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SINTESI IN PRIMO PIANO – 12 gennaio 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Misure anti-Covid: nel nuovo Dpcm proroga dello stato d’emergenza fino al 30 aprile;
– Governo: Renzi pronto alla crisi, Conte prova a resistere;
– Recovery Plan: 47 linee di azione per le politiche di rilancio;
– Riforma fiscale: le proposte del direttore dell’agenzia delle Entrate Ruffini;
– Usa: contro Trump la richiesta di impeachment e l’Fbi lancia l’allerta;
– Vaticano: Papa Francesco apre alle donne i “ministeri” di lettorato e accolitato.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza
Titolo: Nuova stretta sulle fasce di rischio Più «facile» passare in arancione
Tema: Nuovo Dpcm, misure anti-Covid
La strada è tracciata, lo spiega Francesco Boccia ai governatori nella riunione della cabina di regia: «II sistema delle fasce ci ha salvato due volte da un nuovo lockdown, quello che sta succedendo in Europa è sotto gli occhi di tutti». Ecco perché nel Dpcm in vigore dal 16 gennaio il Governo non solo confermera i divieti previsti dalle varie zone ma aggiungerà ulteriori restrizioni. II bollettino di ieri dimostra che il tasso di contagiosità è ancora alto: 13,6 per cento con 12.532 nuovi positivi e 448 vittime. «II quadro epidemiologico è molto complesso, con l’ultimo monitorággio siamo tornati ad avere Rt sopra 1, ci aspettiamo che la crescita continui nei prossimi giorni», avverte il titolare della Salute, Roberto Speranza. «Senza le misure che abbiamo adottato nei giorni festivi avremmo avuto una moltiplicazione che avrebbe portato l’epidemia fuori controllo già in questi giorni», aggiunge. II ministro anticipa che saranno confermati il divieto di spostamento tra le Regioni e anche la possibilità di rendere ancora più severi i criteri «per facilitare l’ingresso in arancione provando a lavorare sull’indice di rischio e non su Rt». II coprifuoco dalle 22 alle 5 sarà confermato, così come il divieto di assembramento e l’obbligo di mascherina all’aperto e al chiuso. Il ministro Franceschini spera di riuscire a introdurre l’apertura dei musei con ingressi contingentati, come «scelta simbolica» per indicare ai cittadini una luce in fondo al tunnel. In Parlamento saranno illustrati un nuovo Dpcm con le nuove regole e un decreto legge, che prorogherà lo stato di emergenza al 30 aprile: il governo ritiene indispensabile mantenerlo per almeno tre mesi per gestire questa fase di campagna vaccinale e le forniture per le strutture sanitarie e anche per prorogare lo smart working.
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Testata:  Repubblica
Autore:  …
Titolo: Nel decreto più vincoli alle Regioni Sarà difficile scalare di zona
Tema: Nuovo Dpcm, misure anti-Covid
Le maglie si sono strette. E, dunque, sarà più facile diventare “zona a rischio”. E molto più difficile invece tornare indietro: con l’Rt superiore a 1 si diventa arancioni e con fuello a 1,25 rossi. Ma c’è altro. Le regioni considerate a “rischio alto”, per via di alcuni dei 21 indicatori come per esempio l’occupazione dei posti letto, non potranno scalare di fascia anche in presenza di un calo dell’indice di contagio. II governo ha spiegato ieri alle Regioni il piano dei cento giorni: un nuovo Dpcm da approvare entro la settimana e lo stato di emergenza posticipato per un ulteriore trimestre. «L’obiettivo – hanno detto i ministri della Salute, Roberto Speranza e delle Autonomie, Francesco Boccia – è arrivare a fine aprile con il piano vaccinale a pieno regime e una pressione sugli ospedali gestibile. Significherebbe uscire dalla pandemia o per lo meno dalla sua fase più grave». La teoria è semplice: il Covid 19 stressa la rete ospedaliera costringendo i pazienti più fragili a lunghi ricoveri, quando non li uccide. Vaccinare, e dunque rendere immuni, le fasce più deboli (e gli operatori sanitari) significa mettere in sicurezza il servizio sanitario. E dunque rendere tutto più gestibile. Per farlo «serve un ulteriore sforzo» ha detto il governo. Sforzo che, questa volta, le Regioni sono pronte ad accettare. Ma nella lunga riunione di ieri hanno chiesto due punti: maggiore chiarezza e ristori immediati. Sul primo punto la richiesta di alcuni è stata di eliminare il sistema delle fasce. Lombardia, Campania e Friuli Venezia Giulia, con l’accordo in realtà di molti altri governatori, hanno chiesto di rendere tutta Italia zona arancione ed eventuale stretta per alcune regioni in caso di peggioramento dei dati. Una proposta che, però, il governo non intende raccogliere. Sui ristori sono invece arrivati impegni precisi: «Ci saranno per tutte le attività che resteranno chiuse» ha detto Boccia, compreso lo sci. II presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ha chiesto lo stop alla vendita di asporto per i bar alle 18, la norma anti movida, ma non per il cibo: «Altrimenti si penalizzano ingiustamen te i ristoranti».
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Testata:  Stampa
Autore:  Longo Grazia
Titolo: Piano pandemico: scegliete chi salvare – Così l’Italia deciderà chi curare prima Polemiche sul nuovo piano pandemico
Tema: Piano pandemico
Meglio tardi che mai. È finalmente pronta labozza del nuovo piano pandemico 2021-2023 che, sulla scorta dell’emergenza coronavirus sostituirà il piano influenzale datato 2006, poi aggiornato, ma di fatto rimasto identico rispetto alla sua formulazione originaria. E già non mancano le polemiche, soprattutto per la possibilità di privilegiare chi curare. Tra le novità della bozza del nuovo piano strategico, che verrà poi sottoposta alle Regioni, ci sono la necessità di produrre velocemente mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello nazionale sia per medici e infermieri sia per i cittadini, la possibilità di realizzare in tempi brevi. nuovi posti letto in terapia intensiva, l’esigenza di scorte nazionali di farmaci antivirali e di una formazione continua degli operatori sanitari. Il testo della bozza, elaborato dal ministero della Salute, prevede inoltre esercitazioni, definizione della catena di comando e azioni dimonitoraggio dell’attuazione. Preziose saranno un’anagrafe vaccinale nazionale, la predisposizione di piattaforme informatiche per il monitoraggio sei servizi sanitaria, una comunicazione costante tra le varie autorità. Viene poi ribadito che èpossibile scegliere chi curare per prima nel caso in cui mancano le risorse. «Quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità – si legge nel testo -, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori possibilità di trame beneficio». Il dilagare del Covid «conferma l’imprevedibilità di tali fenomeni e che bisogna essere il più preparati possibile ad attuare tutte le misure per contenerli sul piano locale, nazionale e globale». Per questo è necessario disporre di «sistemi di preparazione che si basino su alcuni elementi comuni rispetto ai quali garantire la presenza diffusamente nel Paese ed altri più flessibili da modellare in funzione della specificità del patogeno che possa emergere». Il piano pandemico dovrà pure definire le procedure per i trasferimenti e tras porti di emergenza, oltre al monitoraggio centralizzato dei posti letto e la distribuzione centralizzata dei pazienti.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Di Caro Paola
Titolo: Intervista a Giovanni Toti – Toti: «Governo diviso tra rigoristi e pro aperture Così non c’è coerenza»
Tema: Intervista al Governatore della Liguria
E’ la singola misura a lasciarlo perplesso. Ma «il tema di fondo, che il governo non scioglie». E cioè, spiega Giovanni Toti, presidente della Liguria, se si intende imporre alle Regioni «uno schema rigido, all’interno del quale muoversi» visto che la pandemia non molla la presa, o se ognuno nell’esecutivo può fare un po’ ciò che vuole «per appuntarsi la medaglietta» scaricando poi sui governatori le colpe di possibili inefficienze. Con chi ce l’ha? «Con un modo di agire schizofrenico: Da una parte c’è il ministro Speranza che invita noi governatori alla massima prudenza, magari a ragione se davvero si teme l’arrivo di una terza ondata del virus come in Gran Bretagna o in Germania. Dall’altra c’è la variabile impazzita della ministra Azzolina che ci accusa di tener chiuse le scuole, ma anche il ministro Franceschinf che pensa a riaprire f musei… Vorremmo maggiore coerenza». Ma ha ragione chi vuole ch iudere o chi vuole aprire? «Guardi, io vorrei far tornare in presenza tutti gli studenti, gli universitari, i liceali. Ma vorrei anche capire se davvero il rischio è quello di un forte aumento dei contagi, come ci dice il governo. Se si pensa di abbassare la soglia dell’Rt che porta una regione a diventare arancione o rossa – criterio che peraltro non può essere il solo, automaticamente, a determinare il livello di gravità della situazione – allora non si può accusare noi presidenti di essere cauti con le riaperture delle scuole».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Il retroscena – «La gente non capisce» – Conte è tentato dalla sfida in Aula: non l’ho voluta io I timori del Colle
Tema: Governo

