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SINTESI IN PRIMO PIANO – 1 settembre 2020

– Scuola, patto per riaprire, c’è l’intesa sui trasporti. Capienza fino all’80 per cento;
– Accordo Tim e Cdp: una Rete unica nazionale entro il prossimo marzo;
– Cartelle sospese, 90% sotto 5mila euro. Ipotesi nuovo rinvio;
– Pil peggio del previsto nel secondo trimestre: -17,7% annuo;
– Di Maio, missione lampo a Tripoli per rilanciare il business italiano;
– Macron in Libano, pressing per ottenere le riforme necessarie;
– Trump: “A Portland faremo pulizia”. E Biden lo attacca: incoraggia la violenza.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Fre. 
Titolo: Scuola, patto per riaprire – Scuola, c’è l’intesa sui trasporti Capienza fino all’80 per cento
Tema: Covid-19, la riapertura delle scuole

Autobus, pullman e metro potranno viaggiare quasi pieni per permettere agli studenti di raggiungere le scuole: la capienza è aumentata fino all’80%, «prevedendo una maggiore riduzione dei posti in piedi rispetto a quelli seduti» purché vengano messe in atto le misure di sicurezza, a partire dall’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi. Lo hanno deciso ieri sera Regioni e governo dopo una settimana di trattativa. Nella legge di Bilancio il governo si impegna a stanziare 200 milioni per le Regioni e 150 per Comuni e Province. Alla vigilia dell’apertura delle scuole, prevista per oggi con le prime riunioni dei collegi dei docenti e l’avvio dei corsi di recupero, anche Conte dedica un tweet agli studenti. «Riaprire le scuole è la nostra priorità», annuncia. E il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, celebrando Maria Montessori di cui ricorre il 150esimo anniversario della nascita, ricorda come «la comunità della scuola è risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale». II ministro della Salute Roberto Speranza ha riunito (virtualmente) gli esperti di 53 Paesi e insieme al direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa Hans Kluge, dichiara che, è necessario riaprire ma è anche «realistico pianificare la didattica a distanza per integrare l’apprendimento nel prossimo anno scolastico». Perché in attesa del vaccino quest’inverno ogni scenario è possibile. E anche per questo che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, dopo aver incontrato gli esponenti della maggioranza per chiedere «di lasciar fuori la scuola dalla campagna elettorale», ha scritto anche una lettera di incoraggiamento e di ringraziamento agli insegnanti: «Sarà un anno duro», ma ce la faremo, scrive: «La preoccupazione è comprensibile: lo dico senza alcun trionfalismo, ma con soddisfazione. Dati alla mano, nessuno in Europa si è impegnato così tanto come noi».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fregonara Gianna – Riva Orsola 
Titolo: Le scelte del governo – Dalle aule ai docenti Le regole per il via
Tema: Covid-19, la riapertura delle scuole

Da oggi le scuole riaprono, con le prime riunioni, l’avvio dei corsi di recupero per gli studenti e gli ultimi preparativi per il ritorno in classe. Domani si saprà quante cattedre sono rimaste vuote e di quanti supplenti ci sarà bisogno quest’anno. Ma i sindacati stimano che saranno non meno di 250 mila. Bus pieni fino all’80 per cento, purché si indossino le mascherine, anche di stoffa. File con distanziamento, nuovi separatori sui mezzi, controllo dei filtri, salita e discesa separate, disinfezione almeno una volta al giorno. Il governo ha promesso i 200 milioni di fondi per il trasporto regionale e 150 per Comuni e Province, che verranno inseriti nella prossima legge di Bilancio per permettere l’adeguamento dei mezzi di trasporto pubblico. Le linee guida per il trasporto degli studenti prevedono anche ingressi scaglionati a scuola (per evitare le ore di punta); incentivi per mobilità su due mote (biciclette e e-bike); uso anche di mezzi privati per il trasporto degli studenti. Sarà anche vero – come ha ricordato la ministra Azzolina nella lettera inviata ieri a tutte le scuole – che i 2,4 milioni di banchi monoposto, con o senza rotelle, che le scuole stanno aspettando con ansia non sono solo uno strumento per distanziare i ragazzi ma anche «un investimento sul futuro». Ma il tempo, in momenti di emergenza come questi, è tiranno. II commissario Arcuri ha promesso di consegnarli tutti entro la fine di ottobre, ma diversi produttori hanno già messo le mani avanti avvertendo che si rischia di sforare la metà novembre.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Diamanti Ilvo 
Titolo: Mappe – Adesso la paura del virus cresce tra i giovani – Torna la paura del virus E 8 italiani su 10 dicono sì alle misure anti-Covid
Tema: Emergenza Coronavirus

Non è ancora finita. La Pandemia. Anche se siamo ancora in estate, quando era previsto che il contagio sarebbe calato. Invece resiste. E si allarga. Non solo in Italia, ma in Francia, in Germania. In Spagna. E altrove. Il Coronavirus fa ancora paura e l’inquietudine sta crescendo. Di nuovo. Era calata per alcuni mesi, dopo il picco raggiunto a marzo, quando aveva coinvolto oltre il 90% degli italiani. Fino a scendere (appena) sotto l’80%, in giugno. Ma oggi (la settimana scorsa, per la precisione) ha ripreso a salire, per quanto di poco. Il recente sondaggio condotto da Demos, per l’Osservatorio sulla (in)sicurezza (curato insieme alla Fondazione Unipolis), rileva, infatti, come l’82% degli italiani (intervistati) si senta preoccupato dalla diffusione del Coronavirus. “I più preoccupati”, in particolare, sono cresciuti dal 31 al 41%. È, tuttavia, significativo osservare come sia cambiato il profilo socio-demografico della paura. Fino a giugno l’inquietudine pervadeva soprattutto le persone più anziane. Sul piano professionale: gli operai e i pensionati. Oggi, i più preoccupati appaiono i più giovani e gli studenti: circa il 90%. Specchio del contagio, che si è concentrato, sempre più, fra i più giovani.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  D’Alimonte Roberto – De Sio Lorenzo 
Titolo: Toscana regione contendibile, i due schieramenti sono testa a testa – La Toscana è sempre meno rossa, partita aperta tra Giani e Ceccardi
Tema: Regionali, verso il voto

