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SINTESI IN PRIMO PIANO – 11 ottobre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Coronavirus: Governo al lavoro per un nuovo Dpcm;
– L’altra faccia del Covid, i no mask: ieri manifestazione negazionista a Roma;
– Next Generation Ue: servono il prima possibile, ma Gualtieri annuncia nuove misure-ponte;
– Rapporto Centro Studi Confindustria: il Ministro Gualtieri in sintonia con le proposte;
– Covid-19: l’Europa pronta a “chiudere”, in molte nazioni il problema dei diritti negati;
– Usa: il primo discorso di Trump dopo la malattia, “Vincerò io”.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Patta Emilia
Titolo: Covid: 5.724 contagi, oggi vertice per nuova stretta – Contagi ancora su a 5.724 Stretta su locali e feste private
Tema: Emergenza Covid-19
Ancora un balzo dell’epidemia di Covid in Italia. Ieri si sono registrati 5.72.4 nuovi casi contro i 5.372 di due giorni fa per un totale di 349.494. Ed è ennesimo record di tamponi, 133.084, circa 3.500 più di due giorni fa. In lieve crescita anche i decessi, 29 ieri contro i 28 di due giorni fa (36.140 dall’inizio dell’epidemia). E salgono i ricoveri: 250 in più in regime ordinario (4.336 totali) e 3 in più in terapia intensiva (sono 390 in tutto). Dei nuovi casi solo 1.100 sono in Lombardia, mentre si ferma per il momento la crescita in Campania: in 24 ore 664 nuovi casi di positività contro i 769 di due giorni fa. Non è un bollettino di guerra ma la crescita continua, ed è tale da preoccupare il governo. Giuseppe Conte ha riunito ieri pomeriggio per oltre tre ore i capidelgazione di maggioranza, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia e il sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro per discutere la situazione e decidere il da farsi in vista dell’atteso Dpcm da varare entro il 15 ottobre. E oggi il ministro Roberto Speranza parteciperà a una riunione urgente del Comitato tecnico scientifico: sul tavolo degli esperti l’impennata dei contagi dell’ultima settimana e la capacità del sistema di testare i casi. «Le misure contano ma quello che è veramente decisivo sono e restano i comportamenti delle persone. Abbiamo una fase di resistenza e convivenza che prenderà probabilmente tutta la prima parte del 2021: mascherine e distanziamento sono le nostre uniche armi», ha ribadito ieri Speranza.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Meli Maria_Teresa
Titolo: Il retroscena – La linea dura di Speranza e Franceschini Tre ore di divisioni, poi Conte la fa passare
Tema: Emergenza Covid-19
«Non siamo ancora usciti dalla fase più difficile. Dobbiamo alzare il livello di guardia», ha detto ieri senza mezzi termini. II ministro della Salute, con Dario Franceschini, è fautore della «linea dura» sul Covid. Entrambi, per dire, avrebbero preferito far chiudere bar e ristoranti alle 23 e non a mezzanotte, come è stato poi deciso nel vertice di oltre tre ore con Giuseppe Conte, gli altri capi delegazione dei partiti, il ministro Francesco Boccia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Il pressing di Speranza e Franceschini nei confronti del premier, restio a ulteriori irrigidimenti, è stato intenso. Per sottolineare la difficoltà della situazione e far capire a Conte che bisognava necessariamente prevedere nuove misure più restrittive, Speranza ha convocato d’urgenza la riunione di oggi con il Cts. All’ordine del giorno i problemi legati al trasporto pubblico. Al premier, a dire il vero, in questo vertice sul Covid che uno dei partecipanti ha definito «surreale» e un altro «fantozziano», premeva soprattutto licenziare il Dpcm il prima possibile. E infatti avrebbe intenzione di farlo già domani. Per il resto, all’inizio Conte ha sposato la linea soft: «No ad accelerazioni eccessive sulle misure restrittive, seguiamo l’andamento dei contagi». Poi, come spesso gli accade in questi casi, ha accettato la mediazione e, anzi, l’ha portata avanti lui. Già, perché a fare un po’ di resistenza, rispetto all’offensiva del tandem Franceschini-Speranza, c’era Teresa Bellanova: «Ovviamente – è stato il suo ragionamento – diamo la priorità alla salute, ma dove è possibile essere non troppo rigidi, dobbiamo farlo».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Cuppini Laura
Titolo: Intervista a Ilaria Capua – «Vi spiego le regole per proteggerci» – «Per proteggerci bastano poche regole Ma la vita notturna va reinventata»
Tema: Emergenza Covid-19
La curva dei contagi è verticale: quasi 75 mila positivi in Italia. Ilaria Capua, direttore One Health Center of Excellence dell’Università della Florida, che cosa ci dobbiamo aspettare? «La domanda giusta è: come ci dobbiamo comportare? Assistiamo a una circolazione vivace del virus, siamo passati da 1.500 a oltre 5 mila casi al giorno. È il momento di rafforzare l’impegno: la mascherina va portata sempre, tranne che in casa e nella propria macchina se si è soli. Se si usa il car sharing meglio indossarla. Lavare e disinfettare le mani più spesso possibile. Il virus viene trasportato da goccioline pesanti che tendono a cadere rapidamente: ecco perché la distanza di due metri ci protegge». Come valuta la situazione nelle scuole? «Abbiamo la fortuna di averle aperte dopo altri Paesi europei e quindi con una certa consapevolezza. La circolazione virale nelle scuole c’è, ma non è la causa dell’esplosione dei contagi». Il governo sta valutando di mettere dei limiti alle feste private. «Lo trovo giusto, ma più che il numero conta la provenienza e lo stato sanitario dei presenti. Paradossalmente il raduno di cento abitanti di un paesino sarebbe meno rischioso di un gruppetto di individui di aree diverse». Ritiene possibile la chiusura di alcune regioni? «Escluderei questa ipotesi, credo che oggi più che mai dobbiamo affidarci al buon senso che ci fa sopravvivere, imparare e crescere. Di troppe regole si muore. Il problema Covid non lo risolveranno i politici, ma i singoli individui che si sentono parte di una collettività».
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Testata:  Stampa
Autore:  Bertini Carlo
Titolo: Feste e movida, nuovo giro di vite – Covid, altri 5724 contagiati Arriva la stretta del governo basta movida davanti ai bar
Tema: Emergenza Covid-19
Al vertice a palazzo Chigi con Giuseppe Conte, i ministri e i capidelegazione di maggioranza, Roberto Speranza sfodera subito una cartellina zeppa di dati. Il più allarmante svela che il 75% dei contagi avviene in ambito familiare. E così smonta le resistenze e le bocche storte sul colpo di maglio alle feste private. Nelle cartelle con le proposte di nuove misure urgenti, Speranza inserisce anche un ampliamento dello smart working al 70-75%. E rispetto a quanto esce alla fine del vertice, fosse per lui chiuderebbe i locali un’ora prima, alle 23. Nel suo cahier infila anche la limitazione a un massimo di 30 persone ai banchetti e ricevimenti dopo matrimoni, comunioni, cresime. Ma va ancora chiarito bene se sarà permessa ad esempio una tavolata di 20 persone in un ristorante che ne può ospitare magari 200 in tanti tavoli distanziati, in base alle normative anti-covid. Poi c’è il divieto assoluto di feste private, che – stando a fonti di governo – si tradurrebbe anche in un limite massimo di 6 persone per una cena in ogni abitazione. Il divieto di sport da contatto significa invece stop a calcetto, basket e tutti gli altri sport ravvicinati, ma a livello amatoriale. C’è poi una eventuale riduzione da 1000 a 500 persone per gli spettacoli all’aperto e da 200 a 100 per quelli al chiuso, ma su questo ci sono resistenze.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Scalfari Eugenio
Titolo: Editoriale – Il premier Conte e il futuro del Quirinale
Tema: Governo-Quirinale
Tutto sta cambiando anche per il fatto che sta variando la fisionomia geografica di tutto il mondo che ci riguarda: la nostra stella, il Sole, è in corso di indebolimento energetico: tra alcune migliaia d’anni sarà del tutto spento e non sappiamo fino a che punto l’universo intero sarà scosso. Uno scenario futuro ma che ci sottolinea di affrontare sin da ora il cambiamento climatico che affligge il pianeta. Gli studiosi sono impegnati a riflettere su questo profondo mutamento, ma poi vengono assorbiti dalle problematiche del presente. A me capita di campare sul futuro. È alquanto strano ma ciascuno di noi è fatto a suo modo da quando è nato fino a quando se ne andrà, ma anche il passato mi interessa: passato e futuro, così è fatta la mia vita e gran parte di quella della nostra specie umana. Di queste questioni ho parlato ieri molto a lungo con Giuseppe Conte. Può sembrare strano che un vecchio come me e un giovane come lui si interessino addirittura della Stella dalla quale dipendiamo. Forse è questo il modo di dimostrare il proprio interesse reciproco. È una notizia: Conte e Scalfari hanno parlato per circa due ore della sorte del nostro Globo. La vera motivazione (o almeno la mia ma credo anche la sua) dimostra che sta nascendo un’amicizia che finora è stata di fatto sulla guancia e uno schiaffo sull’altra.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Trocino Alessandro
Titolo: La piazza negazionista è mezza vuota Tensione con la polizia
Tema:  Manifestazione dei negazionisti
Gli organizzatori della «marcia della liberazione» accusano la «stampa mainstream» di etichettarli come «negazionisti», «no mask», «fasciosovranisti». Dal palco invitano a mettere le mascherine «sennò ci rompono le palle», ma sull’erba di San Giovanni sono quasi tutti senza e ne sono fieri, se ne fregano dei 36 mila morti o non ci credono, perché è solo un’invenzione per creare una «dittatura sanitaria» e pazienza se questo sarà il prossimo «cluster». C’è una furia ideologica che fa paura in questi ribelli (solo 2.000) e in quel giovane che sfida un agente, rifiuta di dare i documenti e quasi costringe i poliziotti a trascinarlo via. Lui urla «aiutatemi», mentre decine di invasati gridano «buffoni», «venduti», «portateci via tutti» e fiatano la loro rabbia sulle facce inermi dei poliziotti, coperte da sottili mascherine chirurgiche. Dentro questo magma c’è di tutto, ci sono i fascisti di Forza nuova, sovranisti, naturopati, seguaci del metodo Di Bella, no mask, no 5G, no vax, no euro, no contante. Ci sono i nemici delle multinazionali, di Soros, del «farabutto Mario Monti della Trilaterale», del neoliberismo, delle liberalizzazioni, ci sono gli amici dei gilet arancione, di Julian Assange, di Giulietto Chiesa. C’è il turbofilosofo Diego Fusaro e il generale monicelliano Antonio Pappalardo. C’è Fulvio Grimaldi, che in Rai faceva i servizi con il bassotto Nando e ora avvisa che «incombe una dittatura cinica, feroce, peggiore delle passate perché usa mezzi tecnopsicologici». Un grumo di risentimenti e complottismi, abilmente sfruttato da aspiranti partiti come il Fronte sovranista italiano. Citano Sandro Pertini e invitano alla «resistenza» in un «comitato di liberazione» e a «occupare il Parlamento».
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Testata:  Stampa
Autore:  Carratelli Niccolò
Titolo: I No mask sfidano la polizia “È una truffa, arrestateci tutti”
Tema: Manifestazione dei negazionisti
Quando dal palco di piazza San Giovanni arriva l’invito a «mettere le mascherine», i manifestanti “no mask” si guardano increduli. Ma non eravamo alla «marcia di liberazione dalla dittatura sanitaria»? Molti in realtà la “chirurgica” ce l’hanno, anche se non dove dovrebbe essere. Chi calata sul mento, chi in tasca o in borsa. Non perché la ritengano utile, ma per evitare la multa in caso di controlli. Che questa volta, rispetto al raduno di un mese fa alla Bocca della Verità, ci sono. La polizia, su disposizione della Questura, ha il difficile compito di far rispettare le regole senza pregiudicare l’ordine pubblico. Ma fin dall’inizio si capisce che non è possibile. Basta il primo che, di fronte alla richiesta di coprire naso e bocca, dice di no. Perché «non c’è una legge che mi obbliga, ripassati la Costituzione, fammi la multa e vediamo chi ha ragione». Alessandro, 44enne romano, la Costituzione se l’è stampata e portata da casa, la mostra all’agente e tiene la mascherina sotto al mento. Partono le trattative, mentre intorno si forma un notevole assembramento di altri manifestanti, alcuni provocatoriamente a volto scoperto. Poi giornalisti, operatori e fotografi ad assistere alla scena. Che inevitabilmente diventa sceneggiata. Il ribelle viene portato via da quattro agenti e caricato su una camionetta, tra le urla dei presenti: «vergogna», «squadristi», «arrestateci tutti», «libertà». Identificato in commissariato e poi rilasciato, con una promessa di multa: «Ma tanto non la pago, ho detto che stavo facendo attività motoria e metto l’avvocato», assicura una volta tomato in piazza.
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Testata:  Avvenire
Autore:  Spagnolo Vincenzo_R
Titolo: Intervista a Luciana lamorgese – «Basta con le persone ridotte a fantasmi flussi migratori regolari appena si potrà» – «Basta fantasmi, ora umanità»
Tema: Immigrazione
«Il mio obiettivo è arrivare, appena l’emergenza Covid-19 lo consentirà, a una ripresa dei flussi regolari, anche perché questo è il modo più efficace per sottrarre tanti migranti allo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani». Luciana Lamorgese non ama i proclami, né la grancassa suonata da alcuni “politici di professione”. Titolare dell’Interno dopo una lunga carriera prefettizia, predilige il linguaggio asciutto e il profilo basso dei civil servant. Nel testo che ha modificato i discussi decreti sicurezza salviniani c’è molto della sua competente opera di ricucitura delle proposte di maggioranza, sommata al labor limae dell’ufficio legislativo del Viminale: «Abbiamo cercato di non perdere mai di vista due parametri di riferimento fondamentali in tema di immigrazione: la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono – dice Lamorgese ad Avvenire -. Ci siamo mossi tra queste due sponde per rimodulare le norme dei decreti 112 del 2018 e 53 del 2019 che, negli ultimi due anni, hanno sostanzialmente desertificato il sistema di accoglienza diffuso nei territori, finendo così per alimentare un esercito di `fantasmi’ senza volto e senza identità. Perciò, anche per garantire la sicurezza dei nostri territori e delle nostre comunità, abbiamo ridisegnato un Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) capillare, diffuso in piccoli centri presenti in tutte le regioni, in cui gli immigrati hanno un nome, i documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere reclutati per lavori socialmente utili».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Marini Andrea 
Titolo: Dl Agosto, salgono a 84 i decreti per attuarlo
Tema: Dl Agosto, domani l’ok finale

