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SINTESI IN PRIMO PIANO – 11 dicembre 2019

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Governo, tensioni nei 5Stelle. Salva Stati, oggi il voto sulla risoluzione.
– Manovra alla stretta finale. Salta la cedolare secca sui negozi, viene ridimensionato industria 4.0.
– Ilva, il giudice: “L’altoforno 2 va spento”.  Il Tribunale nega la proroga.
– Seicento sindaci in corteo a Milano contro l’odio: “Siamo noi la scorta di Liliana Segre”.
– Lega, giudici a caccia dei 49 milioni. Indagato assessore lombardo.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Chiale Stefania – Lio Pierpaolo 
Titolo: «Siamo noi la scorta» I 600 sindaci con Segre –
L’abbraccio dei sindaci a Liliana Segne «Noi insieme contro l’odio»
Tema: Manifestazione contro l’odio a Milano

È uno scudo di carne e ossa contro l’odio virtuale. Un popolo che si fa scorta, a difesa di Liliana Segre, la senatrice a vita sopravvissuta alla Shoah e diventata bersaglio delle minacce da tastiera. Silenzioso, ordinato, variegato ma senza bandiere, questo esercito pacifico di tremila persone si mette in marcia da piazza Mercanti, a due passi dal Duomo, guidato dai pretoriani in fascia tricolore dietro allo striscione «L’odio non ha futuro». C’è il partito dei sindaci, fiaccola alla mano, chiamato a raccolta da Beppe Sala e Matteo Ricci, primi cittadini di Milano e Pesaro, supportati da Anci, Upi e Lega autonomie. Alla fine i sindaci sono oltre seicento, di ogni colore e da ogni angolo d’Italia: da Giorgio Gori (Bergamo) a Dario Nardella (Firenze), Leoluca Orlando (Palermo), Chiara Appendino (Torino), Virginio Merola (Bologna), Federico Pizzarotti (Parma), Claudio Scajola (Imperia). Si stringono alla testimone dell’onore, a una delle ultime voci della memoria.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cazzullo Aldo 
Titolo: La memoria che deve unire tutti – La memoria che deve unire e i valori da proteggere
Tema: Manifestazione contro l’odio a Milano

Agli «anonimi della tastiera», come li ha definiti la senatrice, abbiamo dato forse sin troppo spazio. Non sono la società; sono lo specchio deformante del loro narcisismo. Usano parole vuote, formule senza senso, insulti gratuiti che lasciano il tempo che trovano. Ma c’è un limite che non può essere oltrepassato. Questo limite è Auschwitz. E l’antisemitismo. È la persecuzione degli ebrei. E l’odio verso qualsiasi persona additata come diversa ma che, come è scritto nell’articolo 3 della Costituzione, è uguale nei diritti a ogni altra, senza distinzioni. È stato bello vedere ieri sera, di persona o nella diretta del Corriere, oltre seicento fasce tricolori di sindaci venuti da ogni parte l’Italia ad ascoltare Liliana Segre dire parole semplici e chiare: «Dobbiamo accogliere l’altro per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse». E stato anche divertente vedere il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente dell’associazione dei Comuni, Antonio Decaro, ingarbugliarsi nel tentativo di far indossare la fascia tricolore pure alla senatrice. Ed è stato commovente ascoltare i milanesi intonare spontaneamente l’Inno di Mameli.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Messina Sebastiano 
Titolo: Il commento – La semplicità sotto una sola bandiera – La bandiera della semplicità
Tema: Manifestazione contro l’odio a Milano

Nessuno si è stupito, a Milano, assistendo a un evento senza precedenti come la marcia di seicento sindaci che attraversavano la città cantando l’inno di Mameli non per chiedere qualcosa a Roma ma per bloccare il virus dell’odio e il contagio della violenza. Nessuno si è stupito perché quel corteo di manifestanti con la fascia tricolore dava corpo e voce alla voglia di voltare pagina. Einterpretava lo stesso sentimento che ogni giorno, nelle mille città d’Italia, spinge tanti cittadini a riempire le piazze accettando di farsi chiamare “sardine”, come il pesce più umile di tutti gli oceani, il più disciplinato, il più azzurro. Era, quella dei seicento sindaci, una trasversalità a colori esaltata dall’assenza delle bandiere di partito, una trasversalità sui valori pacificamente opposta alla politica dello scontro e dell’assalto al nemico. E nessuno meglio di Liliana Segre poteva incarnare questa trasversalità pulita, lei che ancora oggi deve sentire l’alito cattivo dell’odio dei fanatici, dopo essere sopravvissuta alla violenza sanguinaria dell’antisemitismo.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Governo, tensioni nei 5 Stelle – Di Maio prova a placare i malumori Ma un senatore è pronto a uscire
Tema: Tensioni nel governo