La Toscana come l’Emilia-Romagna? Dopo decenni di dominio incontrastato del centrosinistra, in Toscana si profila una competizione aperta come lo fu a gennaio di questo anno in Emilia-Romagna quando l’attuale presidente di regione Stefano Bonaccini dovette faticare non poco per battere la candidata della Lega e del centrodestra, Lucia Borgonzoni. Questo dice Il sondaggio Winpoll-Cise che registra una sostanziale parità tra il candidato di centrosinistra Eugenio Giani (con il 43,0%) e la candidata di centrodestra Susanna Ceccardi (con il 42,5%). Come in Emilia-Romagna il primo è esponente del Pd e la seconda della Lega. Molto distaccati ci sono la candidata del M5S Irene Galletti che ottiene l’8,3%, e altri candidati minori cui è attribuito 116,2% complessivamente. Considerando che altri sondaggi indicano una situazione simile, con distacchi a favore di Giani al massimo di pochi punti, è difficile in questo momento prevedere chi vincerà. La Toscana non sono le Marche, altra regione rossa in cui però il centrodestra appare nettamente favorito. E non sono nemmeno la Campania dove il centrosinistra con De Luca ha un vantaggio difficilmente colmabile dal centrodestra. Vada sé che una eventuale sconfitta del Pd e alleati in Toscana avrebbe un valore politico e simbolico enorme.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pagnoncelli Nando 
Titolo: Il sondaggio – Regionali nelle Marche Avanti il centrodestra La Lega primo partito – Marche, è avanti il candidato di FdI La Lega primo partito della regione
Tema: Regionali, verso il voto

Il sondaggio odierno realizzato in vista delle elezioni regionali che si terranno il 20 e 21 settembre riguarda le Marche, regione sempre amministrata da giunte di centrosinistra dal 1995 in poi. Il presidente uscente, Luca Ceriscioli, ha rinunciato a candidarsi per un secondo mandato, pertanto il centrosinistra ha scelto Maurizio Mangialardi, esponente del Partito democratico, sindaco di Senigallia e presidente di Anci Marche, conosciuto dal 44% e gradito dal 25% dei marchigiani. Il centrodestra ha candidato Francesco Acquaroli, noto al 47% degli elettori e gradito dal 28%, esponente di Fratelli d’Italia, già in corsa cinque anni fa quando l’attuale coalizione si presentò divisa. Per il Movimento 5 Stelle si presenta Gian Mario Mercorelli conosciuto dal 18% e gradito dal 9%. A costoro si aggiungono altri cinque candidati, il cui livello di conoscenza e di gradimento al momento appare piuttosto contenuto. Gli orientamenti di voto fanno registrare un vero e proprio rovesciamento dello scenario politico rispetto a quanto avvenuto negli ultimi 25 anni nella regione: il centrodestra è accreditato di un vantaggio di oltre 13 punti sul centrosinistra. Stimando una partecipazione al voto del 59%, Acquaroli con i149% delle preferenze prevale su Mangialardi che si attesta al 35,8%, e su Mercorelli che raggiunge il 10,1%. Gli altri cinque candidati ottengono un consenso decisamente più contenuto, intorno all’1%. Il vantaggio di Acquaroli sembra più guidato dalla forza dei partiti della sua coalizione che dalla delusione per l’operato dell’amministrazione uscente guidata da Ceriscioli.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lauria Emanuele 
Titolo: Destra avanti in Parlamento se vince il Sì – Ecco il Parlamento se vince il Sì Destra avanti in entrambe le Camere
Tema: Taglio dei parlamentari

Destra avanti in entrambe le Camere. A svelare il volto ancora virtuale delle nuove Camere è l’istituto Cattaneo, che ha studiato l’effetto incrociato del Si al referendum e della legge elettorale proporzionale che è in cantiere. ll taglio dei parlamentari non farebbe grandi danni al Pd, penalizzerebbe appena la Lega ma darebbe una mazzata ai 5S e a Forza Italia, che perderebbero più o meno i due terzi dei propri parlamentari. E c’è chi, malgrado la riduzione dei seggi, sembra destinato a raddoppiare gli eletti: è Giorgia Meloni. A svelare il volto ancora virtuale delle nuove Camere è l’istituto Cattaneo, che ha studiato l’effetto incrociato del Si al referendum e della legge elettorale proporzionale che è in cantiere. Il tutto sulla base della media dei risultati dei sondaggi di agosto. Il dossier, curato da Marco Valbruzzi e Salvatore Vassallo, offre diversi scenari. Una simulazione prevede la soglia di sbarramento al 5 per cento, un’altra la soglia al 3. Nel primo caso resterebbero fuori dal parlamento Italia Viva e Leu, che invece con lo sbarramento al 3 prenderebbero 13 deputati a testa, lo stesso “bottino” che conquisterebbe la debuttante Azione di Carlo Calenda. L’istituto ha stimato anche il risultato di un eventuale cartello fra renziani, Azione e +Europa che con un 7,5 per cento otterrebbero 32 deputati e 15 senatori. In ciascuno di questi scenari il centrodestra avrebbe la maggioranza. Sarebbe più netta con lo sbarramento al 5 per cento: Salvini e gli alleati avrebbero 217 deputati su un totale di 391 e 108 senatori su 195 (non vengono considerati gli eletti all’estero e in Valle d’Aosta).
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Zingaretti Nicola 
Titolo: la lettera – “Pd sotto attacco Chi cerca altre strade, lo dica” – Pd e governo sotto attacco Stufo delle ipocrisie chi vuole votare lo dica
Tema: Taglio dei parlamentari

