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SINTESI IN PRIMO PIANO – 13 giugno 2020

In evidenza sui principali quotidiani:
– Inchiesta sulle zone rosse.
– Il nodo della Cig.
– Il ritorno del calcio.
– Caso Regeni.
– Scuole: possibile slittamento delle riaperture
– Stati generali dell’economia.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 

Autore:  Di Landro Armando 
Titolo: Il governo si difende davanti al pm – Conte sentito dal pm per tre ore Zona rossa, il nodo delle scelte
Tema: Inchiesta sulle zone rosse

Dopo il parere del Comitato tecnico scientifico e dell’Istituto superiore della sanità, fare la zona rossa a Nembro e Alzano era un obbligo definito dalla legge oppure no? Il tema è cruciale per il procuratore aggiunto di Bergamo Maria Cristina Rota, che ieri ha ascoltato per tre ore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i ministri Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, e mercoledì aveva invece incontrato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. Cruciale perché, se a fronte del parere degli esperti, il governo poteva agire secondo la sua discrezionalità valutando anche altri fattori, allora la partita non può essere penale e giudiziaria, ma può solo restare nell’alveo del dibattito (o dello scontro) politico. Forse spiegarlo alla Val Seriana e ai comitati di parenti delle vittime del Covid-19 sarà più difficile, ma «non tutto ciò che può apparire sbagliato è per forza un reato», per dirla con alcune dichiarazioni di Antonio Chiappani di poco tempo fa, appena nominato procuratore di Bergamo ma non ancora insediato.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ciriaco Tommaso 
Titolo: Zone rosse, Conte ai pm: “Su Bergamo ho deciso io” – Conte ai pm: “Ho deciso io con massima precauzione
Tema: Inchiesta sulle zone rosse

«Ho deciso io». Ecco la linea di Giuseppe Conte, nel giorno in cui risponde per tre ore come persona informata dai fatti ai pm di Bergamo che indagagno sulla mancata istituzione della zona rossa nei comuni bergamaschi di Alzano lombardo e Nembro, massacrati dal virus. L’ ipotesi di resato è epidemia colposa. «Ho deciso dopo un’attenta valutazione- sostiene- e ispirandomi al principio di massima precauzione». Dopo giorni di tensioni, i magistrati si presentano a Palazzo Chigi guidati dal procuratore aggiunto Maria Teresa Rota. L’avvocato affronta l’appuntamento con «coscienza serena». L’incontro è lungo,le domande dei pm- trapela dal governo- intervallate anche da una fase di «confronto cordiale». Alla fine, Conte confida ai suoi ministri: «Ho chiarito tutto». E si dice certo che non finirà sotto inchiesta. […] Il 3 marzo il Cts consiglia la chiusura dei due comuni, ma Palazzo Chigi non è conseguente. La ragione? I dati del 3 e 4 marzo- spiega Conte- indicano un andamento ormai critico in buona parte della Lombardia e non solo ad Alzano e Nembro. Di più: il premier aostiene di trovarsi di fronte a un caso diverso rispetto a quello di Codogno, dove fu subito decretata la zona rossa. La differenza è che il focolaio non è isolato, ma esteso ad ampie aree della regione.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Serra Monica 
Titolo: Così il Viminale bloccò la zona rossa nella domenica prima del lockdown
Tema: Inchiesta sulle zone rosse

Cè una bozza del questore di Bergamo. Ora è chiusa in un cassetto. In quelle pagine, scritte in fretta in attesa di un ordine pronto ad arrivare, si dispongono agli accessi della Val Seriana i 300 uomini che, nella notte del 5 marzo, dormono all’hotel Continental di Osio di Sotto e al Palace di Verdellino. Sono pronti, all’alba del marzo, a trasformare quella manciata di chilometri tra Alzano Lombardo e Nembro, dove il virus ha fatto strage, nella seconda zona rossa della Lombardia. Dopo 48 ore concitate, di chiamate, incontri e sopralluoghi, all’alba dell’8 marzo, alla prefettura di Bergamo arriva l’ordine di bloccare tutto. E quei 300 uomini vengono rispediti indietro. A comunicare «che l’esigenza di rinforzo di personale impiegato nell’area di Bergamo è terminata» è il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale. E anche di questo ha dovuto riferire ieri ai pm, nel corso degli ascolti a Palazzo Chigi è stata sentita anche la ministra Luciana Lamorgese. Tutti erano in attesa, a Bergamo. Della possibilità di istituire la zona rossa in Val Seriana si inizia a parlare a fine febbraio. Si oppongono i sindaci del territorio, salvo poi ritrattare le loro posizioni. Sono contrari soprattutto gli industriali. Ci sono due piani da bilanciare: quello economico e la salute pubblica.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Foschi Paolo 
Titolo: Virus e contagi: indice a 0,9 in tre regioni – Indice di contagio a 0,9 in tre regioni «L’epidemia non è ancora finita»
Tema: Virus e contagi