Si apre la crisi, presidente? «Guardi, noi lavoriamo per costruire, il momento è così difficile… Dobbiamo mettercela tutta». Tornato nel suo ufficio, il capo di un governo che per i renziani è «al capolinea» ha commentato il «calore infinito» ricevuto nella sua breve passeggiata e l’angoscia per la crisi al buio che lo aspetta: «Non credo che le persone potranno accettare una crisi di governo mentre il Covid uccide. La gente non capisce cosa vuole Renzi e non lo capisco neanche io, ma andrò fino in fondo». Fino alla sfida in diretta tv, come fu con Salvini nell’agosto del 2019: show down nell’aula di Palazzo Madama e poi salita al Colle, per le dimissioni. Ma il premier non ha deciso e a Palazzo Chigi serpeggia anche la tentazione della conta nell’aula del Senato, a costo di rischiare una bruciante sfiducia. II portavoce Rocco Ca salino ha smentito l’intenzione di «asfaltare Renzi» grazie ai vot i dei responsabili. Eppure i parlamentari giallorossi dicono apertamente che la scialuppa è pronta. Anche Luigi Di Maio si sarebbe adoperato per convincere Conte a darsi da fare, alla ricerca di un drappello di senatori del centro e di Forza Italia disposti a salvare il suo governo. Questo scenario ha fatto scattare l’allarme al Quirinale, dove si respira «una brutta aria». Al Colle si ha l’impressione che Conte stia giocando a carte coperte anche con Sergio Mattarella, il quale guarda con timore a una drammatizzazione della crisi. L’idea di una sfida parlamentare genera al Quirinale forti timori, perché se pure Conte dovesse ottenere la fiducia per un voto o due, un governo sostenuto da una maggioranza raccogliticcia sarebbe paralizzato dai veti. Oltre al fatto che, se sfiduciato, il nome di Conte non sarebbe spendibile per un ter.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Il governo è a un passo dalla crisi – Trincea M5S contro Boschi ministra E per gli 007 ora spunta Lamorgese
Tema: Governo

Nel borsino quotidiano sul governo Conte – resiste magari con i Responsabili; si dà un colpo di maquillage con un rimpastino; si rigenera con un Conte ter al Quirinale; si disfa disastrosamente alle urne – la bilancia pende per una nuova squadra di ministri, dopo le dimissioni e la riconferma a capo del governo dell’«avvocato del popolo». Renzi vorrebbe una «crisi al bulo» e magari un altro premier, Conte vorrebbe vedere con chiarezza il suo nome scritto in cima alla lista, prima di fare qualunque passo. Quadro instabile, come si vede, ma i partiti sono al lavoro da giorni per definire i nuovi, eventuali, assetti. La prima casella rimasta vuota è decisiva, perché è uno dei punti dirimenti delle richieste di Renzi, ovvero che Conte ceda la delega ai Servizi segreti. Finora gli altri premier l’hanno assegnata a un uomo di fiducia del partito. Conte non ha un partito (anche se è stato indicato da M5S, a cui non &egrave ; iscritto) e quindi preferiva tenersela per sé. Ma le pressioni lo avrebbero convinto a cedere il ruolo. Quello che è certo è che non sarà data a un uomo di partito, ma a una persona delle istituzioni. La voce piì; accreditata è che Conte stia pensando seriamente a Luclana Lamorgese. Un ministro tecnico, affidabile, che lascerebbe il suo ruolo al Viminale. Al suo posto, i renziani vorrebbero piazzare Ettore Rosato, che è già stato sottosegretario nel dicastero (anche se c’è in lizza anche Lorenzo Guerini). Ci sono altri due esponenti che Italia viva ha pronti da spendere: Maria Elena Boschi, che potrebbe andare al Lavoro (Difesa, Economia ed Esteri sarebbero invece blindati dal Quirinale), dovrebbe anche gestire un’ondata di licenziamenti (e quindi preferirebbe Infrastrutture). Mentre la ligure Raffaella Patta potrebbe diventare sottosegretario. La Boschi è un enorme problema per i 5 Stelle.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Governo, ultimo atto – Governo sull’orlo della crisi Oggi può scoccare l’ora X
Tema: Governo

