In evidenza sui principali quotidiani:
– Cortei, stretta sui violenti: verifiche e difesa dei luoghi a rischio. Lamorgese sotto accusa;
– D-Day del 15 ottobre: 23 milioni di addetti all’esame green pass;
– Il lavoro degli stranieri vale il 9% del Pil ma il Covid brucia 160mila posti;
– Dopo l’Arabia, la Russia Renzi entra nel consiglio di un gruppo leader a Mosca;
– Mattarella va in Germania, allarme per l’eversione. Steinmeier: “Serve un’Italia forte”;
– A Varsavia un mare di bandiere blu «Vogliamo restare dentro la Ue».
PRIMO PIANO
Politica interna
Testata: Corriere della Sera
Autore: Sarzanini Fiorenza
Titolo: Cortei, stretta sui violenti – La linea di Draghi dopo le violenze Stretta sui cortei: verifiche e difesa dei luoghi a rischio
Tema: La guerriglia no vax
Le immagini ritenute intollerabili sono quelle dei manifestanti che sabato sera a Roma assaltano il portone della Cgil, entrano negli uffici e poi si mostrano nei video trasmessi via social. Si vantano per la conquista, rivendicano di aver portato a termine l’attacco. Istantanee di una giornata nera che il presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto stigmatizzare in maniera netta. Perché «non può passare l’idea che quattro facinorosi tengano in scacco le istituzioni». La linea è tracciata: adesso la strategia deve cambiare, il sistema di prevenzione – questa la posizione di Palazzo Chigi – deve essere più incisivo e attento. Il via libera alle manifestazioni dovrà arrivare dopo una valutazione rigorosa dei rischi, limitando al massimo i cortei. Nessuna limitazione a chi vuole esprimere dissenso, ma le regole dovranno impedire che la situazione degeneri, «dimostrare che lo Stato c’è e interviene per contrastare i violenti, per stroncare gli estremismi e le iniziative di chi mira a creare tensione e instabilità». Il presidente del Consiglio ha parlato in queste ore con la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, con il sottosegretario delegato Franco Gabrielli, con i collaboratori più stretti. Perché il dispositivo di sicurezza messo a punto in vista della manifestazione di sabato in piazza del Popolo a Roma prevedeva che i partecipanti potessero essere al massimo tremila e invece le forze dell’ordine si sono trovate a fronteggiare oltre diecimila persone, e centinaia di loro sono sfuggité al controllo. Ma anche perché molti «obiettivi sensibili» sono rimasti scoperti, nessuno ha evidentemente ritenuto indispensabile proteggere le sedi sindacali con i mezzi blindati nonostante il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino avesse detto di voler arrivare proprio alla Cgil e minacciato dal palco: «Stasera ci prendiamo Roma».
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Testata: Repubblica
Autore: Foschini Giuliano – Tonacci Fabio – Ossino Andrea
Titolo: Un piano nero contro le città – L’attacco era pianificato Volevano Palazzo Chigi e poi colpire altre città
Tema: La guerriglia no vax
Chi sabato è venuto a Roma per protestare contro il Green Pass, aveva in mente un’altra capitale. Washington. E, in particolare, l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio scorso, quando una folla arrabbiata per la mancata rielezione di Trump sfondò le porte del Congresso degli Stati Uniti, occupandone le stanze in diretta Facebook. Roma, poi, doveva essere solo il primo step, la prima tappa di un tour guidato dai neo di magistrati che da tempo indaga sui neofascisti: sarà affiancato da un pm dell’Antiterrorismo fascisti in altre città d’Italia dove esportare furore e devastazione. «Perché ora non si gioca più: le persone come noi la testa non la chinano». Le parole sono di una donna, Pamela Testa, romana 39enne, esponente di Forza Nuova considerata dagli investigatori il trait d’union tra la destra eversiva e il tumulto cieco dei No Vax e dei No Green Pass. Non c’è dubbio, infatti, che il tentato assalto a Palazzo Chigi e la devastazione alla Cgil fossero premeditati. Prova ne è un audio di sei minuti che Pamela Testa – la voce però è di un suo amico – ha fatto girare sui gruppi Telegram aperti per raccogliere adesioni contro il Green Pass. «Cari, in vista della manifestazione di sabato abbiamo creato un gruppo whatsapp nel quale andrà inserito il nome, il cognome e gli indirizzi mail. Inoltre sarà importante scrivere cosa sapete fare, in modo da mettere a disposizione di tutti quanti le vostre capacità: chi è avvocato, chi è meccanico, la professionalità o un hobby che può essere utile. Se avete un’attività commerciale, segnalatela anche perché potrà essere utile per il percorso che faremo in questa lotta». Roma è solo l’inizio, dunque… Altro che un raduno immobile in piazza del Popolo, come era stato comunicato alla questura.