Mezza marcia indietro sul Mes, provocazioni dimenticate (almeno per 24 ore) e grandi speranze diffuse per i mesi a venire. Luigi Di Maio promette ai suoi parlamentari che sarà buono, e non solo per Natale. Convocato dai 14 capigruppo delle Commissioni, fornisce un’immagine sorridente e pacificatoria, funzionale al passo decisivo di oggi, quando alla Camera e al Senato si voterà la risoluzione sul Mes, il fondo salva-Stati. Il tentativo del capo politico è quello di ricompattare un gruppo sempre più inquieto. Tentativo che non riesce del tutto, se è vero, come dicono voci sempre più insistenti, che il senatore Ugo Grassi farà le valigie, già oggi, in direzione del gruppo della Lega. E che altri, tra i quali il collega Stefano Lucidi, ci stiano pensando seriamente. Smottamenti considerati fisiologici, così come lo sarà la manciata di voti contrari e di astensioni che dovrebbero materializzarsi oggi sulla risoluzione. Niente che possa mettere in discussione la maggioranza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – I toni piu bassi accreditano una tregua temporanea
Tema: Tensioni nel governo

Seppure in modo tortuoso, sta prendendo forma un simulacro di tregua tra gli alleati di governo. E come se ci si rendesse conto che la discussione sulla manovra economica ha mostrato una maggioranza così disunita da irritare l’opinione pubblica, offrendo abbondante materiale polemico alle opposizioni. ll tentativo, dunque, è di abbassare i toni; di abbozzare dei compromessi sulle questioni più controverse, come il cosiddetto fondo salvaStati europeo, che da settimane sta facendo azzuffare il governo con Lega e Fdl e lacerando il Movimento Cinque Stelle. L’operazione non è facile: tanto che ieri, quando si dava per fatto l’accordo, i grillini lo hanno smentito. In realtà, non significa che «si» sia ancora in dubbio, anche perché altrimenti l’esecutivo di Giuseppe Conte rischierebbe di andare in crisi. Le ultime resistenze sono legate soprattutto all’esigenza di velare una marcia indietro di fatto, indigesta ad alcuni settori del Movimento, assicurando che il fondo rientrerà in un «pacchetto progressivo»: contorsione lessicale per dire che il Mes, acronimo di Meccanismo europeo di stabilità, sarà approvato. Poi si vedrà come conciliarlo con il Parlamento e con l’Europa.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Il cronoprogramma è una boiata pazzesca – Occhio al B.I.S.C.O.N.T.E.
Tema: Tensioni nel governo

Quando un governo non sa più che pesci pigliare, come ricorda oggi sul Foglio il nostro Salvatore Merlo, solitamente si inventa formule senza senso utili a riempire un vuoto pneumatico di contenuti. Nel caso specifico, la formula senza senso, vuota cioè come un contenitore forato, questa volta coincide con l’idea che per risollevare le sorti del governo sia sufficiente, oltre che necessario, mettere in cantiere una sorta di fase due, un famigerato “cronoprogramma” utile a scandire i tempi della svolta del governo di svolta. Ogni volta che si ripropone sulla scena della politica l’opzione del cronoprogramma lo si fa, solitamente, per cospargere con un po’ di cipria un volto di governo diventato improvvisamente poco presentabile. Eppure se il governo avesse davvero intenzione di fare qualcosa di diverso dal tirare a campare – condizione che solitamente, come teorizzava Giulio Andreotti prelude allo stato successivo, che è quello del tirare le cuoia-più che concentrarsi su programmi da eseguire (i contratti non portano bene) dovrebbe concentrarsi su qualcosa di diverso che ha a che fare meno con le promesse e più con i risultati.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Giustizia, le controproposte del Pd «Pagelle» ai pm sui processi persi
Tema: Tensioni nel governo: la riforma della Giustizia

Non è fatto solo di prescrizione e intercettazioni il percorso a ostacoli della maggioranza sulla giustizia. Dopo che il ministro della Giustizia grillino Alfonso Bonafede ha presentato agli altri partiti che sostengono il governo il suo disegno di legge sulla riforma del processo penale, il Pd ha inviato al Guardasigilli le proprie controproposte, che ora aspetta di vedere inserite in un nuovo testo da presentare prima al Consiglio dei ministri e poi in Parlamento. E tra suggerimenti ci sono alcune modifiche destinate a far discutere. Per deflazionare la mole di processi, ad esempio, Bonafede propone di limitare le richieste di rinvio a giudizio attraverso una formulazione più vincolante per disporre l’archiviazione dei procedimenti.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Giannini Massimo 
Titolo: Il vizio di un Paese che non sa decidere – Il Paese che non decide
Tema: Tensioni nel governo