Lombardia, Lazio e Puglia sono vicine alla soglia statistica di rischio, anche se solo la prima delle tre regioni presenta numeri di contagi elevati. Nel complesso, però, «il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità. Si osserva una generale diminuzione nel numero di casi e una assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali». E quanto emerge dal monitoraggio settimanale della diffusione dell’epidemia effettuato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità e relativo al periodo 1-7 giugno. I dati elaborati rientrano fra i 21 parametri utilizzati per decidere il calendario delle riaperture ed eventuali nuove chiusure. Allerta continua «Persistono in alcune realtà regionali numeri di nuovi casi segnalati elevati seppur in diminuzione» è scritto nella relazione. In particolare l’indice Rt, che misura il tasso di contagiosità dopo l’applicazione delle misure di prevenzione, sfiora in tre regioni quota 1, considerata la soglia di rischio dagli epidemiologi: in Lombardia, che continua ad avere il numero più alto di casi, è a 0,9, nel Lazio a 0,93, mentre in Puglia è addirittura a 0,94, ma su un numero di casi molto basso e quindi non desta allarme.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Venturi Ilaria 
Titolo: Il piano delle Regioni “Riapriamo le scuole il 14 settembre”
Tema: Scuole: possibile slittamento delle riaperture

I genitori non ci vogliono credere: «Questo è accanimento». I presidenti delle Regioni avevano messo le mani avanti: si vada al voto entro metà settembre per evitare che la scuola parta troppo tardi, tra sanificazioni e seggi. E invece sulla prima campanella siamo in alto mare, anzi per l’avvio delle lezioni è un vero e proprio guaio nel momento in cui il governo procede spedito verso l’election day il 20 e 21 settembre. E dunque le aule riaprirebbero non prima del 23. I governatori corrono ai ripari e, dopo aver inutilmente contestato la scelta, proporranno una partenza lunedì 14 settembre. Tutte le regioni insieme, come non è mai successo e come la stessa ministra Lucia Azzolina premeva. Insieme ai nastri di partenza, «perché è un bel segnale dopo un periodo così travagliato» e prima del voto in sei regioni, in mille comuni e per il referendum sul taglio dei parlamentari. La proposta non è ancora formalizzata.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna 
Titolo: Scuola, l’inizio rischia di slittare al 23 settembre – Prima campanella a rischio rinvio: ipotesi 23 settembre, dopo il voto
Tema: Scuole: possibile slittamento delle riaperture

Non bastavano le polemiche sul plexiglas e sulle mascherine a rendere difficoltoso l’inizio del prossimo anno scolastico, con la fatidica distanza di un metro tra uno studente e l’altro che sta mettendo in difficoltà i presidi di tutta Italia. Ora sulla data di rientro a settembre incombe l’election day che potrebbe essere il 20 settembre, giusto a ridosso della riapertura delle scuole dopo sei mesi. Sul calendario scolastico la decisione spetta alle Regioni, che ogni tre anni rivedono o confermano le date, solitamente tra il 10 e il 15 di settembre, con la possibilità per le singole scuole di anticipare per poi recuperare qualche giorno per i ponti. La ministra Lucia Azzolina ad aprile aveva tentato di anticipare l’avvio dell’anno ai primi di settembre, ma si è scontrata con gli assessori regionali che non vorrebbero rico- minciare troppo presto per non compromettere il finale di quel poco di stagione turistica di quest’estate. In attesa di un nuovo incontro tra Regioni e ministero, per definire il calendario, sono però spuntate le elezioni e il referendum con tanto di battaglia politica sulla data: i governatori di Veneto e Liguria, Luca Zaia e Giovanni Toti, entrambi del centrodestra, vorrebbero addirittura votare a luglio e hanno detto subito che rinviando al 20 settembre si rischia il caos e di non poter aprire le scuole fino alla fine del mese.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Salvini contro il premier: si scusi Renzi invoca la tregua. Poi attacca
Tema: Tensioni nel Governo

