In evidenza sui principali quotidiani:
– Il governo prepara le riaperture a maggio. Le Regioni insistono: “Ripartiamo con palestre, cinema e musei”.
– Gli Usa sospendono il vaccino J&J. L’Ue non rinnoverà i contratti ai vaccini a vettore virale dal 2022
– A giugno si torna allo stadio. Via libera per le 4 gare all’Olimpico dell’Europeo.
– Oggi in Cdm passa lo scostamento di bilancio. Sostegni, piano da un miliardo per le assunzioni.
– Vertice Nato a Bruxuelles: Usa via da Kabul, tensione con Putin per il Donbass.
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Galluzzo Marco
Titolo: «A maggio via alle riaperture» Il governo studia le modalità
Tema: Riaperture
Le Regioni stanno lavorando a delle linee guida sulle riaperture da sottoporre domani al governo. Mario Draghi ha chiesto ai membri del Cts, il Comitato tecnico scientifico, di predisporre dei protocolli per quelle attività che possono riaprire prima di altre. Non ci sono ancora dettagli, né certezze, perché tutto dipenderà dai dati dei prossimi giorni, ma è ormai chiaro che dai primi di maggio ci sarà una graduale riapertura sia delle attività di ristorazione, sia delle attività all’aperto, probabilmente anche di quelle sportive e culturali. Se il governo sembra intenzionato a prorogare lo stato d’emergenza per altri due mesi, dunque sino a fine giugno, tutti ormai parlano di maggio come del mese decisivo per un graduale ritorno alla normalità. Ne discute Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, con i rappresentanti del Pipe, i pubblici esercizi: «Presumibilmente maggio sarà un mese di riaperture. La decisione sarà presa probabilmente la prossima settimana dal Consiglio dei ministri». Ci crede anche Maria Stella Gelmini, ministra per gli Affari regionali, ribadendo che non «dobbiamo farci prendere da un eccesso di fretta» anche se le riaperture vanno fatte «nel più breve tempo possibile».
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Testata: Repubblica
Autore: Lopapa Carmelo
Titolo: Gelmini: a maggio si riapre. Calcio, sì al pubblico agli Europei
Tema: Intervista a Mariastella Gelmini – Riaperture
«Credo che già questa settimana definiremo il cronoprogramma per le riaperture. Perché dobbiamo procedere. Con cautela, per evitare di commettere errori e dover richiudere, ma man mano che il tasso di contagi diminuisce e le vaccinazione coprono i più fragili dobbiamo riaprire. A breve il Cts inserirà proprio il dato sulle vaccinazioni tra i criteri di valutazione per il passaggio delle regioni da un colore all’altro». Prudenza, niente aperture avventate e immediate. Ma la ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini parla delle settimane che ci attendono con moderato ottimismo, nonostante la pessima notizia di giornata. E cerchia per la prima volta maggio come mese chiave per le riaperture. Tuttavia, niente isole Covid free: «Lo sarà l’intera Penisola». Ora «ci sono tutte le condizioni per liberare il Paese da questa morsa». Lo stop al vaccino J&J negli Usa non è una doccia gelata, ministra Gelmini? Non fa saltare i piani? «No, perché l’impatto non è determinante nel breve e medio periodo. Diciamo che è un problema soprattutto per gli Stati Uniti. Noi ci affideremo anche in questo caso alle valutazioni di Ema e Alfa. Ma ho sentito il generale Figliuolo e sembra che i casi problematici siano ancor meno significativi rispetto a quelli che hanno bloccato per poco AstraZeneca. Ci atterremo alle indicazioni, ma il piano vaccinale va sicuramente avanti».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Fiammeri Barbara
Titolo: Speranza: «Possibile riaprire già a maggio» Stop Usa al vaccino J&J
Tema: Riparture
Il primo a parlare di riaperture ieri è stato proprio Mario Draghi durante il Consiglio dei ministri. Nessuna indicazione sulla data precisa da parte del premier. Ma ormai è certo che maggio sarà il mese della ripartenza e che bisogna quindi preparsi per tempo. La prossima settimana verrà messo a punto il nuovo decreto legge che sostituirà quello in scadenza il 30 aprile. Nel frattempo arriva un segnale ben preciso dal Governo: il sì agli Europei di calcio con almeno il 25% dei tifosi allo stadio, requisito indispensabile per poter ospitare la competizione all’Olimpico di Roma.Una scelta attesa (è stata la sottosegretaria allo sport Valentina Vezzali a notificarla al presidente della Figc Gravina) che non era affatto scontata. Per questo è un segnale. Attesissimo visto il clima sempre più rovente con manifestazioni un po’ ovunque.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Sarzanini Fiorenza
Titolo: L’Italia e i timori per le conseguenze sulla campagna L’ipotesi di riservarlo a chi ha oltre 60 anni
Tema: Vaccini