“Caro direttore, In queste. settimane è cresciuta una critica molto forte e anche pretestuosa sulle difficoltà di trovare un equilibrio nei rapporti tra il Pd, i 5Stelle e Italia Viva, nel governo del Paese. Avvertii subito la complessità di questa sfida unitaria. Segnalai la necessità di una riflessione attenta ed anche alcune preoccupazioni. In queste ore ho riletto i tanti messaggi e le lettere ricevuti. In verità, solo sette dirigenti erano contrari alla formazione del governo. Tutti gli altri e poi numerosi imprenditori, sindacalisti, sindaci erano uniti nella volontà di varare l’esecutivo “Conte due”, considerandola la sola strada per salvare l’Italia… Voglio ricordare tutto ciò perché dietro a tanti pronunciamenti per il No al referendum avverto due motivazioni diverse. La prima: una comprensibile e sana preoccupazione di non procedere con atti isolati che possano mettere in squilibrio íl funzionamento delle istituzioni e della democrazia. Questa preoccupazione è anche la nostra. L’abbiamo posta per primi e da soli. Ecco perché intendiamo accompagnare íl taglio dei parlamentari a modifiche regolamentari e legislative capaci di garantire l’integrità delle istituzioni, il rapporto di esse coni cittadini e la rappresentanza di tutti i territori italiani. In queste settimane ho lavorato per raccogliere e dare una risposta a questi timori; infatti, con l’iniziativa politica del Pd si è riaperto un dibattito che spero si possa concretizzare nei prossimi giorni, se ci sarà una coerenza e un senso di responsabilità di tutta la maggioranza. Anche tenendo conto che tutte le nostre sollecitazioni fanno parte dell’accordo base che ha permesso la stessa esistenza del governo Conte. Ho dunque un grande rispetto per molti dei dubbi che stanno alla base della scelta del No e combatto per dar loro una risposta. Ma accanto a esigenze vere e sincere vedo anche il crescere, soprattutto fuori di noi, di uno spirito polemico contro il Pd e contro la scelta del SI. Il Pd fa sentire la sua voce e questo dà fastidio a molti…”.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Cuzzocrea Annalisa 
Titolo: La strategia di Di Maio per riprendersi il M5S e tornare vicepremier
Tema: M5S

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio fa un post al giorno, anche due, sul referendum dei prossimi 20 e 21 settembre. L’ex capo politico M5S ha – come unico obiettivo – quello di non perdere la doppia partita che sta giocando. Interna al governo, per salire di grado – anziché scendere – se arrivasse il rimpasto che Giuseppe Conte non vuole. E al Movimento 5 stelle, dove l’autunno sarà il momento delle risposte: nelle prossime settimane il reggente Vito Crimi nominerà il comitato organizzatore degli Stati generali. Le persone che scriveranno le regole del Congresso che Davide Casaleggio avrebbe voluto evitare, ma che pare ormai ineludibile per provare a mettere ordine nel grande caos che agita la forza politica fondata da Beppe Grillo. Così, la prima mossa del capo della Farnesina sarà quella di mettere un suo fedelissimo nella cabina di regia. Per provare a ottenere una forma congresso il più aderente possibile ai suoi progetti: tornare a guidare, senza però essere trafitto dagli strali del nemici interni. L’idea di dover essere sempre “ago della bilancia” non ha abbandonato il capo della Farnesina, nonostante le sue ultime dichiarazioni sù Pd. E nonostante, secondo quanto raccontano alcuni deputati che hanno assistito al lavorio delle ultime settimane, si sia davvero speso per siglare l’intesa col Pd almeno nelle Marche, dove però era ormai troppo tardi: chi nel territorio la voleva fin dall’inizio era già uscito dal 5 stelle. I rimasti, erano quelli ideologicamente contro. Anche per questo, a chi lo ha sentito in questi giorni, il ministro degli Esteri ha detto di essere convinto che nella preparazione delle regionali il M5S abbia sbagliato tutto. Che non sia stato capace di preparare un percorso. Che la refrattarietà dei vertici a decidere, la lentezza, il quesito arrivato all’improvviso sul blog fuori tempo massimo, siano stati un gigantesco errore. Si spenderà per i candidati, ma il suo giudizio sul metodo è pessimo.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fotina Carmine 
Titolo: Crescita, sul tavolo del governo 100 progetti per 150 miliardi – Crescita, sul tavolo 100 progetti per 150 miliardi
Tema: Recovery Plan

Il primo schema dei progetti per la crescita da finanziare con il Recovery Plan vale 150 miliardi. Transizione verde, digitalizzazione, banda ultralarga, incentivi alle imprese, piani per l’auto, la siderurgia, l’aerospazio: il Dipartimento per le politiche europee e il ministero dell’Economia hanno iniziato a studiare le proposte elaborate dal ministero dello Sviluppo economico. Si tratta di circa 100 tra interventi e misure pluriennali, che solo in alcuni casi delineano azioni nuove o programmi di riforma, perché c’è ampio spazio per il rifinanziamento di agevolazioni già in vigore o per stanziamenti volti a coprire idee che già da tempo erano nei disegni ministeriali. Oggi il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli avvierà il confronto con le categorie produttive. Lo schema, comunque ancora aperto al contributo delle associazioni imprenditoriali, si basa su tre assi: transizione digitale e innovazione; transizione verde; sostegno alla crescita e filiere strategiche. Da quanto emerso dallo screening del Dipartimento europeo, nel primo grande capitolo trova spazio la proroga almeno triennale del piano Transizione 4.0 per oltre 25 miliardi, con l’innalzamento delle aliquote degli attuali crediti d’imposta, il Potenziamento dei finanziamenti agevolati della Nuova Sabatini se finalizzati a processi aziendali di trasformazione “green” e un nuovo credito di imposta per la produttività sostenibile.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Dal lavoro alla sanità così il governo può spendere 15 miliardi già disponibili
Tema: Recovery Plan

Un primo gancio per riportare a galla il Pil e spingere l’economia, bruciando i tempi dilatati del Recovery Fund, può rivelarsi il “React-Ue”: uno dei programmi di quel maxi piano europeo da 209 miliardi per l’Italia noto anche come Next Generation Eu. Si tratta di 15 miliardi su 209 già pronta-cassa: disponibili subito nel 2020 perché legati ai fondi del vecchio bilancio Ue 2014-2020. È l’unico pezzo del Recovery a poter essere impegnato nei prossimi mesi, volendo già da questo, da settembre. Come noto, il grosso della somma del Recovery arriverà dal 2021 in poi: c’è tempo fino al 2023 per assegnare le risorse ai progetti e fino al 2026 per spenderle. Come raccontato ieri da Repubblica, il governo studia un modo per incorporare un anticipo di Recovery – il 10% di prefinanziamento, circa 20 miliardi – già nella prossima legge di bilancio, così da dotarla di una “seconda gamba” per gli investimenti: la prima è il sostegno alle famiglie e la riduzione delle tasse al ceto medio. Ma la legge di bilancio entra in vigore l’1 gennaio 2021. E anche questi 20 miliardi di anticipo non saranno disponibili prima di maggio, ha fatto sapere ieri Bruxelles. Anche se l’Italia invierà ll piano con i progetti per spendere i 209 miliardi entro il 15 ottobre, assieme alla legge di bilancio, la Commissione europea ne inizierà l’esame solo da gennaio, poiché teme un ingorgo di calendario e l’arrivo contemporaneo delle proposte di tutti i Paesi. A quel punto, ha due mesi di tempo per approvarlo. E altri trenta giorni sono poi a disposizione del Consiglio Ue per il via libera definitivo (aprile). Ecco che si finisce a maggio. In questo quadro diventa dunque ancora più urgente attivare il React-Eu da 15 miliardi quanto prima. Il tema è sui tavoli di diversi ministri, tra gli altri: Catalfo (Lavoro), Patuanelli (Sviluppo economico), Bonetti (Pari opportunità e famiglia), Provenzano (Sud), De Micheli (Infrastrutture e trasporti).
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Casadei Cristina 
Titolo: Pil peggio del previsto nel secondo trimestre: -17,7% annuo – Pil, secondo trimestre a -12,8% Sull’export riduzione del 26,4%
Tema: Pil in discesa