II decreto Agosto, oltre alle norme originarie – dal prolungamento della cassa integrazione al divieto di licenziamento, fino alla rateizzazione dei versamenti sospesi – è arrivato quindi a prevedere altre misure, come la ridefinizione dei piani di ammortamento dei finanziamenti ricevuti dalle imprese per attività di ricerca e sviluppo, la rivisitazione del superbonus del 110% e la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Con l’ok finale di domani si aprirà quindi la fase due, cioè la partita dei decreti attuativi. Partita che per la verità è già iniziata, visto che il decreto legge nella versione licenziata dal Consiglio dei ministri è a tutti gli effetti in vigore dal 15 agosto. II 27 agosto è stato adottato il decreto con le modalità di erogazione di un assegno di indennità per i lavoratori di associazioni sportive che a causa dell’emergenza Covid-19 hanno sospeso la loro attività. Il tempo comunque corre, e per otto provvedimenti attautivi previsti dal decreto legge entrato in vigore a Ferragosto la data di scadenza è già passata. Tra i nuovi provvedimenti attuativi inseriti durante l’iter di conversione in legge, particolarmente atteso è il decreto del ministro dell’Istruzione che dovrà stabilire i criteri e le modalità di riparto del Fondo in favore degli enti locali per facilitare le procedure per il reperimento di spazi per lo svolgimento dell’attività didattica e per far fronte alle relative spese di conduzione e adattamento. Ma c’è anche il decreto del ministro delle Infrastrutture che, entro sessanta giorni, dovrà definire i criteri e delle quote da assegnare a ciascuna Regione e Provincia autonoma per il finanziamento dei servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale e regionale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Picchio Nicoletta 
Titolo: Pil -10% e 410mila posti in meno Bonomi: «Investire per crescere» – Pil pro capite indietro di 26 anni Italia al bivio tra ripresa e declino
Tema: Rapporto Centro Studi Confindustria

