Altro dato inquietante: a pochi giorni dal voto il ministro della Giustizia, Bill Barr, ha rimosso il divieto che ha fin qui impedito ai procuratori federali di indagare per il sospetto di frode elettorale prima ancora dello scrutinio delle schede.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Coprifuoco a Parigi e in altre 8 città Si chiude alle 21 – Coprifuoco in nove città francesi Macron: «Dobbiamo agire adesso»
Tema: Covid in Francia
Per salvare le vite, l’economia, il Natale, il presidente Emmanuel Macron ha annunciato ieri sera ai francesi in diretta tv un inedito coprifuoco, dalle 21 alle 6 del mattino, che entrerà in vigore alla mezzanotte di domani e per almeno quattro settimane a Parigi (e nella regione Ile de France) e in altre otto metropoli: Marsiglia, Aix, Tolosa, Grenoble, Saint Etienne, Lione, Lille, Rouen. Piuttosto che gli eufemismi possibili (nelle ore precedenti si era parlato di «confinamento notturno») Macron ha preferito il termine più forte, quel couvre feu che evoca una dimensione bellica e il discorso pronunciato da Macron in primavera: «Siamo in guerra». «Ci troviamo ad affrontare la seconda ondata dell’epidemia — ha esordito il presidente, prima di rispondere alle domande di due giornalisti —. Ma non abbiamo perso il controllo. Siamo in una situazione preoccupante, non possiamo essere né inattivi, né nel panico». Le parole di Macron erano molto attese perché da giorni, di fronte al notevole peggioramento delle cifre, i francesi si aspettavano nuovi provvedimenti. Si è a lungo parlato di confïnamenti locali, ma la voce più insistente era quella di un coprifuoco, che Macron ha confermato. Il presidente ha citato i dati di una seconda ondata a lungo temuta ma anche più volte smentita da tanti esperti. «Ora ci siamo: ventimila nuovi casi, 200 nuovi ricoveri in rianimazione al giorno, metà dei pazienti hanno meno di 65 anni», e ormai 100 decessi in 24 ore. Macron ha chiesto ai francesi di affrontare la situazione uniti.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martinelli Leonardo 
Titolo: Parigi, coprifuoco dalle 21. Macron: in casa non più di 6 a tavola – La mano dura di Macron “Coprifuoco notturno in città”
Tema: Covid in Francia
«E dura avere vent’anni nel 2020, dunque non voglio dare lezioni ai giovani. Vorrei che capissero che, per alcune settimane e mesi, dovremo fare degli sforzi, ci si potrà vedere ma meno numerosi. Lo so, è uno sforzo enorme». Ieri sera Emmanuel Macron, in diretta tv a partire dalle 20, pedagogico e posato, ha fatto di tutto per apparire rassicurante e far ingoiare la pillola a tutti i francesi. Ma non sarà facile, perché nella regione di Parigi e in altri otto agglomerati, i più importanti del Paese, si tratterà di applicare un coprifuoco a partire dalle 21 fino alle sei della mattina. La Francia, che già da maggio aveva riaperto le scuole (anche se progressivamente) e accelerato sulla strada del lockdown, deve arrendersi alla realtà dei fatti: la seconda ondata della pandemia colpisce duramente il Paese. «Non ne abbiamo perso il controllo», ha precisato Macron ieri sera, intervistato da due giornalisti, Anne-Sophie Lapix di «France 2», il maggiore canale pubblico, e Gilles Bouleau di «Tfl». E ha ribadito che non ci sarà un nuovo confinamento nazionale («sarebbe esagerato») e neppure localizzato. Ma ha annunciato un coprifuoco notturno per quattro settimane nella regione di Parigi e nelle aree metropolitane di Grenoble, Lilla, Lione, Montpellier, Rouen, Saint-Etienne, Tolosa e in quella che comprende Marsiglia e Aix-en-Provence. È la risposta a dati inquietanti: 150 mila nuovi casi in Francia nell’ultima settimana (13 mila annunciati ieri sera, per le ultime 24 ore, e