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Nocivelli (EPTA), qualità e sostenibilità sono le chiavi per essere competitivi

24.10.2022

Ha raggiunto la dimensione di “one billion company”, con un fatturato che nel 2021 è arrivato a 1,2 miliardi, e punta a Piazza Affari. Ma per Epta, leader mondiale nella refrigerazione commerciale (i banchi frigoriferi dei supermercati), il fiore all’occhiello è la sostenibilità. Il gruppo ha investito in innovazione ben 54 milioni negli ultimi tre anni e ha brevettato un sistema di refrigerazione basato sulla CO2, FTE Full Transcritical Efficiency, premiato e finanziato dall’Unione Europea per le sue caratteristiche di ecosostenibilità nell’ambito del programma LIFE.

Quello della sostenibilità, secondo l’imprenditore, è un percorso oramai ineludibile. “La competitività oggi va perseguita attraverso la qualità e un sistema più efficiente e quindi minori consumi e impatto. Non siamo più un Paese a basso costo del lavoro e quindi la sostenibilità diventa una strada non solo giusta, ma anche imprescindibile”, osserva Marco Nocivelli, Presidente e Amministratore Delegato di Epta che, anche attraverso una serie di acquisizioni mirate, è riuscito a fare crescere in modo strutturato il gruppo, strada che intende continuare anche nei prossimi anni con l’obiettivo di diventare il numero uno nei paesi in cui opera.

Ma per Epta la sostenibilità non è solo ambientale e tecnologica; anche l’aspetto sociale e la governance hanno molto valore. “Pur essendo un’azienda familiare ci siamo già dotati di una struttura di governo societario con un chiaro sistema etico e un board con amministratori indipendenti e sul fronte della diversità abbiamo l’obiettivo di raddoppiare le posizioni ricoperte da donne. Vogliamo portare avanti un cambiamento culturale facendo capire come oramai anche nel settore della meccanica industriale, il lavoro è altamente specializzato e tecnologico per cui adatto a tutti”, ha osservato Nocivelli, in un’intervista a ESGnews a margine della Sustainability week di Borsa italiana.

Quali sono i vostri principali impegni in ambito ambientale, sociale e di governance?

Con il nostro piano quadriennale cerchiamo di guardare sempre in avanti e ci domandiamo in che modo migliorare il nostro profilo di sostenibilità, accompagnando i nostri clienti nel percorso della transizione ecologica. Guardando all’impatto dei nostri prodotti, per esempio, bisogna considerare che nei negozi dei nostri clienti, il 40% del loro consumo energetico è dovuto alle nostre attrezzature. Ha quindi un impatto molto forte che ci spinge a trovare soluzioni tecnologiche e innovative per ridurre sempre più questa percentuale.

C’è poi da considerare l’impatto della nostra produzione e quindi quanto noi impattiamo sul pianeta producendo i nostri prodotti. Da questo punto di vista ci siamo dati un obiettivo ambizioso che è quello di ridurre del 55% le emissioni di CO2 dei nostri impianti nella fase di produzione entro la fine del piano, quindi il 2025. È un obiettivo più ambizioso di quello delle istituzioni europee, ma speriamo che questo possa incentivarci a trovare nuove soluzioni che ci permettano di ridurre questo impatto o di compensarlo.

In programma c’è poi la volontà di aumentare la Diversity&Inclusion. Per questa ragione abbiamo aderito al progetto Valore D, entrando quindi a far parte del network di oltre 300 aziende che in Italia promuove la parità di genere e la cultura inclusiva a favore di un reale progresso delle organizzazioni e del Paese. Il potenziamento dell’equilibrio di genere e delle diversità culturali e generazionali all’interno dell’impresa sono cruciali per promuovere la sostenibilità nel suo significato più ampio e coerentemente con la nostra visione aziendale ci siamo dati come obiettivo quello di raddoppiare la presenza femminile all’interno della nostra forza lavoro. La nostra è un’attività molto legata alla meccanica che spesso attrae più gli uomini che le donne. Credo ci sia anche un preconcetto sul fatto che possa essere un lavoro duro e quindi più adatto a una forza lavoro maschile, soprattutto se si fa riferimento alle persone che sono sulle linee di produzione. Ma bisogna considerare che la lavorazione della lamiera non è più come quella di una volta; ormai la maggior parte dei processi sono meccanizzati: è diventato quasi un lavoro di programmazione.

Infine, tra i nostri impegni ci sono sicuramente gli investimenti in formazione. Le persone sono infatti quelle che fanno accadere le cose, e penso che anche la condivisione di idee, visioni e direzioni sia ciò che fa muovere tutti in maniera sincrona. Solo così l’azienda fa progressi in maniera più veloce e riesce ad andare nella direzione giusta: da soli è dura arrivare da qualche parte.

L’attività di Epta è fortemente connessa con i processi di rispetto dell’ambiente. Quali sono a suo avviso le maggiori sfide e opportunità per la vostra azienda per realizzare lo sviluppo sostenibile?

Negli anni Novanta, in tempi non sospetti, abbiamo iniziato a sperimentare e utilizzare la CO2 negli impianti. Questo ci ha permesso di proporre e offrire i primi impianti a refrigerazione naturale. L’orientamento aziendale, rivolto a progetti che coniughino anche il risparmio energetico, ha guidato il processo di sviluppo di soluzioni utilizzanti la CO2 o il propano, due gas refrigeranti naturali dall’impatto climatico sull’ambiente (Global Warming Potential) pari a zero.