Il timore più forte adesso riguarda la mancanza di dosi, ma anche l’effetto che il blocco del vaccino Johnson e Johnson potrà avere sui cittadini. Perché in questa fase del piano vaccinale le dosi del siero statunitense arrivate in Italia sono solo 184mila e dunque il rallentamento del piano non sarà troppo incisivo. Ma entro la fine di giugno il contratto prevede una fornitura da 7 milioni di dosi, se la sospensione dovesse durare a lungo le conseguenze sarebbero gravissime. E potrebbero portare — proprio come sta accadendo per AstraZeneca — alla rinuncia anche fra chi si è già prenotato. Al momento le forniture sono state interrotte, il problema potrebbe sorgere però entro qualche giorno quando le agenzie regolatone concederanno il via libera all’inoculazione del preparato di Johnson e Johnson. L’ipotesi è prevedere una limitazione per chi ha meno di 6o anni, autorizzandone l’uso per tutti gli altri. Ma a quel punto sarà obbligatorio rivedere la distribuzione per garantire che ogni fascia di età abbia a disposizione il vaccino adatto, evitando che questo nuovo intoppo allunghi ulteriormente i tempi della campagna.
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Testata: Repubblica
Autore: Bocci Michele
Titolo: Vaccini Usa, sospeso J&J “L’Italia non si fermerà” – J&J, lo stop Usa ferma anche l’Ue ma l’Italia vuole andare avanti
Tema: Vaccini
La festa per l’arrivo in Italia del quarto vaccino anti Covid non è nemmeno cominciata. Quando nel pomeriggio di ieri il camioncino con 184 mila dosi del medicinale di Janssen (azienda di JohnsoneJohnson) è entrato nell’hub della Difesa a Pratica di Mare (Roma) già si sapeva che le fiale non sarebbero state spedite alle Regioni, pronte a partire in queste ore con le somministrazioni. Tutto sospeso, lo ha deciso l’azienda produttrice, che ha disposto il blocco in Europa. In mattinata era arrivata la notizia che l’agenzia del farmaco Fda e i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) avevano bloccato con un tweet il vaccino negli Stati Uniti dopo sei casi di trombosi, dei quali uno con esito mortale, in donne tra i 18 e i 48 anni. L’incidenza del problema è bassissima, visto che sono state 7 milioni le dosi somministrate negli Usa, ma per precauzione si è deciso di fermarsi e approfondire. Ci potrebbero volere pochi giorni, due o tre, prima che la situazione si sblocchi. Il guaio è successo proprio nel primo giorno di distribuzione in Europa del suo vaccino e JohnsoneJohnson, per non andare incontro allo stillicidio di blocchi e distinguo sui limiti di età da parte degli Stati membri che hanno dato un colpo durissimo alla concorrente AstraZeneca appena qualche giorno fa, ha deciso di sospendere.
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Testata: Repubblica
Titolo: Il retroscena – “Lo daremo solo agli over 60” Il piano cambia ancora con l’incognita cinquantenni
Tema: Vaccini
Il vaccino Johnson&Johnson sarà destinato in Italia soltanto agli over 60. Sarà questa, salvo sorprese, la prima conseguenza del blocco del composto monodose americano. La decisione del governo arriverà solo dopo aver ascoltato le indicazioni dell’Ema. E dovrebbe essere presa in sintonia con i principali partner del Continente. L’effetto di lungo termine sarà invece quello di spingere l’Europa a siglare, dal 2022-2023, contratti con le sole case farmaceutiche che producono vaccini a Rna messaggero e non virale. Fuori AstraZeneca e JohnsoneJohnson, avanti con Moderna e Pfizer (su cui già si tratta per il prossimo biennio una maxi fornitura da 1,8 miliardi di dosi). Non è ancora chiaro perché J&J — come AstraZeneca — colpisca in rarissimi casi alcune fasce di popolazione più giovane.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Guerzoni Monica
Titolo: Il retroscena – Speranza resiste all’assedio del centrodestra: fare un passo indietro? Assolutamente no
Tema: Il ‘caso’ Speranza
L’assalto mediatico che lo ha investito di certo non gli fa piacere, ma Roberto Speranza si mostra tranquillo e prova a prenderla con filosofia. «E una battaglia politica e non mi scandalizzo», ripete a chi gli chiede se Salvini riuscirà a ottenere la sua testa e se l’Italia avrà presto un nuovo ministro della Salute «aperturista». Lui di certo non si muove, determinato com’è a vincere la guerra contro il Covid-19: «Passo indietro? Assolutamente no». Mario Draghi non glielo ha chiesto e anche ieri, al telefono, lo ha rassicurato. La squadra per ora non cambia. Fonti di governo assicurano che il ministro di Leu resterà al suo posto e spazzano via ogni ipotesi di incarico internazionale, su vaccini o altro, che mai Draghi gli avrebbe proposto. Anche dallo staff di Speranza parlano di «notizie senza fondamento» e ricordano che il presidente ha espresso a Speranza la sua fiducia in pubblico, «con grande chiarezza».
