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SINTESI IN PRIMO PIANO – 10 settembre 2021

In evidenza sui principali quotidiani:

– Green Pass. Obbligo per chiunque entri. Nelle Rsa dovere di vaccinarsi. Draghi: è un inizio;
– L’agenda di Mattarella: il 16 dicembre l’udienza dal Papa per la visita di «congedo»;
– Gli ebrei a Raggi: non usi la Shoah come uno spot;
– La Bce rallenta gli acquisti pandemici ma «non è tapering»;
– Riprendono i voli dall’Afghanistan: partiti 200 stranieri;
– 11 settembre, vent’anni dopo il giorno che ha cambiato la Storia.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Obbligo per chiunque entri. Nelle Rsa dovere di vaccinarsi. Draghi: è un inizio – La breccia di Draghi sull’obbligo di vaccino L’ok di tutti i ministri
Tema: Green Pass

Un Consiglio dei ministri tranquillo, anzi «tranquillissimo». Il parallelo, sofferto via libera al decreto green pass in Parlamento, con la Lega che dopo giorni di tensioni e strappi ha votato assieme alla maggioranza, ha apparentemente placato gli animi. I ministri del Carroccio non hanno proferito parola durante i 16 minuti che sono serviti per approvare la prima, piccola estensione del certificato verde ai lavoratori esterni delle scuole e delle Rsa. Eppure, nonostante la frenata dovuta in parte alle mosse di Salvini, il premier non solo conferma di voler allargare la platea del passaporto di immunità al lavoro pubblico e privato, ma apre una breccia nel muro che la Lega ha issato contro la prospettiva dell’obbligo vaccinale generalizzato. La novità è all’articolo 2 del nuovo decreto, dove è scritto che dal prossimo 10 ottobre e fino al 31 dicembre «tutti i soggetti anche esterni che svolgono, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa» nelle residenze per anziani, devono sottoporsi alla vaccinázione anti Covid. In caso contrario, rischiano la sospensione dal lavoro e dallo stipendio. «Abbiamo pagato un prezzo altissimo in vite umane tra le persone anziane – ricorda Speranza – Per questo ci ê sembrato giusto equiparare i lavoratori delle Rsa al medici e agli infermieri». Estensione del green pass più larga possibile e, se la campagna vaccinale non raggiungerà in fretta una quota di sicurezza delle persone coperte da seconda dose, obbligo per tutti. Il capo del governo durante il Cdm non si spinge così avanti, però assicura che «la tabella di marcia» sarà rispettata. «Per estendere il green pass al lavoro pubblico e privato serve tempo – dice in sostanza Draghi -. Sono questioni complesse, è necessario adottare un approccio graduale, ma di costante progresso nell’ampliamento del certificato verde».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Carratelli Niccolò 
Titolo: Intervista a Roberto Speranza – Speranza: il Green Pass sarà esteso – “La Lega non ci ferma, avanti col Green Pass Il vaccino obbligatorio è un’ipotesi concreta”
Tema: Green Pass

Nessuna frenata sul Green Pass. Roberto Speranza ci tiene a precisarlo. «Il governo va avanti e l’obbligo di vaccino è un’ipotesi concreta», afferma il ministro della Salute, intervistato dal direttore Massimo Giannini nell’ambito del Festival di “Salute”. «Le scelte vengono fatte sul piano sanitario e nell’interesse del Paese – spiega – non seguendo le polemiche politiche». Quindi il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri non è stato ridimensionato per via delle pressioni della Lega… «No, le dinamiche politiche non incidono nelle decisioni del governo, sono troppo piccole rispetto alla posta in gioco. Si lavora seguendo una linea netta, che parte dall’idea che il vaccino è un’arma fondamentale: puntiamo a rendere sicuri i luoghi di lavoro e a incentivare le vaccinazioni». Dunque arriverà un altro decreto la prossima settimana? «Sui tempi non so dirle, faremo una valutazione, anche perché bisognerà scrivere bene le norme e ci sono vari ministeri coinvolti, a partire dalla Pubblica amministrazione. Ma posso confermare che ci sarà un’ulteriore estensione dell’obbligo di Green Pass in vari settori. A cominciare da quelli in cui il certificato viene chiesto ai clienti ma non ai lavoratori, come i ristoranti e i bar: un’anomalia che sarà sanata nel più breve tempo possibile». Per l’allargamento alle aziende serve l’accordo con le parti sociali: non trova che i sindacati, in particolare, stiano facendo resistenza? «No, io ho parlato con i principali leader sindacali e ho trovato un atteggiamento costruttivo e responsabile. Sono sicuro che continuerà l’interlocuzione anche con le imprese e che ci siano le condizioni per seguire il percorso tracciato».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ad.Lo. 
Titolo: Scuola, genitori con il green pass – Green pass, la Lega (divisa) vota sì A scuola richiesto anche ai genitori
Tema: Green Pass