“La verità è che è impossibile fare pronostici”. Sono ormai le dieci di sera quando uno dei ministri più esposti sul fronte della mediazione impossibile fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi si abbandona allo scontento. Per tutto il giorno i pontieri hanno lavorato per impedire il deflagrare di una crisi al buio, ma a poche ore dal Cdm fissato alle 21.30 per dare il via libera al Recovery plan nessuno è in grado di dire con certezza cosa accadrà nella notte dopo che le due renziane, Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, avranno acceso la luce verde al Piano nazionale di ripresa. Se cioè si dimetteranno subito, come minacciano ormai da settimane, oppure aspetteranno ancora, appese al filo di una trattativa fra il presidente del Consiglio e i leader della maggioranza, che però tarda ad iniziare. Un nodo da tagliare subito, in un senso o nell’altro. Per evitare di restare imbrigliati in un serratissimo calendario parlamentare che pot rebbe complicare – come sperano sia a palazzo Chigi, sia al Nazareno – la decisione di rompere. Domani il ministro Speranza illustrerà in Aula le restrizioni del nuovo Dpcm; il Recovery comincerà l’iter nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato per poi approdare, a fine mese, in Assemblea per il voto finale; nel frattempo ci sarà da approvare lo scostamento necessario a finanziare l’ultimo decreto Ristori; quindi toccherà al prolungamento dello stato d’emergenza che scade íl 31 gennaio. Ritrovarsi senza governo e senza maggioranza renderebbe impossibile rispettare gli impegni, in particolare su scostamento e indennizzi. Una bella responsabilità per chi provocherà (o non avrà fatto nulla per scongiurare) il patatrac. Un gioco del cerino che ormai impegna h24 entrambi i contendenti. «Bisogna correre, noi lavoriamo per costruire», dice all’ora di pranzo Giuseppe Conte, intercettato dal Tg3 in una caffetteria del centro. Replica indiretta al leader di Italia viva che pochi minuti prima lo aveva incalzato in tv: «Approviamo questo benedetto Recovery e poi facciamo il Ristori 5, non ne posso più di perdere tempo».
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Palmerini Lina
Titolo: Politica 2.0 – L’attesa del Colle per le mosse dei leader
Tema: Governo
Al Colle non si fanno scenari ma, vista la fibrillazione di queste ore, si attendono le mosse di tutti i leader in campo e innanzitutto di Renzi e Conte perchè è decisivo il modo in cui si consumeranno i vari passaggi. Ieri i rumors erano i più diversi. Chi sosteneva che dopo il via libera al piano Ue le due ministre di Iv strapperanno affossando il Governo e chi sosteneva che il premier non si dimetterà ma andrà direttamente in Parlamento a chiedere un voto. Due scenari molto diversi che comporterebbero decisioni differenti da parte del capo dello Stato e per questa ragione al Quirinale – ieri – c’era la consegna del silenzio. Resta la preoccupazione di non lasciare il Paese in un vuoto di potere che, in questo caso, vuol dire gestione pratica delle emergenze sanitaria, economica, finanziaria. Mattarella insomma cercherà di garantire che non resti senza guida il complesso quadro di decisioni urgenti tra piano vaccinale, controllo dei contagi , misure più restrittive a cui devono corrispondere ristori e nuovo scostamento di bilancio. Un pericolo che invece diventerebbe concreto sia se perdurasse lo stallo, sia se si dovesse scivolare verso le elezioni visto che tra scioglimento, campagna elettorale, insediamento delle nuove Camere e formazione dell’Esecutivo passerebbero circa tre mesi. L’attesa del Colle è tanto più spiegabile leggendo le dichiarazioni dei vari esponenti dei partiti in cerca di un’architettura che regga all’urto di questa crisi. Ieri Goffredo Bettini si è spinto pure a immaginare una parte di Forza Italia in maggioranza.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Bellanova Teresa
Titolo: Non possiamo sempre tirare a campare
Tema: Il ruolo di Italia Viva
Sono ormai mesi che Italia viva rischia di essere «vox clamantis», la voce di chi richiama a un più generale senso di responsabilità nella gestione di un’ingente quota di risorse irripetibile. La straordinaria emergenza della pandemia non incombe su un «Paese normale» ma su un Paese che da più di vent’anni ha tassi di crescita più che insoddisfacenti, quote di disoccupazione gravi, perdite di competitivita severe e incrementi del debito più che preoccupanti. A questo si aggiunge una posizione debole nello scenario europeo e inesistente su quello internazionale. Qualcuno ha esitato persino davanti all’indegna gazzarra inscenata a Capitol Hill. Si sprecano le descrizioni di questa fase come un braccio di ferro tra Renzi e Conte. Non è così. Il confronto è tra un Paese che non può rinunciare a una crescita che lo riporti ad avere ruolo europeo e internazionale e un Paese residuale, «grande malato d’Europa», con la speranzella che sia «too big to fail». La differenza tra progetto di crescita e assistenzialismo è tutta qui. Poiché la storia insegna sempre qualcosa, non dimentichiamo che gli anni ipnotici pre-Tangentopoli, i mitici anni Ottanta, si sono conclusi come sappiamo: un «tirare a campare» che non ha evitato che partiti di lunga tradizione tirassero le cuoia. Niente si ripete ma la «farsa» è già in corso e non è la raffigurazione di Renzi e Conte nelle vesti de «1 Duellanti». Farsa è l’andreottismo eterno del «tirare a campare», quelle pioggerelline di risorse da spruzzare qui e là, su questa o quella lobby, scambiare un po’ di soldi con un po’ di consenso.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Franco Massimo
Titolo: La Nota – Un conflitto che rischia di costare caro all’Italia
Tema: Governo
Al momento esistono solo due quasi certezze. La prima è la volontà di evitare elezioni anticipate. La seconda è la difficoltà di sostituire l’attuale maggioranza con apporti parlamentari nella peggiore tradizione del trasformismo. Ma tra queste due piccole colonne d’Ercole può avvenire di tutto. L’impressione è che Italia viva non abbia rinunciato alla crisi di governo, seppure dando una disponibilità di massima ad approvare il Fondo perla ripresa: «per responsabilità istituzionale», sostiene, pur spargendo diffidenza su Palazzo Chigi. Diffidenza ricambiata. I partiti alleati, M5S e Pd, non si fidano di Matteo Renzi. Continuano a temere che, una volta caduto il governo, sarebbe impossibile concordare con lui un’altra soluzione; di fatto, si aprirebbe una crisi al buio. Per questo, si chiede che, se rottura d sarà, sia accompagnata anche dall’indicazione di una via d’uscita per limitare i danni La vittima designata dovrebbe essere Giuseppe Conte. Ma proprio per questo Il premier mostra una tranquillità magari solo ben studiata, eppure ostentata. Conte sa di essere indebolito e di rischiare. Fino a quando la delegazione di Iv non si dimetterà, tuttavia, non farà un passo indietro nemmeno lui. L’idea è di presentarsi davanti al Parlamento, e in quella sede chiedere la conta. Confida nel fatto che Renzi non possa spingersi fino a mettere a rischio la legislatura. E che, senza Conte, la debolezza del M5S emergerebbe in modo drammatico, provocando spinte centrifughe incontrollabili. Fare quadrato intorno a Conte è l’alibi dei Movimento per non rivelare le sue crepe profonde. II premier è puntellato dalla debolezza di un grilliamo che ha schiacciato Palazzo Chigi sulla sua agenda; ma ora non può che appoggiarlo. Quanto al Pd, non vuole uscire dallo schema dell’attuale coalizione.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Recovery plan, ecco le 47 linee d’azione – Recovery spedito ai partiti Spinta agli investimenti da 10 miliardi di Pil 2021
Tema: Recovery Plan