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Testata: Giornale
Autore: Minzolini Augusto
Titolo: I retroscena – Ma il centrodestra vuole la testa del ministro rosso.
Tema: Il ‘caso’ Speranza
Il «caso Speranza» c’è, eccome, ma è di complicata soluzione. «Mario Draghi – confida uno dei leader della maggioranza – non considera il ministro della Salute un genio, anzi per nulla, ma non credo che abbia il coraggio di rimuoverlo. Certo, se poi uscissero altri impicci nelle inchieste…». Una difficoltà nell’ipotesi di «rimozione» di cui il primo ad essere consapevole è proprio Speranza: ieri mattina, rispetto alle voci che lo vedono sul punto di fare le valigie, ha negato tutto ad un compagno di Liberi e Uguali e, anzi, ha mostrato uno spirito battagliero. «Io – si sfogava – non ho sentore di tutto questo. Del resto appena una settimana fa Draghi mi ha confermato la fiducia. Comunque chiederò un chiarimento al premier». Qualche ora dopo è arrivata la smentita di Palazzo Chigi sulle voci di un cambio al ministero della Sanità, ma in questi casi non si sa mai quanto valga. Resta il fatto che cambiare il ministro della Salute è difficile come la quadratura del cerchio. Ci sono i «pro» e i «contro». Da una parte ci sono gli «impicci» che giorno dopo giorno saltano fuori sul fronte della gestione della pandemia. Dall’altra, però, c’è il problema di non poco conto che far fuori Speranza farebbe venire a mancare, dopo le sostituzioni di Arcuri e di Borrelli, l’unico anello superstite che unisce l’esperienza attuale con quella del governo precedente.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Palmerini Lina
Titolo: Politica 2.0 – Gli assalti di Salvini e il semestre bianco in arrivo
Tema: Il ‘caso’ Speranza
L’occasione è stata del tutto particolare e distinta dal contesto di questi giorni – quello delle divisioni politiche e istituzionali tra Regioni e Governo – però quel richiamo al «senso di comunità» necessario durante la pandemia che ci «ricorda come ciascuno di noi dipenda da tutti gli altri» cade comunque a pennello in questa fase. Sergio Mattarella lo dice in un collegamento dal Quirinale, all’inaugurazione del Centenario dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ma probabilmente ha fatto lo stesso ragionamento nei colloqui (costanti) con il premier e con alcuni Governatori o leader. Il rischio, come aveva avuto occasione di dire anche in altre fasi e con altri Esecutivi, è che le fratture politiche in tempi di Covid esasperino le ferite sociali e complichino il processo decisionale. E in effetti il clima è tornato a essere così acceso da far riparlare di un’uscita del ministro Speranza. Ipotesi che porta sempre a Salvini, il primo a prendere di petto il titolare della Salute. «Penso che scrivere che la pandemia è un’occasione storica per la sinistra, sia di una volgarità e arroganza che non meritano commenti», ha detto il leader leghista riferendosi al libro (non uscito) di Speranza che, nonostante i tentativi di spallata, non lascerà il suo posto. Le conferme ieri arrivavano dappertutto, a partire da Palazzo Chigi, mentre veniva messa un po’ in discussione l’opera del suo capo di gabinetto Zaccardi
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Testata: Repubblica
Autore: Folli Stefano
Titolo: Il punto – Quale destino per Speranza
Tema: Il ‘caso’ Speranza
Pochi giorni fa il presidente del Consiglio era stato perentorio durante la sua conferenza stampa: «Ho voluto io Speranza nel governo e ne ho molta stima». Era una replica indiretta ma netta a Salvini che aveva fatto del ministro della Salute, sopravvissuto al ricambio di governo, un bersaglio polemico permanente. Opinione diffusa e sottintesa: non volendo e non potendo criticare Draghi sulla gestione della pandemia — e nemmeno il braccio operativo di Palazzo Chigi, il generale Figliuolo — il capo leghista si è accontentato di lavorare ai fianchi Speranza, esponente tra l’altro di un mini-partito di sinistra. Le ferme parole del premier erano volte a chiudere la porta a questa guerriglia. Veniva messo in chiaro che di lì in poi le accuse al ministro diventavano “ipso facto” accuse velate, ma pur sempre insidiose, rivolte al presidente del Consiglio. Sembrava in effetti che l’incrinatura della maggioranza fosse sanata. Tuttavia in seguito sono emersi una serie di elementi che non rafforzano la posizione di Speranza. Non c’è niente di definito o tantomeno di provato, ma una serie di sospetti e indiscrezioni su episodi opachi — a cominciare dal caso Oms/Guerra — hanno sparso un po’ di nebbia intorno al ministero della Salute, sollevando interrogativi il cui risultato è quello di rimettere al centro dell’attenzione il ruolo del ministro. Così ieri il Messaggero ha scritto che Draghi sta pensando di allontanarlo dal governo, destinandolo a un alto incarico magari all’estero. L’articolo del quotidiano è stato smentito immediatamente da Palazzo Chigi, come era inevitabile, ma intanto è ricominciato il valzer politico e mediatico volto a sfruttare le difficoltà di Speranza.