Spiace dirlo, ma anche la manovra che vedrà la luce venerdì prossimo è lo specchio deformato dell’Italia. Un Paese a responsabilità limitata. Dove non si sa più chi decide che cosa. Dove la politica fa, disfa, gira a vuoto. A fine settembre il nuovo governo demo-stellato presenta la sua legge di stabilità ad alto impatto “etico”: sugar tax per indurre virtù alimentari e plastic tax per contrastare vizi ambientali, tasse sulle auto aziendali inquinanti e multe agli esercenti che non usano Pos. Soprattutto, rivendica il merito di aver disinnescato 23 miliardi di clausole Iva: «Abbiamo saldato il conto del Papeete», dice fiero Gualtieri (dimenticando che, al netto dei danni combinati da Salvini, 19 miliardi di quelle clausole erano un lascito di Gentiloni). Due mesi dopo cambia tutto. Addio multe-Pos, sugar tax e imposte sulle auto aziendali, rinviata e dimezzata la plastic tax. L’etica è come il paradiso: può attendere. Il paradosso è che gli 1,2 miliardi di buco saranno coperti con altre clausole di salvaguardia, stavolta sulle accise per i carburanti. Cioè con una nuova cambiale da saldare domani, simile a quella che i giallo-rossi si vantano di aver neutralizzato oggi. Anche la coerenza può aspettare. Detto questo, sarebbe ingeneroso scaricare tutte le colpe sull’attuale governo. La “Grande Entropia” di cui parla Beppe Grillo dura da quasi mezzo secolo.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Minzolini Augusto 
Titolo: La maggioranza «ecologica» assorbe tutto – Maggioranza biodegradabile: assorbe tutto
Tema: Tensioni nel governo

Forse l’immagine più originale per spiegare il governo-calabrone, che in barba a tutte le leggi della fisica e dell’aerodinamica invece di precipitare riesce a volare, l’ha offerta il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: «Siamo una maggioranza biodegradabile, abbiamo gli enzimi per sciogliere tutti i nodi. Dureremo fino al 2023». D’Incà, ovviamente, esagera nell’ottimismo: più che risolvere i problemi, infatti, i giallorossi li rinviano, li accantonano o, peggio, li ignorano. Succede un po’ su tutto: la mozione sul Mes, condizionata dalla difficoltà dei grillini a pronunciare dei «no» veri dopo aver detto dei «sì» nelle trattative a Bruxelles, alla fine si è ridotta ad acqua fresca; le micro-tasse contenute nella legge di bilancio non sono state cancellate, ma, per ora, sono solo slittate a luglio; e, al di là delle rassicurazioni, le intese sulla giustizia perseverano nella logica del baratto, tipo l’entrata in vigore della legge che abolisce la prescrizione in cambio di quella che regolamenta le intercettazioni. Più che la logica dell’accordo sui problemi, prevale quella politica che induce tutti i partiti della maggioranza a scartare ogni rischio che possa portare ad elezioni
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: I fondi della Lega Aziende perquisite e c’è un indagato
Tema: I fondi della Lega

Le ultime fatture emesse dalla «Boniardi Grafiche» sono state messe in pagamento nel 2018. E adesso si riparte proprio da quelle operazioni per ricostruire il percorso dei 450 mila euro che dai conti della Lega sono stati trasferiti a quelli dell’Associazione «Maroni presidente». E sarebbero — secondo l’accusa della Procura di Genova — parte dei 49 milioni di rimborsi elettorali che il Carroccio avrebbe fatto sparire. Anche perché l’azienda ha tra i soci al 25 per cento il deputato leghista Fabio Massimo Boniardi che ieri è stato perquisito mentre un avviso di garanzia per riciclaggio veniva notificato all’assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli che è presidente dell’Associazione. L’accusa è quella di aver «effettuato una serie di operazioni su una parte delle somme provento dei reati ex articolo 640 bis» (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) commessi dal fondatore della Lega Nord Umberto Bossi e dall’ex tesoriere Francesco Belsito attraverso l’Associazione Maroni presidente».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lignana Marco 
Titolo: “Lega, spese false per nascondere i 49 milioni” – Fondi Lega, indagato assessore lombardo Nel mirino l’associazione di Maroni
Tema: I fondi della Lega

