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SINTESI IN PRIMO PIANO – 13 luglio 2019

IN EVIDENZA SUI MAGGIORI QUOTIDIANI

Il caso dei presunti fondi russi alla Lega
Le stime sul rapporto debito pubblico/Pil in Italia
Alitalia: attesa per le offerte
Erdogan acquista missili russi: preoccupazione nella Nato

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guastella Giuseppe 
Titolo: Lega-Russia, controlli nelle banche – Il caso Russia, le mosse dei pm: controlli su conti e telefoni
Tema: Fondi russi alla Lega
Tutto lascia prevedere che molto presto, forse prima di quanto si immagini, i magistrati di Milano metteranno mano ad una rogatoria da trasmettere all’autorità giudiziaria russa sulla vicenda che vede al centro la trattativa sulla compravendita, tra la Russia e l’Italia, di una partita di ben 300 milioni di tonnellate di gasolio e kerosene. Quella dalla quale, nelle parole di chi progettava l’affare, sarebbe dovuto derivare un finanziamento di 65 milioni di dollari destinato alla Lega di Matteo Salvini per la campagna elettorale delle ultime Europee. La rogatoria è indispensabile ai pm milanesi Gaetano Ruta e Sergio Spadaro, coordinati dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale, per individuare se c’è stato un flusso di denaro tra Russia e Italia, ma anche per identificare tutti coloro che hanno partecipato il 18 ottobre scorso alla riunione d’affari nello storico Hotel Metropol di Mosca e chiedere ai colleghi russi di indagare sudi loro. Dalla registrazione segreta del meeting, finita non si sa come sul sito americano Buzzfeed, ma ancora prima nell’inchiesta aperta a febbraio a Milano, emerge che alla riunione partecipavano tre russi e tre italiani. Di due russi non si capiscono i nomi, il terzo si chiama Ilya. Uno degli italiani è identificato come Gianluca Savoini, uomo della Lega e presidente dell’associazione Lombardia-Russia, degli italiani restanti si sa che sono un avvocato che si chiama Luca e un tale Francesco.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Bonini Carlo – Tonacci Fabio 
Titolo: Il segretario, Savoini e quella foto a Mosca con l’amica dei mercenari
Tema: Fondi russi alla Lega

Dunque e di nuovo: Savoini chi? Ignaro, a sentir lui, del perché, a quale titolo, e in che modo Gianluca Savoini avesse trovato posto al tavolo della delegazione italiana nell’incontro bilaterale al ministero dell’Interno della Federazione Russa il 16 luglio 2018, il vicepremier e ministro Matteo Salvini è in un’altra foto russa che potrebbe aiutarlo a recuperare la memoria. E, soprattutto, a spiegare quali porte il nazista di Alassio e presidente dell’associazione Lombardia-Russia gli abbia aperto in questi anni in quel di Mosca. Non solo petrolieri, a quanto pare. E ancora, per quale ragione, dopo essersi ritrovato a sua insaputa Savomi in una delegazione ministeriale, si sia portato a Palazzo Chigi l’altro uomo di questa nuova foto russa: Claudio D’Amico, responsabile dello “sviluppo progetti dell’associazione” Lombardia-Russia (quella che si vorrebbe «non avere nulla a che fare con la Lega») e oggi indicato nell’organigramma dello staff del vicepremier come “consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario – Schianchi Francesca 
Titolo: Retroscena – Savoini, è scaricabarile Da Salvini a Conte “Non l’ho invitato io”
Tema: Fondi russi alla Lega

Visibilmente irritato dall’incalzare delle domande, giura con toni sprezzanti verso la stampa che no, non è stato lui, non è stato il Viminale, a fornire il nome di Savoini da inserire nella lista degli invitati a appuntamenti così importanti da richiedere un rigoroso screening all’ingresso. Ma siccome lui c’è, immortalato in varie fotografie, siccome lo stesso giornalista autodefinito «esperto di geopolitica» ha documentato la sua presenza la settimana scorsa a Roma con un breve video a pochi centimetri da Putin e Salvini sullo sfondo, chi è allora che ha inserito il suo nome nella selezionata shortlist? E’ facendosi questa domanda che ci si avventura in un tunnel di risposte imbarazzate e vistosi scaricabarile. Il premier Giuseppe Conte ne parla per primo pubblicamente: «Ho fatto le dovute verifiche – dice – e a quella cena erano stati invitati tutti i partecipanti al Foro Italia-Russia che si era appena concluso nei locali della Farnesina, gestito dal Forum di dialogo Italia-Russia e dall’Ispi». Secondo Palazzo Chigi dunque, come ribadisce chiaramente lo staff del premier, il nome di Savoini va ricondotto all’Ispi, Istituto di politica internazionale, e al ministero degli Esteri. Perché è alla Farnesina che nel pomeriggio del 4 luglio si tiene un Foro di dialogo, di cui parla Conte nella sua dichiarazione, a cui il presidente russo dà forfait all’ultimo minuto perché in ritardo. Tutti i partecipanti sono invitati «di diritto» alla cena di Villa Madama.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Il caso Mosca e la partita che la lega gioca nella Ue
Tema: Fondi russi alla Lega
Il Russiagate su cui indaga la magistratura sta avendo non solo ripercussioni nelle dinamiche della maggioranza ma potrebbe averne anche nel rapporto tra la Lega e l’Europa. In effetti la questione della trattativa sui presunti finanziamenti russi al partito di Salvini mette a fuoco anche uno degli aspetti più identitari della sua linea politica che sta proprio nel rapporto conflittuale con l’Unione. Inutile ricordare le suggestioni sull’uscita dall’euro, i duelli con la Commissione Ue, il disprezzo per i burocrati di Bruxelles contrapposti al popolo di cui il Capitano si sente interprete. Una posizione coerente con l’inclinazione filo-russa e con la vicinanza a Putin che adesso l’inchiesta passerà ai raggi X per verificare se – e fino a che punto – una sponda politica si sia tradotta anche in aiuto concreto. Tutto questo cade in coincidenza con la nuova stagione europea e con le trattative in corso di Ursula von der Leyen per essere eletta alla Commissione Ue. Un percorso non facile per lei, a quanto pare, ma la novità è che dopo gli strali leghisti contro l’asse franco-tedesco che ha prodotto quella candidatura, si vedono aperture a un “sì” alla delfina della Merkel.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: L’analisi – Dalla Russia con l’impostore – Il fedelissimo rinnegato
Tema: Fondi russi alla Lega

