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La scelta di Cimmino: Con Sophia Loren scommetto sul food

06.04.2021

“Sophia ed io abbiamo Napoli nel cuore, e tra una sfogliatella e una parola, abbiamo concluso l’accordo perla prima collezione di locali di ristorazione col suo nome. Si parte da Firenze con la pizza, che sarà quella di Francesco Martucci, miglior pizzaiolo d’Italia 2o2o con il locale I Masanielli a Caserta e la cucina affidata a Gennarino Esposito, due stelle Michelin a Vico Equense”, anticipa a L’Economia il Cavaliere del Lavoro Luciano Ciurmino, imprenditore della moda, presidente di Pianoforte holding (che controlla i brand Carpisa e Yamamay) che ora si mette alla prova con un nuovo progetto, oltre il fashion.

Perché Sofia Loren? E come si chiameranno i locali?
«Da anni sognavo un progetto nel food con il mito del cinema italiano: girando il mondo per la mia attività mi sono sempre chiesto perché nessuno avesse mai pensato a un vero piano imprenditoriale nella ristorazione assieme alla diva, anziché giocare con il suo nome, utilizzandolo in modo semi clandestino. Da tempo avevo infatti in mente una catena di locali con il suo brand, con la sua partecipazione messa nero su bianco. Perché la catena di locali si chiamerà “Sophia Loren, Original Italian Food”».

Nessun timore a investire, scommettere oggi sulla ristorazione?
«Penso che la ripresa post Covid sarà legata e trainata dal food».

Lei è conosciuto per il lusso «democratico» di Yamamay e Carpisa, un gruppo da oltre 32o milioni di euro di fatturato, 2.200 lavoratori e un indotto che arriva a 8 mila, in capo alle famiglie fondatrici, Carlino e Ciurmino, e guidato oggi da suo figlio Gianluigi, ceo. Quello nel food è un bel salto. Come è nata l’idea?

«Intanto, il piano nella ristorazione sarà completamente indipendente dal la moda. E ho iniziato a pensarci già nel 2m4, avevo la sensazione che il futuro sarebbe stato nel food. Però…».

Però?
«Non riuscii a convincere i miei soci in Pianoforte, società divisa tra la sede di Gallarate (Milano) e Nola (Napoli), con le insegne Yamamay e Carpisa, a diversificare nella ristorazione. I tempi non erano maturi evidentemente, e non volevo forzare la mano. Dopo che nella riunione del cda in quei 2014 alcuni soci sollevarono obiezioni, lasciai cadere la cosa. E dire che avevo già incontrato la Loren a Roma, a casa della sorella Maria Scicolone: un primo accordo preso sulla parola, dopo il tramite per l’appuntamento dei suoi agenti nella capitale».

Poi l’Expo di Milano ha accesole luci sugli affari della ristorazione.
«Infatti, dopo l’Expo del 2015 quella mia sensazione che il mondo del food sarebbe stato vincente è stata confermata dalla grande corsa dei progetti di ristorazione, non solo a Milano ma in tutta Italia. La svolta c’è stata con l’Expo, ma per evitare ogni forzatura abbiamo comunque costituito una nuova compagine societaria».

Come si chiama la newco? Chi c’è?
«L’abbiamo chiamata Dream Food. E oltre al sottoscritto con la quota maggiore, intorno al 32%, ci sono la famiglia Carlino, Sergio Ubaldo e Francesco Pinto, già in Pianoforte con una quota di minoranza. E in più tre nuovi azionisti: l’architetto Ivo Maria Redaelli che ha allestito il primo locale, l’imprenditore Nicola Giglio con attività nel settore degli orologi e la società finanziaria di un professionista della City milanese».

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