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SINTESI IN PRIMO PIANO – 14 dicembre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Emergenza Covid-19. Feste, Italia verso la zona rossa;
– Conte parte dai 5 Stelle. Via alla verifica di governo;
– Recovery, Renzi pronto a ritirare i ministri il 28 dicembre;
– Superbonus, l’ultima minaccia dei grillini: “Proroga al 2023 o non votiamo il Recovery”;
– Legion d’Onore, onorificenza restituita: altri seguono Augias. I Regeni: “Esempio di coerenza”;
– Merkel chiude la Germania per Natale: “La situazione è fuori controllo”;
– Brexit, rischio No Deal. Avviso ai supermercati “Fate scorte di cibo”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – Conte dà il via alla verifica L’apertura di Berlusconi – Conte parte dai 5 Stelle Via alla verifica di governo
Tema: Crisi di governo

Italia viva ha abbassato il tono della voce e anche il Pd ha frenato sull’orlo del baratro. La tentazione di Renzi di trascinare il governo verso una crisi al buio ha convinto i dem a sganciarsi dall’alleato più irrequieto, tornando a fare da scudo a Conte. E alle dieci di sera da Palazzo Chigi partono le convocazioni per il «tagliando» al governo, ultimo tentativo di scongiurare la fine dell’esperienza giallorossa. Il presidente del Consiglio, allergico a formule che «sanno di antico» come verifica e rimpasto, parla di «confronto con le forze politiche» e aspetta per oggi alle 16.30 la delegazione del Movimento. Il calendario delle convocazioni rispecchia il peso parlamentare dei partiti. Anche se i dem ritengono che la verifica sia ormai «un affare tra Conte e Renzi», il leader di Italia viva salirà a Palazzo Chigi solo dopo M5S e Pd e l’incontro è così delicato che pontieri e ambasciatori stanno preparando il campo. L’ex premier dovrà smentire di essere alla ricerca di una maggioranza alternativa e Conte dovrà convincere Renzi di non aver mai pensato che il leader di Italia viva puntasse al rimpasto per una poltrona. Anche Luigi Di Maio si prepara al vertice. Difende Conte, smentisce inciuci e trame occulte: «Non mi interessa fare il premier». L’idea che Conte sia costretto a lasciare in piena pandemia, col Recovery plan da portare a casa e la presidenza italiana del Geo preoccupa il presidente Mattarella, che certo non vede con favore la ricerca in Parlamento di una maggioranza raccogliticcia per evitare le urne. «La fine dell’esecutivo sarebbe un’avventura pericolosa», ha ammonito sul Corriere Zingaretti. Ma ora il Pd sprona Conte perché rilanci la maggioranza e chiuda i dossier aperti: Recovery, legge elettorale, riforma costituzionale, Mes, Autostrade, Alitalia, Ilva. L’elenco dei problemi è lungo e il tempo è poco.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Arachi Alessandra 
Titolo: Le mosse del Pd per frenare Italia viva
Tema: Crisi di governo

Nelle ore che precedono il confronto del premier Giuseppe Conte sulla tenuta della maggioranza di governo, è la voce del dem Goffredo Bettini che si alza forte e chiara: «Se cade questo governo, secondo noi in questa legislatura non potrà essercene un altro. Nessuno potrà ricomporre i cocci. Meglio il voto di fronte al quale ognuno si assumerà le proprie responsabilità». Responsabilità che nessuno sembra volersi prendere, a cominciare da Italia viva che per bocca di Maria Elena Boschi ieri ha fatto sapere che per loro il «rimpasto è chiuso, non è quello l’obiettivo», lasciando però una porta aperta: «Pur sostenendo il governo che abbiamo fatto nascere non siamo yes man». Nessuno comunque sembra voler arrivare al voto, a cominciare dal ministro degli Esteri Di Maio che sembra volersi dar da fare a gettare acqua sul fuoco: «II Recovery fund è al centro delle tensioni di gover no e ci sono alcune cose che non ci vanno bene, che non mi vanno bene, solo che noi a differenza di altri non minacciamo la crisi di governo ma agiamo nell’ottica di fare risultato, non di sfasciare tutto». Crisi di governo è «una parola che in Europa mette paura», come ha spiegato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, intervistato su Raitre, aggiungendo: «Alla parola crisi dovremmo accostarci con un po’ di pudore e di prudenza perché può dare la sensazione di un Paese che mette meno a fuoco i suoi obiettivi. Dobbiamo aver paura della crisi, non assecondarla».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Conte convoca i partiti e apre la verifica: “Non mi farò commissariare”. M5S chiede la Difesa, il Pd i servizi – Via alla verifica, oggi Conte vede i partiti Il Pd vuole i Servizi, il M5S l’Interno
Tema: Rimpasto