E ci sono ancora troppi buchi neri su quei due giorni a Mosca, il 17 e il 18 ottobre di un anno fa, quando il vicepremier va in visita ufficiale alla confindustria russa, mentre il suo ex portavoce Gianluca Savoini va in visita segreta con altri due misteriosi italiani nel famoso hotel già quartier generale dei bolscevichi, per incontrare tre imprecisati apparatciki della nomenklatura putinista. Da uomo delle istituzioni, quale dice di essere, il ministro dell’Interno ha un dovere inderogabile: deve chiarire al Parlamento, e deve rendere conto al Paese. Finora non lo ha fatto, e continua a non farlo. Il campionario delle sue repliche è sempre lo stesso, sospeso a metà tra la denigrazione e l’indignazione. «Questa inchiesta è ridicola». «Si sta montando una caccia al tesoro che non c’è». «Ma sì, cercate quello che vi pare, i rubli, il metano, i missili e le armi nucleari, buona fortuna». «Per settimane avete menato il torrone con gli hacker russi, e adesso si scopre che non ci sono…».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – Sospetti, «servizi» e adesso un timore: «Arriverà altro?» – «Chissà se è uno spot o arriverà dell’altro» I dubbi che tormentano i vertici del Carroccio
Tema: Fondi russi alla Lega

«Giancarlo sono stati i servizi», sussurra il dirigente leghista all’orecchio di Giorgetti. Il sottosegretario alla Presidenza poggia una mano sulla spalla dell’interlocutore e con un sorriso gli risponde: «Sì, ma quali?». La conoscenza degli apparati è fondamentale per districarsi in certe situazioni. E magari serve anche il controllo. Nei giorni della formazione del governo, proprio Giorgetti insistette con Salvini perché il Carroccio ottenesse la delega sugli 007: «Ma se io vado al Viminale non cela danno. Troppi poteri, dicono». E infatti la delega alla fine se la tenne Conte. Da allora passò del tempo prima che il ministro dell’Interno riuscisse a indicare un vice ai vertici della catena di comando: «E so io quanto ho dovuto faticare». Non è dato sapere se il leader leghista l’abbia consultato per capire, per avere indicazioni e magari chiarimenti su «cosa» e soprattutto «chi» si stia muovendo dietro l’«affaire Metropol».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Rossi Andrea 
Titolo: Di Maio blinda Appendino e attacca i dissidenti: “Nemici della contentezza”
Tema: M5s

Nel giorno in cui doveva arginare i malumori degli attivisti, terrorizzati all’ipotesi di un sì alla Tav, Luigi Di Maio sceglie invece di spendere tutto il suo peso per blindare Chiara Appendino, a un passo dalla rottura con la sua maggioranza, in particolare con l’ala dura che si richiama alle origini del Movimento 5 Stelle. Elo falanciando un messaggio diretto agli avversari della sindaca che potrebbe benissimo adattarsi ai suoi, a chi dentro il Movimento 5 Stelle mette in discussione la leadership, i compromessi necessari quando si sta al governo, i patti che rischiano di snaturare e disorientare. «Esiste sempre una piccola minoranza, io li definisco `i nemici della contentezza”, rappresentata da chi preferisce chiudersi e alimentare rancori e tensioni, credendosi portatore della conoscenza divina su cosa significhi essere del Movimento». Parla ai dissidenti torinesi, il vice presidente del Consiglio, a quella pattuglia che dal no alle Olimpiadi alla fuga del Salone dell’auto ha compromesso l’immagine di Appendino. Parla a chi considera la Tav la madre di tutte le battaglie, l’argine che non può cedere, il Si che trasfigurerebbe il Movimento facendogli smarrire tutta la credibilità residua. E, con tutta evidenza, parla anche ai dissidenti romani, magari pure ad Alessandro Di Battista e Roberto Fico, e a chi in loro si riconosce. Torino, in questo contesto, diventa simbolicamente la battaglia per la sopravvivenza. E così va letta la difesa appassionata di Chiara Appendino: «Rappresenta il futuro del Movimento, è un sindaco aperto al dialogo, che lavora ogni giorno per promuovere nuovi investimenti nella sua città, che non vive di pregiudizi».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guccione Gabriele – Ricci Giulia 
Titolo: Appendino resta Ma è ostaggio dei ribelli 5 Stelle – Di Maio si schiera con Appendino «No alle minoranze rancorose»
Tema: M5s
Più ancora che una strenua difesa dal fuoco amico, quella di Luigi Di Maio nei confronti della sindaca di Torino suona come un’investitura: «Chiara Appendino rappresenta il futuro del Movimento». Non è solo una questione locale, di beghe interne a una litigiosa pattuglia di grillini duri e puri — i torinesi nati e cresciuti all’ombra della lotta No Tav —, quella che si sta consumando sotto la Mole con la crisi di maggioranza di questi giorni. Il pretesto è Il trasferimento del Salone dell’auto a Milano e all’autodromo di Monza — perdita dolorosa per i torinesi, al pari dell’infrangersi del sogno delle Olimpiadi invernali del 2026 e dell’arroccamento del M5S, non condiviso da gran parte della città, sull’Alta velocità. Ma la posta in gioco, per i vertici nazionali dei 5 Stelle, è molto più alta, questa volta: non solo la tenuta della giunta Appendino, ma l’immagine di un Movimento con «una visione di governo». Come quella che ieri, prima con un lungo post su Facebook e poi, in serata, dal palco dell’assemblea degli attivisti torinesi, Di Maio ha riconosciuto pubblicamente ad Appendino. Una sindaca (e un Movimento) capace, ha sottolineato il vicepremier, di guardare «oltre un simbolo o un gruppo ristretto di persone». E che «ha sempre mirato a governare non per vendicarsi, per attaccare qualcuno o per bloccare qualcosa». Tutto il contrario della fotografia che, ancora ieri, commentando il «no» dei 5 Stelle torinesi al Salone dell’auto, vorrebbe restituire l’alleato Matteo Salvini.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Le città vetrina diventano un imbarazzo per i 5 stelle
Tema: M5s
Il gemellaggio della sconfitta tra Roma e Torino costituisce per il Movimento Cinque Stelle un doppio motivo di imbarazzo. Il primo, evidente, è che entrambe le città dovevano essere vetrine del grillismo di governo. Invece, a distanza di tre anni dalla conquista, mostrano un’immagine che unisce dilettantismo e pressappochismo: al di là delle colpe delle amministrazioni precedenti, di centrodestra e di centrosinistra, soprattutto nella Capitale. La perdita del Salone dell’auto a Torino a favore di Milano, è un insuccesso bruciante. Arriva dopo l’autoesclusione dalla corsa alla Olimpiade invernale del 2026, vinta dal binomio Milano-Cortina. Quanto al Campidoglio, tra immondizia, strade, trasporti e parchi in condizioni pietose, non si vede ancora una via d’uscita; semmai un lento peggioramento. Colpisce il vicepremier Luigi Di Maio costretto a rinnovare la solidarietà alla sindaca di Roma, Virginia Raggi, e poi a correre a Torino per sostenere l’omologa Chiara Appendino. Ha l’aria di un leader che si sforza affannosamente di nascondere le crepe aperte in quelle città vetrina alla rovescia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Poletto Lodovico – Famà Irene 
Titolo: Tav, rivolta grillina contro Di Maio – “Ma non vogliamo la Tav” La rivolta tra gli attivisti
Tema: M5s