Era dal 1995 che il Pil italiano non subiva un tonfo come quello del secondo trimestre di quest’anno, a certificare, ancora una volta, che quella del Coronavirus sarà una delle peggiori crisi da affrontare. Gli effetti del lockdown, con il blocco delle attività e della mobilità, hanno fatto sì che in termini congiunturali l’Istat abbia registrato un calo del 12,8%, mentre in termini tendenziali del 17,7%. L’istituto ha infatti rivisto al ribasso la stima preliminare diffusa il 311uglio: nei dati di allora l’andamento congiunturale era del -12,4%, quello tendenziale del -17,3% La variazione acquisita per il 2020 diventa pari al -14,7%. Nel confronto europeo l’Italia si distingue, ma in negativo, perché ha fatto peggio della media di Eurolandia. Ha però dati migliori di quelli della Francia. Nella lettura del dato italiano bisogna tenere conto che il secondo trimestre 2020 ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto al trimestre precedente sia rispetto al secondo trimestre del 2019. In generale è però evidente che a trascinare il prodotto interno lordo verso il basso è stata la domanda interna. Negativa anche la domanda estera, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni. II dato del rialzo delle entrate tributarie versate in autoliquidazione ad agosto si aggiunge «ad altre evidenze che ci consentono di auspicare un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre». A dirlo in una nota il ministro dell’Economia
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco 
Titolo: Mef: «Entrate in crescita, ora forte rimbalzo» Ma c’è il rischio conti se il Pil crolla oltre il 9%
Tema: Verso la manovra autunnale

Una caduta ampiamente prevista ma peggiore di quanto ipotizzato a fine luglio. La discesa in picchiata del Pil a quota -12,8% nel secondo trimestre registrata dall’Istat, suona come un campanello d’allarme per i conti pubblici a meno di 30 giorni dalla presentazione della Nota di aggiornamento al Def, attesa per il 27 settembre. Ma al ministero dell’Economia resta intatta la convinzione che il quadro che sarà tratteggiato alla fine del mese si rivelerà meno preoccupante di quello prospettato nelle scorse settimane da Upb (-9%), Bankitalia (-9,5%), Commissione Ue (-11,2%) e Fmi (-12,8%). E i dati provvisori degli incassi fiscali acquisiti dal Mef il 20 agosto e diffusi ieri, che registrano una crescita del 9% delle entrate versate dai contribuenti in autoliquidazione rispetto allo stesso mese dei 2019, vengono considerati dal ministro Roberto Gualtieri un ulteriore, importante indizio per «auspicare un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre», già evocato dallo stesso titolare del ministero di via XX settembre nei giorni scorsi al Meeting di Rimini. Un risultato dovuto all’andamento di Irpef e Ires, in crescita del 3,3% e del 4,8% rispetto allo scorso anno, mentre l’Irap ha mostrato la prevista flessione del 49% a causa dello stop del saldo 2019 della prima rata dell’acconto 2020 per le imprese con fatturato non superiore a 250 milioni scattato con il decreto Maggio. Ma a rendere fiducioso Gualtieri sono anche i consumi interni delle famiglie che «nei mesi di luglio e agosto si sono riavvicinati ai livelli pre-crisi, anche oltrepassandoli in alcune componenti ad agosto» e gli ordinativi e le aspettative delle imprese che, «pur rimanendo inferiori al normale, sono ulteriormente saliti nel bimestre». Il forte rimbalzo del Pil auspicato dal Mef consentirebbe a Gualtieri, nel disegnare il nuovo quadro programmatico chiamato a fare da cornice alla prossima legge di bilancio attesa entro il 20 ottobre, di non allontanarsi troppo dalle previsioni del Def di aprile che indicavano una frenata dell’8%.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Parente Giovanni 
Titolo: Verso il rinvio bis per 9 milioni di cartelle – Cartelle sospese, 90% sotto 5mila euro Ipotesi nuovo rinvio
Tema: Fisco

Nove cartelle esattoriali su 10 di quelle sospese fino al 15 ottobre sono inferiori ai 5mila euro di debito; e solo nel 36% dei casi si tratta di tasse non pagate. È quanto emerge dai dati di agenzia delle Entrate-Riscossione recuperati dal Sole 24 Ore sulla sospensione fino al 15 ottobre della riscossione coattiva disposta dal decreto Agosto, proprio mentre in Parlamento cresce il pressing di partiti e associazioni di categoria per un ampliamento dello stand by, magari a fine anno come chiede da sempre la Lega. Un pressing che arriva non solo dai partiti politici ma anche dalle associazioni di categoria proprio ora che la nuova manovra anti-crisi da 25 miliardi avvia con le prime audizioni il suo iter parlamentare per la conversione in legge: il decreto Agosto (Dl 104/2020) dovrà, infatti, essere approvato dal Parlamento entro il prossimo 13 ottobre. Ma per l’eventuale spostamento in avanti del termine del 15 ottobre da cui far riprendere la riscossione coattiva occorre sempre e comunque dover fare i conti con il costo che lo Stato è in grado di poter sostenere in termini di copertura.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Franceschi Andrea 
Titolo: Agosto record per Milano e le Borse Ue: mai così bene dal 2009 – Borse, agosto record per l’Europa Balzo dei settori più colpiti dal virus
Tema: Mercati