Addio al patent box, una limatura profonda degli incentivi anche negli altri progetti e un riequilibrio che prova a concentrare gli sforzi sugli investimenti. Il ripensamento nell’impostazione del Recovery Plan elaborato nei giorni scorsi dopo il fuoco aperto da Italia Viva, trova un riscontro puntuale nel piano che il ministero dell’Economia ha inviato nella tarda serata di ieri ai componenti del governo in vista del Consiglio dei ministri in programma alle 21.30 di questa sera. I tecnici di via XX Settembre hanno lavorato per tutta la giornata alla ridefinizione dei numeri del documento – articolato in 179 pagine che descrivono le 6 missioni, 16 componenti e 47 linee di intervento – in vista del confronto finale prima dell’invio alle Camere. Rinviato a un successivo decreto il nodo della governance: il governo presenterà al Parlamento un modello di gestione «che identifichi le responsabilità della realizzazione del piano, garantisca il coordinamento coni ministr i cornpetenti a livello nazionale e gli altri livelli di governo, monitori i progressi di avanzamento della spesa». «L’Italia intende essere protagonista del rinascimento europeo attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati», si legge nell’introduzione. La spinta ulteriore agli investimenti, che ora assorbono oltre il 70% delle risorse contro il 21% riservato ai bonus (il resto è formazione e interventi “ibridi”) serve a far crescere le ambizioni degli effetti sulla crescita e, di conseguenza, le possibilità di gestire la montagna del debito pubblico. In cifre, significa che il governo affida al piano il compito di creare una crescita aggiuntiva da 6 decimali di Pil quest’anno (oltre 10 miliardi, il doppio delle stime collegate alla prima versione). L’ambizione, quindi, è alta anche nei tempi di attuazione e di ricaduta effettiva sull’economia. Nell’arco del piano, l’obiettivo è di portare il Pil tre punti sopra i livelli che avrebbe raggiunto senza l’intervento Ue. In altre parole, l’Italia del 2026 avrebbe una capacità produttiva di una sessantina di miliardi superiore a quella che avrebbe dimostrato con le proprie forze.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Sanità, piano Speranza da 18 miliardi – Cure a casa, miniospedali, telemedicina Ecco il piano Speranza da 18 miliardi
Tema: Recovery Plan

«La parola chiave che abbiamo scelto per la sanità del futuro è prossimità. L’investimento sul Servizio sanitario nazionale resta fondamentale per la qualità della vita delle persone e le risorse del Recovery Fund serviranno al sistema paese a fare il primo passo verso una sanità che si mette al servizio di ogni individuo». Così il ministro della Salute, Roberto Speranza, commenta al Sole 24 Ore, i dettagli del Recovery nella sua versione finale. Speranza evita di citare il Mes, terreno minato nella maggioranza ora più che mai, ma ci tiene a sottolineare che gli oltre 18 miliardi – erano 9 all’inizio – conquistati nel Recovery (più 1,7 milardi da «React Ue») «non devono essere un punto d’arrivo». Per il ministro servirebbero in realtà oltre 60 miliardi, per questo «occorrono ancora altre risorse per cambiare definitivamente il volto della sanità italiana e renderla adeguata alle sfide demografiche ed epidemiologiche del futuro». Alcuni numeri contenuti nelle schede del piano danno il segno di come le cure del futuro saranno sempre più vicine ai cittadini e meno in ospedale. Quasi metà della dote – ben 7,5 miliardi – punta a potenziare quello che è stato il fianco più scoperto di fronte allo tsunami del Covid. Entro il 2026, promette il piano, saranno realizzate 2.564 Case della Comunità nuove di zecca, una ogni 24.500 abitanti. L’obiettivo è assistere in questi nuovi spazi dove lavoreranno medici e infermieri in rete finalmente capillare 8 milioni di pazienti «cronici mono-patologici» e 5 milioni con più patologie. L’altra faccia della medaglia sono le cure direttamente a casa dei pazienti, a cui va miliardo che dovrà mettere le ali all’assistenza domiciliare integrata su cui oggi l’Italia è fanalino di coda in Europa. Il target? 5oomila nuovi pazienti over 65 presi in carica.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  De Vincenti Claudio – Micossi Stefano 
Titolo: L’analisi – Manca la visione paese – Manca ancora una visione unitaria del paese
Tema: PNRR

Più la si guarda da vicino, meno la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) convince. Intanto, ancora non prendono forma definita gli impegni di riforma, che in massima parte paiono generiche indicazioni di obbiettivi – con la sola eccezione del capitolo giustizia. Su questo ampie indicazioni sono contenute nelle osservazioni inviate al governo dall’Assonime, in particolare riguardo alla riforma fiscale, a quella della pubblica amministrazione e all’indispensabile nuovo round di semplificazioni. In secondo luogo, il dettaglio delle 47 linee di intervento contenute nell’allegato alla bozza, nonostante alcuni correttivi, rivela una scelta di fondo molto discutibile, che è quella di affidare la trasformazione dell’economia italiana a una miriade di sussidi e di micro-interventi, sacrificando le infrastrutture e gli investimenti sulle reti (meno di 28 miliardi da investire), aspetti nei quali l’Italia mostra enormi ritardi, ma che non sono popolari nella ba se grillina e anche in parte in quella del Pd. Su questa impostazione il Commissario Gentiloni, nella sua ampia intervista alla Repubblica del 29 dicembre lascia pochi dubbi: essa non potrà trovare l’approvazione della Commissione. In effetti, l’allegato al PNRR uscito qualche giorno fa propone una incoerente dispersione di risorse senza visione unitaria che non sembra essere stata recuperata nell’ultima revisione; il filo che il Piano sembrava possedere nell’indicazione delle grandi priorità d’intervento appare ora spezzato, tra proliferazione di misure minute e sottodimensionamento di programmi che invece dovrebbero esserne l’asse portante.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Lavoro, giustizia e burocrazia I nodi politici del Recovery plan
Tema: Recovery Plan

