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La seconda vita di fidia, l’acido che fa bene ai conti

01.08.2022

Trent’anni fa la Fidia di Abano Terme, in provincia di Padova, era il quarto gruppo farmaceutico italiano: 42o miliardi di lire di fatturato che equivalgono a 217 milioni di euro. Un risultato ottenuto quasi esclusivamente grazie a un solo farmaco, il Cronassial, indicato per la cura di malattie degenerative che arrivò a valere, da solo,1’85 per cento del fatturato del gruppo. Quando le inchieste di Tangentopoli svelarono le corruzioni nel mondo della sanità, il farmaco miracoloso della Fidia, a cui Rita Levi Montalcini dedicò un pubblico ringraziamento nel momento in cui ricevette il premio Nobel per la Medicina, nel 1986, passò dal banco della farmacia a quello degli imputati. Le vendite crollarono davanti alla inefficacia e alla pericolosità del Cronassial e l’azienda finì a gambe all’aria. Era 111994.
puntando sui vaccini.

La svolta

Al fallimento di quella Fidia seguirono cinque anni di amministrazione straordinaria, curata da Riccardo Gallo, che riportò l’azienda in bonis prima di affidarla, tramite un concordato, a una nuova cordata di imprenditori composta da Francesco Pizzocaro, Pietro Paolo Rossi, la famiglia padovana Arengi assieme a EfibancaBnl, che prese 1128 per cento. Ripartirono praticamente da zero. «Mi chiamarono da Padova, conoscendo le mie origini – ricorda Francesco Pizzocaro, classe 1938, oggi a capo di un gruppo che vale oltre un miliardo di fatturato -. Fu una acquisizione difficile. La nostra proposta di concordato venne inizialmente rigettata. Riprovammo e alle fine l’azienda fu nostra. Foc”ali7zammo la produzione sull’acido ialuronico, dove oggi Fidia conta oltre 1.10o brevetti e ripartimmo». Della Fidia di un tempo è rimasto solo il nome. II controllo oggi è in mano alla famiglia Pizzocaro, con i Rossi al 49 per cento, mentre gli altri soci si sono sfilati nel2oo7. «Siamo diventati il più importante produttore mondiale di acido ialuronico per uso farmaceutico – dice orgoglioso Carlo Pizzocaro, classe 1969, primogenito di Francesco, presidente e amministratore delegato di Fidia dal 2o16 – sfruttando una profonda conoscenza del prodotto. Fidia produce la Connettivina, basata sull’acido ialuronico, dal 1963. La Nutella, giusto per inquadrare il contesto, nasce nel 1964». Milanese di nascita, laurea in Chimica a Pavia, Carlo Pizzocaro ha iniziato la propria attività all’interno del gruppo di famiglia, partendo dalla Sir, quella dei Rovelli a suo tempo acquisita, come venditore. Poi è passato alla capogruppo Olon di Rodano, nel Milanese, prima di prendere in mano Fidia.

Market share

«La nostra è una nicchia di mercato – spiega Carlo Pizzocaro – ma di grandi potenzialità. Fidia si è focalizzata sulla fascia alta, quella dell’acido ialuronico per uso farmaceutico, mentre i volumi maggiori si realizzano nel segmento della cosmesi, dove sono molti i produttori cinesi. È un segmento che presidiamo anche noi, con una linea di prodotti dedicata che ci sta dando notevoli soddisfazioni. Fidia in questo settore è un punto di riferimento. Scherzando dico che vogliamo fidializzare il mondo, ma la verità è che su circa 1.30o brevetti che riguardano l’acido ialuronico, oltre mille sono nostri e in Italia ci sono 96 diversi prodotti sul mercato, ma la nostra market share arriva al 54 per cento». La lezione della vecchia Fidia è stata mandata a memoria. Così, l’acido ialuronico non è l’unico prodotto della casa, sebbene declinato in molti settori, dall’oftalmologia agli spray solari, dai preparati per infiltrazioni utilizzati dai campioni dello sport («una siringa su quattro, al mondo, esce da qui»), fino alla cosmetica.

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Articolo pubblicato il 25 Luglio da L’Economia

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