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Testata: Stampa
Autore: Ghisleri Alessandra
Titolo: Si raffredda l’entusiasmo per SuperMario fra i ministri vincono Franceschini e Giorgetti
Tema: Il governo
La discontinuità con il governo Conte richiesta al nuovo Esecutivo dalla maggioranza dei cittadini nei primi mesi dell’anno, gli elettori faticano ancora oggi a leggerla in maniera chiara: il 51,6% del campione dichiara infatti di non rilevare differenze nell’attuale gestione rispetto alla precedente e, mentre il 21,1% riscontra una migliore amministrazione — con l’82,5% dell’elettorato di Italia Viva —, il 19,8% nel confronto ne individua un peggioramento (con il 61,9% dell’elettorato del M5S) . Il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi è arrivato a ricoprire il suo attuale ruolo sull’onda di un entusiasmo complessivo che lo identificava come una specie di figura mitologica: super Mario. L’uomo della provvidenza si sta scontrando oggi con la realtà di un Paese complicato e ricco di vincoli; infatti, anche se i primi segnali di una certa discontinuità con alcune indicazioni e nomine sono stati dati, il giudizio generale degli italiani è ancora molto severo sull’operato. Come se non bastasse, l’appoggio al suo governo, convinto da parte del Partito Democratico e di Forza Italia, è invece molto più debole per la Lega e il Movimento 5 Stelle.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Franco Massimo
Titolo: La Nota – Il sostegno al premier di un partito ancora in bilico
Tema: Il governo e il Pd
Si nota una lieve sfasatura tra l’appoggio incondizionato a Mario Draghi che arriva dal segretario Enrico Letta, e quello tiepido di alcuni settori del Pd. Non è chiaro se l’atteggiamento derivi dall’esigenza di non irritare il M5S, candidato all’alleanza con la sinistra almeno nel breve periodo; da una malcelata nostalgia per la maggioranza e il governo precedente, guidato da Giuseppe Conte, o anche da una diffidenza di fondo, quasi prepolitica, nei confronti dell’ex presidente della Banca centrale europea. II risultato è comunque quello, singolare, di fare apparire il Pd in una posizione di sostegno e insieme di attesa: quasi non fosse chiara la piega che prenderanno le cose. E questo mentre il centrodestra non nasconde di apprezzare il premier, perfino con Giorgia Meloni, leader di Fdl, che pure è all’opposizione e non smette di additare polemicamente «continuità» tra Draghi e Conte.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Polito Antonio
Titolo: I 5 Stelle, il capo e il potere – I cinque Stelle, il capo e il potere
Tema: M5S
Sono quindici mesi, dal giorno delle dimissioni di Luigi Di Maio, che i Cinquestelle non hanno un capo politico. Sono due mesi che Conte non è più premier. Carlo Marx scrisse il Manifesto del partito comunista in poco meno di tre mesi. Quello del nuovo MoVimento è ancora in cottura. D’altra parte non è facile. DI solito i movimenti politici nascono dall’opposizione con lo scopo di conquistare il potere. Qui si tratta invece di fondarne uno, o rifondarlo, per conservare il potere. È un’operazione che è riuscita solo a pochi. Peròn, per esempio, un altro che voleva abolire la povertà: prima diventò presidente dell’Argentina e poi si fece un partito, detto per l’appunto peronista. O de Gaulle, quando la crisi algerina lo richiamò al potere in Francia nel 1958. O anche Mustafà Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna, che una volta vinta la guerra di liberazione nazionale non solo fondò un partito, ma nel 1930 se ne invento anche uno di opposizione, per non farsi mancare niente. Movimenti carismatici, insomma, più legati alla personalità di un salvatore della patria che ad un programma politico vero e proprio. E possibile che per una fetta dell’opinione pubblica Conte possa vantare un’analoga legittimazione al potere. Ma in ogni caso l’avvocato pugliese ha il difetto di averlo già perso, il potere
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Economia e finanza
Testata: Corriere della Sera
Autore: Marro Enrico
Titolo: Sostegni e crescita, lo scostamento verso i 45 miliardi Visco: Pil, più 4%
Tema: Scostamento di bilancio