Un balzo indietro di 23 anni, se si considera il Pil. Addirittura di 26 anni se si considera il dato del Pil pro capite. È l’impatto della pandemia: -10% il prodotto interno lordo per il 2020, +4,8% il rimbalzo per il 2021. Sono i dati del Rapporto del Centro studi di Confindustria, presentato ieri. La crescita 2021 potrebbe salire al 5,7% considerando la manovra annunciata dal governo. «Siamo leggermente più pessimisti per il 2020, sostanzialmente in linea con il governo per il 2021», ha detto il direttore del Centro Studi, Stefano Manzocchi. Ma si tratta di un rimbalzo. È lunga la strada della ripresa: il nostro paese, evidenzia il CsC, già dall’inizio degli anni ’90 ha aumentato la distanza rispetto ai grandi paesi Ue (dal 1991 al 2011 29 punti rispetto alla Germania). È necessario un aumento del Pil almeno all’1,5% annuo e di un punto all’anno almeno per la produttività del lavoro. «Serve un cambio di paradigma, rimuovere colli di bottiglia che bloccano il paese da molti anni», scrive il Rapporto. I fondi europei sono «una opportunità unica»: il Next Generation Ue, la novità dello Sure, il Mes, che è «indispensabile attivare per investire nella salute pubblica». Per l’Italia il Recovery Fund rappresenta un «bivio cruciale»: se le risorse saranno usate in modo appropriato, «si riuscirà a risalire la china. Altrimenti l’Italia resterà un paese in declino, che non sarà in grado di ripagare il suo enorme debito pubblico». L’industria con la fine del lockdown ha avuto un rilancio con un incremento nel terzo trimestre, «ma non è stata colmata la perdita dei primi due». L’andamento del contagio «è una fonte di incertezza sul futuro e ciò spiega la debolezza delle prospettive sul quarto trimestre».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Vico Dario 
Titolo: Gualtieri più ottimista E ricuce il rapporto con le aziende
Tema: Rapporto Centro Studi Confindustria