Quando mancano pochi minuti alle sette arriva il vice premier Luigi di Maio. Applausi. Parla della sindaca Chiara Appendino che «sta risollevando dalle macerie le sorti di questa città». Applausi. Parla delle leggi approvate e dell’anticorruzione. Applausi. Ma oggi in questa maxi sala dell’elegante hotel Royal, dove i Cinquestelle del Torinese discutono di loro stessi, ci sono meno persone del previsto. Ci sono sedie vuote verso il fondo. I curiosi venuti a sentire il verbo del vicepremier, se ne vanno dopo i 40 minuti di intervento. Gli altri si iscrivono alla maratona dei due minuti di esposizione delle proprie speranze e opinioni che andrà avanti fino alle 23, quando Di Maio tireràle somme della giornata. Non ci sono annunci di rivoluzioni straordinarie in arrivo. Ma c’è la base che vuole farsi sentire. Ci sono i «grillini» della Valle di Susa che vogliono ascoltare dalla bocca del boss che nulla è cambiato rispetto all’alta velocità. Vogliono che «il capo» rassicuri. Perché c’è poco da fare: l’alta velocità e la linea Torino — Lione sono il grande tema del territorio. Le polemiche sulla fuga del Salone dell’auto da Torino e diretto verso la «nemica» Milano quasi non entrano. E Di Maio, che vede lungo, nella sua introduzione mette subito le mani avanti: «Il Movimento è sempre stato “No Tav”. Quel che stiamo facendo lo facciamo perché ci sono accordi internazionali da rispettare». Ma quando la parola passa alla base il tema torna potente.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Di Sanzo Domenico 
Titolo: Il retroscena – Di Maio corre a Torino per calmare la Appendino
Tema: M5s

Visto da una prospettiva più ampia, il caos di Torino è la sintesi locale dello scontro interno che destabilizza il M5s da quando è arrivato al governo. Duri e puri contro «governisti». Ortodossia contro pragmatismo. Passato contro presente. Anzi, futuro. Come ha detto ieri Luigi Di Maio nella sua difesa del sindaco Chiara Appendino, forse immedesimandosi nella situazione di sentirsi «ostaggio» delle frange più estreme del Movimento. «Chiara già nel 2016 rappresentava ai miei occhi il futuro del Movimento – ha spiegato il leader – oggi lo è più che mai. Ha sempre avuto una visione di governo. Ha sempre mirato a governare non per vendicarsi, per attaccare qualcuno o per bloccare qualcosa». L’attacco di Di Maio è rivolto ai consiglieri di maggioranza (cinque) che hanno contribuito a sabotare il Salone dell’Auto di Torino al Parco del Valentino attraverso un documento in cui si chiedeva di vietare l’uso dello spazio verde per la manifestazione fieristica. Mozione appoggiata da quasi tutti i consiglieri 5s e dal vicesindaco Guido Montanari, accusato giovedì da Appendino di aver pronunciato «dichiarazioni inqualificabili».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: “Sorteggio per i membri del Csm” Ecco la riforma Bonafede, no dell’Anm
Tema: Csm

Sorteggio per eleggere i togati del Csm (“incostituzionale” dice subito l’Anm). Stop alle “porte girevoli” per i giudici che entrano in politica. Super poteri ai procuratori e ai presidenti dei tribunali che potranno scegliersi i loro vice. Ma anche lo psicologo (di berlusconiana memoria) per decidere al Csm chi merita di fare carriera. L’anzianità come requisito per aspirare a un incarico più elevato. Nuovi illeciti disciplinari per i pm ritardatari. E meno tempo per le indagini. In futuro anche meno processi, sia civili che penali, perché i gip dovranno mandare a giudizio solo i casi in cui è prevedibile una condanna certa. trà più tornare indietro, ma sarà ta da Bongiorno, dello psicologo Mentre nel civile la nuova “istruttoria stragiudiziale” dovrebbe eliminare molti giudizi (anche se a scapito di chi non si può permettere un bravo, ma ahimè caro avvocato). Infine le “gole profonde” pronte a denunciare le anomalie degli uffici.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Negri Giovanni 
Titolo: Riforma della Giustizia, il nuovo Csm affidato al sorteggio – Toghe, chi viene eletto non potrà più ritornare in magistratura
Tema: Csm
Elezione in due fasi, con sorteggio nella seconda, peri magistrati destinati al Csm; divietodi rientrare inmagistratura per chi viene eletto alle maggiori cariche politiche. Sono questi gli assi portanti della riforma della giustizia «anti-correnti» in 51 articoli che il ministero guidato da Alfonso Bonafede ha messo a punto in vista della presentazione già la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Ma sono previsti anche ritocchi alle circoscrizioni giudiziarie, con il rischio del ritorno dei tribun al ini, e misure perla riduzione della durata dei processi Netta l’ostilità dell’Anm all’ipotesi del sorteggio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pucciarelli Matteo 
Titolo: Al Renzi show c’è anche Sala “Non facciamoci più del male”
Tema: Pd
Il teatro Elfo Puccini è pieno, parte dei fan viene dislocata in un’altra stanza. Non è neanche un comizio ma uno show, con Matteo Renzi che cammina su e giù per il palco mentre galvanizza i suoi dei Comitati azione civile. Alla fin fine il “ritorno al futuro”, cioè l’altro claim dell’evento, non è altro che il grande ritorno dell’ex premier. Mettendo in campo «una strategia, delle idee chiare e forti per i prossimi anni: o torniamo a dettare l’agenda politica del Paese oppure non vinciamo più». Il “vinciamo” al plurale non è ben delineato: adesso non sembra rivolto tanto al Pd né al centrosinistra, a un’area politica e culturale insomma, quanto a se stesso e al suo popolo che, nonostante sconfitte e delusioni, continua ad osannarlo. In prima fila ci sono i fedelissimi di sempre: Maria Elena Boschi, Francesco Bonifazi, Luigi Marattin, Teresa Bellanova, Ivan Scalfarotto. E poi in sala Roberto Giachetti, Sandro Gozi, Ettore Rosato. Arriva anche Beppe Sala: «Abbiamo avuto tanti momenti di discussione anche animata — ricorda il sindaco di Milano — ma è chiaro che siamo due protagonisti della nostra area politica». Se davvero in futuro l’assemblea nazionale del Pd cambierà il proprio Statuto, superando la coincidenza tra la figura del segretario e quella del candidato presidente del Consiglio, allora l’attivismo di Renzi avrà un suo sbocco naturale. Il tempo gioca dalla sua parte perché «non andremo a votare a breve, questa maggioranza che litiga ogni giorno ha paura di perdere il potere».
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Economia e finanza