II Consiglio dei ministri è stato convocato per questa mattina alle 11.30, ma con un ordine del giorno che non dice nulla: «Varie ed eventuali». Secondo le indiscrezioni, la riunione di governo potrebbe limitarsi a una prima discussione tra il premier Mario Draghi e i ministri sia sul nuovo «scostamento di bilancio» per finanziare il decreto legge Sostegni bis sia sul Def, il Documento di economia e finanza, ma rinviando l’approvazione di entrambi a un successivo Consiglio dei ministri, entro la settimana. I più ottimisti nella squadra di governo ritengono invece possibile il varo oggi dello «scostamento di bilancio» da almeno 40 miliardi, cui si sommerebbe la prima tranche, forse 5 miliardi, di ulteriore deficit per finanziare le opere che resterebbero fuori dal Recovery plan e che hanno un valore complessivo di circa 3o miliardi. In tutto, qùindi, la richiesta che il governo potrebbe fare al Parlamento è di autorizzare un ulteriore «scostamento di bilancio» per almeno 45 miliardi nel 2021, dopo i 32 già utilizzati per il decreto legge Sostegni.
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Testata: Stampa
Autore: Monticelli Luca
Titolo: Raddoppiano i sostegni alle imprese piano da 1 miliardo per le assunzioni
Tema: Scostamento di bilancio
Raddoppiano i ristori per aziende e partite Iva. Imprenditori e commercianti potranno contare su rimborsi a fondo perduto parametrati su due mesi di chiusura, una dote complessiva del valore di 20 miliardi. Ilnuovo pacchetto di aiuti alle attività economiche arriverà entro la fine del mese e, nonostante la prudenza dei giorni scorsi e l’orientamento a valutare uno schema più selettivo, il governo ha scelto ancora una volta di legare gli indennizzi alla perdita di fatturato, anche se la platea è tutta da decifrare. Il Decreto Sostegni del 22 marzo, la prima manovra economica del governo Draghi, aveva destinato alle imprese contributi diretti pari a 11 miliardi. Ma prima del prossimo decreto c’è da varare lo scostamento di bilancio e il Documento di economia e finanza. Oggi è atteso il Consiglio dei ministri che chiederà alle Camere l’autorizzazione a usare 40 miliardi di euro di extra deficit, mentre il Def verrà esaminato tra qualche giorno, forse già domani. Il quadro delineato fotografa il rallentamento dell’economia rispetto all’autunno scorso quando il Pil 2021 era stimato al 6% e il deficit al 7%.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Dominelli Celestina – Fiammeri Barbara
Titolo: Energia e mobilità green alla stretta finale, Draghi riunisce i big del settore
Tema: Pnrr e “vocazione ecologica”
Mario Draghi stringe sulla stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza che andrà presentato a Bruxelles entro il 30 aprile e vuole chiudere il cerchio attorno a uno dei capitoli crudali del documento, quello della transizione green, destinato ad assorbire una fetta significativa dei 209 miliardi in arrivo dall’Europa, la cui consistenza è stata precisata di recente dal ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ha parlato di 8o miliardi nei prossimi cinque anni al servizio della “rivoluzione verde”. Da qui, dunque, l’esigenza di un faccia a faccia con i prindpali player del settore riuniti ieri a Palazzo Chigi. Attorno al tavolo si sono così ritrovati il presidente di Stellantis John Elkann e gli ad di Eni, Claudio Descabi, di Enel Francesco Starace, di Snam Marco Alverà e di Terna Stefano Donnarumma. Ritrovati perché un primo incontro con Cingolani si era tenuto già un mese fa. Draghi ha preso la parola per primo e, rivolto ai suoi ospiti, ha rivendicato la «vocazione ecologica» del suo governo rilanciando la definizione di «architettura del fare», ben rappresentata dal tavolo di lavoro predisposto ieri. Il cui obiettivo, quindi, è stato quello di mettere insieme alcune tessere in vista della finalizzazione del Recovery Plan italiano. Poco meno di un’ora di confronto in cui i diversi top manager hanno illustrato i rispettivi programmi sulla transizione energetica con un focus particolare sulla mobilità sostenibile che, insieme all’energia rinnovabile e all’idrogeno
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Di Vico Dario
Titolo: Quei numeri sulla produzione che spingono le industrie – I beni di consumo sostengono l’industria
Tema: Industria