Prima estensione del green pass obbligatorio che riguarda non soltanto chiunque lavori, da esterno, in scuole, università o ospedali, ma anche i genitori degli studenti per poter entrare negli istituti frequentati dai figli. E obbligo vaccinale per gli addetti ai diversi servizi, sempre da esterni (per gli interni l’obbligo vige già) nelle residenze per anziani. Lo stabilisce il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri. Ma è solo il primo passo. «A breve», ha annunciato il premier Mario Draghi durante la riunione, arriverà un allargamento ad altre categorie, in più step. Ieri è stata anche la giornata del voto di approvazione del primo decreto green pass, quello varato in agosto, alla Camera. La Lega, alla fine, si è riallineata votando a favore. In Aula, però, solo un terzo dei deputati del Carroccio. Rintuzza a distanza l’analisi, il ministro per la Salute Speranza che nega che la strategia per passi sia una concessione a Salvini: «Non si fa politica sul Covid. L’obbligo vaccinale è un’opzione». Il segretario pd Enrico Letta esorta l’esecutivo a non rallentare: «Il governo ascolti la grande maggioranza del Paese che vuole ripartire, estenda il green pass nel pubblico e nel privato». Insomma quella siglata col voto di ieri è una tregua. Che la ripresa della discussione, già la prossima settimana, sull’estensione dell’obbligo di green pass a ulteriori categorie, e l’approdo in Aula del secondo decreto (quello che ha imposto l’obbligo di certificazione verde per scuola e mezzi di trasporto) potrebbe rompere. Pressoché unanime, invece, il via libera a un altro ordine del giorno, presentato da FdI, per rinviare le scadenze delle cartelle esattoriali e avviare una nuova rottamazione di debiti iscritti a ruolo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Carra Ilaria – De Vito Luca 
Titolo: No Vax, la rete violenta – Le minacce in chat dei No Vax “Facciamo saltare i camion tv”
Tema: No Vax

In cima alla lista ci sono i giornalisti: «Saranno i primi ad andarsene». Poi i politici: da Mario Draghi a Roberto Speranza, fino a Matteo Renzi. Erano questi gli obiettivi che un gruppo di No Vax si dichiarava pronto a colpire, organizzando azioni violente «per farli fuori». Otto persone tra i 33 e i 53 anni, di cui cinque uomini e tre donne, sono state indagate dalla procura di Milano: sulla chat Telegram “i Guerrieri” (di cui facevano parte circa 200 utenti, a invito) incitavano ad azioni violente in vista delle manifestazioni No Green Pass a Roma di domani e domenica. Ieri gli agenti della Digos e della Postale – coordinati dal capo de pool Antiterrorismo milanese Alberto Nobili e dal pm Piero Basilone – sono entrati nelle loro case con un decreto di perquisizione: nell’abitazione di uno di loro, in provincia di Bergamo, sono stati trovati e sequestrati due fucili e una pistola (regolarmente detenuti con un porto d’armi), a Reggio Emilia invece hanno trovato una spada katana, spray al peperoncino, manganelli telescopici. In una casa nel Milanese due tirapugni. Sono stati poi sequestrati pc, tablet, cellulari e account social. A poco è servito il goffo tentativo di cancellare gli elementi di prova, poco prima delle perquisizioni infatti uno degli amministratori ha chiuso il gruppo: quando gli agenti hanno bussato alle porte, avevano già analizzato e archiviato tutto il materiale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Mattarella fissa la visita al Papa per il «congedo» – L’agenda di Mattarella Il 16 dicembre l’udienza dal Papa per la visita di «congedo»
Tema: La partita del Quirinale