Se c’è una cosa che Giuseppe Conte non sembra temere è la spallata per via giudiziaria. Su questo terreno, all’apparenza assai franoso, l’avvocato di Palazzo Chigi si sente protetto dalla sua maggioranza. «Sono serenissimo», ha ripetuto ai ministri che lo hanno chiamato per solidarizzare, prima e dopo il lungo colloquio con il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota. Ascoltato come testimone sulla mancata chiusura delle zone rosse di Alzano e Nembro, il premier ha percepito un «buonissimo clima» e si è convinto che né lui, né i ministri Lamorgese e Speranza, saranno indagati. Conte sente di avere agito «in scienza e coscienza» ed è grato ai sondaggi. Come spiegano nel suo entourage, «i numeri dicono che gli italiani non imputano al presidente nessuna responsabilità». E Matteo Renzi, che il 20 aprile invocava una commissione di inchiesta per «fare chiarezza su ciò che non ha funzionato nella drammatica ecatombe legata al coronavirus»? Adesso l’ex premier evita provocazioni e polemiche. «Non diremo nulla che abbia a che fare con il lavoro della magistratura — frena infatti Ettore Rosato —. Quando è stato il momento abbiamo fatto le nostre valutazioni, ma adesso ci preoccupiamo della ripartenza del Paese». Matteo Salvini intanto attacca e, citando le parole pronunciate giorni fa dal pm di Bergamo, difende il presidente Attilio Fontana: «Spettava al governo creare le zone rosse, la Regione Lombardia non aveva alcuna responsabilità». Su questa affermazione scoppia la bagarre. Ma il leader della Lega sfida Conte, dandogli del bugiardo: «Almeno chieda scusa ai parenti e agli amici dei troppi bergamaschi morti».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – Il Pd, Palazzo Chigi e quel patto violato – L’altolà del Pd: basta portare la croce
Tema: Tensioni nel Governo

Conte ha violato i patti e il Pd non intende farsi governare da Conte per dpcm. «Non possiamo essere sempre quelli che portano la croce», dice Zingaretti riferendosi al premier, e siccome anche il Cireneo aveva solo due guance, i democratici ritengono di aver esaurito la loro dote di penultimatum. E’ vero, c’è il problema dei troppi dossier aperti come assegni posticipati: c’è l’ex Ilva, Autostrade, c’è Alitalia e il resto mancia. Ma il vero punto di rottura riguarda il metodo che Palazzo Chigi ha disatteso. Non è una questione banale: è un fatto di potere. L’accordo stipulato quando nacque l’alleanza giallo-rossa prevedeva che tutte le decisioni passassero attraverso il filtro dei capi-delegazione al governo. Con l’emergenza Covid, Conte ha preso ad accentrare ogni scelta e il muro tra sé e gli alleati è diventato a un certo punto fisico, per via di quella montagna di sondaggi di cui si circonda sulla sua scrivania e che si sono trasformati in uno specchio nel quale rimirarsi, per sentirsi dire dai numeri che nessuno è più forte di lui nel reame. Così nel Pd è montato verso il premier il malumore, che a detta di un ministro «è crescente».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  a.cuz. 
Titolo: Ora il Pd va in pressing sui decreti sicurezza Ma arriva lo stop M5S
Tema: Decreti Sicurezza

Cambiare subito, il prima possibile, i decreti sicurezza. «Portiamoli in Consiglio dei ministri già la prossima settimana», ha chiesto il capodelegazione del Partito democratico Dario Franceshini durante la riunione che — giovedì notte — ha dato il via al contratto per le fregate italiane all’Egitto. Subito prima, si era riunito con il segretario dem Nicola Zingaretti, il vice Andrea Orlando, i ministri e i capigruppo pd di Camera e Senato. Tutti consapevoli di quanto la decisione sulle commesse del regime di Al Sisi potesse urtare gli elettori di centrosinistra, dopo la prosecuzione del memorandum con la Guardia costiera libica (ancora in attesa di essere riformato). Il segretario ha chiesto discontinuità. Franceschini ha portato la richiesta in Consiglio dei ministri. Il premier ha detto: «Va bene», chiedendo poi alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: «Lei è pronta?». «Certo presidente gliel’ho detto», è stata la risposta. Il progetto del Viminale è pronto e attende dal 17 febbraio, prima che tutto si fermasse per via del coronavirus. Non si sono fermati però gli effetti dei decreti sicurezza, che hanno smantellato il sistema di accoglienza dei comuni, cancellato la protezione umanitaria, reso tutto più difficile alle Ong che operano nel Mediterraneo per salvare vite in mare. Nell’ultimo naufragio accertato — al largo della Tunisia — sono morte 55 persone, tra cui 28 donne, una incinta, e tre bambini. «Sono stato a Lampedusa e la situazione è esplosiva», ha raccontato il ministro del Sud Peppe Provenzano. «Quel decreti vanno cambiati subito, non c’è più tempo da perdere».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tucci Claudio 
Titolo: Cig, rischio di una tempesta perfetta Il governo: subito la cassa di settembre – Cassa, rischio tempesta perfetta Anticipo per la dote di settembre
Tema: Il nodo della Cig

