Menu

SINTESI IN PRIMO PIANO – 1 dicembre 2020

In evidenza sui principali quotidiani:

– Verso il nuovo Dpcm: Regioni all’attacco “Allentare i blocchi almeno a Natale”;
– Immigrazione: Salvini da Mattarella, “Il governo fa saltare il dialogo”;
– Recovery Plan: vertice Chigi-Mes-Mise; nel piano di attuazione Conte, Gualtieri e Patuanelli;
– Mes: via libera Ue con l’ok dell’Italia; “Una vittoria” per il Ministro Gualtieri;
– Caso Regeni: per i giudici prove insufficienti, killer ancora ignoto;
– Usa: Biden completa la sua squadra e punta su un team di donne.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica – Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Chiusi gli alberghi in montagna – Ma è pronto il giro di vite Chiusi alberghi e resort nelle località di montagna Scuola, in campo i prefetti
Tema: In vista del nuovo Dpcm

Alberghi di montagna chiusi per tutte le vacanze natalizie e quarantena per chi decide di trascorrerle all’estero. Il governo sceglie di blindare l’Italia «per evitare di ripetere a Natale gli assembramenti e i contagi di Ferragosto». E per impedire gli spostamenti sulla neve pensa di chiudere hotel e resort: le date non sono fissate, ma l’orientamento dell’esecutivo è far scattare queste nuove disposizioni dal 20 dicembre e mantenerle fino al 10 gennaio. Oggi i ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia ne discuteranno con i governatori, convocati per mettere a punto il Dpcm in vigore dal 4 dicembre. Un provvedimento che domani sarà illustrato alle Camere dallo stesso Speranza. A chi tornerà dall’estero nei prossimi giorni basterà sottoporsi al tampone, come sta accadendo dalla scorsa estate. Studenti, lavoratori, turisti dovranno effettuare il test e poi saranno liberi di circolare. Ma a partire dal 20 dicembre tutti coloro che tornera nno dall’estero dovranno stare in quarantena. Una misura di precauzione decisa dopo aver compreso che difficilmente potrà essere raggiunto un accordo in sede europea sulle vacanze sulla neve. L’altro tema delicatissimo, sul quale il governo prenderà una decisione definitiva dopo il confronto con le Camere, è quello del cenone di Natale. Conte non vuole inserire un divieto vero e proprio di riunirsi nelle abitazioni private, dove tra l’altro effettuare controlli è pressoché impossibile. Ma iI governo è compatto sulla necessità di vietare le feste al chiuso e all’aperto e di rafforzare la raccomandazione inserita il 3 novembre nel Dpcm vigente, per convincere gli italiani a «non ricevere persone diverse dai conviventi».  II divieto a trasferirsi in una regione diversa da quella di residenza, anche se gialla, è ormai deciso. Si potrà muovere soltanto chi va nella casa dove è residente o dove ha il domicilio. Rimane il dubbio di consentire alcune deroghe (anziani soli, coniugi, partner conviventi) come vorrebbe Conte. Il fronte dei ministri contrari è però compatto anche perché, come ha sottolineato íl Guardasigilli Alfonso Bonafede, «b isogna varare norme chiare, che non si prestino ad equivoci o interpretazioni personali».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Monticelli Luca 
Titolo: Regioni all’attacco “Allentare i blocchi almeno a Natale” Ma il governo dice no – Il pressing delle Regioni in vista delle feste “Consentire i viaggi e aprire i ristoranti ”
Tema: In vista del nuovo Dpcm

Regole chiare per evitare gli assembramenti, via libera agli spostamenti tra aree dello stesso colore, aperture dei ristoranti la sera e skipass limitati in montagna. Sono alcune delle proposte che i governatori porteranno oggi al tavolo con l’esecutivo in vista del nuovo Dpcm che entrerà in vigore venerdì. La Conferenza delle Regioni si è riunita in videocollegamento ieri per oltre tre ore ed è stata preceduta da tavoli paralleli che però hanno visto procedere i presidenti in ordine sparso. Il centrodestra ha cercato di aumentare il pressing nei confronti del governo senza arrivare a una sintesi pienamente condivisa sulle misure. In serata è Giovanni Toti a elencare i punti che stamani alle 10 saranno al centro del confronto con i ministri Francesco Boccia, Roberto Speranza e il commissario Domenico Arcuri. «Occorre semplificare e qualificare i parametri delle zone a rischio – ha spiegato Toti – accorciare i tempi di uscita d alla zona rossa o arancione perché 21 giorni sono troppi». Il divieto di assembramento deve essere il criterio che orienta tutte le scelte, è il ragionamento emerso alla riunione: non si può permettere lo shopping senza condizioni e poi vietare delle attività che magari creano meno affollamento. La messa, sottolineano, non è un problema di orario ma di ressa fuori dalle chiese. Sul tema si pronuncerà la Commissione europea che nella bozza sulle linee guida anti-Covid durante le feste raccomanda di «evitare cerimonie religiose con grandi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: Intervista a Matteo Mauri – «Pochi controlli? Si fa il massimo Con il lockdown era più semplice»
Tema: Intervista al Viceministro dell’Interno

Ressa per l’apertura di un centro commerciale e una piazza chiusa a Roma. Assembramenti record in centro a Torino. Le vie dello shopping sovraffollate a Milano. Viceministro dell’Interno, Matteo Mauri, l’allentamento delle restrizioni prenataIizio ha già dato vita a situazioni a rischio. Ci sono stati pochi controlli? «Assolutamente no. Il ministero dell’Interno è impegnato fin dall’inizio della pandemia a garantire tutti i controlli necessari. Per noi è una priorità assoluta». Sicuri che ne siano stati fatti a sufficienza? «Basti dire che ne sono stati fatti oltre 28 milioni dall’11 marzo a oggi». Non andrebbero rafforzati ora che c’è la corsa agli acquisti di Natale? «Stiamo lavorando in questa direzione, aumentandoli progressivamente. Nella scorsa settimana ne sono stati fatti, 589 mila, contro i 560 mila della settimana precedente. Nell’ultimo weekend sono state controllate oltre 152 mila persone e 110 mila att ività». Da alcune immagini si direbbe che non bastino. Devono essere implementati? «Più di così? Si sta facendo il massimo. Dall’inizio della pandemia è stato fatto un lavoro molto impegnativo che ha visto tutte le forze dell’ordine in prima fila con abnegazione, nonostante un numero consistente degli agenti fosse costretto alla quarantena. Sono state presidiate strade e si è verificato il rispetto delle norme negli esercizi commerciali». Nel lockdown non c’era più rigore? «Era tutto chiuso, quindi i reati erano diminuiti in maniera drastica. E si era potuto dislocare agenti aggiuntivi sul territorio. Oggi tutte le forze dell’ordine devono presidiare il contrasto alla criminalità e in più anche il rispetto delle regole».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Pirone Diodato 
Titolo: Intervista ad Antonio Decaro – «Sì ai divieti per evitare la ressa in strada ma non blocchiamo lo shopping sicuro»
Tema: Intervista al Presidente dell’Anci e Sindaco di Bari