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Savelli Fabio 
Titolo: Alitalia, Di Maio dice no al rinvio Le offerte attese entro domani
Tema: Il caso Alitalia
Alitalia ripartirà con un assetto semi-definitivo dal 15 luglio. Con un consorzio di azionisti costituito attorno a Ferrovie dello Stato (al 35%), che espliciterà formalmente al ministero dello Sviluppo e ai commissari straordinari della compagnia (Daniele Discepolo, Enrico Laghi e Stefano Paleari) di aver trovato una sintesi per la costituzione di una cordata in grado di rilevare il 100% del capitale della newco. Lo farà deliberando l’intervento in consiglio di amministrazione, convocato per lunedì. Il board di Ferrovie non chiarirà esplicitamente quali saranno gli altri azionisti, ma assicurerà di aver trovato un accordo, in modo da evitare la richiesta di un’ulteriore proroga politicamente non digeribile né dal ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio, né dalla Commissione Ue che ha messo sotto la lente alla voce «aiuto di Stato» sia il prestito-ponte, sia l’infinita procedura di amministrazione straordinaria di Alitalia che ormai dura da oltre due anni. Nel capitale della futura Alitalia, ora in amministrazione straordinaria, entreranno Ferrovie dello Stato, il ministero del Tesoro, la compagnia Usa Delta Air Lines ed Atlantia, capogruppo degli Aeroporti di Roma. II consiglio di Ferrovie lunedì presenterà l’offerta per la compagnia Quel che è certo è che faranno parte della compagine dei soci il ministero del Tesoro (al 15%, per effetto della conversione di parte del fidostatale), Delta Air Lines (al 15%), sicuramente Atlantia, forse (ma qui il condizionale è d’obbligo) il gruppo Toto su cui il ministro Di Maio avrebbe dato il suo benestare anche per ridurre la quota rimanente del 35% destinata alla società controllata dalla famiglia Benetton, vista l’intricata vicenda della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia annunciata dal governo per effetto del crollo del ponte Morandi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dragoni Gianni 
Titolo: Alitalia: lunedì la cordata Fs-Delta con Atlantia, ma rinvio per l’offerta – Alitalia, i tempi si allungano Lunedì i partner, offerta più avanti – Alitalia, i tempi si allungano ancora Lunedì la cordata, l’offerta più avanti
Tema: Il caso Alitalia
Alla scadenza di lunedì 15 luglio non sarà presentata un’offerta «vincolante e definitiva» per l’acquisto di Alitalia, come Luigi Di Maio aveva chiesto un mese fa, quando aveva prorogato il termine. Né ci sarà il piano industriale definitivo della compagnia. Ieri fonti del Mise hanno precisato che entro la «scadenza» del 15 luglio è attesa la chiusura del consorzio (la cordata guidata da Ferrovie dello Stato con il partner Delta e il Mef hanno il 60%, manca il 40%) per rilevare Alitalia. La presentazione dell’offerta è rinviata a una fase successiva, in tempi da definire,dopo che saranno stati messia punto il piano industriale e le regole di governo societario della Nuova Alitalia. Dopo la dichiarazione ufficiale di interesse di Atlantia, due giorni fa, il «ProgettoAz» ha fatto un passo avanti significativo, ma non ancora sufficiente per arrivare all’offerta finale. Proprio la società dei Benetton, che Fs e Delta considerano un partner indispensabile, ha chiesto più tempo per «approfondire» il piano. Il gruppo guidato da Giovanni Castellucci chiede modifiche alla rete e alle rotte (considerate troppo a favoredi Delta edeboli nella sceltadi presidiare i Balcani) e tagli più incisivi per efficientare i servizi di terra (handling) di Fiumicino.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Patuelli: il debito è una palla al piede Lo spread elevato impoverisce l’Italia – Abi, i banchieri alzano la voce: «È ora di regole uguali per tutti»
Tema: Debito pubblico e Pil
La concorrenza dei Bigh Tech al sistema bancario è ormai alle porte. Un’onda d’urto violenta per chi opera nel credito tradizionale che arriverà subito dopo l’estate, quando a metà settembre diventerà operativa la Psd2, la direttiva che consente a chi ottiene l’autorizzazione di entrare nel conto concorrente e operare addebiti saltando ogni intermediazione. In autunno colossi come Google o Amazon potrebbero affacciarsi sul mercato italiano dei servizi finanziarie assicurativi, solo dopo aver ottenuto autorizzazione dalla Banca d’Italia a operare come istituto di pagamento, intermediario finanziario o istituto di moneta elettronica. La stessa criptovaluta Libra lanciata da Facebook punta ad aggredire questo mercato. ll presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, guarda con preoccupazione a quell’appuntamento, chiedendo alle autorità «regole uguali per tutti». Non a caso la relazione annuale, tenuta a Milano in occasione del centenario della fondazione dell’associazione alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, prende l’abbrivio proprio da li. Il presidente Abi chiede «reciprocità, permettendo alle banche di accedere ai dati gestiti dalle piattaforme informatiche mondiali».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Visco: bene il calo dello spread, adesso giù il debito
Tema: Debito pubblico e Pil
I mercati hanno risposto positivamente alla decisione del governo di ridurre l’indebitamento netto atteso per quest’anno e a quella della Commissione europea di non raccomandare l’avvio della procedura per disavanzo eccessivo. Quel che serve ora è un piano organico, chiaro e coerente, di riforme orientate a favorire investimenti e crescita delle aziende che si accompagni «con una strategia credibile per la riduzione del debito pubblico». II messaggio del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, all’assemblea del centenario Abi è arrivato ieri con uno spread BtP/Bund che viaggia attorno ai 197 punti. Un livello ancora troppo elevato: 7o punti sopra i «valori non bassi prevalenti nell’aprile del 2018» ha osservato Visco, e di oltre 120 punti rispetto ai rendimenti dei titoli decennali spagnoli, sui quali il differenziale era di mezzo punto l’aprile dell’anno scorso. Ma il momento è propizio: «Se il calo dello spread continuasse – ha osservato il governatore – e il costo del debito scendesse sotto il tasso di crescita nominale del Pil, come già è avvenuto negli altri paesi dell’area dell’euro, sarebbe più facile ridurre l’incidenza del debito sul prodotto». Insomma le condizioni ci sono per «innescare un circolo virtuoso» tra politica di bilancio e condizioni finanziarie dal quale «può derivare un impulso forte e duraturo dell’attività economica». E Visco lo fa capire con forza davanti alla platea riunita a palazzo Mezzanotte, la sede della Borsa Italiana, in prima fila il capo dello Stato, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e diversi esponenti della maggioranza di governo, mentre sul palco degli oratori ad ascoltare c’era il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: Tria: la crescita è soddisfacente Ma Bankitalia riduce le stime sul Pil
Tema: Debito pubblico e Pil