Un assessore regionale indagato, l’azienda di un parlamentare perquisita nonostante le “resistenze” del deputato, una gola profonda disposta a parlare. A distanza di due anni dall’apertura dell’inchiesta per riciclaggio sugli ormai celebri 49milioni incassati dalla Lega come rimborsi elettorali truffando lo Stato fra il 2008 e il 2010, la Procura di Genova è passata ai fatti. Ieri ha ricevuto un avviso di garanzia Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia. E presidente dell’Associazione Maroni Presidente, oggi in liquidazione ma fino allo scorso anno molto attiva nel sostenere campagne e iniziative leghiste.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmiotti Domenico – Pogliotti Giorgio 
Titolo: Ex Ilva, il giudice spegne l’altoforno 2 L’ipotesi del decreto
Tema: Ex Ilva

Nel giorno in cui il governo scopre le carte sull’ex Ilva e presenta il “piano B” per ridurre al massimo il numero degli esuberi, arriva la doccia gelata con la decisione del giudice di rigettare l’istanza dei commissari sulla continuità di marcia dell’altoforno 2, contro la quale, però, l’esecutivo potrebbe adottare come contromisura un decreto ad hoc. Il giudice del dibattimento, Francesco Maccagnano, ha respinto l’istanza di Ilva in amministrazione straordinaria dopo che la Procura, appena l’altro ieri, aveva dato parere positivo alla proroga sia pure subordinandola ad alcune prescrizioni. Adesso, poiché il 13 dicembre scade la data fissata per il completamento dei nuovi lavori, l’impianto si avvia ad essere sequestrato di nuovo dalla Procura. Sequestro senza facoltà d’uso che determinerà anche il riavvio del cronoprogramma di fermata e di spegnimento dell’impianto. Ora la strada obbligata è una nuova impugnazione al Riesame del rifiuto del giudice. Il no di Maccagnano – che non ha costituito del tutto una sorpresa – verte sostanzialmente su un punto: il tempo chiesto da Ilva per gli ulteriori adeguamenti dell’altoforno è troppo ampio.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Borrillo Michelangelo – Querzè Rita 
Titolo: Ilva, lo stop del tribunale – Ex Ilva, salvataggio a rischio Alt alla proroga per l’altoforno 2
Tema: Ex Ilva

Un paio d’ore di incontro all’ora di pranzo. Tanto è durato ieri il confronto tra i tecnici del Mise e del Mef con i rappresentanti di ArcelorMittal. Il tempo sufficiente alla delegazione guidata da Francesco Caio per illustrare il piano industriale del governo per Ilva. Ma subito dopo la presentazione del cosiddetto contropiano è arrivata da Taranto la notizia che rischia di far saltare ogni mediazione: il giudice della seconda sezione penale Francesco Maccagnano ha negato la proroga chiesta da Ilva in amministrazione straordinaria per l’uso dell’Altoforno 2 (da parte di ArcelorMittal), nonostante la Procura, lunedì, avesse espresso parere favorevole. Il tempo in più servirebbe per gli ulteriori lavori di sicurezza
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.Pog. 
Titolo: Il caso Taranto coinvolge tutto il Sud: i sindacati chiedono investimenti
Tema: Politica industriale

Hanno prima manifestato in mattinata in piazza Santi Apostoli a Roma, poi sono andati nel pomeriggio a ribadirlo al tavolo di Palazzo Chigi: per Cgil, Cisl e Uil serve una svolta su infrastrutture, politiche industriali, Mezzogiorno. Vanno sbloccati gli 80 miliardi già pronti per le grandi e medie opere, risorse che darebbero vita a 400mila nuovi posti di lavoro. Con queste parole d’ordine sono stati chiamati a raccolta i lavoratori delle 150 circa aziende oggetto dei tavoli di crisi al Mise: dall’ex llva all’Alitalia, dalla Whirlpool a Mercatone Uno. «Bisogna ricostruire il Paese a partire dal lavoro – ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini -, garantendo i diritti, combattendo la precarietà, facendo ripartire gli investimenti e unavera politica industriale. È il momento dei fatti, basta parole. O si lavora tutti insieme o non si va da nessuna parte».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Rogari Marco 
Titolo: Cedolare per i negozi, salta la proroga – Salta la cedolare per i negozi Tobin tax a 0,4% sul trading
Tema: Manovra