«Chiudere i centri storici durante le festività natalizie? Contingentare gli ingressi nelle strade dello shopping? Non mi paiono proposte realizzabili se non in centri abitati piccoli. Punterei su iniziative gestibili e concrete come il divieto di stazionamento utile per combattere gli assembramenti senza colpire lo shopping fatto con regole sicure». Antonio Decaro, sindaco di Bari al secondo mandato e presidente dell’Anci l’associazione degli 8.000 comuni italiani, è prima di tutto un ingegnere e fare il pragmatico gli viene bene. Sindaco che cosa si potrà fare in concreto per gestire il Natale senza perdere il controllo della pandemia? «Posso raccontare quello che stiamo facendo a Bari dove il 6 dicembre si festeggia San Nicola che praticamente dà il via al periodo di festività natalizie». Prego. «E’ scattato il divieto di stazionamento per le persone in tutte le strade adiacenti la Basilica di San Nicola, questo divi eto varrà h24 in diversi luoghi della città. Inoltre, le cerimonie si terranno a porte chiuse o con un numero ridotto di presenti. Questo vale anche per le messe per le quali sono possibili presenze limitate». Queste disposizioni varranno anche per Natale? «E’ presto per i dettagli. Io auspico che il governo offra disposizioni valide per tutta Italia contemperate con l’evoluzione della pandemia. Ma di sicuro non potremo far finta che il virus non esista più». Ha abbastanza vigili urbani per far rispettare le sue disposizioni? «Le decisioni qui a Bari come per altri ambiti territoriali vengono prese nell’ambito del Comitato perla sicurezza e l’ordine pubblico. Sono coinvolte tutte le forze dell’ordine».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Buzzi Emanuele 
Titolo: Intervista a Luigi Di Maio – «Il rimpasto? Temo di più i veti sul Recovery» – «Temo i veti stranieri per il Recovery fund Rimpasto? Serve altro»
Tema: Intervista al Ministro degli Esteri

Ministro Di Maio, c’è fibrillazione nel governo. Le richieste di rimpasto sono sempre forti e si parla per lei di un ritorno al ruolo di vicepremier. «Siamo in una crisi economica e sanitaria, sono altre le cose che mi preoccupano se devo essere sincero…». Vale a dire? «Mi preoccupa il veto di alcuni Paesi Ue sul Recovery, mi preoccupano i contagi, mi preoccupano le imprese che chiedono, giustamente, risposte, mi preoccupa l’incertezza delle famiglie, i consumi, lo sfrenato bisogno di visibilità di qualcuno che improvvisa una proposta di patrimoniale in questo momento. Le pare normale? Praticamente vogliono tassare il ceto medio». Ma non è giusto che chi ha di più in questa fase debba dare di più? «Certo che lo è. Ma a qualcuno sfuggono gli effetti depressivi di un simile intervento. Vuole degli esempi?». Mi dica. «Non si può tassare in questo momento chi crea posti di lavoro, ma non solo, co n questo approccio si finirebbe per colpire soprattutto il ceto medio-basso. Guardi che la patrimoniale, quanto a prelievo, non è diversa dall’imposta sul reddito. Gran parte della ricchezza degli italiani è investita in immobili e altre attività finanziarie e una tassa sui risparmi produrrebbe un crollo del valore delle case. Il M5S non sosterrà mai una simile iniziativa». Ormai parla come un leader, lo ha detto anche Brunetta: ha letto i complimenti che le ha fatto? «Sì li ho letti, i complimenti fanno sempre piacere, ma nei miei io punti che ho offerto come contributo al fine di un dibattito più ampio c’è il mio pensiero di sempre, che ho sempre espresso e che il M5S ha sempre difeso. La digitalizzazione, l’economia verde, la telemedicina, gli investimenti produttivi».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Vecchio Concetto 
Titolo: Salvini da Mattarella “Così il governo fa saltare il dialogo”
Tema: Immigrazione

Matteo Salvini varca la soglia del Quirinale alle sette della sera nel giorno in cui la Camera affossa i suoi decreti di sicurezza. Venti minuti di colloquio con Sergio Mattarella per lamentarsi che in questo modo il governo mina la collaborazione con l’opposizione. Su Radio 24, in mattinata, il leader della Lega aveva preannunciato che si sarebbe rivolto al Capo dello Stato: «Chiamerò il Presidente della Repubblica per chiedergli se è normale che la Camera sia bloccata dai decreti sicurezza da cancellare: non mi sembra che riaprire ora i porti sia l’urgenza del Paese». Subito dopo ha chiesto un incontro, che il Presidente ha concesso senza esitazione. Ma doveva essere un faccia a faccia riservato, e invece, una volta uscito da lì, Salvini l’ha sbandierato ai quattro venti, manifestando il suo disappunto per la decretazione d’urgenza usata per cambiare la legge più importante dei suoi 15 mesi al Viminale. Una condotta che non deve avere fatto p iacere al Quirinale. Salvini ha espresso preoccupazione per la situazione economica e sociale. Si è soffermato sull’emergenza sanitaria. E sulla scuola, facendo rilevare la mancanza di personale e di strutture adeguate. Soprattutto ha voluto recapitare questo dispaccio: così sarà difficile garantire quella collaborazione che il Colle ha più volte invocato tra maggioranza e opposizione. La volontà di costruire della Lega e dell’intero centrodestra c’è sempre stata, ha detto.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Giornale 
Autore:  Giannini Chiara 
Titolo: E l’Italia spalanca le porte agli immigrati – Migranti, cancellati i dl Salvini Il leghista incontra Mattarella
Tema: Immigrazione