La delega ai servizi segreti al Pd, il ministero dell’Interno al M5S. Questa è una prima bozza del possibile accordo di maggioranza in vista del rimpasto che prevedibilmente potrebbe realizzarsi a gennaio, dopo una verifica che ufficialmente prenderà l’avvio oggi con le prime consultazioni di Conte. E’ una partita che non è nemmeno cominciata e si è già complicata. Perché di un rimescolamento dei ministri tutti parlano ma nessuno se ne assume la responsabilità. E così Conte, prima di tornare a occuparsi di Covid e delle imminenti ulteriori restrizioni natalizie, attende di capire quale saranno le richieste dei partiti. Innanzitutto, da dove partire? Bisogna scegliere una pedina, muoverla e vedere come si sposteranno le altre di conseguenza. Al momento le forze della maggioranza stanno raccogliendo idee e desideri, cercando di prevenire le mosse degli alleati. Il canovaccio del rilancio, come lo ha definito Nicola Zingaretti, pre vede l’avvio dei tavoli della verifica. Si inizia oggi con i partiti più grandi: Conte vedrà la delegazione del M5S alle 16.30, e subito dopo il Pd. Nei prossimi giorni, gli altri partiti. Oltre ai capidelegazione e ai capigruppo, il premier vuole anche che siano presenti i leader: Zingaretti, Matteo Renzi, e per il Movimento si allargherà l’invito anche a Luigi Di Maio. In questo modo si cercherà di ridefinire il piano del Recovery fund (spese e destinazione delle risorse) e si ritoccherà la governance che avrà il compito di gestire 209 miliardi di euro, come richiesto, soprattutto, da Renzi e dai dem. Nell’immediato, la preoccupazione di Conte, grillini e Pd è rivolta al leader di Italia Viva e al giorno del via libera alla legge di Bilancio a fine mese.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Napolitano Pasquale 
Titolo: Il gelo Salvini-Meloni Fdi respinge la proposta di un governo ponte
Tema: Centrodestra

Soffiano venti di una guerra silenziosa nel centrodestra tra Lega e Fratelli d’Italia. Sembra finita la luna di miele tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il leader della Lega cala nei sondaggi e, preoccupato dall’ascesa dei meloniani in caso di elezioni anticipate, prova ad aprire una trattativa con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli ex alleati dei Cinque stelle per la nascita di un governo ponte. La mossa fa infuriare il leader di Fratelli d’Italia che dalle pagine del Corriere della Sera reagisce: «Mi interessa capire se davvero Salvini considera possibile in questa legislatura tornare con i Cinque Stelle o fare un governo con il Pd o se come me ha un unico orizzonte possibile: andare al voto con il centrodestra. Questa è l’unica cosa che importa e sulla quale conto che spazzeremo via gli equivoci», attacca Meloni. Qualche ora dopo arriva la risposta di Salvini: «Nessuno vuole andare al governo con Conte, col Pd o coi 5 Stelle. Semplicemente è nostro dovere aiutare il Paese in un momento di grande difficoltà, concretizzando possibilmente qualche proposta, con un’azione compatta di tutto il centrodestra», precisa dal programma L’Aria di domenica su La7.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Feste, Italia verso la zona rossa – Ristoranti, shopping e viaggi La stretta nei giorni delle feste
Tema: Coronavirus, le disposizioni per il Natale

Negozi, bar e ristoranti chiusi nei giorni festivi e prefestivi: è la stretta che il governo potrebbe decidere gia oggi per impedire quanto accaduto negli ultimi giorni. Di fronte alla folla nelle strade, alle migliaia di persone in fila per far shopping e per entrare nei ristoranti, oppure ammassate fuori e dentro i bar per pranzi e aperitivi, «nuovi provvedimenti diventano inevitabili» per fermare i contagi da Covid-19. E così, durante il vertice d’urgenza chiesto dal Pd e convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i capidelegazione, passa la linea del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che rappresenta il M5S: convocazione urgente del Comitato tecnico scientifico per decidere, con la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, nuove «misure anti-assembramento». Il «modello Merkel» Il divieto di spostamento a Natale, il 26 dicembre e l’1 gennaio 2021 sarà eliminato soltanto per i piccoli comuni, il resto d’I talia sarà invece considerato come «zona rossa». Si adotterà il «modello Merkel», come invocato più volte evitare che quanto accadrà dal ministro della Salute Roberto Speranza che adesso ribadisce: «E importante che vi sia consapevolezza da parte di tutti che la situazione è ancora molto seria».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Intervista a Francesco Boccia – Boccia: folle ingiustificabili Ora lockdown generale – «Folle ingiustificabili Sarebbe meglio il lockdown generale»
Tema: Coronavirus, le disposizioni per il Natale

Francesco Boccia, le vostre regole non scoraggiano lo shopping selvaggio. «Le foto degli assembramenti mostrano scene ingiustificabili, irrazionali, irresponsabili». Bisogna stringere ancora? «Comprendo la voglia delle persone di uscire, ma basterebbe entrare in un ospedale per rendersi conto della condizione generale in cui il Paese si trova – ammonisce il ministro degli Affari regionali, Pd -. In alcune strade ci sono assembramenti intollerabili, mentre dovremmo sentire ogni giorno dentro di noi il lutto nazionale». La terza ondata sarà colpa del governo? «Noi continuiamo ad essere molto rigorosi. Diciamoci la verità, però, ognuno deve fare la sua parte. Non è che possiamo combattere la pandemia con i controlli a ogni angolo e le multe». Conte ha aperto agli spostamenti tra i comuni per fare contenti Renzi e Salvini? «No, Conte è sempre stato rigoroso, ma ascolta le proposte di tutti. Una cosa è lo spostamento tra piccolissimi comuni e borghi confinanti. Ma allargare i confini comunali a tutta la provincia, come chiede la destra, sarebbe un errore. I cittadini lo prenderebbero come un liberi tutti». La Germania con meno morti fa il lockdown generale. Ci state pensando? «E’ una scelta che personalmente condivido. Dobbiamo dirci fino in fondo se la pausa natalizia deve servirci a mettere in sicurezza il Paese o se deve essere guidata solo dalla volontà di favorire il business. In questo momento affari e salute non solo conciliabili. E ho il massimo rispetto per chi ha sulle spalle il peso delle attività economiche».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cavalli Giovanna 
Titolo: Il dossier «sparito» sull’Italia Di Maio chiede all’Oms di far deporre i testimoni
Tema: Inchiesta sul piano pandemico