Mentre viene resa pubblica la visita «di congedo» di Sergio Mattarella a Papa Francesco, il leader del Pd Enrico Letta lancia una «moratoria sul Quirinale». II segretario del Partito democratico chiede a «tutti i leader politici» di parlare dell’elezione del presidente della Repubblica “l’anno prossimo, da gennaio, perché se iniziamo a fare giochi politici ora per quattro mesi…”.  E’ un appello a tutte le forze politiche, ma in realtà Letta si rivolge soprattutto ai suoi. Un po’ come dire «Non aprite quella porta», dato che la partita del Quirinale per il Pd può trasformarsi in un film dell’orrore. Già perché il Partito democratico ha, almeno per ora, un’unica opzione: la rielezione di Sergio Mattarella. Lo ha quasi confessato il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, quando candidamente qualche giorno fa ha ammesso: «Ci vorrebbe un bis di Mattarella». Al Nazareno al momento non c’è un piano B, perché qualsiasi alternativa, come confida un dirigente di primo piano del Pd, «passa per un accordo con la Lega di Salvini, Matteo Renzi e Forza Italia, visto che non si può giocare di sponda con i 5 Stelle, che non appaiono del tutto affidabili». Ed è proprio quello che Letta non vuole assolutamente: dover siglare un patto sul Quirinale con quel Salvini con cui litiga quasi ogni giorno. Ma Mattarella finora ha escluso un suo bis. E ieri la notizia che il capo dello Stato il 16 dicembre vedrà Papa Francesco per una visita di congedo sembra un’ulteriore conferma dell’indisponibilità dell’inquilino del Colle alla rielezione.
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Testata:  Repubblica
Autore:  D’Albergo Lorenzo 
Titolo: Gli ebrei a Raggi: non usi la Shoah come uno spot – No allo spot sulla Shoah È scontro tra Raggi e la comunità ebraica
Tema: La corsa al Campidoglio

A meno di un mese dalle urne, Virginia Raggi spinge al centro della contesa il Museo della Shoah: appuntamento al prossimo martedì per la posa della prima pietra. Ma la Comunità ebraica di Roma, che sente parlare del progetto ormai da più di 20 anni, gela la sindaca uscente. Alla cerimonia la prima cittadina grillina sarà sola. «La concomitanza con la campagna elettorale rende inopportuna una cerimonia per uno spazio che sarebbe dovuto essere inaugurato già anni fa», spiegano dalla Cer. Dalle parti di lungotevere de’ Cenci l’invito di Raggi è piombato con scarsissimo preavviso. Di fatto la telefonata del Campidoglio alla Comunità è arrivata quasi in concomitanza con l’annuncio ai media. Insomma, tempi e modalità non sono stati graditi. Al punto che dal quartiere ebraico si sono sentiti in dovere di ricordare alla pentastellata che «la memoria è un valore imprescindibile. Deve unire la città di Roma e non prestarsi a protagonismi elettorali».  La Comunità guidata da Ruth Dureghello, come detto, non presenzierà all’evento. Tanto più che quel giorno sarà già impegnata al G20 delle Religioni in programma a Bologna. Lo stesso vale per il resto della campagna elettorale: sono previsti incontri con i candidati, ma saranno privati. Nessuna pubblicità. Anche se ora monta la curiosità sul prossimo faccia a faccia tra la Cer e Virginia Raggi. Si vedrà.
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Testata:  Tempo 
Autore:  P.D.L. 
Titolo: La Comunità ebraica scomunica la Raggi sul Museo della Shoah – Scomunica ebraica per la Raggi
Tema: La corsa al Campidoglio
Va bene che buona norma della campagna elettorale è capitalizzare in termini di consenso anche l’ultima briciola. E però il confine tra politica e speculazione è labile e l’incidente sempre dietro l’angolo. Ci incappa, rumorosamente, Virginia Raggi, che ieri su Facebook aveva annunciato: «Roma avrà un Museo della Shoah. La prossima settimana metteremo la prima pietra e inizieranno i lavori a villa Torlonia. È una bella notizia per la nostra città. Vorrei che questo tema si tenesse fuori dal fango della campagna elettorale. La memoria è una cosa importante. Ci vuole rispetto». Sarebbe il massimo dell’illusione credere che l’inaugurazione non sia, essa stessa, una mossa elettorale mascherata. E infatti non ci crede nessuno, a partire dalla Comunità Ebraica che fa filtrare la mancata presenza alla cerimonia della posa della prima pietra, valutando come «inopportuna» l’iniziativa all’interno di una cornice elettorale cittadina. Specie considerando che il progetto avrebbe dovuto essere inaugurato anni fa. Viene dunque stroncata la sortita del sindaco. Su cui si abbattono gli strali della politica. Dal centrodestra, il coordinatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, criticando «la sindaca uscente e non rientrante Raggi», osserva come «il giudizio severo della Comunità Ebraica chiuda nel modo peggiore la oscura parentesi grillina della gestione del Campidoglio», contrassegnata da «ignoranza e competenza fino all’ultimo secondo». Sul punto si pronuncia anche il Leader della Lega Matteo Salvini, che plaude alla Comunità Ebraica e sottolinea l’«ennesima figuraccia di una Raggi sempre più disperata».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Bce, tagliati gli acquisti anti Covid – La Bce rallenta gli acquisti pandemici ma «non è tapering»
Tema: Bce – Acquisti pandemici