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, vede il bicchiere mezzo pieno: dal podio dell’assemblea dei 100anni dell’Associazione bancaria italiana (Abi) ieri in Borsa a Milano, alla presenza del presidente Sergio Mattarella e del premier Giuseppe Conte, conferma allo 0,2% le stime sul Pil (all’1,2% la crescita nominale) e parla di «andamento nel complesso soddisfacente», anche se permangono rischi al ribasso a causa anche dell’andamento di alcuni «principali partner europei» (la Germania in primis). Un cambiamento di scenario enorme rispetto all’anno scorso, evidenzia Tria, dopo che è stata evitata la procedura d’infrazione da parte della Commissione Ue per deficit eccessivo. «Senza tagliare alcuna spesa programmata con l’assestamento di bilancio del 2019 abbiamo rafforzato la credibilità nazionale e la fiducia del Paese», sottolinea Tria portando come prova il «significativo ridimensionamento dello spread», ieri a 195 punti. Per Il 2020 (Pil stimato a +0,8%) «e necessaria una gestione oculata della manovra di bilancio», dice Tria: dunque niente aumenti dell’Iva ma tagli di spese per continuare a ridurre il deficit.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rho Roberto 
Titolo: Visco: “L’economia ristagna” Il Pil crescerà solo dello 0,1%
Tema: Debito pubblico e Pil

L’azienda Italia galleggia in una palude, qualche modesto miglioramento è previsto soltanto per l’ultima parte dell’anno in corso ed eventualmente peri prossimi. Eppure è bastato uno spiraglio di serenità nei rapporti con l’Europa per far calare – anche se non abbastanza – lo spread: un’indicazione da non sottovalutare se si vuole intraprendere davvero l’operazione di messa in sicurezza dei conti pubblici. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in mattinata all’assemblea dell’Abi, e il Bollettino economico di Via Nazionale, nel pomeriggio, hanno fotografato lo stato di salute dell’economia nazionale. E hanno allungato lo sguardo ai prossimi due anni e mezzo, per mettere a fuoco difficoltà, rischi e opportunità. «Nonostante il lieve miglioramento del primo trimestre – ha detto il governatore – l’attività economica ristagna, soprattutto a causa della perdita di vigore del ciclo industriale, solo in parte compensata dall’andamento favorevole di servizi e costruzioni. Le imprese si attendono un rallentamento della domanda nei prossimi mesi e un’espansione molto modesta degli investimenti». Previsioni che hanno anticipato di poche ore dati e stime contenuti nel Bollettino economico della banca centrale, che ritoccano al ribasso quelle pubblicate a gennaio: la produzione industriale nel secondo trimestre sarebbe in calo dello 0,7%, il Pil è previsto crescere solo dello 0,1% quest’anno, rispettivamente dello 0,8 e dell’1% nel 2020 e 2021.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  D.Col. 
Titolo: Nuove stime Bankitalia sul Pil: 0,1% nel 2019, 0,8% nel 2020
Tema: Debito pubblico e Pil
Nei tre mesi primaverili il Pil non sarebbe cresciuto o, peggio, avrebbe registrato un «lieve calo», appesantito da un arretramento della produzione industriale (-0,7%) solo in parte controbilanciato dall’aumento di attività nei servizi e nelle costruzioni. È quanto si legge nel Bollettino economico pubblicato ieri da Bankitalia, che aggiorna le proiezioni sulla crescita del Pil 2019, ora ferma a un +0,1%,perpoiregistrare un +0,8% nel 2020 e un +1% nel 2021. Rispetto alle previsioni di gennaio la crescita del Pil è ora più bassa dello 0,6% sul triennio 2019-2021. Il quadro continua a essere appesantitoda rischi legati alle tensioni sul commercio internazionale, che frenano gli investimenti delle imprese. In particolare la domanda estera di prodotti italiani, ponderata peri mercati di destinazione, si espanderebbe a ritmi molto più contenuti che in precedenza, del 2% quest’anno (dal 3,3 nel 2018), per poi accelerare gradualmente nel biennio 2020-21. Secondo le ultime previsioni soloa partire dalla seconda metà dell’annosi dovrebbe registrare un «graduale recuperodelle attività», soprattutto grazie alla spesa delle famiglie ealle esportazioni. Mentre l’inflazione scenderebbe allo 0,7%. La stima dell’Istat sul Pil del secondo trimestre verrà pubblicata mercoledì 31 luglio ma vale ricordare che sulla base delle informazioni disponibili al 21 giugno l’Istituto di statistica aveva indicato probabilità di una nuova contrazione del Pil al 65%.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Grignetti Francesco 
Titolo: Cybersicurezza, al governo il golden power – Governo, il golden power sulla cybersicurezza
Tema: Golden power sugli assetti societari
E’ passata un po’ inosserFvata una decisione dell’ultimo consiglio dei ministri, dal titolo criptico: «Modifiche al decreto-legge n. 21 del 15 marzo 2012». In pratica, il governo ha approvato un decreto-leggein materia di poteri speciali, quelli definiti «golden powen>, sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché e soprattutto «per le attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni». Il decreto, per come aveva spiegato il premier Giuseppe Conte, «delimita ancora più efficacemente le verifiche spettanti al governo in caso di autorizzazioni di atti e operazioni societarie riguardanti le nuove reti di infrastrutture tecnologiche». È il tema del 5G che torna. Qualche giorno fa, per dire, il governo, ricorrendo appunto ai poteri della «golden power», ha imposto nuove prescrizioni a un progetto pilota di Fastweb e Samsung per realizzare la rete 5G a Bolzano e Biella. In questo caso, la sperimentazione riguarda il Fixed Wireless Access, che dovrebbe garantire alle connessioni Internet via radio una velocità simile a quella della fibra ottica.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dominelli Celestina 
Titolo: Progetto Italia, Cdp prende tempo ma Salini stringe su Astaldi – Progetto Italia, Cdp prende ancora tempo ma Salini stringe sull’offerta per Astaldi
Tema: Progetto Italia

Si tenta qualche passo avanti sul Progetto Italia per arrivare lunedì, nell’udienza del tribunale di Roma sul concordato di Astaldi, prima tessera del percorso per il manti polo delle costruzioni finnato da Salini Impregilo, con un impegno di massimadei soggetti coinvolti nell’operazione (Cdp e banche). Obiettivo: strappare qualche settimana in più- anche selascadenza non è giudicata perentoria – per presentare il piano definitivo entro fine luglio. Ecco perché il gruppo ieri ha convocato il cda (rimasto aperto), per un’informativa, con i consiglieri che si riuniranno nuovamente lunedì per approvare l’offerta ad Astaldi prima del deposito davanti ai giudici. «Su Progetto Italia siamo alle battute finali, lunedì si deve chiudere», ha detto ieri l’ad di Salini Impregilo, Pietro Salini, a margine dell’asssemblea annuale dell’Abi, per poi tornare sui rilievi mossi dall’Ance (l’associazione nazionale dei costruttori). «Il settore ha sofferto molto e capisco le preoccupazioni di tutti, ma io invece credo che questo sia un progetto utile per tutti, che serve al paese e anche alle piccole imprese». Per lunedì, ha aggiunto il direttore generale Massimo Ferrari, «ci aspettiamo le lettere di committment di tutti i soggetti coinvolti, banche e Cdp».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Dominelli Celestina – Fotina Carmine 
Titolo: Golden power, sanzioni per chi viola le prescrizioni
Tema: Golden power sugli assetti societari