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Testata: Stampa
Autore: Griseri Paolo
Titolo: “Sciogliere i movimenti neofascisti” – “Il Green Pass non c’entra è un attacco per colpire i sindacati e la democrazia”
Tema: L’assalto alla Cgil
La sua parola d’ordine è reagire. Fin da quando arriva in auto, nella tarda sera di sabato, alla sede Cgil di corso d’Italia, Maurizio Landini ripete il mantra ai collaboratori che lo accompagnano a verificare il disastro lasciato dall’onda degli squadristi neri: «L’attacco non è solo alla Cgil, è a tutto il mondo del lavoro. E tutto il mondo del lavoro deve reagire». Ben venga la solidarietà di queste ore, ma non basta. Bisogna passare ai fatti. Per prima cosa il segretario chiede ai partiti «di applicare la costituzione mettendo fuori legge le forze fasciste». Ma non è tutto. L’attacco al mondo del lavoro di cui parla Landini passa dall’attacco ai sindacati. E’ una marea montante che il leader della Cgil ha visto salire in questi mesi ma che viene da lontano. Dall’idea che delle organizzazioni dei lavoratori si possa fare a meno, si possa metterle in un angolo Hanno violentato il mondo del lavoro e i diritti dei lavoratori Bisognava reagire e lo abbiamo fatto in un sistema economico di in cui sivive di precarietà e di contratti individuali, diretti, senza trattative. Se il sindacato diventa marginale, è il ragionamento, allora lo si può attaccare, indicarlo come nemico dei lavoratori. C’è tutto questo, per Landini, dietro l’urlo del fascista che nel video grida felice «abbiamo espugnato la Cgil». Due sono i corni del problema, quelli che l’assalto di sabato ha fatto emergere con chiarezza: il nodo della precarietà nel lavoro, dei milioni di italiani costretti a guadagnarsi da vivere senza un contratto e senza certezze di diritti. E il nodo delle diseguaglianze: «Questa pandemia – ha detto più volte il numero uno della Cgil in questi mesi destinata ad aumentare le diseguaglianze sociali, non a ridurle».
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Testata: Repubblica
Autore: Vitale Giovanna
Titolo: Pd e 5S: scioglimento subito Ma il centrodestra si sfila
Tema: L’assalto alla Cgil
Stavolta la condanna, da sola, non basta: non si può stigmatizzare la gravità del gesto e poi tornare agli affari correnti come nulla fosse accaduto. Serve qualcosa di più: l’assalto alla Cgil segna un salto di qualità nell’azione eversiva dei gruppi neofascisti che va stroncata sul nascere, prima che si saldi con i focolai di protesta sociale latenti nel Paese. Perciò Enrico Letta dà ordine ai suoi di agire in fretta per smascherare chi, fra le forze politiche, continua a blandire e coprire queste frange pericolose per la tenuta democratica. La prima mossa la fa il segretario del Pd andando in tv a replicare a Giorgia Meloni, che aveva definito il blitz «violenza e squadrismo», guardandosi bene però dall’attribuirne la paternità. «La matrice non la conosco», aveva specificato la presidente Fdi, cui il leader dem risponde a brutto muso dallo studio di Mezz’ora in più: «Una frase infelice. La matrice più evidente di così non può essere ed è fascista». La seconda mossa porta la firma della presidente del Pd, Valentina Cuppi: la sindaca di Marzabotto, il paese dell’appennino bolognese teatro dell’eccidio nazifascista, a sera lancia una petizione su Change.org per mettere al bando tutte le formazioni di estrema destra. «I fatti di Roma sono solamente l’ultima goccia» scrive. «È ora di dire basta alla violenza squadrista e fascista. Un basta definitivo. È ora, come già chiesto dall’Anpi, di sciogliere Forza Nuova, CasaPound, Lealtà Azione, Fiamma tricolore».
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Testata: Giornale
Autore: Giannini Chiara
Titolo: Lamorgese sotto accusa – «Nomi e volti noti lasciati liberi…» Così la Lamorgese torna nel mirino dei sovranisti
Tema: L’assalto alla Cgil
Dopo la disastrosa gestione della sicurezza a Roma, in occasione della manifestazione dei No Green Pass di sabato, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non le mandano a dire alla titolare del Viminale e chiedono che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese lasci. Lei non reagisce agli attacchi e si trincera nel suo riserbo. Salvini: «Castellino aveva daspo ma ieri era in piazza, nessuno se n’è accorto? La Lamorgese sapeva di Castellino, perché non l’ha impedito? A chi è convenuto che la manifestazione finisse in vacca? Prima delle Comunali ci sono stati dieci giorni sul caso Morisi; ora ci sono dieci giorni di antifascismo, in vista dei ballottaggi». Ma la disorganizzazione del Viminale, che ha portato a non prevedere l’attacco alle Forze dell’ordine e alla sede della Cgil non è andato giù ai leghisti, che da mesi sottolineano al presidente del Consiglio Draghi il fatto che la Lamorgese dovrebbe lasciare il posto a chi sa mantenere la sicurezza del Paese. Il senatore leghista Stefano Candiani, già sottosegretario al ministero dell’Interno, fa notare che quanto successo alla manifestazione di sabato «è come la storia del rave party, ampiamente prevedibile, non da parte del cittadino o delle forze di polizia, ma da parte di chi ha la gestione del ministero dell’Interno». Intanto si scopre che in piazza, assieme a Forza Nuova, c’erano anche gli anarchici.