La politica monetaria della Bce resta ampiamente accomodante, e le condizioni di finanziamento verranno mantenute favorevoli, anche dal prossimo trimestre quando gli acquisti netti del programma pandemico Pepp caleranno con un taglia pari a una decina di miliardi di titoli in meno al mese: da «significativamente» più elevati rispetto ai primi mesi dell’anno (gli attuali 80 miliardi mensili) ad un ritmo «moderatamente inferiore» rispetto ai due trimestri precedenti (70-65 miliardi nelle stime del mercato). È questo il rallentamento, l’aggiustamento, la «ricalibrazione», decisi ieri all’unanimità dal Consiglio direttivo della Bce, alla luce della valutazione delle condizioni di finanziamento (prestiti a imprese e famiglie ai minimi storici essenziali per la ripresa) e delle prospettive di inflazione che sono salite nelle proiezioni macroeconomiche di settembre rispetto a tre mesi fa, ma in via transitoria, e restano «lontane dal target». Il lieve ritocco del programma temporaneo di acquisti pandemici, come chiarito dalla presidente Christine Lagarde, non è «tapering» (inteso come avvio di una riduzione che porta alla chiusura di uno strumento) ma una «ricalibrazione» come quelle già fatte sul Pepp lo scorso dicembre e a marzo. La dotazione del Pepp è stata aumentata in corsa e anche il ritmo degli acquisti. Il mercato le ha creduto: a fine giornata i rendimenti dei bond erano in moderato calo e i mercati azionari in leggero rialzo.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Bce, mossa morbida di Lagarde «Meno acquisti, ma si continua»
Tema: Bce – Acquisti pandemici

La Bce ora rallenta «moderatamente» il ritmo dei suoi acquisti di titoli prima che lo faccia la Federal Reserve, benché la ripresa in area euro sia partita dopo e l’inflazione resti più bassa rispetto agli Stati Uniti. Eppure Lagarde è riuscita a presentare il primo passo indietro dalle misure di emergenza dispiegate con la pandemia in modo così rassicurante che i rendimenti dei titoli di Stato di tutta la zona monetaria sono scesi. Anche quelli italiani. Il mercato ha ricevuto sufficienti garanzie – per adesso – che il sostegno di fatto della Bce allo sforzo in deficit dei governi resterà attivo. “The lady isn’t tapering” ha detto Lagarde. Se quello di Lagarde ieri era un messaggio, era diretto al gruppo piu intransigente nel consiglio direttivo della Bce che ora prepara un’altra sfida in dicembre. Perché ieri è accaduto meno di quanto i più ortodossi probabilmente vo- lessero e il mercato temesse da giorni. Che la banca centrale prosegua i suoi acquisti di titoli legati all’emergenza Covid a un ritmo definito «moderatamente più basso» significa che gli interventi varranno fra 60 e 70 miliardi al mese, non più 80: è un ritorno ai livelli della seconda metà dell’anno scorso, sufficiente a coprire le emissioni nette di debito di un Paese indebitato come l’Italia. La partita sull’uscita dal Pepp, il programma di interventi di emergenza varato con il Covid, resta però da giocare.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Parlamento in pressing sulle cartelle del Fisco Verso lo stop alle notifiche – Cartelle verso un nuovo stop con le coperture della Nadef
Tema: Fisco

ll Parlamento chiede in coro di tornare a bloccare la riscossione e la partita si riapre in vista della Nota di aggiornamento al Def che arriverà entro il 27 settembre. L’impegno al governo promosso dalla Camera, che contempla anche una rottamazione-quater e una nuova sospensione degli obblighi di accantonamento per i pignoramenti presso terzi, ha preso la forma di un ordine del giorno, che porta come prima firma quella di Marco Osnato di Fratelli d’Italia ma è stato sottoscritto da tutti i gruppi con l’unica eccezione di Leu. «È una grande vittoria di Fratelli d’Italia», esulta Giorgia Meloni, perché Fdl aveva fatto da lepre sul tema con un emendamento al Dl Green Pass caduto però sull’inammissibilità per assenza di copertura. Ma come spesso capita la vittoria ha molti padri. Se la intestano anche i leghisti, che da settimane sono in pressing contro la ripresa della riscossione e hanno messo il dossier sulla bilancia del dare-avere con il governo per il loro sofferto via libera alla conversione del Dl sul Green Pass; analoga la posizione di Forza Italia che mercoledì aveva presentato in conferenza stampa la stessa richiesta. I Cinque Stelle spiegano che l’ordine del giorno «recupera letteralmente le proposte del Movimento» e anche dal Pd, che pure nei giorni scorsi aveva sottolineato l’esigenza di «un ritorno progressivo alla normalità», il capogruppo in commissione Finanze Gian Mario Fragomeli sostiene che «non si tratta di un colpo di spugna ma di una boccata d’ossigeno necessaria». Trattandosi di un ordine del giorno, il voto di ieri a Montecitorio (326 sì, 7 no e 9 astensioni da Leu) ha valore più politico che pratico.
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Testata:  Giornale 
Autore:  De Francesco Gian_Maria 
Titolo: Stop cartelle Forza Italia trova l’intesa – II centrodestra: stop cartelle E anche Iv vuole abolire l’Irap
Tema: Fisco