Ora sono i beni di consumo a tirare la produzione industriale dopo che nella seconda parte del 2020 erano state le forniture italiane per le grandi catene del valore, i beni intermedi, a tener su la manifattura. I dati Istat di ieri ci dicono che la produzione è salita a febbraio mese su mese 0 Produzione e Pil dello 0,2% dopo che aveva fatto registrare a gennaio un più consistente +1,1%. Le previsioni degli analisti erano più ottimistiche (la forchetta si aggirava tra +0,4 e +o,6) ma comunque il dato di ieri è tutt’altro che disprezzabile. Anzi, siamo ai massimi da gennaio 2020. La rilevazione ci segnala come la produzione industriale abbia trovato, pur in mezzo al caos delle restrizioni sanitarie e degli annunci, una sua velocità di crociera e la mantenga con confortante sicurezza. Anzi si può pensare, in virtù della prevalenza dei beni di consumo, che gli industriali stiano scommettendo su una riapertura dei canali di distribuzione, su una risposta vivace dei consumatori — a Londra si sono viste le prime file per lo shopping — e di conseguenza abbiano anche accumulato scorte in magazzino.
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Testata: Panorama
Autore: Bonazzi Francesco
Titolo: Chi tiene in piedi l’Italia – L’industria che vede al fine del tunnel
Tema: Industria
Un cuore di acciaio, di plastica e di cemento. Un corpo robotizzato, riverniciato e anche, ammettiamolo, parecchio chimico. Se l’Italia torna a esportare a pieno regime è anche e soprattutto merito del fatto che è ancora una potenza industriale. Capace di costruire e inventare cose, grazie a una manifattura miracolosamente capace di tenere in piedi un Paese che forse, fino alla pandemia, sognava di campare di bedebreakfast, oltre che di un generico saper vivere. Ma anche per fare l’influencer planetario dei fornelli ci vuole ingegno; e soprattutto, se le padelle le si compra dalla Cina, alla fine tra le mani restano gli spiccioli. Così, giusto pensare ai famosi ristori di Stato per bar, alberghi e ristoranti. Fondamentale dibattere di green economy, rilancio del turismo e sostegno a cinema e teatri. Lodevole non voltare la faccia di fronte allo sfruttamento evidente di rider e corrieri vari. Ma se l’Italia è ancora in piedi lo deve in massima parte a settori forse non proprio di moda, come il cemento, l’acciaio, i macchinari, i componenti auto, la chimica, la plastica, la gomma, la farmaceutica. È merito loro, della loro tenuta nell’ orribile 2020 e della loro ripresa a due cifre in questo primo scorcio di 2021, se siamo ancora la seconda potenza industriale d’Europa, alle spalle della solita Germania.
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Testata: Foglio
Autore: Cerasa Claudio
Titolo: Essere ottimisti sul lavoro si può. Tracce per il dopo pandemia
Tema: “I miracoli del lavoro”
E se fosse il contrario? E se la storia fosse diversa? E se al posto di una stagione da incubo stesse per cominciare per il mondo del lavoro una stagione speciale? Con i numeri che circolano, con le paure che viaggiano, con l’economia che arranca, con la crescita che zoppica, essere ottimisti sul futuro del mercato del lavoro è un’operazione spericolata che rischia malamente di infrangersi sul muro della realtà. Una realtà fatta di percentuali da brivido (nel 2020, pur con il blocco dei licenziamenti, l’occupazione italiana ha subìto un calo senza precedenti, registrando meno 456 mila occupati rispetto alla media del 2019), fatta di stime da urlo (il governo ha messo in conto che da fine giugno, terminato il periodo dei licenziamenti bloccati, a dicembre potrebbero esserci un milione di potenziali licenziamenti), fatta di numeri allarmanti (sulla base delle stime preliminari diffuse a inizio marzo, nel 2020 risultano essere oltre 2 milioni le famiglie in povertà assoluta, il 7,7 per cento del totale, con un aumento rispetto al 2019 pari a più 335 mila famiglie, anche se in verità la riduzione del reddito lordo disponibile rispetto all’anno precedente è stata del 2,9 per cento, segno che i provvedimenti del governo precedente hanno contribuito di molto ad attenuare in questi mesi l’impatto della pandemia). Se si sceglie di concentrare l’attenzione unicamente su ciò che durante l’ultimo anno è stato distrutto, essere ottimisti sul futuro del mercato del lavoro è un’operazione che può apparire spericolata. Ma se si sceglie di concentrare la nostra attenzione anche su ciò che durante la pandemia è stato costruito, essere ottimisti sul futuro del mercato del lavoro diventa un’operazione meno spericolata, che può meritare di finire anche sulla copertina del settimanale più famoso del mondo: l’Economist.