Pd, Movimento 5 stelle e Italia Viva hanno ottenuto quel che volevano, ovvero far ripartire il business dell’accoglienza. Ieri hanno dato il via libera, alla Camera, alla fiducia richiesta dal governo al dl sicurezza che, di fatto, modifica in buona parte i decreti Salvini. I cambiamenti sono importanti: si riducono infatti drasticamente le multe alle Ong che portano clandestini in Italia, si ripristina la protezione umanitaria, si riduce da 4 a 3 anni la tempistica per richiedere la cittadinanza italiana, si rendono praticamente impossibili le espulsioni per motivi legati a calamità naturale, genere sessuale, ragioni artistiche. Si introduce anche il Daspo urbano per i violenti, ma il danno è fatto perché ora dalle coste del Nord Africa saranno ancor più corpose quelle partenze che hanno portato, sotto il governo Conte bis, a un aumento degli arrivi pari al 258 per cento in più rispetto al periodo in cui Matteo Salvini è stato ministro dell’ Interno. Il centrodestra, compatto, ha votato no, ma alla fine con 298 voti a favore e 224 contrari l’aula ha approvato. «E’ inaccettabile – ha detto il leader del partito del Carroccio – non è il momento, non è l’urgenza del Paese. Dalla Lega e dall’intero centrodestra arriverà una battaglia giorno e notte». In serata Salvini è stato ricevuto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella: nel colloquio, richiesto dal segretario della Lega, secondo fonti leghiste Salvini avrebbe espresso preoccupazione per la mancanza di dialogo tra il governo e l’opposizione, accusando la maggioranza di «forzare i tempi sul tema immigrazione» e rischiare così di «vanificare ogni volontà di collaborazione».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Venturi Ilaria – Zunino Corrado 
Titolo: Ultima carta per la scuola Azzolina chiama i prefetti “Gestiranno i trasporti”
Tema: Scuola, arrivano i prefetti

Arrivano i prefetti, come tutte le volte che il governo non riesce a sbrogliare la matassa per vie ordinarie. Dopo il commissario ai banchi, adesso – probabilmente dal 4 dicembre -, i funzionari di Stato proveranno, provincia per provincia, a mettere insieme il “mosaico trasporti”, che dallo scorso maggio a oggi i quattro ministeri interessati non sono riusciti a comporre. Dopo aver ascoltato i sindaci delle quattordici città metropolitane e ricevuto da loro la lista delle cose che non funzionano (tra queste, il tracciamento dei positivi a scuola e i tempi di risposta sui tamponi delle Asl), la titolare dell’Istruzione Lucia Azzolina ha scritto al ministero dell’interno e chiesto all’esecutivo di inserire nei decreto del presidente del Consiglio di venerdì prossimo l’ingresso in campo dei prefetti. Sono diventati necessari per una mediazione tra presidi e aziende dei trasporti. Un tentativo estremo, dopo il fallimento del 14 settembre, per portare nuovamente g li studenti delle superiori in classe sottraendo la questione mezzi pubblici allo scontro tra singoli ministeri, Regioni, scuole. Le analisi sui flussi ci sono, anche con i mezzi tornati al 50 per cento di capienza. La ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha già spiegato a Repubblica che le Regioni hanno quasi diecimila mezzi aggiuntivi da mettere in strada dalle 7 alle 9 di ogni mattina, ma non saranno sufficienti se non si allargherà lo scaglionamento scolastico nell’arco della giornata e della setttimana.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Perrone Manuela 
Titolo: Recovery, i partiti bocciano Conte ma il premier difende la task force
Tema: Recovery Plan, vertice Chigi-Mes-Mise

Più ministri, meno tecnici. I partiti della maggioranza partono all’assalto della maxi struttura piramidale immaginata da Giuseppe Conte per gestire il Recovery Plan italiano, con al vertice il trio Palazzo Chigi-Mes-Mise, in mezzo sei manager per ciascuna missione e 300 tecnici, alla base il Comitato interministeriale per gli affari europei. Ma il premier tira dritto, respinge l’accusa di voler accentrate la partita a Palazzo Chigi, difende l’impianto illustrato sabato nel vertice con i capidelegazione e si prepara al nuovo round, slittato a oggi anche a causa dei malumori diffusi. «Siamo nella dirittura finale per l’approvazione del Recovery Plan», fa sapere Conte in serata, chiarendo i vari livelli della governance. La scelta politica della selezione finale dei progetti passerà dal Ciae, dove siedono tutti i ministri, non senza un coinvolgimento nei prossimi giorni delle parti sociali e del parlamento. Il piano di attuazione è invece affidato al co mitato esecutivo composto dal premier, dal ministro dem dell’Economia Roberto Gualtieri e dal titolare M5S dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, in qualità di ministri di spesa maggiormente coinvolti. Al comitato nessun potere decisionale, ma solo di «vigilanz a politica sull’esecuzione e sul rispetto dei tempi» e di informazione periodica di Ciae e Camere. Toccherà invece al ministro degli Affari Ue, Vincenzo Amendola, tenere i rapporti con la Commissione europea. E la struttura con i 6 manager? Avrà compiti di coordinamento, di monitoraggio e in casi estremi poteri sostitutivi. E i 300 tecnici alle loro dipendenze? Saranno ingegneri, architetti, economisti, giuristi, informatici, statistici e altri «professionisti di elevata competenza» che li coadiuveranno e che potranno anche offrire un sostegno ai soggetti attuatori.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Vitale Giovanna 
Titolo: Intervista ad Antonio Misiani – Misiani “Leggi speciali per utilizzare i fondi Ue Il premier non farà da solo”
Tema: Recovery: intervista al viceministro dell’Economia

Nel braccio di ferro fra il Pd e il premier sulla cabina di regia per il Recovery Fund il viceministro dell’Economia Antonio Misiani preferisce non entrare: «È ancora oggetto di discussione in Consiglio dei ministri», taglia corto l’esponente dem fra i più vicini a Zingaretti. Ma i paletti che tiene a fissare tradiscono quali sono i desiderata del Nazareno. Com’è possiblie che fra un mese l’Italia dovrà presentare in Europa iI plano di ripresa e nel governo ancora si litiga su chi dovrà gestirlo? «Guardi che di questo tema stanno discutendo tutti, non solo l’Italia. E qui da noi, oltre alla cabina di regia, è indispensabile avere anche un quadro normativo semplificato: parliamo di 209 miliardi da impegnare entro i prossimi tre anni in un Paese che in genere ne impiega 15 di anni per realizzare grandi opere pubbliche”. Costruirete una corsia preferenziale per il Recovery? «lo credo che sia necessaria una normativa ad hoc per accelerare al massimo la tempistica dei progetti, altrimenti rischiamo di perdere un’occasione unica» Quindi ha ragione Orlando quando dice che le strutture dello Stato non sono in grado di affrontare sfide tanto complesse? «Io sto ai fatti. L’Italia, fra i 28 Paesi Ue, è al quart’ultimo posto per capacità di spesa dei fondi europei previsti fra il 2014 e il 2020. È chiaro che c’è un problema. Non possiamo pensare di affrontare il Recovery come un normale ciclo di programmazione. Servono strumenti e procedure straordinarie». E torniamo alla cabina di regia. Sarà a Palazzo Chigi? E verrà creata una struttura di missione oppure un’apposita società del Tesoro, come vuoie II Pd? «Il core lo si sta discutendo a livello di governo e sarà oggetto di confronto anche in Parlamento, visto che il tutto dovrà confluire nella legge di Bilancio. Il punto è costruire una struttura che funzioni e faccia marciare i progetti».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Di Matteo Alessandro 
Titolo: Intervista a Teresa Bellanova – “Adesso sui fondi europei è necessaria la collegialità guai ad escludere le donne”
Tema: Recovery: intervista alla ministra delle Politiche Agricole