Il governo apre alla possibilità di anticipare la cassa integrazione d’emergenza a quelle aziende che la esauriranno nei prossimi giorni, senza cioè doverpiù aspettare il termine, oggi previsto, del 1° settembre. «L’accordo politico c’è – annunciano, in una nota, i ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri e del Lavoro, Nunzia Catalfo-. Stiamo redigendo un decreto legge da portare a un prossimo Cdm». Il “dossier” è in mano ai tecnici; con l’obiettivo, spiega, nel dettaglio, Marco Leonardi, consigliere economico del ministro Gualtieri, «di consentire alle imprese, in forte difficoltà, che hanno esaurito tutte le prime 14 settimane di Cig di poter ottenere le altre eventuali 4 settimane previste, appunto, dal Dl Rilancio, senza dover attendere un paio due mesi, e con il divieto di licenziamento prorogato di altri tre mesi, fino al 17 agosto». Il tema è delicato; e l’Esecutivo ha deciso di accendere un faro visto che nei prossimi giorni, forse già la prossima settimana, le prime imprese che hanno attivato l’ammortizzatore all’inizio della crisi sanitaria vedranno esaurire il sussidio previsto dal governo Conte, e, come sottolineato dagli stessi rappresentanti imprenditoriali, potranno al massimo richiedere la più onerosa Cig ordinaria purché abbiano ancora periodi residui.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Tridico: “Cassa integrazione pagata C’è l’assegno per 420 mila lavoratori”
Tema: Il nodo della Cig

«Abbiamo mantenuto gli impegni, la cassa integrazione è stata pagata ai 420 mila lavoratori che la stavano ancora aspettando». Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico è soddisfatto della sfida vinta: i pagamenti in ritardo sono stati tutti erogati ieri, come aveva promesso lui stesso. «Al mondo c’è ancora tanta speranza e io sono un uomo fortunato», dice quasi commosso. «In totale abbiamo pagato 8 milioni di richieste di cig. Adesso se ne stanno aggiungendo anche delle altre che le aziende hanno inviato dopo l’8 giugno che era il limite per gli ordini. Capisco la polemica politica, ma se questo paese non avesse l’Inps oggi non sarebbe lo stesso e la coesione sarebbe a rischio. Abbiamo fatto davvero un grande lavoro di protezione». Tridico illustra il quadro dei pagamenti che riguardano tutti i sussidi messi in campo negli ultimi mesi: «8 milioni di bonus da 600 euro ad aprile e maggio, 250 mila congedi famigliari, 300 mila bonus babysitter, 67 mila domande per il reddito di emergenza e dalla settimana prossima inizieremo a distribuire i 200 mila sostegni a colf e badanti». Sembra risolto il rischio che molte imprese rimangano senza la possibilità di accedere alla Cassa.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Chiellino Giuseppe 
Titolo: Lavoro, liquidità, Pa: le richieste Ue
Tema: Richieste UE

Nella definizione dell’agenda di riforme per rilanciare il Paese dopo la recessione c’è un interlocutore di cui non si potrà non tener conto. È il principale “donatore”, l’Unione europea, da cui nei prossimi anni arriveranno all’Italia tra i 230 e i 260 miliardi, tra prestiti a tassi prossimi allo zero e sovvenzioni a fondo perduto. L’erogazione di queste risorse, non solo per l’Italia, sarà condizionata a un piano nazionale di riforme coerente con le raccomandazioni che la Ue rivolge a ciascun Paese nell’ambito del cosiddetto “semestre europeo”. I finanziamenti arriveranno per tranche, col progredire delle riforme, sul modello della Banca mondiale. Le raccomandazioni per ciascun Paese sono state pubblicate il zo maggio e da quelle bisogna partire per creare un canovaccio di riforme e di interventi facilmente finanziabili coni fondi europei, evitando faticosi negoziati con la Ue. Non si può ignorare il nodo sovranità, ma con il debito sopra il 150% del Pil e la recessione in atto, se rivogliono gli aiuti c’è poco da discutere.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Patta Emilia 
Titolo: Stati generali al via con i vertici Ue Il Pd: priorità risolvere i dossier caldi
Tema: Stati generali

Il Piano di rilancio per la ricostruzione e in vista dell’attivazione del Recovery fund annunciato da Giuseppe Conte è ancora in fieri. Le dieci macroaree individuate andranno riempite nelle prossime ore facendo una sintesi tra il piano presentato da Vittorio Colao, le proposte arrivate dai ministri e dai gruppi parlamentari della maggioranza e il Piano nazionale di riforme (Pnr) a cui sta lavorando il ministro dell’Economia e che come ogni anno andrà inviato a Bruxelles entro giugno. Roberto Gualtieri, per altro, è al lavoro soprattutto sul capitolo fisco. Ma intanto, mentre cresce il malumore del Pd che  questo evento voluto dal premier lo ha subito, oggi si parte: presenti in videoconferenza le principali autorità europee (daranno il proprio contributo tra gli altri il presidente del Parlamento Ue David Sassoli, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il commissario Paolo Gentiloni, probabilmente la presidente della Bce Chiristine Lagarde, la direttrice del Fmi Kristalina Georgieva e il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria), solo il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interverrà in presenza nella residenza presidenziale di Villa Pamphili.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Salvia Lorenzo 
Titolo: La Troika c’è (ma solo in video) Così il summit dribbla i critici
Tema: Stati generali