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Testata: Stampa
Autore: Amabile Flavia
Titolo: “Mai più chiusure Negozi e imprese sono allo stremo”
Tema: Intervista a Carlo Sangalli – Riaperture e sostegni
C’era anche Sangalli, presidente di Confcommercio in una delle piazze di Roma dove i commercianti si erano ritrovati per protestare. A 84 anni ha voluto guidare imprenditori e esercenti. Da due mesi c’è un nuovo governo. Che cosa è cambiato per voi? «Siamo in attesa di un cambiamento sempre più necessario. Serve, infatti, il pieno decollo della campagna di vaccinazione, del passaporto vaccinale. Ma occorre anche avere la consapevolezza dell’ insostenibilità economica e sociale del modello del “più chiusure”. Chiediamo di riaprire, in sicurezza, certo. Ma con tutta l’urgenza che deriva dal sapere che quando si spegne un’insegna viene meno un pezzo del futuro del Paese». E sul versante degli aiuti economici? «Il passaggio dai `ristori” ai “sostegni” registra l’archiviazione del sistema dei codici Ateco ed è un bene. Ma resta molto da fare per indennizzi che siano, al contempo, più adeguati e più inclusivi e che tengano conto sia delle cadute di fatturato che dei costi fissi. Per questo occorre procedere al più presto ad un nuovo e robusto scostamento di bilancio. Perché servono decisamente più risorse. per interventi per le locazioni commerciali alle moratorie fiscali e creditizie, dalle utenze alla Tari».
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Romano Beda
Titolo: Biden chiama Putin: vertice a due per allentare la tensione
Tema: La crisi ucraina
La presenza crescente di truppe russe alla frontiera con l’Ucraina ha contribuito ieri a nuove tensioni con la Nato e con gli Stati Uniti, in un preoccupante botta e risposta tra Mosca e Bruxelles, che ad alcuni ha ricordato la Guerra Fredda. Parlando al telefono con il suo omologo russo Vladimir Putin, il presidente americano Joe Biden ha esortato Mosca a «raffreddare le tensioni», proponendo al suo interlocutore un prossimo vertice bilaterale. «Il considerevole rafforzamento militare della Russia è ingiustificato, inspiegabile e profondamente preoccupante», ha avvertito in una conferenza stampa il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, dopo aver ricevuto qui a Bruxelles il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Quest’ultimo è giunto al quartier generale dell’organizzazione militare per partecipare a una riunione della commissione bilaterale NatoUcraina. «La Russia deve fermare questa escalation militare in Ucraina e nella regione», ha aggiunto l’uomo politico norvegese.
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Testata: Repubblica
Autore: Del Re Pietro
Titolo: Nelle trincee ucraine della guerra in Donbass “No all’invasore russo”
Tema: La crisi ucraina
Armati di vecchi kalashnikov, le uniformi rattoppate e la barba incolta, i soldati ucraini che presidiano le trincee nel Donbass hanno l’aria provvisoria e malmessa, ma giurano tutti di esser pronti a morire pur di fermare l’invasore russo. Putin non ha ancora ordinato ai suoi di marciare sull’Ucraina, e chissà se mai lo farà, intanto tra le fila di questo esercito raccogliticcio ci sono ogni giorno altri morti. Delle quattordicimila vittime che già conta questo conflitto in sette anni, l’ultimo militare di Kiev è stato ucciso ieri, da colpi d’arma di piccolo calibro. Il penultimo era caduto due giorni fa, decapito da un colpo di mortaio. «Vivo nella paura perché i militanti filo-russi ci provocano di continuo sparandoci con le mitragliatrici pesanti nell’intento di farci uscire allo scoperto per poi centrarci con fucili di precisione, mentre appena tramonta il sole, ed è quindi impossibile agli osservatori europei dell’Oste rilevare eventuali violazioni del cessate il fuoco, cominciano a vomitarci addosso centinaia di colpi di mortaio», dice Sergiy, 33 anni, che mastica un po’ di italiano per aver vissuto a Vicenza quand’era adolescente.