Serve «collegialità» nella gestione del Recovery Fund, perché «la politica non può dimettersi dalle proprie responsabilità». Teresa Bellanova parla della discussione sulla cabina di regia che dovrà coordinare i piani per la ripresa e avverte: Conte deve essere «il garante» di un adeguato coinvolgimento di tutta la maggioranza e dell’intero Parlamento. Temete che Conte abbia in mente una gestione del Recovery fund troppo accentrata in poche mani? «A rispondere della capacità di costruzione e attuazione del Piano saranno la politica e il governo nel suo insieme: serve coinvolgimento e collegialità. Di questo il presidente Conte dovrebbe essere garante. Non è questione di formule né di nomi. Servono progetti di altissima qualità, con garanzie certe sui tempi di realizzazione e sulla capacità di spesa. La politica non può dimettersi dalle proprie responsabilit&agr ave;». Quindi non basta la struttura pensata dapalazzo Chigi? «I soldi non devono essere rimandati a Bruxelles. Lo strumento funzionale all’attuazione va individuato in questo solco. Si discuta di questo nei luoghi deputati. E smettiamola di farlo solo al maschile, non ci si ricordi delle donne all’ultimo momento». Il 9 dicembre si vota la riforma del Mes e i 5 stelle faticano a convincere tutti i loro. Che succederebbe se i voti di Fi fossero determinanti? «Si aprirebbe un problema di credibilità dell’esecutivo e un vulnus nell’affidamento reciproco tra forze di maggioranza. Detto questo, bene, se arrivano anche i voti di Forza Italia». Riforma a parte, voi da tempo chiedete di usare il “Mes sanitario”. Ma Conte continua a rimandare. «Il tempo è adesso. Non si può fingere di non vedere lo stato in cui versa la sanità nel nostro Paese. File d’attesa, ricoveri programmati ma saltati per l’emergenza Covid, primari che quotidianamente lanciano l’allarme».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tamburini Fabio 
Titolo: Sei super manager e 300 tecnici per i fondi Ue
Tema: Fondi Ue

Task force e commissioni sono spuntate come funghi a partire dal gennaio scorso. All’inizio per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria. Poi in un rapido susseguirsi di comitati e organismi impegnati su vari fronti. Tanto che il Sole 24Ore del 18 aprile scorso ha fotografato i gruppi di lavoro nazionali calcolandone una quindicina con oltre 450 esperti, più altri 30 a livello locale con almeno 40o componenti. La seconda puntata è stato l’incarico a Vittorio Colao, chiamato a guidare una super task force con l’ambizioso compito di indicare la strada per rilanciare il Paese. Seguito a ruota, nel giugno scorso, dagli Stati generali dell’Economia tenuti a Villa Pamphilj, passerella per manager e politici. E ora sta prendendo forma un’altra super task force, questa volta incaricata deiprogetti per l’utilizzo italiano delle risorse rese disponibili dal Recovery fund. Peccato che l’esperienza fatta non abbia insegnato nulla. La pletora di commissioni e task force ha creato un vero caos. E anche la stella di Colao, nonostante le indubbie qualità, è tramontata rapidamente trascinando nel dimenticatoio anche l’impegno di chi ha lavorato (intensamente e gratis) al suo fianco. La kermesse di Villa Pamphilj è stata l’occasione per ricordarci di uno dei tanti luoghi splendidi che fanno la ricchezza di Roma
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Gualtieri Paolo 
Titolo: Sui fondi Ue la politica faccia un passo indietro – La politica faccia un passo indietro sui fondi Ue
Tema: Fondi Ue

I prezzi azionari sono un efficiente barometro delle previsioni economiche perché riflettono le opinioni degli investitori istituzionali, che si formano sulla base di analisi, dati e ricerche che queste istituzioni esaminano costantemente per gestire le immense ricchezze che hanno in gestione. I mercati ci suggeriscono che nel 2021 usciremo dal tunnel della pandemia e che il mondo, tra difficoltà e diversità, riuscirà a mettere sotto controllo il virus e l’economia comincerà a beneficiarne rapidamente. Questo scenario ottimistico non è percepito dal comune cittadino che è invischiato nelle restrizioni alla propria libertà, confuso da notizie, commenti e dati contrastanti sull’andamento della malattia ed è impaurito per la salute e il futuro, suo e dei suoi cari. In Italia, l’attenzione per il momento è rivolta a contenere l’epidemia e i suoi effetti sulle strutture sanitarie e ad alleviare, nel breve, le conseguenz e economiche delle chiusure e delle limitazioni alle attività lavorative, mediante vari ristori e sostegni. Molte energie sono giustamente dedicate alla ricerca di un equilibrio tra esigenze sanitarie e necessità economiche. Tuttavia, la fase delle decisioni più complesse e determinanti per il futuro si avvicina rapidamente, come indicano i mercati, e coincide con l’esaurirsi della pandemia e la ripresa dell’economia. Se si leggono le più accreditate analisi economiche, in assenza di fattori correttivi, la traiettoria di ripresa per il nostro Paese non appare positiva, il tempo necessario per il rilancio dell’economia sarà più lungo rispetto ai nostri principali partner europei, la crescita sarà inferiore alla media Ue e vi saranno effetti negativi sul trend di sviluppo di lungo termine, in altri termini diverremo più poveri rispetto al passato e rispetto agli altri europei.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Basso Francesca 
Titolo: Riforma Mes, il «si» divide i 5 Stelle Gualtieri: ma non significa usarlo
Tema: Mes: via libera Ue con l’ok dell’Italia