Non è più solo una questione di numeri e tabelle, perché ormai nella maggioranza stanno venendo al pettine i nodi politici del Recovery plan. Sono quelli della sua stessa ragione di esistere, se c’è ancora. E la obbligano a decidere cosa vuole o può fare nei prossimi mesi e anni: affrontare i problemi di fondo dell’Italia – quelli di prima della pandemia – oppure lasciarli in eredità, ancora più grandi ed esplosivi, a chi verra dopo. Per mesi la sostanza era rimasta coperta dietro centinaia di ipotesi di investimenti grandi, medi o anche pulviscolari. Ma da oggi, quando atterra sul tavolo del Consiglio dei ministri, la bozza di programma per spendere i fondi europei entro il 2026 obbligherà il governo a rispondere alle sue domande di fondo. La Commissione europea infatti non regala denaro: lo mette a disposizione solo per progetti legati a riforme che impediscano al Paese di vanificare la spesa in un fuoco di paglia. Dunque il g overno deve decidere se punta a rivedere il sistema della giustizia e dell’amministrazione nel segno della responsabilità delle catene di comando, della competenza e del merito, oppure pensa solo a 16 mila assunzioni a tempo e ai voti che ne possono derivare. Il governo deve anche scegliere fra nuovi percorsi credibili di formazione e reinserimento dei disoccupati – tenendo conto della realtà del mercato – e la difesa a oltranza dell’attuale sistema pubblico fra decrepiti centri per l’impiego regionali, navigator in scadenza di contratto e reddito di cittadinanza.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: L’analisi – Il nostro oro sono i vaccini – Investire per renderci tutti immimi l’unica strada per far ripartire l’Italia
Tema: Recovery Plan

Qual è il più importante “piano” per l’economia italiana in questo momento? Vista l’attenzione del dibattito politico e mediatico sull’argomento, la risposta sembrerebbe chiara: il Recovery Plan. Deve essere così se c’è il rischio che il governo cada proprio sulla formulazione di tale piano. Ora, l’importanza del Recovery Plan è indubbia per il medio termine. Ma al medio termine occorre arrivarci e per arrivarci dobbiamo superare l’attuale crisi Covid senza troppi ulteriori danni. Per questo penso che la vera priorità al momento sia il Piano Vaccini. Eppure se ne parla troppo poco. Ci scontriamo da un anno con un problema fondamentale: per frenare il contagio si pongono vincoli all’economia e a tante altre cose, in primis all’istruzione. Chiudere fa male. Ma non chiudere non è possibile perché il virus dilagherebbe, il che, fra l’altro, farebbe pure male all’economia, anche per l’incertezza e la paura che accompagnano gli annunc i giornalieri di contagiati e morti. Si possono cercare migliori modalità per le chiusure. Ma, dopo un anno di tentativi, la coperta resta corta. Nel frattempo, l’economia continua a soffrire, come pure i conti pubblici. L’anno scorso il deficit pubblico è salito a 180 miliardi. Quest’anno si viaggia intorno ai 150 miliardi o più (per il quinto piano ristori si parla già di altri 20 miliardi).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Nel nuovo Dl Ristori 5 miliardi alla Cig e 1 agli enti locali
Tema: Decreto anticrisi

Ci sono anche cinque miliardi di rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e un miliardo circa per un nuovo aiuto agli enti locali a gonfiare il prossimo decreto ristori. Un provvedimento che viaggia spedito verso i 30 miliardi in termini di consistenza complessiva; ma che per arrivare in porto deve provare a farsi largo fra le incognite della crisi politica. Quello che nelle intenzioni del governo nasceva come il decreto «finale» nella lunga serie dei ristori sta evolvendo in fretta verso l’ennesimo omnibus anticrisi mentre l’epidemia, con le sue ricadute sull’attivitàeconomica, non accenna a rallentare. Anche per questo lo scostamento che il governo ha intenzione di chiedere al Parlamento,sucuianche Italia Viva ha già annunciato il proprio via libera, è cresciuto per ora fino a 24-25 miliardi (Sole 24 Ore di domenica). Ma nella partita può rientrare anche il fondo da 5,3 miliardi che il quarto decreto Ristori ha costruito per quest’anno, d estinato però a essere alimentato dalle entrate fiscali e contributive sospese fino ad aprile. Le dimensioni, insomma, sono ancora una volta quelle di una manovra, che avrà bisogno di un accordo politico più complessivo al di là del «sì&raq uo; corale (nella maggioranza, per ora) al nuovo deficit. Lo scostamento non è comunque nell’agenda del Consiglio dei ministri di questa sera. Gli aiuti all’economia ovviamente costituiscono il cuore del nuovo decreto in costruzione, che ha anche l’ambizioso compito di porre rimedio ai due limiti principali del meccanismo dei ristori costruito in tutta fretta. Previsti anche i ristori per il turismo invernale, che secondo i primi calcoli hanno bisogno di almeno due miliardi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  … 
Titolo: Ruffini: reddito minimo esente in base alla famiglia – «Reddito minimo esentasse variabile in base alla famiglia»
Tema: Riforma fiscale

La ricostruzione della base imponibile Irpef, oggi colpita da imposte sostitutive che sottraggono 80 miliardi di entrate all’anno, potrebbe essere la premessa per introdurre un reddito minimo esente, da collegare alla composizione della famiglia modulandolo con il meccanismo dell’assegno unico. E da affiancare con trasferimenti monetari, sotto forma di imposta negativa, per garantire gli aiuti fiscali anche alle famiglie con i redditi più bassi. Nella giornata inaugurale dell’indagine conoscitiva sulla riforma fiscale avviata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato il direttore dell’agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini lancia più di un’idea sul ripensamento del nostro sistema fiscale. Con un’ottica che va oltre alla stessa Irpef, in linea con l’impostazione delle due commissioni guidate alla Camera da Luigi Marattin (Iv) e al Senato da Luciano D’Alfonso (Pd): un’ottica che prova a superare il caos congiunturale per definire una delle sfide più importa nti nei prossimi mesi. I mali del fisco sono quelli noti, e si possono riassumere in qualche cifra offerta da Ruffini: 1.200 modifiche al Testo unico sulle imposte sui redditi, 1.000 interventi sul decreto Iva e 500 sulle regole dell’accertamento. Un’ipertrofia normativa che ha prodotto il caos, rendendo impossibile l’approdo a regime di una dichiarazione precompilata per tutti che rimane nelle ambizioni dell’ministrazione finanziaria. Per arrivarci, spiega Ruffini, serve la semplificazione e la codificazione, cioè la riunione in testi unici della normativa sfoltita. E una leva importante può arrivare dalla «tassazione per cassa» delle partite Iva, che già era entrata nel cantiere della riforma e che ora viene rilanciata dal direttore delle Entrate. L’obiettivo primario sarebbe quello di un incentivo agli investimenti, attraverso una deducibilità immediata che supererebbe il sistema degli ammortamenti.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: «Sgravi fiscali, riforma ineludibile»
Tema: Riforma fiscale