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Testata: Repubblica
Autore: Vecchio Concetto
Titolo: Mattarella va in Germania, allarme per l’eversione. Steinmeier: “Serve un’Italia forte” – Regole democratiche contro l’eversione L’allarme di Mattarella
Tema: Mattarella a Berlino
Fino all’altra sera Sergio Mattarella era convinto di poter rappresentare oggi e domani a Berlino, dove saluterà Angela Merkel e incontrerà il presidente Franz-Walter Steinmeier, un’Italia stabile, col vento in poppa, il Covid sotto controllo e un premier che gode della stima di buona parte del mondo. Quell’immagine resta, naturalmente, tuttavia l’assalto della teppaglia fascista alla sede della Cgil incrina giocoforza la rappresentazione, con tutto il suo carico di inquietudine che quel gesto drammatico reca con se. È stato passato il segno, è l’umore che prevale al Quirinale. Le immagini dell’irruzione hanno suscitato vivissima impressione nel Capo dello Stato. Sabato sera perciò Mattarella ha voluto subito chiamare Maurizio Landini per esprimergli la vicinanza di quella Repubblica «che si fonda sull’antifascismo», come ha ripetuto in più occasioni pubbliche. Ci sono poi dettagli rivelatori. Non è passata inosservata quella macchina della polizia messa a presidio del portone di palazzo Chigi: a significare simbolicamente la concreta minaccia alla democrazia. Quella di sabato è vista come una ferita, per il richiamo tragico al Ventennio, e per la scelta dell’obiettivo, un corpo intermedio, al cui valore Mattarella ha dedicato più di un intervento nel suo settennato. Ovviamente, trapelava ieri dal Colle, non è in discussione il diritto costituzionale a manifestare, sempre legittimo anche in presenza di raduni anti scientifici, ma quel che è accaduto dopo la manifestazione è tecnicamente un fatto eversivo, di chi non riconosce le istituzioni, e che va affrontato e risolto con le leggi della democrazia.
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Testata: Repubblica
Autore: Mastrobuoni Tonia
Titolo: Il saluto di Stemmeier all’amico presidente “Serve un’Italia forte”
Tema: Mattarella a Berlino
«”Noi non potremo avere perfetta vita senza amici’, si dice nella Divina Commedia di Dante. In politica non si trovano tanto spesso amici. Maggiore è, pertanto, la gioia che provo nell’aver trovato un amico in Sergio Mattarella. Un presidente coni medesimi principi, per cui la democrazia e lo Stato di diritto, l’equilibrio sociale e la forza della ragione non sono concetti astratti, ma responsabilità vissuta». Che la sintonia tra Frank-Walter Steinmeier e Sergio Mattarella sia sempre stata straordinaria, non è un mistero. Che nel tempo si sia trasformata in un’amicizia lo testimoniano queste affettuose parole che il presidente della Repubblica tedesco ha voluto rivolgergli alla vigilia della visita di Mattarella a Berlino. Mattarella è per Steinmeier anche «un amico che è al cento per cento un convinto europeista – e che garantisce che ‘Italia rimanga un partner affidabile e forte in Europa. L’Europa in futuro ha bisogno più che mai di questa Italia forte – e la Germania e l’Italia hanno bisogno l’una dell’altra». In entrambi i presidenti è forte la consapevolezza che la storia serva anche ad affrontare con lucida e severa vigilanza i fatti orribili di questi giorni, i rigurgiti neri che possono sempre tornare a ferire il presente. Anche nei momenti più difficili dei rapporti tra Italia e Germania, come durante il governo Conte I, quando la Lega al governo picconava quotidianamente Merkel e i 5Stelle assediavano il Quirinale, gli scambi tra i due capi di Stato sono sempre riusciti a mantenere salda una relazione tra due indispensabili membri dell’Ue. È un legame che potrà essere arricchito dalla cooperazione tra Comuni lanciata dai due presidenti
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Labate Tommaso
Titolo: Il tour a Roma dei due sfidanti – «Permette un volantino? » La prova del mercato
Tema: Amministrative Roma – Secondo turno
«Questa storia del cane teniamola fuori», implora a voce bassa Roberto Gualtieri, evidentemente impegnato, oltre che nel testa a testa con Enrico Michetti per la poltrona di sindaco di Roma, nella diatriba familiare sull’accoglienza in casa o meno di un amico a quattro zampe, diatriba in cui non si capisce chi lo vuole e chi no, il cane. A velare il sorriso del candidato sindaco del centrosinistra di un’ombra di terrore — nella domenica in cui si concede un bagno di folla al mercato di Porta Portese, a sette giorni dal ballottaggio — il momento in cui incrocia un signore dall’accento calabrese che lì per lì non lo riconosce a causa della mascherina; ma che dopo qualche secondo ha un’illuminazione. «Gualtieri! Ti ricordi? Sono dell’associazione animalista, abbiamo fatto quella cosa insieme per il canile», urla di gioia nella direzione dell’ex ministro dell’Economia, che distribuisce volantini nel mercato ai bordi di Trastevere. «Ma poi hai deciso per il cane? Lo prendi?». Gualtieri temporeggia, indirizza la discussione verso la parte del programma elettorale dedicata alle associazioni ambientaliste, tenta un dribbling disperato dall’«affaire cane» che però l’altro gli ripropone una volta («Fammi sapere che cosa decidi di fare con il cane!»), poi una seconda («Se decidi per il cane io ti aspetto, eh?»), quindi una terza («Tutto chiaro, nel caso ci sentiamo poi per il cane!»). Sulla carta, per un candidato del centrosinistra, la prova mercato non è delle più semplici.