L’occasione era la presentazione del Rapporto del Centro Studi Confindustria e Bonomi ha avuto buon gioco a mettere sul piatto le buone performance del manifatturiero. «E’ la locomotrice d’Italia e se vogliamo che tiri gli altri vagoni dobbiamo darle velocità». Indubbiamente in queste mesi molti settori (auto, arredo, pharma e persino giocattoli) sono riusciti a incrociare la domanda e a tirar su produzione industriale e PII. E una buona notizia anche perché si tratta di un pezzo d’Italia che agisce in regime di piena apertura/concorrenza e i suoi successi valgono doppio. E assicurano a Confindustria, al di là di tutte le considerazioni sulla disintermediazione, ancora un molo-chiave. La locomotrice però rischia di frenare: gli ordinativi del quarto trimestre ’20 non sono brillanti come avrebbero potuto e la produttività ristagna. «E quindi non è una ripresa a V» ha chiosato Bonomi. Il governo, nella persona di Gualtieri, non può che apprezzare chi si prende l’onere di trascinare il convoglio e da qui il plauso «al rimbalzo della manifattura, superiore alle previsioni» e la quasi amicizia con un interlocutore che pure ha dimostrato di non avere peli sulla lingua. Nel dettaglio le previsioni del Mef e di Confindustria non sono identiche: più ottimista il primo, più prudente la seconda (-9% il Pil a fine anno contro -10% e 0,3 di differenza sul Pil 2021) ma il ministro ha aperto all’ipotesi di moratoria per plastic e sugar tax, ha garantito impegno su Transizione 4.0, la ripresa degli investimenti pubblici, di affrontare il mismatch del mercato del lavoro e, soprattutto, di non chiudere gli occhi davanti al tema del debito.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina – Vitale Giovanna 
Titolo: Di Maio accelera “I soldi del Recovery servono al più presto”
Tema: Next generation Ue

I soldi del Next Generation Eu devono arrivare il prima possibile, altrimenti il rischio per l’Italia è di perdere il treno della ripresa che al di qua delle Alpi sta già lasciando la banchina, pronto a correre per portare il Paese fuori dalla crisi. Lo ha detto chiaro, venerdì, il presidente Mattarella: «L’andamento dell’emergenza sanitaria causata dal Covid richiede all’Unione europea la massima tempestività nella messa in campo di tutte le misure necessarie. Per questo mi auguro che siano presto superati i tentativi di rallentamento». E ieri lo ha ribadito il ministro degli Esteri Di Maio, riprendendole parole del Capo dello Stato: «I 209 miliardi del Recovery servono subito. Non c’è altro tempo da perdere». Intanto la locomotrice d’Italia – l’industria – si è inceppata. Un rimbalzo dopo il lockdown c’è stato, certifica il Centro studi di Confindustria nel suo rapporto d’autunno. Ma ora rallenta. Il presidente Carlo Bonomi avvista un ultimo trimestre grigio, gli ordinativi frenano, tra quest’anno e il prossimo 650 mila occupati in meno, il Pil pro-capite ai livelli di fine anni Ottanta. Ecco perché il Pil del 2020 farà peggio, secondo gli industriali, di quanto il governo si aspetta: -10% anziché -9%. E il 2021 può essere un’occasione sprecata, il recupero atteso bruciato dall’inerzia e dall’incapacità di spendere bene i soldi del Recovery. «L’Italia è a un bivio cruciale tra risalita e declino», avverte Bonomi. «Occorre cambiare paradigma, alla locomotrice serve velocità, il Covid ci ha portati indietro di 23 anni». Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri condivide l’analisi, promette altre misure-ponte in manovra, prima che arrivino i fondi Ue. A partire dalla proroga della Cig Covid, la Cassa integrazione, limitata però ai settori in crisi come turismo e commercio (3-4 miliardi, le ipotesi). E un nuovo pacchetto di incentivi alle assunzioni (2-3 miliardi). Il nemico – non solo sanitario – è alle porte. Lo ricorda Fitch, una delle società che danno le pagelle ai Paesi, quando dice che il rating dell’Italia, ora a BBB-, può diventare spazzatura se non sapremo spendere i fondi Ue «in modo efficiente» per alzare il Pil: unica via per tenere a bada un debito esplosivo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Intervista a David Sassoli – Sassoli: senza l’intervento di Merkel non ci sarà accordo sul Recovery – Sassoli “Una proposta Merkel per trovare subito l’intesa Ma non si barattano i diritti”
Tema: Recovery Fund