Il Governo mette mano alla normativa sul «golden power» (i poteri speciali dello Stato) per stringere ulteriormente le maglie, a partire dalle reti 5G e dalle forniture collegate a soggetti extra Ue, inclusi ora tra gli asset strategici. E il riassetto, arrivato giovedì sera in Gazzetta ufficiale sotto forma di decreto legge, un primo effetto l’avrebbe già prodotto. Facendo slittare, secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, il verdetto di Palazzo Chigi sul contratto con cui Vodafone ha acquistato dalla cinese Huawei gli apparati radio perla sua rete 5G, che sarebbe dovuto arrivare sul tavolo dell’ultimo Consiglio dei ministri, quindici giorni dopo la notifica dell’operatore tic secondo le vecchie norme (si veda l’edizione dell’u luglio). Il nuovo provvedimento – destinato a diventare un emendamento al decreto Sicurezza bis una volta che approderà al Senato (presumibilmente nella penultima settimana di luglio) – estende infatti da 15 a 45 giorni dopo la notifica, che a sua volta deve scattare entro dieci giorni dalla conclusione di un contratto o di un accordo, il tempo entro cui il Governo dovrà comunicare l’eventuale veto e allunga in generale il periodo per la richiesta di informazioni in caso di notifiche incomplete.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: Salario minimo a 9 euro, alle imprese costa 6,7 miliardi
Tema: Riforma del salario

Quanto costerebbe alle imprese l’applicazione del salario minimo per legge, nuova bandiera del Movimento 5 Stelle che su questo punto sta cercando una faticosa intesa con la Lega? Se la paga base venisse fissata a 9 euro l’ora, come previsto dalla proposta di legge del M5S già all’esame del Parlamento, l’aumento dei costi per le aziende, in termine di salari più alti, sarebbe pari a 6,7 miliardi di euro. E la misura trascinerebbe in alto la busta paga di 2,6 milioni di lavoratori del settore privato, escludendo l’agricoltura e i lavoratori domestici che non sono compresi nella misura. La stima arriva da uno studio realizzato da Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ente vigilato dal ministero del Lavoro e guidato dal professor Stefano Sacchi. Il documento è stato depositato in Parlamento nelle settimane scorse, quando lo stesso Inapp è stato ascoltato dalla commissione Lavoro del Senato, che sta discutendo proprio la proposta di legge sul salario minimo. La stima, naturalmente, varia a seconda del livello al quale viene fissata la paga minima oraria. Il punto di partenza resta quello dei 9 euro, dai quali il Movimento 5 Stelle non sembra disposto a scendere, anche se non è ancora chiaro se comprenderanno anche i ratei di ferie, tredicesima e Tfr, come vorrebbe Confindustria, oppure no.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: «Meno spesa e deficit, la riforma fiscale dev’essere sostenibile»
Tema: Politica fiscale
Il cambio di scenario prodotto dall’accordo con la Ue sui conti va «consolidato» con la manovra. Che di conseguenza dovrà puntare prima di tutto a trovare le risorse per tagliare ancora il deficit evitando gli aumenti Iva. E solo centrando questo risultato potrà dedicarsi a una«riforma fiscale» che per «massimizzare i propri effetti» dovràgarantire «la sostenibilità finanziaria oltre che economica e sociale». Nel suo intervento milanese a Palazzo Mezzanotte il ministro dell’EconomiaTria traccia la stessa linea indicata dal governatore di Banlºtalia Visco per una strategia di medio-lungo periodo che consolidi i risultati raggiunti con l’accordoUe. Perquestaragione, nell’agenda delle priorità indicatadal titolare dei conti sulla riforma fiscale domina la prudenza: si deve fare, ribadisce, trovando gli spazi fiscali per renderla sostenibile. Nell’incastro delle coperture le due armi principali, rappresentate dalla «revisione organica della spesa pubblica e delle spese fiscali», sono «la via maestra per contenere il deficit», oltre a dover rispondere all’obiettivo di «creare spazi fiscali per la riforma dell’imposizione sulle persone fisiche». Ma il ministro gela la fretta della politica, perché per la riforma dell’Irpef le modalità «saranno da definire nei prossimi mesi». Solo dopo un’attenta analisi costi e benefici sarà, infatti, possibile scegliere la strada che dovrà portare a una progressiva riduzione del carico fiscale per famiglie e imprese.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. 
Titolo: La Turchia sfida gli Usa e riceve i missili russi S-400
Tema: Turchia-Russia

I primi componenti dei missili russi S-400 sono arrivati ieri nella base aerea di Murted, vicino ad Ankara. Per mesi il governo americano ha avvisato la Turchia: annullate la commessa, oppure vi imporremo «pesanti sanzioni economiche», interromperemo le forniture dei caccia F-35 e vi escluderemo dai voli di addestramento. Ma dal ministero della Difesa turco comunicano ufficialmente che «il programma di consegne russe» andrà avanti. A questo punto solo i due leader, Donald Trump e Recep Tayyip Erdogan, possono circoscrivere lo scontro. I presidenti si sono incontrati a margine del Geo a Osaka, il 29 giugno scorso. E Trump, soprattutto, aveva espresso «comprensione» per la decisione dei turchi di acquistare da Mosca un sistema di difesa anti-aerea dal valore di 2,5 miliardi di dollari, visto che Barack Obama aveva rifiutato per un certo periodo la vendita dei Patriot. I generali hanno più volte spiegato alla Casa Bianca quale sia il problema: gli S-400 sono stati concepiti proprio per abbattere aerei come gli F-35 americani. La questione militare rimanda a un problema politico più generale. Negli ultimi anni Erdogan si è progressivamente avvicinato a Vladimir Putin, pur continuando a magnificare «l’alleanza fondamentale con gli Stall Uniti e la Nato». Una strategia ambiziosa e anche spregiudicata: respinto dall’Unione europea, sfuggito a un colpo di Stato esattamente tre anni fa, Erdogan ha deciso di diventare un attore geopolitico chiave nel Grande Medio Oriente.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  S.Car. 
Titolo: Turchia: arrivano i missili russi, tensione nella Nato – Missili russi alla Turchia Gli Stati Uniti preparano sanzioni contro Ankara
Tema: Turchia-Russia