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Economia e finanza
Testata: Sole 24 Ore
Autore: Melis Valentina – Uccello Serena – Uva Valeria
Titolo: Green pass al via sul lavoro: cosa fare in 20 casi risolti – D-Day del 15 ottobre: 23 milioni di addetti all’esame green pass
Tema: Green Pass
A soccorrere i datori di lavoro nella organizzazione delle presenze, per non dover scoprire ogni mattina che ci saranno alcuni lavoratori assenti, c’è una norma del Dl «Capienze», varato il 7 ottobre dal Consiglio dei ministri, secondo la quale il datore potrà richiedere preventivamente, per «specifiche esigenze organizzative volte a garantire l’efficace programmazione del lavoro» se il lavoratore ha il green pass oppure no. Questo dovrebbe consentire a chi organizza i turni di lavoro di sapere in anticipo su quante persone potrà contare. A facilitare i controlli dovrebbe arrivare poi una nuova versione della App «Verifica C19», alla quale stanno lavorando senza sosta i tecnici di Sogei, il braccio operativo del Mef per l’It, con l’obiettivo di arrivare in tempo per la scadenza del 15 ottobre. L’idea è quella di arricchire con nuove funzionalità l’App già usata oggi da ristoranti, palestre e così via, da modulare a seconda dell’utilizzatore finale (pubblico o privato), quasi come una “libreria digitale”. Un tema delicato è quello dei lavoratori esclusi dall’obbligo di green pass perchè esentati dalla campagna vaccinale per motivi di salute. Questi lavoratori dovranno avere un certificato che attesta la loro situazione, ma dovranno essere particolarmente tutelati perchè i dati sulla salute sono sensibili. Su questo fronte saranno coinvolti i medici aziendali, come spiega Pietro Antonio Patané, presidente di Anma, l’associazione che li raggruppa: «Ci occuperemo dei lavoratori esentati. La legge è molto chiara sulle caratteristiche che devono avere le certificazioni. Nei casi di certificazioni dubbie o non conformi, il datore di lavoro farà riferimento a noi. Così come per la gestione di questi lavoratori, che in quanto non vaccinati possono essere anche lavoratori fragili, la cui fragilità non era finora emersa».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Querzè Rita
Titolo: Intervista a Maurizio Stirpe – Stirpe: «Giusto il greenpass obbligatorio Chi non lo ha paghi i danni»
Tema: Green Pass
Confindustria ha fortemente voluto il green pass nei luoghi di lavoro. A fine settembre, in occasione delle assise dell’associazione degli industriali, il presidente Carlo Bonomi ha elogiato «la mano ferma con cui il governo ha assunto la decisione di introdurre l’obbligo del green pass per tutto il lavoro pubblico e privato». Oggi, però, alla vigilia della sua entrata in vigore – venerdì prossimo, 15 ottobre – lo stesso mondo delle imprese sembra vacillare. Diverse organizzazioni, da Confapi alle rappresentanze degli artigiani e del commercio, chiedono chiarimenti. Il vicepresidente di Confindustria con delega alle Relazioni industriali Maurizio Stirpe, invece, tiene il punto. Non crede che al decreto del governo manchi una «messa a terra»? Molte imprese lamentano scarsa chiarezza delle misure. «L’impianto normativo del green pass nei luoghi di lavoro nel complesso è solido. Certo, l’applicazione nelle singole realtà produttive può evidenziare questioni particolari. Ma queste vanno affrontate caso per caso, prima di tutto Decreto solido L’impianto del decreto sull’obbligo del breen pass è sohdo, chiarimenti possono arrivare in corsa con il buon senso». Le aziende hanno bisogno di più tempo per organizzarsi? «In questo Paese ogni volta che un provvedimento sta per entrate in vigore si cerca di rimandare. Il decreto è del 21 settembre, quindi da tempo tutti ne conoscono i contenuti, Regioni comprese, i dubbi semmai andavano sollevati prima. Ora si tratta di non fermarsi al dito ma di guardare la luna. E la luna per le nostre imprese è la creazione di ambienti di lavoro il più possibile sicuri, come hanno fatto finora, del resto. Perché è l’unica via per garantire salute e ripresa dell’economia».