L’Eurogruppo, la riunione dei ministri finanziari dei 19 Paesi che hanno adottato la moneta unica, ha dato il via libera alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità, che permetterà di rafforzare l’Unione bancaria conferendo al Mes la funzione di «paracadute finale» (backstop) del fondo di risoluzione unico delle banche. La rete di sicurezza sarà in vigore due anni prima rispetto al previsto, cioè dal 2022 invece che dal 2024. «A gennaio firmeremo il trattato per lanciare le operazioni di ratifica a livello nazionale», ha detto il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe al termine della riunione. «L’intesa che abbiamo raggiunto è una buona notizia per la stabilità e la resilienza dell’area dell’Euro», ha commentato il Commissario all’Economia, Paolo Gentiloni. Mentre per il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri «è un risultato positivo e importante su un testo equilibrato che ha richi esto un negoziato intenso, in linea con le nostre condizioni». Inoltre, ha sottolineato, «il sistema bancario italiano appare oggi solido e non è più collocato tra quelli che hanno elementi di fragilità». La riforma attribuisce al Mes anche un ruolo maggiore nella prevenzione delle crisi finanziarie e nella valutazione della sostenibilità del debito sovrano, e semplifica le ristrutturazioni, che però non saranno automatiche in caso di richiesta di aiuto. Prima di partecipare all’Eurogruppo nel pomeriggio, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva annunciato la decisione del governo in audizione davanti alle commissioni Bilancio e Politiche Ue della Camera e aveva spiegato che la riforma «è cosa distinta dalla scelta se utilizzare o meno il Mes sanitario da parte dell’Italia: su tale questione, come è noto esistono posizioni diverse, ogni decisione a riguardo dovrà essere condivisa dall’intera maggioranza e approvata dal Parlamento».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Il retroscena – Salva-stati, timori sul voto in aula Tutti contro Conte sul Recovery
Tema: Mes

Giuseppe Conte andrà in Europa con una maggioranza spezzata dalle divisioni e dai malumori sul Mes e sulla gestione del Recovery fund. Il 9 dicembre, il giorno prima del Consiglio europeo, il via libera italiano alla riforma del fondo Salva Stati dovrà essere scritto nero su bianco in una risoluzione che andrà votata in Parlamento. La rivolta interna di un pezzo di M5S che chiedeva di fermare l’ingranaggio del Meccanismo europeo di stabilità (il Mes), non lascia ben sperare che se ne uscirà con un compromesso pacifico. Ieri, l’apertura del capo reggente Crimi, che ha precisato di non voler impedire all’intera Unione europea le modifiche al trattato, è stata bersaglio di feroci critiche interne al M5S, rivolte anche al ministro dell’Economia Gualtieri, ascoltato in audizione. Il Movimento è preda di tensioni interne e il timore è che possano mancare i voti per l’ok alla riforma del Mes. Un grosso problema, non tanto alla Camera, quanto al Senato, dove i numeri sono risicati e il soccorso di Forza Italia potrebbe rivelarsi fatale. Certificherebbe la realtà di un governo che si tiene in piedi grazie a Berlusconi. Conte dovrà tirar fuori tutte le sue capacità di mediatore per confezionare una formula che andrà bene ai 5 Stelle più riluttanti, specificando, come già hanno fatto ieri Gualtieri e Crimi, che l’Italia non si può mettere di traverso con un veto, per non trovarsi isolata nell’Ue, ma anche che non avrà bisogno di accedere al fondo. Parole che servono a sopravvivere il tempo di quel voto alle Camere, dato che è chiaro che poi servirà una ratifica della riforma e che la decisione ultima se usare o meno il fondo sarà del Parlamento. Sergio Battelli, presidente della commissione Affari Ue alla Camera, tra gli autori che avranno la responsabilità della risoluzione corre in soccorso dell’ala governista del MSS: «Per noi l’obiettivo rimane il Recovery e la sfida è continuare a migliorare un Trattato che oggi prevede anche l’introduzione del common backstop. Come Italia e come MSS, supportiamo il Fondo di risoluzione unico perché rende più solido un sistema bancario ».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Dl Ristori, stop tasse generale anche nelle ex regioni rosse – Il Ristori-4 salva le Regioni ex rosse
Tema: Dl Ristori-quater

Dietrofront del governo all’ultimo secondo sul rischio beffa perle regioni ex rosse. Il rinvio lungo per tutti delle tasse di novembre e dicembre, a prescindere dall’andamento del fatturato e a patto di rientrare nell’elenco dei settori tutelati (dettagliato dalla lista dei codici Ateco allegati ai decreti ristori), si applicherà infatti anche alle imprese nelle Regioni che hanno perso il colore rosso con l’ordinanza del ministero della Salute entrata in vigore il 29 novembre. Si tratta, in pratica, di Piemonte, Lombardia e Calabria. Che mantengono il rinvio generalizzato perché la norma, nella sua versione finale, fotografala situazione al 26 novembre. Il cambio di rotta ha preso forma solo nel tardo pomeriggio di ieri, dopo l’ennesima giornata di lavoro sulla bollinatura del testo per l’invio alla Gazzetta Ufficiale. E proprio un problema di conti, all’interno di un decreto che già aveva utilizzato ogni millimetro degli spazi di bilancio a disposizione, ha allu ngato i tempi del correttivo. Prende forma così la versione finale della complessa architettura dei parametri fra cui partite Iva e imprese fino aso milioni di volume d’affari 2019 dovranno districarsi insieme ai loro consulenti per costruire la propria sorte fiscale. Per farlo, avranno tempo fino al 10 dicembre sfruttando il mini Condizioni. Doppio set di parametri per gli acconti Irpef, Ires e Irap di novembre e per le scadenze di dicembre rinvio generalizzato deciso dal governo proprio per dare il tempo di familiarizzare con le nuove regole a tutti. O, meglio, a quanti non hanno deciso di pagare comunque vista l’incertezza della viglia contrastata solo dall’ennesimo «comunicato-legge» diffuso venerdì pomeriggio dal ministero dell’Economia. Il problema più spinoso riguardava appunto le zone le Regioni che domenica scorsa hanno perso il loro colore rosso o arancione.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Amato Rosaria 
Titolo: Intervista a Enrico Giovannini – Giovannini “Bisognava diversificare gli aiuti Troppa diseguaglianza”
Tema: Intervista al Portavoce ASviS

Enrico Giovannini è il portavoce dell’ASviS, l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. Dal vostro ultimo Rapporto emerge che gli Interventi a sostegno delle Imprese e delle persone hanno limitato I danni della pandemia, ma sono aumentate fortemente le diseguaglianze. «II fatto che cl sia stata una caduta del Pil del 10% ma una caduta del reddito disponibile solo del 3% dimostra che c’è stato uno sforzo senza precedenti del governo. Ma basta guardare a un altro dato, l’aumento del risparmio, f depositi delle imprese e delle famiglie aumentati di 125 miliardi rispetto ad un anno prima, per avere una idea chiara dell’aumento delle diseguaglianza tra ricchi e poveri, tra Nord e Sud, che in parte sono anche frutto di come questo sforzo è stato distribuito. Dai dati dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio si vede infatti che la gran parte degli aiuti sono andati a chi in qualche modo era in cima o si trovava nei ceti medi, eccetto naturalmente il caso d i interventi per gli ultimi della società come il Reddito di emergenza». Quindi non si è fatto abbastanza proprio per chi aveva più bisogno? «Ci sarebbe voluto intanto un sistema diversificato di erogazione e parametrazione dei benefici, non solo in funzione della caduta del fatturato, ma anche della ricchezza e delle riserve accumulate. Con il Forum per le Diseguaglianze avevamo proposto oltre al Rem anche un Sostegno di emergenza per il lavoro autonomo, con una gradazione di parametri, mentre I 600 euro, poi diventati 1000, sono andati a tutti. Non si è guardato neanche al minore o maggiore rispetto degli obblighi fiscali. Gli aiuti andrebbero parametrati in funzione del tipo di economia che vorremmo avere tra due o tre anni».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: La partita sulle banche nell’era del post-Covid e il nodo della credibilità
Tema: Banche e crediti deteriorati