Per ora non ci sono ritardi, siamo ancora in orario, i negoziati vanno avanti e come ho già detto si può chiudere in cinque minuti e arrivare presto ad un accordo politico. C’è bisogno però che i governi si mettano d’accordo, altrimenti si rischia uno slittamento». David Sassoli paria al telefono dal suo appartamento di Bruxelles dove da venerdì scorso si trova in quarantena per un contatto con un collaboratore risultato positivo al Covid. Ma il presidente del Parlamento europeo resta concentrato sul difficile negoziato per chiudere rapidamente il Recovery Fund da 750 miliardi (209 per l’Italia) concordato a luglio e farlo partire a gennaio. Il tempo stringe visto che dopo l’accordo finale in Europa – reso difficile dalle trattative tra Eurocamera e governi e soprattutto dalla spaccatura tra leader nordici e di Visegrad sull’opportunità di vincolare i fondi al rispetto dello Stato di diritto – servirà la ratifica di tutti i Parlamenti nazionali. Quanto invece alla possibilità di essere il candidato del Pd a sindaco di Roma, Sassoli risponde: «Ringrazio, ma l’ipotesi non esiste». Presidente, è preoccupato per il possibile ritardo con cui i soldi Ue potrebbero arrivare al Paesi più colpiti dalla crisi? «Siamo nel pieno delle trattative ed è normale che ci siano spinte per condizionare il risultato. Bisogna restare freddi, concentrarci sulle soluzioni e non è utile che i governi scarichino sul Parlamento le loro difficoltà a trovare un’intesa». Eppure al termine dell’ultima riunione di giovedi scorso le trattative sono state dichiarate interrotte dal Parlamento. «L’incontro è stato interrotto perché la presidenza tedesca (che rappresenta i governi) ha detto che non aveva il mandato per discutere l’incremento ai finanziamenti dei 15 programmi che il Parlamento chiede di sostenere, e così i nostri negoziatori hanno detto che era meglio riprendere quando avrà ottenuto questo mandato».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Patuanelli Antonio 
Titolo: Lettera. Ora la Bce ripensi le regole sui crediti deteriorati
Tema: Abi

Scrive il Presidente dell’Abi Antonio Patuelli: “Occorre riesaminare con flessibilità le regole bancarie e finanziarie europee che non siano già state rese coerenti con l’emergenza Covid, per evitare che regole ora troppo rigide siano pro cicliche, cioè accentuino i fenomeni economici negativi, invece che contrastarli. Tali rigide regole, se non aggiornate e corrette, colpirebbero innanzitutto le imprese in genere, ancor prima delle banche stesse che dovrebbero divenire più rigide nella concessione di prestiti, proprio in una fase in cui Istituzioni e banche si sforzano, invece, nel sostegno della resilienza e della ripresa. Giustamente il Prof. Resti su Repubblica sottolinea anche che diversi Paesi europei hanno sistemi giudiziari lenti, quindi incoerenti con un troppo rigido calendario di deterioramento. Inoltre la pandemia ha bloccato e molto rallentato anche le attività giudiziarie civili che sono la via ordinaria per il recupero dei crediti deteriorati. Insomma, il calendario di deterioramento dei crediti (calendar provisioning) non pub essere indiscutibile ed indipendente da tutto, in un mondo da mesi sconvolto dalla pandemia. Finora l’Unione Europea ha messo in campo misure Imponenti, ben superiori allo stesso “Piano Marshall”, per contrastare la crisi economica provocata dal Covid; tutto questo non pub essere contraddetto e contrastato da regole ora troppo rigide sui deterioramenti dei debiti delle imprese e delle famiglie”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fontana Luciano – Fubini Federico 
Titolo: Intervista ad Ignazio Visco – «Bene la risposta alla crisi, ora cambiare passo» – «Va restituita la fiducia a imprese e famiglie»
Tema: Politica monetaria e investimenti per la ripresa

D. Governatore, come valuta la risposta dell’economia italiana allo choc di Covid-19 e i rischi di una seconda ondata? R. «In tempo di pace non avevamo mai visto una caduta così pronunciata dell’attività economica, ma il recupero sta andando più o meno come previsto. Anche la ripresa dei contagi, pur se da noi ancora meno intensa che altrove, era stata messa in conto. Nuove misure di chiusura possono essere evitate se mettiamo a frutto l’esperienza che ha portato il nostro Paese a uscire prima di altri dalle fasi di tensione più acuta. In Banca d’Italia restiamo dell’idea che siamo in una fase di progressivo recupero. Il governo con la prossima manovra di bilancio punta a ottenere una crescita vicina al 6% per il 2021, noi a luglio avevamo previsto qualcosa intorno al 5%. Ma anche solo disegnare scenari è difficile perché buona parte della caduta è dovuta non solo all’offerta, ridottasi a causa delle chiusure, ma anche alla domanda. Il risparmio è salito perché non si poteva spendere, ma anche a causa dell’incertezza. Se questa persiste gli effetti possono essere anche più negativi. Dobbiamo fare di tutto per ridurla». D. Fine del blocco dei licenziamenti, banche, diseguaglianze: quali sono le incognite che la preoccupano di più? R. «Lo stato di incertezza in cui oggi viviamo è caratterizzato da tre fattori. il primo è sanitario, riguarda la durata della pandemia, i tempi per produrre e distribuire un vaccino. ll secondo è più soggettivo e psicologico: a fronte dell’incertezza le imprese e noi tutti come consumatori tendiamo a procrastinare, a non consumare né investire. Poi c’è un terzo fattore: non sappiamo come ne usciremo».
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Testata:  Mattino 
Autore:  Santonastaso Nando 
Titolo: Intervista a Carlo Sangalli – «Consumi, persi 116 miliardi devastante un lockdown-bis» – «Un nuovo lockdown sarebbe una catastrofe»
Tema: Intervista al Presidente di Confcommercio