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Testata: Stampa
Autore: Bertini Carlo
Titolo: Ora il Pd rilancia l’obbligo vaccinale Il sì di Forza Italia, Draghi cauto
Tema: Vaccini – Green Pass
«Forse bisogna arrivare all’extrema ratio del vaccino obbligatorio», ammette Enrico Letta. Senza voler mettersi in contrasto col premier, ma lasciando cadere lì una frase potenzialmente esplosiva. Dopo quello che è successo, dopo la violenza contro il Green Pass, che andrà esibito per entrare nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre, c’è dunque chi torna a ventilare l’obbligo vaccinale. E sotto la cenere cova la polemica. «Il governo ha scelto un’altra strategia, quella del Green Pass, che ha portato risultati positivi – dice il ministro Roberto Speranza – ma abbiamo sempre la possibilità di valutare, il passaggio del 15 ottobre sarà importante». La richiesta del Pd quindi ancora non è un pressing, trova freddi i membri del governo, in primis il premier, ma non tutti i partiti. Se ne era parlato anche un mese fa, la destra è sempre stata contraria, stavolta però Letta rompe gli indugi e rilancia l’obbligo vaccinale. Tre partiti a favore, Pd, Italia Viva e Forza Italia. Leu di Roberto Speranza disponibile, M5s di Giuseppe Conte incerto ma possibilista. Fdi e Lega si metterebbero di traverso. Questa la geografia parlamentare nel caso la questione finisse in aula. Per ora non la porterà avanti nessuno, ben sapendo che Draghi frenerebbe. Ma il tema spacca la maggioranza di governo.
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Aquaro Dario – Dell’Oste Cristiano
Titolo: La flat tax degli autonomi alla prova del nuovo reddito d’impresa – Flat tax degli autonomi alla prova del nuovo reddito d’impresa
Tema: Riforma del fisco
Partite Iva. Il disegno di legge delega non cita mai il regime forfettario e guarda al «sistema duale». Si punta a una tassazione che non condizioni la scelta tra ditte individuali, società di persone e di capitali. Previsto un prelievo flat sui redditi derivanti dall’impiego di capitale anche negli immobili e nelle aziende. Nel disegno di legge ci sono altre indicazioni importanti. Nell’articolo dedicato all’Irpef, si prevede una riduzione graduale della aliquote medie effettive, anche nell’ottica di sostenere «giovani», «secondi percettori di reddito» e «l’attività imprenditoriale». Tutte categorie cui il Fisco negli ultimi anni ha sempre proposto regimi di favore fin dal tempo dei “vecchi minimi”, regime ancora usato da 133mila contribuenti nelle dichiarazioni presentate nel 2020
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Melis Valentina
Titolo: Il lavoro degli stranieri vale il 9% del Pil ma il Covid brucia 160mila posti – Il lavoro degli stranieri vale 134 miliardi, il 9% del Pil italiano
Tema: Fondazione Leone Moressa
Il lavoro dei cittadini stranieri vale 134 miliardi e incide per il 9% sul prodotto interno lordo. È uno dei principali dati contenuti nel Rapporto annuale 2021 sull’economia dell’immigrazione a cura della Fondazione Leone Moressa, che sarà presentato a Roma venerdì 15 ottobre, alla Camera dei deputati. L’impatto della pandemia, a partire dall’anno scorso, si è fatto sentire anche sull’occupazione degli stranieri: rispetto al 2019, coloro che lavorano in Italia sono passati da oltre 2,5 milioni (il 10,7% degli occupati totali), a 2,34 milioni (il 10,2% degli occupati). Sono stati persi cioè quasi 160mila posti di lavoro, poco meno di 60mila di cittadini comunitari e loomila di cittadini extracomunitari. Per la maggior parte, come è successo per i lavoratori italiani, le persone rimaste senza impiego sono confluite nella platea degli inattivi (che per gli stranieri, nel 2020, annovera 1,3 milioni di persone). Così, rispetto al 2019, si è ridotto anche il valore della “ricchezza” prodotta dagli stranieri: nel 2019 valeva infatti 14 miliardi in più, ovvero 148 miliardi, con una incidenza sul Pil del 9,5 per cento. Il calcolo del “Pil dell’immigrazione” è stato effettuato dalla Fondazione Leone Moressa a partire dal valore aggiunto prodotto dagli occupati in Italia e ipotizzando che a parità di settore e di Regione la produttività degli occupati stranieri sia uguale a quella degli italiani. Sono stati usati i dati Istat relativi al valore aggiunto 2020 (1.490 miliardi), ripartiti su base territoriale e suddivisi poi per il numero degli occupati. Il quadro che ne emerge rivela che quasi il 30% del valore aggiunto prodotto dagli stranieri si concentra in Lombardia, dove vive il 23% dei lavoratori senza cittadinanza italiana.