Raccontano che Ignazio Visco abbia insistito. Al governatore della Banca d’Italia era stata offerta la possibilità di intervenire in videoconferenza agli Stati generali, momento di riflessione o semplice passerella a seconda dei punti di vista, che si aprono oggi a Villa Pamphili. Ma lui, dopo aver ringraziato, ha fatto sapere che preferisce esserci di persona in quello che, nonostante l’abbandono degli ultimi anni, resta uno dei parchi più belli di Roma. Nel primo giorno, Visco dovrebbe essere l’unico a parlare «in presenza», come si dice adesso. Gli altri parteciperanno in videoconferenza, trasformando in una gigantesca call quello che dovrebbe essere l’inizio di un percorso di rilancio del Paese del quale, a dir la verità, si parla tanto ma restando un po’ sul vago. Una scelta, quella degli interventi in video, frutto del momento, dei problemi logistici e delle cautele sanitarie. Ma dettata 41 i giorni che sono trascorsi dall’inizio della fase 2 con la progressiva riapertura delle attività e delle imprese anche da motivi politici e quindi di comunicazione. Nel giorno del debutto, agli Stati generali prenderanno la parola la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde e la direttrice operativa del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Messina Sebastiano 
Titolo: Gli Stati generali senza una bussola – Il conclave misterioso che dura più di Sanremo
Tema: Stati generali

Avvolto fino alla vigilia da una fitta nebbia, il Grande Evento organizzato in assoluta solitudine da Giuseppe Conte- gli “Stati Generali dell’economia”- ha cominciato solo ieri pomeriggio a rivelare qualche indizio sulla sua organizzazione. Il primo- che ha suscitato nelle sedi di partito un mormorio di disapprovazione- è che nel sontuoso Casino del Bel Respiro saranno serviti solo acqua, caffè e stuzzichini, menù che sarebbe definito austero anche in un convento francescano sotto quaresima. Il secondo è che alla sfilata delle star internazionali di oggi seguiranno nove giorni di sedute a porte chiuse: un conclave che durerà quanto la somma di tutti quelli che sono serviti a eleggere gli ultimi quattro papi (e persino più del festival di Sanremo, che non finisce mai). Con la differenza che ministri, economisti, architetti e professori potranno uscire liberamente. Al contrarioi giornalisiti non potranno assolutamente entrare. Sul resto del programma, in realtà, si sa ancora poco. Secondo alcuni, Conte vuole esporre le sue proposte agli ospiti. Secondo altri, invece, ognuno degli invitati dovrà offrirne ua al premier.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Un piano Ue per fermare l’assalto delle imprese cinesi
Tema: Piano economico dell’Ue

L’Europa è pronta a lanciare un meccanismo per proteggere le aziende strategiche ciel continente da scalate e acquisizioni da parte di soggetti extra-Ue sovvenzionati con soldi pubblici nei loro paesi. La prima proposta di questa sorta di golden power continentale sarà pubblicata mercoledì prossimo dalla Commissione europea. Un libro bianco con una serie di idee da presentare ai governi. Dopo la discussione con le capitali, Bruxelles presenterà i testi legislativi. Uno strumento che parte dall’estensione alle imprese straniere delle norme antitrust valide per le nostre industrie con conseguente un impatto geopolitico nei confronti della Cina. Le imprese del Dragone non sono mai citate nella bozza di Libro bianco Ue, ma sono chiaramente il bersaelio dell’iniziativa. Non a caso in Europa la parola ormai si ripete: «Non saremo più naif con Pechino». Il punto è che le imprese cinesi spesso sono dello Stato o ricevono generose sovvenzioni pubbliche. Aiuti preclusi alle industrie Ue, soggette a rigide norme antitrust. Che così si trovano a competere sul mercato contro competitor “dopati”.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Enria avverte le banche: in arrivo nuovi test Bce sulla vulnerabilità – Banche sotto l’esame della Bce: faro sulla vulnerabilità alla crisi
Tema: Bce

Niente stress test nell’anno dello scoppio della crisi pandemica, ma qualcosa di simile. Le banche europee più significative saranno sottoposte a una speciale valutazione di vulnerabilità – vulnerability assessment- che sarà condotta dall’autorità di vigilanza europea Bce/Ssm per stabilire la resilienza dei singoli istituti a questo shock senza precedenti e contrassegnato da un’«incertezza radicale». Ad annunciare l’avvio di questa verifica, straordinaria come il coronavirus e che si concluderà entro luglio e con risultati resi noti in via aggregata, è stato ieri il numero uno dell’Ssm Andrea Enria in un intervento ad un incontro organizzato da Unicredit: questo esercizio, ha detto, «mira a valutare il rendimento delle banche nell’ambito della proiezione macroeconomica di base della Bce 2020-2022». Gli scenari della Bce che saranno utilizzati per valutare lo stato di salute delle banche in pandemia non sono stati resi noti ma saranno più di uno, dallo scenario base (contrazione del Pil del 13% nel secondo trimestre e dell’8,7% nel 2020) allo scenario peggiore (-12,6% nel 2020) con un’enfasi sull’eventualità di una seconda ondata e di un nuovo lockdown.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Voltattorni Claudia 
Titolo: Boom degli inattivi, in un anno a quota 290 mila
Tema: Meno occupazione

