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«La transizione è una opportunità economica da cogliere per l’Italia»

27.01.2023

«La transizione ecologica è anche una necessità economica.Questo oggi fa la differenza rispetto ad altre epoche e costituisce ormai un punto centrale del confronto anche qui al Forum di Davos». Andrea Illy, presidente del gruppo triestino illycaffè, partecipa da anni al World Economic Forum. Nella valutazione di questa edizione 2023, sottolinea soprattutto la rilevanza del dibattito sul legame sempre più forte tra temi ambientali e crescita economica.

I capitoli del confronto nel Forum sono molti, sul versante economico come su quello geopolitico. Per quali ragioni Indica come terreno principale del dibattito attuale questo della transizione ecologica?

In questi giorni ho ripensato a quanto mi ha detto un esperto che da molto tempo si occupa di questioni ambientali, diventato nel corso degli anni scettico sulla possibilità effettiva di introdurre cambiamenti davvero sostanziali a favore della salvaguardia dell’ambiente.  La risposta che voglio dare a lui, e a mio parere l’affermazione da fare più in generale, è che adesso la situazione è diversa, perché la transizione ecologica è ormai chiaramente anche una necessità economica. Tutelare l’ambiente era ed è comunque una questione in sé importante, ma la novità è che si sta diffondendo la consapevolezza del fatto che questa questione si intreccia strettamente con la crescita. Il futuro dell’ambiente è per molti aspetti anche il futuro delle economie.

Quando parla di transizione ecologica, che cosa Intende più esattamente?

Credo che la transizione ecologica sia composta da tre rami principali. C’è la transizione energetica, di cui ora si parla ancor più di prima, anche sull’onda della guerra in Ucraina e delle turbolenze che questa ha provocato nel settore dell’energia. Ma c’è anche la transizione agro ecologica, quella delle attività legate all’agricoltura e all’alimentare. E c’è la transizione industriale, quella che ci deve sempre più portare da un’economia lineare ad un’economia circolare, in cui le materie prime vengano utilizzate nel modo più efficiente possibile.

Nella transizione energetica le tensioni geopolitiche porteranno altre battute d’arresto, con il mantenimento più a lungo del previsto delle quote delle fonti tradizionali, oppure si possono prevedere ulteriori cambiamenti in tempi non lontani?

Aldilà delle turbolenze di questa fase, penso che il cammino verso un maggior peso delle fonti rinnovabili sia un fatto abbastanza chiaro. Certo, ci sono problemi da risolvere, pensiamo ad esempio alle questioni legate alla produzione e alla distribuzione di energia solare. Ma una notevole evoluzione tecnologica, pur tra alti e bassi, c’è già stata e credo ancora ci sarà. Bisogna avere la volontà e il coraggio di andare avanti, non solo a livello economico ma anche a livello politico. Mi vengono in mente le incertezze ancora presenti sull’auto elettrica. Personalmente sono nettamente a favore dei veicoli elettrici, che già come sono ora rappresentano un avanzamento nella tutela dell’ambiente. Di nuovo, ci sono problemi da risolvere, come quello delle batterie che richiedono il litio e altri materiali che possono alimentare un’altra dipendenza da Paesi fornitori; ma, anche qui, occorre considerare sia il progresso fatto sia che non è detto che le batterie avranno bisogno per sempre degli stessi materiali, un’ulteriore evoluzione tecnologica ci potrà essere in futuro anche su questo versante.

L’Europa e l’Italia come si stanno collocando nel percorso complessivo della transizione ecologica?

L’Europa ha una posizione di assoluto rilievo ma deve andare avanti. Se si riuscirà ad innescare una concorrenza positiva fra i tre grandi poli mondiali – Europa appunto, Stati Uniti e Cina – su chi fa di più e meglio in questa transizione, ebbene penso che sarà un enorme vantaggio per tutti. In questo scenario, l’Italia a mio parere ha parecchie carte da giocare. In Italia c’è molto ingegno, c’è competitività in molti settori, c’è un’elevata biodiversità in agricoltura, c’è una dieta adatta, tutti fattori che favoriscono la posizione del Paese nel percorso di transizione ecologica. Questi fattori vanno mantenuti e rafforzati, proprio perché il contesto generale li renderà sempre più rilevanti. D’altro canto l’Italia ha bisogno come e più di altri Paesi di avere tassi di crescita economica più robusti e questi si potranno ottenere anche attraverso il maggiore intreccio tra economia e ambiente, si tratta di un’opportunità di ampio respiro, da cogliere.

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Articolo pubblicato il 20 gennaio da Il Sole 24 Ore

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