Qualunque sarà la riforma che il governo sceglierà, essa dovrà essere «operativamente semplice e trasparente», dice Ruffini. Sul tavolo diverse ipotesi: dalla revisione delle aliquote e degli scaglioni Irpef al sistema tedesco di aliquota continua, che non disincentiva il Iavoro, ha osservato Ruffini. Tutte sono fattibili, è stato spiegato, purché si tenga conto delle attuali storture: non solo l’eccesso di norme, ma la giungla di tax expenditure. Ruffini ha insistito anche sulla sua proposta di «tassazione per cassa» per le partite Iva, che permetterebbe di superare il sistema di saldi e acconti per andare a un prelievo commisurato all’effettiva differenza tra incassi e spese: «Non ci sono impedimenti tecnici». In attesa che il dibattito sulla riforma entri nel vivo, il governo si appresta a varare un nuovo decreto Ristori dopo che il Parlamento avrà autorizzato uno scostamento di bilancio di circa 25 mili ardi. La viceministra dell’Economia, Laura Castelli, annuncia una nuova «rottamazione» e un nuovo «saldo e stralcio».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Petrini Roberto 
Titolo: Fisco, la rottamazione possibile solo per le cartelle già consegnate – Fisco, la rottamazione possibile solo per le cartelle già ricevute
Tema: Riforma fiscale

Il caso della valanga da 50 milioni di cartelle e avvisi in partenza in queste ore dall’Agenzia delle Entrate e dalla Riscossione, sbarca in Parlamento e balla nel governo e nella maggioranza: la questione, sollevata ieri da Repubblica, è l’effetto sull’ordine pubblico e sulla pandemia che avrebbe la spedizione di quattro milioni di raccomandate al mese per smaltire l’arretrato entro un anno, con relative file agli uffici postali. Senza contare che tra i 50 milioni di notifiche ci sono, come ha ricordato ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Rufï’ini, “avvisi bonari” ma anche “pignoramenti”. Il governo corre ai ripari e è pronto ad uno “scaglionamento”. L’emergenza impone di risolvere la questione in tempi stretti. I Cinque Stelle, che da tempo coltivano l’idea di una rottamazione quater, e che l’avevano già proposta nei vecchi decreti alla fine dello scorso anno, ieri sono tornati alla carica senza calibrare la loro proposta al nu ovo quadro tecnico-giuridico. Solo la viceministra del Tesoro, Laura Castelli, ha inquadrato sulla patrimoniale: “Se ne discuta” correttamente la vicenda: «Ci sono due generi di questioni: le cartelle che sono già arrivate sulle quali bisogna dare la possibilit&agrave ; di fare una rottamazione; e le cartelle che non sono state ancora emesse e qui il nostro compito deve essere quello di fare in modo che se ne emettano il meno possibile anche per evitare assembramenti per il ritiro». Conferma la preoccupazione per l’operazione anche il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate Ruffini che ha spiegato i termini del caso del 50 milioni di notifiche ai parlamentari delle Commissioni Finanze di Camera e Senato ieri riuniti per l’apertura dell’Indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef. Ruffini è stato assai preciso: «Per quanto riguarda ipotesi di rottamazione o pace fiscale, ovviamente questa è una scelta del Parlamento, ma tutte queste disposizioni presuppongono che il cittadino sia a conoscenza del debito fiscale a cui è chiamato ad adempiere».
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Testata:  Mf 
Autore:  Messia Anna 
Titolo: Poste rileva il 40% di Bnl Finance
Tema: Poste

Poste Italiane e Bnl Bnp Paribas rafforzano la partnership nella cessione del quinto dello stipendio con una partecipazione azionaria. Il gruppo postale acquisterà il 40% in Bnl Finance, società leader nella cessione del quinto, con più di 230mi1a clienti e un portafoglio crediti pari a oltre 2,8 miliardi di euro a fine 2020. Lo schema dell’operazione, il cui closing è previsto nel primo semestre, prevede che l’ingresso di Poste Italiane nel capitale di Bnl Finance avvenga successivamente alla scissione, da parte della stessa in favore della controllante Bnl, delle attività fuori perimetro, costituite principalmente da circa 2 miliardi di crediti. Il gruppo guidato da Matteo Del Fante già oggi è il principale distributore dei prodotti di Bnl Finance. Circa 600 degli 831 milioni complessivi che hanno rappresentato il giro d’affari di Bnl Finance nel 2019 sono stati erogati infatti tramite la rete di Poste. La partnership prevede un acco rdo commerciale di dieci anni. La collaborazione «viene rafforzata con questa operazione, conferendo una maggiore capacità di definire il prodotto in base alle esigenze dei clienti di Poste Italiane, valorizzando così le sinergie tra la fabbrica prodotto e la rete distributiva di Poste Italiane», ha commentato il responsabile di BancoPosta, Guido Maria Nola.
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Testata:  Mf 
Autore:  Follis Manuel 
Titolo: Tim, primo green bond da 1 mld
Tema: Tim

Il 2021 di Tim si apre con il collocamento sul mercato del primo sustainability bond della sua storia. La società guidato dall’amministratore delegato, Luigi Gubitosi, ha emesso obbligazioni per I miliardo, con scadenza di otto anni, il cui ricavato sarà destinato «a incrementare l’efficienza energetica del gruppo e a finanziare progetti green e social». La domanda, come era emerso già in fase di collocamento, è stata superiore a 4 miliardi a dimostrazione della richiesta di emissioni corporate da parte degli investitori, ma anche, come si legge in un comunicato del gruppo, «del forte posizionamento di Tim sui mercati internazionali anche alla luce della recente presentazione, a dicembre, presso la comunità finanziaria del sustainability financing framework che ha coinvolto oltre 40 investitori istituzionali». Tim vuole porsi «come modello di riferimento nel gestire in modo efficiente ed eco-sostenibile le proprie infra strutture, la rete in fibra, la rete 5G ed i data center, con l’obiettivo di chiudere il digital divide e accelerare lo sviluppo delle competenze digitali per contribuire fattivamente alla crescita del Paese, in linea con le strategie ESG previste nel nostro piano», ha commentato Gubitosi.
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Testata:  Mf 
Autore:  Brustia Carlo 
Titolo: Acea avvia a Terni un progetto mobilità
Tema: Acea

In tutto 47 colonnine per 94 punti di ricarica nel territorio I comunale, utilizzando solo energia proveniente da fonti rinnovabili. Ha preso il via a Terni il progetto «Ter -Terni Electric Recharge», presentato dalla Rti Umbria Energy e Asm Temi, voluto dalla giunta comunale che ha approvato l’installazione di 47 colonnine doppie per complessivi 94 punti di ricarica elettrica, in 28 macro-aree strategiche della città. «Un nuovo importante traguardo verso la mobilità elettrica e la sostenibilità e un primo passo verso la realizzazione del più ampio piano di sviluppo previsto sul territorio regionale. Le colonnine saranno di ultima generazione, di tipologia Quick e Fast, per rispondere alla crescente richiesta del mercato della mobilità elettrica. Obiettivo: sostenere il cambio di passo richiesto dalla grande sfida della transizione energetica, investendo nella direzione della sostenibilità e dell’innovazione», spiega u na nota.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Contro Trump c’è la richiesta di impeachment – I dem presentano l’impeachment Ma Biden teme per la sua agenda
Tema: Usa