Nei raffinato codice della diplomazia internazionale si chiama «richiesta di sensibilizzazione politica». Di fatto è l’intervento che da molte parti si chiedeva al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sul caso del piano pandemico dell’Italia contro il coronavirus, su cui sta indagando la Procura di Bergamo. Il responsabile della Farnesina, tramite la Rappresentanza italiana all’Onu, ha chiesto all’Organizzazione mondiale della Sanità di «considerare la possibilità di permettere a funzionari ed esperti di acconsentire alla richiesta del Procuratore di essere sentiti come persone informate sui fatti». Nella lettera, anticipata ieri sera in esclusiva da Massimo Ghetti a «Non è L’Arena» su La7, Di Maio, pur riaffermando che il suo dicastero non ha competenza in merito all’immunità invocata da funzionari di organizzazioni internazionali, si spende attivamente per sbloccare l’impasse «alla luce dell’ottima collab orazione con l’Italia». La procedura è stata avviata sabato. Resta da capire come si regolerà l’Oms. Al centro della vicenda, c’è il documento – intitolato «Una sfida senza precedenti. La prima risposta dell’Italia al Covid» – redatto da undici ricercatori dell’ufficio europeo dell’Oms a Venezia, pubblicato l’11 maggio scorso e poi subito sparito dal sito dell’organizzazione, in cui si spiegava chiaramente che il Piano pandemico italiano del 2017 confermava i contenuti di quello del 2006. Senza alcun aggiornamento. Arretrato e incompleto, dunque. Lo studio «scomparso» era stato poi recuperato dal Comitato dei parenti delle vittime «Noi Denunceremo» che l’aveva consegnato alla magistratura. I pubblici ministeri di Bergamo, che indagano per omicidio colposo ed epidemia colposa, vogliono quindi capire quanto fosse preparato il nostro Paese per affrontare l’epidemia.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Castellaneta Marina 
Titolo: Il Recovery fund aspetta l’Italia Una scommessa in otto mosse – Next generation Eu: la scommessa per la ripresa in otto punti chiave
Tema: Recovery Fund

Next generation Eu è il volto nuovo dell’Europa solidale. Con un salto di qualità nell’integrazione tra Stati, ma che guarda non solo all’attuale situazione economica quanto a quella delle generazioni future. Lo strumento temporaneo per la ripresa da 750 miliardi di euro ha superato, nel Consiglio europeo del 10 dicembre, lo scoglio del veto di Ungheria e Polonia sull’approvazione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027. Adesso si procede verso l’approvazione complessiva da parte di Consiglio e Parlamento Ue nei prossimi giorni. Intanto gli Stati stanno già lavorando, in dialogo con Bruxelles, sui Piani nazionali. L’Italia dovrebbe varare il suo Piano a giorni, se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riuscirà a superare le secche in cui si muove la maggioranza prima in Com e poi in Parlamento. A questo scopo ha annunciato un confronto con tutte le parti sociali, con gli enti territoriali e con l’opposizione che indicherà come verrà gestit o il nostro pacchetto di 209 miliardi, dei 750 complessivi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  t. ci. – gio. vi. 
Titolo: Recovery, Renzi pronto a ritirare i ministri il 28 dicembre – La verifica al via ma Renzi è pronto a staccare la spina già dal 28 dicembre
Tema: Recovery Fund

Non sarà una verifica in stile prima Repubblica, con tutti i leader dei partiti riuniti intorno a un tavolo per discutere le traballanti sorti della maggioranza: all’epoca quasi sempre concluse con la nascita di un nuovo governo, magari dello stesso colore, ma con ministri diversi. Per il premier Giuseppe Conte sarebbe il trionfo della vecchia politica, di «liturgie del passato» che non sarà certo lui a resuscitare. L’idea allora è di incontrare, prima, le singole forze politiche. E solo dopo riunire i capi della coalizione per tirare le somme. Sempre che Renzi glielo consenta. Sul calendario del senatore di Firenze c’è infatti una data cerchiata sul calendario: 28 dicembre. Il giorno del D-Day. Se entro l’ultimo lunedì dell’anno il presidente del Consiglio non avrà accolto tutte le sue richieste sul Recovery e non avrà pubblicamente fatto ammenda degli errori commessi, il leader di Italia viva è pronto ad alzar si nell’aula di palazzo Madama e staccare la spina al Conte 2. Con un discorso nel quale saranno elencate per filo e per segno colpe e omissioni dell’avvocato. Dichiarando chiusa la stagione giallorossa. Per provare a scongiurare l’irreparabile mancano dunque 14 giorni. Due settimane, che forse costringeranno Conte a rivedere il programma delle consultazioni definito ieri per avviare quella verifica considerata ormai ineludibile da tutti i partiti. Una road map dilazionata nel tempo, che secondo i piani del premier avrebbe consentito di disinnescare nel frattempo la bomba Recovery, su cui Conte ha deciso di aprire, rivedendo sia la struttura della task force, sia la ripartizione dei fondi stabilite nella bozza approdata nell’ultimo infuocato Consiglio dei ministri.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Superbonus, l’ultima minaccia dei grillini “Proroga al 2023 o non votiamo il Recovery”
Tema: Recovery Fund