La cosa interessante è che tali impianti impattano sull’ambiente 4000 volte meno rispetto a quelli che utilizzano refrigeranti tradizionali o idrofluorocarburi e offrono un’alta efficienza con sensibili risparmi energetici che oscillano tra il -15% e il -23%.

Come mai avete pensato proprio alla CO2?

Era tra i gas possibili. Diciamo che è stata un’intuizione, perché la ricerca diceva anche che non avrebbe potuto funzionare a certe latitudini dove la temperatura esterna fosse stata oltre i 40 °C. Quindi ci abbiamo lavorato e abbiamo brevettato una soluzione che ci ha permesso di migliorare la tecnologia e superare i vincoli climatici.

Per essere sicuri abbiamo effettuato esperimenti in Ecuador, proprio all’altezza della linea dell’equatore, poi in Australia, nel deserto, e infine nel 2018 è nato Life-C4R – Carbon for Retail Refrigeration, un progetto co-finanziato dall’Unione europea, che punta ad accelerare la diffusione sul mercato di una nuova generazione di sistemi di refrigerazione commerciale ad alta efficienza, basati su refrigerante CO2 a basso effetto climalterante e adatto a qualsiasi condizione climatica. Per capire la portata dell’innovazione si può paragonare la quantità di CO2 emessa dal nuovo sistema a quella che è possibile contenere in una valigia, mentre per contenere le emissioni del vecchio sistema servirebbe una locomotiva.

Potrebbe raccontarci qualcosa in più del progetto? In cosa consiste e quali sono i vantaggi che porta per il clima?

Al cuore del progetto vi è proprio il nostro sistema FTE Full Transcritical Efficiency che è stato identificato dall’Unione Europea come meritevole di particolare attenzione grazie alla sua efficienza unita alla sua semplicità. Proprio sulla base di questo sistema è nato Life-C4R, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità scientifica, i fornitori di componentistica e tutti gli attori del mondo retail all’utilizzo di soluzioni più sostenibili e dimostrare come sia possibile sostituire completamente i refrigeranti tradizionali (HCFC e HFC), che pesano oggi per il 4,4% delle emissioni serra in Italia, con CO2 transcritica a qualsiasi latitudine e temperatura.

Il progetto si è concluso nel 2021 e nel corso dei tre anni di durata sono state condotte numerose analisi strumentali sulle sette installazioni pilota realizzate in Italia, Spagna e Romania. I risultati hanno superato le attese e dimostrato come l’utilizzo dei sistemi di refrigerazione a CO2 sia efficace e sostenibile anche dal punto di vista economico per i nostri clienti.

Da questo punto di vista sono molto contento della cooperazione multi-paese e multistakeholder di cui abbiamo potuto beneficiare. Credo che questo sia un elemento importante che mostra quanto l’Europa possa essere motore di sviluppo di nuove idee se le aziende riescono a coglierne la potenzialità, da una parte, e anche l’opportunità all’interno di una crisi come quella di oggi, importante e causata dalla guerra russa ucraina, che non ci aspettavamo.

Uno dei fronti di sviluppo che vi vede maggiormente impegnati è quindi quello dell’innovazione sostenibile delle attività produttive in particolare delle tecnologie di refrigerazione. Quali sono gli obiettivi futuri?

Noi siamo una delle pochissime aziende a livello globale completamente dedicata a questo business e che quindi investe massicciamente per riuscire a trovare le migliori soluzioni per i nostri clienti. Negli ultimi tre anni abbiamo investito 54 milioni di euro e abbiamo 270 persone dedicate a trovare nuove soluzioni efficienti e sostenibili grazie anche al nostro Innovation Center. Per noi è un impegno concreto ed è collegato alla chiara mission che ci siamo dati: diventare leader indiscussi nel settore della refrigerazione commerciale in tutte le geografie in cui siamo presenti.

Tra gli obiettivi futuri c’è poi sicuramente quello di incrementare e investire anche nell’economia circolare.

Nel 2021 Epta è rientrata tra i “Leader della sostenibilità” e tra i primi dieci “Climate Leader Europei”. Quali sono in generale i principali risultati che avete raggiunto sotto il profilo della sostenibilità?

Oggi siamo capaci di riciclare il 92% dei nostri scarti e recuperiamo gran parte dell’acqua che viene utilizzata nei processi produttivi. Abbiamo 14.000 metri quadri di tetti fotovoltaici installati e abbiamo un programma per un incremento annuale della superficie dedicata. L’aumento sarà graduale per mantenere la sostenibilità economica di questa scelta anche negli anni a venire quando si tratterà di riciclare i pannelli solari e dovremo dedicarvi risorse. Ci siamo inoltre impegnati a diventare “paper free” e speriamo che il legislatore ci aiuti in questa direzione riducendo gli obblighi in questo senso.

Inoltre, ci è stata riconosciuta anche la nostra capacità di essere vicini ai nostri territori. Abbiamo una storica collaborazione con il FAI e abbiamo saputo intervenire anche nei momenti complicati, come per esempio durante la pandemia quando abbiamo sostenuto le comunità locali in Italia ma anche all’estero, per esempio nelle Filippine, attraverso delle donazioni a strutture ospedaliere per un totale di 1,1 milioni di euro.

Per quanto riguarda la leadership per il clima molto è dovuto, come detto, all’utilizzo della CO2 e del propano, soluzioni che oggi possono guidare la refrigerazione commerciale verso sostenibilità ed efficienza.

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Articolo pubblicato il 17 ottobre da esgnews.it

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