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Pesce, I fratelli lucani che hanno salvato Italtel

20.03.2021

Via del Corso. Pieno centro di Roma. La geografia delle relazioni (e la capacità di attivarle per crescere) si misura anche dai luoghi di rappresentanza. Il gruppo Psc sta diventando il primo di impiantistica del Paese e lo deve al piglio della famiglia Pesce. Di origine lucana, deve la sua nascita al capostipite Emidio Pesce, padre di Umberto, Angelo e Annalisa. Un gruppo che ha storicamente lavorato come sub-fornitore dei grandi general contractor come Salini Impregilo, Condotte, Cmc, Astaldi salvo col tempo riposizionarsi su altri segmenti meno mutevoli rispetto agli orizzonti (e ai tempi) della politica e degli appalti pubblici. II presidente di Psc è Umberto, neo-Cavaliere del lavoro, è stato molto bravo nel tempo a coltivare una serie di rapporti che gli hanno permesso di rompere la tradizionale diffidenza dei palazzi romani verso quella che è partita come un’azienda familiare e ora fattura 400 milioni.

Nel mentre ha aperto il proprio capitale a due controllate dl Cassa Depositi, come Simest e soprattutto Fincantieri. II primo a credere in Umberto è stato Vito Gamberale che ha imparato a fidarsi di lui col tempo visti il lavoro certosino dei suoi collaboratori pronti ad intervenire in ogni emergenza. E stato l’ex amministratore delegato di Telecom ed Autostrade ad aprirgli le porte che contano.

E ora questo risiko nelle telecomunicazioni con il piano concordatario con cui la newco, controllata al 75% dal gruppo Psc (e partecipata al 25% da Tim), rileverà Italtel per consolidare il mercato dell’impiantistico in un settore che deve mettere a terra un grosso piano infrastrutturale sulla banda larga. Ma storici clienti di Psc sono la gran parte delle aziende a controllo pubblico come Ferrovie dello Stato, tramite la sua controllata Rfi. Psc ha curato una buona parte di impiantistica della navi da crociera di Fincantieri.

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