Niente proroga della cedolare secca sugli affitti dei negozi. Stop all’inserimento in manovra del decreto sul rinnovo del prestito ponte di Alitalia, allo slittamento di un mese della nomina del nuovo Garante della Privacy, con l’aumento da 4 a 5 dei membri dell’Authority, e di quello dell’Agcom e dell’Anac. Ok alla Tobin tax rivista, alle penali per le “bollette pazze” dei fornitori di energia, gas, telefonia, tv e intemet. E all’emendamento che proroga e innalza dal 30% al 40% la “quota rosa” nei Cda delle società quotate. Via libera anche a una detrazione del 22% delle spese sostenute dalle famiglie meno abbienti per iscrivere bambini e ragazzi ai conservatori, alle scuole di musica e alle bande e all’equiparazione dei monopattini elettrici alle biciclette ai fini della circolazione nel rispetto del codice della strada. Tra approvazioni, bocciature e inammisisbilità, i lavori sulla manovra in commissione Bilancio del Senato sono proseguiti anche all’insegna degli stop and go. E per riuscire a centrare l’obiettivo di portare il testo in Aula giovedì, per poi votare la fiducia sul maxi-emendamento finale il giorno successivo o sabato, con il trascorrere delle ore diventa sempre più gettonata l’ipotesi di chiudere il percorso in commissione senza conferire il mandato ai relatori di riferire in Assemblea.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Manovra, salta la cedolare secca al 21% per i negozi
Tema: Manovra

Manovra, l’ultimo caso scoppia sulla cedolare secca per i negozi. Contrariamente alle attese, la tassazione agevolata sulle locazioni commerciali non è stata prorogata, scatenando le proteste delle associazioni interessate (esercenti e proprietari) e delle opposizioni. «Un’altra mazzata ai commercianti — attacca per la Lega Matteo Salvini —. Governo tutto tasse, burocrazia e manette, vigliacchi!». Il colpo di scena c’è stato in commissione Bilancio al Senato, dove prima sono stati bocciati gli emendamenti delle opposizioni tesi a confermare la cedolare secca al 21% e poi ha ritirato le sue analoghe proposte. Così, se non ci saranno ripensamenti quando la manovra arriverà in aula, la tassazione sulle locazioni commerciali tornerà alle aliquote ordinarie.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Orlando Luca 
Titolo: Produzione industriale a -2,4% Solo la Germania fa peggio
Tema: Produzione industriale

Facciamo meglio della Germania. A guardare l’ultima tornata di dati Istat è questa in effetti l’unica consolazione. Davvero magra, tuttavia, scorrendo i numeri. Che per la produzione industriale italiana certificano ad ottobre un calo mensile dello 0,3%, frenata che si palesa anche su base annua (-2,4%), in questo caso per l’ottavo periodo consecutivo. Il che va ad amplificare la flessione dell’intero 2019: tra gennaio e ottobre il calo complessivo dell’output è infatti dell’1,2%, confrontandosi con un rialzo di sei decimali nel 2018, che pure non era stato particolarmente esaltante. Il momento di difficoltà degli investimenti è ben rappresentato dall’andamento dei beni strumentali, in calo del 3,4%, anche se è l’area dei beni intermedi (-4,8%) a soffrire maggiormente, spia di una minore domanda di componentistica A salvarsi solo i prodotti di consumo, unica macro area a mantenersi positiva sia nel mese che dall’inizio dell’anno.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Industria, in 20 anni perso un terzo della produzione
Tema: Produzione industriale

Scende lenta, inesorabile. Senza crolli, con qualche sussulto. Ma in direzione ostinata e negativa. La produzione industriale italiana è lo specchio di un Paese in declino. Lo spiegano i numeri Istat, aggiornati ad ottobre: -0,3% su settembre, -2,4% sul 2018. Lo racconta il confronto impietoso col decennio perduto della Grande crisi: -22% rispetto al picco dell’agosto 2007. Un quinto e più di produzione industriale polverizzata. In cifre: 68 miliardi persi. Una ripresina si era pure affacciata. Ma dal dicembre 2017 in poi di nuovo giù: -5,3%. Non desta meraviglia allora un Pil pallido, bloccato allo zero virgola. L’occupazione che sale solo col part-time involontario: lavoretti e paghe basse. E l’Italia Cenerentola d’Europa quanto a produttività.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Furbetti delle tasse, sequestri per 6 miliardi
Tema: Evasione fiscale