addirittura 27 mila sabato) . Non solo: lunedì si è superata la soglia di 1500 malati di Covid in rianimazione per la prima volta dal 27 maggio. Parigi, in particolare, è sotto tensione: risulta positivo il 17% di chi fa il tampone e il 42% dei posti in rianimazione è occupato dai malati di Covid 19. Macron ha anche raccomandato ai suoi concittadini «a non essere più di sei, quando si invitar familiari o amici a casa. E neppure in strada o al ristorante non bisogna superare quel numero». Nessun limite, invece, per gli spostamenti da una regione all’altra.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bulfon Floriana – Coccia Massimiliano 
Titolo: Lady Vaticano, i tempi si allungano niente estradizione prima di un mese
Tema: Vaticano
È lunga la strada da San Vittore a San Pietro. I tempi per l’estradizione di Cecilia Marogna non si preannunciano brevi. Settimane, se non addirittura mesi. Dopo l’arresto nella serata di martedì da parte della Guardia di Finanza, che ha eseguito un mandato di cattura internazionale per peculato spiccato dagli inquirenti vaticani e diramato tramite Interpol, la consulente per l’intelligence dell’ex cardinale Angelo Becciu si trova detenuta nel carcere milanese. Ieri pomeriggio il fascicolo con l’atto d’accusa è arrivato sul tavolo della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano che entro oggi dovrà esprimersi sulla convalida dell’arresto e l’eventuale misura cautelare. Solo poi scatterà il procedimento di estradizione, con il ministro della Giustizia chiamato a trasmettere i documenti al procuratore generale. La requisitoria prevede poi un interrogatorio e un’attività istruttoria collaterale. Una volta completata sarà trasmessa alla Corte che fisserà l’udienza cui potrà partecipare un rappresentante del tribunale della Città del Vaticano. Quanto ai tempi, la decisione deve essere presa entro sei mesi dalla presentazione della requisitoria e naturalmente potrà essere oggetto di ricorso in Cassazione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – Di Maio: “Mosca ora ci ascolti e faccia piena luce sul caso Navalnyj ” – Di Maio “Su Navalnyj chiediamo alla Russia un’inchiesta vera”
Tema: Di Maio a Mosca

Luigi Di Maio ha passato 15 ore a Mosca dopo che l’Europa, lunedl, ha deciso di avviare sanzioni per il tentato omicidio del leader dell’opposizione anti-Putin Aleksei Navalnyj. Lo ha fatto perché i due Paesi hanno interessi commerciali reciproci molto forti. E perché «a chiudere una portaci vuole un attimo, ma a riaprirla servono decenni». Il ministro degli Esteri però rassicura gli Stati Uniti: «Come ho detto al segretario di Stato Mike Pompeo, noi tuteliamo i nostri interessi commerciali, ma prima viene la salvaguardia della nostra sicurezza nazionale e della sicurezza dei nostri alleati nella Nato». Ministro Di Maio, lunedì l’Italia ha deciso, insieme all’Europa, le sanzioni per la Russia, ma lei i! a Mosca a parlare di scambi economici e culturali con Il ministro Denis Manturov: che senso ha? «Abbiamo votato le sanzioni, uno strumento che utilizzeremo nei confronti di alcune persone, figure istituzionali e non, ma non intendiamo colpire il popolo russo. Il messaggio che ho consegnato al ministro degli Esteri Lavrov è chiaro: ci aspettiamo un’inchiesta approfondita che chiarisca il prima possibile le cause del tentato omicidio di Navalnyj. Al tempo stesso siamo un Paese il cui pil è determinato al 32% dalle esportazioni. E con Denis Manturov avevamo in programma il Circeif, che è la conclusione di un percorso grazie al quale molte aziende italiane hanno chiuso accordi di importo cospicuo. LTtalia non vuole isolare la Russia».
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