Il ministero della Difesa turco ha sottolineato che, dopo l’arrivo delle prime forniture russe alla base dell’aviazione militare di Murted, non lontano da Ankara, le consegne proseguiranno nei prossimi giorni: «Una volta che il sistema sarà pienamente pronto, comincerà a essere utilizzato nei modi determinati dalle rilevanti autorità». Una affermazione che esclude le ipotesi di un compromesso basato su un congelamento dell’operatività del sistema. L’escalation di tensioni con gli Usa e all’interno della Nato è quindi sicura: quasi certamente il Pentagono estrometterà Ankara dai programmi manifatturieri relativi agli F-35 e sospenderà le consegne dei cacciabombardieri già ordinati – in quanto teme che gli avanzati radar del sistema S-400 possano catturare informazioni sensibili – mentre sull’economia del Paese rischiano di abbattersi le sanzioni del Congresso di Washington finalizzate in primis a colpire l’industria della difesa russa (varate nel 2017 contro chiunque entri in «significative transazioni» con i settori dell’intelligence e della difesa di Mosca).
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Testata:  Repubblica
Autore:  Ansaldo Marco 
Titolo: Il tradimento di Erdogan arrivano i missili russi nel cuore di un Paese Nato
Tema: Turchia-Russia
E’ una sfida doppia quella del leader turco, agli Usa e alla Nato. Il presidente ha mantenuto la sua promessa, di fronte alle perplessità americane e occidentali, di installare per «ragioni di sicurezza» sistemi provenienti dalla Russia. Lo fa però nel cuore di uno dei Paesi più importanti dell’Alleanza atlantica, considerato il baluardo della difesa nel fianco sud est della Nato fin dal 1952. Ma in quegli anni era un’altra Turchia, e diversi pure i suoi militari, laici ma plurigolpisti, a differenza di quelli oggi, islamizzati dal Sultano e pronti ad assecondarne la repressione contro l’ultimo colpo di Stato neutralizzato. Una sfida nuova per la stessa Nato, con una minaccia che proviene dall’interno, mai affrontata prima. Alle sbandierate sanzioni Usa, Erdogan replica che sarà piuttosto lui ad applicare misure restrittive.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cucchi Giuseppe 
Titolo: La tentazione neo-ottomana allontana la Turchia di Erdogan dagli alleati della Nato
Tema: Turchia-Russia
E’ iniziata in questi giorni la consegna allaTurJ chia da parte della Russia del primo lotto dei missili antiaerei 5400 che Ankara aveva da tempo acquistatida Mosca nonostante la decisa opposizione degli alleati Nato alla condusione del contratto. Non è certo questa la prima volta che un membro della Alleanza Atlantica utilizza materiali russi, cioè di un Paese che è ancora considerato a torto o a ragione come la maggiore delle potenziali minacce che incombono sull’Europa, o almeno su parte di essa. Varie volte infatti, nel recente passato, la Nato ha supplito alle sue carenze nel settore del trasporto strategico noleggiando aerei militari prodotti dall’Unione sovietica e passati poi a far parte degli arsenali dei paesi successori. Si tratta però della prima volta in cui un materiale russo, tra l’altro sostanzialmente incompatibile con la panoplia dei materiali contraerei prodotti ed usati da paesi membri, viene preferito ad altre alternative di fabbricazione amica ed agevolmente inseribili nel complessivo arsenale atlantico. Da considerare poi come la installazione elo sdveramentodei missili russi richiederà per un tempo abbastanza lungo la presenza di tecnici del paese produttore all’interno di basi Nato che fino aora sono state gelosamente precluse agli estranei alla Alleanza. Il timore, per di più, è anche legato al fatto che la permanenza russa potrebbe consentire ai tecnici di apprendere più del dovuto sugli aerei F 35 e su altri mezzi aerei della Alleanza schierati sulle medesime basi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Riva Massimo 
Titolo: La fragilità di Strasburgo
Tema: Nomine Ue

L’intesa sulle nomine ai vertice dell’Unione sarà pure la migliore possibile in base agli equilibri politici emersi dall’ultimo voto europeo. Ma è anche una cartina di tornasole dello stato di pasticciata fragilità che caratterizza la governance del sistema. Il condominio di poteri nelle scelte dei nomi fra governi nazionali e parlamento di Strasburgo era un metodo che forse avrebbe potuto reggere senza troppi strappi quando l’allora Comunità era composta da una dozzina di Paesi. Tutti, fra l’altro, appartenenti a quell’area occidentale del continente dove le buone regole dello Stato di diritto si erano consolidate ovvero erano state attivamente recuperate, come in Spagna e in Portogallo. Questa pur limitata omogeneità si è frantumata dopo il tracollo dell’impero sovietico quando si è commesso il «tragico errore» (Sergio Romano) di spalancare le porte dell’Unione a numerosi Paesi dell’Est nei quali prima la dominazione asburgica e poi il giogo di Mosca avevano inaridito le fonti del pensiero democratico rendendo così preponderante l’aspirazione ad affermare (anche nel concerto europeo) il primato della sovranità nazionale ritrovata. Sul piano istituzionale il risultato di questo precipitoso allargamento è stato quello di rafforzare il ruolo del Consiglio dei primi ministri della Ue ovvero il metodo intergovernativo a scapito di quello sia della Commissione di Bruxelles sia del Parlamento di Strasburgo.
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Testata:  Stampa 
Autore:  La Mattina Amedeo 
Titolo: Salvini tratta con Von der Leyen per ottenere la Concorrenza
Tema: Nomine Ue

Matteo Salvini ha dato mandato a Mauro Zanni, il capogruppo dei sovranisti all’Europarlamento, di trattare per la Lega una poltrona in Commissione in cambio del voto a favore Ursula von der Leyen. I due si sono incontrati due giorni fa a Roma per mettere a punto le mosse che serviranno a portare a casa uno scambio che alla fine, molto probabilmente, spaccherà il neonato gruppo Identità e Democrazia tra i cui banchi siedono anche i francesi di Marine Le Pen. Quello che era sembrato, nelle intenzioni dei fondatori, un movimento che voleva rivoluzionare la politica del Vecchio Continente sta partecipando alla spartizione dei posti come tutti. Solo la Lega infatti entrerebbe in una inedita maggioranza che vede insieme Popolari, i liberali dell’Ade, i Consevatori che fanno capo ai nazionalisti polacchi di Kaczyríski, una parte dei socialisti e i leghisti italiani. Alla fine potrebbero pure entrare nel grande gioco europeo anche i 5 Stelle, portando tutti i giallo-verdi nelle stanze in cui si decide.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Via il ministro Acosta Ha protetto il finanziere che adescava minorenni
Tema: Usa: caso Epstein
Donald Trump: «Fosse stato per me, Alex sarebbe rimasto al suo posto». Risposta di «Alex» Acosta, 50 anni, da ieri ex Segretario al Lavoro: «Non voglio essere costretto a parlare ogni giorno del caso Epstein, anziché della nostra incredibile economia, dei posti che abbiamo creato. Sarei un egoista. Ecco perché ho telefonato al presidente e gli ho comunicato l’intenzione di dimettermi». La decisione di Acosta, 50 anni, nato a Miami, figlio di immigrati cubani, dovrebbe chiudere un fronte sempre più insidioso per l’amministrazione Trump: gli ambigui rapporti con Jeffrey Epstein, il Finanziere arrestato sabato 7 luglio con accuse gravissime, come traffico di minori e abusi sessuali, punibili con 45 anni di prigione. Epstein, secondo l’Fbi, adescava decine, forse centinaia di ragazze minorenni, attirandole nelle sue case di Manhattan e di Palm Beach. Le pagava 100-200 dollari per un massaggio che si trasformava poi in assalto sessuale. I magistrati si stanno concentrando sul periodo 2002-2006 e per ora le vittime identificate sono tre, una a New York e due in Florida.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Stupri e scandali Trump perde un altro ministro
Tema: Usa: caso Epstein
Fuori un altro: le porte girevoli dell’Amministrazione Trump, la più instabile della storia, stavolta espellono il ministro del Lavoro. Storia turpe, le dimissioni di Alex Acosta sono legate all’arresto del miliardario Jeffrey Epstein accusato di stupri e molestie ai danni di ragazzine minorenni. Epstein era amico di tanti Vip, da Bill Clinton a Donald Trump. Ma proprio da Acosta ricevette un favore speciale. Quando il ministro dimissionario faceva il procuratore, nella sua veste di magistrato confezionò un patteggiamento con Epstein che lo salvava dall’inchiesta penale. E lo fece senza neppure informarne le presunte vittime. Tutto questo accadeva 12 anni fa a Miami. È solo ora che la magistratura ha riaperto il caso. Epstein è agli arresti. Gli stessi giudici che si occupano del suo caso hanno defmito illegale il patteggiamento concordato da Acosta. Di qui la decisione di abbandonare l’incarico governativo. Per Trump in un certo senso è una novità: è il primo dei suoi collaboratori che deve mollare sotto il peso (indirettamente) di uno scandalo sessuale. Finora il sesso abbonda nelle vicende trumpiane ma non scalfisce questo presidente. In quanto a turnover invece l’uscita di Acosta è quasi un evento minore.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Martinelli Leonardo 
Titolo: Parigi premia Rackete, la Lega insorge
Tema: Contrasti Francia-Italia