Ci sono i cittadini totalmente sconosciuti al Fisco e quelli che frodano il Servizio sanitario nazionale con falsi requisiti. Ci sono gli evasori dell’Iva e quelli che percepiscono contributi dall’Inps pur non avendo titolo. Eccola l’Italia «indecente» contro la quale ha puntato il dito il capo dello Stato Sergio Mattarella quando ha evidenziato che «se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano». Ia fotografia è nell’ultimo rapporto della Guardia di Finanza che dà conto dei risultati fmo al giugno scorso, ma confermando come nel 2019 sia stata superata la soglia dei sei miliardi di euro di richieste di sequestro per reati fiscali. E stato lo stesso presidente della Repubblica a sottolineare «la possibilità di aumentare pensioni e stipendi e di abbassare le tasse per chi le paga» se non ci fossero «i 119 miliardi di evasione così com’era stata calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Cottarelli Carlo 
Titolo: Quattro scuse fasulle per non pagare le tasse Ha ragione Mattarella, evaderle è indecente
Tema: Evasione fiscale

Il presidente Mattarella, in un discorso agli studenti di una scuola superiore in visita al Quirinale, ha stigmatizzato l’evasione fiscale come «esaltazione della chiusura in se stessi, dell’individualismo esasperato». Ha anche aggiunto che è «indecente» che ci siano tante persone «che sfruttano le tasse che pagano gli altri per i servizi di cui ci si avvale». Ha fatto bene a dirlo per due motivi. Primo perché è la verità. Secondo perché se vogliamo davvero combattere l’evasione occorre dire chiaramente che evadere le tasse è sbagliato, anche moralmente. Nelle settimane scorse diversi personaggi pubblici si erano mossi in questa direzione. Tra questi Luciana Litizzetto, Maurizio Crozza e Corrado Formigli. Mi è spiaciuto invece leggere ieri un breve pezzo di Massimo Gramellini, che, come fatto da tanti in passato, fornisce una giustificazione morale all’evasione fiscale: «Se tanti italiani non hanno senso dello Stato è perché lo Stato continua a fare loro senso». E le tasse «oltre un certo limite vengono vissute come un sopruso». Queste battute sono state prontamente rilanciate sul web da commentatori e siti che, da tempo, giustificano l’evasione fiscale.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Graziani Alessandro 
Titolo: L’analisi – Svolta soft di Bce sul capitale delle banche? Se tre indizi della Vigilanza fanno una prova
Tema: Bce

Se come sosteneva Agatha Christie è vero che tre indizi fanno una prova, forse ci troviamo davvero a un cambiamento di tendenza della Vigilanza della Bce nei confronti delle banche europee in materia di requisiti di capitale. Il primo indizio si riferisce alle dichiarazioni del neo responsabile della Vigilanza Andrea Enria in materia di fusioni bancarie. inora, in caso di aggregazioni sollecitate da Bce e quasi mai avvenute, l’indicazione in arrivo da Francoforte è stata che il capitale delle banche dovesse moltiplicarsi e non solo sommarsi (esempio in Italia: il merger tra Bpm e Banco Popolare). Enria ha invece dichiarato e tenuto a far sapere anche informalmente che da ora in poi, proprio al fine di promuovere il consolidamento del settore, la Vigilanza non richiederà extracapitale in caso di aggregazioni. Il secondo indizio del cambiamento di rotta della Vigilanza sulle richieste di capitale alle banche riguarda la facoltà di emettere bond di tipo At1 e T2 per cogliere i più elevati requisiti di secondo pilastro (Pillar2) richiesti in prospettiva da Basilea4. Finora Bce ha richiesto alle banche che il capitale primario (Ceti) fosse esclusivamente composto da azioni. Il terzo indizio del cambiamento di tendenza di Bce riguarda Deutsche Bank. Ieri la banca tedesca ha annunciato ufficialmente che, a seguito della riduzione degli attivi a rischio, la Bce ha ridotto il requisito minimo di capitale individuale Srep.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Costerà 300 miliardi all’anno l’ambizione verde dell’Europa
Tema: La svolta green dell’Europa

Tenterà del suo meglio oggi la Commissione europea per aprire la strada a un accordo tra i Ventisette sul futuro della politica ambientale europea, presentando una tabella di marcia che si vuole ampia e ambiziosa. La partita tra gli Stati membri appare però difficile. Il vertice europeo a livello di capi di Stato e di governo domani e dopodomani qui a Bruxelles rischia di mostrare divisioni (in particolare Est-Ovest) su un tema che ha notevoli valenze economiche.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Von Der Leyen Ursula 
Titolo: Ecco come salveremo il pianeta – Il nostro Green Deal nuovo motore economico Così salveremo il pianeta
Tema: La svolta green dell’Europa