I repubblicani fanno muro. Ieri mattina hanno respinto la proposta della speaker democratica Nancy Pelosi: chiediamo tutti insieme a Mike Pence di applicare il 25° emendamento della Costituzione che consente la rimozione del presidente qualora «non sia più in grado di assolvere i suoi doveri». Il rifiuto dei conservatori ha riacceso uno scontro tra i due partiti che si era attenuato dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso. La speaker ha usato parole durissime: «La complicità dei repubblicani con Donald Trump mette in pericolo l’America». A questo punto la mozione sarà messa ai voti, probabilmente oggi. Pence, per ora, non è pervenuto. Secondo i media americani il numero due della Casa Bianca sarebbe tormentato dal dubbi. È probabile che voglia osservare le prossime mosse di Donald Trump. Oggi íl presidente terrà un comizio ad Alamo, cittadina a pochi chilometri da McAllen, al confine con il T exas. Un po’ tutti temono un altro «horror show»: recriminazioni per le elezioni «rubate» e così via. Tutto ciò in un contesto di grande allarme in vista dell’inaugurazione della presidenza di Joe Biden, il prossimo 20 gennaio. A Washington sono in arrivo altri io mila militari della Guardia nazionale, un presidio da zona di guerra. Pelosi ha fatto sapere che aspetterà 24 ore la risposta di Pence. In parallelo, però, ha già avviato la procedura di Impeachment.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Fbi: le milizie armate in marcia contro l’insediamento di Biden – “Un milione in marcia” i miliziani contro Biden E l’Fbi lancia l’allerta
Tema: Usa

Quindicimila soldati della National Guard sono da ieri in stato d’allerta nella capitale per far fronte alla prossima minaccia: la “Million Militia March” contro l’insediamento di Joe Biden. È la seconda ondata dell’assalto alla democrazia americana, pianificata e preannunciata sui social di destra. “La marcia di un milione di miliziani” è stata preannunciata per impedire l’Inauguration Day il 20 gennaio. Il conto alla rovescia è al cardiopalmo, il Secret Service ha proclamato che il 20 gennaio per l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale diventa un National Special Security Event, questo alza allarme e mobilitazioni ai massimi livelli, impone dispositivi di sicurezza rafforzati con la collaborazione di tutte le forze poliziesche, militari, di intelligence. Ma il pericolo è ovunque, il nemico è sfuggente. Perfino date e luoghi dei prossimi assalti sono incerti. La seconda ondata dell’offensiva può cominciare dal 17 gennaio, in questo weeken d, prolungando violenze e disordini per quattro giorni consecutivi. Inoltre, anziché convergere su Washington le milizie possono colpire altrove: l’America è disseminata di Capitol Hill, le capitali dei 50 Stati Usa ospitano “repliche” della collina del Campidoglio, sedi di altrettante assemblee legislative e palazzi governativi. Tanti bersagli da difendere, visto che la tattica è quella dell’insurrezione.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Masera Anna 
Titolo: Intervista a Derrick De Kerckhove – “I social lucrano su odio e fake news Ora regole chiare”
Tema: Usa

Oltre a Twitter, anche Facebook, Youtube, Snapchat, Spotify, TikTok – e poi anche Amazon, Apple e Google che hanno disconnesso la app Parler -, sono tra quelle che hanno vietato o limitato gli account affiliati a Trump. Una svolta che ieri sera è arrivata anche in Italia, con Twitter che ha «temporaneamente limitato» l’account del quotidiano Libero. Ne abbiamo parlato con Derrick De Kerckhove, esperto di comunicazione digitale: sociologo belga naturalizzato canadese, ha diretto per 25 anni fino al 2008 il McLuhan Program in Culture e Technology dell’Università di Toronto prima di trasferirsi in Italia, dove è direttore scientifico della rivista Media Duemila. Diversi politici hanno espresso preoccupazione per la libertà di espressione, anche se a Trump non mancano i mezzi su cui esprimersi sia attraverso i media mainstream sia attraverso gli account social istituzionali della Casa Bianca. Ieri Angela Merkel ha fatto sapere di ritenere che il bl occo sui social di Trump sia “problematico”. Condanna bipartisan anche dalla Francia e da molti esponenti Ue. Hanno ragione? «È problematico perché crea un precedente che potrebbe avere conseguenze in futuro in altre circostanze, è naturale che ci si chieda se sia giusto che aziende private detengano tanto potere. Abbiamo bisogno di inventare una nuova forma di supervisione democratica. Ma è stata una risposta di emergenza, nell’immediato si è trattato di legittima difesa: Trump era stato avvertito più volte».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Vecchi Gian_Guido 
Titolo: Il Papa: donne all’altare per le letture e per dare l’eucaristia
Tema: Lettorato e Accolitato

Papa Francesco modifica il Codice di Diritto canonico e riconosce due «ministeri» femminili nella Chiesa, il «lettorato» el l’«accolitato», la presenza istituzionale delle donne sull’altare. Non si tratta del sacerdozio, escluso da Giovanni Paolo II («quella porta è chiusa», chiara Francesco) né ancora del diaconato, su cui è al lavoro una commissione vaticana di studio. Tuttavia è un passo avanti notevole, e segue una richiesta contenuta nel documento finale del Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia, votato nell’ottobre 2019. Nella Lettera apostolica Spiritus Domini, in forma di Motu proprio, il Papa ha reso istituzionale una pratica che in verità esiste da tempo: le donne che leggono la Parola dl Dio durante messe e altre celebrazioni (il «lettorato») o che svolgono un servizio all’altare, come «ministranti» o «dispensatrici dell’eucaristia», sono prassi autorizzata in varie parrocchie italiane e del mondo. Ma finora accadeva in deroga a quanto stabilito da Paolo VI nel ’72, e c’erano resistenze tra i vescovi più conservatori. Ora Francesco rende canonica la presenza delle donne sull’altare. La nuova formulazione del Codice (canone 230, primo paragrafo) dice: «I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accolite».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  p.rod. 
Titolo: Letture e comunione Il Papa dice sì alle donne sull’altare
Tema: Lettorato e Accolitato