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Testata: Stampa
Autore: Ferrari Gilda
Titolo: Le ferite del lavoro
Tema: Vittime degli incidenti sul lavoro
Crescono le denunce di infortunio sul lavoro nei primi 8 mesi del 2021 e si riducono gli infortuni mortali, ma solo perché non esiste quasi più la componente delle morti causate dal Covid che nel 2020 avevano pesato per un terzo sul totale delle vittime. I dati diffusi alla Spezia in occasione della 72a edizione della Giornata Anmil. per le vittime degli incidenti sul lavoro certificano la tragedia in corso: 772 morti, 349.449 denunce di infortunio in Italia da gennaio ad agosto. «Una ferita sociale», che «diventa lacerante ogni volta che si apprendono, come in queste ultime settimane, quotidiani e drammatici aggiornamenti di incidenti avvenuti», dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Le tragedie a cui stiamo assistendo senza tregua sono intollerabili e devono trovare una fine – ammonisce il capo dello Stato – rafforzando la cultura della legalità e della prevenzione. Lo Stato tuteli chi lavora. Le leggi ci sono e vanno applicate con inflessibilità». Per garantire «effettivamente» l’articolo 4 della Costituzione che riconosce ai cittadini il diritto al lavoro, «uno Stato democratico deve consentire a ognuno di svolgere la propria attività lavorativa, tutelandone la salute e assicurandone lo svolgimento nella più totale sicurezza». Le vittime degli incidenti «sono persone che escono di casa con progetti per il futuro e attività dirette ai loro cari – dice Mattarella rivolgendo un messaggio al presidente dell’Anmil, Zoello Forni -. Il luogo di lavoro deve essere il posto da cui si torna. Sempre». Una piaga sociale, che il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, promette di frenare spiegando che sono in definizione gli «ultimi dettagli» su nuove e più severe misure. «Nei prossimi giorni vedrà la luce un provvedimento ad hoc che sarà basato sulla maggior efficacia e maggior tempestività delle sanzioni, con un potenziamento delle strutture di controllo sia a livello centrale, con l’ispettorato nazionale, che con le Asl».
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Testata: Sole 24 Ore
Autore: Finizio Michela
Titolo: Scatto dei prezzi su spesa e servizi locali – Dopo gas e luce sono in arrivo rincari al top su spesa e tariffe
Tema: Rincari
Dopo gas e luce, le spinte inflazionistiche rischiano di riflettersi sui prezzi finali al consumatore anche in altri ambiti tra fine anno e l’inizio del 2022. A preoccupare sono innanzitutto i prezzi all’ingrosso dell’agroalimentare in base ai dati aggiornati a settembre di Borsa merci telematica italiana (Bmti): la semola è cresciuta del 90% rispetto a due anni fa, la farina è in aumento del 19% da prima della pandemia, l’olio di semi registra un incremento del 69% su settembre 2019. Federdistribuzione conferma le tensioni sui listini nel largo consumo e, nei prossimi mesi, bisognerà evitare che l’aumento dei costi di produzione e dei beni energetici venga trasferito al consumatore, in primis nelle tariffe pubbliche a controllo locale e nazionale. Cittadinanzattiva si aspetta aumenti nei trasporti locali a partire da gennaio e, secondo i dati dell’ultimo Osservatorio prezzi del Mise aggiornato ad agosto, le tariffe rifiuti risultano già in aumento dell’1,5% su base annua. Lievi adeguamenti anche per il servizio idrico integrato e sui tariffari di musei, asili nido e parcheggi.
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Testata: Repubblica Affari&Finanza
Autore: Puledda Vittoria
Titolo: Un salvadanaio da 5.000 miliardi – Un salvadanaio da 5 mila miliardi serbatoio per la crescita italiana
Tema: Risparmio
Fondi, azioni, polizze e liquidità sui conti correnti: il risparmio degli italiani è ai massimi storici. Un serbatoio per far ripartire l’economia Un fantastilione, anzi cinque. Cinquemila miliardi di ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Più del doppio, se si considerano anche immobili e terreni: tradizionalmente, il mattone rappresenta infatti il 55-60% della ricchezza complessiva. Significa, mal contati, un po’ più di quattro volte il Pil prodotto interno lordo di un anno. Una montagna di banconote (e azioni, e case, e Btp) che solo in parte riesce a confluire nell’economia reale, a diventare volano di crescita e sviluppo. Dei consumi, ma anche delle infrastrutture, degli ospedali, dell’arte, della ricerca: l’elenco è infinito. «Gli ingredienti necessari sono due: aziende meritevoli di attrarre il risparmio e mercati efficienti, che non freghino i risparmiatori – sintetizza Pietro Modiano, un passato da banchiere e uno sguardo da economista – mercati in cui i diritti delle minoranze vengano rispettati e gli aumenti di capitale servano a promuovere lo sviluppo e non solo a spostare pacchetti di controllo».
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Societa’, istituzioni, esteri
Testata: Corriere della Sera
Autore: Basso Francesca
Titolo: Varsavia, sfila il popolo che sceglie l’Europa – A Varsavia un mare di bandiere blu «Vogliamo restare dentro la Ue»
Tema: Varsavia: il no alla Polexit
Centomila in piazza a Varsavia. Nonni e nipoti, genitori e figli uniti da un solo slogan: «Io resto in Europa». Ma cittadini polacchi di tutte le età hanno manifestato anche in altre trenta città del Paese per ribadire l’appartenenza all’Ue e protestare contro il governo nazionalista ultra-conservatore guidato dal premier Mateusz Morawiecki del Pis (Diritto e Giustizia) di Jaroslaw Kaczynski. Le scelte del governo stanno facendo crescere il rischio di una Polexit. Specie dopo la sentenza della Corte costituzionale di giovedì scorso che ha stabilito il primato del diritto nazionale sul diritto comunitario aprendo lo scontro con Bruxelles.