I negoziati tra i ministri finanziari europei di ieri e quelli di queste settimane a Bruxelles riguardano una storia da non ripetere. Sfrondati i dettagli, si sta parlando quasi solo di come far sì che le banche e l’economia italiana in uscita da Covid non ripercorrano la strada di una decina di anni fa. Nel 2007 gli istituti entrarono nella Grande recessione con crediti deteriorati al 5,8% del totale dei prestiti; sette anni più tardi quella quota era balzata al 18% e avrebbe paralizzato il Paese fino al 202o: il credito alle imprese ridotto di 275 miliardi di euro al febbraio scorso (meno 30%), la ripresa italiana fra le più deboli al mondo. Permettere che le banche restino a lungo malate – è stata la lezione – significa azzoppare un Paese. Ora i crediti deteriorati sono ridiscesi, ha rivendicato ieri in parlamento il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: giù al 5,3% dei prestiti a metà del 2020, un progresso che ieri anche l’Eurogruppo ha riconosciuto. Ma la recessione più violenta della storia repubblicana non potrà che lasciare cicatrici dopo il 2020, una volta scadute le moratorie da 300 miliardi sulle scadenze bancarie e esaurite le garanzie pubbliche da almeno 130 miliardi sul credito. Gualtieri sa che ora il governo deve evitare gli errori di un decennio fa, quando l’intero sistema italiano decise di non affrontare subito le difficoltà delle banche. Oggi però in Europa il quadro è diverso, più vincolante. Le norme che impongono perdite su azionisti, creditori e potenzialmente anche per i depositanti, prima che un governo possa sostenere una banca, sono fra le poche a non essere mai state sospese nella pandemia. Lo stesso comunicato dell’Eurogruppo di ieri le rivendica, pur riconoscendo che un negoziato su questi temi sta per aprirsi.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Davi Luca 
Titolo: UniCredit al cambio di rotta: Mustier fuori entro aprile 2021 – UniCredit, c’è la svolta al vertice Mustier fuori entro aprile 2021
Tema: Svolta Unicredit

Jean Pierre Mustier lascerà UniCredit entro aprile 2021, forse anche prima. Dopo un week end di frenetiche consultazioni, il banchiere francese ha deciso di fare un passo indietro e non ricandidarsi al vertice della banca di piazza Gae Aulenti, primo istituto italiano per presenza estera. La scelta è arrivata a valle di un duro scontro maturato all’interno del consiglio, in cui si è insediato da qualche settimana il presidente designato, nonchè ex ministro, Giancarlo Padoan. Uno scontro che nasce dalla divergenza sulle scelte strategiche che dovrà prendere la banca nei prossimi mesi, a partire dalla fusione – a questo punto sempre più probabile – con Montepaschi. «Jean Pierre Mustier ha informato il Consiglio di Amministrazione che si ritirerà dal suo ruolo alla fine del mandato in corso, che scade nell’aprile 2021 insieme a quello dell’intero Consiglio», si legge in un comunicato della banca diffuso nella serata di ieri. C on la scelta di Piercarlo Padoan a presidente designato, «è ora possibile avviare i lavori sulla futura composizione del consiglio di amministrazione». Mustier, segnala ancora la banca, manterrà il suo incarico fino alla fine del suo mandato fino alla nomina di un successore per «garantire una transizione ordinata», ovvero aprile 2021. ll processo di selezione del ceo di una public company del calibro di UniCredit richiede tempo, ovviamente. Ma è realistico che si arrivi ben prima di allora alla cooptazione inconsiglio del futuro ceo.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Italia Oggi 
Autore:  … 
Titolo: Terna è prima in Italia e in Europa per la qualità della comunicazione digitale
Tema: Terna

Terna si classifica al primo posto in Italia e in Europa nella ricerca Webranking by Comprend 2020-2021, svolta in collaborazione con Lundquist, che misura la qualità e la trasparenza della comunicazione digitale delle società quotate. Numero uno tra le maggiori 122 società del listino italiano e tra le 500 più grandi società per capitalizzazione in Europa, Terna è stata premiata per l’eccellenza che ha mostrato in termini di credibilità, trasparenza e accessibilità delle informazioni. «Obiettivi e dati finanziari», «Sostenibilità», «Governance» e «Contenuti finalizzati all’attrazione dei migliori talenti» sono gli ambiti analizzati dalla ricerca nei quali Terna ha brillato per la sua comunicazione chiara e approfondita, che ha permesso di raccontare il ruolo strategico del gestore della rete elettrica nazionale ad alta e altissima tensione quale regista della transizione en ergetica. I due primati, italiano ed europeo, sono frutto dell’accelerazione della società sulla digitalizzazione dei contenuti, sulla valorizzazione, semplificazione e accessibilità dei dati elettrici e sulla sempre maggiore integrazione tra canali digitali e pubblici di riferimento. Esempio concreto del cambio di passo compiuto in tal senso da Terna è stata l’innovativa presentazione del Piano Industriale 2021-2025 alla comunità finanziaria, un vero e proprio cortometraggio di 25 minuti durante il quale l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma, ha illustrato la strategia e le attività previste dal gruppo a servizio del Paese per il prossimo quinquennio.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Cerretelli Adriana 
Titolo: L’eurodifesa sarà più autonoma ma ancora al fianco degli Usa
Tema: Rilancio Ue