Forza Italia traina il centrodestra e impegna il governo a fermare gli invii delle cartelle esattoriali fino a giugno. La svolta nasce da una mediazione del sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Deborah Bergamini, che ha trattato con Fratelli d’Italia il ritiro di un emendamento al dl green pass che chiedeva il differimento al primo gennaio dell’«esecutività delle cartelle di pagamento, degli avvisi di addebito, degli avvisi bonari e degli avvisi di accertamento esecutivi, notificati fino alla data del 31 dicembre 2021» con conseguente slittamento dei termini di impugnazione degli atti. Il coinvolgimento della Lega nella trattativa politica ha convinto Fdi al passo indietro con l’emendamento trasformato in un ordine del giorno che blocca gli invii delle cartelle emesse durante la pandemia fino a giugno 2022. Sostanziale la convergenza di tutte le forze politiche. Nel primo provvedimento utile (probabilmente il dl fiscale collegato alla manovra) la proroga verrà messa nero su bianco. Fonti di Agenzia delle Entrate-Riscossione hanno sottolineato che circa la metà dei 4 milioni di cartelle esattoriali che saranno notificate entro fine anno è sotto i 300 euro, mentre il 60% del totale non raggiunge i 500 euro. Solo il 10% supera i 5mila euro. Le cartelle «ferme» sono circa 20-25 milioni e solo per 4 milioni ripartiranno le notifiche, «spalmate» da settembre a dicembre. «Bene che tutti i partiti siano favorevoli alla proposta di Forza Italia per un rinvio selettivo delle cartelle esattoriali almeno sino a giugno 2022. Abbiamo chiesto anche la pace fiscale, uno sconto e la dilazione per chi intende pagare. Vogliamo far ripartire l’Italia!», ha commentato Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Giliberto Jacopo 
Titolo: Super rincari in vista per gas (+30%) ed elettricità (+20%) – Stangata senza precedenti sulle bollette: +30% per il gas, +20% per l’elettricità
Tema: Rincari

I rincari dell’energia avranno un contraccolpo davvero punitivo in ottobre quando verranno aggiornati contratti e tariffe. La colpa questa volta non è del solito petrolio: bisogna guardare come si è spostato l’asse del settore energetico, e in particolare le speculazioni internazionali sul metano e sulle emissioni Ets di anidride carbonica, il gas accusato di scaldare il clima. Già nei mesi scorsi i rincari avevano colpito: l’Enea nell’Analisi trimestrale del sistema elettrico diffusa ieri ha rilevato che già nella prima metà dell’anno in Italia erano in forte aumento i consumi di energia, i costi e anche le emissioni di CO2, diventate carissime; inoltre già il 1° luglio le bollette di luce e gas avevano avuto un aumento consistente. Ma, in attesa che il Governo dispieghi le sue decisioni per mitigare i rincari, i numeri per l’autunno sono molto seri. Prudenza massima, le previsioni sono fumose, le scelte del Governo possono piegare in meglio gli avvenimenti, meglio aspettare il secondo capoverso dell’articolo prima di scriverne, ma gli economisti dell’energia sono molto allarmati: il 1° ottobre le bollette del gas potrebbero crescere oltre il 30%, quelle della corrente elettrica del +20%. Si rafforza anche il prezzo dei carburanti, ma meno. In questo caso il ruolo della materia prima, il petrolio, rappresenta appena un terzo del prezzo finale, mentre i due terzi sono rappresentati dalle penalizzazioni fiscali. Alla rilevazione condotta il 6 settembre dal ministero dello Sviluppo economico, la benzina costa in media 1,65 euro al litro, di cui 62 centesimi di costo industriale e 1,03 euro di disincentivo fiscale, e il gasolio 1,50 euro al litro di cui 61 centesimi di costo industriale e 89 centesimi di fisco. Le imprese sono molto preoccupate dei rincari.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Draghi e Michel: il dossier afghano priorità comune
Tema: Afghanistan

Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Sul tavolo la situazione a Kabul e nel resto del Paese riconquistato dai talebani, oltre alla convocazione del vertice straordinario del G20 sulla crisi, voluto dall’Italia per mettere al tavolo gli attori internazionali che hanno più influenza nella regione afghana: tra tutti Cina e Russia. «Ho incontrato Draghi a Roma per discutere dei bisogni umanitari e della situazione della sicurezza in Afghanistan», ha scritto Michel su Twitter al termine dell’incontro. «Abbiamo avuto anche uno scambio sul Covid-19, sulla presidenza italiana del G20 e sui prossimi incontri dei leader Ue». E proprio l’Unione Europea ieri ha diffuso una nota contro il regime talebano: «L’Ue esprime preoccupazione a seguito della nomina dl un governo ad interim da parte dei talebani. La sua composizione non è all’altezza delle promesse dichiarate dai talebani sulla necessità di un governo inclusivo che rifletta la diversità politica, religiosa ed etnica in Afghanistan». L’auspicio di Bruxelles perché un governo più moderato venga nominato nel prossimo futuro sarà anche al centro del discorso sullo Stato dell’Unione che la presidente della Commissione terrà mercoledì prossimo, alla plenaria del Parlamento europeo. In vista del vertice dell’Onu oltre 50 Organizzazioni umanitarie nazionali, regionali e internazionali, hanno sottoscritto un appello in cui sollecitano gli Stati membri dell’Onu affinché «istituiscano un’inchiesta o qualsiasi altro meccanismo investigativo indipendente per fare luce su quello che è avvenuto in Afghanistan». Lo scrive sul proprio sito Amnesty International.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Ventura Marco 
Titolo: Riprendono i voli dall’Afghanistan: partiti 200 stranieri – L’apertura dei Talebani: 200 stranieri via da Kabul
Tema: Afghanistan

Si chiamano voli commerciali ma di fatto riparte il ponte aereo, con il beneplacito del governo talebano, per portare in America ed Europa una parte di quanti sono “rimasti indietro” in Afghanistan, tra cittadini di Paesi occidentali e afghani con green card o permesso di lavoro negli Usa e residenti con doppia nazionalità. Tra loro, a quanto pare, anche qualcuno con passaporto italiano. Poi statunitensi, britannici, ungheresi e canadesi. In tutto, un numero incerto, forse 115 come riportano alcune agenzie, o forse i 211 che comparivano nelle liste americane ma che non sono riusciti a salire tutti sul volo per Doha, Qatar, di ieri. La Casa Bianca apprezza la «collaborazione, flessibilità e professionalità negli scambi che abbiamo avuto» con i talebani per consentire «la partenza di cittadini Usa e di residenti permanenti», si legge in una nota che conclude: «Un primo passo positivo». Oggi partirà un altro volo commerciale, segno che l’Aeroporto internazionale di Kabul, come si chiama adesso lo scalo afghano e non più “Hamid Karzai Airport”, ha ripreso a funzionare.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  L.Cr. 
Titolo: Anche 4 italiani sul primo volo civile da Kabul
Tema: Afghanistan

Ieri al tramonto il rombo di un grande aereo di linea della Qatar Airways in decollo è tornato a movimentare il cielo della capitale afghana. Poco prima, nel cortile dell’hotel Serena in centro città, circa 200 persone erano salite su anonimi minibus alla volta dello scalo sotto la scorta di agenti in divisa nera dei corpi speciali del Qatar. Tanti bambini, donne, uomini hanno caricato rapidi i loro bagagli per una partenza che è stata infinitamente più ordinata che non quella del caos, le lacrime e li sangue, svoltasi tra il 15 e 31 agosto. Secondo fonti ufficiose del governo americano, sono praticamente tutti afghani col doppio passaporto, per lo più statunitense, ma anche tedesco, canadese, ungherese. A bordo anche quattro persone col passaporto italiano: tre membri della famiglia Nurzade e un uomo di nome I laimi. Si tratta del primo volo civile finalizzato ad evacuare gli afghani desiderosi di fuggire dal nuovo regime talebano dalla fine del ponte aereo die cl giorni fa. Oggi è previsto un secondo volo. Già ieri sera i passeggeri potenziali stavano concentrandosi per la partenza. «E un giorno storico verso la riapertura graduale dell’aeroporto di Kabul ai voli internazionali», ha dichiarato l’inviato speciale del Qatar in Afghanistan, Mutlaq al Qahtani.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Romano Beda 
Titolo: Vaccini e Recovery rafforzano la popolarità dell’Unione europea
Tema: Covid-19