La risalita dei contagi in Europa continua ad essere fonte di preoccupazione e i ribassi messi a segno ieri dalle piazze dei due Paesi più colpiti (Madrid -2,29% e Parigi -1,11%) sono un segnale della preoccupazione con cui gli investitori guardano al rischio di una seconda ondata di contagi. I ribassi di ieri tuttavia non hanno impedito all’indice continentale Stoxx600 di archiviare agosto con un rialzo del 2,84 per cento. Numeri che equivalgono alla miglior performance dal 2009 ad oggi per un mese storicamente piuttosto volatile per il mercato azionario. I guadagni non sono stati uguali per tutte le Piazze. C’è chi si è distinto come la Borsa di Francoforte che ad agosto ha guadagnato il 4,96% ed è sotto di appena il 2,45% se rapportata ai livelli di inizio anno. C’è la maglia nera Madrid (+1,34% ad agosto e -27% da inizio anno). E c’è Piazza Affari che ad agosto ha guadagnato il 2,84% e che deve far fronte ad un passivo di oltre 16 punti percentuali da inizio anno. L’agosto delle Borse europee è stato positivo ma ha chiaramente risentito della ripresa dei contagi. In particolare in Spagna e Francia. Per questo i rialzi messi a segno sono stati inferiori a quelli registrati dall’indice azionario globale Msci World che ha archiviato il mese con un rialzo del 6,6 per cento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  De Rosa Federico 
Titolo: Via libera da Tim e Cdp Si farà la rete unica per la banda ultralarga – Accordo Tim e Cdp: una Rete unica nazionale entro il prossimo marzo
Tema: Tlc, Rete unica nazionale

Via libera da Tim e Cassa depositi e prestiti alla creazione di un’unica rete di telecomunicazioni in fibra ottica, mettendo insieme l’infrastruttura del gruppo telefonico con Open Fiber. Ieri i consigli d’amministrazione delle due società hanno approvato la dichiarazione di intenti per strutturare l’assetto di «AccessCo», la società per la rete unica. Che sarà pronta entro il prossimo marzo e dovrà occuparsi di spazzare via il vecchio filo di rame che ancora oggi entra nelle case degli italiani. Al posto del rame la fibra ultraveloce. Clan Paolo Manetta, sottosegretario allo Sviluppo: operazione per ripartire.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Molinari Maurizio 
Titolo: Intervista a Fabrizio Palermo – Palermo: “Banda larga al via entro due anni” – Palermo “Ecco la ricetta per un capitalismo paziente che cambi il nostro Paese”
Tema: Tlc, Rete unica nazionale

Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti, ha appena ottenuto dal consiglio di amministrazione il via libera per firmare la lettera di intenti con Tim per la rete unica delle telecomunicazioni. Una delle più grandi operazioni di sistema degli ultimi decenni, con la Cassa a giocare da regista. Palermo dice che è improprio paragonare la Cdp con la vecchia Iri: «Questa non è la nuova via italiana al capitalismo misto, pubblico e privato. Questo è il capitalismo paziente che investe Iì dove ci sono i fattori per lo sviluppo. È nel dna della Cassa, da 170 anni: abbiamo dotato il Paese delle . principali reti e infrastrutture, dalle scuole agli ospedali, dagli acquedotti alle strade, dalle reti elettriche a quelle del gas, e siamo azionisti delle principali società strategiche. Bene, oggi il fattore decisivo per lo sviluppo è la connettività: il nostro compito è esserci». Sta dicendo che la rivoluzione digitale passa dalla Cassa depositi e prestiti? «Dico che un investitore paziente come la Cassa non può che promuovere progetti di questa natura. Il ruolo di un soggetto come la Cdp è quello di garante della stabilità della società che sta nascendo e degli investimenti infrastrutturali. Parlerei di capitalismo paziente e spesso permanente, come dimostra la nostra presenza nella Snam e in Tema». Entro quanto tempo gli italiani avranno la rete unica ultraveloce? «Noi correremo, ma non dipende solo da noi».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Tropeano Maurizio 
Titolo: Consumi a picco persi 116 miliardi – Il Covid brucia 116 miliardi di consumi “Ci vorranno 5 anni per recuperarli”
Tema: Consumi

Se tutto andrà bene ci vorranno almeno cinque anni perché il livello dei consumi ritorni al livello pre-pandemia. La stima è dell’ufficio studi della Confcommercio che prevede una perdita complessiva nel 2020 di 116 miliardi di euro, cioè 1900 euro a testa.  Nessuna area del paese è stata risparmiata dalle ricadute negative del lockdown ma quasi il 60% del calo complessivo è concentrato nelle otto regioni del Nord Italia e con la Lombardia che registra la maggiore perdita in valore assoluto, oltre 22,6 miliardi. L’impatto sulle regioni del mezzogiorno è stato più contenuto. La media italiana di riduzione dei consumi arriva al 10,9% ma le regioni del Sud scontano un calo inferiore, l’8,5%. Ma questo «non vuol dire che le condizioni delle regioni meridionali siano migliori. Lo shock puntuale, limitato al 2020, ha impattato meno nel Mezzogiorno per la minore presenza di turisti stranieri e per il maggior peso di lavoratori il cui reddito disponibile non è stato colpito dal lockdown, ma le capacità di reazione dell’area sono ben più ridotte», spiega Mariano Bella, il direttore del centro studi di Confcommercio.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Le presidenziali americane sotto il segno della violenza
Tema: USA, gli scontri di Portland

La campagna per le elezioni presidenziali entra negli ultimi due mesi in un clima di grave escalation della tensione. Dominata, agli estremi opposti, dalla crociata per legge e ordine di Donald Trump e dalla domanda di fare i conti con profonda discriminazione, ingiustizie e appelli alla riforma d’una polizia prona alla brutalità da parte del suo avversario Joe Biden. Lo scontro è senza quartiere: Biden ha parlato ieri sera a Pittsburgh in Pennsylvania, tra gli stati cruciali per l’esito del voto, mettendo sotto accusa con forza la leadership di Trump. «Qualcuno può credere che ci sarà meno violenza se Trump viene rieletto? L’America ha bisogno di giustizia. Di sicurezza. Abbiamo di fronte numerose crisi, che sotto Trump si moltiplicano soltanto», ha incalzato riferendosi alla pandemia e alla crisi economica accanto alla débâcle razziale e sociale. Trump risponde volando oggi a Kenosha, per esprimere solidarietà alla polizia e evidenziare gli episodi di vandalismo in una città dell’altrettanto conteso Wisconsin, teatro di recenti rivolte. È una spaccatura che si consuma oggi nelle strade di tutta America prima che nella politica. Portland, in Oregon, da tempo cuore di manifestazioni, è diventata ancora una volta simbolo della crisi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  G.Sar. 
Titolo: Biden attacca: Trump fomenta la violenza
Tema: USA, gli scontri di Portland