Meno occupati. Ma soprattutto boom degli inattivi. Ecco un altro degli effetti del Coronavirus certificato dall’Istat nel suo report trimestrale sul mercato del lavoro: in un anno sono aumentate di 290mi1a unità le persone che non hanno un lavoro e neanche lo cercano (+2,2%). Che si traduce anche in un inaspettato calo del tasso di disoccupazione rispetto all’ultimo trimestre del 2019 sceso al 9,4% (-1,7 punti). E cala il numero di disoccupati che si attesta a 2 milioni 398 mila unità (-467 mila in un anno, -16,3%). Il punto, sottolinea l’Istat, è che «tra le forze di lavoro potenziali, diminuiscono le transizioni verso i disoccupati (-1,2 punti) e aumentano quelle verso gli inattivi che non cercano e non sono disponibili (+2,9 punti)». L’emergenza Covid-19 ha dunque scoraggiato la ricerca di lavoro in una situazione già affatto florida: in un anno si è ridotto ulteriormente il numero di persone in cerca di occupazione: 467mila in meno, -16,3%. In circa sette casi su dieci, sottolinea l’istituto, l’intervistato specifica di non aver cercato lavoro per motivi riconducibili all’emergenza sanitaria. E calano di 274mila unità gli occupati (-1,2%) nel mese di aprile rispetto al mese precedente.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Una «comune» a Seattle (nella caserma occupata) Trump minaccia la sindaca
Tema: Comune a Seattle

La «comune» di Seattle si estende per sei isolati nella zona orientale della città, lontano dalle attrazioni turistiche. Lunedì 8 giugno i manifestanti hanno costretto la polizia ad abbandonare il Department’s East Precint, il distretto assediato nelle ultime due settimane, dopo la morte di George Floyd. Ma a differenza di ciò che è accaduto a Minneapolis, i contestatori non hanno bruciato tutto. Hanno, invece, occupato l’edificio e l’area circostante, dichiarandola zona franca: «Capitol Hill Autonomous Zone», o più semplicemente «Chaz». Un’azione che a qualcuno ha ricordato Occupy Wall Street, il movimento che si accampò a Wall Street, in Zuccotti Park, nel settembre 2011 per protestare contro le disuguaglianze economiche. La sindaca di Seattle, la democratica Jenny Duncan, mercoledì sera ha detto alla Cnn: «Considero questa iniziativa in linea con il Primo Emendamento della Costituzione, che garantisce il diritto all’espressione. Non ci sono pericoli per la popolazione. L’ordine pubblico è garantito, così come la sicurezza dei cittadini e delle attività commerciali nel quartiere». Duncan ha poi aggiunto di non sapere quanto durerà l’occupazione, rispondendo con una battuta: «Potremmo avere un’estate d’amore». Donald Trump ha reagito con un tweet furibondo: «Il Sindaco di Seattle dice a proposito degli anarchici che si sono impadroniti della sua città che “è un’estate d’amore”. Questi democratici liberal non hanno capito nulla. I terroristi bruciano e saccheggiano le nostre città e loro pensano che tutto ciò sia semplicemente meraviglioso, persino i morti. Ma questo sopruso deve finire ora».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Flores D’Arcais Alberto 
Titolo: La Comune di Seattle vietata ai poliziotti E Trump va all’attacco: “Intervengo io”
Tema: Comune a Seattle

“Welcome to Chaz”. La grande scritta colorata con gli spray dà il benvenuto a chiunque voglia entrare in un esagono di strade che da cinque giorni è il simbolo pacifico della rivolta per la morte di George Floyd. Migliaia di persone hanno occupato quest’area a Nord-Est del centro di Seattle e del famoso Pike Place Market, rendendolo – in aperta sfida verso la polizia (si sono insediati anche all’esterno della locale stazione del Seattle Police Department) – un happening a cielo aperto, con musica, danze, slogan e film. “Questa presa di Seattle deve finire, ora!”. Nemico numero uno della Chaz (acronimo per Capitol Hill Autonomous Zone) è Donald Trump, che su Twitter non ha lesinato accuse e minacce contro “i terroristi che bruciano le nostre città”, attaccando la sindaca democratica Jenny Durkan (“Incompetente! Collusa! Se non sei capace allora interverrò io, questo non e un gioco!”) e il governatore (anche lui democratico) dello Stato di Washington, Jay Inslee (“Un uomo totalmente incapace di governare, dovrebbe rimanere fuori dagli affari dello Stato di Washington. ‘Stoop’!”).  La sindaca ha risposto con un tweet ironico alla sfuriata di The Donald e poi, in conferenza stampa, ha aggiunto che «la minaccia di invadere Seattle, di dividere e incitare alla violenza nella nostra città non è solamente sgradita, ma anche illegale». Dopo la morte di George Floyd a Minneapolis, per due settimane le strade attorno alla stazione di polisia erano diventate terreno di battaglia tra manifestanti e agenti di polizia. II governatore aveva mandato la Guardia Nazionale, la sindaca aveva imposto il coprifuoco. Lo scorso weekend le manifestazioni erano diventate battaglia aperta, con scontri pesanti, gas lacrimogeni, macchine incendiate, fino a quando la polizia era stata costretta a ritirarsi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa – Foschini Giuliano 
Titolo: Le navi militari all’Egitto, i Regeni accusano: “Lo Stato ci ha tradito” – “Regeni, un processo per i killer” Lo scambio per le navi all’Egitto
Tema: Caso Regeni