Le donne potranno salire sull’altare con gli abiti liturgici. Non celebreranno, ma la decisione del Papa di concedere loro i ministeri del lettorato e dell’accolitato è un passo in avanti notevole. La prassi già lo permetteva, ma da oggi diviene riforma stabile per la Chiesa cattolica grazie al motu proprio di Francesco “Spiritus Domini”. Le spinte per il cambiamento manifestatesi nel recente Sinodo dei vescovi hanno convinto il Papa a cambiare nonostante perduri il no al diaconato e al sacerdozio femminile. In tante parrocchie del mondo già oggi ci sono diverse donne che leggono le letture del giorno (lettorato) e che dispensano l’eucaristia assieme al sacerdote durante le funzioni religiose. Accolito, in greco antico, significa compagno di viaggio. Così l’accolito nella Chiesa accompagna, assiste, il sacerdote durante la funzione religiosa. Molti vescovi autorizzano già entrambe le prassi, seppure non in tutte le parrocchie queste figure siano pre senti. Fino a oggi entrambi i ministeri erano concessi alle donne per deroga, per una concessione a quanto Paolo VI aveva previsto nel 72. Montini allora ribadì che lettorato e accolitato erano permessi soltanto agli uomini. Francesco, anche sulla scia del discernimento emerso nel Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, va oltre e rende definitiva la presenza femminile sull’altare. Papa Bergoglio interviene sul primo paragrafo del canone 230 del Codice.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rodari Paolo 
Titolo: Intervista ad Adriana Valerio – La teologa “Ancora troppo poco la Chiesa resta in mano agli uomini”
Tema: Vaticano

Adriana Valerio, teologa e studiosa della figura delle donne nel cristianesimo, iI Papa permette alle donne l’accesso al lettorato e all’eccolltato. Si tratta dl un passo in avanti oppure ancora per le donne la Chiesa fa poco? «Si tratta di un importante passo istituzionale; si parla, infatti di “ministeri istituiti” dando visibilità’ a un servizio chele donne possono ufficialmente svolgere e che avrà anche un importante impatto simbolico. Vedere le donne sull’altare con paramenti liturgici, dopo aver ricevuto con apposito rito gli ordini minori di lettorato e accolitato, cambierà certamente la percezione del femminile che non sarà visto più come impuro e incompatibile con il sacro». Francesco alla fine ha fatto dei passi significativi per le donne nella Chiesa o il ritiene ancora insufficienti? «Papa Francesco ha avviato un fondamentale processo di declericalizzazione nella Chiesa cattolica, sollecitando continuamente la presenza significativa delle donne nelle strutture della comunità ecclesiale, ma le sue parole non sono sufficienti se non opera un intervento a livello istituzionale che riconosca la parità effettiva maschio-femmina. Riconoscere dignità e autorevolezza della persona umana, infatti, significa consentirle la partecipazione ai processi decisionali. Non accettare nella donna capacità di governo comporta relegarla nella non-visibilità, nella minorità di una condizione umana che richiede per esistere la presenza della mediazione maschile che controlla, approva, giudica, dirige. Accetterebbero mai gli uomini (maschi) di vedersi rappresentati da un concilio o da un sinodo di sole donne che prendono decisioni anche per loro? Lo ridicolizzerebbero, ne riderebbero o insorgerebbero».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Zaki cittadino onorario di Bologna
Tema: Egitto

Patrick Zaki è cittadino onorario di Bologna, lo ha deciso ieri il consiglio comunale della città dove Zaki è stava frequentando un master prima di tonare a casa in Egitto il 7 febbraio dell’anno scorso ed essere arrestato. In settimana è prevista una nuova udienza sulla sua custodia cautelare. Zaki è accusato di propaganda sovversiva ed è stato torturato al momento dell’arresto. Attualmente è rinchiuso nel carcere di Tora.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Economia in mano ai militari così Al Sisi controlla l’Egitto
Tema: Egitto

Alberghi, elicotteri, autostrade, mitragliatrici, supermercati, condizionatori, carri armati, frigoriferi, ventilatori, missili. E poi agricoltura, acquacoltura, resort turistici, miniere, marmo, cementifici, componenti elettronici. L’esercito egiziano produce tutto. Per capire cosa sia e come funziona per davvero il “sistema Sisi” non bisogna guardare solo agii apparati di sicurezza, ai servizi e alle polizie. Il segreto è sotto gli occhi di tutto: è l’economia. Uno degli hotel più belli del Cairo, anche se non fa parte delle catene internazionali che hanno i loro alberghi in riva al Nilo, è l’AI Masa Hotel, il “diamante”. Lo gestiscono i militari egiziani a Nasr City, il grande quartiere a nord-est del centro, dove sorgono lo stadio nazionale, il grande monumento al milite ignoto egiziano e dove vivono centinaia di ufficiali delle forze armate. Nei momenti di picco, “il diamante” è sempre frequentato: feste di matrimonio, incontri dl lavoro, cene delle famiglie bene del Cairo. Al Masa è davvero bello, gestito benissimo: ha saloni e giardini in cui possono essere organizzati banchetti per centinaia di ospiti. Alla fine, tutti sono felici e contenti: anche perché ad Al Masa non si paga l’Iva del 14%. L’albergo è proprietà di una società militare, e in Egitto i militari non pagano l’Iva. E non pagano neppure le tasse sulla proprietà immobiliare. «E questo il vero segreto, la forza e il collante del sistema politico che il presidente Sisi sta consolidando», dice un esperto imprenditore Italiano che da decenni frequenta l’Egitto: «In questi anni Sisi ha utilizzato l’impegno dei militari nell’industria e nel commercio per consolidare il sistema da lui rimesso in piedi dopo Mubarak. Da una parte ci sono i servizi di sicurezza, ma dall’altra c’è il ruolo delle forze armate nella società e nell’economia».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Guelpa Luigi 
Titolo: Sempre più solo al potere Kim purga anche la sorella
Tema: Corea del Nord

Quando lo scorso aprile le voci (incontrollate) della morte di Kim long-un raggiunsero l’acme, analisti di mezzo mondo concordarono nell’affermare che sarebbe stata la sorella Kim Yo-jong a prendere le redini della Corea del Nord. Nello spazio di appena otto mesi la situazione si è radicalmente ribaltata: non solo il dittatore di Pyongyang sembra godere di ottima salute, ma si è affrettato a silurare la sorella da tutti gli incarichi politici. Ieri Kim è stato eletto segretario del Partito dei Lavoratori. Si tratta di un evento storico per Pyongyang, il primo negli ultimi cinque anni, a seguito della revisione statutaria sul ripristino della carica eliminata nel 2016 e ricoperta precedentemente dal padre Kim Jong-il. A giochi fatti, ovvero a elezioni concluse, Kim ha estromesso la sorella dall’elenco dei membri supplenti del Politburo, l’organo collegiale cui è affidato la direzione del partito. Secondo l’intelligence di Seul, sarebbe il primo passo verso un vero e proprio regolamento dei conti famigliare. In passato Kim non ha esitato a sbarazzarsi della concorrenza interna ricorrendo alle maniere forti. Nel febbraio del 2017 fece assassinare il fratellastro Kim Jong-nam, ucciso all’aeroporto di Kuala Lumpur nel corso di un’azione che nelle modalità rievocava pagine da spy story. Adesso nel mirino sarebbe finita la sorella, che negli ultimi anni aveva ottenuto consensi e ricoperto ruoli di potere. Kim Jong-yo viene definita un personaggio trasversale senza troppi scrupoli, ma soprattutto la mente che ha consentito la storica stretta di mano tra suo fratello e il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in.
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