C’è uno scoglio grosso sul cammino della manovra, e si chiama superbonus del 110%, ed uno più piccolo ma molto insidioso al punto da richiedere non uno ma ben due vertici di maggioranza: la liberalizzazione della cannabis light. Entrambe le questioni sono portate avanti dai 5 Stelle decisi a puntare i piedi. Nel caso degli incentivi a favore delle ristrutturazioni «green», in particolare, i pentastellati chiedono che il bonus (che oggi scade a fine 2021) venga esteso sino a tutto il 2023, altrimenti sono pronti a votare contro il Recovery fund. La proroga, ha dichiarato ancora ieri il capo politico del movimento Vito Crimi, «per noi è irrinunciabile. E’ fondamentale per il rilancio del Paese e su questo dobbiamo investire tutte le nostre energie». Nella maggioranza e non solo sono a grandi linee tutti d’accordo, come d’accordo sono pure le imprese. Il problema, come sempre, sono le risorse. Per questo mentre il Pd sembra disposto a fermars i al 40 Milioni: sono i fondi stanziati per le gratifiche economiche del personale sanitario 2022 per inserire poi in un provvedimento successivo i 12 mesi che mancano, l’M5s invece insiste per allungare subito di un altro anno. Per farlo occorre rimediare tra 7,5 e 9,5 miliardi per ogni anno di proroga. Al momento, stando a fonti della maggioranza sarebbero stati «impegnati» 5 miliardi del Recovery fund, mentre nelle pieghe della manovra sarebbero stati trovati altri 1,6 miliardi. In questo modo già nella manovra attualmente all’esame della Camera si potrebbe allungare la scadenza arrivando a coprire tutti i lavori terminati entro il 2022 a patto però che i lavori vengano avviati entro i primi sei mesi dello stesso anno. Inutile dire che ai 5 Stelle non basta.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Lite sui 196 miliardi Ministri e partiti si disputano la torta
Tema: Recovery Fund

«Il totale deve sempre fare 196», ricorda un ministro che chiede l’anonimato. La questione delle risorse del Recovery fund e del loro riparto agita la maggioranza, al pari della questione della governance, e si intreccia con la verifica di governo e le voci di rimpasto. In prima fila c’è Renzi che non ne vuol sapere della cabina di regia e chiede più fondi a favore del turismo, a cui l’ultima bozza sfornata da palazzo Chigi riserva appena 3 miliardi. Pochi, anche secondo il capodelegazione del Pd Franceschini. L’altro punto dolente riguarda la sanità a cui sono stati assegnati solo 9 miliardi, insufficienti per consentire all’unico ministro in quota Leu, il responsabile della salute Speranza, di portare avanti i suoi piani. Aggiungendo altre fonti di finanziamento arriverebbe infatti a 23-25 miliardi quando invece ne servirebbero quasi 70. I fondi indicati nella bozza del Recovery fund insomma, sono troppo pochi. Così come, sulla carta, son poc hi i fondi destinati alle Infrastrutture visto che il programma Italia Veloce messo sul tavolo dalla responsabile dei Trasporti Paola De Micheli (Pd) vale in tutto 200 miliardi ed in base all’annuncio fatto agli stati generali dello scorso giugno grazie all’Europa si aspettava di ottenerne almeno una sessantina. A cavallo tra Recovery fund e manovra si gioca invece la partita dei 5 Stelle che vogliono a tutti i costi che il superbonus del 110% arrivi sino a tutto il 2023, pronti anche a votare contro tutto il pacchetto.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martini Fabio 
Titolo: Intervista a Stefano Bonaccini – Bonaccini attacca “Il premier ascolti il Paese che soffre” – “Governo lontano dal Paese reale Roma ascolti enti locali e imprese”
Tema: Mes – Recovery Fund

Presidente Bonaccini, dopo la crisi di governo a Ferragosto, ora siamo alla verifica di Natale: la politica romana è così compulsiva e “onnivora” che finisce per occupare ogni spazio possibile? «Io penso sia molto fragile, non sempre in grado di cogliere i bisogni e le priorità dei cittadini. E non essere riusciti ad affrontare per tempo il nodo delle riforme istituzionali ci ha reso ancor più deboli davanti alla pandemia e alla crisi economica che produce».  In queste ore si discutono, oltre a rilevanti questioni di merito, anche l’accentramento nelle mani del Presidente del Consiglio di poteri sensibili, dal controllo sui Servizi a quello sulla gestione dei fondi europei. C’è una questione uomo solo al comando? «Io vedo un’enorme questione Paese e un bivio decisivo per il nostro futuro. Da un lato una pandemia che continua a mietere centinaia di vittime al giorno, mettendo a durissima prova la vita sociale dell’Italia. Dall’altro l’occasione inedita di poter disporre di risorse europee straordinarie, anche per aggredire nodi strutturali: innovazione tecnologica e digitale, transazione ecologica, diva territoriali, diseguaglianze sociali, occupazione femminile e giovanile. Il punto è questo: come vincere la prima sfida e sfruttare al meglio l’occasione che abbiamo davanti. Non altro. Ogni ragionamento al di sotto di questo diventa inadeguato o addirittura irresponsabile. È evidente che un passaggio così non lo si affronta né con un uomo solo al comando, ma nemmeno con un caos organizzato intorno». Se va bene, avremo i soldi-Recovery fra circa un anno. Ma se avessimo acceduto al Mes, quegli investimenti sarebbero già attivi, risparmiando chissà quante vittime: non è una contraddizione pesante? «Con me sfonda una porta aperta: i soldi del Mes li avrei presi ieri. Invece, abbiamo assistito a uno scontro ideologico mentre dovremmo rafforzare i nostri ospedali, ampliare la rete territoriale dei servizi, sostenere la domiciliarità e la telemedicina, assumere nuovi medici e infermieri. È lo scollamento che dicevo tra una discussione di palazzo e la capacità di dare invece risposte reali ai p roblemi strutturali del Paese».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mariani Marco 
Titolo: Qualità della vita 2020 – L’anno difficile in presa diretta
Tema: Qualità della vita