Malgrado i dubbi di alcuni e gli interrogativi di altri, la crisi sanitaria di questi ultimi 18 mesi potrebbe aver rafforzato il sentimento europeista in molti Paesi membri. Da un nuovo sondaggio Eurobarometro emergono sentimenti positivi per il modo in cui le istituzioni comunitarie hanno operato in questo periodo. Inoltre, una larga maggioranza di cittadini è convinta che sia indispensabile difendere lo stato di diritto, congelando nel caso i fondi europei destinati ai paesi presi di mira. Secondo lo studio demoscopico, a livello comunitario il 53% degli interpellati è soddisfatto del lavoro delle istituzioni comunitarie nel combattere la pandemia. In Italia, il 50% degli intervistati ha una immagine positiva dell’Unione europea in questo momento. Più precisamente, il 69% degli italiani ritiene che l’Unione europea stia svolgendo «un ruolo determinante» nel garantire la distribuzione dei vaccini. Il 58% degli italiani è anche soddisfatto dell’operato del governo Draghi. È evidente il sostegno alla vaccinazione decisa dai Paesi, anche grazie al ruolo dell’Unione europea (valutato positivamente dal 64% degli europei). Quanto alla sicurezza dei vaccini, il 72% degli europei considera che ibenefici superino i potenziali rischi, una percentuale che tocca il 77% degli interpellati in Italia, mentre la stessa vaccinazione è considerata un «dovere civico» dal 67% degli europei e dal 76% degli italiani. Positiva anche l’immagine del certificato vaccinale digitale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Visti da lontano – Virus Usa, l’incubo in fondo al tunnel
Tema: Covid-19

Il fantasma che aleggia da due mesi sugli Stati Uniti, unico Paese con un accesso illimitato al vaccini anti Covid, si è materializzato ieri quando l’Idaho, uno degli Stati dell’Unione col più basso numero di cittadini immunizzati, ha dovuto autorizzare i suoi ospedali a razionare le cure mediche (cioè a scegliere quali pazienti ricoverare in terapia intensiva e quali no perché con minori possibilità di sopravvivere) visto che ovunque corsie e reparti di rianimazione sono schiacciati d nuova onda del coronavirus. Situazione simile nel Sud. Perfino nel Texas: i pazienti non possono essere trasferiti nella metropoli, capitale mondiale dell’industria sanitaria coi suoi 86 ospedali: tutti strapieni causa variante Delta. Anthony Fauci, che nei primi mesi della presidenza Biden aveva intravisto la luce in fondo al tunnel grazie ai progressi della campagna vaccinale, ora avverte che la luce rischia di essere quella di un treno che sta arrivando addosso agii americani: di nuovo 1.500 morti al giorno come nel periodi bui della crisi e con 160 mila nuovi contagi quotidiani non solo non si esce dalla pandemia (servirebbero contagi più bassi di dieci volte) ma aumenta il rischio di una monster variant trasmissibile quanto la Delta e insensibile ai vaccini.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Molinari Maurizio 
Titolo: 11 settembre, vent’anni dopo il giorno che ha cambiato la Storia – 11/9 L’attacco che cambiò il mondo
Tema:

L’11 settembre 2001 è il giorno in cui Al Qaeda aggredisce l’America con un attacco a sorpresa che segna l’inizio della Jihad globale. Venti anni dopo, questa offensiva del terrore non solo è ancora in corso ma sente di avere il vento a favore: dalle strade di Kabul alle dune del Sahel fino all’aula del tribunale di Parigi. Obbligando tutti noi a non abbassare la guardia davanti a nuovi temibili pericoli. Oggi i nostri nemici più feroci si sentono invincibili. È stata la disastrosa modalità del ritiro americano deciso e ordinato dal presidente Joe Biden a generare tale situazione. Con il risultato di consentire ai jihadisti di rivendicare una storica affermazione, ponendoci davanti a nuovi rischi che obbligano non solo le democrazie occidentali ma anche Paesi arabo-musulmani, India, Cina e Russia a trovare un’intesa per disinnescare i grandi pericoli per la sicurezza collettiva dovuti al ritorno della Jihad. In attesa di sapere quale ricetta la comunità internazionale si darà per affrontare tale temibile scenario, sulla base di quanto avvenuto proprio negli ultimi venti anni – dalle ragazze di Tunisi alle urne in Marocco fino alle start up negli Emirati – non possono esserci dubbi sul fatto che in ultima istanza l’antidoto più efficace contro la Jihad è il suo rigetto dall’interno del mondo arabo-musulmano: perché è l’affermazione dei diritti a togliere ossigeno all’oscurantismo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Di Feo Gianluca 
Titolo: Effetto Kabul Ora la Jihad apre nuovi fronti
Tema: 11 settembre