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Testata: Stampa
Autore: Tortello Letizia
Titolo: Polonia d’Europa
Tema: Varsavia: il no alla Polexit
“Unione sì, PiS no. Restiamo in Europa!”. Gli abitanti di Katowice, nel Sud della Polonia non lontano da Cracovia, hanno portato anche i bambini alla grande marcia nazionale di protesta contro il rischio di una «Polexit», cioè l’uscita del Paese dall’Unione. Dalla capitale Varsavia, a Lublino, Poznan, Lodz e altre cento città: il richiamo dei sostenitori della Ue contro lo strapotere del partito nazionalista di Jaroslav Kaczyäski (NS) ha radunato in strada centomila persone, che hanno acceso candele, sventolato bandiere a dodici stelle e suonato l’inno alla Gioia, leggendo la Costituzione. «Sono nato in Polonia, preferisco morire nella Ue», recitava uno slogan. E un altro: «Abbasso l’anatra al potere», facendo riferimento al cognome del presidente di Diritto e giustizia, che ha la stessa radice della parola «kaczka», anatra appunto. Un raduno pieno di richiami simbolici, su invito dell’ex presidente della Ue Donald Tusk e leader dell’opposizione (Piattaforma civica), per reagire alla sentenza della Corte costituzionale polacca che giovedì ha sancito la priorità del diritto nazionale sulla legge europea. Da tre giorni il Paese era in subbuglio. Il pronunciamento della scorsa settimana ha segnato un nuovo punto di distanza nella disputa tra il governo nazionalista di Varsavia e Bruxelles su indipendenza della magistratura e rapporto fra leggi nazionali e comunitarie. Su quest’ultimo tema la miccia l’aveva accesa il premier Mateusz Morawiecki, che a marzo aveva presentato ricorso alla Corte costituzionale di Varsavia.
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Testata: Repubblica
Autore: Ginori Anais
Titolo: Parigi scrive alla Ue sul nuovo nucleare “Entri tra le fonti green”
Tema: Energia nucleare
Per vincere la battaglia del clima, abbiamo bisogno dell’energia nucleare». Con un nuovo appello firmato da dieci paesi dell’Ue, entra nel vivo la battaglia per ottenere dalla Commissione europea il riconoscimento del nucleare come energia green. In prima linea nel pressing su Bruxelles c’è il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire, firmatario del testo diffuso insieme ai colleghi di Romania, Repubblica Ceca, Finlandia, Slovacchia, Croazia, Slovenia, Bulgaria, Polonia e Ungheria. «L’energia nucleare è necessaria – scrivono i ministri – sia per raggiungere l’obiettivo degli accordi di Parigi, sia per fronteggiare l’aumento dei prezzi dell’energia che – sostengono i firmatari – ha dimostrato quanto sia importante ridurre la nostra dipendenza da paesi terzi». A proposito delle fonti rinnovabili, l’appello sottolinea che «giocano un ruolo chiave perla transizione energetica, ma non possono produrre abbastanza elettricità a basso contenuto di carbonio per soddisfare le esigenze in modo sufficiente e costante». I promotori del testo ricordano che l’energia nucleare «rappresenta già quasi la metà della produzione di elettricità decarbonizzata in Europa». Si tratta per l’Europa, proseguono i ministri, di difendere un’industria «leader a livello mondiale con tecnologie innovative uniche».
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Testata: Corriere della Sera
Autore: Bozza Claudio
Titolo: Dopo l’Arabia, la Russia Renzi entra nel consiglio di un gruppo leader a Mosca
Tema: Renzi, affari in Russia
Dopo le consulenze (e le forti polemiche) in Arabia Saudita, spunta un nuovo lavoro per Matteo Renzi: stavolta in Russia. L’ex premier, da agosto, è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Delimobil, la più grande società di car sharing in Russia. Un colosso, che ha sede in Lussemburgo, costola dell’impero costruito dall’imprenditore napoletano Vincenzo Trani, a Mosca da quasi vent’anni, che tra i numerosi incarichi in board finanziari è anche presidente della Camera di commercio italo-russa e console onorario della Bielorussia in Campania. Trani, inoltre, è stato il primo italiano a vaccinarsi con il siero russo Sputnik e poi ha fatto da mediatore per farlo produrre da un’azienda farmaceutica in Brianza. La notizia del nuovo incarico per Renzi (che già in Arabia percepisce un cospicuo compenso come membro del Future Investment Initiative, fondazione che fa capo al principe ereditario Mohammad bin Salman) è emersa nell’ambito della procedura di trasparenza avviata da Delimobil, che sta per quotarsi a Wall Street, dove punta a raccogliere almeno 350 milioni di dollari per continuare a crescere e acquisire nuove società per la mobilità condivisa, e non solo. Nel prospetto per lo sbarco nella più importante Borsa mondiale, visto che Renzi è indagato per finanziamento illecito e false fatturazioni, Delimobil precisa cautelativamente che nel caso in cul l’ex premier venisse condannato dovrà dimettersi dal cda.