Nell’Italia della pandemia ha ancora senso parlare di qualità della vita? L’indagine che Il Sole 24 Ore presenta oggi è partita quest’anno non dai numeri, ma da un interrogativo. Dall’ultima settimana di febbraio gli italiani sono stati quotidianamente investiti da un calvario di informazioni su contagi, decessi, affetti spezzati, relazioni sociali sospese, mobilità inceppata, attività economiche a rischio, posti di lavoro bruciati. Tra lockdown e quarantene, potrà mai essere, questa, qualità della vita? I contraccolpi dell’emergenza sono stati per tutti pesanti, per molti tragici e irreversibili. E, purtroppo, non sono ancora finiti. Allo stesso tempo, l’esperienza del Covid-19 ha rappresentato – e rappresenta tuttora – una prova di resistenza e un atto di fiducia verso il futuro. A tutti i livelli, collettivi e individuali. Anche questa tensione parla di qualità della vita, non solo la furia del virus, che di qualità rie Sa so ttratta tanta sia al vivere in comunità sia alle esistenze individuali. Un anno di continui passi indietro, ma sempre con la volontà di ricominciare ad andare avanti. È per questo motivo che la domanda con cui si è confrontata all’inizio questa indagine 2020 ha meritato una risposta positiva: sì, ha ancora senso parlare di qualità della vita. Ripartire bene richiede, prima di tutto, capire in profondità che cosa è successo, i percorsi interrotti, le tendenze accelerate e le nuove prospettive su cui investire.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Casadei Marta – Finizio Michela 
Titolo: Qualità della vita 2020 – Qualità della vita nell’anno del virus: prima Bologna, giù la Lombardia – Lombardia, grandi centri e turismo perdono quota nell’emergenza
Tema: Qualità della vita

La nostra quotidianità, da fine febbraio, è scandita ogni pomeriggio dal numero di contagi da Covid-19 diffuso dalla Protezione civile. Un dato che, tra tutti quelli che “misurano” le nostre giornate, quest’anno grava più di altri sulla percezione del futuro e sulla qualità del nostro vivere. Penalizzando soprattutto il Nord, dove si è registratala diffusione più elevata del virus in rapporto alla popolazione residente. È questo il primo trend che emerge dai risultati della Qualità della vita 2020 del Sole 24 Ore. Al consueto “esame” annuale sui livelli di benessere le province lombarde questa volta si presentano tutte con il segno negativo, in peggioramento rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Sondrio e Mantova. Colpita anche Milano – vincitrice delle ultime due edizioni – che perde 11 posizioni, penalizzata dal crollo del Pil pro capite in base alle stime 2020, ma anche da alcuni indicatori nuovi come lo spazio abitativo medio a disposizione (51 mq per famiglia). La trentunesima edizione dell’indagine non poteva che partire dai dati dell’emergenza sanitaria in corso. E aggiungere, nel panel dei 90 indicatori presi in considerazione, numeri capaci di documentare quello che sta succedendo. Una fotografia scattata, per la maggioranza dei parametri (57 su 90), tra giugno e novembre 2020, con l’obiettivo di misurare diversi aspetti. Ad esempio, il tasso di mortalità, che su Bergamo ha inflitto il colpo più duro con la prima ondata. Oppure gli sforzi senza precedenti della sanità territoriale e il lockdown che, oltre alla crisi economica, ha fatto innalzare il consumo di calmanti e sonniferi. E ancora: l’analisi consente di rilevare i divari esistenti sul fronte dell’evoluzione digitale che, a causa delle restrizioni imposte dal virus, ha registrato una spinta senza precedenti e rappresentato un’àncora di salvezza per tanti settori, diventando asset cruciale per il futuro.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Casadei Marta 
Titolo: Qualità della vita 2020 – Effetto virus: tutti i trend 2020 nelle province
Tema: Qualità della vita

Dal reddito di cittadinanza – i cui assegni, in Italia, sono cresciuti in media del 21,23% ogni mille abitanti – ai prezzi delle case, crollati vistosamente. Passando per i boom delle ore di cassa integrazione e l’aumento delle imprese che hanno deciso di investire nel canale digitale (+14,6% in Italia). Per evidenziare e comprendere meglio l’impatto della pandemia che ha sconvolto il 2020 – e inevitabilmente influito sulla la qualità della vita – l’indagine ha stretto il focus su 25 dei 90 indicatori, tutti aggiornati al 2020 (tra il 30 giugno e ottobre), in particolare prendendo in esame la loro variazione nel corso di quest’anno o, in alternativa, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Questi trend, esaminati su base provinciale, non sono stati utilizzati per comporre la classifica ma indirettamente la influenzano (le classifiche sono “figlie” di queste recenti evoluzioni). Sono emersi così i numeri che stanno rivoluzionando le nostre vite. Le cifre a pi&ugra ve; alto impatto emotivo sono quelle relative al tasso di mortalità rilevato tra gennaio e agosto 2020: rispetto alla media dei decessi registrati nello stesso periodo tra il 2015 e 112019, su scala nazionale ha fatto segnare un +6 per cento. I picchi di Bergamo (+76,9%), Cremona (+65,8%), Lodi (+59%) e Piacenza (+47,6%) riportano alla mente quanto successo nei giorni tragici di fine febbraio, marzo e aprile, con queste province messe in ginocchio dall’epidemia.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: Brexit, uno spiraglio dal colloquio tra Johnson e von der Leyen
Tema: Brexit