Presidente Sangalli, si torna a parlare di lockdown per fermare la seconda ondata del contagio. Che ne pensa? «Sarebbe una catastrofe – risponde Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia -, con un costo economico e sociale davvero insostenibile da parte di un Paese che, secondo la Nota di aggiornamento al Def, chiuderà l’anno con un Pil in calo del 9%. Ma che potrebbe anche peggiorare nell’ipotesi di uno scenario epidemiologico avverso con la reintroduzione di misure precauzionali, sia pure meno drastiche di quelle della scorsa primavera. Non possiamo permettercelo». Che bisogna fare, allora? «Serve un impegno da parte di tutti per scongiurare questo rischio. Ma soprattutto servono dialogo e collaborazione stretta con il governo perché ci vogliono regole, protocolli e controlli il più possibile efficaci ed equilibrati per tenere insieme salute pubblica e ripresa economica». Intanto il 2020 del commercio si chiuderà su valori economici e sociali già adesso molto pesanti. Che previsioni avete fatto? «Ci sono intere filiere, soprattutto quella del turismo, che hanno azzerato i loro fatturati e moltissime imprese del commercio al dettaglio hanno già chiuso definitivamente l’attività. Ma ci sono anche tante imprese che ancora oggi – tra difficoltà di accesso al credito, calo dei – consumi e un futuro molto incerto – rischiano di chiudere, con inevitabili ripercussioni anche per l’occupazione. Le conseguenze di un eventuale, nuovo lockdown sul sistema di imprese, soprattutto quelle del commercio e dei servizi, sarebbero talmente gravi che nessun istituto di ricerca economica prende seriamente in considerazione quest’ipotesi Detto questo, in assenza di ulteriori peggioramenti della situazione sanitaria, il 2020 dovrebbe chiudersi, secondo il nostro Ufficio Studi, con una riduzione del Pil del 9,3% e 116 miliardi di consumi in meno».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Intervista a Laura Castelli – Castelli: “Cdp non c’è stato uso improprio” – “Paganetto critica ma ha votato sì Niente pressioni su Cdp per Borsa”
Tema: Cdp-Borsa

La vice ministra dell’Economia, Laura Castelli, esponente del Movimento 5 stelle, difende la linea della Cassa depositi e prestiti dagli attacchi di Luigi Paganetto. Ieri il vice presidente di Cdp, in una intervista alla Stampa, aveva messo in guardia il governo giallorosso perché le «risorse non sono illimitate e non si può investire su tutto», gettando delle ombre sulle acquisizioni di Borsa e Autostrade. Quali sono le priorità? «Finché la Cassa punta sulle infrastrutture strategiche fa un buon intervento per il Paese e tutela il risparmio postale, che è la colonna portante. Investire negli asset strategici nazionali è la strada giusta e attrae imprenditori stranieri, l’Italia ne ha seriamente bisogno. Le due operazioni, la fusione Sia-Nexi e Borsa Italiana, rappresentano proprio l’importanza dell’infrastruttura digitale e finanziaria del futuro». Il professor Paganetto dice che il risparmio postale rischia di essere utilizzato sulla base di pressioni politiche. «Di questi temi si parla da anni, sono iniziative che il mercato conosce e che non si sono chiuse perché non c’è stata negli ultimi anni una politica capace di investire sul tema del digitale, che invece è una grande ricchezza. Un Paese non può permettersi di avere una Borsa fuori dal proprio alveo, a maggior ragione se parliamo dell’agenzia titoli, elemento necessario alle aziende: sono punti nevralgici perla crescita». Quindi sta dicendo che le risorse sono gestite in modo proficuo? «Gli investimenti in equity di Cdp nel capitale delle imprese sono sempre stati produttivi: penso a Terna, Snam o Fincantieri. La storia ci dice che quando Cdp compra quote sul mercato è una cosa positiva: aumentano i fatturati, i posti di lavoro e le capitalizzazioni. Non capisco perché adesso dovremmo preoccuparci che non sia più in grado di farlo».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Pagni Luca 
Titolo: Produzioni al ritmo pre-Covid la sorpresa nei consumi di energia
Tema: I dati di Terna

Le attività economiche, nell’industria come nei servizi, hanno imboccato la strada della ripresa dopo il lockdown a partire dal terzo trimestre dell’anno. E lo hanno fatto andando anche al di là delle previsioni, con un recupero che ha riguardato settori strategici come le raffinerie e la produzione di materiale per costruzioni. Mentre è rimasta indietro la siderurgia, zavorrata dalla crisi dell’ex Ilva di Taranto. La conferma arriva dai dati che Repubblica è in grado di anticipare e che riguardano i consumi di energia elettrica, sia del Paese in generale sia relativamente al solo settore industriale. Dopo sei mesi di forte contrazione dovuta al lockdown e al fermo di una buona parte delle attività, a settembre la domanda di energia è tornata ai valori di un anno fa. A fornire numeri è il gruppo Terna, la società a controllo pubblico che gestisce la rete nazionale ad alta e altissima tensione lungo tutta la penisola: il mese scorso la richiesta di energia è stata pari a 26,6 miliardi di chilowattora, in linea con la domanda di un anno fa. Per i tecnici di Terna, non ci sono dubbi: a trainare il recupero è la ripresa delle attività produttive. A questo proposito la società ha creato un indice che prende in considerazione i consumi industriali, monitorando a scadenza settimanale 530 aziende “energivore” connesse direttamente alla rete di trasmissione elettrica nazionale.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Soave Irene 
Titolo: Centomila casi al giorno, l’Europa richiude
Tema: Covid-19

Con «centomila nuovi contagi nelle ultime 24 ore» tra Ue e Regno Unito, così ha riferito ieri il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, l’Europa è alle prese con una seconda ondata di coronavirus. A Est Repubblica Ceca e Polonia offrono gli scenari più allarmanti, a Ovest Francia, Paesi Bassi e Spagna registrano le curve d’infezione più ripide, e molti Paesi si preparano a nuove chiusure. Non senza tensioni: nuove linee guida dell’Oms per i governi parlano di «Covid-19 fatigue», «stanchezza da Covid», ossia difficoltà da parte delle opinioni pubbliche ad accettare una seconda possibile ondata di restrizioni. Come in Spagna, dove è in corso una «guerra politica» tra le autorità locali di Madrid e il governo socialista che ha imposto un nuovo lockdown; o nei Paesi Bassi, dove il libertario premier Rutte si è trovato a rimproverare i cittadini, restii a infilare la mascherina. Ma i numeri parlano chiaro: in 24 ore, tra venerdì e ieri, Ue e Regno Unito hanno registrato il record di 94.508 nuovi casi. Gli indicatori più netti dell’intensità della seconda ondata sono due: i nuovi casi in 24 ore e il tasso di nuovi contagi su 100 mila persone in 14 giorni. I Paesi in cima a entrambe le classifiche sono gli stessi: Francia (che ieri ha battuto il record di più di 20 mila casi in un giorno solo, mai registrati dall’inizio della pandemia), Spagna, Regno Unito, Germania, Paesi Bassi. L’impennata più grave è in Francia
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Colarusso Gabriella 
Titolo: Leggi liberticide e diritti negati i regimi del mappamondo Covid
Tema: Covid-19

