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Le tre idee di Chiesi per il quartier generale

26.01.2022

II concetto di sostenibilità passa anche attraverso una costruzione ambientalmente e socialmente responsabile, non solo per i materiali usati ma per la sua capacità di flessibilità e resilienza. Ne è un esempio anche il nuovo headquarter di Chiesi di Parma, il gruppo farmaceutico internazionale focalizzato sulla ricerca da oltre 85 anni, presente in 30 Paesi, che nel 2019 ha ottenuto la certificazione B Corp (che certifica elevati standard di controllo a livello di prestazioni sociali e ambientali, trasparenza e responsabilità). Il quartier generale, aperto lo scorso giugno, oggi ospita circa 540 persone, tra cui il top management del gruppo, «un’opera che ci consente di guardare al futuro in un’ottica ancor più orientata all’innovazione e all’internazionalizzazione, restando però legati alle nostre radici», ha commentato Alberto Chiesi, presidente della società. Si tratta di una struttura di 46.300 metri quadrati alle porte di Parma, di fronte al Centro ricerche inaugurato nel 2ou, nata riqualificando un’area industriale dismessa senza alcun consumo di suolo agricolo, lungo il KilometroVerdeParma, il corridoio alberato che riqualifica un tratto lungo l’autostrada A1. Un progetto che punta a unire il benessere delle persone e delle comunità con il rispetto della salute del pianeta. L’obiettivo è porre al centro dell’attività produttiva la valorizzazione delle risorse e delle relazioni umane creando una cittadella d’impresa.

È proprio la nuova casa di Chiesi a essere protagonista della monografia Spazio lavoro architettura, edita da Electaarchitettura, che ne documenta l’ideazione e la costruzione su progetto di EFA studio di architettura, focalizzandosi su tre concetti: Innovazione”, “persone” e “sostenibilità”. Approccio olistico «Il libro è trasversale a tutte le tematiche», spiega Maria Pilar Vettori di EFA studio di architettura, «dentro ai vari livelli che concorrono alla costruzione si parla di consapevolezza ambientale. L’edificio si colloca anche in questa visione di attenzione alla salute del pianeta e delle persone agendo su aspetti che non sono puramente di facciata: non basta inserire la vegetazione in posizione strategica ma bisogna avere un approccio “olistico” da tutti i punti di vista». Importante è l’aspetto gestionale. «La partita della sostenibilità si gioca nell’avere edifici che siano discreti nel loro impatto ambientale nel loro intero ciclo di vita», aggiunge.

«Per quanto sia importante la scelta dei materiali e delle tecnologie (il quartier generale è il primo edificio in Italia nel suo genere ad essere certificato Leed Platinum), non bisogna tenere solo in considerazione il processo di costruzione che si limita a pochi mesi ma anche della durata: è importante avere edifici che siano in grado di accogliere il cambiamento dal punto di vista fisico e delle loro potenzialità». È un tema che ci riconduce a un alto concetto oggi molto in voga, quello della flessibilità. «Ma la vera flessibilità non è nel poter configurare uno spazio in modi diversi, bisogna essere flessibili nel tempo. Si parla molto di interventi resilienti. Si devono creare le condizioni spaziali che siano in grado di offrire nuove opportunità quando saranno richieste». Un processo già avviato che il Covid ha accelerato come è accaduto anche per la valoriz7a7,ione degli spazi aperti considerati non più come spazi decorativi ma attrezzati per le relazioni e il lavoro. «Un progetto possibile», conclude Pilar, «solo grazie al contributo di tanti attori, è un successo collettivo».

 

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Articolo pubblicato su Corriere della Sera il 26/12/2022

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