«Stiamo organizzando la cerimonia. Sarà tra poche settimane» conferma Patrick Klugman, assessore alle relazioni internazionali del comune di Parigi. Assieme da Anne Hidalgo, la sindaca, ha deciso di consegnare a Carola Rackete e Pia Klemp, le due capitane della Sea Watch 3, la medaglia Grand Vermeil, «la più alta onorificenza della nostra città, per aver salvato migranti in mare». Mentre nella capitale francese si tessono le lodi delle due giovani tedesche, prevedibili scattano le polemiche in Italia, almeno dalle parti di Matteo Salvini e compagnia. «Per Parigi — osserva il ministro degli Interni — speronare motovedette della Guardia di Finanza comporta premi». Da parte sua Klugman, che, oltre a essere coinvolto nell’amministrazione della socialista Hidalgo, è un avvocato noto e militante antirazzista, rigetta al mittente le accuse di provocazione.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ricolfi Luca 
Titolo: Migranti, così le anime belle alimentano l’inferno libico
Tema: Libia
Non ha convinto quasi nessuno, nelle sue prime dichiarazioni, Ursula von der Leyen, candidata tedesca alla presidenza della Commissione Europea. E La ragione è piuttosto semplice: le forze politiche tradizionali, presunte vincitrici delle elezioni europee, sono in grave disaccordo fra loro su molte questioni cruciali, fra le quali quella migratoria. Se si esaminano attentamente le sue dichiarazioni, si capisce facilmente perché. Come spesso accade ai governanti europei, la loro preoccupazione centrale è l’affermazione di principi astratti che possano raccogliere il più ampio consenso possibile, ma la loro attenzione alla soluzione concreta dei problemi è minima. Di qui la curiosa diffusione in Europa di una retorica, quella del “machismo” (voglio A, ma anche B), di cui erroneamente avevamo attribuito l’esclusiva a Walter Veltroni, ai tempi in cui stoicamente tentava di dare una guida alla sinistra italiana. Oggi il ma-anchismo si ripresenta nelle parole della von der Leyen: difendere i confini, «ma anche» rafforzare i salvataggi in mare; non lasciare sola l’Italia «ma anche» non obbligare gli altri Paesi europei a prendere chi sbarca in Italia; no agli scafisti «ma anche» no ai porti chiusi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Valli Bernardo 
Titolo: Se la fragilità di Merkel toglie il velo al potere – I tremori di Angela e la fragilità del potere
Tema: Angela Merkel
I tremori di Angela e la fragilità del potere I fremiti che scuotono la cancelliera Merkel costringono la Germania e l’Europa a guardare oltre l’immagine della leader indistruttibile A Berlino parlare della salute dei leader è sempre stato tabù: ma ora sulla stampa è partito il dibattito I tremori della cancelliera preoccupano sempre di più i tedeschi e non lasciano indifferenti i governi amici della Germania, né tante altre capitali. Angela Merkel è considerata la donna con più poteri nel mondo. Ed è probabilmente la più conosciuta. Gli interrogativi sul suo stato di salute, dopo un rispettoso riserbo, dilagano ormai sulla stampa nazionale e internazionale. Le serie di sussulti che l’ha colta di sorpresa durante tre cerimonie ufficiali in poco meno di un mese ha provocato un allarme destinato ad estendersi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: In Somalia uccisa Hodan, simbolo di rinascita
Tema: Somalia

Hodan Naleye aveva 43 anni e due figli. Aspettava il terzo. Era scappata in Canada da bambina, con quattro fratelli e sette sorelle per sfuggire alla guerra civile. Aveva studiato Arte e Comunicazione, aveva un lavoro sicuro nel commercio, a Toronto. Ma aveva deciso di tornare in Somalia dopo che gli estremisti di al-Shabaab, affiliati di Al Qaeda, erano stati cacciati da Mogadiscio nel 2011. Voleva partecipare alla rinascita, raccontare storie belle con il «Somali Refugee Awareness Project». Ieri Naleye è morta in un attentato a Kismayo, con altre io persone almeno. La presidente della Cultural Integration Agency è morta accanto al marito, quando nel tardo pomeriggio un’autobomba ha fatto breccia nel popolare albergo Medina. «Un’esplosione enorme, tanti morti sul pavimento», ha raccontato un giornalista locale. I terroristi hanno preso d’assalto l’hotel, ingaggiando una battaglia con la polizia fmo a notte fonda.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Brandolini Elena_Marisol 
Titolo: Patricia Ortega García scrive la storia: prima generale dell’esercito di Spagna
Tema: Una donna generale in Spagna
La colonnello Patricia Ortega Garcia è stata nominata ieri generale dal governo spagnolo su proposta della ministra della Difesa Margarita Robles, divenendo così la prima donna ad occupare questo rango apicale nella storia delle forze armate spagnole. Ortega, di 56 anni, nata a Madrid, madre di tre figli, fu una pioniera dell’accesso delle donne nell’esercito, quando questo si apri al sesso femminile 31 anni fa. Proveniente da una famiglia di militari, cominciò la sua carriera nel 1988, entrando nell’Accademia Militare di Zaragoza. Quindi fu la prima tenente colonnello nel 2009, destinata alla Direzione di Infrastrutture del ministero della Difesa; diventata la prima donna colonnello nel 2015, è stata nella Caserma Generale dell’Esercito di Terra e successivamente nell’Istituto di Tecnica Aerospaziale. La nomina a generale è una decisione discrezionale dell’Esecutivo che richiede come requisiti il superamento di un corso ad hoc, la proposta da parte del Consiglio Superiore dell’Esercito e l’esistenza di un posto vacante.
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