Intervento del presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen: “Noi, esseri umani, vogliamo continuare a vivere bene e in sicurezza su questo pianeta? L’umanità è chiamata ad affrontare una minaccia esistenziale e il mondo intero sta iniziando a rendersene conto. e foreste bruciano dall’America all’AuJstralia. I deserti avanzano in Africa e in Asia. L’innalzamento del livello dei mari minaccia le città europee e le isole del Pacifico. L’umanità è già stata testimone di questi fenomeni, ma mai a questa velocità. […] La nuova Commissione europea non perde tempo e oggi, a meno di due settimane dall’inizio del mandato, presentiamo la tabella di marcia per un Green Deal europeo. Il nostro obiettivo è diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 rallentando il riscaldamento globale e attenuandone gli effetti”.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bompan Emanuele – Giovannini Roberto 
Titolo: Intervista a Sergio Costa – Italia, sì al piano verde europeo –
“E una grande occasioneper l’Italia Rivoluzioneremo il settore dei trasporti”
Tema: La svolta green dell’Europa

Roma accoglie con favore il «Green Deal» della Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in un’intervista a La Stampa: «È una grande occasione per il nostro Paese, rivoluzioneremo il settore dei trasporti tutelando l’industria». E aggiunge: «Gli investimenti verdi devono essere esclusi dal patto di stabilità». Ministro Sergio Costa, che impatto avrà sull’Italia lo European Green New Deal che si accinge a presentare la nuova Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen? «Ci sarà un grande impatto positivo. La speranza è che questo sia veramente l’inizio della transizione ecologica per l’economia europea. Auspico anche, associandomi a quanto dichiarato dal nostro commissario Paolo Gentiloni, che gli investimenti green non siano più computati ai fini del rispetto del patto di stabilità, ovviamente con un corretto sistema di verifica e controllo per evitare rischi di greenwashing: vorrebbe dire mettere in piedi un quadro di investimenti sostenuti da tutti i Paesi Ue. Quindi, ben venga! Il nostro governo, comunque, ha già previsto nella legge di Stabilità 56 miliardi pluriennali per l’Italian Green Deal, e dunque ci sentiamo perfettamente allineati con l’intenzione della Von der Leyen, che peraltro abbiamo sostenuto quando ha presentato nella sua fase programmatica questa linea».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  L.Ip. 
Titolo: Boris in testa. Un audio inguaia il Labour
Tema: Elezioni in Gran Bretagna

I conservatori sono nervosi. Temono che la vittoria annunciata possa sfuggire di mano sul traguardo. Un documento interno al partito, circolato ieri sui giornali, avverte che basterebbe uno spostamento dell’1-2 per cento degli elettori in una manciata di circoscrizioni — poche migliaia di voti — per far evaporare quella maggioranza assoluta pronosticata finora dai sondaggi. I quali continuano in generale a indicare un vantaggio di circa dieci punti dei conservatori sui laburisti, abbastanza per assicurare una vittoria netta: ma c’è anche qualche rilevazione che sostiene che il distacco si sarebbe ridotto a soli 7 punti, una soglia considerata a rischio. Non a caso ieri Boris Johnson ha messo in guardia dal rischio di uno «hung Parliament», un Parlamento appeso, dove nessun partito ha la maggioranza: una situazione che potrebbe portare anche alla nascita di un governo laburista di minoranza.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ippolito Luigi 
Titolo: La tentazione rossa di Corbyn
Tema: Elezioni in Gran Bretagna

La possibilità che venerdì mattina la Gran Bretagna si svegli con un Parlamento senza / maggioranza esiste. Non è la cosa più probabile: ma nemmeno la si può escludere. Cosa succederebbe, in quel caso? Boris Johnson non ha alleati e dunque non avrebbe la possibilità di formare un governo, pur avendo la maggioranza relativa. Toccherebbe dunque ai laburisti formare un esecutivo di minoranza, con l’appoggio esterno dei libera’-democratici e dei nazionalisti scozzesi: e sarebbe Jeremy Corbyn a fare ingresso al numero io di Downing Street come nuovo primo ministro. Ma qual è il suo programma? Sulla Brexit, intende negoziare un nuovo accordo con Bruxelles e poi sottoporlo a un referendum: il che probabilmente sfocerebbe nell’annullamento del divorzio dalla Ue. Ma è sul terreno dell’economia che i laburisti lanciano le proposte più radicali mai osate da un partito della sinistra occidentale. Corbyn sa che il suo esecutivo sarebbe instabile e probabilmente di breve durata: quindi farebbe in fretta.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Guerrera Antonella 
Titolo: Corbyn “Il mio libretto rosso unica speranza per salvare il Regno”
Tema: Intervista a Jeremy Corbyn – Elezioni in Gran Bretagna

