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Le infrastrutture dopo il crollo del ponte Morandi

13.03.2020

Il 14 agosto 2018 non è stata solo la data tragica del crollo del ponte Morandi a Genova, con la sua triste catena di lutti, ma ha anche ulteriormente evidenziato una serie di problematiche legate al tema delle infrastrutture che non trovano ancora adeguati riscontri nel nostro paese.

Ne hanno parlato i Cavalieri del Lavoro del Gruppo Centrale nell’incontro che si è tenuto a Roma il 5 marzo scorso alla Casina Valadier e che è stato introdotto dal presidente Vittorio Di Paola che ha invitato come ospite il collega Cavaliere del Lavoro Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia la società cui fa capo Autostrade per l’Italia, coinvolta nella vicenda genovese, ad aprire una parentesi sul tema più ampio della situazione delle concessionarie autostradali nel nostro paese, tema al quale sarà probabilmente dedicato anche un prossimo appuntamento.

Un argomento, quello delle concessioni autostradali, sul quale è aperto un dibattito complicato e delicato e che non vede ancora sbocchi precisi legato come è alla questione degli appalti.

Cerchiai ha premesso, con grande franchezza e chiarezza, che quella che è successa a Genova è stata una grande tragedia, che non doveva capitare, e per la quale alla sua società non resta che scusarsi, come ha fatto, e per la quale si è assunta una responsabilità sostanziale attraverso i risarcimenti.

Gli eventi successivi hanno peraltro suscitato a livello di governo centrale, ha osservato, una serie di decisioni che hanno prodotto incertezze che mettono in forse l’investimento non solo da parte della famiglia Benetton ma di un consistente numero di piccoli azionisti.

Le contrapposizioni in corso, sono state accentuate dall’inserimento nel decreto Milleproroghe dell’articolo che riduce il valore di indennizzo ad Autostrade per l’Italia (Aspi), nel caso di revoca della concessione, cambiando con effetto retroattivo le regole del gioco, mentre la cosa più saggia per tutti, anche in termini di partecipazione, sarebbe quella di cercare di conciliare l’interesse privato con quello pubblico. In sostanza, ha concluso Cerchiai, è interesse di tutti trovare una soluzione con regole ed un quadro normativo nuovi, con il ricorso ad una soluzione positiva, mentre invece il decreto Milleproroghe appare nella fattispecie palesemente incostituzionale e con intento punitivo e ritorsivo.

Breve l’intervento del Cavaliere del Lavoro Francesco Casoli che non ha mancato di esprimere apprezzamento nei confronti del collega Cerchiai sia per le spiegazioni fornite sia che per aver accettato di farlo davanti ai colleghi. Il presidente Di Paola, replicando ad una osservazione di Alberto Vittone, studente del Collegio Lamaro Pozzani, su un ipotetico parallelo tra il danno economico prodotto dal crollo del ponte Morandi e quelli derivanti dal coronavirus, ha replicato di non vedere alcuna analogia, in quanto il ponte era una struttura audace ed avanzata, ma forse non in grado di reggere negli anni ad una situazione di traffico oggettivamente cambiata da quando l’opera era stata concepita, mentre il coronavirus appare come una perfetta conseguenza negativa della globalizzazione nel campo della circolazione di virus sconosciuti, la cui portata economica è ancora del tutto non prevedibile.

In apertura il presidente Di Paola ha informato i colleghi che prima dell’incontro si era tenuta una seduta a ranghi ridotti del consiglio direttivo nel corso della quale aveva informato i consiglieri presenti della sua decisione, da ratificarsi in una prossima riunione de consiglio direttivo, della nomina del consigliere Ercole Pietro Pellicanò nella carica di tesoriere in sostituzione del collega Giancarlo Giannini, al quale ha rivolto i più sinceri auguri per una pronta guarigione.

 

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