La pandemia è una tempesta sanitaria difficile da domare, ma è anche uno stress test per la democrazia nel mondo. «La crisi ha imposto la necessità di misure straordinarie per proteggere la salute dei cittadini, e questo è sacrosanto, ma bisogna stare attenti a che queste misure – come lo stato di emergenza – vengano introdotte attraverso processi democratici e subito rimosse una volta che la pandemia sarà passata», ci dice Alberto Fernandez Gibaja, senior Programme Officer dell’Idea, International Institute for Democracy and Electoral Assistance di Stoccolma, un’organizzazione intergovernativa che supporta i Paesi nelle loro transizioni verso la democrazia e ogni anno analizza lo stato di salute delle libertà nel mondo. Il 16 ottobre al Festival della partecipazione di Bologna, Gibaja presenterà i dati dell’ultimo global monitor dell’organizzazione. La fotografia che gli studiosi hanno scattato in questi ultimi otto mesi non è rassicurante. La pandemia sta mettendo a dura prova «la libertà di espressione e la sicurezza personale nel mondo»: mentre i governi democratici infatti usano divieti e restrizioni per cercare di arginare l’epidemia, la stessa viene usata da regimi autoritari o democrazie illiberali per concentrare i poteri, silenziare i critici, rafforzare gli apparati di sorveglianza, scavalcare i Parlamenti. Su 163 Paesi presi in considerazione dal rapporto, più della metà, 97, hanno fatto ricorso a poteri emergenziali, con percentuali che arrivano al 63,33% degli Stati in Europa e all’84% nelle Americhe, ma mentre «le democrazie stanno usando strumenti democratici per arrivare all’approvazione degli stati di emergenza, questo non succede nei regimi autoritari o nei Paesi che sono a metà strada tra democrazia e autocrazie», dice Gibaja.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Trump dal balcone: «Sto benissimo» I fan ammassati senza mascherina
Tema: Trump
Sedici minuti. Donald Trump riparte con un mini comizio, parlando dal «balcone di Truman», lato sud della Casa Bianca. Di solito il presidente americano ci mette lo stesso tempo solo per l’introduzione. Ma è chiaro che il momento è complicato. Il suo team di medici non ha sciolto ufficialmente la prognosi e soprattutto non ha chiarito se Trump risulti ancora positivo al Covid-19. Il leader americano prova subito a fugare i dubbi: «Per prima cosa, volevo dirvi che mi sento benissimo, voi come state?». La cosa che più conta adesso è farsi vedere; sottoporsi allo scrutinio delle telecamere; mostrarsi nel pieno delle forze e in grado di governare il Paese. Certo per gli americani sarebbe fondamentale verificare che questo messaggio sia coerente con le indicazioni contenute nella sua cartella clinica. Ad ascoltarlo sono arrivati forse cinquecento fan. Tutti in maglietta azzurra e con il cappellino rosso «Make America Great Again». Ecco allora che Trump ripropone i temi più consolidati del suo repertorio: la dottrina «Law and order», cioè il pieno sostegno alla polizia e la linea dura contro disordini e devastazioni; il pericolo che l’America sia distrutta «dal socialismo o anche da qualcosa oltre il socialismo»; la promessa di una nuova riforma sanitaria, che tuteli anche chi ha malattie pregresse.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lombardi Anna 
Titolo: Trump torna dal balcone “Vincerò io” – Il balcone del Trump-show “L’America sta meglio, come me”
Tema: Trump

Se Donald Trump non può andare ai comizi, i comizi vanno da Donald Trump. Perché è stato un vero raduno elettorale con tanto di slogan, quello organizzato ieri alla Casa Bianca dal presidente malato, e ancora impossibilitato a riprendere la campagna elettorale almeno fino alla fine del weekend. Un’arringa organizzata in barba alle convenzioni – e pure all’Hatch Act del 1939 che proibisce di usare proprietà governative per far propaganda politica – pronunciata della dimora storicamente bipartisan: la casa di tutti gli americani. «Sto bene. Sconfiggeremo il virus cinese. Il vaccino arriverà in tempi record. Le nuove medicine funzionano e sempre più americani staranno meglio, proprio come me» ha ripetuto Trump nel corso del discorso, durato appena 15 minuti, dove non lo si è mai sentito tossire. Né ha dato segni di fatica. Ha voluto affermare la sua resurrezione politica, nove giorni dopo aver contratto il virus: e a 24 dal voto. Per questo ha radunato una piccola folla di elettori per la maggior parte afroamericani e latinos, circa 500 persone in maglia celeste e cappellino rosso “Make America Great Again”, cui si è rivolto da quello stesso portico sud della residenza già scelto lunedì per levarsi la mascherina a favore di telecamera, dopo aver lasciato l’ospedale. Si, il celebre balcone porticato fatto aggiungere all’edificio neoclassico da Harry Truman nel 1948, che ora Anne Applebaum su The Atlantic equipara al «balcone mussoliniano». «Non lasceremo il Paese nelle mani di un socialista» ha tuonato il presidente, rispolverando il cavallo di battaglia dei comizi che spera di riprendere già lunedì: partendo da Sanford, nella contesissima Florida.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Fragile tregua nel Caucaso
Tema: Caucaso