Si va avanti a oltranza. Nell’ultimo giorno utile per concludere un accordo sul dopo-Brexit, Boris Johnson e Ursula von der Leyen hanno deciso di ignorare la deadline che loro stessi si erano dati e proseguire le trattative. Al termine di una telefonata fra i due leader – definita «utile» – si è concordato ieri che «è responsabile a questo punto andare fino all’ultimo miglio»: e dunque Boris e Ursula hanno dato mandato ai rispettivi negoziatori di continuare i colloqui, questa volta senza fissare una scadenza. La decisione di non far saltare il tavolo è non andare al no deal è stata presa dopo una mattinata che ha visto aprirsi qualche spiraglio. L’ultimo nodo da sciogliere resta quello del meccanismi per imporre il rispetto di una concorrenza equa – il cosiddetto level playing field – e su questo punto si comincia a intravedere un compromesso. Se l’accordo sarà raggiunto nelle prossime ore – o giorn i – si eviterà il consumarsi di un divorzio traumatico tra Gran Bretagna e Unione Europea che causerebbe gravi problemi economici e finirebbe per avvelenare negli anni a venire i rapporti politici. L’accordo conviene a tutti: ma non ad ogni costo, come nei giorni scorsi hanno messo in chiaro sia l britannici che gli europei.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Guerrera Antonello 
Titolo: Brexit, rischio No Deal Avviso ai supermercati “Fate scorte di cibo”
Tema: Brexit

Ci sono i tabloid populisti come il Mail on Sunday che, dopo aver accusato Macron per lo stallo dei negoziati, ieri se la sono presi con «la luterana Merkel che non sopporta il libertino Boris». Ci sono i giornali conservatori come il Telegraph che chiedono la Brexit a ogni costo, anche tramite il pericoloso No Deal, ossia l’uscita di Londra dall’Ue senza un accordo commerciale. E poi c’è la realtà: Boris Johnson il No Deal non può permetterselo, anche a causa della pandemia. Per questo ieri, d’intesa con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, ha deciso di rimandare l’ennesima “scadenza finale” della Brexit e prendersi altri giorni di tempo per raggiungere un accordo: «Con l’Ue siamo ancora molto distanti su alcune questioni chiave», ha commentato il premier britannico, «ma se c’è vita, c’è speranza. Continueremo a negoziare. Ma dobbiamo prepararci al No Deal, a oggi la cosa più probabile» . Già, anche perché i due blocchi sono impantanati da un anno su tre questioni fondamentali e di principio: la pesca, le leggi sulla concorrenza post Brexit e il ruolo dei tribunali europei in caso di eventuali dispute. Ora, anche se al pessimista Johnson serve disperatamente un accordo per evitare l’abisso economico, a soli 17 giorni dalla concretizzazione della Brexit l’incidente No Deal è possibile: a Downing Street viene dato all’80%.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: “Giusta la scelta di Augias” La Francia divisa dal caso Regeni – Il gesto di Augias divide la Francia I Regeni: “Esempio di coerenza”
Tema: Caso Regeni

«Gentile ambasciatore, le rimetto le insegne della Legion d’onore». Nel giro di poche ore, la lettera con la quale Corrado Augias comunica il suo gesto di protesta contro l’onorificenza data da Emmanuel Macron al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, trova una forte eco in Francia. La notizia viene ripresa dai principali siti di informazione e a metà pomeriggio l’hashtag #Legion è anche entrato nei trend topic di Twitter. Augias ha spiegato di non voler condividere la Legione d’onore con un capo di Stato che «si è reso oggettivamente complice di efferati criminali. Lo dico per la memoria dello sventurato Giulio Regeni – spiega – ma anche per la Francia, per l’importanza che quel riconoscimento ancora rappresenta». La maggior parte dei commenti Oltralpe è di plauso per la scelta dell’intellettuale italiano. Il presidente di Reporters Sans Frontières, Pierre Haski, parla di reazione «sana», ricordando depis taggi e menzogne del regime egiziano sull’affaire Regeni. Stamattina Augias sarà a Palazzo Farnese per riconsegnare la Legion d’onore ricevuta nel 2007. «Un esempio di coerenza di pensiero e di sostegno a una causa per i diritti civili», hanno commentato i genitori di Giulio Regeni. L’ambasciatore Christian Masset ha espresso «grande rispetto» per l’intellettuale, aggiungendo: «La Francia è in prima linea per i diritti umani e non fa compromessi. Più casi sono stati discussi durante la visita del presidente Al Sisi a Parigi, nel modo più adeguato».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Izzo Edoardo 
Titolo: I genitori Regeni “Basta dettagli sulle torture a Giulio”
Tema: Caso Regeni