«Guardatemi bene, vi sembro un radicale di sinistra? La verità è che Donald Trump sta fomentando la violenza e il caos nelle nostre città. Non è riuscito a proteggere l’America; ora sta cercando di spaventarla». Joe Biden risponde alla massiccia offensiva «law and order» del presidente. Il candidato democratico ha rinunciato ad andare a Kenosha, la città del Wisconsin dove il 23 agosto un poliziotto ha sparato sette colpi alla schiena di un afroamericano, Jacob Blake, rimasto paralizzato. Tre giorni dopo il diciassettenne Kyle Rittenhouse, «patriota» di una milizia chiamata «Kenosha Guard», ha ucciso due manifestanti. Biden, invece, ha preferito parlare da Pittsburgh, in Pennsylvania, «per non alimentare ulteriormente le tensioni a Kenosha», ha fatto sapere un suo portavoce. I democratici sono preoccupati. I sondaggi indicano un certo recupero di Trump. Nel Michigan, uno degli Stati in bilico, è addirittura in vantaggio del 2%. Oggi il presidente sarà a Kenosha, dove però incontrerà, sembra, solo le autorità di polizia. Ieri ha preparato il terreno attaccando ancora: «I sindaci e i governatori della sinistra radicale che guidano le città dove sono in atto le distruzioni, hanno perso il controllo del loro “Movimento”. Non sarebbe dovuto accadere, ma gli Anarchici e gli Agitatori sono andati oltre e non ascoltano più, costringendo perfino “Slow Joe” a uscire dal suo sottoscala». È un argomento che i democratici considerano strumentale, ma dal punto di vista elettorale può essere micidiale. Per i conservatori moderati, per gli indecisi la tutela dell’ordine pubblico è come il richiamo della foresta. In molti potrebbero tornare a votare Trump, dimenticando la sua gestione fallimentare della pandemia. Biden, naturalmente, avverte il pericolo: «Protestare non vuole dire saccheggiare e distruggere. Le violenze sono da condannare con decisione».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  An.Lo. 
Titolo: Trump: “A Portland faremo pulizia” E Biden lo attacca: incoraggia la violenza
Tema: USA, gli scontri di Portland

«Mister President, le chiedo rispettosamente di riconsiderare la sua visita a Kenosha. La sua presenza aggraverebbe una situazione già difficile. il suo arrivo rischia di dividere ancora di più in un momento già grave». Tony Evers, governatore democratico del Wisconsin, scrive così nella lettera recapitata alla Casa Bianca per chiedere a Donald Trump di non visitare, oggi, Il suo Stato. E’ quella cittadina già sconvolta dalle proteste per il ferimento del giovane afroamericano cui un poliziotto bianco ha sparato sette colpi alla schiena. E poi dall’uccisione di due uomini per mano di un adolescente armato, che con alcuni miliziani bianchi presidiava una pompa di benzina. Ma Trump tira dritto. «La Casa Bianca non deluderà chi a Kenosha non vede l’ora di accoglierci, desiderosi di un vero leader che sostenga davvero la polizia». Ma intanto la situazione si aggrava pure nelle strade di Portland. Nella cittadina dell’Oregon dove dalla morte di George Floyd la protesta non si è mai fermata. Ad accusare Trump dl cavalcare le tensioni per meglio promuovere quella ricetta “Law and Order” che negli anni ’60 già premiò Nixon, ci pensa il candidato dem alla Casa Bianca, Joe Biden. Condannando le tensioni razziali di Portland. E aggiungendo: «Il presidente incoraggia sconsideratamente la violenza. Convinto che la guerra nelle strade avvantaggi le sue possibilità di rielezione». Trump se ne Infischia. Ribattezza l’avversario “Slow Joe”, il lento. Definendolo «debole sul crimine perché non pub perdere l’elettorato radicale di Sanders. Quando ammetterà che anarchici, teppisti e agitatori stanno infestando le nostre città e serve l’intervento della Guardia nazionale?».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Macron in Libano, pressing per ottenere le riforme necessarie
Tema: Libano

Emmanuel Macron torna in Libano. Come aveva promesso il 6 agosto, a due giorni dall’enorme esplosione che ha distrutto l’area del porto di Beirut. L’occasione è il centenario, oggi, della creazione del Grande Libano, il predecessore dell’attuale Stato, che i francesi – al governo di Siria e Libano su mandato della Società delle Nazioni – costituirono nel sud del Paese. I motivi, però, sono ben altri. La Francia – che molti libanesi, ma non tutti, considerano una seconda patria – vuole giocare un ruolo chiave nella ricostruzione politica, prima ancora che economica, del Paese. Già il 6 agosto Macron aveva avvertito la classe politica libanese, giudicata inefficiente e corrotta dalla popolazione, sulla necessità di dare risposte chiare ai cittadini e di ridare stabilità al paese. Non è un caso che proprio domenica, alla vigilia della partenza del presidente francese, sia stato designato un nuovo primo ministro: Mustapha Adib, finora ambasciatore in Germania, che – come il predecessore Hassan Diab – vorrebbe costituire un governo di «esperti» e persone «competenti». A pungolare il governo c’è però la piazza e la comunità internazionale. Anche l’Italia, alla guida della missione Onu Unifil: martedì 8 Conte sarà a Beirut. La leadership è però della Francia, che segue letteralmente da vicino le vicende del Libano: il 13 e 14 agosto ha visitato il paese la ministra della Difesa Florence Parly, in occasione dell’invio di otto aerei militari, della portaelicotteri anfibia Tonnerre e 750 soldati; il 21 è stato il turno del segretario per la Francophonie Jean-Baptiste Lemoyne; il 25 agosto è stata lanciata da Marsiglia l’operazione umanitaria A ship for Lebanon.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Lorenzo 
Titolo: Un ex diplomatico per la crisi Il Libano «ascolta» Macron
Tema: Libano