Sovranità europea e autonomia strategica sono i due concetti da fondere nel nuovo credo programmatico dell’Europa 2020, la voglia di riemergere e di contare, l’ansia di rivincite globali sanando le molte lacune interne e liberandosi dalle troppe dipendenze esterne. A prendere però alla lettera la nuova dottrina Macron, non è l’Europa-fortezza ma poco ci manca: «L’Europa deve ritrovare i mezzi per decidere da sola, fare affidamento su se stessa e non dipendere da altri in tutti i settori, tecnologico, sanitario, geopolitico. E deve poter collaborare con chi vuole, per non diventare il vassallo di questa o quella potenza», dice il presidente francese. Per lui la nuova amministrazione Biden rappresenta «un’opportunità per proseguire quello che gli alleati devono capire: dobbiamo continuare a costruire la nostra autonomia per noi stessi, come gli Stati Uniti fanno perla loro e la Cina per sé». Parole che sembrano riecheggiare il proclama di indipendenza delle 13 colonie dall’impero britannico, la nascita degli Stati Uniti d’America, più che la riappacificazione euroamericana nel dopo-Trump. Il rilancio dell’Europa non è solo un’ambizione legittima ma un dovere collettivo: l’alternativa è ritrovarsi prima o poi schiacciati dai colossi globali e dalle nuove potenze regionali emergenti. La questione è ben presente alla Germania di Angela Merkel quando avverte che «gli europei devono fare di più per prendere il proprio destino nelle loro mani». Come alle istituzioni Ue che propugnano la rifondazione dei rapporti transatlantici, dall’economia alla difesa, dal clima al commercio, al digitale, con l’Unione in un ruolo più forte e autonomo.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: L’Egitto gela l’Italia: Regeni, prove scarse – Omicidio Regeni: è rottura tra Italia ed Egitto Processo a Roma, per Il Cairo niente prove
Tema: Caso Regeni

La Procura di Roma chiederà nei prossimi giorni il processo per i presunti responsabili del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni, individuati tra i cinque «appartenenti agli apparati di sicurezza» egiziani iscritti un anno fa nel registro degli indagati. Il procuratore Michele Prestipino l’ha comunicato ieri, durante un incontro in videoconferenza, al procuratore generale della Repubblica Araba Hamada Al Sawi; il quale, per tutta risposta, ha «avanzato riserve sulla solidità del quadro probatorio, che ritiene costituito da prove insufficienti per sostenere l’accusa in giudizio». Difficile immaginare una rottura più netta. Le strade dei due uffici giudiziari, che in cinque anni di tanto declamata quanto quasi completamente assente «cooperazione» (ribadita anche ieri) non hanno mai proceduto nella stessa direzione, si dividono definitivamente. Non a caso, dopo aver letto il comunicato congiunto delle due Proc ure, Paola e Claudio Regeni – i genitori del giovane ricercatore rapito e assassinato tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016 al Cairo – sono sbottati insieme all’avvocata Alessandra Ballerini contro la «sfrontatezza» delle autorità egiziane: «Non solo non rispondono alle rogatorie e non sono in grado di fornire cinque indirizzi (quelli degli indagati, necessari a notificare gli atti processuali, ndr), ma si permettono persino di giudicare il quadro probatorio delineato dalla nostra Procura. Un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti non solo della nostra magistratura, ma anche della nostra intelligenza. Crediamo che il nostro governo debba prendere atto di questo ennesimo schiaffo in faccia e richiamare immediatamente l’ambasciatore. Serve un segnale di dignità».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Foschini Giuliano 
Titolo: Regeni, doppio processo Uno a Roma, l’altro al Cairo – I pm su Regeni processo agli 007 Ma l’Egitto insiste: è stata la banda
Tema: Caso Regeni

La procura di Roma processerà i cinque agenti della National security, il servizio segreto civile egiziano, accusati del sequestro di Giulio Regeni. Lo farà senza la collaborazione giudiziaria del Cairo che, invece, ritiene ancora «ignoti» i sequestratorl, i torturatori e gli assassini di Giulio. E procederà con un processo autonomo, però per furto. È questo l’esito di un vertice avvenuto ieri tra il procuratore capo di Roma, Michele Prestipino, e il procuratore generale del Cairo, Hamada Al Sawi. Un incontro che ha prodotto un documento congiunto tra le due procure che mette in ordine quello che è accaduto. L’Egitto ha comunicato all’Italia di non avere intenzione di rispondere alla rogatoria inviata più di un anno fa dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco: niente informazioni per riscontrare le dichiarazioni rese da alcuni testimoni, dichiarazioni che incastrerebbero gli apparati del governo di Al Sisi. Niente, almeno per il momento, domicilio del cinque, in modo da poter almeno notificare loro gli atti. Questo perché il procuratore egiziano ha espresso «riserve sulla solidità del quadro probatorio», ritenendo che ci fossero «prove insufficienti per sostenere l’accasa in giudizio». «In ogni caso – scrivono nella nota congiunta – la procura generale d’Egitto rispetta le decisioni che verranno assunte, nella sua autonomia, dalla procura di Roma». Un passaggio questo che fonti diplomatiche ritengono importante per l’Italia. Per due ragioni. Perché, dicono, l’Egitto si è impegnata a rispettare l’esito del processo, circostanza affatto scontata. E perché l’Italia non si è impegnata a fare altrettanto.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Biden completa la squadra che dovrà rilanciare l’economia insieme a Yellen
Tema: Usa: la squadra di Biden

Joe Biden completa la squadra economica della sua prossima amministrazione, promettendo che saprà affrontare la crisi da pandemia e far avanzare un’agenda riformatrice. Una squadra, come già quella nominata per la politica estera, che fa leva su un mix di esperienza, qualifiche e diversità, forte in particolare di donne e esponenti di colore. Alle spalle del futuro segretario al Tesoro Janet Yellen salgono alla ribalta esponenti già in prima linea durante la campagna di Hillary Clinton del 2016 e soprattutto nella passata amministrazione democratica di Barack Obama e nel salvataggio del Paese dalla grande recessione del 2008. Un team con una identità di centro-sinistra che, nella visione di Biden, fa propria l’urgenza di nuovi piani di soccorso a famiglie e aziende come di sostegno ai lavoratori, ai loro diritti e a una ritrovata influenza del sindacato. Capace di tenere a battesimo un maggior ruolo “sociale” del governo e della spesa pubblica, dal continuo deficit-spending per fare i conti oggi con i drammi delle paralisi da coronavirus a correttivi, nel più lungo periodo, di diseguaglianze, discriminazioni e squilibri condannati come eccessivi e pericolosi per la salute economica. «È una squadra che garantirà aiuti agli americani», ha affermato Biden nel presentare la squadra. Il presidente eletto, durante recenti incontri con i chief executive della Corporate America, aveva già invocato la necessità di fare di più per il mondo del lavoro, compreso restituire potere contrattuale alle union. «Dobbiamo recuperare il sogno americano, di una società dove ognuno può esprimere il proprio potenziale», ha aggiunto ieri Yellen.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Casa Bianca Biden punta sulle donne Economia e comunicazione in rosa – Biden punta su un team di donne La Casa Bianca parla al femminile
Tema: Usa: la squadra di Biden