È ora che l’Italia dia un segnale concreto di insoddisfazione per la mancanza di collaborazione da parte dell’Egitto. Per questo rinnoviamo la richiesta di richiamo per consultazioni dell’ambasciatore Cantin». Questo l’appello di Paola e Claudio Regeni – genitori di Giulio, il ricercatore friulano trovato morto al Cairo a febbraio del 2016 – ospiti ieri sera del programma di Fabio Fazio, «Che tempo che fa». A quasi cinque anni dal barbaro omicidio del giovane – catturato e torturato a morte dalla National Security egiziana dal 25 gennaio al 3 febbraio 2016 – a riaccendere i riflettori sulla vicenda sono stati i nuovi particolari emersi proprio in questi giorni, dall’atto di chiusura delle indagini da parte della procura di Roma, che ha ricostruito gli ultimi giorni di vita di Giulio – incatenato e sottoposto a torture e sevizie che lo hanno lentamente portato alla morte. Proprio sui dettagli delle torture i genitori di Giulio hanno chiesto ai giornali di &laq uo;non continuare a saccheggiare i documenti» per rispetto a Giulio: «Chiediamo un giornalismo investigativo, che capisca quali sono le relazioni bilaterali di amicizia con l’Egitto – hanno detto – e chiediamo che nessuno si costituisca parte civile: rallenterebbe i tempi del processo e finirebbe con l’aiutare solo gli egiziani». Da Paola e Claudio Regeni anche l’apprezzamento per il gesto di Corrado Augias, che ha deciso di restituire alla Francia la Legion d’Onore, conferita anche al presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi: «Un esempio meraviglioso di coerenza di pensiero e di sostegno a una causa per i diritti civili».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Amabile Flavia 
Titolo: I genitori Regeni “Coinvolti molti potenti” Legion d’Onore, altri seguono Augias – Onorificenza restituita Il gesto di Augias contagia la politica
Tema: Caso Regeni

Stamattina lo scrittore Corrado Augias andrà all’Ambasciata di Francia per restituire le insegne della Legion d’onore. Un gesto, spiega, «dettato dall’indignazione, perché quasi nello stesso giorno il presidente francese Emmanuel Macron ha concesso la Legione d’onore al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sili e dalla Procura di Roma sono emerse le rivelazioni sul caso di Giulio Regeni». A rispondere per la Francia é stato l’ambasciatore in Italia, Christian Masset: «La Francia é in prima linea peri diritti umani e non fa compromessi. Più casi sono stati discussi durante la visita del Presidente Al-Sisi a Parigi, nel modo più adeguato per più efficacia». Davanti all’ambasciata non ci sarà la fila di personalità in protesta come si è augurato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty in Italia, A annunciare di voler restituire il riconoscimento c’é Giovanna Melandri, oggi presidente della F ondazione Maxxi che ebbe la Legion d’Onore nel 2003 per il suo contributo alla diffusione dell’arte contemporanea. «Sono pronta a riconsegnare la Legione anche io come Augias – spiega -. Sono stata onoratissima dell’onorificenza che la Francia mi accordò… Ma dopo 20 anni da quel momento sono anche io come tanti altri turbata dalla scelta del governo francese che faccio fatica a comprendere, persino alla luce della realpolitik. Mi sarebbe piaciuto ascoltare anche dalla Francia, così come da tutti gli altri Paesi europei a partire dal nostro, parole più nette e vedere azioni diplomatiche e politiche più efficaci nei confronti dell’Egitto. Sono, quindi, pronta a restituire la Legion d’Onore fino a che non sarà fatta verità su Regeni e non sarà liberato Patrick Zaki. Ma aldilà dei gesti individuali e simbolici, é fondamentale che il governo italiano si adoperi in tutti i modi per la libertà di Zaki».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Merkel chiude la Germania per Natale «Le misure non erano sufficienti»
Tema: Emergenza Covid-19 – Germania

«La pandemia è fuori controllo, la Germania rischia di diventare il caso d’Europa. Siamo cinque minuti prima della mezzanotte». La frase del premier bavarese Markus Söder coglie bene tutta la drammatica situazione tedesca. Come abbiamo anticipato ieri, il governo e gli Stati federali hanno deciso l’introduzione di un lockdown duro a partire da mercoledì e fino al 10 gennaio sull’intero territorio nazionale. E’ stata la cancelliera Angela Merkel a dare l’annuncio al termine di una breve videoconferenza con i sedici premier regionali. «Le misure che avevamo approvato a novembre non hanno ridotto in modo significativo i contagi, c’è un urgente bisogno di agire e lo stiamo facendo», ha spiegato Angela Merkel, che da settimane ormai metteva in guardia da un aumento esponenziale dei casi di Covid e chiedeva una serrata generale. Venerdì scorso era stato registrato il record con quasi 30 mila nuovi contagi e 600 morti in un solo giorn o. Nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono stati poco più di 20.200, con 321 vittime, ma solo perché nel fine settimana vengono effettuati molti meno test. Secondo l’accordo, a partire dal 16 dicembre – oltre a bar, ristoranti, palestre cinema, teatri, musei e bordelli già chiusi dal 2 novembre scorso – chiuderanno anche tutti i negozi non essenziali, fatta eccezione soltanto per farmacie, alimentari e banche. Verranno chiuse anche le scuole e gli asili nido: «Ove possibile i bambini dovranno essere accuditi a casa», ha spiegato la cancelliera.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Rauhe Walter 
Titolo: Il lockdown di Merkel per le feste “La situazione è fuori controllo”
Tema: Emergenza Covid-19 – Germania