Mr. Corbyn, come mai, secondo tutti i sondaggi, la classe operaia ora sostiene Boris Johnson e non lei? «Non è colpa nostra», risponde a Repubblica il leader laburista, «la colpa è di nove anni di austerity dei conservatori. Hanno distrutto i salari pubblici, dissanguato i fondi di amministrazioni locali, centri giovanili, biblioteche, parchi giochi… ossia tutto ció che unisce una comunità. E ora c’è chi se la prende con i nostri deputati di qui. Quando entreremo a Downing Street, lanceremo noi il vero cambiamento». Sogno di una notte di pieno Inverno. Perché i sondaggi delle cruciali elezioni di domani in Regno Unito per ora incoronano soltanto il premier Johnson. C’è chi dice che il 70enne Corbyn sia «una rock band a fine carriera». O «non più il messia di due anni fa».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. 
Titolo: Impeachment, due accuse contro Trump
Tema: Accuse contro Trump

Alla fine sono due le accuse a Donald Trump: «abuso di potere» e «ostruzione alle indagini del Congresso». I sei presidenti delle Commissioni della Camera che hanno indagato sul caso Ucraina-Biden, più la Speaker Nancy Pelosi, ieri hanno formalizzato gli articoli per l’impeachment del presidente. Giovedì 12 la Commissione Affari giudiziari voterà la richiesta di rinvio a giudizio. La prossima settimana toccherà all’Aula pronunciarsi, con i democratici in maggioranza. Questo significa che, con ogni probabilità, Trump sarà il terzo presidente della storia americana, dopo Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton nel 1998, ad essere sottoposto al giudizio del Senato. Verrà condannato? Al momento la risposta è «no». Il verdetto di colpevolezza deve essere appoggiato da almeno due terzi dei senatori e i repubblicani sono schierati con Trump. Dal punto di vista giuridico, quindi, la Casa Bianca appare blindata. Il problema, allora, è politico. Più esattamente bisognerebbe valutare quale sarà l’impatto dell’intera vicenda sull’opinione pubblica.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: I democratici accusano Trump di abuso di potere e ostruzione
Tema: Accuse contro Trump

«Rischiamo di dire addio alla repubblica, e dare il benvenuto al presidente-re». La Speaker della Camera Nancy Pelosi doveva avere in mente Benjamin Franklin, quando ieri ha usato queste parole annunciando gli articoli per l’impeachment di Donald Trump. Il padre fondatore, a chi nel 1787 gli domandava quale forma di governo avesse scelto la Constitutional Convention, aveva risposto così: «Una repubblica, se saprete conservarla». I democratici pensano che il capo della Casa Bianca sia diventato una minaccia per la sopravvivenza di questo sistema, e per la quarta volta nella storia degli Stati Uniti vogliono mandare il presidente a processo. I capi d’accusa, avanzati con un documento di nove pagine dal capo della Commissione Giustizia Nadler, sono due: abuso di potere, e ostruzione del Congresso. Il primo imputa a Trump di aver usato in maniera illegale la sua posizione, quando ha chiesto al leader ucraino Zelensky di aprire un’inchiesta sulle attività della famiglia Biden a Kiev, sfruttando anche il blocco degli aiuti militari per 391 milioni di dollari come leva. Secondo i democratici, l’obiettivo non era contrastare la corruzione nel Paese, ma cercare informazioni per deragliare la campagna del suo principale avversario nelle elezioni del 2020.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Erdogan: “Pronto a inviare le truppe in Libia ad Al Sarraj”
Tema: Turchia

Recep Tayyip Erdogan è pronto a «inviare truppe turche in Libia» se il governo del premier Fayez al-Sarraj «lo richiederà». E’ l’ultima mossa del presidente turco nell’offensiva sul fronte libico, dopo l’accordo sui nuovi confini marittimi firmato a Istanbul una settimana fa. Erdogan ha spiegato che la decisione sarebbe legittima in quanto «anche se c’è un embargo dell’Onu sulle forniture di armi il governo libico può chiedere a un altro Stato di dispiegare le sue forze sul territorio». L’esecutivo di Al-Sarraj è l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale ma oramai controlla soltanto il 10% del Paese. Quanto all’embargo sulle armi, non è stato rispettato finora né dalla Turchia, che ha inviato decine di blindati e droni da guerra, né dagli alleati del maresciallo Khalifa Haftar, cioè Emirati, Arabia Saudita, Egitto.
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