Non un solo focolaio, ma decine. Radicati in almeno nove Paesi, ramificati in due continenti. E pronti a divampare sulla scia della conquista talebana di Kabul. Ali Soufan, l’agente dell’Fbi che tentò di impedire l’attacco alle Torri Gemelle e che oggi dirige un think tank, lo ha scritto con chiarezza: “Siamo entrati in una nuova fase della minaccia jihadista, molto più pericolosa”. Nel 2001 c’era soltanto Al Qaeda: aveva strutture, fondi e coperture per pianificare offensive su larga scala che attualmente nessun gruppo possiede. Ma era libera di agire solamente in Afghanistan e diffondeva lentamente la sua propaganda di moschea in moschea con videocassette e nastri audio. Vent’anni dopo, le formazioni fondamentaliste sono insediate in una lista impressionante di Stati, dove proliferano praticamente senza controllo: Siria, Iraq, Yemen, Somalia, Mali, Niger, Burkina Faso, Nigeria. Mettono a segno attentati in Mozambico, Kenya, Costa d’Avorio, Algeria, Libia, Tunisia, Egitto, Pakistan. Non solo. Oltre a quello appena installato dai talebani a Kabul, ci sono altri governi che hanno dimostrato di volere usare le cellule terroristiche come pedine delle loro partite di potere. Il gioco sporco che un tempo era monopolio degli ayatollah iraniani e degli 007 pachistani, adesso viene imitato in maniera molto più discreta da Turchia e Qatar. Senza dimenticare l’interesse strategico di Cina e Russia a danneggiare gli Stati Uniti e l’Europa, anche se entrambe temono le ripercussioni interne dell’estremismo islamista. Questo è lo scenario su cui dobbiamo aprire gli occhi.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R.Mi. 
Titolo: Germania. Raid alle Finanze: guai per Scholz alla vigilia del voto
Tema: Germania

Nella competizione elettorale tedesca, che dopo sedici anni potrebbe vedere il ritorno dei socialdemocratici alla cancelleria, irrompe un’inchiesta giudiziaria. Ieri la magistratura ha eseguito perquisizioni presso i ministeri delle Finanze e della Giustizia nell’ambito di un’indagine sulla mancata trasmissione all’autorità giudiziaria di informazioni su un presunto riciclaggio di denaro. Il titolare delle Finanze, Olaf Scholz, è il candidato alla cancelleria dell’Spd, in testa nei sondaggi elettorali. Nel mirino è finita la speciale unità anti-frode. una costola delle dogane tedesche, costituita presso il ministero delle Finanze, dove è stata trasferita dal predecessore di Scholz, il cristianodemocratico Wolfgang Schäuble. In precedenza era un’unità investigativa dell’Ufficio criminale federale. La Financial Intelligence Unit, con sede a Colonia, è stata al centro delle polemiche, negli scorsi mesi, insieme all’agenzia di controllo finanziaria Bafin, per il crack da due miliardi di euro della società di servizi finanziari e pagamenti elettronici Wirecard. Il responsabile dell’ufficio è stato chiamato a testimoniare in un’inchiesta parlamentare accompagnato dal sospetto che l’agenzia abbia agito in ritardo rispetto alle segnalazioni di frodi nella società. La Fiu torna ora sotto i riflettori e il caso rischia di gettare ombre sulla gestione di Scholz a sole due settimane dal voto.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Mastrobuoni Tonia 
Titolo: Hidalgo si lancia e Merkel adesso fa la femminista – “Noi tutte femministe” L’ultima eredità della cancelliera
Tema: Germania

Forse la definizione più appropriata e “femminista riluttante”. Quattro anni fa chiesero ad Angela Merkel se si considerava una femminista. A Christine Lagarde, seduta accanto a lei, scappo un battimani di incoraggiamento. Finalmente la domanda del secolo alla cancelliera più longeva della storia. Merkel esito, nell’imbarazzo generale. Persino Ivanka Trump, in quel panel stellare, si era detta femminista. La cancelliera si lancio invece in una delle sue convolute frasi che gli esegeti interpretarono come un “ni”. Nei giorni scorsi, Merkel ha finalmente rimodulato quel “ni”. Ha detto che «dovremmo essere tutte femministe». L’occasione era una discussione con Chimamanda Ngozi Adichie. Ma quello della cancelliera è sembrato piuttosto un omaggio alla citazione più famosa della grande scrittrice nigeriana, «we should all be feminists» che un grande momento «yes we can». E in questi sedici anni, la differenza di salario tra uomini e donne in Germania è migliorata appena di un punto. Quello che Merkel ha sicuramente rivoluzionato è la percezione delle donne in politica. Oggi tutti i partiti in Germania hanno leadership femminili o miste. E andando a una cena berlinese, ci è capitato di sentire un bimbo di sei anni che chiedeva: «Mamma, un uomo può diventare cancelliere?». Più femminismo di così.
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