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Marco Zigon, presidente Getra: Per il Sud serve un patto compensativo tra istituzioni e imprese

“Non possiamo crescere con il freno a mano tirato mentre altri territori volano. Per ridurre in fretta il divario con il Nord, nel Mezzogiorno è necessario adottare soluzioni “non convenzionali” – ha affermato Marco Zigon, Cavaliere del Lavoro e presidente del gruppo Getra, intervenendo alla presentazione del Settimo Rapporto La Malfa. “Occorre – ha proseguito Zigon – un patto compensativo tra imprese e istituzioni di governo in virtù del quale le istituzioni di governo si impegnano a compensare le diseconomie meridionali con benefici fiscali e incentivi automatici. Riducendoli man mano che vengono corretti i divide infrastrutturali e ambientali del Sud. Dal canto suo l’impresa assume l’onere di investire e creare occupazione. Mi spingerei fino a prescrivere l’obbligo di restituire gli incentivi se, nell’arco di un tempo ragionevole, l’impresa non riuscisse a sviluppare fatturato e occupazione di qualità”.

La riflessione avviata da Zigon si inserisce nel quadro dei risultati emersi dal rapporto realizzato dalla Fondazione Ugo La Malfa, in collaborazione con l’Area Studi di Mediobanca e Matching Energies,  presentato lo scorso 4 maggio a Napoli da Paolo Savona e Giorgio La Malfa, rispettivamente presidente e consigliere della Fondazione Ugo La Malfa, insieme allo stesso Zigon.

L’analisi delinea una riconquistata competitività dell’industria meridionale e apre prospettive interessanti per le nuove politiche del Mezzogiorno, area in cui continua a persistere un malessere per le condizioni economiche del territorio e una elevata disoccupazione soprattutto giovanile.

Le imprese di media dimensione del Mezzogiorno, secondo il rapporto, risultano finalmente competitive quanto le omologhe del Centro-Nord, come attesta l’incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto, ma sono ancora numericamente insufficienti. Non tutte le regioni, inoltre, hanno mostrato la stessa capacità di adattamento alle difficoltà create dalla crisi economica internazionale: mentre l’industria di Campania, Puglia e Sicilia fa registrare valori assimilabili a quelli delle regioni del Centro-Nord, il resto del Sud arranca e in qualche caso arretra.

 

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