Il volto dell’amministrazione Biden, e quindi dell’America, sarà donna. Anche Trump ha avuto tre portavoce, ma non era mai successo prima che l’intera leadership della comunicazione alla Casa Bianca fosse femminile, e Joe vuole cambiare radicalmente l’approccio ai media. Questo si aggiunge alla vice Kamala, e alle nomine ufficializzate ieri per la squadra economica, anch’essa guidata da donne, a conferma di una scelta strategica che va oltre la gratitudine elettorale. In realtà non ci sarebbe nemmeno da chiedersi il motivo, perché la popolazione femminile è oltre metà degli Usa (e del mondo), e quindi la stranezza era che non fosse abbastanza rappresentata prima. Piuttosto si tratterebbe di capire cosa significano queste scelte sul piano politico, in base a competenze e posizioni, aldilà del genere. La direttrice della comunicazione sarà Kate Bedingfield, che aveva già avuto questo ruolo quando Biden era vice presidente, ed &egr ave; stata la vice manager della campagna elettorale. Madre di due bambini, durante la corsa alla Casa Bianca teneva i briefing via zoom con i giornalisti e si occupava di strategia. La portavoce sarà Jen Psaki, altra madre quarantenne e vecchia conoscenza, perché aveva diretto la comunicazione di Obama e poi era stata portavoce di Kerry al dipartimento di Stato. Le vice saranno Pili Tobar e Karine Jean-Pierre, mentre della first lady si occuperà Elizabeth Alexander. La direttrice delle comunicazioni di Kamala Harris sarà Ashley Etienne e la portavoce Symone Sanders. Biden si è vantato di aver scelto sole donne, per convinzione e necessità politica di ringraziare un gruppo decisivo per la sua vittoria, e le future battaglie elettorali dei democratici. Poi però ha aggiunto: «Comunicare in maniera diretta e veritiera col popolo americano è uno dei doveri più importanti del presidente. Questa squadra avrà la tremenda responsabilità di collegare la gente alla Casa Bianca».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Iran, l’ipotesi di un’arma telecomandata
Tema: Ipotesi attentato in Iran

L’Iran è convinto che l’agguato al padre del programma atomico iraniano Mohsen Fakhrizadeh sia stato compiuto con un «dispositivo elettronico azionato a distanza» che avrebbe evitato il ricorso a sicari. Israele non ha commentato quest’ipotesi lanciata dal segretario del Consiglio per la Sicurezza Ali Shamkani. Fakhrizadeh è stato ucciso venerdì scorso in un agguato mentre viaggiava in auto nel distretto di Damavand, non lontano dalla capitale. Da allora il governo iraniano è apparso in difficoltà e ha continuato a fornire versioni diverse sull’accaduto fino all’ipotesi dell’esistenza di un dispositivo elettronico.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Drone uccide un pasdaran capo Il nuovo agguato che scuote l’Iran
Tema: Ipotesi attentato in Iran

Poche ore di pausa, il tempo di seppellire l’ultimo “martire” nella guerra dell’Iran con Stati Uniti e Israele. E subito il vertice iraniano si è rimesso in moto per capire come rispondere, come vendicare l’eliminazione dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh. Non c’è tregua, non c’è internizione in questa guerra per ora a bassa intensità fra Iran da una parte e Usa/Israele dall’altra. Lo conferma la notizia arrivata nel primo pomeriggio: un comandane dei pasdaran, le Guardie della rivoluzione islamica, è stato ucciso in Siria, mentre attraversava il confine con l’Iraq. Il generale Muslim Shahdan viaggiava su un Suv colpito dal missile di un drone. Una modalità che ricorda drammaticamente l’eliminazione del generale Qassem Suleiman i13 gennaio a Bagdad, il primo episodio di questo anno orribile nello scontro Iran-Usa. Ieri il funerale di Stato per il professore Fakhrizadeh è stata l’occasione per nuovi discorsi, nuovi messaggi lan ciati ai “nemici”, gli Usa e soprattutto Israele. Un capo militare molto serio e rispettato come l’ammiraglio All Shamkhani, coordinatore del Consiglio supremo di Difesa, ha dato una serie di informazioni che non fanno chiarezza definitiva sulla dinamica dell’attentato di venerdì, ma offrono qualche spunto per capire invece come si sta muovendo il governo iraniano in queste ore confuse. Shamkhani dice innanzitutto che «alcune armi ritrovate sono prodotte in Israele, perché hanno il logo e le caratteristiche dell’industria militare israeliana». A confermare che l’attentato sarebbe stato messo a segno dal Mossad, come tutti ritengono ormai certo. Shamkhani prosegue: “«Sapevamo che era stato minacciato di morte e veniva seguito».
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

Testata:  Messaggero 
Autore:  Pierantozzi Francesca 
Titolo: Pugni e sogni sulla sabbia per le 45 pugili palestinesi – Il sogno delle pugili di Gaza «Combatteremo fuori di qui»
Tema: Pugili palestinesi

Destro, sinistro, destro. La più piccola ha quattro anni, è in prima fila, tira e scarta con la leggerezza e la velocità di una libellula. Sullo sfondo, il mare di Gaza, davanti a lei, l’allenatore Osama Ayob, intorno, passanti e curiosi che si fermano a guardare questo gruppo di ragazze in tuta grigia, capelli lunghi stretti in code di cavallo, che tirano ganci, montanti e diretti. Saranno una ventina, e sognano tutte la stessa cosa: andare in Kuwait a febbraio, a disputare il loro primo campionato, diventare la prima nazionale palestinese di boxe femminile. Ragazze che salgono sul ring a tirare i pugni non rispondono precisamente allo stereotipo femminile veicolato dagli integralisti di Hamas al potere. Ma le pugili sembrano preoccuparsene poco, sono molto più attente a come tenere le braccia, come spostare il baricentro. «Qui le possibilità di fare sport sono poche in generale per i giovani e in particolare per le ragazze – spiega Ritta Abu Rahma, all’agenzia Reuters – Molte persone pensano che quello che facciamo non va bene, che pratichiamo un’attività che non rispetta i costumi e le tradizioni, ma per me non è un problema, per la mia famiglia e per i miei amici quello che faccio va bene, è normale. E mi sostengono. I ragazzi e le ragazze hanno il diritto di praticare lo sport che vogliono e per quanto mi riguarda, praticare la boxe non toglie niente alla mia femminilità». Al contrario, dicono le pugili di Gaia, nascere, crescere e vivere nella Striscia rende particolarmente idonei al pugilato.
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

CORRIERE DELLA SERA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA REPUBBLICA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LA STAMPA
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL MESSAGGERO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL GIORNALE
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

LIBERO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone 

IL FATTO QUOTIDIANO
Leggi da:   PC/Tablet    SmartPhone  

SCARICA L'APP