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Testata: Stampa
Autore: Semprini Francesco
Titolo: Usa via da Kabul, tensione con Putin per il Donbass
Tema: Vertice Nato a Bruxelles
Joe Biden annuncia il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan entro il prossimo 11 settembre, a venti anni di distanza dagli attacchi alle Torri gemelle che trascinarono Washington nella più lunga e costosa guerra in termini di soldi spesi e soldati persi. L’annuncio è parte di una rimodulazione della politica estera americana che passa attraverso il tentativo di allentare le tensioni con Mosca attraverso un summit Usa-Russia da organizzare in un Paese terzo. Sviluppi straordinari che si sono concretizzati nel giro di poche ore ieri a Washington dove si trovava il ministro degli Esteri Luigi Di Maio partito direttamente per Bruxelles con il segretario di Stato Antony Blinken, dove partecipa alla riunione ristretta e straordinaria proprio sull’Afghanistan. Il tutto mentre Ankara annunciava che la conferenza di pace tra il governo di Kabul e i taleban si terrà a Istanbul dal 24 aprile a14 maggio. Il segretario della Nato Stoltenberg invece ha intimato ai russi di smetterla con il «build-up» militare e di ritirare le truppe dal confine ucraino. Putin e Biden hanno discusso varie questioni, compreso l’intento di perseguire un dialogo strategico sulla sicurezza e sul controllo degli armamenti, rafforzando l’estensione del trattato New Start. Biden, riferisce la Casa Bianca, ha «ammonito che gli Usa agiranno fermamente in difesa dei loro interessi nazionali in risposta a intrusioni cibernetiche e interferenze nelle elezioni».
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Testata: Foglio
Autore: Carretta David
Titolo: II senso della Nato
Tema: Vertice Nato a Bruxelles
Blinken e Austin sono in Europa a parlare dell’Ucraina Biden propone un incontro a Putin Bruxelles. Gli Stati Uniti sono tornati ai fondamentali dell’Alleanza transatlantica, la Russia sta ammassando truppe al confine con l’Ucraina e l’Europa è chiamata ad assumersi le sue responsabilità. E’ questo il messaggio che indirizzeranno oggi agli europei Antony Blinken e Lloyd Austin durante una riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri e della Difesa della Nato. Causa Covid-19 la discussione sarà in videoconferenza. Ma la presenza fisica a Bruxelles del segretario di Stato e del segretario alla Difesa non è solo un fatto simbolico. Blinken è al suo secondo viaggio in poche settimane nella capitale europea, dove ieri ha visto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. “Gli Stati Uniti difendono con fermezza la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”, ha detto Blinken, accusando la Russia di “azioni molto provocatorie”. Domenica il segretario di Stato aveva avvertito Mosca che ci saranno “conseguenze” se continuerà ad agire in modo aggressivo. Mentre l’Ue appare passiva, alla Nato l’allarme è tornato ai livelli del 2014.
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Gandolfi Sara
Titolo: Anche Raùl va in pensione A Cuba finisce l’era Castro – La fine dell’era Castro
Tema: Cuba
A Cuba finisce l’era Castro, 62 anni dopo l’ingresso trionfale dei barbudos all’Avana. L’89enne Raúl va in pensione e lascia ufficialmente la politica. L’annuncio è programmato per venerdì, all’apertura dell’VIII Congresso del Partito Comunista, quando Raúl l’eterno secondo, rimasto il più possibile nell’ombra perfino dopo esser rimasto solo al comando, si dimetterà dalla presidenza del Pcc, tre anni dopo aver lasciato quella dello Stato. E se Raúl non è mai stato carismatico e onnipresente quanto il fratello maggiore e «líder máximo» Fidel — «non mi piace comparire in pubblico, eccetto quando è necessario», ammise una volta — l’uomo che ha da tempo preso le redini del Paese, il sessantenne Miguel Díaz-Canel, lo è ancor meno. E il successore designato pure ai vertici del partito, ma tra i giocatori di domino nel Parque Central de la Habana Vieja —uno dei pochi luoghi di libera discussione sui segreti movimenti di Palazzo — gira voce che potrebbe scattare nei prossimi mesi una lotta per la leadership. O farsi più dura la repressione del dissenso, per allontanare ogni illusione di «de-castrizzazione».
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