Anche la Germania ha perso il controllo della situazione e nel giro di tre giorni chiuderà tutto fino al 10 gennaio. Lo ha detto, di fatto, la cancelliera Angela Merkel giovedì scorso in parlamento. Lo ha ripetuto, stavolta, esplicitamente il presidente della Baviera, Markus Soeder: «Il lockdown leggero ha avuto un impatto, ma non è stato sufficiente – ha spiegato prima di ammettere: «La situazione è fuori controllo. Lo scenario di Bergamo è più vicino di quanto si creda». È la premessa per un confinamento più deciso, che comincerà mercoledì e si prolungherà per lo meno fino al 10 gennaio. Da sei settimane in Germania sono chiusi bar e ristoranti, mentre negozi e scuole sono rimaste aperte. Molto presto però le limitazioni potrebbero essere estese. Le concessioni, annunciate per le feste di Natale e Capodanno appena qualche giorno fa, vengono di fatto revocate: il divieto di contatto non consentirà di festeggiare fra più di 5 persone (bambini e ragazzi sotto i 14 anni esclusi), e sarà proibita la vendita dei fuochi d’artificio. Per una volta praticamente tutti i länder sono d’accordo, anzi qualcuno si è portato avanti chiudendo praticamente tutte le attività, una stretta necessaria in vista del periodo natalizio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Intervista a Thierry Breton – «Rete e concorrenza così la Ue limiterà i giganti americani»
Tema:  Big Tech

Domani la Commissione presenta la revisione delle regole Ue per i servizi e i mercati digitali, con due importanti atti legislativi: il Digital Services Act (Dsa) e il Digital Market Act (Dma), che hanno l’obiettivo di combattere le posizioni dominanti dei Big Tech (Google, Amazon, Apple, Facebook ecc.) e di impedire comportamenti sleali nei mercati digitali, ma anche di aumentare la responsabilità delle piattaforme e degli intermediari online sui contenuti che ospitano. Per chi non rispetta le regole sono previste pesanti sanzioni. «La Dsa è un atto legislativo trasversale. Quello che è autorizzato nel mondo fisico dovrà continuare a essere permesso online ma quello che è vietato offline dovrà esserlo anche online», spiega il francese Thierry Breton, super commissario Ue al Mercato interno, che firma due provvedimenti con la vicepresidente della Commissione e titolare dell’Antitrust Ue Margrethe Vestager. «La crisi ha messo ancora più in evidenza la centralità delle grandi piattaforme e la necessità di regolarle -2008-2009 aveva messo in evidenza il bisogno di regole per le grandi banche sistemiche». «Non sono regole contro qualcuno ma cambieranno in modo significativo il modo di agire delle grandi piattaforme». E poi c’è il Dma: «Regole ex ante per i gatekeeper, perché sono più efficaci e Immediate, con sanzioni finanziarie molto significative fino allo smembramento».
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Testata:  Stampa 
Autore:  P.MAS. 
Titolo: Hacker russi violano i server del Tesoro Usa
Tema: Cyberattacco, Russia-Usa

La Russia torna all’attacco digitale degli Stati Uniti, proprio nel mezzo della transizione tra l’amministrazione Trump e quella di Biden. Lo fa attraverso gli hacker del servizio di intelligence straniera SVR, che hanno spiato le mail interne del dipartimento al Tesoro e della National Telecommunications and Information Administration, struttura interna al ministero del Commercio che decide le politiche per la gestione di internet e delle telecomunicazioni. A rivelarlo sono state l’agenzia Reuters e il Washington Post, cancellando così le illusioni di chiunque avesse accarezzato l’idea di un cambiamento di linea da parte di Putin durante il governo del capo della Casa Bianca sconfitto nelle elezioni del 3 novembre, e quindi di un riavvicinamento di qualunque genere tra Washington e Mosca. L’operazione è andata avanti per mesi, non allo scopo di rivelare i contenuti ottenuti, ma piuttosto di sfruttarli per conoscere in anticipo le mosse degli Stati Uniti. L’attacco &egr ave; diventato così serio, che sabato il Consiglio per la Sicurezza nazionale ha tenuto un vertice per discuterne i dettagli e decidere la risposta. Quando la Reuters ha pubblicato la notizia, il portavoce John Ullyot ha commentato così: «Il governo degli Stati Uniti è a conoscenza di queste notizie, e stiamo compiendo tutti i passi necessari per identificare e rimediare qualsiasi potenziale problema collegato a questa situazione».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Biden, il giorno della vittoria Trump insiste: “Illegittimo”
Tema: Usa

Stamattina i 538 grandi elettori si riuniranno nei 50 Stati americani, e a meno di improbabili sorprese confermeranno che Joe Biden ha vinto le presidenziali del novembre, con 306 voti contro 232, magari con qualche defezione. Questa però non sarà la fine della pericolosa instabilità americana, ma solo l’inizio di una sua nuova fase. Il Collegio elettorale è una reliquia del passato, inventato dai padri fondatori per due motivi: primo, convincere anche gli Stati più piccoli ad aderire all’Unione; secondo, diluire il voto diretto del popolo di cui non si fidavano, affidando a 538 saggi il compito di mediare tra la volontà espressa dalla gente e l’interesse della nazione ad avere un presidente affidabile. Queste ragioni oggi non hanno più alcun senso, e infatti, secondo la Gallup, il 61% degli americani vorrebbe abolire il Collegio. I repubblicani però sanno di essere minoranza demografica, hanno bisogno di questo sistema per cons ervare la possibilità di vincere la Casa Bianca, e non permetteranno mai di cambiarlo. Il futuro del Collegio è tuttavia l’ultimo dei problemi di Biden, che invece ha diverse spine da spezzare subito. Le sue priorità per i primi 100 giorni sono il Covid e gli stimoli economici, seguiti da sanità, emergenza clima, immigrazione, giustizia razziale, ricostruzione delle alleanze internazionali. Ma per capire quanto potrà fare in concreto dovrà aspettare i ballottaggi del 5 gennaio in Georgia, che decideranno la maggioranza al Senato.
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