ll governo, chiuso in una strada stretta, che prova a trovare una maniera per motivare davanti all’opinione pubblica la posizione fin qui tenuta: ottenere qualche risposta dall’Egitto, «anche un atto simbolico», per poter giustificare la vendita delle due fregate Fremm. E i genitori di Giulio Regeni che, però, non mollano di un centimetro. «Ci sentiamo traditi — dicono — E dopo quattro anni e mezzo il tempo delle chiacchiere è scaduto: non si pensi che basterà darci quattro indumenti e cianfrusaglie» hanno spiegato ieri Paola e Claudio, ospiti della trasmissione di La7 Propaganda live. «Noi chiediamo fatti. E cioè la risposta esaustiva alla rogatoria dell’aprile 2019. E la consegna da parte dell’Egitto delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati della procura di Roma».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bozza Claudio 
Titolo: I Regeni durissimi sul governo «È il fuoco amico che ci fa male»
Tema: Caso Regeni

«Dopo 4 anni e mezzo di menzogne e depistaggi… Lo Stato italiano ci ha tradito. Siamo stati traditi dal fuoco amico, non dall’Egitto. E da cittadino uno non si aspetta di dover lottare contro il proprio Stato per ottenere verità e giustizia». Sono durissime le parole di Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio, barbaramente ucciso in Egitto, all’indomani del via libera di Palazzo Chigi alla vendita di due navi da guerra al governo di al-Sisi. E poi: «Chiediamo che i cinque ufficiali della national security vengano consegnati all’Italia per essere processati: finché non otterremo questo ci sentiremo traditi». La madre di Giulio ha poi rivelato di aver ricevuto, ieri, una chiamata dal presidente della Camera Roberto Fico (M5S), i cui parlamentari di riferimento stanno pressando il governo: «Abbiamo fiducia in Fico: ci ha ribadito che sta con noi e ci ha chiesto come stiamo. E’ l’unico uomo di Stato che ci ha chiamato, perché ha pensato che noi possiamo anche stare male».  A Palazzo Chigi, a poche ore dall’inizio degli Stati generali, il premier ha riferito sulla vicenda ai componenti del governo, per poi ufficializzare il via libera per la vendita agli egiziani della Spartaco Schergat e della Emilio Bianchi, due navi militari commissionate per la nostra Marina militare e poi dirottate verso l’Egitto in cambio di 1,2 miliardi di dollari. Ascoltando la relazione di Conte, nessuno dei ministri si sarebbe opposto all’operazione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Tobagi Benedetta 
Titolo: Diamo la parola alle statue della storia ferita – La Storia non si epura Anche quelle statue hanno diritto di parola
Tema: Razzismo- Le statue abbattute

Da Bristol alla Virginia, dal Belgio a New York, l’onda di sdegno e solidarietà sollevata dall’uccisione di George Floyd travolge í monumenti collegati agli abomini dello schiavismo e del colonialismo. A Londra corrono ai ripari “impacchettando” Churchill onde evitare nuove scritte ingiuriose, mentre divampa, inevitabile, la querelle tra chi propone di epurare gli arredi urbani e chi intima di non cancellare le tracce della storia; è possibile scansare gli eccessi del politicamente corretto e incanalare l’ardore demolitorio, salvando le capre della storia e i cavoli della sacrosanta protesta, creando, per di più, luoghi di memoria “dinamici” nelle nostre città. Banksy ha centrato il punto prima e meglio di chiunque altro con una proposta geniale: non eliminare la statua dello schiavista Colston, ma immortalare il gesto del suo abbattimento, per integrare nel monumento la spinta della protesta, trasformando e facendo evolvere il suo significato. In un mondo dove razzismo e discriminazione sono ancora emergenze, le pagine di storia in cui affondano le loro radici sono oggetto di perenni controversie, rimozioni, falsificazioni; un passato che Scotta al punto da aver fatto rispuntare i picconi usati contro le immagini di Lenin e Saddam. A questo dato dl fatto dobbiamo però sommarne un altro: il deficit di memoria storica che affligge la maggior parte della società.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Panarari Massimiliano 
Titolo: Quando abbattere le statue rischia di oscurare le diversità – La notte delle statue nere Abbattere i simboli negativi La tentazione di oscurare la diversità della democrazia
Tema: Razzismo- Le statue abbattute