A poco meno di un mese dalla tragica esplosione che ha sconvolto la sua capitale lo scorso 4 agosto, il Libano resta destabilizzato. Non è strano che la nomina ieri del 48enne diplomatico di carriera Mustafa Adib a primo ministro del governo transitorio sia malvista dalle piazze e sui social locali, dominati invece dalle aspettative per una figura capace davvero di «formulare un nuovo patto sociale». Un uomo del compromesso, mediato anche grazie all’intervento diretto di Emmanuel Macron, ed espressione ancora una volta della cooperazione tra le maggiori forze sciite guidate dai due partiti Hezbollah ed Amal, sunnite legate all’ex premier Saad Hariri e cristiane al carro del presidente Michel Aoun. «Così come Diab non è stato in grado di riformare la logica delle quote nel sistema elettorale e della divisione del potere tra partiti confessionali, ora Adib avrà a sua volta le mani legate», ripetono gli attivisti delle proteste riprese dopo il 4 agosto, ma che negli ultimi giorni appaiono aver perso gran parte dello slancio iniziale. Macron è tornato ieri a Beirut, dove oggi incontrerà i massimi leader del Paese. Poi andrà in Iraq, a riprova del nuovo attivismo di Parigi in Medio Oriente. L’8 settembre è prevista anche una visita di Giuseppe Conte, che incontrerà i dirigenti libanesi e i militari italiani impegnati nelle operazioni di soccorso. Durante la sua prima visita sui luoghi del disastro, il 6 agosto, fu proprio il presidente francese a sposare lo slogan della necessità di «rifondare lo Stato». E infatti ieri Adib ha parlato della sua volontà di «agire con celerità» e promesso la formazione di un «governo di esperti capaci di formulare le riforme di base».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Di Maio in visita a Tripoli rilancia l’autostrada promessa da Berlusconi
Tema: Libia – Di Maio a Tripoli

Aprire la via al business per le imprese e riattivare il vecchio accordo firmato da Silvio Berlusconi con Gheddafi nel 2008, quello che si proponeva «meno clandestini e più petrolio». E’ questo l’obiettivo principale di Luigi Di Maio, che è arrivato oggi a Tripoli, prima visita all’estero dopo il rientro al lavoro. Una visita nella quale il ministro degli Esteri è accompagnato dal sottosegretario Manlio Di Stefano, individuato come punto di riferimento della Commissione italo-libica sulle questioni economiche che si vuole costituire. In Libia, dopo 17 mesi di guerra, è stato annunciato il cessate il fuoco e si è costituito un nuovo ordine, con il generale Khalifa Haftar ormai emarginato, mentre il recente patto di potere tra il premier Fayez Al Sarraj e il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh è garantito da turchi e russi. La perdita di potere di Haftar, e di conseguenza della Francia, fa rientrare in gioco l’Italia. Per questo Di Maio intende riprendere il dialogo e lo fa trattando la Libia come un partner commerciale privilegiato, nella speranza che questo abbia una conseguenza anche sugli sbarchi. L’obiettivo dichiarato è quello di riprendere il vecchio piano firmato da Berlusconi, paradossi della politica, che prevedeva lavori importanti, tra i quali l’«autostrada della pace» e il nuovo aeroporto internazionale di Tripoli. Opere mai completate, per la fine di Gheddafi e per l’arrivo della primavera araba. Ora Di Maio vuole riallacciare il filo, consentendo alle cento imprese italiane che operavano nel Paese di tornare a lavorare.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sforza Francesca 
Titolo: Di Maio in missione a Tripoli per rilanciare i progetti di Berlusconi – Di Maio, missione lampo a Tripoli per rilanciare il business italiano
Tema: Libia – Di Maio a Tripoli

Riaprire la strada del business per le imprese italiane in Libia, questo l’obiettivo della visita lampo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che oggi incontra a Tripoli il premier Al Sarraj, il ministro degli Esteri Mohammed Syala e il presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh. La decisione si inquadra in una valutazione strategica compiuta dalla Farnesina alla luce delle continue tensioni sul terreno, che nei giorni scorsi hanno visto tra l’altro un confronto piuttosto duro tra il premier Sarraj e il suo ministro degli Interni Fathi Basgaha, uomo forte della città di Misurata, sede delle milizie meglio attrezzate del Paese. Mettere sul tavolo libico un importante dossier economico, che guarda alla ripresa e al futuro sviluppo dell’area, può infatti risultare un metodo più efficace, ai fini della stabilizzazione del Paese, di tante riunioni in cui si invitano le parti a recedere dai propositi di scontro. Innanzitutto Di Maio proporrà di riattivare alcuni progetti che erano stati annunciati nell’accordo italo-libico siglato nel 2008 tra Muammar Gheddafi e Silvio Berlusconi, tra cui l’aeroporto internazionale di Tripoli e l’autostrada litoranea, che allora doveva simboleggiare la pace in seguito alle ferite del periodo coloniale, e oggi potrebbe essere uno strumento di riconciliazione tra la Cirenaica e la Tripolitania. «Lo scopo – spiegano fonti del ministero degli Esteri – è iniziare a lavorare per offrire nuove opportunità alle nostre imprese, e di conseguenza iniziare a vedere la stessa Libia come una opportunità di crescita». Insieme a Luigi Di Maio è partito anche il sottosegretario Manlio Di Stefano, il punto di riferimento per l’Italia della Commissione mista italo-libica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nizza Sharon 
Titolo: Il grande disgelo tra Israele e il Golfo – Il primo storico volo tra Tel Aviv e Abu Dhabi Tre ore verso la pace
Tema: Israele