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Testata: Stampa
Autore: Bagnoli Lorenzo – Paolucci Gianluca
Titolo: Car sharing e Sputnik Renzi fa affari in Russia – Renzi e gli affari russi con il car sharing dell’uomo di Sputnik
Tema: Renzi, affari in Russia
Una società di car sharing in Russia, fondata e guidata da un italiano, che si quota a New York. Con Matteo Renzi nel consiglio d’amministrazione e la banca statale russa Vtb nel capitale con il 15%. L’italiano è Vincenzo Trani, da anni a Mosca, che oltre a Delimobil guida anche il fondo Mikro Kapital e la Camera di commercio italo-russa. In questa veste, nei mesi scorsi aveva lanciato un’iniziativa per produrre in Italia il vaccino russo Sputnik e in precedenza era stato citato dalle cronache come primo italiano vaccinato con il siero «di Stato» russo. Delimobil, che nel prospetto per la quotazione dichiara di essere il primo operatore del car sharing in Russia, presente in 11 città e con una quota del 44% a Mosca, punta a raccogliere 350 milioni di euro con la quotazione. La società ha fatturato circa 70 milioni di euro nel primo semestre del 2021, raddoppiando il fatturato rispetto all’anno precedente. Secondo la documentazione depositata alla Sec da Delimobil, Renzi è amministratore dall’agosto scorso. Non è specificato il compenso di ogni amministratore, ma il prospetto indica in 1 milione di euro il compenso complessivo del board, più i rimborsi spese non quantificati. Lo stesso prospetto avverte delle indagini che coinvolgono Renzi: quella sui finanziamenti della Fondazione Open, dell’ipotesi di false fatture per i compensi ricevuti per una conferenza ad Abu Dhabi e la vicenda dei corrispettivo pagato dalla società di produzione del documentario «Firenze secondo me», sulla quale indaga la procura di Roma. Il prospetto avvisa che in caso di sviluppi di queste indagini negativi per Renzi, questi potrebbe essere costretto a lasciare il cda.
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Testata: Repubblica
Autore: Modolo Gianluca
Titolo: Taiwan non si piega alla Cina “In prima linea per la democrazia”
Tema: Taiwan – Cina
«Continueremo a rafforzare le nostre difese per garantire che nessuno possa costringerci ad accettare il percorso stabilito dalla Cina, che non offre né libertà né democrazia né tantomeno la sovranità per i nostri 23 milioni di cittadini. Non agiremo in modo avventato, ma è certo che il popolo taiwanese non si piegherà alle pressioni». Dopo le parole di Xi Jinping sulla riunificazione a tutti i costi di Taiwan, Taipei risponde: senza paura. Dal palco davanti al palazzo presidenziale, tra concerti, sfilate di carri armati e jet in cielo – per la festa nazionale che celebra la Rivoluzione del 1911 che portò alla nascita della Repubblica di Cina (il nome ufficiale dell’isola) di Sun Yat-sen, “padre della patria” venerato su entrambe le sponde dello Stretto di Formosa – la prima donna presidente, Tsai Ing-wen scandisce: «Siamo in prima linea nella difesa della democrazia». Pechino non la prende bene e in serata ribadisce che «Taiwan è parte della Cina e deve essere riunificata. La ricerca dell’indipendenza chiude la porta al dialogo». E aggiunge: «La provocazione sull’indipendenza è la più grande minaccia alla pace e alla stabilità». Il «percorso» di cui parla Tsai è quello di “Un Paese, due sistemi”, già applicato a Hong Kong e che il governo comunista vorrebbe replicare anche qui. Percorso che sull’isola – vista l’esperienza dell’ex colonia britannica – nessuno vuole.
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Testata: Repubblica
Autore: Kaplan Robert_D.
Titolo: Armi, patti e alleanze la strategia di Biden per contrastare Pechino
Tema: Indo-Pacifico
Il ritiro americano dall’Afghanistan e la vendita di sottomarini nucleari all’Australia a distanza di poche settimane evidenziano un cambiamento in corso. L’attenzione si è spostata dalle spinose guerre mediorientali a una più nitida competizione tra grandi potenze. Il ritiro dall’Afghanistan, per quanto mal gestito dal presidente Biden, era probabilmente inevitabile, al pari della presa di potere dei Talebani. L’accaduto non ha nulla di sorprendente se non la velocità di evoluzione degli eventi. La vendita dei sottomarini all’Australia invece è stata una mossa geopolitica calcolata, quasi illogica: perché non era detto che l’Australia, dipendente economicamente dalla Cina e geograficamente prossima, si spostasse così tanto in direzione degli Stati Uniti. Biden ha completato solo un sesto del suo mandato presidenziale. La vendita dei sottomarini all’Australia dimostra che è forse prematuro sostenere che il caotico ritiro dall’Afghanistan lo definirà. In puri termini geopolitici l’accordo sui sottomarini è in sé più significativo. Ma può anche darsi che ciò che definirà la politica estera di Biden sia ancora di là da venire – e potrebbe essere legato a una crisi in Asia. L’Australia, intensificando la competizione militare con la Cina, potrebbe innescare una catena di eventi oggi imprevisti
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***mipa/