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L’etica fa bene al business | A&F di Repubblica del 5 luglio 2021

06.07.2021

Riportiamo l’articolo di Palma Sibilia
pubblicato su A&F di Repubblica del 5 luglio 2021


Da Barilla a Novamont, da Prysmiam group a Brembo, da Aquafil a Fincantieri: sono alcune delle aziende guidate da Cavalieri del lavoro che si mostrano particolarmente attente verso i principi di legalità, responsabilità sociale e sostenibilità. È quanto emerge da uno studio condotto dalla Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro che ha coinvolto un campione di 314 aziende con a capo grandi personaggi del mondo economico italiano, che hanno ottenuto l’onorificenza dal presidente della Repubblica per aver operato nel proprio settore per almeno vent’anni, contribuendo in modo rilevante alla crescita, allo sviluppo sociale e all’innovazione del paese. Ciascuna azienda del campione è stata analizzata per valutarne l’impegno su due macrotemi, ovvero trasparenza, legalità e contrasto alla corruzione; corporate social responsibility e sostenibilità Esg. A essere valutata, attraverso un’analisi dei siti web aziendali, è stata in particolare la capacità di rendere facilmente fruibile per gli stakeholder il livello di trasparenza e di sostenibilità dell’azienda. «Le imprese guidate dai Cavalieri del lavoro costituiscono un modello importante per la capacità di generare
benessere condiviso e di tradurre in pratica i valori della trasparenza, che significa anche lotta alla corruzione,
dell’etica di impresa e della sostenibilità. Caratteristiche che hanno permesso di ottenere risultati superiori in termini di occupazione e di fatturato rispetto alle imprese concorrenti — sottolinea Maurizio Sella, presidente della Federazione dei Cavalieri del lavoro — Dati rilevanti perché le aziende sane, che producono utili e creano occupazione, portano valore aggiunto e migliorano la reputazione del Paese, aumentandone la credibilità internazionale e rappresentando un volano di impatto positivo di lungo periodo».

I CASI DI ECCELLENZA
Tornando all’indagine, sono stati rilevati casi eccellenti sia tra le aziende più grandi, sia tra le meno grandi. A livello di settore, spicca l’alta percentuale di valutazioni positive per le imprese operanti nel mondo del credito: queste ultime dimostrano infatti di essere molto avanti, almeno formalmente, nella predisposizione e nella implementazione di politiche sostenibili e anticorruzione, con molti documenti pubblicati, esaustivi e di facile individuazione. In particolare, su 13 aziende del credito considerate, cinque ottengono diagnosi di eccellenza, sei buona, una migliorabile, una molto migliorabile e nessuna non valutabile. Un ottimo giudizio hanno ottenuto anche grandi aziende a partecipazione pubblica, come Enel, Eni, Leonardo e Poste Italiane. Il motivo? I rispettivi siti web mostrano, con chiarezza e facilità di accesso, una grande attenzione ai principi di legalità, responsabilità sociale e sostenibilità, e, soprattutto, una forte capacità di declinarli nelle strategie aziendali.

GLI INDICATORI
Tra le altre imprese che hanno ottenuto un punteggio eccellente, oltre a quelle già citate, lo studio individua anche Lindt Italia, Banco Bpm, Chiesi Farmaceutici, Brunello Cucinelli, Luxottica, Maire Tecnimont, Banca Mediolanum, Salvatore Ferragamo, Guala Closures, Illy, Ariston Thermo, Intesa Sanpaolo, Geox, Valagro, Leonardo, Renzo Rosso, Monder, Webuild (ex Salini Impregilo), Biesse group, Pirelli e Ima. Dando uno sguardo più approfondito all’analisi, in materia di trasparenza e contrasto alla corruzione quasi due terzi delle aziende coinvolte si è indirizzato verso l’adozione di un codice etico, che si è rivelato come l’indicatore maggiormente presente sui siti web analizzati (oltre il 62%). Un altro indicatore che, come il codice etico, ha registrato una percentuale elevata di aziende aderenti è il whistleblowing (il segnalatore di illeciti), con oltre il 55% di adesioni. Mentre quanto agli indicatori relativi alla responsabilità sociale d’impresa e allo sviluppo sostenibile, la rilevazione sui siti web aziendali mostra che l’adesione ai principi della Csr è emersa con chiarezza per meno del 60% del campione analizzato. Le aziende coinvolte si mostrano propense a comunicare l’adozione di strumenti di sostenibilità ambientale e sociale (rispettivamente 55,1% e 52,2%). Con la tendenza a pubblicare più dati in materia di sostenibilità ambientale rispetto ad altri indicatori e a declinare la responsabilità sociale ancora in iniziative molto tradizionali, come la beneficenza.

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