L’iconoclastia ha radici profonde nel mondo premoderno, dall’incendio della Biblioteca di Alessandria alla damnatio memoriae latina, dagli imperatori di Bisanzio fino alla Riforma protestante. Così solide e di lunga durata che la furia iconoclasta sta infatti riemergendo, in questi giorni, come un poderoso fiume carsico. E non è un caso se si ripresenta proprio nel nostro mondo postmoderno, che della premodernità si rivela erede sotto più di un aspetto, in un’atmosfera resa ancora più ansiogena e distopica a causa del virus e delle ulteriori diseguaglianze che ha partorito. La neoiconoclastia si sta abbattendo sulle statue di tutti coloro che Black Lives Matter e il movimento antirazzista esploso dopo l’assassinio di George Floyd considerano come gli oppressori del popolo nero. E, fino ad ora, non si era visto un movimento così esteso e dai tratti ormai globali. La scrittura della storia e la costruzione della memoria corrispondono sempre a un’attività di revisione, e sono quasi sempre atti politici, che non di rado avvengono a opera di alcuni vincitori ai danni degli sconfitti. A colpire in quanto sta avvenendo al di là dell’Atlantico (con qualche rischio che la fiammata dilaghi anche nelle aree più multietniche del Vecchio continente) sono la carica irrefrenabile e le dimensioni crescenti, comparabili per certi versi a quelle di una guerra civile.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tognotti Eugenia 
Titolo: Anche l’Oms sbaglia sul virus
Tema: Oms

Occorre fare appello a una serie di attenuanti — prima tra tutte la “magnitudo” del terremoto pandemico che ha scosso l’intero pianeta – per non cedere alla tentazione di un giudizio assai negativo sulle strategie di comunicazione dell’Oms nell’era Covid- 19. Lasciando in sottofondo esitazioni, ritardi, ripensamenti, direttive non chiare, ci si può concentrare sull’ultimo errore, il più rilevante, forse, per ciò che implica nelle politiche di controllo: la questione della trasmissione virale da parte di asintomatici, presentata come “rara”, in contrasto con posizioni che sembravano ormai acquisite . L’incidente ha fatto saltare sulla sedia gli esperti di malattie infettive e indotto milioni di naviganti della rete ad attingere a un nutrito e colorito armamentario di critiche-insulti. Il casus belli è esploso durante un briefing a Ginevra, nel corso del quale l’epidemiologa americana Maria Van Kerkhove, responsabile dell’unità malattie emergenti e zoonosi dell’Oms, ha invitato a concentrarsi sui pazienti sintomatici, rimarcando come sia «raro che un soggetto asintomatico infetti un altro individuo». Critiche e proteste hanno poi spinto la responsabile di questo cruciale settore dell’Oms a una parziale retromarcia, chiarendo che si riferiva «a un piccolo sottogruppo di studi», e che pensava fosse stato un malinteso quello di affermare che la trasmissione asintomatica a livello globale sia molto rara. In conclusione: sono necessari altri studi per appurare quanti sono gli asintomatici e quanto sono contagiosi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ansaldo Marco 
Titolo: La Guerra fredda di Twitter con Xi e Erdogan
Tema: Twitter contro Cina, Russia e Turchia

Twitter contro i regimi? La (breve) storia dei social media si arricchisce di un nuovo capitolo: quello dei governi percepiti dal complesso degli utenti nel mondo come fra i più autoritari. Ecco così che il colosso dei messaggi, con sede a San Francisco, ha rimosso ieri 32 mila account fasulli di Cina, Turchia e Russia, usati per “fare propaganda e seminare disinformazione”, come ha spiegato la società con un post sul suo blog. E, naturalmente, i Paesi toccati dal provvedimento hanno reagito e si preparano a contromisure. La rete più grande fra le tre smantellate è quella cinese. Era composta da un nucleo di 23.750 account, i cui contenuti venivano amplificati sul social a loro volta da altri 150 mila contatti. Twitter scrive che Pechino la adoperava per attività “coordinate e manipolatorie”, destinate a “diffondere narrazioni geopolitiche favorevoli al Partito comunista cinese, e a racconti ingannevoli sulle dinamiche politiche di Hong Kong’. La rete turca invece contava 7.340 account, impegnati in una narrazione favorevole al presidente Recep Tayyip Erdogan e al suo partito conservatore di origine religiosa. La rete russa disattivata era invece composta da poco più di 1.152 account, soprattutto legati a Current Policy, un sito d’informazione che fa propaganda per conto del governo. Tra le attività la promozione di Russia Unita, il partito del presidente russo Vladimir Putin, e l’attacco dei suoi critici. L’intero contenuto degli account smantellati è stato comunque salvato in un database per la ricerca scientifica
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