«Benvenuti a bordo dello storico volo 971 Tel Aviv-Abu Dhabi». L’atteso annuncio è stato pronunciato ieri alle 11:30 dal capitano del primo volo commerciale diretto tra Israele ed Emirati. L’aereo ha condotto nella capitale emiratina uná delegazione diplomatica per avviare le trattative bilaterali in vista della firma dell’accordo tra i due Paesi, a Washington forse già il 15 settembre. Una tratta di tre ore, grazie all’autorizzazione concessa da Riad al primo velivolo con bandiera israeliana a sorvolare lo spazio aereo saudita, che dice molto sul nuovo corso. Una traversata dei cieli sauditi “alla luce del sole”, ha detto il premier Netanyahu da Gerusalemme. All’atterraggio la delegazione è stata accolta dal Ministro degli esteri Anwar Gargash. Meir Ben Shabbat, il Consigliere per la Sicurezza nazionale israeliano, ha fornito un’immagine ad effetto pronunciando il primo discorso pubblico su suolo emiratino con la kippà in testa, in arabo e in ebraico. Le relazioni sono state avviate in sette settori: aviazione civile, visti, finanza, innovazione, turismo, salute e cultura. Una delegazione dedicata solo a questioni di sicurezza partirà nei prossimi giorni. Significativo perché, se è vero che alla base del disgelo annunciato a sorpresa il 13 agosto vi è l’interesse comune ad arginare le mire iraniane e turche sull’area, la percezione è che ci sia anche una sincera volontà di mutuo scambio a livello della società civile, a differenza di quanto accaduto con Egitto e Giordania, dove la “pace fredda” è sempre rimasta sul piano degli interessi strategici nazionali.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Magrì Fabiana 
Titolo: Israele Pace con gli Emirati Via al primo volo commerciale – Il pilota israeliano che ha rotto il tabù “Un’emozione volare nei cieli sauditi”
Tema: Israele

Oltre alla portata epocale per gli equilibri in Medio Oriente, il primo volo commerciale senza scalo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, operato dalla compagnia israeliana El Al, ha travolto anche la sfera privata dell’equipaggio: due piloti, un primo ufficiale, cinque hostess e uno steward. Ieri sera, al telefono con La Stampa dalla stanza dell’hotel dove ha alloggiato ad Abu Dhabi prima di ripartire oggi per Tel Aviv, il capitano Tal Becker, quarantacinque annidi carriera, di cui gli ultimi venticinque al comando di aerei di linea, aveva la voce rilassata. Sostiene che ai piloti insegnino a mettere da parte le emozioni. L’emozione in realtà era trapelata già alla partenza, nella foto che l’ha ritratto affacciato al finestrino della cabina di pilotaggio, mentre sistemava le due bandierine – israeliana ed emiratina – proprio sotto la parola «pace», scritta in arabo, inglese ed ebraico applicata sulla carlinga dell’aereo. Il check-in per il volo LY 971TLV – AUH, con a bordo due consistenti delegazioni ufficiali, l’israeliana e la statunitense, si è aperto poco dopo le sette del mattino di ieri e l’imbarco è avvenuto dal Gate El del Terminal 3. Il nome dell’aeromobile, un Boeing 737-900, è Kiryat Gat, come la città nel centro di Israele. Il carrello ha sollevato le ruote dalla pista del Ben Gurion alle 11:22 (ora israeliana) per atterrare ad Abu Dhabi alle 15:38 (ora locale del Golfo). Dopo trenta minuti di volo, il capitano Becker annunciava che, per la prima volta, un aeromobile registrato in Israele sorvolava i cieli dell’Arabia Saudita grazie a una speciale autorizzazione concessa da Riad.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rodari Paolo 
Titolo: Il virus ferma i viaggi del Papa “Tutte le visite rinviate al 2022”
Tema: Varticano

Dal febbraio scorso Papa Francesco non viaggia più. Annullati tutti i voli internazionali e reso momentaneamente inattivo l’ufficio della Segreteria di Stato che gli organizza i voli, lavora da Casa Santa Marta, incontra varie persone e, secondo voci insistenti che tuttavia ancora non trovano conferma ufficiale, si dedica alla stesura di una nuova enciclica dedicata alla fratellanza universale. L’ultimo viaggio in Italia è stato a Bari, il 23 febbraio, mentre l’ultimo viaggio internazionale ha avuto luogo in Thailandia e Giappone dal 19 al 26 novembre 2019. E anche per i prossimi mesi, sicuramente per tutto il 2020 ma con ogni probabilità anche per il 2021, non è prevista alcuna uscita internazionale. Il doppio appuntamento dedicato a famiglie e a giovani, a Roma nel 2021 e a Lisbona nel 2022, è stato rinviato al 2022 e al 2023, Covid permettendo. Se non si troverà in tempi brevi un vaccino, a novembre 2021 saranno due anni che Francesco non esce dai confini internazionali. Una pausa così lunga era accaduta soltanto fra il pontificato di Paolo VI e di Giovanni Paolo II. Francesco, nell’ultima udienza ha detto che viviamo in una economia malata: «La pandemia ha aggravato le disuguaglianze», ha ripetuto. Pochi giorni fa ha twittato: «L’economia è malata. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. È un’ingiustizia che grida al cielo!». Durante l’udienza che ha detto che «sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sabadin Vittorio 
Titolo: Lo sprint della Cina nella corsa al vaccino Xi pronto a usarlo come arma di potere
Tema: Cina

La Cina è in testa nella corsa a realizzare un rimedio contro il Covid-19. Sono cinesi quattro dei sette vaccini ammessi alla Fase 3 di sperimentazione su migliaia di persone in tutto il mondo, e si prevede che almeno uno di questi possa essere pronto già nel mese di novembre. È una bella notizia, ma secondo molti esperti non è così bella come sembra: la posta in gioco è troppo alta, e interessi economici e geopolitici potrebbero prevalere sull’interesse della gente. I cinesi studiano il vaccino da gennaio, da quando cioè è dilagata l’epidemia. Sono in grande vantaggio perché un governo autocratico non deve chiedere troppi permessi per operare, né si pone problemi se c’è da sperimentare un nuovo farmaco su soldati, dipendenti pubblici e operai. Secondo una corrispondenza da Shanghai della BBC, la Cina ha intenzione di usare il vaccino come strumento della propria diplomazia, distribuendolo in via prioritaria nei Paesi in cui conta di rafforzare la propria influenza: prima di tutti l’Africa, poi le nazioni del Sud Est Asiatico. La «diplomazia della mascherina» è già stata sperimentata durante l’epidemia con gli aiuti inviati alla Serbia e all’Italia, e potrebbe funzionare su scala più grande con il vaccino, rendendolo disponibile alle nazioni che non fanno tante storie con Huawei e il 5G. Il professor Richard Peto, dell’Università di Oxford, ha detto al «Guardian» di condividere la preoccupazione di molti ricercatori, i quali avvertono che distribuire un vaccino efficace solo al 30-40% potrebbe peggiorare la situazione, rendendo più forte il virus.
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