La tregua tanto attesa non ha spento i combattimenti nel Caucaso, dove azeri e armeni si sono accusati a vicenda di aver violato il cessate il fuoco scattato alle 12 di ieri. Sembra però, almeno per il momento, allentata la morsa sulla città di Stepanakert, capoluogo del conteso Nagorno Karabakh. In meno di due settimane di conflitto si stima che siano morte almeno 450 persone.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Micalessin Gian 
Titolo: Nagorno, la tregua non regge Gli azeri attaccano l’Armenia
Tema: Caucaso

Ci son volute dieci ore di colloqui per metterlo in piedi, ma alla resa dei conti son bastati una manciata di minuti per farlo vacillare. La prima seria violazione è arrivata solo cinque minuti dopo l’inizio del cessate il fuoco che, secondo quanto concordato venerdì notte a Mosca – nelle dieci ore di trattative mediate dal ministro degli esteri russo Sergey Lavrov – doveva scattare a mezzogiorno di ieri. Invece solo cinque minuti dopo, stando al ministero della difesa del Nagorno Karabakh, le forze azere erano gia impegnate in un’offensiva nella zona di Karahambeyli. E quasi contemporaneamente alcuni missili azeri cadevano tra le case di una cittadina situata non nel Nagorno Karabakh, ma all’interno degli stessi territori di una Repubblica Armena ufficialmente estranea agli scontri. A dar retta agli azeri neanche gli armeni stavano comunque con le mani in mano. Il ministro della Difesa di Baku ha accusato l’artiglieria armena di aver aperto il fuoco a più riprese – anche dopo mezzogiorno – nelle regioni di Terter e Agdam. La tregua umanitaria, decisa per scambiare prigionieri e corpi dei caduti rimasti in mani nemiche, sicuramente non soddisfa un’opinione pubblica azera a cui il presidente Ilham Aliyev continua a garantire la riconquista di un Nagorno Karabakh rimasto per oltre 26 anni sotto il controllo degli indipendentisti armeni. «Andremo avanti fino alla fine e otterremo quello che ci appartiene di diritto», ha continuato a ripetere anche nelle ultime ore il presidente azero.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Da Rin Roberto 
Titolo: Intervista a Vincenzo Sanasi – Sanasi: «Italia hub per gli aiuti del World Food Programme» – Sanasi: «L’Italia è l’hub degli aiuti del World Food Programme»
Tema: World Food Programme

D. Prof. Sanasi, il conferimento di questo Nobel dà sigillo dl autorevolezza a una istituzione come il World Food Programma. Ci dà qualche numero? R. “Il World Food Programme (Wfp) è la principale organizzazione umanitaria e Agenzia delle Nazioni Unite. La sua missione fondamentale è quella di contrastare la fame a livello globale. Ogni anno aiuta circa roo milioni di persone in 83 paesi nel mondo attraverso l’utilizzo di 5.000 camion, 20 navi e 92 aerei per fornire cibo e assistenza in zone del mondo colpite da emergenze, disastri naturali o conflitti Ma attenzione, il lavoro del World Food Programme non comprende unicamente l’assistenza alimentare. Infatti, il WFP è l’Agenzia Onu leader nella gestione della logistica umanitaria, ed è tra le prime Organizzazioni delle Nazioni Unite in quanto ad expertise tecnologica e digitale, volta alla creazione di sviluppo sostenibile”. D. E il Comitato italiano che Lei presiede? R. “Il Comitato Italiano è una Onlus (organizzazione senza scopo di lucro) nata nel 2004, attraverso azioni di advocacy, comunicazione e fundraising si rivolge, quindi, a istituzioni, aziende e singoli individui che vogliano contribuire a costruire un mondo libero dalla fame, dalle diseguaglianze e dalle discriminazioni di genere, supportando la meritoria azione del Wfp. L’Italia è l’Hub degli aiuti, Brindisi è la sede del deposito dei materiali di primo supporto da inviare dopo le catastrofi”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Il super missile di Kim Jong-un
Tema: Corea del Nord

In occasione del 75esimo anniversario del Partito dei lavoratori nordcoreano, una grande parata notturna ha rischiarato le strade di Pyongyang. Il leader Kim Jong-un, in completo grigio, ha visto sfilare un super missile balistico, così grande che è stato trasportato su un veicolo a 11 assi. E’ la prima volta che un vettore del genere compare «in pubblico».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Pizzati Carlo 
Titolo: Da Bangkok alla Germania Il re thailandese sotto assedio
Tema: Thailandia

La Thailandia ribolle ancora di rabbia pro-democrazia per chiedere le dimissioni del premier golpista, mentre il suo monarca resta asserragliato nella villa di lusso nelle Alpi bavaresi, nonostante Berlino gli proibisca di gestire affari di Stato dal territorio tedesco, minacciando Bangkok che non è esclusa, come ritorsione, la sospensione dei colloqui con l’Unione europea sul libero commercio. Tempi bui sia per il popolo thailandese che per Re Maha Vajiralongkorn, noto come Rama X, ma anche come il «Principe Don Giovanni» per il passato di relazioni sentimentali rocambolesche, tra festini, Porsche bianche e il barboncino Foo Foo, nominato maresciallo dell’Aeronautica. Ma ora la questione si fa serissima. Da un lato, c’è la protesta dei movimenti pro-democrazia che chiedono le dimissioni di Prayut Chan-o-cha, divenuto primo ministro con un colpo di Stato del 2014. Quest’estate le manifestazioni anti-dittatura hanno già riempito le piazze, ma mercoledì prossimo ci si aspetta che a Bangkok arrivino più di 100 mila militanti che, in ricordo del 47esimo anniversario della rivolta studentesca che nel 1973 portò alla caduta la giunta militare, ora chiedono la testa del premier. Più di 30 movimenti esigono una riforma della monarchia costituzionale che porti la Thailandia verso una modernità più democratica, meno legata allo strapotere degli alti papaveri della giunta e alle pericolose richieste di Rama X.
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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LIBERO QUOTIDIANO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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